«Chiamatela rabbia, chiamatela determinazione, chiamatela ferocia o fame. Io sabato non l’ho vista». A mente fredda, dopo il severo 2-0 incassato a Carpi, ti attendi che Stefano Marchetti, come spesso accade in questi casi in altre società, difenda i suoi uomini, rimarcando che a decidere il risultato, e a causare il sesto ko in 16 giornate, siano stati gli episodi. E invece l’analisi del direttore generale del Cittadella arriva schietta che di più non si può, ed è una sorta di messaggio, secco e puntuale, lanciato prima di tutto ai suoi uomini. «Sono dispiaciuto, perché per certi aspetti questa sconfitta mi ha ricordato quella subìta con il Brescia», rimarca il d.g. dagli spalti dello stadio Mannucci di Pontedera, mentre, sempre alla ricerca di talenti, sta assistendo a Tuttocuio-Como, campionato di Lega Pro (girone A), prima tappa di una giornata da “osservatore”, che poi l’ha visto rimanere in Toscana per Livorno-Pontedera. «Non si può dire che non ci sia stata la prestazione, ma non ho visto la cattiveria che è necessaria per sperare di portare a casa il risultato quando affronti una squadra come questo Carpi. C’è chi ha fatto il suo, al “Cabassi”, ma per vincere in un campo come quello emiliano la partita non la devono fare in 5 o 6, com’è accaduto, e neanche in 11, ma tutti e 20 i giocatori convocati devono essere concentrati su un unico obiettivo. Non è successo». Immaginiamo che non sia il caso di chiederle chi sono i 5 o 6 in questione e chi, invece, l’ha delusa… «Chi non ha disputato la partita che doveva fare lo sa. Perché esca una grande gara serve che tutti diano il 100%, specie se il quoziente di difficoltà è quello incontrato a Carpi, alto per molti fattori: per il valore della squadra che avevamo di fronte, per il momento che stava attraversando e per il fatto che nessuno, ora, ci sottovaluta. Ecco, alla luce di tutto questo non possiamo dire che il Cittadella abbia giocato male, anzi, ma ci sono stati due o tre episodi in cui avrei voluto vedere giocatori più rabbiosi, più concentrati. In altre parole avrei voluto vedere quella cattiveria che, invece, ho visto nel Carpi, che ha giocato l’incontro della vita. Noi no».
[…](Fonte: Mattino di Padova. Trovate il resto dell’articolo sull’edizione odierna del quotidiano)