Ora sì che è giusto pronunciare la parola crisi. Perchè di crisi si tratta. E con i play off ormai alle porte c’è davvero da preoccuparsi. La quinta sconfitta nelle ultime sei gare (a cui va aggiunto il deludente 2-2 casalingo con l’Ancona) ha infatti certificato lo stato di profondo disagio che sta vivendo il Padova, sempre più involuto sul piano del gioco e anche mentalmente in difficoltà. Negativi per atteggiamento e vigore i primi quarantacinque minuti, che il Sudtirol avrebbe potuto chiudere in vantaggio per 2-0. Appena sufficiente sul piano della reazione la ripresa, anche se per lunghi tratti la squadra ha difettato in lucidità e precisione. Se a tutto ciò aggiungiamo il rigore giustamente fischiato alla squadra di casa nel primo tempo (Sbraga tira ingenuamente la maglia a Gliozzi sotto gli occhi dell’arbitro), l’altrettanto sacrosanto penalty negato ai biancoscudati nel secondo tempo (il fallo di Di Nunzio su De Cenco era appena dentro l’area, mentre il direttore di gara ha assegnato la punizione dal limite) e i risultati ancora ad handicap di Pordenone e Parma il quadro è desolatamente completo.
Rispetto all’ultima uscita Brevi ha cambiato due pedine. Nella linea arretrata spazio a Sbraga al posto di Cappelletti, che con l’Ancona aveva pagato a caro prezzo due disattenzioni. Il tecnico ha poi modificato l’assetto del centrocampo, facendo rifiatare Mandorlini: davanti alla difesa ha schierato De Risio, alla sua destra Mazzocco. Ancora panchina per Berardocco, ormai sparito dalle gerarchie del tecnico. Il Padova non è però migliorato, anzi.
(Fonte: Gazzettino, Claudio Malagoli. Trovate il resto dell’articolo sull’edizione odierna del quotidiano)