Una frenata che non ci voleva. Il Padova getta al vento una vittoria ormai a portata di mano, scivolando a sei punti dalla capolista Venezia. Bravo il Gubbio a credere fino all’ultimo nel pareggio, tanto più che all’andata era stato beffato proprio al fotofinish dalla rete di Cappelletti. Colpevoli i biancoscudati per non avere messo in ghiaccio la partita nel secondo tempo. In almeno tre circostanze la squadra ha infatti avuto la possibilità di andare a colpire per il 2-0, difettando però sempre in lucidità e freddezza. E anche dopo l’1-1 degli umbri, Alfageme ha sprecato il pallone del possibile raddoppio. Quasi mai la truppa di Brevi è riuscita a prendere in mano le redini del gioco, imbrigliata dal modulo speculare (3-5-2) adottato per l’occasione dagli ospiti. Evidente l’intenzione del tecnico Magi di ridurre gli spazi sulle corsie esterne e creare densità in mezzo al campo. Un piano che ha funzionato a corrente alternata, viste le ripetute percussioni sulla destra di Madonna. Ma il principale merito degli umbri è stato quello di non rinunciare mai alle folate offensive.
[…]Bella tutta l’azione che ha portato alla rete (lancio illuminante di Emerson e cross al bacio di Favalli), ma l’errore di posizionamento della retroguardia del Gubbio ha sicuramente agevolato il compito dei biancoscudati.
[…]Il Gubbio ha provato ad alzare il baricentro nel tentativo di arrivare il pareggio, ma in questo modo ha scoperto il fianco alle ripartenze degli avversari. Ripartenze che il Padova non ha saputo sfruttare per mettere al sicuro il risultato, venendo beffato al secondo minuto di recupero dalla rete di Romano, abile ad avventarsi su un pallone vagante in area e a trafiggere Bindi da distanza ravvicinata. La già raccontata palla-gol non concretizzata qualche istante dopo da Alfageme (subentrato a un esausto Neto Pereira) ha chiuso i giochi. E al Padova sono rimasti soltanto i rimpianti.
(Fonte: Gazzettino, Claudio Malagoli. Trovate il resto dell’articolo sull’edizione odierna del quotidiano)