Presidente Giuseppe Bergamin, che anno è stato, il 2016, per il Calcio Padova? «Parliamo di due mezzi campionati: il precedente da gennaio a maggio, e quello attuale, da settembre ad oggi, comprese le due partite del girone di ritorno già disputate. In entrambi i casi il risultato è stato positivo sia dal punto di vista sportivo che sotto il profilo generale. Abbiamo vissuto un passaggio fisiologico con tutto ciò che è successo in estate, dai cambiamenti di allenatore e giocatori all’organizzazione generale modificata all’interno della società. Le scelte fatte hanno confermato che nel calcio non bisogna mai dare nulla per scontato, però, se è vero che le cosiddette “rivoluzioni” portano sempre delle incognite, possiamo dire, credo senza essere smentiti, che la “rivoluzione” di giugno-luglio si sia rivelata giusta. Abbiamo visto che le persone ingaggiate sanno svolgere il loro mestiere, alludo al direttore generale Zamuner e all’allenatore Brevi, per cui il giudizio a chiusura d’anno non può che essere positivo. Ci sono i presupposti per un’ulteriore crescita e i risultati ottenuti, con il terzo posto in classifica, ci confortano».
[…]Guardiamo, allora, al 2017. Fare la Lega Pro, si dice spesso, “è un bagno di sangue” dal punto di vista economico. Indipendentemente dal risultato finale che otterrete in campionato, la continuità del Padova a giugno sarà garantita? «In questi tre anni sono stati fatti da parte nostra molti sacrifici dal punto di vista economico, quest’anno in modo particolare (si spenderà più del 2015/16, ndr). I risultati attuali creano entusiasmo, ma alla fine il risultato che conta (la promozione diretta) può venire o meno. E noi dobbiamo ragionare al di là del risultato. Per questo sono convinto che la continuità vada assicurata, indipendentemente dal programma triennale sottoscritto al momento della costituzione della società. Io mi sto adoperando proprio perché ci sia quel tipo di garanzia richiesto, in sostanza una strutturazione di carattere economico-finanziario che ci consenta di alleggerire un po’ il nostro impegno e di assicurare tranquillità al Padova (tradotto in soldoni: Bergamin va alla ricerca di nuovi soci, così come sta facendo peraltro Bonetto, e non è escluso che a fine campionato uno dei due riveda il proprio impegno, oggi il patron della Sunglass ha il 42% del capitale, comprese le quote di Tosetto, mentre il titolare della Thema il 30%, ndr)».
[…]Serie B a parte, qual è il suo sogno nel cassetto? «Vorrei che il Calcio Padova diventasse un bene comune, che si radicasse, appunto, un senso di appartenenza fra la squadra e la sua gente, coinvolgendo tutti, ma proprio tutti. Sia chiaro, io accetto le critiche, ma è il giudizio finale che terrei come ultimo, appunto. Sputare sentenze premature è improprio, questo è un difetto che riscontro invece nella realtà padovana». Ora c’è la sosta e presto si parlerà di “mercato”. Se n’è andato Filipe, i posti liberi nella lista sono due. Qualche anticipazione? «Se recuperiamo De Risio, come mi auguro, a centrocampo interverremo sicuramente con un acquisto di rilievo. Davanti vedremo: abbiamo 4 attaccanti, se qualcuno vuol giocare di più e chiede di andar via, lo sostituiremo». Infine, siete in 5 a lottare per il salto di categoria. Chi teme di più delle avversarie? «Il Parma più del Venezia. Pordenone e Reggiana sono due belle squadre, ma sono i ducali a farmi davvero paura».
(Fonte: Mattino di Padova, Stefano Edel. Trovate il resto dell’articolo sull’edizione odierna del quotidiano)