«Finora ho sentito tante chiacchiere, ma mai nessuno è venuto a chiedere la mia opinione». È arrivato il momento in cui Domenico Germinale racconti la “sua” verità. Alcuni club si sono interessati a lui, da dietro le quinte si vocifera che sia in uscita dopo l’ingaggio di De Cenco, ma le parole dell’allenatore del Padova, Brevi, hanno rimesso tutto in discussione. E allora? «Sono arrivato la scorsa estate in una situazione delicata, dovevo ritrovare la forma che avevo perso», spiega l’attaccante. «L’importante è prima di tutto il bene della squadra, ma, anche se so di non essere un fenomeno, credo di aver fatto qualcosa di importante, in passato, in questa categoria. Ho qualità che possono essere messe al servizio del collettivo, anche senza i numeri da prima punta, e ci credo fermamente. So di cosa ho bisogno per tornare ad essere determinante». Allude ad una maggiore continuità? «Fino ad oggi ho messo assieme meno di 400 minuti ed è normale che con così poco minutaggio non riesca a ritrovare lo smalto che aveva prima del lungo infortunio. In sé il mio scarso impiego non è un problema, lo ripeto, perché il bene della squadra viene innanzitutto. Ma mi dispiace essere giudicato da tutti solo per ciò, ed è gran poco, che sono riuscito a fare. A livello personale questa prima metà di stagione non mi ha gratificato tanto, ed è difficile anche credere in se stessi in certe situazioni. Ma non ho mai mollato un centimetro, e continuerò a farlo perché qui sto bene».
[…]La sensazione è che, disputando solo spezzoni di partita, le sia impossibile incidere come vorrebbe. «È una questione di caratteristiche, non è facile cambiare il volto della gara in 5 minuti, tanto più in una squadra che sta facendo bene. Ma io faccio il mio lavoro, e che giochi 30 secondi o 90 minuti continuerò a farlo. Non voglio passare per uno poco umile, ma ci tenevo a dirlo, perché adesso Germinale non gioca e il Padova è terzo, e quindi va tutto bene, ma se Germinale giocasse e il Padova fosse primo, andrebbe ancora meglio». Riassumiamo: non punta i piedi per giocare a tutti i costi né per andarsene, ma se arriva l’offerta giusta ci pensa. È corretto? «Non del tutto. Ho parlato con il direttore ed entrambi vogliamo il bene mio e del Padova: sento la fiducia come uomo, e spero di averla anche come calciatore. Se poi arriva una soluzione che fa contenti il Padova, me e un’altra società, ne parleremo. Altrimenti cercherò di tornare determinante qui».
(Fonte: Mattino di Padova, Francesco Cocchiglia. Trovate il resto dell’articolo sull’edizione odierna del quotidiano)