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Ore 21.20 – (Giornale di Vicenza) I nove risultati utili consecutivi della Pro Vercelli (e le quattro gare di fila senza incassare reti) hanno dato fiducia e autostima al gruppo, e Moreno Longo non lo nasconde. Per arrivare a quota “dieci”, l’allenatore invita i suoi a tenere alta la guardia in vista dello scontro diretto di Vicenza. Mister, come arriva la Pro ad una gara delicata dopo una settimana “lunga”?Visto il turno infrasettimanale precedente, in questo momento della stagione avere un giorno in più per recuperare può fare solo bene. In un campionato lungo ed estenuante è un qualcosa di positivo. Quella di Vicenza una gara delicata perché è uno scontro diretto…Sappiamo cosa ci aspetterà, sarà una battaglia perché sia per noi che per loro è una gara di vitale importanza. Non sarà facile né a livello ambientale né a livello tecnico, ma siamo pronti a battagliare palla su palla cercando di tornare a Vercelli con dei punti perché sarebbe importante allungare la serie. L’assenza di Emmanuello può pesare? Da chi verrà sostituito?Per noi è una risorsa molto importante, allo stesso tempo abbiamo sempre puntato sul gruppo perché chiunque è stato chiamato in causa si è fatto trovare pronto. Sceglieremo chi tra Germano, Altobelli e Castiglia ci darà più garanzie per quello che sarà il tema tattico in un campo che ci vedrà opposti ad una squadra che ha un organico con un potenziale notevole e giocatori di con tanta qualità, fa davvero effetto vederli così in basso in classifica… […]
Ore 21.00 – (Giornale di Vicenza) A Natale con i tuoi, a Pasqua con chi vuoi. A Pasquetta, con la Pro Vercelli per conquistare altri tre punti in chiave salvezza. La settimana è stata lunga per il Vicenza reduce dal successo di misura, importantissimo, sul Latina. Domani i biancorossi intendono concedere il bis, alle 15, davanti ai propri tifosi che solo una volta, in questo 2017, li hanno visti esultare al Menti a fine partita. É accaduto contro il Pisa, poi la squadra di Bisoli ha inanellato tre sconfitte, un pareggio e una vittoria. E ora, altra sfida decisiva da disputare col 4-3-3. Chiariamo subito che questa mattina il Vicenza, alle 11 (porte aperte al pubblico al centro tecnico Morosini), svolgerà la rifinitura. Ciò significa che Bisoli ultimerà oggi le scelte, anche in relazione alle condizioni fisiche di alcuni giocatori. Uno di questi è D’Elia, che ieri pomeriggio non si è allenato a causa di un affaticamento muscolare e per quasi tutta la settimana non ha lavorato con il gruppo. É improbabile che giochi dal primo minuto, ma in panchina il terzino campano, elemento importante anche all’interno dello spogliatoio, dovrebbe esserci. Un discorso abbastanza analogo va fatto per Zaccardo, che non giocherà dall’inizio ma sta recuperando dalla lesione muscolare rimediata contro il Trapani e dovrebbe almeno accomodarsi in panchina. Fatte queste premesse, in difesa il Vicenza sarà schierato da destra a sinistra con Pucino, Adejo, Esposito, Bianchi e Vigorito tra i pali. […]
Ore 20.30 – (Gazzettino) Abbiamo giocatori che conoscono lo spessore di queste sfide e sanno come affrontarle. In generale, però, direi che l’intero gruppo è cresciuto in questo senso. Da qui alla fine serviranno molta intensità e determinazione, a cominciare da Verona». Al Bentegodi si affronteranno due squadre dallo stato d’animo contrapposto: c’è chi è costretto a vincere (il Verona), forte del nome, della piazza, del blasone, e c’è chi invece avrà tutto da guadagnare (il Cittadella). «La salvezza va elogiata, rappresenta un’impresa l’avere confermato la categoria con nove giornate di anticipo. Ci sono ancora 21 punti a disposizione: l’annata potrebbe diventare irripetibile oppure tornare nella normalità, sta a noi indirizzarla nella giusta direzione. Avremo dalla nostra la serenità di aver raggiunto un obiettivo importante, ma vogliamo andare oltre. Il Verona invece avrà tutta la pressione che si porta appresso la squadra di prestigio, credo sia normale che il grande pubblico del Bentegodi si aspetti di vedere primeggiare i propri beniamini». La gara di andata, con il clamoroso 5-1 del Cittadella, ha dimostrato che non contano soltanto i grossi nomi per vincere. «Il Verona di giocatori importanti ne ha davvero tanti, anche ex nazionali. Dobbiamo avere umiltà e rispetto verso elementi come Pazzini, tanto per fare un nome di una rosa di grande spessore e valore». […]
Ore 20.10 – (Mattino di Padova) Il 54° compleanno lo ha festeggiato venerdì («e mi ha sorpreso l’omaggio che mi hanno portato i tifosi, la divisa del Veloce Club Tombolo: io non sono un ciclista, ma mi ha fatto piacere, vedremo se saremo capaci di piazzare lo sprint finale…»). Oggi trascorrerà la Pasqua in campo, partendo per Verona subito dopo la seduta di rifinitura del pomeriggio. Ma il regalo vero Roberto Venturato spera di riceverlo domani, nel derby di Pasquetta da giocare al Bentegodi. Ci arriverà con qualche problema di formazione, anche se comunque la condizione generale del suo Cittadella, reduce dai 10 punti raccolti nelle ultime 4 giornate, non potrebbe essere migliore. «Di sicuro mancherà Kouamé, ancora alle prese con i postumi del pestone di Latina», spiega il tecnico granata, «Si è infiammato il tendine del metatarso e ogni volta che appoggia il piede sente dolore e corre male, per cui, finché non starà meglio, preferiamo che continui a fare terapie in piscina per il tono muscolare. C’è in forse anche Varnier, che si trascina da qualche giorno una contusione al piede e non riesce a calciare, mentre Vido è rientrato dallo stage in Nazionale accusando un lieve fastidio al flessore, valuteremo nelle prossime ore». Le due squadre si presentano all’appuntamento in condizioni ben diverse. «Per quanto ci riguarda dobbiamo essere soddisfatti per essere stati capaci di raggiungere l’obiettivo salvezza con dieci giornate d’anticipo: questo gruppo merita solo elogi. È chiaro che in questo momento dobbiamo, però, saper guardare oltre, perché ci sono ancora 21 punti a disposizione e sono tantissimi. Potrebbero far diventare questa stagione straordinaria o, al contrario, farla rientrare nella normalità. Andremo a giocare in casa di una squadra che ha grandi ambizioni e prestigio, e che ha alle spalle un pubblico eccezionale. È normale che sul Verona ci sia pressione, in questo momento, ma al di là della fase che sta attraversando, l’Hellas ha elementi di livello assoluto». […]
Ore 19.50 – (Corriere del Veneto) Avanti tutta, un passo dopo l’altro. Uno scalino alla volta verso il cielo e una gloria che ha ancora contorni indefiniti, che disegna scenari impensabili l’estate scorsa. Che tratteggia un derby Verona-Cittadella, in programma domani al Bentegodi, dall’esito molto più imprevedibile di quanto non si potesse immaginare originariamente. Soprattutto ricordando la partita di andata, con un 5-1 che rimane collocato nella bacheca dei gioielli di famiglia di Roberto Venturato, 54 anni nel giorno del Venerdì Santo, fresco di successo col Benevento con il vento talmente in poppa da potersi permettere di «puntare» una corazzata come l’Hellas. Che annaspa, che non riesce a cambiare passo, che pare prigioniera di una scelta poco fortunata in panchina, con Fabio Pecchia sempre più in bilico dopo un ruolino di marcia che non regala certezze. Venturato morde ovviamente il freno, non ha alcuna intenzione di sganciare proclami. «Credo che la partita sarà aperta — evidenzia l’allenatore granata — andiamo a giocare contro una squadra strutturata con giocatori di valore in tutti i reparti. Hanno una tifoseria importante e sono una realtà del calcio italiano. Hanno una rosa di grande spessore, questo non lo scopriamo certo oggi. Noi cercheremo di giocare la nostra gara mantenendo la nostra identità. A Verona andiamo nutrendo grande rispetto nei loro confronti e senza illuderci di nulla: dobbiamo vivere la partita come un esame importante. Mancano 21 punti, sono tantissimi, noi vogliamo cercare di farne il più possibile per rendere questa stagione irripetibile». […]
Ore 19.20 – (Corriere del Veneto, edizione di Vicenza) Ci voleva la settimana di Pasqua per far risorgere il Bassano. E per regalare la prima vittoria della sua gestione, sino a ieri a dir poco negativa, a Valerio Bertotto. E che vittoria! Uno a zero al Parma, che chiude come peggio non potrebbe una settimana disastrosa. Prima lo 0-2 con l’Ancona, le accuse di combine a perdere e l’apertura di un’inchiesta della Procura federale, adesso il ko del Mercante, che arriva non del tutto a sorpresa, considerate le premesse e come si era sviluppata la settimana entrante. Resurrezione, dunque, con una partita tutta muscoli e nervi, cercando di scavalcare una serie nera che durava da quasi tre mesi. Sette partite, zero vittorie, due pareggi e cinque ko. Bertotto finalmente può respirare e assaporare un successo taumaturgico, che riconsegna temporaneamente i playoff al suo gruppo. Duramente provato dalle difficoltà, ma mai domo. Decide un gol di Fabbro, all’interno di una partita tesa, brutta e nervosa a tratti, intensa in altri. […] Bassano guarito, dunque? Urgono altre conferme, meglio non correre troppo…
Ore 19.00 – (Giornale di Vicenza) […] Dopo 7 partite scandite da due pareggi e 5 sconfitte a delineare la sua gestione, Valerio Bertotto potrebbe scegliere di prendersi rivincite personali a raffica. Invece sorprende gli astanti con una battuta che racchiude una grossa verità: «Adesso sono cavoli dei ragazzi…». Prego, scusi? «Dicevo che ora sono cavoli dei miei giocatori. Hanno finalmente preso coscienza del loro valore e se d’ora in avanti non alzeranno i giri del motore sin dalle prossime partite vi assicuro che trascorreranno dei brutti quarti d’ora…. No, la realtà – riattacca – è che i miei sono stati straordinari per temperamento e gagliardìa ed è stata premiata la loro abnegazione. Di diverso ci hanno messo la cattiveria e l’aggressività, quella ferocia che non ha accompagnato le precedenti prestazioni, tutte buone ma senza il graffio e la zampata che fanno la differenza. Direi che ce la meritavamo proprio». Evita di addentrarsi nei singoli («Vanno tutti applauditi») e scansa pure l’argomento playoff. «Domenica ci sarà il Forlì, pensiamo soltanto a loro». […]
Ore 18.40 – (Giornale di Vicenza) La resurrezione giallorossa non è solo oleografia da calendario. Bassano fa la pelle al Parma che se la cava col minimo della pena ma in realtà la Virtus lo prende a sberle dall’inizio alla fine, una prova troneggiante con gli illustri interlocutori divelti dalla furia dei pupi di casa. E in un colpo solo Fabbro e i suoi amici balzano in groppa a Santarcangelo e Maceratese riagguantando la zona playoff. E i rivali fan la figura del Parma cotto, cucinato alla brace. […] Nel lato B se è per questo è pure peggio, poiché i crociati sono addirittura peggio di prima, cioè impiombatissimi mentre i bertottiani sono uno più indemoniato dell’altro. Possedessero anche la sottile arte della finalizzazione, i boys Diesel tornerebbero a troneggiare in proiezione playoff come ai bei dì. Al minuto 12 c’è un’offensiva tranciante, bella ariosa e spaziosa in campo aperto, Candido serve l’accorrente Fabbro e l’accorrente dai 20 metri ammolla un castagnone nell’angolo a mezza altezza che piega le mani a Frattali che di solito su queste conclusioni fa il Mandrake. Poi Fabbro si sciroppa mezza pista a esultare e in questo senso il velodromo compie un ottimo servizio poiché mette ancor più in vetrina la festa di Michael. […] E una ciurma nuovamente fosforescente riaggancia il treno dei playoff. Se la smette di farne una calda e una fredda, al tabellone degli spareggi ci sale in tromba.
Ore 18.10 – (Gazzettino, edizione di Venezia) Il Venezia che va in B attira allo stadio Penzo anche i vip di politica e istituzioni. A rappresentare la Giunta comunale i due delegati alle Tutela delle tradizioni Giovanni Giusto e all’Innovazione tecnologica Luca Battistella. «Quella del Venezia è una festa della città intera ha commentato Giusto Meritata, cercata, voluta grazie ad un presidente e ad una società finalmente seria ed affidabile che ha fatto scordare il passato recente. L’amministrazione è pronta a festeggiare questa squadra, il suo allenatore Inzaghi come vuole la tradizione: prepareremo nei prossimi giorni la festa assieme anche al sindaco, la sfilata in Canal Grande a bordo della Bucintoro e poi l’apoteosi in piazza San Marco assieme a tutti i tifosi e ai cittadini». In tribuna vip vicino al presidente Joe Tacopina anche il Prefetto di Venezia Carlo Boffi. «Non ero mai stato in questo stadio rivela Devo dire che ho provato una grande emozione quando sono entrato: è suggestivo e incredibile il colpo d’occhio. Mi piace il calcio, l’ho giocato anche se a livello di dilettanti e tifo Fiorentina ma da quest’anno sosterrò un po’ inevitabilmente anche il Venezia. Una bella squadra, un allenatore di carisma, merita la serie B una città così importante e bella, la più bella del mondo». Ad applaudire il Venezia Fc in serie B anche il procuratore capo di Venezia Adelchi D’Ippolito. «Strepitosa vittoria per questa bella squadra commenta Una cavalcata fantastica che ho seguito da appassionato di sport venendo più di qualche volta in questo stadio che ti fa sempre sentire a casa. Auguro al Venezia di continuare la sua corsa verso la serie A, magari sempre con un tecnico come Inzaghi che ho molto stimato come giocatore e che ha guidato con grande esperienza e capacità tecnica i suoi giocatori». […]
Ore 17.50 – (Gazzettino, edizione di Venezia) Aveva già mandato in visibilio i tifosi arancioneroverdi a Padova, realizzando il gol del blitz all’Euganeo. Stefano Moreo si è ripetuto anche contro il Fano, nuovamente su imbeccata di Falzerano, firmando la rete della matematica promozione in serie B. «Una gioia incredibile e una soddisfazione ancor più grande le parole dell’attaccante arancioneroverde . Questa serie B è assolutamente meritata per come e quanto ci abbiamo dato dentro dal primo giorno, senza mai alzare il piede dall’acceleratore. Una stagione fantastica, per la prima volta sono arrivati in doppia cifra con 10 gol, questo contro il Fano rimarrà indimenticabile perché abbiamo giocato in un Penzo strepitoso, pieno come non lo vedevamo da tempo. Con la carica che ti trasmette un 12. uomo così è tutto più facile». Dopo il triplice fischio Marco Modolo si è emozionato in campo concedendosi anche qualche lacrima. «Una liberazione, una serie B che pesa tantissimo, figlia di sacrifici a conferma che il lavoro paga sempre. Il grande insegnamento è soprattutto che a fare la differenza è il cuore e questo gruppo ne ha avuto uno di unico e gigantesco. Il valore di una simile vittoria lo dà il livello delle avversarie. Il Fano ci ha fatto un gol casuale, con questo 1-1 ci siamo scrollati di dosso un bel peso e la gioia è immensa». […] «Per me è la terza promozione, quella che mi riempie più d’orgoglio l’esultanza di Agostino Garofalo . Un sogno che si realizza dopo aver battuto squadre fortissime. Incredibile essere qui a festeggiare prima di Pasqua».
Ore 17.30 – (Gazzettino, edizione di Venezia) «Il mio futuro? Ho il contratto, quindi non vedo il problema». Pippo Inzaghi ha pronunciato in sala stampa le parole più attese dai tifosi arancioneroverdi. «Ovviamente dovremo parlare di come affrontare la prossima serie B ha aggiunto il tecnico lagunare, presentatosi con tutti i membri del suo staff per condividere con loro i complimenti perché la categoria richiederà un ulteriore salto di qualità generale. Già restarci sarebbe importante per poi sognare di più, ma adesso siamo appena stati promossi e godiamoci la gioia di una promozione ottenuta stradominando: li abbiamo stroncati tutti!». In sintonia con Inzaghi il presidente Joe Tacopina. «Lui è il nostro allenatore, lo sarà il prossimo anno e spero per molti altri ancora. Siamo orgogliosi di lui, è il suo momento, è giovane e ha spinto un gruppo incredibile a dare il massimo. Se ho mai avuto paura di non salire in B? Io paura? Non mi conoscete ancora, non mi sono mai preoccupato perché questo Venezia non si è mai arreso regalando a tutti noi questa giornata storica. Abbiamo tanti obiettivi, aver raggiunto i primi due è un grande punto di partenza, sperando di entrare il prima possibile nel nuovo stadio». […]
Ore 17.10 – (Gazzettino, edizione di Venezia) È festa grande. Tanto attesa, tanto voluta: finalmente centrata. Il Venezia conquista la seconda promozione consecutiva passando dalla serie D alla Serie B tutto d’un fiato, con tre giornate d’anticipo sulla conclusione del torneo. Con una grande squadra, un tecnico bravissimo e una società che ha saputo creare i presupposti giusti per realizzare quest’impresa, a dodici anni dall’ultima presenza in cadetteria. Ieri bastava un solo punto per tagliare il traguardo – poi il Parma è anche caduto a Bassano (e il Padova a Pordenone) – ed è arrivato al termine di un match per niente bello ma nel quale i lagunari hanno tenuto a bada l’avversario, facendo scorrere il tempo per avvicinare il momento della festa. Che ha coinvolto buona parte dei quasi seimila che hanno affollato il Penzo: passerella per i giocatori, parole di elogio per tutti del tecnico Pippo Inzaghi, pensiero anche alla squadra della stagione passata che ha gettato le basi del successo da parte del ds Giorgio Perinetti. E poi il presidente Joe Tacopina che poichè adesso mi sento veneziano si lancia in un xe oro per sottolineare la gioia e la soddisfazione per l’obiettivo centrato. We are the campions accende ancor più la tifoseria mentre in campo i protagonisti della promozione continuano il loro show, fanno volare Inzaghi, indossano la maglietta commemorativa con la scritta Bea fioi, che esibisce il traguardo appena raggiunto. Stagione esaltante con avversarie letteralmente schiantate, con un girone di ritorno inarrestabile che ha visto allontanarsi in poco tempo tutte le contendenti, persino il Parma milionario da tutti dato come favoritissimo. Una vittoria costruita con tenacia, determinazione e continuità, con un gruppo che ha saputo stringere i denti e aiutarsi reciprocamente per riuscire a recuperare nelle gare più difficili, a decidere magari all’ultimo anche quelle che parevano stregate. Come detto ieri c’è stato spazio principalmente per i festeggiamenti. In campo poco gioco, tanto nervosismo – il presidente Tacopina in tribuna era una vera maschera di cera tant’era la tensione – per poi esplodere nell’urlo collettivo liberatorio che schiude le porte della serie B. […]
Ore 16.50 – (Corriere del Veneto, edizione di Venezia) «Adesso sono veneziano», si lascia andare subito dopo il fischio finale. Giacca e cravatta sono rimaste nello spogliatoio, Joe Tacopina ha «marchiata» la serie B sul petto. Era ora presidente. «Gera ora, bea fioi (scherza in dialetto mostrando la maglia, ndr ). E’ pazzesco come mi senta uno della città, so di essere straniero ma i veneziani mi hanno accolto e mi danno la forza di andare avanti e di fare qualcosa di importante». Qualche mese fa il presidente del Pordenone le disse che il Venezia non sarebbe andato in serie B. «(Ride, ndr). Salutatemelo. Noi abbiamo risposto sul campo tutto il campionato». La promozione è arrivata con tre giornate di anticipo. «Sono orgoglioso che abbiamo raggiunto questi obiettivi in così poco tempo. Siamo la prima squadra in Italia ad essere stata promossa. Questo campionato era una piccola serie B, niente era facile, ma c’è una ragione perché siamo l’unica squadra che ha ottenuto una doppia promozione dalla D in 57 anni». […] Inzaghi viene già associato a decine di panchine in Italia… «Pippo è stato il nostro allenatore quest’anno, lo sarà anche il prossimo, e spero anche dopo. Vi racconto una cosa: mi ha detto che è il momento di maggiore orgoglio della sua carriera, nonostante tutti gli scudetti e le coppe vinte. E’ un momento importante anche per lui, è un allenatore giovane, sta imparando, ha creato un gruppo incredibile. Sono molto orgoglioso di lui». Presidente lo stadio era finalmente pieno. «Il Penzo era bellissimo, oggi (ieri, ndr ) questo vecchio stadio faceva davvero un effetto particolare. Quando ho iniziato questo progetto nel 2015 sapevo che questa tifoseria aveva sofferto tanto e volevo ridarle lustro e la serie B. E così abbiamo fatto». […]
Ore 16.30 – (Corriere del Veneto, edizione di Venezia) In campo si agita come un ossesso, poi al fischio finale esulta come quando gonfiava la rete da centravanti. Il quarto di tutti i tempi in Champions League, «ma allenare è un’altra cosa e non ho avuto paura di rimettermi in gioco. Non era una questione di categoria, qui a Venezia c’era qualcosa che da altre parti non mi davano. E adesso siamo qui a festeggiare». Filippo Inzaghi è stravolto ma felice. Firma autografi, stringe mani, posa per le foto di rito. Arriva in sala stampa alle 19.49, dopo aver abbracciato tutti e viene accolto da un grande applauso. Arriva insieme al suo staff «perché è stata la mia forza e oggi ho voluto che fossero qui con me, perché i meriti di questa promozione sono soprattutto loro. Che mi hanno aiutato e supportato ogni giorno per tanti mesi e adesso siamo qui a festeggiare e ce lo meritiamo». Certo, i giornalisti saranno pure dei gran rompiscatole, come sottolinea col sorriso sulle labbra Joe Tacopina, ma a scatenare i rumors sul suo futuro è stato proprio Inzaghi, che ai microfoni Rai dopo il successo di Padova aveva lasciato più di qualche dubbio sul domani. E, se Tacopina lo conferma, lui non si tira indietro: «Io ho un contratto col Venezia, non vedo problemi – precisa, ma poi aggiunge -. E’ chiaro che dovremo sederci e discutere. Affrontare la B non sarà semplice, ci troveremo e dovremo migliorare, perché non sarà facile confermarsi. Sognare è sempre lecito e dovremo rimanere coi piedi per terra». Verona e Sassuolo hanno già bussato alla sua porta, Superpippo elegantemente ha preso tempo. […]
Ore 16.10 – (Corriere del Veneto, edizione di Venezia) Dodici anni di polvere, di sofferenza, di bocconi amari ingoiati a fatica. Dodici anni di fallimenti (sportivi e giudiziari) e di amarezze. Poi, alle 18.19 di ieri, 15 aprile 2017, ecco finalmente il ruggito liberatorio del vecchio leone: il Venezia torna in serie B con tre giornate di anticipo dopo un campionato incredibile e 78 punti già blindati. Non serve neppure attendere Bassano-Parma, bastava il pareggio per alzare le braccia al cielo e pari col Fano è stato. Ci sono voluti soldi (tanti), risorse tecniche e morali, la competenza e la bravura di tante persone, perché una promozione non arriva mai per caso. Merito di Joe Tacopina, brillante avvocato newyorkese capace di rivitalizzare un ambiente distrutto e devastato, con la tifoseria divisa, con tre crac dietro alle spalle. E di Filippo Inzaghi, rimessosi in gioco dopo l’esperienza alla guida del Milan e capace di guidare la squadra a un gran risultato. Venezia-Fano finisce 1-1, lo stesso punteggio di Venezia-Andria del 7 giugno 1998, quando Walter Alfredo Novellino conquistò il punto che serviva per festeggiare. […] Il Penzo, pieno come ai bei tempi, al gol di Moreo esplode di gioia. Poi viene gelato nella ripresa da Capezzani, che all’11’ sfrutta la grande azione di Melandri sulla sinistra e infila Facchin. […] Il resto è accademia, con una festa che esplode alle 18.19 in punto. Quando tutta Venezia può finalmente urlare: «E tanto già lo so/che l’anno prossimo/gioco di sabato!». Poi tutti in campo a festeggiare davanti a un pubblico che ancora quasi non ci crede ma urla di gioia. E la festa in campo presentata da Roberta Noé di Skysport, con i giocatori che sfilano come star. «E’ una grande vittoria — esulta Simone Bentivoglio — è stata conquistata giornata dopo giornata con tanto sudore e fatica. Dobbiamo essere orgogliosi di questa promozione, che tutto era fuorché scontata. Ci sono stati tanti passaggi, siamo un grande gruppo e adesso vogliamo conquistare la Coppa Italia». Ci sarebbe pure il fastidioso ronzio legato alle troppe scommesse su Venezia-Fano, con le agenzie che hanno chiuso in anticipo le puntate sabato. Probabilmente solo per non rischiare, dopo la storia di Parma-Ancona. In società alzano le spalle, quasi a dire: «E chi se ne importa…».
Ore 15.50 – (La Nuova Venezia) Chi si tuffa sul prato, chi si lancia tra le braccia dei compagni, chi si arrampica sulla rete dietro la porta. La festa dei giocatori del Venezia inizia allo stadio Penzo alle 18.19, quando il signor D’Apice di Arezzo fischia tre volte e sancisce la promozione in Serie B della squadra di Filippo Inzaghi. Una gioia incontenibile con lo staff tecnico che si stringe attorno al suo condottiero, e all’urlo di Inzaghi si accompagna quello di tutto lo stadio. Le note di Ligabue accompagnano i primi momenti della festa, da “Ballando sul mondo” del rocker di Correggio si passa poco dopo all’immancabile coro dei tifosi “chi non salta un padovano è” danzato dai giocatori di fronte alla Curva Sud. Sciarpe, bandiere, striscioni compaiono ovunque sugli spalti, e il più eloquente è dedicato alla Serie B in maniera indiretta e sottile: “Diletta stiamo arrivando”, con il riferimento alla avvenente conduttrice televisiva del programma dedicato alla serie B sui canali di Sky. Il pubblico segue il ritmo delle canzoni, e così si passa a Jovanotti mentre Ferrari stappa la prima bottiglia di spumante e fa la doccia al proprio allenatore. La gente non lascia lo stadio, anzi, vuole seguire la festa fino al suo epilogo. Il presidente Tacopina si fa i selfie con la curva alle spalle, Moreo e Garofalo imbracciano magnum di prosecco e si scatenano su compagni e fotografi, mentre qualche goccia di pioggia ricomincia a cadere dal cielo ma nessuno se ne preoccupa. I giocatori fanno gruppo e si spostano avanti e indietro per il campo per salutare tutti, qualche maglia vola oltre le reti e i sorrisi si sprecano. […] E poi non poteva mancare la musica dei Queen, e quel loro “We are the champions” sul quale partono cannonate di coriandoli arancio, nero e verdi che si dispongono sul prato del Penzo, lo stesso che tra pochi mesi tornerà ad accogliere le sfide del campionato di Serie B.
Ore 15.30 – (La Nuova Venezia) «Ci siamo scrollati di dosso un bel peso, per me sono stati due anni incredibili dalla Serie D a oggi». Marco Modolo entra in sala stampa saltando e cantando, poi si ricompone e aggiunge: «E’ stata una stagione di grandissimi sacrifici, quella che coroniamo con la promozione in Serie B. Ma ce la meritiamo per tutto quello che abbiamo dato e fatto sul campo. Una gioia immensa e un giusto premio, che ci deve servire per il futuro delle nostre carriere». Per Simone Bentivoglio «questa è stata un’annata fantastica, e siamo felici di aver chiuso i conti con tre giornate di anticipo. La squadra era quasi completamente nuova a luglio, e il segreto è racchiuso nella capacità di migliorarci sempre. Non vogliamo fermarci: ora l’obiettivo si sposta sulle coppe». […] E infine Stefano Moreo, ancora una volta decisivo. «Ci meritiamo questo risultato dal primo giorno in cui ci siamo radunati, e aver segnato un altro gol così importante mi riempie di gioia e di soddisfazione».
Ore 15.10 – (La Nuova Venezia) Una città unica al mondo, trenta milioni di turisti e la passione per il calcio che accomuna gli italiani: questi i motivi che hanno spinto Joe Tacopina a investire sul Venezia. Con la Serie B già in tasca, l’avvocato newyorkese alla guida del club arancioneroverde traccia un primo bilancio e delinea il futuro. «Ho vissuto due grandi esperienze a Roma e Bologna, sono orgoglioso di aver portato in Serie A i primi investitori stranieri e credo nel rilancio e in un grande futuro per il calcio italiano. Ho valutato molto attentamente tutti gli aspetti del poter fare calcio a Venezia» spiega Tacopina «e qui le aspettative era tantissime. Inoltre potevo costruire tutto da zero visto che non c’erano logo, sede e giocatori. Alla mia esperienza e a quella del direttore sportivo Giorgio Perinetti si sono aggiunte persone come Dante Scibilia, Davide Brendolin, Mattia Collauto e Veronica Bon che già conoscevano l’ambiente, e da lì è partito tutto». Tacopina due anni fa aveva promesso la Serie B e ha mantenuto la parola con i tifosi e con la città. «Sono felice di aver raggiunto la doppia promozione» sottolinea il presidente del Venezia, «ma è una felicità di breve durata, perché non dobbiamo celebrare questa promozione come fosse il successo ai mondiali. Il nostro obiettivo adesso è la Serie A, è l’Europa, è il restare ai massimi livelli per i prossimi decenni. Certa gente parla tanto ma fa poco, io ho risposto con i fatti alle promesse. E voglio che la gente e i tifosi capiscano che quel che dico poi faccio». […] L’ultimo passaggio il presidente del Venezia lo dedica però al tema spinoso dello stadio Penzo mezzo vuoto. «Sono deluso, lo ammetto, perché mi aspettavo una risposta diversa dal pubblico. Abbiamo un gruppo di tifosi che ci hanno seguiti ovunque sotto la pioggia o il sole, ma non ci si può attaccare sempre alle scuse dello stadio scomodo, del vaporetto o del maltempo. Noi abbiamo fatto la nostra parte e siamo tornati in Serie B, ma i tifosi devono venire a supportarci. Se sei un tifoso del Venezia è questo il momento di starci accanto».
Ore 14.50 – (La Nuova Venezia) Meticoloso, preciso, sui dettagli perfino maniacale anche se in senso positivo, e soprattutto mai sazio di vittorie. Filippo Inzaghi è stato uno degli attaccanti più forti della storia del calcio internazionale e, come sul campo in passato, ora vuole ripetersi pure in panchina. Il suo biglietto da visita per il Venezia sono stati i successi con le giovanili del Milan e le promesse di dare tutto per ottenere il massimo. La promozione in Serie B è arrivata in dieci mesi scarsi di lavoro, ma non ha fatto a tempo a godersi il risultato che già sta guardando a Coppa Italia e Supercoppa di Lega Pro. «Magari ci scappa il triplete», ha ammesso il tecnico piacentino che dal 10 luglio scorso allena il Venezia. «Sono così, non mi accontento mai, ma forse è per questo motivo che in carriera ho vinto tanto da giocatore». […] «La prima telefonata che ho fatto dopo il successo di Padova è stata ai miei genitori», ha detto Inzaghi, «ma anche con mio fratello Simone ci sentiamo spesso. Se tra noi due c’è uno che sta facendo davvero grandi cose, quello è lui, perché sta lavorando benissimo con la Lazio in una città in cui farlo è difficile. Sarebbe bello avere qualcosa da festeggiare entrambi a fine stagione, in famiglia e con i miei nipotini». E poi i suoi giocatori e il suo staff, un tutt’uno come fosse un’altra famiglia. Li ha sempre difesi a spada tratta, ne ha sempre esaltato il lavoro e la dedizione, e, una volta che ha avuto la promozione in tasca, Inzaghi si è defilato, lasciando a loro i meriti e il palcoscenico, ricordandosi bene come si vivono le vittorie sul campo.
Ore 14.30 – (La Nuova Venezia) Soprattutto festa, colori, pubblico emozionato e bello carico, canti che si alzano sotto il cielo di Venezia e che con tutta la forza arancioneroverde scacciano il grigio residuo di una impennata invernale. Piove, ma nessuno se ne accorge, sicchè anche la pioggia si arrende dopo un quarto d’ora. È il giorno del Venezia, la promozione in Serie B, un ritorno dopo dodici anni di stagioni amare e bocconi al veleno. La partita stavolta è contorno, il Venezia gioca contro il Fano, finisce 1-1 ma poteva finire anche con una sconfitta e sarebbe stata festa lo stesso, visto che il Parma, inseguitrice immediata, ha perso anche stavolta. La curva è una bolgia, pieni anche i distinti, idem la tribuna, che ci mette il tocco di mondanità, sfilano i fedellissimi con l’abbonamento e poi i calciofili dell’ultima ora, quelli che salgono sul carro del vincitore. E il vincitore è il Venezia, non lo dice il punteggio della partita ma lo urla il verdetto del campionato, una promozione con quattro settimane d’anticipo, ora con 12 punti di vantaggio su chi insegue. Il Parma si prende qualche coro dalla curva, il resto è dedicato ai poco amati cugini biancoscudati, ma il leit motiv è uno solo, la gente esce dallo stadio con un ritornello in testa, lo canta, e stamattina lo fischia al momento di farsi la barba: “E intanto già lo so – che l’anno prossimo – gioco di sabato…”. […] Di fatto la contesa finisce al 75’, l’ultimo quarto d’ora è melina pura, o, come dicono quelli che parlano bene, possesso di palla. Poi tre fischi e che la festa cominci.
Ore 14.00 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) Piove, viene giù che dio la manda, e il verde dell’enorme bandierone che ricopre il settore del popolo neroverde sembra molto più nero che verde. In realtà è un messaggio: è l’umore con cui è arrivato e quello con cui il Padova lascerà un’ora e mezza più tardi Pordenone. Il Bottecchia suona invece al ritmo della musica che accompagna i tifosi alle spalle della tribuna. C’è un complesso fuori dal campo, chiamato per impreziosire ancora di più una gara già importante di suo, e ce n’è un altro che suona come i Beatles sul prato del Bottecchia. E che sia serata lo si capisce già dal pre-partita. In settimana i tifosi neroverdi avevano preparato a tavolino una coreografia fatta di immagini in movimento: un pallone e un ramarro che gli va incontro. La pioggia poteva attenuarne l’effetto, invece il settore strapieno è stato perfetto nei tempi e nei modi: lo striscione è stato srotolato in modo compatto e sinuoso, il movimento artificiale è riuscito e gli applausi gli ultras se li sono meritati. Dall’altra parte la curva del Padova, che da tempo si è data il nome di Tribuna Fattori e che è arrivata a Pordenone frastornata dalle tre sconfitte consecutive. Ma resta curva vera, fatta di qualche momento di contestazione (verso la fine del primo tempo) ma anche di tanto sostegno a un gruppo che forse ha perso la strada maestra. […]
Ore 13.40 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) Mauro Lovisa raggiunge per primo la sala stampa. La soddisfazione si legge a chiare lettere sul suo volto. «Nella vita – fa il filosofo re Mauro – tutto torna. Basta saper aspettare». Ovvio il riferimento al suo ex consulente di mercato Giorgio Zamuner (ora dg del Padova) che lo ha mollato la scorsa estate, così come a Mandorlini che ha piantato i ramarri durante la preparazione precampionato per andare in una piazza di prestigio che ora sta alle spalle del Pordenone. «Avevo chiesto ai ragazzi – racconta Lovisa – un regalo personale. Li ringrazio perché mi hanno accontentato». Tolto dalle scarpe il sassolone che lo tormentava da quasi un anno, il numero uno neroverde passa ad esaminare la partita: «Non mi ricordo che il Padova abbia mai tirato in porta, a parte un colpo di testa di Russo in avvio di partita. Non solo, mi sembra che non siano riusciti mai a fare tre passaggi di fila. Noi siamo andati giustamente in vantaggio e poi ci sono state un paio di ripartenze che avrebbero meritato miglior fortuna». […]
Ore 13.20 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) Non è Pasqua di resurrezione né per il Parma che a Bassano si fa battere (0-1) per la seconda volta di fila, né per il Padova che al Bottecchia incassa addirittura il quarto stop consecutivo. Nell’uovo 2017, invece, il Pordenone trova il terzo posto in solitudine e l’allettante prospettiva di scavalcare anche il Parma, ancora secondo (alle spalle del promosso Venezia), ma con un solo punto di vantaggio sui ramarri. Tedino (squalificato in tribuna) e Marchetto che lo sostituisce in panca presentano un Pordenone estremamente pratico ed essenziale, impostato per limitare lo strapotere fisico degli avversari e ridurre al massimo i pericoli provenienti dai cross dalle fasce per il gigante De Cenco e il cannoniere Altinier. Pronto però anche a sfruttare le invenzioni di Cattaneo e Berrettoni, la corsa sulle fasce di Semenzato e De Agostini e la sagacia tattica di Burrai. Impostazione intelligente premiata dal rigore fischiato al 23′ del primo tempo per un fallo di Favalli su Semenzato che stava per capitalizzare un’ottima intesa fra Cattaneo e Berrettoni. Sul dischetto è andato un freddissimo Burrai che ha battuto con sicurezza Bindi. Colpo da maestro che il Padova in piena crisi tecnico-tattica non è riuscito a restituire perché incapace di costruire gioco e perché il tanto temuto ex De Cenco e il bomber Altinier sono stati letteralmente cancellati dalla superba difesa neroverde. […] Fischia la fine Valiante (l’arbitro dello scudetto conquistato dai neroverdi nell’ultima stagione dilettanti) e l’impressione è che il fischietto di Salerno sia stato testimone di un’altra grande avventura dei ramarri. Questa volta appena iniziata.
Ore 13.00 – (Messaggero Veneto) Carlo Marchetto è un vero amuleto. Per lui, vice storico di Bruno Tedino, è la quarta vittoria in altrettante uscite. Dalla partita con l’Albinoleffe (lunedì 24 alle 20.30) dovrà tornare al suo posto, ma visto il curriculum si dovrebbe chiedere una deroga… «Ma no – sorride il “secondo” del Pordenone –: so di essere un portafortuna, ma questo è il successo di tutto lo staff e della squadra, non certamente mio. Abbiamo disputato un grande match e soprattutto l’abbiamo interpreto in base a ciò che avevamo preparato: abbiamo limitato al massimo i punti di forza del Padova, una squadra molto forte fisicamente che fa male sugli esterni. Non si è praticamente mai visto un cross pulito e ben calibrato negli ultimi 20 metri: è anche merito nostro e del nostro comportamento in fase difensiva». Pordenone che conquista così il settimo risultato utile di fila e si porta a una lunghezza dal secondo posto. «È un obiettivo concreto – osserva il vice-allenatore neroverde – ma al di là di quello, le vittorie ci danno autostima e morale per affrontare al meglio il finale di stagione e prepararci per i playoff. Di sicuro ci guardiamo avanti ma diamo un occhio anche a chi sta dietro: anche per questo puntiamo a vincere le ultime tre partite». […]
Ore 12.40 – (Messaggero Veneto) Sognava questo giorno dalla scorsa estate, Mauro Lovisa: battere il Padova al Bottecchia e trovarsi davanti in classifica. Il suo Pordenone gli fa «un grande regalo» e il presidente della società cittadina si gode questa gioia e non le manda a dire a chi come Giorgio Zamuner, ex consulente di mercato, la scorsa stagione, ha deciso di andarsene proprio nella città del Santo. «Tutto torna – ha affermato in sala stampa dopo il 90’ –: io sono una persona con certi valori e per me le strette di mano contano. In questo caso si era trovato un accordo e poi si è verificato il dietrofront». Immediata la risposta del direttore generale del Padova: «Al tempo mi ero spiegato con lui: se uno cambia squadra non è perché snobba quella in cui era stato prima. Non ci vedo niente di male». Felice. Gode Lovisa per questo risultato, che porta il Pordenone a una lunghezza dal secondo posto. «Ma io – sottolinea il numero uno del club – volevo vincere particolarmente questa partita. È veramente un bel regalo di Pasqua da parte della squadra. Abbiamo meritato di vincere, abbiamo giocato bene e il Padova non ha mai fatto tre passaggi di fila. Dobbiamo continuare così, con questa mentalità e serenità che da quanto mi dicono non c’è a casa dei nostri rivali. Voglio andare alle final four di Firenze: se siamo quelli visti oggi (ieri, ndr) ce la possiamo fare». Ben 130 punti da parte del gruppo di lavoro comandato da Tedino: la differenza negli ultimi due anni – vista la retrocessione del 2014-2015 – è stata data da parte del “manico”. Lovisa riconosce i meriti del trainer, premiato all’intervallo per le 150 gare in neroverde, ma sottolinea: «Bruno è una persona e un allenatore straordinario, ma ciò che sta facendo qui non l’ha mai fatto da nessuna parte – attacca –. Quindi il merito è anche della società e di mio figlio Matteo. Dietro a questi risultati c’è il lavoro di tutti, non solo dello staff tecnico. A ogni modo stiamo facendo qualcosa di straordinario: è ora di pensare nuovamente allo stadio». […]
Ore 12.20 – (Messaggero Veneto) Anche stasera, festa verdenera: torna a risuonare sugli spalti del Bottecchia il coro dei tifosi del Pordenone. E la scelta del “motivetto” non è casuale. Già, perché quella vissuta ieri dai ramarri è stata davvero una serata magica: vittoria di cuore, di sofferenza e acume tattico ai danni della corazzata Padova nello “spareggio” per il terzo posto, gioia raddoppiata dalla sconfitta del Parma a Bassano. Nella notte in cui il Venezia di Pippo Inzaghi conquista l’agognata promozione in serie B, il Pordenone torna a un passo dal secondo posto, quello che vale direttamente il secondo turno playoff. Con gli emiliani in crisi, al secondo ko di fila, c’è tutto per provarci. Sì, perché il Pordenone è davvero maturo e può bissare lo straordinario risultato dello scorso anno. Lo dimostra facendo sua una partita dura, maschia, insidiosa per mille motivi. Che comincia con un imprevisto: il portiere D’Arsiè accusa un forte dolore al ginocchio nel riscaldamento e dà forfait, così in extremis Tomei torna titolare dopo sei partite in panchina. Per il resto è il solito 4-3-1-2, con Cattaneo trequartista alle spalle della collaudata coppia Arma-Berrettoni. Dopo pochi minuti però i ramarri passano a un 4-3-3 puro: Cattaneo che va a sistemarsi sull’out di destra e Berrettoni sulla fascia opposta. […] Al 23’ Berrettoni imbecca Cattaneo, che prova a liberarsi in dribbling. Palla respinta, arriva Semenzato a tutta velocità e Favalli lo atterra. L’arbitro indica il dischetto e Burrai, nuovo specialista scelto da Tedino dopo l’ennesimo errore di Arma, spiazza Bindi con sicurezza. […] Finisce così, con lo splendido pubblico neroverde a spellarsi le mani. La nuova coreografia “dinamica” mostrata a inizio match ha portato bene. E i ramarri se la sono meritata tutta. Ora via all’assalto al secondo posto.
Ore 11.50 – Le pagelle del Padova (Gazzettino, Pierpaolo Spettoli): Bindi 6; Cappelletti 6, Emerson 6.5, Russo 6; Madonna 5.5, Mazzocco 5.5 (Alfageme 5.5), Mandorlini 5.5, De Risio 6.5 (Bobb sv), Favalli 5.5 (Tentardini sv); De Cenco 5.5, Altinier 6.
Ore 11.40 – (Gazzettino) Se aggiungiamo che Altinier e De Cenco non graffiano e danno l’impressione di pestarsi un po’ i piedi, il risultato è che non si vede un tiro in porta. Sul fronte opposto invece a metà frazione si materializza il vantaggio. Russo disinnesca un passaggio di Cattaneo, ma nel prosieguo dell’azione Favalli entra in contatto in area con Semenzato e l’arbitro assegna generosamente il penalty. Inutili le proteste, dal dischetto Burrai spiazza Bindi. […] Entra anche Alfageme (fuori Mazzocco) e si passa al 3-4-1-2. Ormai si gioca quasi a una porta sola, ma l’incapacità di muovere palla con pericolosità fa il gioco dei friulani. De Cenco finisce a terra in piena area, Marchi però prende il pallone. Ci provano De Risio (fuori) e Alfageme (centrale), sul fronte opposto Bindi blocca il destro di Burrai. Si arriva al finale, Tentardini è l’ultimo cambio per Favalli. Ma il Padova non ne ha più, anche perché il lancio sistematico è preda dei difensori. Anzi, Bindi respinge la punizione di Burrai, ma già così è una sconfitta che fa male.
Ore 11.30 – (Gazzettino) Prosegue il momento nero del Padova. Al Bottecchia rimedia il quarto ko di fila, vedendo allontanarsi a tre lunghezze il terzo posto. A condannare la truppa di Brevi è un rigore di Burrai molto contestato da Emerson e compagni, che possono recriminare nella ripresa per un gol annullato ad Altinier (presunto fallo di confusione a centro area). Di sicuro sfortunati i biancoscudati con l’arbitro, tanto più che già all’andata erano stati penalizzati dalla direzione arbitrale. Questo però non deve essere un alibi, perché la squadra ha dimostrato di attraversare un’involuzione e di essere monocorde nel proporre la sua manovra, affidandosi per lo più a sventagliate poco ficcanti. Una lettura troppo prevedibile per gli avversari che ormai conoscono il gioco del Padova, incapace di sviluppare trame efficaci palla a terra. Gli ultimi due allenamenti a porte chiuse potevano fare presagire a qualche sorpresa nell’undici di partenza, invece Brevi si affida ai soliti interpreti. L’unica novità è Mazzocco che rileva Dettori (squalificato). […] Il problema, come dicevamo, è che quando il Padova ha palla al piede si affida più che altro a cambi di gioco sulle fasce senza produrre frutti.
Ore 11.20 – (Gazzettino) […] Ecco Favalli: «Il rigore? Era una palla a metà. Ho accorciato, ma all’ultimo momento mi sono fermato e Semenzato ha spostato la palla per poi lasciarsi cadere. Arbitro e guardalinee ci sono cascati. Dispiace perché siamo stati penalizzati. Ora dobbiamo andare avanti a testa alta e ripartire». È il turno di Altinier: «L’impegno non è mancato, ma dobbiamo metterci qualcosa in più per invertire il trend e ritrovare fiducia e morale nei play off. Il gol annullato? L’arbitro ha fischiato il classico fallo di confusione. Dobbiamo fare qualcosa di più nella fase di costruzione, trovando una maggiore fluidità nella manovra». […]
Ore 11.10 – (Gazzettino) «Di sicuro non siamo in un buon momento, ma abbiamo perso immeritatamente. È una sconfitta che brucia». Così esordisce Brevi in sala stampa. «la squadra sta pagando molto sotto l’aspetto mentale, nel senso che in questo momento la palla scotta. Si prende meno responsabilità e quindi si sviluppa meno gioco di prima. Ma non è un discorso tattico, anche perché nella ripresa abbiamo giocato nella metà campo avversaria: con il Pordenone sotto la linea del palla dovevamo muoverla sugli esterni, invece abbiamo sbagliato a cercare palla lunga». Poi il tecnico aggiunge: «Non ho comunque visto un Pordenone che ci ha messo in difficoltà, ha segnato solo con un rigore molto dubbio. E andare in svantaggio in quel momento non ci ha fatto benissimo, tanto più che prima Cappelletti ha avuto una palla gol clamorosa. Ciò che mi conforta è che la squadra ha lottato fino alla fine, provando a recuperare il risultato in tutti i modi». […]
Ore 10.50 – Le pagelle del Padova (Mattino di Padova, Francesco Cocchiglia): Bindi 6; Cappelletti 5.5, Emerson 5.5, Russo 5; Madonna 6.5, Mazzocco 5 (Alfageme 5), Mandorlini 5.5, De Risio 5 (Bobb sv), Favalli 5.5 (Tentardini sv); De Cenco 5, Altinier 5.
Ore 10.40 – (Mattino di Padova) […] È una Pasqua amara, con una delusione comprensibile nell’ambiente. Il calo del gruppo di Brevi è netto ed inequivocabile, soprattutto sul piano mentale. E a certi livelli – quelli dell’alta classifica – il dazio da pagare, in simili situazioni, è pesante. C’è anche da dire che, alla fine, la differenza la stanno facendo pure gli organici a disposizione degli allenatori: e il tecnico milanese ha 15 “over” (addirittura con una casella vuota, perchè il sedicesimo non è mai stato preso), più una discreta batteria di giovani, utilizzati più che altro in Coppa Italia. Insomma, basta un Neto Pereira infortunato o un Dettori squalificato – assenze importanti in questa circostanza – per mettere a nudo i limiti numerici di una rosa insufficiente a reggere determinate pressioni. In chiave playoff sarà bene farci un’approfondita riflessione, non vorremmo che a maggio più di qualcuno arrivasse con le batterie completamente scariche.
Ore 10.30 – (Mattino di Padova) […] Il limite del Padova, prima e dopo il penalty che fa pendere la bilancia dalla parte degli uomini di Tedino (confinato in tribuna per la seconda gara consecutiva, in quanto squalificato, ma premiato per le 150 panchine, traguardo raggiunto con il Fano domenica scorsa), è la prevedibilità del suo gioco, che non porta mai a procurare veri e propri pericoli alla porta di Tomei, subentrato all’ultimo momento a D’Arsiè, annunciato nella lista ufficiale delle formazioni e bloccato nel riscaldamento da problemi al ginocchio. Palla ad Emerson, lancio lungo alla ricerca della “spizzata” di testa di De Cenco o di Altinier, quasi sempre anticipati dai difensori, e scarsissimo sostegno agli attaccanti da parte dei tre centrocampisti centrali. Morale: solo sugli esterni, più con Madonna che con Favalli, i biancoscudati costruiscono qualcosa di positivo, peccato però che i loro cross siano intercettati dagli avversari o, talvolta, risultino eccessivamente lunghi per essere sfruttati a dovere. […]
Ore 10.20 – (Mattino di Padova) Il poker è servito. Quarta sconfitta di fila in due settimane e il Padova rotola giù dal podio del girone B di Lega Pro. Un altro 1-0 amarissimo, dopo quello subìto dal Venezia lunedì scorso, che riporta tutti ad un brusco ridimensionamento: dal 2 aprile, giorno del 2-1 di Salò, al ko di ieri sera al “Bottecchia” di Pordenone la squadra di Brevi ha dilapidato quanto di buono aveva messo insieme nel girone di ritorno. E adesso è quarta in classifica, staccata dagli stessi friulani, con cui ha perso per la seconda volta lo scontro diretto, e a – 4 dal Parma, che pure è stato stoppato a Bassano. Deve ancora scendere in campo la Reggiana, impegnata domani con il Gubbio, ma il margine sugli emiliani è di 5 lunghezze, sufficiente a preservare la posizione. Ciò che lascia sconcertati è il modo in cui Altinier & C., lanciatissimi addirittura a fine marzo nella rincorsa alla capolista, sono crollati nelle ultime quattro partite, pagando dazio su più fronti: fisico, tattico e soprattutto psicologico. Come se la lunga rincorsa iniziata il 17 ottobre scorso, con il 2-0 alla Reggiana, avesse logorato tutti insieme i giocatori, azzerando le loro qualità e spingendoli verso un tunnel buio, da cui non riescono più ad uscire. […]
Ore 10.10 – (Mattino di Padova) «Abbiamo pagato caro la grande rimonta dei mesi precedenti. Ci eravamo creati tante aspettative, avevamo fatto moltissimi punti ed era scattato qualcosa che ci aveva fatto pensare di poter raggiungere il Venezia. Quando ci siamo accorti che era diventato impossibile, è stato un po’ come se, sportivamente, ci crollasse il mondo addosso. E a livello psicologico stiamo subendo tantissimo questa situazione». Si spiega così la scarsa lucidità della squadra, soprattutto in fase offensiva, vista anche al “Bottecchia”? «Io credo di sì. E ci sta anche girando male dal punto di vista degli episodi. Il rigore subìto è molto dubbio, così come il gol che ci hanno annullato. Per il resto, abbiamo anche creato qualche palla-gol, nella ripresa siamo stati quasi sempre nella loro area di rigore e credo che la sconfitta sia immeritata. Anche un punto ci avrebbe fatto comodo, ma quantomeno mi conforta il fatto che la squadra si sia impegnata e abbia lottato». […]
Ore 10.00 – (Mattino di Padova) E adesso come se ne esce? Il Padova sembra precipitato in un vortice senza fondo e, più che guardarsi indietro e farsi sommergere dai rimpianti, deve pensare in fretta a risollevarsi. Ad Oscar Brevi il compito di trovare la medicina migliore. «Se ne può uscire solo continuando a lavorare, ricompattando il gruppo e recuperando dal punto di vista fisico e mentale i giocatori», sospira il tecnico. «Anche in questa gara abbiamo accusato il momento difficile, abbiamo avuto paura e non siamo riusciti a conquistare punti». Per la prima volta in stagione, visto che non era successo nemmeno quando sembrava sull’orlo dell’esonero, l’allenatore parla di paura. E spiega il perché: «Sotto l’aspetto mentale la squadra sta pagando molto questo momento negativo. E quando la palla scotta, ci si assume meno responsabilità, ci si fa vedere poco e il gioco diventa molto meno fluido rispetto al passato».
Ore 09.50 – (Mattino di Padova) E dire che nella ripresa, con il colpo di testa di Cristian Altinier sulla punizione di Emerson, il Padova era riuscito anche a pareggiare, se non fosse stato per l’arbitro, ancora di diverso avviso. «La squadra ha combattuto, ma dobbiamo fare ancora qualcosa di più», l’ammissione del bomber. «Ancora una volta gli episodi ci hanno girato male. Sul mio gol l’arbitro ha fischiato il classico fallo “di confusione”, episodi dei quali si potrebbe sempre discutere e che, se ci fosse uniformità, verrebbero fischiati decine di volte nel corso di ogni partita. Al di là degli episodi, però, siamo noi i primi a dover fare qualcosa di più per provare ad uscire da questo momento buio. Qui abbiamo mantenuto un po’ di compattezza difensiva, concedendo poco, come del resto avevamo già fatto contro il Venezia, ma in fase di costruzione qualcosa ci è mancato».
Ore 09.40 – (Mattino di Padova) Due episodi che potevano cambiare la gara: un calcio di rigore contrario e un gol a favore annullato. La quarta sconfitta consecutiva del Padova è giustificata da una prestazione ancora troppo al di sotto delle attese, ma si è decisa su due situazioni discutibili. «Il rigore è molto dubbio», le parole di Alessandro Favalli, autore del fallo incriminato. «Io mi sono fermato proprio per evitare il contatto con Semenzato, che ha spostato la palla e mi è venuto addosso intenzionalmente: si è lasciato andare, e arbitro e assistente di linea ci sono cascati. Dispiace, perché un episodio dubbio ha rovinato la partita e ci ha penalizzato. Per il resto, non è stata di sicuro una bella gara, il campo era scivoloso e giocare non è stato facile, ma in questo periodo non siamo fisicamente al cento per cento, e la voglia di ritrovare i punti ci sta portando a commettere errori banali. La cattiveria e la voglia ce le abbiamo messe, ma non sono bastate».
Ore 09.30 – (Mattino di Padova) Nonostante sia passato quasi un anno, a Pordenone hanno ancora il dente avvelenato per i tanti addii, in direzione Padova, dello scorsa estate. E lo dimostrano non solo le parole di Lovisa, ma anche la pesante contestazione dei tifosi nei confronti di Matteo Mandorlini. Il mediano, che lo scorso luglio ha pestato i piedi per lasciare il Friuli e accasarsi all’Euganeo, è stato ripetutamente offeso e fischiato nel corso della partita dagli ultras locali, che non gli hanno perdonato il… tradimento.
Ore 09.10 – Le pagelle del Padova (Corriere del Veneto, Andrea Pistore): Bindi 6; Cappelletti 6, Emerson 6, Russo 6; Madonna 6, Mazzocco 5 (Alfageme 6), Mandorlini 5.5, De Risio 6 (Bobb sv), Favalli 5.5 (Tentardini sv); De Cenco 5.5, Altinier 5.5.
Ore 09.00 – (Corriere del Veneto) Ora la crisi biancoscudata è davvero ufficiale. Dopo le tre sconfitte consecutive con Feralpi, Parma e Venezia, il Padova è incappato nel quarto scivolone consecutivo a Pordenone, battuto 1-0 dai neroverdi in un happy hour deciso dal rigore di Burrai nel primo tempo. La gara di ieri aveva una duplice valenza per Altinier e compagni che cercavano di sollevarsi dalla penuria di risultati delle ultime settimane e volevano racimolare punti fondamentali per il terzo posto. E invece è andato tutto storto, con i Ramarri che superano in classifica proprio i biancoscudati e si portano a -1 dal Parma, secondo, che ieri è stato battuto in casa del Bassano. Nella giornata dei verdetti, con il Venezia promosso in serie B, i padovani hanno disputato una partita senza acuti, con una preoccupante sterilità offensiva e pochissime conclusioni nello specchio della porta. Brevi per il match del Bottecchia sceglie la via della continuità, riproponendo a livello tattico il suo consueto 3-5-2, con De Cenco e Altinier davanti. Niente stravolgimenti quindi, nonostante le sedute a porte chiuse avessero fatto pensare a qualche sorpresa. Dall’altra parte data la squalifica di Tedino tocca a Marchetto guidare la squadra nel classico 4-3-1-2 con Arma e Berrettoni supportati da Cattaneo. […] Favalli in area tocca Semenzato e lo atterra, l’arbitro indica subito il dischetto nonostante le proteste e Burrai dagli undici metri spiazza Bindi: la moviola sembra dare ragione al signor Valiante. Per l’ennesima volta i padovani si trovano a dover recuperare con il gol che taglia le idee e il gioco alla squadra di Brevi. […] Ora per il secondo posto si fa proprio dura.