Ancona-Padova, l’analisi del “Gazzettino”

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È un pareggio che lascia l’amaro in bocca. Per la sesta volta di fila il Padova deve prendere una sberla per trovare la reazione che lo riporta a ribaltare la situazione, e proprio quando pregusta il bottino pieno incassa il 2-2. In classifica è quinto posto, ma non mancano le recriminazioni. Tanto per cominciare sul primo gol dorico viziato da un fallo di Samb su Bindi che l’arbitro non ravvisa, e nel finale per la disattenzione di Boniotti e Sbraga che consente a Momentè di battere imparabilmente. In mezzo i sigilli di Neto Pereira e di Favalli, senza dimenticare che sul 2-1 Scuffia nega il possibile tris prima a Dettori e pochi secondi più tardi a Madonna. Per non parlare anche di un pizzico di sfortuna quando in pieno recupero Dettori non trova il jolly per una questione di centimetri. Così alla fine prevale il rammarico per avere perso due punti. Brevi mette mano al turnover cambiando un interprete per ruolo: Sbraga per Russo, Filipe per Mandorlini e Germinale per Altinier.

Emozioni da minimo sindacale nella prima mezz’ora dato che la partita è bloccata, tanto più che le pessime condizioni del campo noi aiutano i giocatori. Fatto sta che della reazione rabbiosa auspicata da Brevi alla vigilia non c’è traccia, e l’Ancona ha vita facile nel tenere a bada le iniziative poco pungenti dei biancoscudati. Per contro va detto che i dorici non creano mai seri grattacapi. Le uniche schermaglie si possono riassumere in un tiro al volo di Frediani con sfera di poco a lato, mentre per il Padova è Germinale a cercare la buona sorte senza sorprendere Scuffia. È il classico trend di un match che può essere sbloccato solo da un episodio, che si materializza a favore dei locali. L’arbitro punisce sulla trequarti destra un fallo di Favalli ai danni di De Silvestro: batte Frediani che calibra a centro area un pallone sul quale Bindi in uscita è contrastato da Samb, l’arbitro lascia proseguire e per l’attaccante è facile segnare. In realtà nel contatto Samb sposta il braccio sinistro di Bindi e c’erano gli estremi per fischiare la carica.

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(Fonte: Gazzettino, Pierpaolo Spettoli. Trovate il resto dell’articolo sull’edizione odierna del quotidiano)




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