La continuità è fondamentale, nello sport come nel lavoro. Se fai risultati positivi, vai avanti, se ti pianti o procedi come le lumache, strada non ne percorri molta. Il Padova dei bei nomi, e dei curricula importanti, ha forse capito a dovere la lezione della Lega Pro. Ovvero: se non ti cali l’elmetto sul volto, imbracci la spada e vai in guerra, non puoi avere speranze di vittoria. Anzi, rischi di perderti. La metamorfosi biancoscudata – avvenuta una volta toccato il fondo, con la brutta sconfitta nel recupero con la Sambenedettese – ha partorito qualcosa di significativo: 9 punti in tre giornate e una squadra che, adesso sì, gioca da squadra. La vetta è lì, appena sopra la testa, ma davanti a loro gli uomini di Brevi hanno altre sei avversarie, a ribadire che il girone B è il più difficile, caratterizzato da massimo equilibrio e dove, tanto per fare un esempio, il Pordenone, che sembrava destinato solo qualche settimana fa ad imporre il proprio passo a tutti, si ritrova adesso dietro, per effetto di un filotto di risultati negativi, compreso lo 0 a 0 con l’Ancona.
[…]Nessuno si illude, crediamo, perché il cammino è lungo e difficile, però registriamo che, “dentro” di loro, giocatori e staff tecnico hanno reagito come la (grave) situazione venutasi a creare imponeva: con carattere, spirito di sacrificio, voglia di riscatto. Resta ancora diverso lavoro da fare: e balza evidente il bisogno di eliminare il calo fisico che si registra nella ripresa. Era successo con il Santarcangelo, si è ripetuto ieri sera: il Padova soffre un po’ troppo negli ultimi 20-25’. Una distribuzione migliore dello sforzo è auspicabile. Magari a partire già dal derby di Bassano, una sfida in cui la posta, ora sì, vale doppio.
(Fonte: Mattino di Padova, editoriale di Stefano Edel dal titolo “Progressi continui, ma bisogna evitare i cali della ripresa”. Trovate il resto dell’articolo sull’edizione odierna del quotidiano)