È finita subito l’avventura nei playoff di Lega Pro per il Padova. Una “botta” tra capo e collo da lasciare storditi, oltrechè basiti.
[…]Il Padova di Brevi, è vero, ha chiuso meglio (di una posizione) rispetto a quello di Pillon, ma ha toppato sul più bello e questo flop ridimensiona molto il giudizio sull’annata. Tantopiù quando 12 mesi fa nella stanza dei bottoni si decise per una “rivoluzione” in grande stile, di uomini, strategie ed investimenti economici. Il progetto, affidato alla supervisione di un direttore appena calatosi nel ruolo (unica esperienza precedente quella di Pordenone), lui che sin lì aveva fatto di mestiere l’agente dei calciatori, non ha dato i risultati sperati, come una ciambella riuscita un po’ storta. E il pasticcere (leggasi Brevi, l’allenatore) ci ha aggiunto molto di suo nello sbagliare la cottura finale. Ci sarà tempo per analizzare le cose che non sono andate bene, tuttavia la proprietà e Zamuner hanno commesso, a nostro avviso, un serio errore di valutazione: non hanno colto i segnali, palesi, di un calo impressionante del gruppo a livello mentale, specie quando a Salò, il 2 aprile scorso, si giocò la (grossa) chance di mantenere a – 6 il distacco di punti dal Venezia capolista, atteso poi il 10 all’Euganeo. Sconfitta dalla Feralpi, da lì in poi la squadra andò in corto circuito, ma non s’intervenne subito, lo si fece a torneo finito. Per il futuro, da disegnare con molta attenzione, si prenda atto che la piazza ha bisogno di certezze, e di vivere di entusiasmi. In una parola, merita di più. Sapranno accontentarla, i Bergamin e i Bonetto, con i loro soci? Auguriamoci una risposta positiva.
(Fonte: Mattino di Padova, Stefano Edel. Trovate il resto dell’articolo sull’edizione odierna del quotidiano)