Enrico Alfonso, lo sa che in questa stagione non le è mai capitato di chiudere due gare di fila senza incassare gol? «Io dico sempre che l’importante è farne uno più degli altri, se ne becco tre, ma vinciamo 4-3, a me va bene comunque», risponde il portiere del Cittadella, contro lo Spezia, sabato scorso, decisivo sul diagonale di Migliore. «Più che altro conservare di nuovo la porta inviolata servirebbe per tenere alto l’umore di un reparto difensivo che ha grandi potenzialità, ma che troppe volte ha subìto gol in modo banale». L’aveva tenuta inviolata anche a Trapani, lo scorso 1 ottobre. Non lo ricordiamo per caso: è il giorno dell’ultima vostra scorribanda esterna. Sei mesi sono quasi un’era, in campo calcistico, e davanti avete due trasferte di fila, sabato a Latina e martedì a Salerno. «È il momento di tornare a farne. È passato troppo tempo, anche se va detto che fuori casa ci sono state prestazioni ottime, senza incamerare punti. In questo campionato, in cui tutti faticano con tutti, spesso non abbiamo mostrato sufficiente maturità quando ci siamo trovati di fronte avversarie poco blasonate. Le gare migliori le abbiamo disputate davanti alle “big”. La vera mentalità “da grande” è invece quella che ti porta a vincere in casa di avversarie di media o bassa classifica, proprio quelle che, per noi, si sono rivelate più difficili da affrontare».
[…]Se non altro, dopo l’emergenza di sabato scorso, la situazione è in miglioramento. «Chi ha giocato senza essere al 100% merita solo complimenti: penso a Pelagatti, a Salvi e a Pascali. Ma più ancora della condizione fisica serve l’umiltà. Il Cittadella ha perso diversi incontri in modo sciocco, pensando di essere “da Serie B” e peccando leggermente di presunzione. Invece dobbiamo essere quelli umili di inizio stagione, che avevano un po’ di sano timore degli avversari. Con lo Spezia, una squadra fortissima, abbiamo vinto proprio perché siamo tornati a essere quelli. Forse è servito trovarci con l’acqua alla gola e uscire dalla zona playoff per dare il meglio di noi stessi. Ma credo che ce ne siamo resi conto in tempo».
[…](Fonte: Mattino di Padova. Trovate il resto dell’articolo sull’edizione odierna del quotidiano)