Cittadella-Verona, Paolucci e quel precedente lungo… 18 giorni: “E oggi come allora…”

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Lui c’era. Andrea Paolucci è l’unico giocatore dell’attuale rosa granata che possa dire di aver partecipato ad una partita che sembrava uscita dalla prosa di Galeano o Soriano, quegli incontri epici del calcio sudamericano che non finivano mai. Cittadella-Verona, valida per la 16ª giornata del campionato di Serie B 2012/13, iniziò sabato 24 novembre e si concluse mercoledì 12 dicembre. Ottantadue minuti il primo giorno, con il gol gialloblù di Laner e la risposta padovana di Schiavon e Maah. Poi la nebbia, fittissima, calata sul Tombolato e la decisione del direttore di gara, il signor Palazzino di Ciampino, di sospendere il match. Gli ultimi 8 minuti furono recuperati il secondo giorno, con il risultato che non mutò più. È rimasto il solo successo in Serie B del Citta sull’Hellas, su quattro confronti diretti. «Fu strano interrompersi e ricominciare a quel modo. Effettivamente, quando l’arbitro decise che era meglio fermarsi, non si vedeva da una porta all’altra. Ma, secondo me, giunti ormai a quel punto, si poteva anche tirarla avanti sino alla fine, com’è stato fatto, ad esempio, per l’incontro di Coppa Italia Lega Pro della scorsa stagione, con il Sudtirol, svoltosi in condizioni simili», racconta Paolucci, unica “bandiera” nell’organico del Citta, in forza alla società granata dal gennaio del 2012.

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«Oggi come allora il Verona si è presentato al via con una rosa costruita per vincere il campionato, forte di un tasso tecnico superiore a tutte le altre squadre. Rispetto a quella stagione, anche noi stiamo però disputando un ottimo campionato».

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Dovesse togliere un uomo a Pecchia, leverebbe il suo amico Pazzini, attuale capocannoniere del campionato? «L’ho conosciuto nelle due stagioni alla Fiorentina, dal 2006 al 2008, ma se volete sapere se lo sentirò in questi giorni, la riposta è no. Sono troppo scaramantico per chiamare un vecchio compagno prima della gara». Si aspettava che il “Pazzo” si calasse subito nella realtà della serie cadetta? «Sì. È sempre stato un ragazzo scrupoloso, che dà il massimo in tutto ciò che fa. In più mi pare animato da un certo spirito di rivalsa, dopo la retrocessione». Fuori dai denti, ultimamente ha giocato solo spezzoni di partita: quanto sta soffrendo? «Ovviamente vorrei giocare sempre. Il singolo, però, viene dopo le esigenze della squadra».

(Fonte: Mattino di Padova. Trovate il resto dell’articolo sull’edizione odierna del quotidiano)




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