Ho voluto attendere per scrivere questo editoriale, perché ho cercato di informarmi, di capire, di ragionare a mente fredda. Perché la Coppa Italia, nella mia testa, così come nella testa di tanti tifosi, avrebbe dovuto essere una priorità assoluta, soprattutto arrivati a questo punto della manifestazione. Occhio, perché in 107 anni di storia non è che di trofei se ne siano conquistati a iosa: sulla bacheca di famiglia compare solo una Coppa Italia di Lega Pro nella stagione 1979-1980 e un’altra occasione come quella di ieri sera non capiterà molto presto. Snobbare la competizione, secondo me, non aveva proprio senso e alcune scelte mi hanno fatto pensare che si fosse andati in quella direzione. Oppure che si fossero fatti altri tipi di calcoli. Mi sono state date alcune spiegazioni, che, almeno in parte, non mi convincono fino in fondo. A parte un aspetto non trascurabile, che non era emerso nella giornata di ieri. Altinier avrebbe dovuto giocare titolare, tanto che la sostituzione di Reggio Emilia andava intesa proprio in questo senso. Poi in mattinata il virus intestinale che ha colpito sia lui che Bindi. Brevi ha sperato fino all’ultimo di recuperarlo, Altinier, ma non è stato così e questo gli ha fatto saltare i piani della vigilia. Insomma, il Padova la vittoria la voleva, ma temeva altri infortuni e ha cercato di preservare alcuni equilibri interni allo spogliatoio.
Le obiezioni che ho sollevato: 1) vincere un trofeo, che peraltro non è fine a se stesso, ma rende possibile saltare un turno ai playoff, avrebbe lasciato un segno tangibile in questa stagione, creando un effetto a catena al rialzo e scalfito qualche certezza del Venezia; 2) la formazione iniziale non mi ha convinto, né mi hanno convinto i cambi (Neto Pereira avrebbe dovuto entrare prima); 3) se l’idea era quella di premiare chi aveva portato la squadra a giocarsi la finale perché escludere Gaiola, autore del gol decisivo a Carrara e autore di un’ottima prestazione col Venezia all’andata?; 4) perché non distribuire meglio i ruoli nell’undici di partenza fra “titolari” o presunti tali e “riserve” o presunte tali?; 5) d’accordo valorizzare i propri capitali (De Cenco e Tentardini ad esempio), ma Bobb, Boniotti e Monteleone sono in prestito e non c’è neppure un diritto di riscatto. A quel punto, se c’è un obiettivo più importante, si sarebbe dovuto scegliere la formazione senza fare altri “calcoli”.
Le risposte che ho ricevuto: 1) la voglia di passare il turno c’era, condivisa fra tutti i componenti della società e dello staff tecnico, Brevi compreso; 2) il vantaggio di saltare un turno ai playoff viene ritenuto importante da tutti, allenatore compreso; 3) l’infortunio di Altinier, tenuto nascosto perché avvenuto la mattina, ha scombinato tutti i piani, anche tatticamente, perché l’idea iniziale era quella di giocare col 3-5-2; 4) La società e l’allenatore sanno che raggiungere il primo posto sarà complicatissimo, ma vogliono giocarsela fino in fondo e credono, nella peggiore delle ipotesi, di poter scavalcare il Parma al secondo; 5) si sta cercando di recuperare tutti i giocatori della rosa (fra questi anche Berardocco) al massimo della condizione, perché in caso di playoff ci saranno tante partite tutte ravvicinate, con le due ammonizioni e la conseguente squalifica c’è una bella spada di Damocle con cui fare i conti; 6) a 38 anni Neto Pereira non può giocare due partite nello spazio di tre giorni; 7) gli attaccanti disponibili erano solo due su quattro.
Conclusioni: pur rispettando le valutazioni fatte, ritengo che qualche errore nelle scelte sia stato commesso. A bocce ferme è sempre molto facile criticare, ma è il nostro lavoro e proviamo a ipotizzare come si sarebbe potuto agire. Se fossi stato io l’allenatore, avrei puntato su Dettori dal primo minuto, magari togliendolo a inizio ripresa per inserire Neto Pereira, impiegando il capitano almeno per un tempo. Avrei inserito De Risio o Mandorlini dal primo minuto e anche Cappelletti in difesa. Insomma, qualche titolare in più per lanciare un segnale preciso al Venezia e anche alla tifoseria, sempre a mio modo di vedere, ci stava. Il cambio di Neto Pereira al 26′ della ripresa è stato a dir poco tardivo. Insomma, Brevi in questa occasione non mi è piaciuto troppo, ma allo stesso tempo ribadisco il giudizio positivo sull’intera stagione e sul suo operato. Un giudizio positivo che si è conquistato vincendo mille scetticismi, fra cui a un certo punto pure il mio. A inizio anno si era detto di voler migliorare il quinto posto dello scorso campionato e la squadra è terza. Per ora ci siamo, ma quella Coppa Italia che se ne va è una spina che fa ancora male. E soltanto il tempo dirà se ieri sia stato commesso un errore strategico. O di valutazione, a seconda dei punti di vista.