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Ore 20.00 – (Giornale di Vicenza) Una settimana fa in un colpo solo il Parma ha licenziato l’allenatore Apolloni, il general manager Minotti, il diesse Galassi mentre il presidente Nevio Scala ha dato le dimissioni. Sette giorni più tardi quelle stesse poltrone sono vacanti, mentre in panchina c’è un traghettatore come Morrone, precettato dalla Berretti. Così a spanne non propriamente un modello di sagace programmazione, nonostante una proprietà dalle spalle robustissime e con imprenditori che sono il fiore all’occhiello dell’industria italiana. Insomma, si brancola nel buio, Delio Rossi, il prescelto per rilevare Apolloni ha risposto picche, il club vorrebbe prima assegnare la scrivania di nuovo referente dell’area tecnica (in pole position c’è Ciccio Palmieri che però deve liberarsi dell’accordo che lo lega al Sassuolo) e delegare a lui ogni decisione sull’allenatore. E sulla soglia aspetta Hernan Crespo, che a Parma ci vive, è idolo incontrastato della folla, ha guidato la Primavera e pagherebbe di suo per pilotare la prima squadra. Una situazione obiettivamente incasinata che fa a pugni coi proclami dell’estate, quella di un calcio biologico e naturale, ma adesso invece inquinato dai veleni come dappertutto. Nevio Scala, consegnata la lettera di dimissioni da presidente, non è stato tenerissimo con la società che l’ha lanciato in orbita da trainer. «L’anno scorso con la promozione dalla D alla Lega Pro abbiamo realizzato un’annata straordinaria – ha rivissuto la sua esperienza ai microfoni di Radio Rai, Scala – quest’anno invece, dopo due mesi e mezzo la squadra non stava offrendo prestazioni di altissimo livello ma pur nelle difficoltà eravamo comunque a 4 punti dalla vetta della classifica. Poi però la proprietà ha deciso di esonerare Apolloni che è stata una mia scelta senza interpellare me che ero il presidente. Sicchè dopo due minuti d’orologio ho fatto presente che non era quello il modo di affrontare una situazione delicata e ho preferito togliere immediatamente il disturbo. Vado via deluso e amareggiato. Non era questo il calcio che pensavamo di proporre».Eppure a scorrere la lista degli effettivi gialloblu si prende spavento: Calaiò, Evacuo, Nocciolini che fa sempre gol, Melandri e Guazzo solo in prima linea, l’eterno Lucarelli con l’altro big difensivo Canini in retrovia e un altro drittone come Scavone in mezzo. Impressionante, una passerella di stelline che però viaggiano all’ottavo posto, inaudito soltanto a pensarlo. Sabato, sempre che ci sia ancora Morrone in panca (che predilige il 4-3-3), il Parma è atteso al varco: non può sbagliare una virgola. E Bassano potrebbe profittare di questo caos organizzato.
Ore 19.30 – (Corriere del Veneto, edizione di Vicenza) A cinque giornate dalla fine del girone di andata, nella parte destra della classifica regna il massimo equilibrio, come del resto accade ogni anno in serie B. A parte il Trapani leggermente staccato con 11 punti, ci sono ben dieci formazioni in tre punti a partire dai 15 di Vicenza ed Ascoli e i 18 del Novara, prossimo avversario dei biancorossi. Quasi una ammucchiata, con la solita regola: con due vittorie scali la graduatoria e con due sconfitte scivoli in zone pericolose. Per il Vicenza di Pierpaolo Bisoli le ultime cinque gare del girone di andata presentano non poche difficoltà, con il Verona e il Cittadella che arriveranno al Menti e le trasferte di Novara, Terni e La Spezia che sulla carta sono tutte decisamente ostiche. «Abbiamo fatto bene e meritavamo di vincere contro il Benevento che in questo momento rappresenta la terza forza del campionato — spiega il difensore dei berici Andrea Esposito — e questa è la dimostrazione che nel torneo cadetto non ci sono partite che nascono con un risultato scontato, perché in serie B l’ultima può sempre battere anche la prima». Di sicuro la prestazione del Vicenza contro gli uomini di mister Baroni è stata molto buona dal punto di vista del gioco espresso, ma il gol nonostante le tante occasioni non è arrivato. «Credo che stavolta si possa dire che ci si è messa anche la sfortuna — spiega il centrale di Galatina — nel calcio non esiste la vittoria ai punti ma idealmente la meritavamo noi. La cosa importante è che abbiamo confermato i passi avanti mostrati a Vercelli, che abbiamo dimostrato di saper giocare bene al calcio e che l’unico neo è derivato dal fatto che non siamo riusciti a fare gol; una partita quasi stregata, due pali, tante limpide occasioni da rete e per questo il rammarico alla fine è stato tanto perché due punti in più in classifica ci avrebbe fatto comodo e ci avrebbero consentito di posizionarci fuori dalla zona pericolosa». […]
Ore 19.00 – (Giornale di Vicenza) C’è chi sta con lui e chi sta contro di lui. C’è chi lo fischia e c’è chi lo incoraggia. C’è chi gli chiede: cosa farai a gennaio? E Filip Raicevic ha la faccia (tosta) giusta per trovare la risposta perfetta: «Andrò in Montenegro a trovare la mia famiglia e poi tornerò qui per allenarmi con tutti i miei compagni». Altro che mercato. Intanto, però, qualche fischio sabato – al momento del cambio con Cernigoi – si è sentito. Ingiusti? “Io mi fido di quello che mi dice il mio allenatore, e quindi sono contento della prestazione: credo di aver lavorato tanto, ero in mezzo al gioco, un’occasione me la sono anche costruita da solo. Ciò non toglie che ho sbagliato, è vero. Sono il primo a dire che un attaccante va giudicato dai gol, però ci sono anche le prestazioni. In ogni caso, le critiche le accetto e guardo avanti, devo solo pensare a lavorare”. A proposito di gol, la prima occasione che ha avuto contro il Benevento è stata clamorosa. “Oltre all’errore tecnico ne ho fatto uno più grande, di avere troppa fretta. Mi sono fatto prendere dalla foga, non ero tranquillo e sereno. Nel secondo tempo, invece, ha fatto benissimo la cosa più difficile”. E poi… “Poi si azzera tutto quando mandi il pallone in tribuna. Mi sono girato tra due avversari, ma anche lì ero poco lucido, avevo già speso tanto. Ho perso la tranquillità davanti al portiere, ho cercato di tirare con il sinistro ma è andata male”. […] Obiettivamente, quanti punti si possono fare? “Secondo me ne basterebbero 7-8 per essere fuori da questa zona. E credo che li possiamo fare, anche se tutte le partite che ci aspettano sono difficili. Una, poi, non c’entra niente con la Serie B”. Il derby? “Non l’ho mai giocato, ma lo sento. E sento come lo vivono i tifosi. Già la scorsa settimana, a Isola, ne sentivo parlare”. […]
Ore 18.30 – (Gazzettino) […] Simone Pasa, da cinque partite titolare al centro della difesa granata, così inquadra il match del Tombolato, che viene dopo una sconfitta piuttosto indigesta a Carpi e la strepitosa vittoria sul Verona. «La Spal è una squadra molto affiatata – sostiene – che vive come noi l’entusiasmo di una promozione. Ha cambiato, ma non tantissimo, la rosa dello scorso campionato rafforzandosi e raggiungendo una solidità notevole. Sarà per noi una partita molto dura contro un avversario motivato e in salute». Fra i giocatori della Spal il difensore granata conosce l’attaccante Finotto e il centrocampista Beghetto. «Con Finotto mi vedo spesso in zona, mentre con Beghetto abbiamo giocato insieme nel settore giovanile del Montebelluna, mi fa piacere rivederlo». Sulla sconfitta di Carpi, precisa: «Rispetto a quella con il Benevento abbiamo preso gol all’inizio, potevamo pareggiare prima del loro raddoppio perchè le occasioni le abbiamo avute, invece siamo stati castigati dalle loro veloci ripartenze. Sono stati due gol evitabili che ci hanno condizionato». […] Il direttore generale Stefano Marchetti ha rilevato che a Carpi non c’è stata da parte di tutti i giocatori granata la giusta cattiveria. Riprende il difensore: «Ho visto da parte nostra la voglia di riprendere il risultato, forse non siamo stati così rabbiosi come loro. Dobbiamo crescere anche in questo perchè avere portato a casa un pareggio sarebbe stato molto positivo, visti anche i risultati arrivati dagli altri campi».
Ore 18.00 – (Mattino di Padova) La parola alla difesa. Se è vero che sul rovescio incassato a Carpi hanno inciso gli errori sotto porta, è anche vero che pure dietro, come già accaduto in altre occasioni contro avversari rapidi, fossero Morosini e Bonazzoli del Brescia o Dionisi e Paganini del Frosinone, il Cittadella ha ballato. E poi, su tutti i reparti, pesa il monito del d.g. Marchetti, che non ha visto la “fame” che pretende dai suoi uomini. «Forse un pizzico di cattiveria maggiore, quella che ci ha dato una marcia in più contro il Verona, avrebbe dovuto esserci», ammette Simone Pasa, che, con l’ammonizione rimediata al “Cabassi”, la quarta stagionale, si è aggiunto all’elenco dei diffidati granata, che già contemplava Iori, Pelagatti e Bartolomei. «In campo la voglia di riprendere il risultato l’ho comunque vista, anche se forse nei contrasti non c’era quella smania rabbiosa presente in altre occasioni. Nella ripresa ricordo, però, di essere stato costantemente a metà campo, e io sono un difensore centrale: qualcosa vorrà dire sulla nostra partita». […] Continuiamo nella radiografia: con Scaglia vi siete trovati spesso soli contro i veloci attaccanti avversari… «Anche in settimana prepariamo spesso il due contro due, perché la nostra idea di calcio prevede di attaccare in tanti e sappiamo che è una situazione in cui possiamo venirci a trovare nel corso della gara. È chiaro che dobbiamo migliorare nelle cosiddette marcature preventive. Ed è ovvio che, se davanti hai Lasagna o Catellani, è molto più difficile reggere il confronto». Ora vi tocca la Spal: sabato ritroverà qualche amico. «Conosco bene Finotto, che è trevigiano come me e che vedo spesso in giro quando rientro a casa, e Beghetto, con cui ho giocato nel settore giovanile del Montebelluna e che mi farà piacere rivedere in campo. La Spal è una squadra simile alla nostra, affiatata dall’anno scorso, cambiata, sì, ma non tantissimo. L’ho vista giocare, è molto solida, ed è cresciuta nel corso del campionato. Sarà una partita dura, ma bella».
Ore 17.30 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) Stanco ma felice, perché vincere a Venezia di fronte a 7mila persone sfianca le ossa ma tonifica lo spirito. Riappacificato con il passato, perché il tempo sistema le cose. Sempre, anche quando gli addii sono fatti di piatti che volano. Giorgio Zamuner viaggia così, senza rancore, verso Padova-Pordenone. L’ex consulente neroverde, oggi top manager a Padova, parte proprio dal divorzio d’inizio estate, quando scelse la piazza storica al posto del sogno pordenonese. «Se Mauro Lovisa verrà all’Euganeo – dice – gli stringerò la mano e lo abbraccerò. Tra me e lui è tutto sistemato, non ci sono rancori. All’inizio il distacco è stato tumultuoso e tribolato, poi il presidente ha capito la mia scelta e adesso ho solo ricordi positivi. L’anno scorso abbiamo vissuto sulle ali dell’entusiasmo e ci siamo tolti grandi soddisfazioni insieme. Ritroverò un sacco di amici, ma al fischio d’inizio metterò via i sentimenti: nel calcio si fa così. Al 90′ abbraccerò tutti». Padova-Pordenone sarà il match del mese, se non il più bello da inizio stagione. I ramarri ci arriveranno da 4 vittorie, i biancoscudati dopo il colpaccio nel derby veneto e con 3 successi alle spalle. «Non immaginavo una progressione così importante in poco tempo – ammette Zamuner, riferendosi alla marcia del suo Padova -. Sapevamo di avere una squadra allestita per far bene, però ora ci riesce tutto: le vittorie di Parma e Venezia ci hanno dato benzina, ma il Pordenone sarà un’altra cosa». Anche il Padova cambierà: «Dovremo essere più accorti – spiega l’ex consulente dei ramarri, demiurgo della squadra giunta seconda in campionato – e non avere fretta: la squadra di Tedino sa aspettare e colpire improvvisamente. Sarà una partita difficile e bellissima. Il Pordenone è il peggior avversario che si possa incontrare, ma noi adesso viaggiamo spinti dall’entusiasmo. Il Padova è finalmente una squadra salda e unita, non renderà la vita facile ai neroverdi». Ci saranno abbracci, sorrisi, strette di mano. Prima e dopo la sfida. In mezzo, tutti nemici d’onore.
Ore 17.00 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) Mille tifosi padovani hanno seguito e visto il Padova sbarazzarsi del Venezia (3-1) a Sant’Elena lunedì sera. Tanti quanti (marchigiani esclusi) i presenti al Bottecchia sabato, quando i ramarri hanno battuto il Fano (2-1) proiettandosi in vetta. «Sarà proprio il fattore ambientale – avvisa Carmine Parlato, che conosce bene il tifo dell’Euganeo – l’insidia più grossa per il Pordenone domenica». […] «Io so – sorride il tecnico del Delta – cosa significhi giocare e allenare in mezzo a tanta gente. Ti dà una carica incredibile». […] Per chi farà il tifo domenica? «Non me ne vogliano i tifosi pordenonesi, con i quali ho avuto, e con alcuni ho ancora, un rapporto fantastico. Ma vivo a Padova, qui ho giocato e allenato. Non mi sembra un delitto avere un cuore biancoscudato». Il cervello invece cosa suggerisce? «Dice che il Padova dovrà avere grande rispetto per il Pordenone. Tedino studia tutto e tutti. Preparerà la sfida al meglio. Adotterà un atteggiamento da vecchio lupo di mare, scegliendo secondo i momenti se attaccare alto i biancoscudati o attenderli per poi ripartire. Davanti Bruno ha giocatori come Arma, Berrettoni e Cattaneo, che possono decidere la sfida anche da soli, in qualsiasi momento». Quali invece gli uomini che potrebbero essere determinanti nel Padova? «Facile risponde -: Altinier, ma forse ancora di più Neto, che a Venezia ha dimostrato di aver ritrovato condizione e senso del gol». […]
Ore 16.30 – Qui Guizza: termina l’allenamento.
Ore 16.10 – Qui Guizza: a parte in questo finale anche De Risio.
Ore 15.50 – Qui Guizza: lavoro col pallone. Favalli corre a parte.
Ore 15.30 – Qui Guizza: assente Germinale, che lascia il Centro Sportivo.
Ore 15.10 – Qui Guizza: lavoro atletico, in gruppo anche Favalli.
Ore 14.50 – Qui Guizza: Biancoscudati in campo per l’allenamento.
Ore 14.30 – (Messaggero Veneto) Pordenone al top a novembre. Nessuna squadra nel girone B di Lega Pro è riuscita a tenere il passo dei neroverdi, capaci di ottenere 12 punti su 12 in questo mese e fare, dunque, en plein. Dopo un ottobre chiuso a ritmo retrocessione la squadra di Tedino ha affrontato gli ultimi trenta giorni con il ritmo di chi è candidato a salire in serie B senza i play-off: una serie, questa, partita con la vittoria di Lumezzane, proseguita con i tre punti in casa con la Reggiana e terminata con i blitz di Modena e il successo al cospetto del Fano di sabato scorso. Alle spalle della corazzata neroverde la Reggiana e il Padova con 9 punti. Bene si è comportata la Sambendettese (7 punti), mentre hanno perso il passo il Parma e il Bassano, i quali si sono fermati solamente a un bottino di 4 punti.
Ore 14.10 – (Messaggero Veneto) Ripresa ieri la preparazione in vista della partita col Padova, (domenica alle 14.30). Sarà la prima tappa di un tour de force, visto che i neroverdi dovranno affrontare al Bottecchia il 7 dicembre l’Albinoleffe e domenica 11, a Salò, la Feralpi. Bruno Tedino ha ritrovato tutto il gruppo eccetto Pietribiasi (indisposto), Suciu (fuori per precauzione in seguito a una contusione al polpaccio) e Pellegrini: quest’ultimo ha svolto un lavoro differenziato. Se il terzino non recupererà di certo per domenica, la punta e il centrocampista rientreranno già oggi e saranno in gara col Padova. […]
Ore 13.50 – (Messaggero Veneto) Hanno fatto discutere le dichiarazioni del presidente del Pordenone, Mauro Lovisa, in relazione alla scarsa presenza di pubblico – a suo parere – al Bottecchia per il match col Fano. «Pensavo di avere almeno 1.500 spettatori visto che si gioca per il primato, invece ne sono arrivati 1.100 – aveva detto – Mi sto stufando e se mi stufo davvero nessuno mi farà cambiare idea». Numerose le reazioni arrivate ieri e, tra queste, quella dell’assessore comunale alla sicurezza, commercio e protezione civile Emanuele Loperfido, grande tifoso neroverde: «Come amministratori comunali faremo qualcosa, perché la società e la squadra sono un bel biglietto da visita per la città – afferma – In questo momento invitiamo la gente allo stadio, perché i “ramarri” non solo ottengono risultati ma giocano anche bene». Da un lato è comprensibile l’amarezza di Lovisa: il suo Pordenone è primo e il Bottecchia, nonostante questo, nonostante la gente abbia vissuto più anni in Eccellenza che in Lega Pro, non si riempie. Non gli basta avere raddoppiato la media di spettatori nel giro di due anni, vuole di più, ma non riesce a ottenerlo e tutto questo lo porta a fare certe considerazioni. «Lo possiamo capire ma sarebbe davvero un peccato se dovesse fare questo passo – osserva Loperfido – Da parte nostra invitiamo la gente a capire gli sforzi che sta facendo il club e i risultati che sta ottenendo, di primo livello: molte persone che prima non frequentavano il Bottecchia si sono avvicinate alla squadra, ma in questo momento serve fare di più». […]
Ore 13.20 – (Gazzettino, edizione di Venezia) Due i motivi per consolarsi, i poco meno di 7.000 spettatori del Penzo (seconda affluenza più alta dalla serie A 2001/02) e il fatto che la vetta, pur lasciata a Pordenone e Reggiana, sia distante un solo punto. Per il resto l’1-3 nel derby col Padova ha rimesso a nudo i limiti del Venezia attuale, spuntato in attacco e nervoso visti i tre cartellini rossi. […] All’indomani del derby la rabbia nei confronti dell’arbitro Fourneau di Roma è ancora viva. «Per fortuna eravamo in tivù così tutti, il vertici della Lega Pro Gravina e quelli arbitrali, hanno potuto vedere chiaramente quello che è successo. Mi limito a ribadire il mio dissenso – conferma il ds Giorgio Perinetti, ripensando non solo al rigore dell’1-2 per mani di Soligo – sulle decisioni del direttore di gara e mi auguro di cuore che non si tratti di una presa di posizione contro il Venezia». Il team di Pippo Inzaghi continua a segnare col contagocce e a non vincere gli scontri diretti al Penzo. «Tiriamo poco? Non abbiamo l’attaccante da 10 gol ma non vedo grandi bomber in giro, come è vero che nessuna squadra ha dominato nei big match come dimostra chiaramente l’equilibrio in classifica. Il Venezia porta un po’ tutti al tiro, purtroppo non siamo nemmeno fortunatissimi, basta pensare al palo-schiena del possibile 2-2 di Soligo. I tifosi hanno capito e apprezzato la nostra prestazione, ora l’importante è non disunirci e andare a Fano per riprendere il cammino».
Ore 13.00 – (Corriere del Veneto, edizione di Venezia) […] «Penso si calchi un po’ troppo la mano ultimamente — sottolinea il ds Giorgio Perinetti — le due giornate a Ferrari ci possono anche stare, ma le tre a Garofalo? Ritengo che non si tenga conto del momento in cui avvengono certe cose, mi pare che ci sia un rigore esagerato anche nella stesura dei referti. Insomma, penso che sia necessario che tutti si diano una raffreddata, anche i nostri giocatori che verranno poi sanzionati per questi comportamenti». La strada da qui alla fine della stagione è però molto lunga e i lagunari sanno che le partite decisive si giocheranno a primavera. «Lunedì sera abbiamo avuto il predominio del gioco, ma dobbiamo fare i conti con un momento che definirei sfortunato — dice Perinetti — però ripeto: questo è un girone molto equilibrato, dove non penso che siano stati gli scontri diretti a fare la differenza. Anzi, sarà il girone di ritorno a mostrare le vere candidate alla promozione. Per quanto ci riguarda, dobbiamo uscire con calma da questo momento e riprendere il cammino. Questo è quello che ho detto al mister e quello che diremo alla squadra. Abbiamo imboccato però il percorso giusto, dobbiamo migliorare alcuni aspetti, continuare a crescere e magari evitare questi episodi di nervosismo». […]
Ore 12.40 – (La Nuova Venezia) Al Padova il derby sul campo, ai quasi 7 mila paganti, nessuno escluso, la vittoria dello spettacolo e dell’incitamento, dal primo all’ultimo minuto. È vero che quest’anno al Penzo in più di un’occasione il pubblico ha risposto come doveva, soprattutto quando arrivò il Bassano, ma, quanto visto lunedì sera ha fatto tornare indietro l’album dei ricordi, di spalti pieni nelle grandi sfide di serie A o nelle partite che contavano in serie B. […] Stavolta hanno festa i biancorossi ma i tifosi arancioneroverdi, c’è da scommettere, hanno già messo nel mirino domenica 9 aprile, quando andrà in scena il ritorno all’Euganeo: lì i tre punti potrebbero valere doppio. E sognano già la rivincita con il risultato diverso rispetto a lunedì. E il derby di campionato si potrebbe replicare in Coppa Italia.
Ore 12.20 – (La Nuova Venezia) Il giorno dopo il derby perso con il Padova in casa arancioneroverde si è costretti a fare i conti con le squalifiche inflitte a Garofalo, Ferrari e Vicario, e se il Venezia da un lato ha garantito l’applicazione delle multe per i suoi tre giocatori espulsi lunedì sera, dall’altro è alla finestra per un eventuale ricorso. «Le squalifiche sono purtroppo la conseguenze di atti di reazione dovuti a frustrazione nervosa», commenta il direttore sportivo Giorgio Perinetti, «in Coppa Italia un calcio di rigore inesistente ha riaperto la partita con la Reggiana nei supplementari; con il Padova c’è un chiaro dubbio sulla decisione dell’arbitro per l’intervento di Soligo in area. Tutti i miei colleghi mi hanno manifestato in queste ore le loro perplessità dopo aver seguito la partita in diretta televisiva. Non lo dico io, lo dicono loro a fronte delle immagini. Ora è chiaro che diciamo sempre ai ragazzi di non avere reazioni in campo ed è vero che i tre espulsi pagheranno con delle multe. Però se è capitato è per la frustrazione derivata da un senso di ingiustizia evidente». Il dirigente del Venezia rincara poi la dose. «Contro il Padova c’era un rigore su Tortori ma non è stato visto, e il povero Soligo se n’è visti fischiare contro due in una settimana. Poi, caspita, abbiamo anche sfortuna: mai visto un pallone che colpisce il palo interno e poi la schiena del portiere senza finire in porta, ma in calcio d’angolo. Se faremo ricorso alle squalifiche? Di sicuro, ma prima dobbiamo leggere cosa ha scritto l’arbitro. Per Garofalo non mi aspettavo tre turni, e penso sia stata calcata la mano sul referto. Ora non facciamone però una questione arbitrale, ma stiamo calmi e tranquilli. Non voglio giustificare i ragazzi, ma è comprensibile che si possa anche perdere il controllo alla fine. Siamo delusi dal risultato del derby e non dalla nostra prestazione. Il Padova ha fatto la partita che ci aspettavamo, giocando dietro e cercando il contropiede. Tattica premiata oltre i suoi meriti». […]
Ore 12.00 – (La Nuova Venezia) Davanti al girone B di Lega Pro è un saliscendi continuo, ogni giornata succede qualcosa. La scorsa settimana c’era il Venezia a comandare solitario, ora tirano il gruppo Reggiana e Pordenone, con gli arancioneroverdi a ruota (29) e dietro a loro il terzetto Padova, Sambenedettese e Gubbio (28). Più in generale, da quota 30 a 24 ci sono la bellezza di nove squadre: vincere due partite consecutive o non farlo, ti può far trovare in testa alla graduatoria o quasi a metà. Il Padova ha vinto sei gare nelle ultime sette ed eccolo là, a soffiare sul collo dei battistrada. Gli altri due gironi della categoria non sono così equilibrati, almeno al vertice. Il tecnico del Venezia Filippo Inzaghi lo sa bene e per la trasferta di domenica a Fano, l’imperativo è la vittoria, anche per dimenticare in fretta un derby con il Padova nato con ben altre aspettative e riprendere il discorso interrotto a Salò. «Non temo contraccolpi psicologici dalla sconfitta di lunedì», osserva l’allenatore piacentino, «e se è vero che siamo dispiaciuti per non aver vinto con il Padova, è altrettanto vero che abbiamo dimostrato di essere una grande squadra. Usciamo molto forti dalla gara dell’altra sera. Ai tifosi dico di stare tranquilli, daremo loro delle gioie». […]
Ore 11.40 – (La Nuova Venezia) E dopo la sconfitta sul campo con il Padova, arriva anche la stangata del giudice sportivo per il Venezia. A cominciare dalla società arancioneroverde, che ha ricevuto un’ammenda di 2.500 euro «perché propri sostenitori durante la gara lanciavano sul terreno di gioco in direzione di un assistente arbitrale un fumogeno acceso e due bottigliette in plastica, senza conseguenze». Per il Venezia è la seconda ammenda stagione dopo i 1.000 euro post gara con la Reggiana. Se si potevano ipotizzare le due giornate di squalifica per Nicola Ferrari e Guglielmo Vicario (espulsione diretta), un po’ a sorpresa sono arrivati anche i tre turni di stop inflitti ad Agostino Garofalo, allontanato al 48’ del secondo tempo per somma di ammonizioni. E qui ci stava una giornata di squalifica, le altre due sono state comminate dal giudice sportivo al terzino sinistro del Venezia per «aver rivolto all’arbitro una frase offensiva». […] Ammenda da derby anche per il Padova: mille euro «perché propri sostenitori in campo avverso introducevano e facevano esplodere nel proprio settore due petardi, senza conseguenze». In definitiva, per il Venezia, pene pesanti che mettono in difficoltà il tecnico Pippo Inzaghi per la partita di domenica prossima (inizio ore 14.30) a Fano.
Ore 11.10 – (Gazzettino) […] Alla vigilia di questo ciclo di ferro si diceva che sarebbe stata l’occasione per vedere di che pasta è fatta questa squadra, e si può dire che si sia comportata alla grande in attesa domenica di un altro big match con il Pordenone. «Siamo andati oltre alle aspettative. Vincere a Parma e a Venezia non se l’attendeva nessuno, per di più con questa sicurezza e con queste dimensioni nel risultato. La squadra è in una buona condizione e cercheremo di fare la nostra parte, senza però fare proclami che non hanno significato in questo momento dato che mancano ancora molte partite. Siamo comunque consapevoli di potercela giocare: fra tre-quattro mesi vediamo dove siamo, sperando di essere in buona posizione». Si torna all’Euganeo e se lunedì sera il popolo biancoscudato si è spostato in massa al Penzo, dove il colpo d’occhio era da mozzafiato, l’auspicio è che domenica venga più numeroso del solito nello stadio di casa per sostenere la truppa di Brevi in questa sua esaltante cavalcata. «Me l’aspetto anch’io di vedere qualche tifoso in più, ce l’auguriamo tutti. Soprattutto perché è bello vedere una squadra che gioca bene».
Ore 11.00 – (Gazzettino) Un passaggio veloce nello spogliatoio biancoscudato subito dopo il triplice fischio e poi l’immediato ritorno a casa dove si è rivisto la vittoria nel derby. La notte lunga del presidente Giuseppe Bergamin si è conclusa quasi alle 3 del mattino, davanti al televisore. «Me la sono goduta un’altra volta. Quando sei allo stadio ti fai una certa impressione, rivedendo la partita in tranquillità ho visto le belle cose che abbiamo fatto». Al Penzo, tra l’altro, il patron biancoscudato era seduto in tribuna davanti al collega veneziano Tacopina. «Ma quando abbiamo segnato sono rimasto tranquillo nel mio posto, non mi sono voltato per vedere la sua reazione. Non l’ho più incontrato dopo la partita perchè sono andato subito via, ma gli manderò un sms in segno di amicizia». […] Proprio Tacopina si è lamentato per la direzione arbitrale, anche se la vittoria biancoscudata è limpida come il sole. «Io non l’avrei fatto, recriminare su episodi polemici o meno lascia il tempo che trova. Il risultato va accettato, poi è normale che ha perso e non è contento. È stata una bella partita, anche maschia dal punto agonistico, ma ci sta. Episodi a parte, ce lo siamo cercato questo successo e alla fine è meritato. Il Venezia è una squadra molto forte con individualità importanti, però ci abbiamo messo carattere, determinazione e cattiveria agonistica in alcuni frangenti che hanno fatto pendere la bilancia dalla nostra parte. Sono davvero molto contento ed è una bella soddisfazione da condividere con i ragazzi che sono andati in campo, con lo staff e con tutti i tifosi che sono venuti allo stadio a sostenerci». […]
Ore 10.50 – (Gazzettino) Nel segno del tre. Tre come i punti conquistati a Venezia sul campo della capolista, tre come le vittorie di fila conquistate dal Padova (otto nelle ultime nove partite tra campionato e coppa) e tre soprattutto come le reti realizzate al Penzo, regalando al popolo biancoscudato una di quelle serate da raccontare in futuro ai propri nipoti. E non a caso, quel graditissimo numero è pure una costante nelle foto e nei selfie scattati dai giocatori poco dopo la gara, negli spogliatoi e nel motoscafo che li riportava verso la terraferma. Poi i protagonisti in campo, tra interviste, cena al sacco e rientro a casa, hanno inevitabilmente fatto le ore piccole, quasi a volersi gustare fino in fondo l’impresa appena compiuta. E ieri il risveglio è stato ancora più bello. Stessi umori per i tifosi che in rete hanno manifestato tutta la loro soddisfazione, con la bacheca di Facebook colorata come non mai di biancoscudato. Preso di mira soprattutto Joe Tacopina, presidente del Venezia, autore un paio di mesi fa dell’infelice frase in cui dichiarava che il Padova sarebbe stato preso a a calci nel posteriore. Un assist, il suo, troppo facile per innescare le risposte all’insegna dell’ironia e così Nicolò posta una foto con tre pere in un vassoio d’argento con scritto Tre TacoPere. Più perfido il messaggio visivo pubblicato da Giovanni, con un’immagine che ritrae tre supposte di Tachipirina. Claudio cambia destinatario, il direttore generale dei lagunari che ha dichiarato che comunque alla fine la sua squadra sarà davanti a tutti, ma non cambia tema: Perinetti intanto ciapate sti 3 peretti. […]
Ore 10.30 – (Mattino di Padova, editoriale di Stefano Edel dal titolo “Il gruppo si è ritrovato e può giocarsela con tutti”) Potenza dei risultati: il Padova ha cambiato radicalmente pelle, come un camaleonte. E la sua metamorfosi – da brutto anatroccolo a splendido cigno – ha sconvolto le gerarchie del girone B, se è vero che sei successi su sette partite (18 punti su 21 a disposizione) colti in meno di due mesi hanno portato i biancoscudati, passo dopo passo, a ridosso del podio. […] I tifosi gioiscono – aver fatto proprio un derby che tornava dopo sette anni è una goduria che si protrarrà a lungo nel tempo – e quasi increduli devono per forza di cose cominciare a credere che, adesso, il traguardo della promozione sia possibile. Non solo per la vicinanza di chi sta sopra il Padova, ma principalmente per la tanto invocata continuità, diventata patrimonio del gruppo. Diamo atto a mister Brevi di aver raddrizzato con maestria una nave che era arrivata ad un passo dal naufragio e di aver testardamente difeso le proprie idee, anche tattiche, di fronte all’ondata di critiche (comprese le nostre) che rischiavano di scaraventarlo in acqua senza più possibilità di essere riportato a galla. […] La svolta è stata senz’altro il dopo-Samb, con quel duro richiamo alle responsabilità di Emerson, pronto a mettere tutti sotto processo di fronte all’evidenza di fatti incontestabili, sintetizzabili così: un Padova senza identità. Da allora in poi, resistendo anche alla tentazione di cambiare nocchiero – il d.g. Zamuner si è giocato la faccia e il futuro, difendendo a spada tratta l’allenatore milanese – si è usciti dal grigiore in cui ci si era calati, iniziando ad esprimersi finalmente da squadra vera. […] Con questo trend, l’auspicio della piazza è di restare in corsa sino alla fine. Fra dicembre e, dopo la pausa, gennaio e febbraio bisognerà gettare le basi per lo sprint di primavera, che deciderà le sorti di un girone equilibratissimo. Ma ricordiamoci del Cittadella dello scorso gennaio: con 11 vittorie di fila, 33 punti in saccoccia, spiccò il volo e non fu più ripreso. Il Padova sta viaggiando a quella media ed è spinto da grande entusiasmo. Se l’ambiente fa la sua parte, niente gli è precluso.
Ore 10.20 – (Mattino di Padova) Un mister sfiduciato dalla piazza e dalla società, con un solo alleato forte, il direttore generale Giorgio Zamuner: strenuo del difendere la sua scelta estiva, nonostante la marcia deficitaria dei primi due mesi di campionato. […] È stato lì che qualcosa è cambiato: dal successo per 2-0 con la Reggiana il Padova ha mutato pelle, si è trasformato, abbandonando i connotati della squadra molle per diventare un gruppo combattivo. […] Nelle prime 8 giornate il Padova aveva messo insieme la miseria di 6 reti all’attivo. Nelle ultime due gare, quelle più temute da tutti, le trasferte consecutive al “Tardini” e al “Penzo”, ne sono arrivate la bellezza di 7. […] A cambiare è stata la mentalità: con le spalle al muro, solo contro tutti, il gruppo ha fatto il salto di qualità. E si è vista una cattiveria diversa, un furore agonistico capace anche di cancellare i limiti tecnici che si erano visti ad inizio stagione. […]
Ore 10.10 – (Mattino di Padova) Sullo stadio “Penzo” garrisce il Biancoscudo. La grande rincorsa del Padova nel girone B di Lega Pro raggiunge il suo punto più alto proprio nella sfida più importante: in trasferta, in casa del Venezia, nel derby che mancava da sette stagioni, contro la squadra presentatasi al campionato come l’avversario da battere. Il Padova l’ha fatto, e Oscar Brevi, l’allenatore che solo un mese e mezzo fa era ad un passo dall’esonero, oggi è l’artefice di una rimonta esaltante. Certificata dai numeri, suggellata dalla posizione in classifica, nata da un filotto di vittorie cui in pochi, sinceramente, avrebbero creduto. Era l’11 ottobre scorso, non sono passati neanche 50 giorni: quel Padova, sconfitto 2-0 a San Benedetto del Tronto, sembrava avviato al de profundis e al ribaltone tecnico. Dieci punti conquistati in 8 giornate, decimo posto in classifica e un ambiente ormai prossimo alla depressione, che da ogni parte invocava la testa dell’allenatore.
Ore 10.00 – (Mattino di Padova) Finalmente il primo gol stagionale: se l’è tenuto per la partita dell’anno? «Segnare in un derby così sentito è ancora più importante per me. È stata una grandissima gioia tornare al gol, e ancora di più farlo in una gara come questa, chiudendo i conti in un derby atteso da tutti e che ci ha regalato una grandissima vittoria. Portare a casa tre punti dal “Penzo” è stato un orgoglio enorme per tutti noi». Cosa rimane, adesso, del brutto periodo e dell’infortunio? «Da settembre in poi, da quando mi sono rotto il menisco, sono state settimane delicate, non facili. Ritrovare la rete, proprio in un’occasione come questa, mi ha fatto provare una grande emozione, tutto quello che è accaduto posso finalmente metterlo alle spalle. La dedica va alla mia compagna Elena, che mi è sempre stata vicina anche nei momenti più delicati e difficili. Un gol tutto per lei, e per la piccola Bianca, che arriverà a gennaio». […] Crede che adesso le avversarie, Pordenone compreso, dovranno aver paura di voi? «Io penso che anche prima di questo periodo, nonostante magari non si trattasse di paura, tutti gli avversari dovessero trattarci con rispetto. Come ne eravamo convinti noi, anche gli altri conocevano la forza di questa squadra, anche se non riusciva ancora ad esprimersi del tutto sul campo. Se anche prima noi ne eravamo certi, ora lo siamo ancora di più».
Ore 09.50 – (Mattino di Padova) Erano passati 224 giorni: sette mesi e mezzo di attesa, dalla rete siglata all’Albinoleffe alla quart’ultima giornata della passata stagione fino al gol del definitivo 3-1 al Venezia di lunedì sera. L’apoteosi biancoscudata in laguna è stata totale: vittoria, tre punti, ulteriore balzo in classifica e “scalpo” alla rivale storica. Ma aver ritrovato Neto Pereira, determinante negli schemi e nel tabellino nella mezz’ora disputata contro la squadra di Pippo Inzaghi, è forse la notizia più importante. Non segnava da troppo tempo, il brasiliano: colpa della rottura del menisco patita a fine settembre, di quell’uscita dal campo contro il Bassano, in Coppa Italia, che aveva fatto temere un’ulteriore ricaduta. Ora Brevi può contare sull’elemento di maggior classe della rosa per puntare ancora più in alto. «Di gol ne ho fatti tanti, e in categorie diverse, ma quello di lunedì mi ha emozionato davvero», le parole del capitano biancoscudato. «E questo perché mi ha fatto uscire da un momento difficile: per me l’ultimo mese e mezzo è stato duro, la rete a Venezia ha finalmente messo tutto alle spalle. E poi perché è arrivata in una gara importantissima».
Ore 09.40 – (Mattino di Padova) Ci sono due scatti che hanno riscosso un grande successo sui social: il primo un selfie a caldo dei giocatori nello spogliatoio, il secondo un’altra foto di gruppo nel traghetto di ritorno. A far festa anche tutta la società, ufficio marketing compreso, con la vittoria a Venezia che ha fatto impennare i numeri delle pagine web e social biancoscudate. Un’onda che si era alzata già dopo il successo di Parma, che ha iniziato a montare con la rifinitura dell’Appiani e che ha raggiunto il suo apice ieri. Il selfie della squadra è stato il post che ha riscosso più successo, con quasi 500 condivisioni e più di 2.500 “mi piace”. In percentuale, rispetto ad una settimana tipo, la visibilità dei post su facebook della pagina del Padova ha avuto un incremento del 200% dopo il 3-1 del derby, trascinando con sé anche le visualizzazioni sul sito (+ 40%) e su Instagram (+ 45%).
Ore 09.30 – (Mattino di Padova) Quasi come la vittoria di un trofeo. Per sapori, emozioni e anche traffico sui social. Il risveglio dopo Venezia-Padova è più dolce che mai per i tifosi biancoscudati. E pazienza per qualche influenza, acciacco o mal di gola causato dalla gelida bora che ha imperversato su Sant’Elena. La piazza biancoscudata ha ritrovato definitivamente l’entusiasmo dei giorni migliori, il tifo è in estasi e il sogno di lottare sino alla fine per poter vincere il campionato non è più così utopistico. E come accade sempre più spesso ai giorni nostri, la conferma arriva dal barometro dei social. […] A partire dalla serata di lunedì e per tutta ieri, i social dei tifosi padovani erano invasi da foto e video registrati al “Penzo”. La piazza è riuscita a far capire alla squadra quanto tenesse a vincere, e la testimonianza è arrivata non solo dalla prestazione sul campo ma anche dai festeggiamenti suggestivi.
Ore 09.10 – (Corriere del Veneto) «Abbiamo recuperato giocatori importanti, per esempio a Venezia Neto è entrato e ha spaccato la partita e della presenza di De Risio si sono giovati sia Mandorlini che Dettori». Ma è davvero così difficile lavorare a Padova? «Padova la conosco, non ci ero mai stato da giocatore ma so che tipo di pressioni e di aspettative ci sono, gli amici me ne hanno parlato. Tutto il mondo è paese: se arrivano i risultati diventa tutto più semplice, se non arrivano la strada è tutta in salita…». […] Domenica per lei arriva un avversario speciale: il Pordenone, Bruno Tedino e Mauro Lovisa… «Sono contento che Bruno stia facendo bene perché se lo merita. Sapete che avevo provato a portarlo a Padova, non è un mistero, ma dopotutto ne abbiamo guadagnato entrambi visto che lui è davanti a tutti e noi siamo lì a due passi… Lovisa lo ringrazierò sempre, abbiamo costruito qualcosa d’importante e il lavoro è proseguito. E molto bene, come dice la classifica».
Ore 09.00 – (Corriere del Veneto) Mille tifosi in trasferta, otto vittorie in nove partite, applausi e sorrisi. Il Padova ammirato e vincente a Venezia è lo specchio di un progetto nato in estate fra mille difficoltà ma decollato anche grazie al «muro» eretto dal dg Giorgio Zamuner a protezione di Oscar Brevi nel momento di massima pressione. […] Zamuner, dopo quasi due mesi si può dire che aveva ragione lei… «Adesso può essere così, ma sapete come funziona il calcio: tutto è sempre legato ai risultati…». Perché quella scelta? «Per due ragioni. Perché sono stato calciatore e capisco quando una squadra è contro l’allenatore. In questo caso non lo era, nemmeno nelle sfumature. A quel punto ho cercato di difendere Oscar, non certo perché era mio amico ma perché ero convinto fosse la cosa più giusta da fare. E poi c’è un altro aspetto da sottolineare». Prego… «Sapevo che tipo di preparazione atletica avevamo impostato e quali carichi di lavoro avesse sostenuto la squadra. Siamo cresciuti fisicamente, mentalmente e come gruppo. Di sicuro non si poteva andare avanti come fino a San Benedetto, ero il primo ad esserne consapevole».
Ore 08.50 – (Corriere del Veneto) Il momento magico del Padova potrebbe avere piacevolissime conseguenze sul mercato. Manca poco più di un mese alla riapertura delle liste e dietro le quinte la società medita un colpo ad effetto. Una seconda punta di categoria superiore, da affiancare agli attuali quattro attaccanti, che permetta di fare un salto di qualità alla squadra. Se nelle prossime quattro partite il Padova dovesse restare nei quartieri altissimi della classifica, l’intenzione sarebbe quella di rinforzare l’organico per giocarsi fino in fondo il primo posto. Si parla di Matteo Di Piazza che, dopo i 14 gol segnati all’Akragas nella passata stagione e i 2 in quella attuale a Vicenza, non riesce a trovare continuità. E le prospettive non paiono migliorare, perché il Vicenza sta cercando una punta. Si era parlato anche di Giulio Bizzotto (Feralpisalò), ma l’impressione è che si punti più in alto. […]