«Prima di prendere una decisione bisogna avere chiara la situazione ed essere sicuri che la scelta fatta vada nella direzione giusta». Giuseppe Bergamin esce dalla sede del Padova poco prima dell’ora di cena, al termine di un nuovo scambio di opinioni con il diggì Zamuner con cui aveva già fatto un primo punto della situazione il giorno prima sulla strada del ritorno da San Benedetto del Tronto. «Con lui – racconta il presidente – in macchina ce la siamo raccontata, stamane (ieri, ndr) ho ragionato con me stesso, adesso abbiamo fatto le nostre riflessioni e ho espresso il mio punto di vista senza la presunzione di essere quello che risolve il problema. Quello che è certo vorrei vedere qualcosa di diverso rispetto a martedì». Quando verrà presa una decisione su Brevi? «L’emotività ti porterebbe a volere fare velocemente e invece in queste situazioni bisogna ragionare, convinti di quello che si fa per cui un tempo di 24 o 48 ore ce lo si deve prendere. Domani (oggi, ndr) ci sarà ancora modo di analizzare alcune situazioni perché noi non squalifichiamo una persona se non lo merita; si valuta il lavoro che fa e riteniamo l’abbia svolto in maniera giusta e corretta. Se poi i risultati o le prove non corrispondono alle aspettative ci sarà anche da parte sua una presa di coscienza perchè direttore e allenatore sono persone di buon senso». Poi aggiunge: «Prendere atto di una situazione difficile è cosa logica, un po’ più difficile è capire quanto grave sia e immaginare quale siano le soluzioni, tutte cose da non prendere alla leggera perché qualunque soluzione comporta una responsabilità».
Così sull’inizio stagione del Padova: «Non analizzo una partita, ma l’insieme delle gare che abbiamo disputato e non c’è soddisfazione sia per la mancata crescita che ci si aspettava dopo tre o quattro mesi di lavoro. È una cosa oggettiva su cui non ci nascondiamo e significa che c’è qualcosa che non funziona». E dunque? «È facile dire mandiamo via l’allenatore e risolviamo il problema, ma poi non è detto sia così perché le componenti in gioco possono essere tante, compreso il tecnico che avrà le sue responsabilità, come i giocatori, i preparatori, senza dimenticare un discorso mentale. Un allenatore che arrivasse dovrebbe poi dare un certo tipo di garanzie sul poter risolvere il problema». Poi il presidente torna sull’ultima sconfitta. «Non mi aspettavo una prestazione come quella di San Benedetto da una squadra che nella gara prima dava un po’ di fiducia. Di certo non vorrei che si ripetessero simili situazioni, ma siamo noi a dovere creare i presupposti perché non avvengano». E il semplice porsi il problema di un cambio di allenatore dopo appena otto giornate è motivo di grande delusione. «L’amarezza c’è, ma anche la voglia di interrompere questo trend. Se ci piangiamo addosso la finiamo qui, ma non si risolvono i problemi. Più che voltarsi indietro bisogna guardare avanti e cercare di fare meglio di quanto fatto finora». E questo Padova può fare tanto meglio. «Se ora si dice che non abbiamo costruito una buona squadra o che il direttore ha sbagliato le scelte sui giocatori io non sono d’accordo perché, presi singolarmente, abbiamo elementi di qualità. Poi, per fare squadra, bisogna metterli assieme e farli muovere in campo in un certo modo con un certo carattere e una certa personalità che in questo momento non ci sono».
(Fonte: Gazzettino, Andrea Miola)