Finirà che lo faranno santo. Sant’Enrico o sant’Alfonso, fate voi, visto che pure il cognome si presta alla bisogna. Di certo la parata su Troest al tramonto della prima frazione, sabato scorso a Novara, ha, con tutto il rispetto che spetta a ciò che è sacro, il sapore del miracolo sportivo. Si era sull’1-0 per i piemontesi e quell’intervento ha consentito al Cittadella di rimanere in gioco e agguantare l’1-1 nella ripresa, con Iunco. «La mia bravura è stata quella di coprire “a scudo” più porta possibile: ho immaginato che la palla sarebbe arrivata da quelle parti e ho cercato di anticipare la conclusione di Troest. Era l’unico modo per opporsi a un tiro a un metro dalla porta», commenta Enrico Alfonso. «C’è stata anche un po’ di fortuna, perché la conclusione mi ha colpito sull’avanbraccio e non è entrata, e un mix fra lettura dell’azione e istinto. Sono contento perché nelle ultime partite non ero riuscito a dare una mano ai compagni: non ho commesso errori grossolani, ma non sono stato nemmeno decisivo». Lei è sempre molto schietto e non negherà che al “Piola” il Citta ha faticato a ingranare. «Non abbiamo giocato benissimo nei primi 60 minuti, poi è scattato qualcosa, siamo tornati a far girare il pallone, abbiamo trovato il pareggio e siamo anche andati vicino al colpaccio, con Arrighini e Vido. Siamo andati un po’ in difficoltà perché abbiamo trovato un avversario molto aggressivo in un campo particolare, perché è abbastanza piccolo e ci ha creato qualche problema nello sviluppare la manovra. Poi, nonostante il grande lavoro del reparto avanzato, non possiamo nascondere che in questo periodo ci mancano un po’ di centimetri: ciò rendeva inefficaci i lanci lunghi e c’impediva di tenere alto il pallone».
[…](Fonte: Mattino di Padova. Trovate il resto dell’articolo sull’edizione odierna del quotidiano)
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«Era da qualche settimana che non davo una mano alla squadra in modo così decisivo». L’affermazione è del granata Enrico Alfonso e si riferisce al suo tempestivo intervento di sabato a Novara su una conclusione ravvicinata di Troest nelle fasi finali del primo tempo. In quel momento la squadra di casa era in vantaggio grazie al gol di Galabinov e con l’eventuale raddoppio avrebbe messo una seria ipoteca sulla partita. «La mia bravura è stata nella scelta di tempo. Ho coperto a scudo la palla che mi ha colpito l’avambraccio e non è entrata nella porta. È stata una reazione istintiva, ma sono situazioni che alleniamo durante la settimana». In questa stagione Alfonso sta garantendo prestazioni di notevole livello e spesso rientra fra i migliori in campo. Sul pareggio ottenuto da Iunco, che ha interrotto un digiuno in trasferta lungo 608 minuti, sottolinea: «È stato un buon punto al termine di una partita dove per un’ora avevamo sofferto il gioco del Novara. Ci è mancato qualcosa davanti, in particolare i centimetri nelle palle alte, ma la squadra ha lottato e ha sfiorato la vittoria nel finale con Vido e Arrighini». Un solo pareggio nel girone di andata e addirittura due nelle ultime due gare. Il girone di ritorno potrebbe avere un andamento completamente diverso. Alfonso condivide: «Non è frequente che una squadra colga un solo pari in un intero girone. A mio avviso il ritorno sarà più difficile rispetto all’andata e saper dare continuità ai risultati è fondamentale, anche un punto peserà sempre più avvicinandoci alla fine del campionato».
[…](Fonte: Gazzettino. Trovate il resto dell’articolo sull’edizione odierna del quotidiano)