Novembre storicamente è sempre stato un mese difficile per Padova e per il Padova. Risultati che scarseggiano, esoneri a raffica, inghippi di ogni tipo, depressione più cupa in mezzo alla nebbia. Sfogliando le pagine dell’album dei ricordi si trovano tantissime situazioni tutt’altro che entusiasmanti per il biancoscudo e anche quest’anno il mese è cominciato nel peggiore dei modi su tutti i fronti. Sconfitta bruciante a Bassano, infortuni sempre in agguato, polemica ormai fuori controllo sull’operazione Plebiscito che ovviamente ha assunto connotazioni politiche nel modo più squallido possibile.
Capitolo Plebiscito. Ricordare a tutti i protagonisti che bisognerebbe prima di tutto pensare al bene comune e non ai propri interessi sembra ormai inutile, con costante mistificazione della realtà e il solito insopportabile snobismo che continua a caratterizzare, quantomeno sul fronte calcistico, una precisa parte politica. Sgombero subito il campo dai dubbi: quello che sto per dire riguarda SOLTANTO la questione stadio e non c’entra NULLA il giudizio sull’amministrazione Bitonci o il mio orientamento politico, per cui respingo già sin d’ora accuse che non entrino nel merito della questione. Qualche pensiero, in ordine sparso: 1) per funzionare, l’operazione Plebiscito, dev’essere fatta senza ombre, blindandola nella sua interezza anche in prospettiva futura e prendendo in esame la situazione a 360 gradi, non trascurando alcun dettaglio (viabilità, parcheggi, questione sicurezza, completamento curve, campagna mediatica per incentivare l’uso del tram per raggiungere in futuro lo stadio, varie ed eventuali); 2) per funzionare, quando sarà il momento, servirà chiarire in modo incontrovertibile che ne sarà dell’Euganeo. Per quanto brutto, osceno, frutto del peggior compromesso politico e di accordi incommentabili di passate amministrazioni, è pur sempre un bene comune e come tale va trattato. Abbandonarlo a se stesso come è stato fatto per l’Appiani sarebbe follia, oltre che inaccettabile. Va ripensato un suo utilizzo e una nuova collocazione e mi auguro che il sindaco, quando sarà il momento, chiarisca bene tutti gli aspetti anche su questo versante. Si è sempre saputo che le spese di gestione e di manutenzione sono elevate persino per una società di calcio, per cui non credo proprio che Zed, nell’eventualità, si possa accollare tutti i costi. Sinora si è solo intuito cosa ci può essere in ballo, attendiamo con serenità e con fiducia, ma anche con attenzione, cosa verrà fatto; 3) risibile la solita litania “ma sono soldi pubblici, andrebbero utilizzati in altro modo!”. Si finge di non capire che il Plebiscito doveva essere sistemato comunque, inutile poi aggiungere che se l’operazione avesse riguardato soltanto il rugby o qualsiasi altro sport nessuno avrebbe sollevato la benché minima obiezione; 4) i soldi pubblici vanno bene quando si costruisce un palaghiaccio in posizione quantomeno discutibile, quando si costruisce il Palaindoor, quando si utilizza una pista d’atletica UNA volta l’anno e si investono risorse per sistemarla, mentre quando le risorse riguardano lo sport più seguito della città, l’intellighenzia cittadina grida allo scandalo. Incommentabile…; 5) fino a quando si continuerà a vivere di ricordi, calcisticamente parlando, a mio parere si rimarrà sempre in un vicolo cieco. Dico di più: confrontarsi con piazze che negli ultimi 30 anni hanno ormai messo la freccia scattando in avanti non aiuta a ragionare in una dimensione propria con la politica dei piccoli passi. Per crescere bisogna cominciare ad assumere la consapevolezza della propria dimensione (quella reale!), cui seguirebbe una crescita anche come tifoseria, evitando di porre nel breve periodo obiettivi irrealizzabili che non fanno che aumentare lo scontento e i mugugni al minimo venticello contrario; 6) la dimensione del Plebiscito ipotizzata è LARGAMENTE adeguata alla Lega Pro e anche alla Serie B, quando e se mai si tornerà in Serie A (le cifre dicono che in mezzo secolo il Padova ha all’attivo appena due campionati nella massima serie) ne riparleremo; 7) chi amministra la cosa pubblica e chi ha responsabilità politica dovrebbe avere a cuore le sorti delle realtà sportive della città che rappresenta, dato che le stesse realtà, anche ragionando in un’ottica di pura convenienza, creano interesse, portano soldi e turismo e rappresentano quindi un bene per il territorio in cui operano.
Capitolo Brevi e dintorni. Qualche osservazione in ordine sparso: 1) nell’ultimo editoriale scrivevo di “una puntata al buio” riguardante la conferma dell’allenatore. Sono arrivate tre vittorie, ma anche una sconfitta a Bassano. Ammiro il coraggio di Zamuner, ma nel merito sospendo il giudizio in attesa di capire come si comporterà la squadra adesso che il calendario si fa in salita; 2) la squadra ha dimostrato di essere con l’allenatore, componente che non può essere assolutamente trascurata; 3) a Bassano si è perso male non solo ma anche per errori di Brevi, come Boniotti a sinistra al posto di un mancino naturale come Tentardini, il mancato inserimento di Fantacci, la gestione non irreprensibile di Filipe e Neto Pereira fra coppa e campionato; 4) a gennaio servono due rinforzi e la società si sta già muovendo per una mezzala di corsa col vizio del gol (Branca e Zaccagni sul taccuino) e una seconda punta rapida e veloce capace di saltare l’uomo (Victor Da Silva e Bizzotto i nomi più gettonati).
In conclusione: novembre è iniziato da poco, ma ha tutta l’aria di essere un mese decisivo per il futuro del Padova, sia sul fronte stadio che sul fronte squadra. Staremo a vedere quali sviluppi ci saranno.