A volte ritornano. Oppure, e forse sarebbe meglio dirla così, a volte ritornano a gioire insieme. Neto Pereira e Cristian Altinier: così uguali, eppure così diversi. Sono loro i due attaccanti doc di questo Padova, come lo erano stati della squadra di Parlato prima, e Pillon poi, nella passata stagione. Nell’ultimo anno e mezzo di prime punte ne sono passate da queste parti e forse (ne parliamo nell’aggiornamento sul “mercato”) ne potrebbero passare ancora. Ma il Biancoscudo non può fare a meno del brasiliano e del “Duca”.
[…]Era dal 10 aprile del 2016 che Neto Pereira non faceva esultare i tifosi allo stadio Euganeo. Da quel Padova-Pro Patria, quint’ultima giornata del passato campionato, in cui aveva timbrato il cartellino. Non che di soddisfazioni, nel frattempo, non ce ne siano state: dalla rete al Venezia, nella memorabile serata del “Penzo” di fine novembre, siglata dopo il lungo infortunio, il brasiliano ha divertito gli aficionados e fatto segnare i compagni. Ma quel gol, sotto la curva biancoscudata, mancava. Come mancava pure a Cristian Altinier, che da un mese e mezzo – era l’11 dicembre scorso – attendeva che il “momento no” diventasse un ricordo.
[…]«Sono davvero contento, era da tanto che aspettavo che tornasse il gol all’Euganeo», la gioia del brasiliano dopo i 3 punti di domenica. «Ci tenevo molto, perché quest’anno non c’ero ancora riuscito e farlo proprio nel giorno del compleanno del club è stata un’emozione ancora più intensa. Una serata bellissima, che tra la vittoria e il mio ritorno al gol è stata davvero speciale. La standing ovation dell’Euganeo, al momento della mia sostituzione, è stata l’ennesima riprova dell’affetto e della stima che questa piazza mi sta riservando, e io non posso che esserne orgoglioso». E Altinier? Il suo magari non sarà stato il più bel gol dell’anno, ma di certo uno dei più importanti, se non altro a livello personale. «Veder entrare quella palla è stata una liberazione», l’ammissione del bomber mantovano. «Questa rete la cercavo da un po’, sono davvero contento perché dopo diverse partite a secco, per quanto provassi a non pensarci, il pensiero continuava a martellarmi. Non è la prima volta che succede, magari non sarà nemmeno l’ultima, ma quella brutta sensazione non cambia mai, tanto che prima della gara non sentivo quella rete come imminente. Poi, però, sono riuscito a chiudere la partita, ed è stato ancora più bello».
(Fonte: Mattino di Padova, Francesco Cocchiglia. Trovate il resto dell’articolo sull’edizione odierna del quotidiano)