Lumezzane-Padova, il derby di Padre Svanera: “Biancoscudati più forti, ma…”

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Tra sacro e profano, Lumezzane-Padova è un derby molto speciale per lui. Martedì scorso la squadra biancoscudata è stata in visita al Santo, e ad accompagnarla c’era un cicerone d’eccezione, che in cuor suo conservava un curioso “segreto”: è stato Padre Oliviero Svanera, dallo scorso ottobre Rettore della Basilica antoniana, ad accompagnare il Padova di Oscar Brevi alla scoperta del luogo più importante della spiritualità della città. Un frate arrivato a Padova tanti anni fa, dopo essere partito, guarda caso, proprio da Lumezzane, dove domani la squadra si presenterà per chiudere il girone d’andata. «Un mezzo derby per me», sorride padre Oliviero. «E l’ho detto anche ai giocatori: io mi sento ormai padovano d’adozione, ma è difficile che il cuore non batta dalla parte opposta. Un po’ di campanilismo c’è, a Lumezzane sono nato e cresciuto, e da sempre sono legato alla mia cittadina. Abitavo a due passi da dove oggi sorge lo stadio: in quella zona è tutto un avanti e indietro di fabbriche, e il “Saleri” venne costruito proprio nell’ultimo spazio verde disponibile».

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Chi è la sua favorita? «Il divario tecnico e di classifica è evidente tra le due squadre, il Padova è più forte, ma spero che non sia una partita scontata, anzi. Seguo spesso il Lumezzane e nelle ultime due gare direi che è stato davvero sfortunato. Contro la Samb ha perso per colpa di un autogol dopo aver sbagliato un rigore, e mercoledì con la Maceratese ancora una volta per un autogol. La classifica è bugiarda, ma, anche se erano partiti con obiettivi diversi, temo che anche per quest’anno dovranno rassegnarsi a lottare per la salvezza. Ma chissà, magari domenica ci scappa la sorpresa». Com’è stata la visita del Padova in Basilica, martedì scorso? «Mi sono sembrati molto coinvolti, e questo mi ha fatto davvero piacere. In passato, ai tempi di Cestaro, il Padova veniva qui quando aveva bisogno di chiedere una sorta di “grazia”, invece stavolta è stato un bene che non ci fossero all’orizzonte partite “della vita” per cui chiedere un aiuto al nostro Santo, che ha ben altro a cui pensare. Ho letto loro un testo di Antonio, che, rifacendosi ad un passo biblico, racconta di Davide “che danzava, parola tradotta con “giocava”, davanti al Signore in umiltà”. Per me è così che si ottengono i risultati, con l’umiltà e i piedi per terra».

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(Fonte: Corriere del Veneto. Trovate il resto dell’articolo sull’edizione odierna del quotidiano)




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