Le lacrime del “Piero”. Sono cambiate tante cose da quel 22 maggio 2015. Di mezzo, tanto per dire, c’è stata la cavalcata trionfale della scorsa stagione, che ha visto il Cittadella dominare il campionato di Lega Pro. Eppure su una cosa potete scommettere: non c’è un solo tifoso granata che abbia scordato il pianto di Andrea Pierobon all’uscita dal campo, quella notte. Il Cittadella aveva appena perso per 2-0 contro il Perugia, risultato che pesava come una sentenza: retrocessione. E il portiere dei record, che anche in quell’infausta serata ebbe modo di allungare il primato di longevità nel calcio professionistico, dopo essere sceso in campo a 45 anni, 10 mesi e 3 giorni, alla fine disse: «Basta, chiudo qui». Alla vigilia di Cittadella-Perugia (sabato, ore 15, arbitro Rapuano di Rimini) è inevitabile ripartire da lì. Andrea, ci ripensa ogni tanto? «Ci ripenso, sì, e non “ogni tanto”, ma spesso. Quel giorno mi è rimasto impresso indelebilmente. In carriera non ero mai retrocesso e quell’incontro ha segnato la mia storia. Il Perugia, com’è giusto che sia, non ci regalò nulla, condannandoci. Ovviamente non ho nulla contro gli umbri, ma quella sfida ha segnato tutti noi e il dente è rimasto avvelenato da allora. Se aggiungiamo la sconfitta patita quest’anno al “Curi”, dopo una gara che non avevamo giocato male, è chiaro che sento questa partita in modo particolare. È stata l’unica vera amarezza della mia carriera, quella sera è morto qualcosa». […] Ecco, dall’alto della sua esperienza come vede la partita di domani? «All’andata abbiamo perso per colpa nostra, pagando errori individuali. È trascorso un girone ed entrambe le squadre sono in lotta per raggiungere un traguardo importante. Loro sono reduci dal 5-0 all’Avellino, ma anche noi veniamo da due risultati di spessore, con il Trapani e più ancora con il Frosinone, e siamo pronti per questo scontro che non è determinante, ma importante sì. L’esperienza mi dice che in un campionato di Serie B, così lungo e vario, a fare la differenza è la continuità, che è data dalla capacità di rimanere sempre aggrappati alla partita». […]
(Mattino di Padova, trovate il resto dell’articolo nell’edizione oggi in edicola)