«Uscire in questa maniera oscura toglie valore a quanto di buono è stato fatto prima. La squadra non si è comportata da Padova, in linea con il precedente percorso che per un certo periodo ha portato entusiasmo nell’ambiente». Questa l’analisi del diggì Giorgio Zamuner il giorno dopo la debacle con l’Albinoleffe che ha spento sul nascere il sogno di essere protagonisti ai play off.
IL KO DI DOMENICA. «Sono mancate la cattiveria e l’aggressività che servono in queste sfide. Sapevamo che le gare secche sono pericolose, ma abbiamo fatto veramente poco per ribaltare gli esiti. Anche dopo il loro 2-0 c’era tempo per recuperare, ma è prevalso lo scoramento. E nel finale non ho visto nemmeno quelle tre o quattro mischie che sempre capitano, cosa inspiegabile che lascia grande rammarico».
[…]COSA È MANCATO. «Serve una valutazione a 360 gradi ma solo a freddo. Forse mancava un leader vero che potesse dare una mano ai giocatori più carismatici come Emerson e Neto. Sono arrivati giocatori bravi, ma a volte eravamo troppo a corto di uomini in avanti per gli infortuni e su questo fronte abbiamo avuto poca fortuna». A proposito di attacco, dalle tre alternative a Neto e Altinier è arrivato un contributo esiguo, con 5 reti in totale. «È indiscutibile che non hanno fornito il contributo che ci aspettavamo, ma non era nemmeno facile trovare elementi di valore e al tempo stesso consapevoli che davanti a loro c’erano due compagni forti. Germinale era reduce da infortunio e quando a Fano ha trovato continuità in campo ha segnato cinque gol, quello che serviva a noi. De Cenco è un investimento anche in chiave futura e Alfageme stava andando fortissimo, ma poi ha avuto un infortunio e nel finale non è riuscito a ripetersi. Se comunque parliamo di numeri, va detto che abbiamo avuto il quarto attacco e la seconda difesa del girone».
[…]BREVI E L’AMBIENTE. «Sentire l’ambiente contro perché si è reduci da due esoneri, per il gioco, perché è antipatico o senza capelli, alla lunga un po’ logora e incide. L’allenatore ha lavorato con grande impegno. La squadra non ha espresso il gioco che Padova si aspettava, ma al tempo stesso, quando ha perso, è stato per non avere messo in campo quella cattiveria e determinazione che, anche senza il calcio spettacolo, ci hanno fatto vincere a Parma e Venezia. Se ho valutato l’esonero nel momento negativo finale? Non ho mai pensato che il problema fosse lui. Fossi stato certo che con un altro tecnico in panchina il Padova avrebbe vinto i play off non mi sarei tirato indietro, ma la squadra con lui ha lavorato sempre con grande voglia e partecipazione».
COSA SALVARE. «Si deve ripartire dai 66 punti fatti che hanno permesso al Padova di arrivare terzo a pari merito dietro avversarie del calibro di Venezia e Parma, migliorando rispetto all’anno prima in cui la squadra non è mai stata protagonista. Una formazione così non va buttata a mare. C’è da dare continuità, mettendo un tassello alla volta. C’è una base di 13 o 14 giocatori a cui aggiungere un altro attaccante da doppia cifra, un paio di pedine a centrocampo e forse qualcosa in difesa, ma tutto dipenderà dalle strategie della società».
IL SUO FUTURO. Avendo migliorato la posizione dell’anno scorso, il contratto di Zamuner si è automaticamente rinnovato. «Sono amareggiato e deluso come tutti, ma con la coscienza a posto, convinto di avere fatto un buon lavoro, pur con qualche errore. È difficile creare qualcosa d’importante in un solo anno e il mio desiderio sarebbe quello di proseguire il rapporto, ma so che i matrimoni si fanno in due».
(Fonte: Gazzettino, Andrea Miola. Trovate il resto dell’articolo sull’edizione odierna del quotidiano)
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[…]«Dai playoff siamo usciti in modo poco dignitoso», ammette il direttore generale, Giorgio Zamuner. «Tutti abbiamo dormito poco, la delusione è tanta e le scatole girano ancora. C’è il rammarico per non aver fatto la prestazione che serviva: può accadere di perdere, ma domenica non siamo stati il vero Padova, non abbiamo avuto cattiveria, corsa e voglia di andare a riprendere il risultato. I valori in campo dovevano essere nettamente diversi, e con l’Albinoleffe si è visto il contrario». Ci sarà tempo per analizzare tutta l’annata, ma si è almeno spiegato il tracollo degli ultimi 45 giorni? «Non me lo spiego ancora. Se una squadra arriva seconda in classifica, e poi improvvisamente crolla, evidentemente ha dei limiti: caratteriali, di concentrazione, di tenuta. Non vedo un problema fisico, se non fossimo stati al top almeno una buona prima mezz’ora l’avremmo vista, invece l’altroieri non c’è stata nemmeno quella».
[…]La domanda è d’obbligo: il rinnovo di contratto è scattato in automatico con il raggiungimento del quarto posto, ma Zamuner cosa farà? «Queste decisioni le deve prendere la società, io sento di aver fatto un buon lavoro, con il massimo dell’impegno e dell’onestà personale nelle scelte, pur con qualche errore. Starà al Padova decidere, ma, se si vuole costruire un percorso e un progetto, credo si debba partire dalle cose buone».
[…]Cosa crede di aver sbagliato? «Quando tutto finisce così, qualche errore deve esserci. In attacco siamo arrivati corti, per colpa degli infortuni ma anche perché si sarebbe potuto aggiungere un “over” a gennaio, magari che potesse ricoprire più ruoli. I numeri, però, sino ad un mese fa ci collocavano tra le più importanti squadre della categoria…». Quali colpe imputa ai giocatori? «O sono arrivati scarichi fisicamente, oppure mentalmente. Credo che siano mancati un briciolo di personalità e un leader che desse una mano a Neto e ai più esperti, ma non mi sento di condannare tutto». E a Brevi? «Ha lavorato con impegno e serietà, alla lunga forse ha pagato un po’ il clima di sfiducia generale nei suoi confronti, ma non ha senso individuare in lui il solo colpevole».
(Fonte: Mattino di Padova, Francesco Cocchiglia. Trovate il resto dell’articolo sull’edizione odierna del quotidiano)