Live 24! Samb-Padova 2-0, disastro biancoscudato al Riviera delle Palme: Brevi a forte rischio

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Ore 21.40 – (Il Centro) Il Teramo è già proiettato verso la trasferta di sabato (ore 16,30) sul campo del Venezia. La serie positiva, in corso da quattro giornate, rappresenta uno stimolo in più per affrontare a testa alta la formazione guidata dall’ex milanista Pippo Inzaghi. Allo stadio Penzo servirà la determinazione delle grandi occasioni, qualità che ben si sposa con il centrocampista Danilo Bulevardi. Il 21enne arrivato in prestito dal Pescara è una delle note più liete di questo inizio di stagione. Bulevardi si sta facendo apprezzare non solo per la grinta ma anche per la sua duttilità, ricoprendo sia il ruolo di mezzala che di esterno sinistro. Il giocatore siciliano, tra l’altro, è riuscito a trovare la via della rete contro il Sudtirol, a conferma delle sue doti da incursore. Il Diavolo, dunque, ha scoperto un trascinatore a centrocampo. «Quando gioco ci metto l’anima», dice il numero 8 biancorosso, «e mi rispecchio nei valori trasmessi da mister Nofri. La sua determinazione e la sua voglia di emergere mi stanno trasmettendo qualcosa in più. Caratterialmente ci assomigliamo. Sono contento del mio rendimento e dell’ambiente che ho trovato a Teramo. Il mio ruolo? Mi adatto in ogni zona del campo. Sono una mezzala, ma anche da esterno sto facendo bene e mi piace giocare lì». Bulevardi sposta poi l’attenzione alla gara contro il Venezia: «Gli stimoli vengono da soli. Il Venezia è una grande squadra e va affrontata al massimo delle nostre possibilità. C’è la voglia di andare a giocare una partita super. In noi c’è la consapevolezza di poter tenere testa a chiunque», aggiunge l’ex aquilano, «e questo non fa altro che aumentare il rammarico per la classifica attuale. Ultimamente stiamo lavorando al meglio e meriteremmo di più. Anche la sfortuna ci ha un po’ frenato. La strada, comunque, è quella giusta. Stare nei bassifondi deve essere una spinta ulteriore per risalire la china, perché siamo un gruppo con dei valori importanti». Verso Venezia. La squadra di Federico Nofri ha iniziato a preparare la sfida di sabato nel pomeriggio di ieri. Lo staff medico monitora con attenzione le condizioni del brasiliano Jefferson, alle prese con un affaticamento al flessore. In settimana se ne saprà di più sulla disponibilità dell’ex attaccante del Latina. Da scoprire le intenzioni tattiche di Nofri: partirà con il 4-4-2 o con il 3-5-2 ? Il Venezia, dal canto suo, deve rinunciare al trequartista Gianni Fabiano, che dovrà rimanere fuori per 45 giorni a causa della frattura del perone sinistro. Il Club Biancorosso Teramo, nel frattempo, si mobilita per la trasferta. In 23 hanno già aderito al viaggio, con pernottamento, che prevede la partenza alle 7 di sabato e il rientro in città nella serata di domenica. Il posticipo. Colpo della Feralpi Salò che espugna il Tardini di Parma agganciando al primo posto il Gubbio e il Pordenone: 2-1 il finale con reti di Gerardi e Gambaretti. Per gli emiliani gol di Scavone.

Ore 21.20 – (Gazzetta di Mantova) La squadra biancorossa ha ripreso la preparazione in vista della gara casalinga di sabato al Martelli (ore 20.30) contro il Bassano. Qualche nota positiva arriva dall’infermeria: si sono ripresentati al campo Bandini, Zammarini e Siniscalchi, seppur lavorando a parte insieme a Salifu, leggermente affaticato dopo la prima gara intera della stagione giocata sabato scorso a Macerata, al giovane Boccalari e a Bonato, alle prese con un lieve malanno di stagione. Ancora fuori invece Boniperti e Maccabiti: il primo oggi sarà sottoposto a risonanza magnetica, l’attaccante ex Rezzato invece ne avrà ancora per una settimana. Tornando a Siniscalchi, il difensore si è limitato a una corsa di mezz’oretta, mentre Bandini e Zammarini hanno lavorato anche con il pallone: per questi ultimi il rientro in gruppo dovrebbe avvenire già domani, per Siniscalchi invece occorrerà monitorare l’evolversi della situazione giorno per giorno. Gli altri componenti del gruppo hanno disputato una partitella a campo ridotto. Il programma settimanale prosegue oggi con una seduta mattutina, domani al pomeriggio mentre giovedì e venerdì sempre al mattino.

Ore 21.10 – (Gazzetta di Mantova) È cominciata la settimana che porta alla sfida con il Bassano e mister Luca Prina ha parlato a lungo con la squadra del momento difficile partendo dalla sconfitta di Macerata. «È stata un’analisi un po’ più dura – commenta il tecnico – perché mi sono stancato di uscire a fine gara cornuto e mazziato. Non lo meritiamo: alla lunga è frustrante anche dal punto di vista psicologico dominare il primo tempo, costruire due palle gol, colpire una traversa e andare in svantaggio facendoci gol da soli. In queste ultime cinque gare avremmo meritato molto più di un solo punto, del resto se è accaduto questo abbiamo delle colpe e dobbiamo uscirne con i nostri mezzi». Prina si sofferma ancora sulla gara di sabato: «Eravamo contati, senza calciatori importanti e con gente che non giocava partite intere da mesi. Eppure abbiamo comandato noi: c’era pure un rigore che, riguardando le immagini, è chiarissimo; li abbiamo messi sotto e tutti quelli che sanno di calcio lo hanno sottolineato. Purtroppo però sbagliamo troppo e qui dobbiamo migliorare». Il mirino è già puntato sul Bassano: «Spero che riusciamo a recuperare qualcuno – prosegue il tecnico – , sia per dare alla squadra un tocco di personalità in più, sia per avere possibilità di effettuare cambi. Devo ringraziare Caridi e Ruopolo che, pur essendo ancora convalescenti, non si sono tirati indietro. Adesso però è arrivato il momento di cambiare registro e fare punti». La chiusura Prina la dedica alla situazione societaria: «I soci romani? Mai sentiti, con loro non ho rapporti: i miei referenti sono Musso e Di Loreto. È chiaro comunque che c’è bisogno di chiarezza: ormai siamo arrivati al punto zero, questa situazione non va bene per nessuno. Nemmeno per la squadra, che alla lunga potrebbe risentirne. Anche se questo non dovrà mai essere un alibi: anzi, sono sempre convinto che ci salveremo – conclude l’allenatore biancorosso -, perché abbiamo un’idea di gioco, non improvvisiamo mai calcio».

Ore 21.00 – (Gazzetta di Mantova) L’unica certezza sul D-day di Viale Te la fornisce il presidente della Lega Pro Gabriele Gravina: «La risposta che attendevamo dal Mantova non è arrivata, dunque domani (oggi per chi legge, ndr) io passerò gli atti alla Figc, alla quale spetta decidere su queste questioni». L’Acm, dunque, allo stato attuale va verso il “processo” per non aver rispettato le nuove norme federali sull’acquisto di quote superiori al 9% di una società di calcio professionistica. Un “processo” che prevede come pena l’impossibilità di iscriversi al prossimo campionato. Gravina, interrogato in merito, lascia comunque uno spiraglio: «L’iter non è irreversibile, dunque io confido ancora nel buonsenso dei protagonisti. Se ho parlato con loro? Certo, io parlo con l’attuale società, cerco di capire, di sollecitare… Ma alla fine sono il presidente di Lega e come tale mi comporto. Posso solo aggiungere che spero non venga penalizzata una città e che una soluzione si trovi». Ma quale potrebbe essere questa soluzione? «Non spetta a me dirlo, posso al limite fare delle ipotesi. Credo le strade percorribili potrebbero essere il ritorno delle quote ai vecchi soci oppure la presentazione di garanzie reali, per dimostrare di essere in grado di far fronte al budget annuale del club». E i soci, che ieri si sono incontrati a Roma, cosa dicono? Il presidente Sandro Musso è molto abbottonato ma ci tiene a tranquillizzare la piazza: «I tifosi possono stare tranquilli, risolveremo la cosa. Dico soltanto che, come sempre, io ci sono. Chi vuole intendere intenda». E a naso si può intendere che lo stesso Musso e Di Loreto siano pronti a far fronte agli impegni economici come hanno sempre fatto finora. Riprendendosi probabilmente la maggioranza del Mantova. Per l’ala romana dell’Acm parla invece Marco Claudio De Sanctis: «Di comune accordo abbiamo deciso di risolvere la questione Lega e di pagare gli stipendi (la scadenza è lunedì, ndr) per evitare penalizzazioni». Veramente Gravina ha detto alla Gazzetta che il Mantova non ha fornito la risposta dovuta e che dunque passerà gli atti alla Figc…. «No, domani (oggi, ndr) avrà la risposta, la società andrà avanti con la governance attuale e su quel fronte non ci saranno problemi. Nel giro di 7-10 giorni, poi, sistemeremo le cose fra soci. In che modo? Allo studio ci sono tre ipotesi: andare avanti insieme condividendo la gestione, oppure separarsi con l’uscita dal Mantova nostra o loro». Il che fa pensare che un eventuale addio della cordata romana si legherebbe a una “buonuscita”. Ma su questo punto De Sanctis è categorico: «Smentisco che si sia parlato di buonuscita, noi non speculiamo sul Mantova. La restituzione dei 100mila euro che abbiamo già versato? Quello ci può stare ma escludo che possa esserci un sovraprezzo o che questi aspetti siano stati quantificati. Sui tecnicismi stanno lavorando i legali, non si tratta di accordi che si possono chiudere in un giorno. L’importante, comunque, è che di comune accordo si sia deciso di lavorare insieme per il bene del Mantova, evitando guai con la Lega e pagando gli stipendi per evitare anche penalizzazioni». A tal proposito: verranno pagati soltanto i contributi di luglio e agosto oppure anche gli stipendi netti di settembre, come imporrebbe il codice di autoregolamentazione della Lega Pro? «Vedremo, su questo aspetto – conclude De Sanctis – stiamo ancora ragionando».

Ore 20.40 – (Alto Adige) La situazione non è delle migliori, ma neanche disperata. E’ innegabile che l’Alto Adige stia attraversando un momento delicato e difficile; divenire che sta lastricando un percorso che se letto sotto la lente d’ingrandimento delle prestazioni e delle volontà, verrebbe immediatamente sdrammatizzato. Invece, purtroppo, bisogna dare “ascolto” alla legge dei numeri piuttosto che a quella delle buone intenzioni. Cifre che, attualmente, sono vergate in rosso, indicando una situazione sicuramente precaria. Nelle prime otto giornate, difatti, la compagine biancorossa ha inanellato quattro sconfitte, tre pareggi ed una vittoria, una dote esigua che ha affossato Marcone e compagni al terz’ultimo posto della graduatoria. Uno score spietato fin che si vuole, ma sicuramente reale e che impone una prima e, speriamo, salutare analisi. “Non sono per niente soddisfatto, sia per quanta riguarda i punti conquistati che anche per la posizione di classifica – dice il presidente Baumgartner – quando questi valori non “quadrano” evidentemente ci sono dei problemi che bisogna risolvere. E’ ovvio che questi riguardano anche l’aspetto tecnico, sul quale per carità non voglio entrare a proporre nulla, ma è evidente che quando prendi dei gol “facili” e quando non si segna, quando si creano le occasioni ma non si concretizza, vuol dire che ci vuole più concentrazione ed ancora più intensità. Questo è il primo miglioramento che ci dobbiamo imporre, dobbiamo portare gli episodi dalla nostra parte, diventando un forte collettivo”. I raffronti sono sempre antipatici e soprattutto, spesso, anche anacronistici, visto che ogni campionato ha una storia a se e, per questo, difficilmente paragonabile ai precedenti. Va da se, però, che i sei punti appena conquistati, rappresentano un bottino veramente gramo… “Non mi aspettavo un inizio così – continua Baumgartner – mi attendevo invece un Alto Adige a metà classifica e non che si trovasse in questa posizione dopo otto giornate. Bisogna lavorare, bisogna analizzare bene le cose, come tra l’altro facciamo già…si può facilmente immaginare cosa succeda in una società di calcio quando ci sono certe situazioni”. E in certe situazioni si analizza ogni particolare, ogni elemento, così da poter sviscerare i vari contenuti individuando le varie soluzioni. Analisi che parte dal potenziale tecnico. “Non posso rimproverare nulla ai giocatori – afferma il massimo rappresentante biancorosso – perché hanno dimostrato il giusto atteggiamento, evidentemente manca ancora qualcosa ed è quel qualcosa che attualmente sta facendo la differenza. Il mio consiglio è quello di tenere i nervi saldi perché alla fine è una questione mentale. In questi casi quando non si raccoglie quanto seminato è facile perdere la fiducia, non bisogna commettere questo errore. Il mister? Il nostro grande vantaggio è quello di avere a disposizione un mister veramente bravo che ha saputo creare il giusto clima nello spogliatoio, plasmando un gruppo di qualità e con un gran carattere. Tutto questo ha una valenza positiva che indica la prospettiva di poter far meglio”. In questi casi, oltre ad analizzare la situazione, bisogna anche esser capaci a proporre positività. “Bisogna dare fiducia all’ambiente sostenendo la squadra ed infondendo maggiore motivazioni. E bisogna farlo tutti… cominciando dal magazziniere sino al presidente. Bisogna essere convinti…non c’è altra alternativa o possibilità e dobbiamo affrontare ogni situazione con la massima concentrazione ed impegno. Speriamo che questa volta la sorte sia dalla nostra parte anche se è facile dire che si prende gol al 92’ è colpa della sfortuna…la fortuna bisogna portarsela dalla nostra parte”. Certo è che adesso per l’Alto Adige ci sono in calendario due impegni davvero difficili come la trasferta di sabato a San Benedetto del Tronto e la sfida in casa con la capolista Pordenone.

Ore 20.20 – (Gazzetta di Modena) Il gioco degli opposti con lo stesso protagonista, Antonio Caliendo. Al massimo della popolarità a Montecarlo, al minimo a Modena. Il presidente canarino si trova da ieri nel Principato, dove da 14 anni sposta i riflettori per il “Golden Foot Award”. È lui il gran cerimoniere di una manifestazione che ideò nel 2003 e che richiama le leggende del calcio. Ieri, al suo fianco, c’erano Puyol e Deco, pronti ad incidere le loro impronte sulla Champions Promenade, oggi ci saranno De Boer, Ranieri ed uno tra Buffon e Cristiano Ronaldo, i favoriti per la vittoria del 14° Golden Foot. A Montecarlo Caliendo brilla di luce propria e rivive i fasti di un tempo, quando inventò il mestiere di procuratore e seguì grandi campioni. Sorride, ritrova la parola, quello che invece ha perso a Modena, dove tutto va al contrario. Sotto la Ghirlandina non c’è una Promenade ma uno stadio bistrattato, non ci sono stelle ma si annaspa nella melma della Lega Pro dopo una retrocessione, non ci sono riflettori ma solo ombre e rabbia, non ci sono finanziatori né chi stia al suo fianco.

Ore 20.10 – (Gazzetta di Modena) “Primo non prenderle”, a maggior ragione quando non si riesce a segnare. La filosofia tanto cara ad Enzo Bearzot è applicata quasi alla lettera dal Modena di Simone Pavan, che però sul secondo punto (“è imperativo vincere”) deve ancora lavorare, magari ripartendo dal successo sul Sudtirol. Se fino a questo momento i canarini hanno avuto un punto di forza, salvo rare eccezioni pagate a caro prezzo, questo è stato sicuramente la solidità difensiva. A certificarlo sono i numeri, che raccontano come il Modena vanti la miglior difesa del girone B di Lega Pro assieme a Reggiana, Venezia e Padova: sono appena 5 le reti incassate da Manfredini in 8 giornate e nella metà delle gare giocate la porta è rimasta inviolata. Negli altri due gironi solo tre squadre sono riuscite a fare meglio: Viterbese (1) ed Alessandria (4) nell’A, Foggia (4) nel B. Stiamo parlando di due capolista ed una seconda, dunque significa che qualcosa nel Modena non va ed è evidente cosa sia. Ad una difesa di ferro, infatti, fa da contraltare un attacco spuntato, che ha avuto bisogno di un difensore per ritrovare la vittoria casalinga dopo quattro tentativi andati a vuoto: con appena 4 gol segnati la formazione di Pavan vanta il secondo peggior attacco del girone B, lasciando la maglia nera sulle spalle di un Forlì sempre più solo in coda alla classifica. Se non ci fosse una gran fase difensiva, è facile capire dove si troverebbe il Modena, ma lo stesso discorso vale al contrario, perché in un campionato che sin qui non ha fatto vedere “squadroni” sarebbe bastata una punta da gol per poter viaggiare con maggiore regolarità. Questa punta, però, non c’è e sta solo a Pavan cercare di sopperire a questa assenza con un assetto che provi a risvegliare chi sin qui è stato assente ingiustificato o si è acceso a sprazzi. Altrimenti, se non spunterà il Cossentino di turno come con il Sudtirol, il rischio è di concludere tutte le partite facendo solo il solletico ai portieri avversari, ciò che è già successo in troppe occasioni. In attesa di trovare la quadratura del cerchio, il Modena si tiene stretto la sua difesa, che però rischia di restare orfana per lungo tempo di un leader del calibro di Marino: il responso sul suo infortunio al ginocchio è atteso oggi, le sensazioni non sono positive.

Ore 19.50 – (Gazzetta di Reggio) In otto giornate ha già superato il suo record di reti. Jacopo Manconi, grazie alla continuità con la quale viene schierato, sta trovando alla Reggiana la sua consacrazione. L’attaccante di 22 anni con quattro gol è il capocannoniere granata e un punto fermo della formazione di Leonardo Colucci, che lo ha sempre schierato dal primo minuto. L’attaccante è di proprietà del Novara, che ne detiene il cartellino fino al giugno 2017. La Reggiana lo ha in prestito con diritto di riscatto (si parla di cirre importanti, un po’ sotto i 500mila euro), ma la squadra di serie B ha il diritto di controriscatto, che genererebbe una plusvalenza per le casse granata. Tra le due società c’è già un accordo informale: nel caso il giocatore volesse proseguire la sua avventura alla Reggiana, circostanza più probabile in caso di promozione in B, si aprirebbe una trattativa e il Novara potrebbe rinunciare al controriscatto. La seconda punta è arrivata a Reggio con questo score personale. In 25 partite in serie B ha realizzato 3 gol e 3 assist; in Lega Pro, ha giocato 22 partite, realizzando una rete. Nella Primavera del Novara ha segnato 13 gol in 29 partite. L’attaccante vanta cinque reti in appena 8 presenze nella Nazionale Under 20, dove ha esordito nel 2014. Alla Reggiana il numero 17 è arrivato in sordina: il suo non è stato il colpo di mercato che ha fatto sognare i tifosi perché era di fatto uno sconosciuto. Il ds Andrea Grammatica, che lo ha voluto, era ovviamente consapevole delle sue potenzialità. Il 22enne ha ripagato la fiducia accordatagli dalla società e dal mister con i gol e tanta corsa. Spesso Manconi è il più fresco della squadra, capace di scatti al 90’. Con l’Ancona, dove ha realizzato una doppietta, aveva dato prova di potenza balistica in occasione della sua seconda rete, un eurogol all’angolino dal limite sinistro dell’area. Con il Fano un’altra perla: ha rubato palla al limite destro dell’area, ha tagliato dentro e poi freddato il portiere con un tiro a incrociare a fil di palo. Una marcatura che ha spianato la strada alla vittoria dei granata.

Ore 19.40 – (Gazzetta di Reggio) Il cammino della Reggiana dopo otto giornate ricalca quello delle precedenti due stagioni ed è nettamente migliore degli anni precedenti. In particolare la situazione attuale è identica all’annata 2014/2015, quella dove alla fine la squadra di mister Alberto Colombo raggiunse il terzo posto e si giocò i playoff. All’ottava giornata i granata erano primi, con 15 punti, come adesso. L’anno scorso di questi tempi la Reggiana era sempre prima, con tre lunghezze in più. Come si ricorderà però proprio dopo l’ottava giornata di andata, quando era ipotizzabile un filotto di vittorie contro avversari abbordabili, iniziò il declino: i granata infatti pareggiarono in casa del Sudtirol, persero al Città del Tricolore contro il Cuneo per 1-0 e poi proseguirono di questo passo regalando il primo punto stagionale alla Pro Patria. Il ciclo terribile proseguì con la disfatta interna con il Pordenone (4-1), mentre i tre punti tornarono soltanto il 13 dicembre, alla 15^ giornata, in casa dell’Albinoleffe (non prima di aver perso a Cittadella e pareggiato 0-0 con il Pavia). In questo percorso la squadra di Colombo scivolò fino alla nona posizione della 14^ giornata, ma soprattutto si aprirono crepe insanabile in tutto l’ambiente. Diverso invece l’andamento dell’annata precedente, dove i punti racimolati in otto gare erano gli stessi di adesso. La prima posizione in quella stagione venne occupata solo all’ottava e alla decima giornata. Poi nel proseguo della stagione per due volte i granata si trovarono al secondo posto e infine occuparono stabilmente la terza posizione, fino ai play off, dove Alessi e compagni uscirono il 31 maggio ai calci di rigore in casa del Bassano. Andando ancora più indietro nel tempo si trovano soltanto piazzamenti peggiori per la Reggiana. Nella stagione 2013/2014 all’8^ giornata i punti racimolati erano 10. L’anno precedente invece appena 8 e del resto in quella stagione la retrocessione fu evitata per un soffio: la stagione si concluse al quindicesimo posto con playout giocati e vinti grazie a un rigore di Alessi contro il Cuneo.

Ore 19.20 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) D’accordo su Venezia e Parma. Magari anche su Padova e Reggiana. Condivisibile, soprattutto dopo sabato, anche il pronostico di Lovisa sul Bassano da primato. Ma la matricola Gubbio da dove arriva? Come è arrivata ad agganciare il Pordenone in vetta? I rossoblù hanno esordito proprio al Bottecchia. Fu un 1-1 (gol iniziale di Ferretti) con molte recriminazioni da parte loro per il pareggio raggiunto dal Pordenone in pieno recupero, su rigore trasformato da Arma. Sono seguite le vittorie sul Sudtirol (1-0, Candellone) e a Lumezzane (1-0, Musto). A riportare con i piedi per terra il team di Giuseppe Masi è stata la Samb alla quinta (1-3 al Barbetti, casa degli umbri). Immediata la reazione a Salò (1-0, Valagussa) con la Feralpi. Subito dopo un’altra sconfitta al Barbetti (0-1) con il Padova. Infine le due vittorie: 2-1 (Valagussa e Rinaldi) a Bergamo sull’Albinoleffe e 1-0 in casa con il Forlì. La partita di sabato che è valsa l’aggancio è stata condizionata da una pioggia incessante che non ha impedito a Casiraghi (autore del gol su rigore) e compagni d’incassare i tre preziosi punti. Fra le prime 7 è la squadra che ha segnato meno (8 gol appena, contro i 15 del Pordenone) e ha una differenza reti da miseria (+2 rispetto ai +7 di Bassano e Reggiana e ai +5 dei ramarri). Evidentemente sa far fruttare le poche reti. «Ora – afferma mister Masi -, anche se fa piacere essere al primo posto, bisogna essere bravi a non guardare la classifica. È necessario continuare a lavorare per dare continuità al nostro percorso di crescita, tenendo bene a mente che il Gubbio deve giocare sempre al massimo per ottenere il risultato». Che sia andato alla stessa scuola di retorica frequentata da Bruno Tedino? Un istituto che evidentemente insegna bene: entrambi, pur non volendo guardarla e pur essendovi giunti per strade diverse, sono in testa alla classifica. Almeno per ora davanti a squadre di grandi tradizioni. Il Gubbio in verità ha fatto un paio di passaggi in B: uno lontano nella stagione 1947-48, un altro effimero nel 2011-12. Il Pordenone no. Non ancora, per lo meno.

Ore 19.10 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) L’attacco neroverde, rimasto a secco per la prima volta in stagione (in campionato) al Mercante di Bassano, si è solo preso una pausa. La difesa invece ha già avuto la sua dose di gloria, grazie al gol di Daniel Semenzato contro il Venezia e al quasi-gol (in realtà si è trattato di un’autorete) di Michele De Agostini nella gara del Bottecchia contro il Teramo di Lamberto Zauli. Al Pordenone, cercando il classico pelo nell’uovo (i neroverdi sono ancora nei quartieri alti della classifica e non possono prestare il fianco alle critiche), mancano i gol del centrocampo. Non basta, per ora, la marcatura su punizione di Salvatore Burrai (il regista sardo aveva aperto proprio la partita contro il Teramo): servirebbero gli inserimenti vincenti delle mezze ali, come accadeva un anno fa con Matteo Mandorlini e Simone Pasa. L’anno scorso a partire più piano fu proprio il reparto offensivo. Nelle prime otto giornate spiccava Caio De Cenco con tre reti, lontanissimo dallo score attuale di Rachid Arma. Ma il centrocampo, a ottobre, era già passato all’incasso. Alla prima giornata, contro la Pro Piacenza, aveva timbrato Alex Pederzoli, mentre nel 4-1 rifilato alla Pro Patria aveva segnato il suo primo gol in neroverde Simone Pasa. Il 10 ottobre, contro la Cremonese, era arrivato anche il turno di Matteo Mandorlini: suo il provvisorio 1-0. Tre reti dalla mediana, contro il solo acuto di Burrai della stagione in corso. Un dettaglio da limare per rimanere al top.

Ore 19.00 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) Tentativo di fuga stoppato dalla Virtus Bassano con la complicità dell’arbitro Mancini. Bravo mister D’Angelo ad aver trovato l’impostazione giusta per approfittare delle imperfezioni del ramarro, ma non si possono negare il rigore non concesso (il fallo di mani di Barison c’era ed era stato commesso sulla linea, che fa parte dell’area) e il gol annullato a Pietribiasi (che non era in fuorigioco) dal fischietto di Fermo. STRESS DA PRIMATO – Ciò detto, bisogna anche ammettere che al Mercante il Pordenone non ha disputato la sua partita migliore. Anzi, sono venute a mancare le due certezze sulle quali ha costruito il suo primato: la coppia centrale di difesa (Stefani-Ingegneri) e il capocannoniere del girone. Arma ha mancato un paio di occasioni, ma non è stato nemmeno rifornito a dovere. Non è la prima volta che rileviamo l’assenza di traversoni dalle fasce, oro puro per un giocatore di 190 centimetri abilissimo di testa come il maghrebino. Alle mancanze rilevate vanno aggiunti gli eccessi di nervosismo (stress da primato?) che hanno comportato perdite di tempo prezioso per chi doveva recuperare il risultato. A RAPPORTO – Mauro Lovisa non si è recato a Bassano, fermato dallo stesso problema fisico che gli aveva impedito di andare a Pontecorvo a ritirare il premio da miglior presidente di tutta la Lega Pro. «Ho letto i giornali – dichiara re Mauro -, ma voglio essere informato in prima persona dal mister su quanto è successo e voglio pure parlare ai ragazzi». Lo farà probabilmente oggi. In particolare non gli sono piaciute le reazioni alle decisioni del direttore di gara. «Chi ha visto la partita – racconta – mi ha riferito di un clima difficile già sugli spalti, con i tifosi locali che hanno subito preso di mira i nostri. A proposito – rileva soddisfatto -: finalmente un buon seguito anche in trasferta (quasi 300 supporter al Mercante, ndr). In campo siamo caduti nelle trappole dei giallorossi. Mi hanno hanno assicurato che il rigore c’era e che il gol di Pietribiasi era valido. Fermarsi a protestare però a ogni successivo fischio non cambia la situazione. Anzi, indispettisce l’arbitro e favorisce chi è in vantaggio. So – riesce a sorridere l’ex bomber – che non è facile restare sereni, ma bisogna fare di tutto per esserlo». TURNOVER – Persa l’imbattibilità esterna, il Pordenone resta comunque primo. «Non siamo andati in fuga, ma – sottolinea Lovisa – abbiamo mantenuto il primato. Chi (a parte lui, ndr) avrebbe pensato in luglio che a metà ottobre saremmo stati primi? L’inizio di campionato è stato esaltante. Se n’è accorta tutta la città. Adesso con i campi pesanti verranno sicuramente fuori le squadre muscolari, come Parma e Venezia. La nostra rosa però quest’anno è adeguata per un campionato da prime posizioni. Oggi forse qualcuno di quelli che hanno tirato di più la carretta è stanco. Le alternative a Bruno non mancano. Dietro ci sono giocatori che scalpitano, forse è tempo di farli entrare. Solo in difesa siamo un po’ corti. Stefani ha dato tanto, Ingegneri accusa i postumi dell’infortunio e Marchi non è ancora pronto. Bruno troverà la soluzione migliore per continuare a lottare con le migliori. Poi a decidere chi vincerà, come sempre, saranno altri fattori (fortuna, acciacchi, decisioni arbitrali), ma vogliamo restare lassù a giocarci le nostre carte sino a maggio. Sabato al Bottecchia arriverà il Santarcangelo. Sarà l’occasione – confida il presidente – per rientrare sui giusti binari».

Ore 18.50 – (Messaggero Veneto) Non basta certo un passo falso, oltretutto il primo fuori casa e su un campo tradizionalmente ostico, per rovinare l’umore del tifo neroverde. Allo stadio Mercante lo spicchio riservato ai supporter del Pordenone era gremito come poche altre volte in trasferta. La febbre da primo posto si è rivelata contagiosa. Quasi 200 le persone al seguito della squadra di Tedino. Una piacevole novità, che va di pari passo con l’ascesa delle ambizioni del club e dell’entusiasmo che gli ruota attorno. Alla fine, nonostante la sconfitta, la delusione ha lasciato ben presto spazio alla voglia di rivincita. A partire dal match casalingo di sabato con il Santarcangelo. Sui social questo sentimento è emerso con forza. Senza tuttavia celare l’amarezza per gli episodi che hanno condizionato la gara con il Bassano. Sportivamente, si è riconosciuto la forza dell’avversario, giudicando tutto sommato giusto il verdetto del campo. Non è mancato, tuttavia, un accenno all’arbitraggio. Alcune decisioni, fra tutte il gol ingiustamente annullato a Pietribiasi, sono risultate difficili da digerire. Ma più di ogni altro aspetto, diversi tifosi hanno lamentato la mancanza di armonia interna. Pare, infatti, che tra le tre anime che attualmente compongono il popolo neroverde più affezionato (Supporters, fan club Caffè Nogaredo e Vecchia guardia) non regni un clima idilliaco. «Per il bene della squadra bisognerebbe esser compatti – recita il post di due tifosi –. Pordenone squadra e società andranno molto lontano, ma per quel che riguarda la tifoseria, certe situazioni sono diventate insostenibili e rischiano di intaccare anche la serenità dei ragazzi in campo». Un monito da non lasciar cadere nel vuoto.

Ore 18.40 – (Messaggero Veneto) Tanto Pordenone, nel bene ma pure in un aspetto che stona con l’attuale primato in classifica. La sconfitta di Bassano non preoccupa granché sotto il profilo del risultato e nemmeno delle possibili conseguenze sulle gerarchie del campionato: i giallorossi hanno vinto con merito, ma la squadra di Tedino non è stata inferiore. E con un pizzico di fortuna in più avrebbe pure potuto raddrizzare la gara. Nel cesto neroverde, tuttavia, rimangono zero punti e due gol subiti. Ecco, è quest’ultimo il dato che forse merita una riflessione. Due volti. Per la seconda volta consecutiva, il Pordenone ha subito due reti fuori casa. A Macerata erano risultate ininfluenti nel computo della schiacciante vittoria di Stefani e compagni. Stavolta, invece, sono state decisive. Si sommano al poker subito in casa dal Parma e ai sigilli di Gubbio e Teramo, sempre al Bottecchia. Il totale: 10 reti al passivo in 8 giornate. E così la formazione neroverde si ritrova nella singolare posizione di poter vantare il miglior attacco del girone (15 gol), ma pure la terza retroguardia più battuta. Peggio, infatti, hanno fatto soltanto Fano (12) e Forlì (15), che chiudono la classifica. Vocazione. C’è da preoccuparsi? Forse no. Il Pordenone è una squadra dalla vocazione offensiva. Normale, quando si prova sempre e comunque a ottenere il massimo, che qualcosa si lasci anche agli avversari. Basti pensare alla partita più negativa per la retroguardia neroverde, quella con il Parma (2-4). Ci si poteva a un certo punto accontentare del pareggio, invece l’input è stato di provare a vincere. Con tutti i rischi, poi realizzatesi, connessi. Si consideri, comunque, che il Pordenone, assieme al Venezia, è l’unica delle big ad avere già affrontato i ducali. Raffronto. Non è questione di uomini, e forse nemmeno di attenzione, quanto di predisposizione. Lo conferma il fatto che già la scorsa stagione dopo 8 giornate il Pordenone viaggiava alla media di un gol a partita (al passivo, e più di uno all’attivo). L’equilibrio difensivo è arrivato cammin facendo ed è sfociato nella super striscia dell’inizio del girone di ritorno: 6 partite di fila senza subire reti. Conforta il fatto che rispetto ad allora, i neroverdi, alla fine secondi, hanno già 5 punti in più (16 contro 11) e hanno ulteriormente migliorato il loro score in attacco (15 gol contro 10). Anche per questo, il problema di una difesa troppo allegra per ora non si pone. Il Santarcangelo dirà di più.

Ore 18.20 – (Corriere del Veneto, edizione di Vicenza) Guardare la classifica, respirare a pieni polmoni. Guardare la classifica e immaginare di fare un altro passo avanti, quello decisivo. Magari aveva ragione il patron del Pordenone, Mauro Lovisa, quando dichiarava che «il Bassano è la favorita numero uno per la promozione in serie B». Magari quella del presidente del Pordenone non era solo scaramanzia. Fatto sta che l’insistenza di Werner Seeber per Mattia Minesso sta venendo ripagata da un rendimento più che positivo dell’ex Cittadella, a segno anche sabato nel big-match e sempre fra i migliori sino a questo momento della stagione. Quattro gol (primato personale) e prestazione da applausi anche da rifinitore contro la capolista: «Abbiamo preparato la gara con questo modulo — sorride Minesso — questo è un ruolo che posso ricoprire anche se nasco come esterno. Il mister mi suggerisce spesso di provare la conclusione da fuori, sono contento di essere riuscito a sbloccare la gara. Sulla trequarti ci sono giocatori importanti come Rantier e Candido, è un nostro vantaggio avere a disposizione così tanti giocatori duttili. Abbiamo dimostrato di avere gli attributi contro una squadra forte. Tutti hanno dato qualcosa in più ed è la terza gara in cui non subiamo reti: i campionati non li vincono le squadre che segnano di più ma quelle che subiscono di meno». Sacrosanta verità, quella di Minesso. E se sabato a Mantova dovesse arrivare il bis, allora sì che si potrà sognare ad occhi aperti.

Ore 18.10 – (Giornale di Vicenza) Con l’energia di Sammy Basso si vince sicuro avevamo anticipato su queste colonne sabato mattina. E difatti, 2-0 come da pronostico. Ma con Bassano ha vinto di sicuro anche Sammy, non solo perché acclamato come una star a fine gara, ma perché la gente ha risposto all’appello della vigilia contribuendo a raccogliere fondi per combattere la progeria, la malattia rara, detta anche sindrome dell’invecchia- mento precoce e che colpisce bimbi apparentemente sani entro i primi mesi di vita. Nell’occasione sono state vendute le speciali t-shirt “Sammy Runs Venice” legate all’imminente iniziativa di Sammy che domenica 23 ottobre prenderà parte su una carrozzina appositamente attrezzata, alla Venice Marathon. Sammy tra l’altro come amuleto funziona benone: si presenta per la prima volta al Mercante e Bassano azzecca un partitone di esclusivo godimento e liquida la capolista.

Ore 18.00 – (Giornale di Vicenza) Pordenone che scompare, sotterrato sotto i colpi di Bassano nell’estasi dei suoi fedeli in tripudio è una raccolta di figurine speciali nell’album del sabato giallorosso.D’ANGELO CUSTODE. Se i friulani finiscono con l’abbaiare alla luna e a non mordere nulla, molto dipende anche dal perfetto piano partita di D’Angelo, che a dispetto di una onorata carriera da ruvido stopper vecchia maniera, in panca è tattico raffinato e arguto. Quest’anno ha vinto diverse partite azzeccando i cambi in corso d’opera (Reggiana e Ancona su tutte, ma anche Andria in Tim Cup) oppure indovinando lo scacchiere di partenza. Qualche altra volta il giochino non è riuscito come a Modena quando ha preferito provare ad allargare la manovra con Laurenti sulle corsie esterne per aprire la munitissima difesa dei canarini rinunciando all’opzione del doppio centravanti Grandolfo/Maistrello. Ma in generale il timoniere adriatico possiede una capacità di lettura di gara sopra la media. Contro la prima della classe in teoria cambia solo un numerino al modulo, in realtà rivoluziona l’assetto.L’idea del trequartista con Laurenti a infilarsi tra le linee in prima battuta e Minesso a imitarlo successivamente ha stravolto tutte le certezze del Pordenone. E quando l’hanno fatto entrambi in una soluzione col doppio rifinitore in una sorta di 4-2-2-2, è calata la notte per i furlani.TIRO MANCINO. Come canta il sinistro di Minesso. Roba da Mattia. Musica maestro: il tiratore scelto che spara dalla lunga è merce rara in tutto il calcio italiano, proprio per atavica inclinazione, contrariamente che all’estero, ad arrivare in porta col pallone.Poter disporre di uno specialista del ramo come Minesso che scardina qualunque muro col castagnone dalla distanza, è l’asso di briscola che spesso spariglia la faccenda. Perché l’ex Citta (al quarto timbro in campionato) non si limita a battere sugli spioventi ma si costruisce il tiro dal niente. «Al di là del mio gol – argomenta il fantasista – mi preme sottolineare che da tre partite non becchiamo reti e alla fine i campionati li vincono le squadre che subiscono meno».PICCHIA FABBRO. Poi, per uno strana parabola del destino tocca all’udinese (di Latisana), Fabbro chiudere a chiave il duello con quella rete capolavoro del 2-0. Una magata che seppur su altre dimensioni e latitudini, evoca le prodezze di un altro Michael, il Jordan numero 23 di Chicago che incantava e lasciava tutti a bocca aperta. Esattamente ciò che ha fatto nel suo piccolo, Fabbro, una giocata mozzafiato. «Il gol, lo voglio dedicare a mia mamma, Giovanna – confessa – eppoi se devo descrivere la gioia più grande in assoluto, allora dico vedere la felicità esplodere negli occhi dei compagni, anche di quelli che magari giocano meno».Il trailer è spettacolare. Ora aspettiamo il film.

Ore 17.40 – Questo il pensiero di Emerson dopo la sconfitta di San Benedetto del Tronto: “Eravamo partiti bene, ma alla distanza loro sono usciti perché sono più in salute. Non c’è niente da dire, solo che brucia questa sconfitta perché questo momento no dura da troppo… Dobbiamo solo pensare a scendere in campo lunedì onorando questa maglia e sudando fino al 95esimo. I gol subìti? Sono viziati da due errori nostri, e poi non siamo riusciti a recuperare. Allenatore in discussione? Allora ci mettiamo in discussione anche noi giocatori, perché è troppo facile prendersela solo col mister o col preparatore atletico! Siamo tutti insieme, quindi alziamo la testa e sudiamo per questa maglia per venirne fuori. I tifosi ci dicono che meritano di più? Hanno ragione, non c’è niente da dire a chi si fa mille chilometri di martedì per venire a vederci! Ma se le cose non girano è perché il gruppo non gira, non solo una persona… Cosa manca a questa squadra? Equilibrio e pazienza, e cattiveria agonistica perché quello serve per dire la nostra in campionato. In questo momento però siamo in difficoltà, inutile nascondersi o pararsi il culo. Noi abbiamo i nomi, ma i nomi non giocano… Se vai in campo e non dai tutto in campo non vai lontano e fai le figuracce con tutte le squadre! C’è qualcuno che non si è ancora calato mentalmente nella categoria? Tutti, non ce n’è uno solo! Dobbiamo dare tutti di più”.

Ore 17.15 – Il presidente Giuseppe Bergamin e il vicepresidente Edoardo Bonetto, presenti al Riviera delle Palme, hanno disertato la sala stampa e sono usciti dallo stadio senza rilasciare dichiarazioni.

Ore 17.00 – Giorgio Zamuner, direttore generale del Padova, è intervenuto nel dopogara di Sambenedettese-Padova per fare il punto della situazione e sulla posizione di Oscar Brevi: “Mettere in discussione la vittoria della Sambenedettese sarebbe riduttivo ed ingeneroso nei loro confronti. Noi eravamo partiti discretamente ma non c’è nulla da recriminare perché siamo stati poco incisivi. Brevi rischia? Non possiamo incolpare solo lui perché anche oggi sono stati commessi errori tecnici banali fatti anche da giocatori esperti… Se sabato eravamo abbastanza contenti oggi non possiamo certo esserlo. Con la proprietà senza dubbio ci troveremo e ci confronteremo, perché indubbiamente non siamo in linea coi programmi iniziali. Sei gol fatti sono pochi, e anche oggi non abbiamo avuto occasioni pericolose. Cosa succede nelle prossime ore? Sicuramente mi confronterò col presidente, è senza dubbio provato e preoccupato com’è normale che sia perché pensavamo di essere in crescita ed invece è il contrario. Io oggi mi aspettavo davvero una prestazione importante, perché anche ieri alla rifinitura abbiamo preparato la gara a dovere…”

Ore 16.45 – Oscar Brevi (allenatore Padova): “Nel primo tempo la gara era sullo stesso binario, ma poi abbiamo iniziato a commettere troppi errori banali, la Samb ha preso coraggio e ci ha puniti meritando alla fine la vittoria perché ha giocato meglio di noi. Nel primo gol eravamo schierati ma non abbiamo difeso bene, poi nella ripresa abbiamo provato a riprenderci ma commettendo il fallo evitabile da rigore ci siamo giocati tutto. Oggi la squadra ha corso, ma non è bastato… La sostituzione di Altinier? Non è un caso, ci mancherebbe anche perché abbiamo tre attaccanti! Solo che a Teramo ha giocato gran parte della gara e oggi in qualche occasione l’ho visto in difficoltà. Io mi sento a rischio? È il nostro lavoro, un allenatore si deve sentire in discussione dal primo giorno ma devo continuare a lavorare con serenità perché abbiamo un’altra partita lunedì…”

Ore 16.30 – Finale al Riviera delle Palme: Sambenedettese – Padova 2-0, reti di Di Massimo al 40′ e di Berardocco al 20′ su calcio di rigore. Brevi a rischio esonero

Ore 14.20 – (Gazzettino, edizione di Venezia) Un contrasto come altri mille in una partitella di fine allenamento, la gamba d’appoggio che scivola ma rimane lì, sotto il peso del compagno-avversario. Questa la banale dinamica che costringerà il Venezia a rinunciare per almeno un altro mese e mezzo a Gianni Fabiano. Lo sfortunato fantasista lagunare, infatti, si è procurato la frattura composta del perone della gamba sinistra, proprio venerdì scorso al Taliercio poco prima di esser inserito ugualmente nella lista dei convocati per il match pareggiato 2-2 al Penzo con la Sambenedettese. «Una vera disdetta, ero rientrato da quattro allenamenti ma ormai ero pronto per tornare almeno in panchina dopo un mese ai box per la lesione alla coscia procuratami a Mantova – si rammarica Fabiano reggendosi alle stampelle -. Purtroppo mi è capitata una frattura fastidiosa, facendo gli scongiuri sembra che non ci vorrà moltissimo tempo, quindi mi sforzo di restare ottimista anche se è la prima volta che mi capitano due infortuni in sequenza senza rimettere piede in campo». Da ieri gli arancioneroverdi di Inzaghi sono al lavoro in vista del match di sabato al Penzo con il Teramo (ore 16.30). Il rientro di Fabiano avrebbe potuto essere un toccasana nella prospettiva di dare più palle-gol alle punte. «Potevo essere un’arma in più per la squadra, tuttavia in questo Venezia ci sono grandi giocatori e i gol arriveranno. Tra Pordenone e Samb è arrivato un solo punto ma non dobbiamo preoccuparci, stiamo facendo un campionato importante e non vedo l’ora di esserci anch’io. Lavorerò duro per tornare più forte di prima». Dal giudice sportivo nessun provvedimento per Venezia e Teramo, mentre nella Sambenedettese sono stati squalificati «per comportamento offensivo verso l’arbitro durante e a fine gara» il dirigente Sandro Federico (fino al 31 ottobre) e l’allenatore dei portieri Giovanni Bianchetti (due giornate con ammenda di 500 euro). Dopodomani a Marghera il presidente Joe Tacopina e i giocatori interverranno alla «Festa del tesseramento» dell’associazione VeneziaUnited (ore 18 al Marciano Pub).

Ore 14.00 – (Corriere del Veneto, edizione di Venezia) «Uno scontro fortuito in allenamento, come capita tante volte. Sono scivolato cadendo insieme al mio compagno, purtroppo la gamba è rimasta sotto. All’inizio non sembrava fosse una cosa grave e invece…». Gianni Fabiano ieri era al campo di allenamento del Taliercio ma con un vistoso tutore a protezione della gamba sinistra: il bollettino medico parla di frattura composta del perone sinistro. Tempo di recupero stimato: circa un mese e mezzo. «Purtroppo venivo da un mese di stop, ero pronto per rientrare ma ci sono momenti in cui le cose girano male», aggiunge il fantasista arancioneroverde che avrebbe dovuto ritornare in campo sabato scorso, dopo essere rimasto fermo un mese per una botta rimediata a Mantova. Invece, proprio nel corso della rifinitura è incappato in questo nuovo infortunio. «Dovrò restare fermo ancora, spero non tantissimo, dipenderà dalla ricomposizione dell’osso. Poi dovrò ritrovare la condizione, non mi resta che rimboccarmi le maniche». La squadra ieri ha ripreso ad allenarsi in vista della sfida casalinga con il Teramo. L’obiettivo è tornare a vincere, dopo il ko con il Pordenone e il pareggio con la Samb. «Non dobbiamo preoccuparci, in fin dei conti abbiamo trovato la capolista e la Samb che sta facendo molto bene. Dobbiamo essere tranquilli – è il pensiero di Fabiano – e lavorare sereni, con la consapevolezza che siamo una squadra forte». Persa la vetta, ora occupata da Gubbio e Pordenone a quota 16, il Venezia si ritrova a -1 con Bassano e Reggiana, ma potrebbe essere scavalcato dalla Samb che oggi recupera il match contro il Padova. Intanto dal giudice sportivo è arrivata l’inibizione fino al 31 ottobre per il ds della Samb, Federico Sandro, per «comportamento offensivo verso l’arbitro al termine della gara». I rossoblù avevano protestato per alcune decisioni arbitrali, in particolare per i rigori assegnati al Venezia.

Ore 13.40 – (La Nuova Venezia) Visita di controllo per Domizzi dopo l’infortunio agli adduttori a Pordenone, oggi sapremo se può riprendere la preparazione senza correre rischi. Da monitorare anche la caviglia destra di Malomo, anora assente Leo Stulac che questa sera chiuderà in Serbia il girone di qualificazione con l’Under 21 della Slovenia e domani dovrebbe ritornare a disposizione di Inzaghi. Aperta la prevendita per la partita di sabato (ore 16.30) al Penzo contro il Teramo, mentre oggi la Sambenedettese recupererà il match casalingo contro il Padova, valido per la prima giornata e rinviato all’indomani del terremoto. In caso di vittoria i marchigiani andrebbero da soli in testa alla classifica del girone B. Si terrà giovedì 13, dalle 18 alle 20, l’annuale “Festa del Tesseramento” organizzata dall’Associazione VeneziaUnited, in collaborazione con il Marciano Pub, aprendo la campagna tesseramento di Venezia United per la stagione 2016-2017. Il presidente Tacopina ha garantito la presenza al Marciano Pub, con una rappresentanza di staff tecnico e giocatori.

Ore 13.30 – (La Nuova Venezia) Arriva al campo d’allenamento “armato” di stampelle, Gianni Fabiano. La sua speranza di rientrare contro la Sambenedettese, magari per una manciata di minuti, è andata in frantumi verso la fine della rifinitura di venerdì pomeriggio. «Era stata una settimana perfetta, quattro allenamenti senza avvertire il minimo problema, nemmeno io pensavo di andare così bene» racconta l’attaccante del Venezia, «già pregustavo di andare in panchina, non potendo avere ancora i 90’ nelle gambe. Poi l’intoppo. Magari dovrò andare a Lourdes per una benedizione o alla Madonna della Salute». Una dinamica semplice, Fabiano prova a dimostrarsi distaccato, ma questo stop gli rode non poco, soprattutto perché è un nuovo contrattempo proprio nel momento in cui era pronto al rientro. «Sono infortuni che capitano per chi fa il mio mestiere. C’è stato un contrasto con un compagno, uno dei tanti che avvengono in allenamento, siamo andati a terra scivolando e la gamba è rimasta sotto. Inizialmente non pensavamo si trattasse di una cosa seria, invece c’è una frattura composta al perone». Gamba destra out, Fabiano ai box per almeno un mese e mezzo. «Ho avuto infortuni in carriera, mai mi era capitato di subirne due in successione. Adesso non mi resta che rimboccarmi le maniche, come ho fatto dopo l’incidente di Mantova, seguire la tabella dello staff medico e iniziare nuovamente a programmare il rientro. Ci vorrà almeno un mese e mezzo, ma alla fine tornerò. Più forte di prima». Quarantacinque giorni che andranno ad aggiungersi al mese abbondante occorso a Fabiano per smaltire la lesione alla coscia rimediata a Mantova nell’impatto con il portiere virgiliano Bonato. «Ci tenevo a rientrare proprio al Penzo» riprende Fabiano, «ora non mi metto una scadenza precisa, devo portare il tutore, vediamo come procede la calcificazione della frattura». Il nuovo contrattempo toglie ancora una pedina preziosa a Inzaghi. «Peccato, potevo essere un’arma in più per il Venezia, ma la rosa è molto ampia, chi giocherà darà sempre un grande contributo. Quando sarò a posto, darò anche io il massimo per centrare l’obiettivo che ci siamo prefissati». Il Venezia però ha raccolto solo un punto nelle due sfide con Pordenone e Sambenedettese. «Non bisogna preoccuparsi, questo è un girone con tante squadre di qualità. I cavalli di razza si vedono nel finale delle corse, sono convinto che questa squadra è un cavallo di razza».

Ore 13.10 – (Corriere del Veneto, edizione di Vicenza) La prima di Pierpaolo Bisoli sulla panchina del Vicenza non ha interrotto il digiuno di gol e di conseguenza di vittorie al Menti. I biancorossi, contro il Cesena, hanno disputato una gara in cui hanno creato sì quattro nitide occasioni da gol, fallite però abbastanza clamorosamente da Galano, Signori e Vita. La squadra romagnola non è rimasta a guardare e a sua volta è andata vicinissima al gol, ma ha trovato sulla sua strada un Benussi in vena di prodezze. «Era necessario dimostrare in campo di voler dare una sterzata e credo che contro il Cesena si sia visto che c’è la massima volontà di reagire ad una situazione difficile — spiega il capitano del Vicenza — siamo riusciti a non subire gol e questo è merito non solo mio ma di tutta la squadra». Un Vicenza che dopo il cambio di allenatore qualcosa di diverso in campo l’ha già mostrato, anche se era prevedibile che in cinque giorni Bisoli non avrebbe potuto stravolgere lo stato delle cose. «Dal punto di vista tattico in settimana il mister ha lavorato su uno schieramento diverso, con l’idea di coprire meglio gli ultimi trenta metri, ma ha cercato anche di modificare il nostro modo di stare in campo, di avere un atteggiamento più propositivo. I primi a sapere che ci sono problemi e c’è tanto da migliorare siamo noi, siamo consapevoli di aver dato meno di quanto potevamo e l’esonero di mister Lerda è stata la conseguenza. Purtroppo ha pagato il tecnico per colpe anche nostre ma adesso abbiamo l’obbligo di uscire da questa situazione». Benussi crede nelle possibilità del Vicenza e ha grande fiducia che a breve le cose miglioreranno. «Nel calcio quando si parte male e si va in difficoltà la miglior medicina è la vittoria, e se finora al Menti non siamo ancora riusciti a prenderci i tre punti significa che non abbiamo dato abbastanza. La strada molti di noi la conoscono già, perché nello scorso campionato a marzo eravamo molto più in difficoltà di adesso e siamo riusciti a risalire la classifica e a centrare una salvezza in cui, fuori dal nostro spogliatoio, credevano in pochi». Ma c’è chi come Petar Zivkov, può essere senza dubbio soddisfatto di come sono andate le cose.« Ho capito solo domenica mattina che avrei giocato anche perché in settimana ho pensato solo ad allenarmi bene — sottolinea il centrocampista — nei primi minuti c’è stata un po’ di emozione, poi ho pensato solo a giocare. Ringrazio il mister che mi ha dato fiducia perché quella contro il Cesena è stata per me la prima partita della stagione». In ritiro infatti, durante il riscaldamento prima del test inaugurale, Zivkov si era infortunato saltandoo tutta la preparazione. «Contro il Cesena mi sentivo bene — dice — ho cercato di essere di aiuto alla squadra e mi dispiace molto che sul mio cross Galano non sia riuscito a segnare. Sarebbe stato bellissimo festeggiare con una vittoria».

Ore 12.50 – (Giornale di Vicenza) Il Vicenza di Pierpaolo Bisoli riparte da zero. Zero, come i gol realizzati dai biancorossi nelle quattro partite casalinghe, che inevitabilmente hanno portato alle zero vittorie finora al Menti: tre pareggi e una sconfitta relegano Benussi e compagni all’ultimo posto nel rendimento casalingo, in compagnia del fanalino di coda Trapani. Il nuovo allenatore avrà ovviamente bisogno di tempo per dare una sterzata decisa, e in effetti in questa prima partita della sua gestione le statistiche inquadrano una prestazione sostanzialmente in linea con molte delle precedenti: è cambiato il modulo, sono cambiati alcuni interpreti, ma il Vicenza riveduto e corretto che ha giocato contro il Cesena, esattamente come accadeva prima, non è riuscito a dare efficacia al suo gioco offensivo. LA CHIAVE. Il dato dei tiri nello specchio della porta è sufficiente per sintetizzare dove risieda in questo momento il principale problema della squadra biancorossa: solo una conclusione centrata, su appena 6 tentate, mentre il Cesena è arrivato al tiro ben 20 volte, anche se peccando di precisione (6 conclusioni nello specchio). Non stupisce, allora, che l’indice sintetico di pericolosità, in una scala da 1 a 100, veda il Vicenza sempre fermo ad un modesto 25,9, meno della metà degli avversari (52,9). Eppure il possesso palla è stato quasi equamente suddiviso (leggera supremazia degli ospiti, 52% contro 48%), e anzi i biancorossi hanno presidiato la metà campo d’attacco più a lungo dei bianconeri (11 minuti e 12 secondi a fronte di 9 minuti e 34 secondi): ancora una volta, dunque, questo tempo è stato impiegato in un possesso palla sterile, fatto più di passaggi orizzontali che di verticalizzazioni, come certifica anche il confronto dei calci d’angolo che vede il Vicenza fermo ad un solo corner, mentre il Cesena ne ha collezionati 8.IN EVIDENZA. Da che cosa può ripartire, allora, Pierpaolo Bisoli? Sicuramente dalle sicurezze garantite da un portiere come Benussi, che su 6 tiri tra i pali scoccati dal Cesena è riuscito a neutralizzarne almeno 3 con interventi particolarmente difficili. Tra le note confortanti c’è anche la prestazione di Raffaele Pucino, che magari non è stato in grande giornata quando è arrivato a crossare verso gli attaccanti, ma di certo ha fatto a pieno il suo in fase difensiva: il terzino campano, che in altre partite aveva sofferto parecchio, stavolta si è segnalato tra i più efficaci arrivando ai vertici sia della classifica dei “rubapalloni” (27 palle recuperate, lo stesso dato raggiunto dal compagno Esposito e dai difensori cesenati Perticone e Ligi), sia nella classifica dei più precisi nei passaggi riusciti (52, migliore dei biancorossi, superato solo da Balzano dei bianconeri romagnoli con 68). Rimane poi più di un rammarico per le ghiotte occasioni sprecate da Galano: è stato il biancorosso più presente al tiro (3 conclusioni), ma 2 di queste andavano assolutamente concretizzate in gol, anziché spedite abbondantemente fuori dallo specchio (la palla recuperata in area sull’errore iniziale di Renzetti, e il colpo di testa sottorete sull’ottimo cross di Zivkov). Per vincere, a Pisa, bisognerà provarci più spesso, ma anche con più precisione.

Ore 12.40 – (Giornale di Vicenza) «Stefan va a cambiarte che ghe se bisogno de ti». Questa la frase che il grande ex bomber biancorosso, Stefan Schwoch, domenica si è sentito ripetere prima, durante e dopo la partita dai tifosi. D’altra parte per lui parlano i 260 gol segnati in carriera, una carriera che lo ha visto vestire la maglia del Vicenza dal 2001 al giugno 2008 quando a 38 anni, a Lecce, disputò la sua ultima partita. Ora Schwoch è uscito dal mondo calcio e fa il promotore finanziario ma abita ancora a Vicenza e il richiamo dei colori biancorossi è sempre forte. Avere un suo parere sulla prestazione della squadra allenata da Bisoli è importante e come la pensa è chiaro fin dal primo commento che ci dice subito dopo il fischio finale dell’arbitro: «Bravissimo Benussi, un grande». Poi l’ex bomber spiega che è la prima gara che vede del Vicenza quest’anno e che dunque può giudicare solo i 90′ appena seguiti. «E’ evidente che la squadra non è tranquilla, ma d’altra parte come fai ad esserlo quando sei ultimo? E se ci sei vuol dire che dei problemi li hai». Stefan Schwoch, che di calcio ne capisce assai, lega la difficile posizione in classifica con i valori della squadra. «La riposta del campo alla fine è quella che vale e se ti trovi così in basso significa che di qualità in rosa non ce ne è tantissima». Quindi basandosi sulla sua lunga esperienza vede così il cambio dell’allenatore. «Intanto non è mai colpa solo del tecnico, lo sanno tutti che parte della responsabilità va divisa pure tra giocatori e società, poi a volte cambi sperando di dare una svolta e ci sta». Schwoch conosce il nuovo tecnico Bisoli e commenta:«E’ bravo, si basa molto sull’aspetto emotivo della gara, vuole intensità, infonde cattiveria, insomma per capirci ricorda molto Iachini». Lui che il gol l’aveva nel Dna mette il dito nella piaga. «E’ evidente che davanti si fa fatica a concludere, se crei azioni ma poi non arrivi mai a calciare in porta è dura, soprattutto se giochi in casa davanti al tuo pubblico». Trova però un lato positivo l’attaccante.«Invece bene essere riusciti a non soffrire troppo dietro anche se bisogna fare un altare a Benussi per quell’ultima parata”. E come non chiedere ad un bomber se è peggio prendere tanti gol o non riuscire a segnarli? Decisa la sua risposta. ” Non ho dubbi: è peggio prendere tanti gol, quando ho vinto i campionati è sempre successo perchè la squadra subiva poco, poi io credo che quando verranno recuperati giocatori come Giacomelli, Raicevic , ma anche D’Elia che ha un peso non da poco con la spinta che riesce a dare sulla fascia, nel suo ruolo è uno dei migliori». Il Vicenza ha iniziato male ed ora, anche se il campionato è ancora lungo, deve già rincorrere. «Ma la classifica è cortissima dunque la si può sistemare in fretta».

Ore 12.20 – (Gazzettino) Comincia male la settimana del Cittadella, con Manuel Pascali costretto ai box per una quarantina di giorni. Il difensore granata si è infortunato negli ultimi minuti della gara con il Frosinone. Inizialmente non sembrava niente di grave, come lo stesso giocatore immaginava: «Ho sentito un leggero fastidio nel finale di partita, ma non ci ho nemmeno fatto caso più di tanto perché non provavo particolare dolore». Invece l’ecografia alla quale si è sottoposto ieri Pascali ha restituito un esito impietoso: stiramento al retto femorale della gamba destra. Tradotto in cifre, quaranta giorni lontano dai campi di gioco. Una seccatura non di poco conto per Venturato, che perde uno dei “pilastri” del suo Cittadella. Pascali cerca di minimizzare l’accaduto: «Dai, è meno grave dell’infortunio patito nello scorso campionato (flessori della coscia destra, 43 giorni di assenza, ndr) e io cerco di essere sempre positivo. Me ne starò un po’ fermo a ricaricare le pile, lascio comunque il Cittadella in buone mani». Il difensore però è uno che non vorrebbe mai saltare nemmeno un’amichevole. «Sono sincero, mi scoccia stare fermo, guardare gli altri in campo giocare e lottare senza poter offrire il mio contributo, ma ricordo che in Lega Pro l’infortunio mi ha portato bene, perché abbiamo vinto il campionato: magari è un segno del destino…». Il difensore ci tiene comunque a tranquillizzare i tifosi: «Sto bene, non vi preoccupate. Non è niente di particolarmente grave, quando mi incrociate per strada non chiedetemi sempre come va». Mentre il giocatore sta già contando i giorni per tornare nuovamente in campo, il dottore Ilario Candido è più cauto: «Il retto femorale richiede pazienza, non bisogna assolutamente prendere sotto gamba questo genere di infortuni». Il medico sociale conferma i tempi di recupero: «Solitamente si supera il mese prima di rivedere il giocatore in gara, ma vedremo l’evolversi della situazione: tra una quindicina di giorni un esame di controllo farà luce sui reali tempi di recupero». Oggi Pascali comincerà già le terapie al centro “Fisio & Sport Polimedica” di Cittadella. VENTURATO ALLA DS. Il tecnico del Cittadella domenica sera è stato ospite della “Domenica Sportiva” di Rai2. Alla domanda su chi lo definisce il “nuovo Sarri”, Venturato ha risposto: «La voglia di diventare come lui c’è, sono fiero della mia lunga gavetta che ho fatto in questi anni».

Ore 12.00 – (Mattino di Padova) L’aria serena, anche perché i risultati del pomeriggio avevano contribuito a riportare il buonumore. Abito blu, meno casual della camicia in jeans con cui assiste alle partite a bordo campo, qualche difficoltà a trattenere il sorriso quando Marco Tardelli e Ivan Zazzaroni, seduti al suo fianco, si accapigliavano sui voti da assegnare in pagella a Immobile e soci, perché l’Italia aveva appena strappato un soffertissimo 3-2 in Macedonia. Eccolo lì, Roberto Venturato, di nuovo sotto i riflettori delle telecamere nazionali. L’ultima puntata della Domenica Sportiva è stata tutta dedicata agli azzurri del suo quasi omonimo Ventura e alla Serie B, e chi meglio del tecnico del Cittadella capoclassifica poteva parlare del campionato cadetto? Non per niente Alessandro Antinelli, che ha condotto il programma assieme a Giorgia Cardinaletti, l’ha presentato in studio come «l’uomo del momento». Si parla delle qualificazioni ai Mondiali e lui argomenta: «L’Italia sta affrontando un ricambio generazionale importante, per cui ci sta che anche in partite ufficiali si punti sui giovani». Poi un parere sull’allontanamento di Pellé dal ritiro azzurro, per non aver stretto la mano al ct al momento della sostituzione contro la Spagna: «In ogni gruppo ci sono delle regole e vanno rispettate. Se Pellé le ha violate, è giusto che sia stato escluso». Quindi la finestra sulla Serie B. Venturato, se le diciamo che è il nuovo Sarri, cosa risponde? «Che c’è ancora molta strada da fare per pensare di essere il nuovo Sarri, però sicuramente la voglia di provarci e di fare qualcosa d’importante c’è. Ho svolto una lunga gavetta in questi anni prima di approdare al Cittadella, tra Pizzighettone e Cremonese». Con la guida del Napoli c’è un altro punto in comune, oltre al modo di intendere il calcio: Sarri prima di allenare lavorava in banca. Se arriva in Serie A non farà più il consulente finanziario? «È una professione nata da una necessità puramente economica», risponde Venturato, che non parla mai volentieri dell’attività che continua a svolgere a Cremona, con sempre meno tempo a disposizione. «Quando ho smesso di giocare non potevo mantenermi con quello che avevo guadagnato. Mi sono dovuto ingegnare. La passione per il calcio, tuttavia, è sempre rimasta. Ho iniziato il mio percorso da tecnico allenando i bambini del Pizzighettone, poi sono arrivato alla prima squadra, vincendo, e da lì tutto è andato avanti». Quali sono gli obiettivi del Cittadella? «Vogliamo giocarci le nostre possibilità in un campionato difficile e molto lungo, nel quale tante squadre hanno più mezzi per conquistare la Serie A. Noi comunque adesso non pensiamo alla promozione, ma solo a fare bene di partita in partita». Qual è il segreto della sua squadra? «La realtà Cittadella è un manifesto bellissimo per tutto il calcio italiano: ha la stessa proprietà da oltre 40 anni, nata dal sogno di un imprenditore, Angelo Gabrielli. Quando è mancato, i figli hanno seguito il suo esempio, con serietà e capacità. Negli ultimi 15 anni la gestisce Stefano Marchetti, un uomo di calcio con il quale il Cittadella è diventato una società modello». Avete una rosa con tanti italiani, in controtendenza. «E’ una scelta, ma senza preclusioni: l’anno scorso in Lega Pro abbiamo avuto Bobb e Jallow, oggi abbiamo con noi l’ivoriano Kouamé, che è giovane e ha qualità. Però è vero che avere tanti italiani ci permette di costruire meglio l’identità del gruppo e di avere una coesione maggiore». Qual è la favorita per la vittoria del campionato? «Senza dubbio l’Hellas Verona, è la squadra da battere».

Ore 11.50 – (Mattino di Padova) Cattive notizie per Manuel Pascali che, dopo aver accusato un fastidio muscolare negli ultimi minuti della gara contro il Frosinone, ha effettuato ieri pomeriggio degli accertamenti medici. Per il centrale granata l’ecografia ha evidenziato uno stiramento al retto femorale della gamba destra: oggi inizierà un trattamento di recupero al Centro Fisio&Sport Polimedica di Cittadella, ma si parla di almeno un mese di stop. Per il resto, lavorano sempre a parte Caccin e Fasolo. La ripresa degli allenamenti è stata aperta da una seduta video: al centro l’analisi dei gol incassati nel match con il Frosinone. Iori & C. si alleneranno ogni pomeriggio sino a giovedì, mentre venerdì la seduta di rifinitura si svolgerà al mattino, prima di partire per la trasferta di Perugia: la gara al Curi è in programma sabato alle 15. I TIFOSI. All’Hotel Cristallo di Borgovirgilio (Mantova) si è svolto il convegno della Federazione Nazionale Sostenitori Squadre Calcio sul tema “La cultura del tifo”: il Cittadella era presente con quattro rappresentanti del Centro di Coordinamento Club Granata (il segretario Rino Piotto e i soci Francesco Rebellato, Lorenza e Gianni Corrizzato): nel dibattito le critiche alla tessera del tifoso e l’obsolescenza degli stadi italiani.

Ore 11.30 – (Corriere del Veneto) Sei gol al passivo in due partite casalinghe. Solo un caso? Forse no, perché il Cittadella costruito in estate da Stefano Marchetti non poteva non avere nemmeno un punto debole. Con il passare delle settimane e nonostante un primo posto in classifica straordinario, il pacchetto arretrato granata è quello che palesa le lacune maggiori, soprattutto al cospetto degli attacchi migliori in categoria. Tre gol del Brescia, tre del Frosinone e sarebbero potuti essere ben di più, perché Roberto Venturato non ha mai rinunciato a giocarsi la partita, neppure quando era sotto di due reti e le percentuali di rimonta ridotte al lumicino. Eppure, anche in una serata così complicata, i motivi per sorridere ci sono. Ad esempio per la prestazione di Ivan Pedrelli, il migliore dei quattro davanti ad Alfonso, autore di un assist per il gol firmato da Litteri. Le cattive notizie arrivano invece dall’infermeria: stiramento al retto femorale per Manuel Pascali e venti giorni di stop. «Ho saputo di giocare all’ultimo momento – spiega Pedrelli – Salvi è corso dalla moglie che stava partorendo ed è toccato a me. La partita, è stata complicata perché il Frosinone ha dimostrato di essere una delle migliori squadre della categoria. Ma abbiamo sfiorato due volte il pareggio e se fosse finita 3-3 nessuno avrebbe potuto sollevare obiezioni. Nelle prime partite abbiamo saputo tenere in mano il pallino del gioco, sabato non è successo sempre. Un conto è giocare nella loro metà campo e un altro nella nostra, ci sono anche gli avversari e bisogna tenerne conto. I gol che abbiamo preso non dovevamo prenderli, erano tutti assolutamente evitabili». Elogi a Pedrelli arrivano anche da Roberto Venturato: «Ivan ha fatto una buona partita – spiega l’allenatore granata – ma il concetto che torno a ripetere è quello di gruppo. Il campionato è lunghissimo e ogni giocatore della rosa avrà la sua opportunità».

Ore 11.10 – Probabile formazione Padova (Gazzettino): Bindi; Russo, Emerson, Cappelletti; Madonna, Mandorlini, Filipe, Dettori, Favalli; Alfageme, Altinier.

Ore 11.00 – (Gazzettino) Si apre un ciclo di partite con avversari più tosti rispetto a quelli affrontati finora. «Il nostro organico a pieno regime non ha da temere nulla, ce la giochiamo ad armi pari con chiunque, poi gli episodi fanno la differenza. Finora il Padova non ha mai lavorato a pieno regime, sono convinto che appena saremo tutti si comincerà a vedere il valore della squadra». Dopo Teramo siete rimasti in ritiro a Castel di Lama: stare insieme vi ha aiutato nel preparare questa gara? «Ci ha dato una mano perché i ragazzi riposano meglio, ma questo è un gruppo già affiatato. Sta lavorando a testa bassa perché è un po’ in ritardo, però è conscio di poter risalire la classifica». Qualche cambio nella formazione? «Presumo di sì, ma Brevi deciderà all’ultimo. Chi ha giocato sabato non sarà magari brillante al cento per cento, però non abbiamo problemi particolari. Vedendo gli ultimi allenamenti i ragazzi sono vivi e pimpanti».

Ore 10.50 – (Gazzettino) Al fianco della squadra è presente come sempre anche il diggì Giorgio Zamuner: «Affrontiamo una formazione in forma e che gioca in casa. Dovremo essere bravi a ribattere colpo su colpo. Ciò che conta è che il Padova faccia la prestazione, poi credo che possa avere i valori per mettere in difficoltà l’avversario. È un test importante, ce lo giochiamo a testa alta con voglia e determinazione». Che tipo di partita sarà? «La Samb ha corsa, qualità, entusiasmo ed è molto brava nell’aggredire gli spazi. Una gara difficile, nella quale mi aspetto che il Padova ripeta la prestazione con il Teramo: abbiamo tenuto bene il campo creando i presupposti per il vantaggio, è mancato solo il gol». Vincendo sareste a tre punti dalla vetta. «La classifica è molto corta, a conferma che c’è equilibrio. Un risultato pieno ci proietterebbe nel gruppone, anche se il campionato è talmente lungo che c’è tempo e spazio per recuperare. A me preme che il Padova continui a dare segnali di crescita».

Ore 10.40 – (Gazzettino) È di nuovo campionato oggi per il Padova, chiamato a dimostrare di che pasta è fatto nella trasferta con la Sambenedettese, gara rinviata alla prima giornata a causa del terremoto. Sulla strada dei biancoscudati una delle squadre più in forma del momento tanto che potrebbe volare in testa alla classifica se dovesse fare bottino pieno. Dal canto sua la truppa di Brevi (che torna in panchina dopo la squalifica) non può certo fallire prestazione e risultato, per non finire ancora di più nell’occhio della critica. Finora Altinier e compagni si sono misurati solo con una compagine d’alta quota (Gubbio) conquistando l’intera posta. E l’auspicio è che la storia si possa ripetere, anche perché vorrebbe dire portarsi a tre lunghezze dalla vetta.
L’allenatore biancoscudato sottolinea: «Con il Teramo ho visto un Padova propositivo che ha creato alcune ottime palle gol, soprattutto nel primo tempo. Peccato non essere riusciti a concretizzarle, sarebbe stato importante per la squadra e un giusto ringraziamento per i tifosi che ci hanno seguito. Ci aspetta una partita tosta con un avversario che ha messo sotto il Venezia. Vedremo quante energie siamo riusciti a recuperare, comunque mi attendo una prova di carattere».

Ore 10.30 – (Gazzettino) Battendo oggi il Padova la Sambenedettese balzerebbe in vetta solitaria alla classifica. Basta questo elemento per comprendere le insidie dell’impegno che attende i biancoscudati, di fronte a un avversario ancora avvelenato per alcune decisioni arbitrali che hanno condizionato l’esito della gara pareggiata per 2-2 a Venezia dopo l’iniziale doppio vantaggio. Al tempo stesso, però, i marchigiani potrebbero pagare le tante energie mentali consumate sabato al “Penzo”, mentre a livello fisico, con il recupero dei difensori Di Pasquale (squalificato Radi) e dei centrocampisti Lulli e Ntow, il tecnico Ottavio Palladini sicuramente ha la possibilità di mettere in campo forze fresche. Niente da fare per il portiere Frison, possibili cambi nel terzetto offensivo con Di Massimo e Fioretti che scalpitano. PRECEDENTI. In otto sfide disputate allo stadio Riviera della Palme – cinque in serie B e le ultime in C1 – il Padova non ha mai vinto. Dopo un ko per 2-1 al primo appuntamento nel 1962, sono seguiti quattro pareggi negli anni Ottanta, mentre gli scontri diretti più recenti non sono proprio di buon auspicio: vittoria di rimonta per 3-1 dei marchigiani dopo l’iniziale gol di Bedin nel 2005, simile verdetto (2-1) nella stagione successiva e cattivi ricordi pure nell’ultimo precedente che risale al torneo 2008-09, poi terminato con la promozione in B (1-0 per la Samb con gol di Cigan a cinque minuti dalla fine). TIFOSI. Reduci dalla lunga trasferta a Teramo, per un totale di 900 chilometri, i ragazzi della Fattori oggi ripeteranno gran parte del tragitto di sabato, raggiungendo San Benedetto con mezzi propri.

Ore 10.10 – Probabile formazione Padova (Mattino di Padova): Bindi; Sbraga, Emerson, Cappelletti; Madonna, Mandorlini, Filipe, Dettori, Favalli; Altinier, Germinale.

Ore 10.00 – (Mattino di Padova) La formazione del Padova è una vera incognita: per due giorni, dopo la sfida di Teramo, la squadra si è allenata in provincia di Ascoli, lontano da tutto e da tutti. A tre giorni dall’ultima gara, Brevi potrebbe cambiare un paio di pedine, ma mantenere comunque l’ossatura della squadra: Germinale insidia Alfageme in attacco, mentre Sbraga potrebbe avere una chance da titolare al posto di Russo. «Non ci sono acciacchi particolari, quindi direi che sono tutti a disposizione, e starà al mister decidere chi sta meglio. Questo test ci farà capire di che pasta siamo fatti: la nostra difesa, dopo la partita di Fano, si è assestata bene e per tutto il reparto sarà un banco di prova importante, visto che davanti avremo una Samb che segna con una continuità impressionante. E ci auguriamo di rivedere i gol degli attaccanti, sfruttando al meglio le occasioni che ci capiteranno».

Ore 09.50 – (Mattino di Padova) L’impegno è di quelli davvero difficili, tanto più visto che il “Riviera delle Palme” è uno dei pochi stadi del girone in cui il Padova non ha mai vinto nella sua storia: persino la squadra di Sabatini, che nel 2008 venne poi promossa in B dopo i playoff, ne uscì sconfitta, con la Samb che era addirittura ultima in classifica. C’è grande attesa, e alla vigilia della sfida il tecnico Brevi, che torna in panchina dopo aver scontato il turno di squalifica, ha preferito dribblare i taccuini per preparare al meglio la partita. «Il tecnico sta cercando di studiare meglio possibile la Samb con tempi molto ristretti, e solo per questo ha preferito concentrarsi sulla preparazione della partita», la spiegazione del dg Giorgio Zamuner. «Nonostante tutte le difficoltà che abbiamo patito, abbiamo la possibilità di ricucire sulle prime della classe, ma credo però che sia primario dare continuità alla prestazione di Teramo, in cui abbiamo dato segnali di crescita. Incontriamo una Samb all’apice della condizione fisica, mentale e di entusiasmo: sarà una partita tosta sotto tanti punti di vista, ma credo che il Padova possa avere le armi per poter contrastare una formazione che col passare delle settimane si è dimostrata una realtà che dirà la sua in questo campionato. Ci daranno filo da torcere, e noi dovremo ribattere colpo su colpo. Se vogliamo fare un campionato da protagonisti dobbiamo cominciare a superare ostacoli come questo».

Ore 09.40 – (Mattino di Padova) Il tempo degli “esperimenti” è finito. Tra virgolette, perché questo non significa che, sino ad ora, il Padova non abbia fatto sul serio. Di certo c’è, però, che dopo aver affrontato – con risultati assolutamente altalenanti – ben sei delle dieci squadre che la seguono in classifica, da oggi comincia il lungo tour de force che, a partire da San Benedetto del Tronto, da qui a dicembre porterà la squadra di Brevi ad affrontare tutte le “big” del girone B. Alle 14.30 si recupera, al “Riviera delle Palme”, la gara rinviata alla prima giornata per le conseguenze del terribile terremoto che ha sconquassato il Centro Italia. E rispetto a come si sarebbe giocato allora, calcisticamente parlando, il clima è esattamente opposto: la neopromossa Samb nelle ultime due giornate ha fermato sul 2-2 Parma e Venezia, va in gol dalla bellezza di 54 partite consecutive, e con una vittoria salirebbe in solitaria in testa alla classifica. Mentre il Padova, che pure dopo lo 0-0 di Teramo si ritrova con la miglior difesa del girone, naviga ancora in quel limbo che intercorre tra un campionato di vertice e un’anonima stagione a metà classifica: vincendo a San Benedetto, i biancoscudati salirebbero nel “gruppone” di testa, a due soli punti dalla Reggiana che lunedì prossimo arriverà all’Euganeo, mentre diversamente ripiomberebbero negli interrogativi di una squadra che, tra la cronica mancanza di gol e un gioco che a Teramo si è rivisto solo in parte, deve ancora trovare la sua vera identità.

Ore 09.30 – (Mattino di Padova) Sorpresa ieri sera nel posticipo del girone B: la Feralpisalò ha espugnato il “Tardini” di Parma per 2-1 (reti di Gambaretti, Scavone e Gerardi): i lombardi salgono in testa alla classifica insieme a Pordenone e Gubbio a quota 16, mentre il Parma resta a 12. Saranno poco meno di un centinaio, secondo le previsioni, i tifosi biancoscudati che, tre giorni dopo la “sfacchinata” di Teramo, oggi si rimetteranno in viaggio lungo l’Adriatico per essere presenti allo stadio “Riviera delle Palme” e spingere i biancoscudati all’impresa. In casa Samb il tecnico Palladini deve fare i conti con due assenze importanti: non ci sono lo squalificato Radi e il portiere Frison, alle prese con una lombosciatalgia, i quali erano nella medesima situazione anche alla prima di campionato (squalificato il primo, infortunato il secondo) poi rinviata. Dall’abituale 4-3-3 il tecnico dei marchigiani dovrebbe passare al 4-4-2: in panchina l’acciaccato Mancuso e pure Berardocco, mentre Di Pasquale torna titolare dopo tre gare ai box per infortunio. Alle 18.30, poi, si recupera Albinoleffe-Maceratese.

Ore 09.10 – Probabile formazione Padova (Corriere del Veneto): Bindi; Cappelletti, Emerson, Russo; Madonna, Mandorlini, Filipe, Dettori, Favalli; Alfageme, Altinier.

Ore 09.00 – (Corriere del Veneto) Sabato a Teramo qualche progresso sotto il profilo del gioco c’è stato, ma in tutta evidenza il 5-3-2 proposto, con due esterni come Madonna e Favalli spessissimo dietro la linea del pallone diventa difficile assistere adeguatamente gli attaccanti. Oggi qualcosa potrebbe cambiare, ma se ci saranno variazioni, si tratterà di piccoli aggiustamenti, non certo di turnover selvaggio. In difesa Sbraga scalpita per una maglia, ma Cappelletti, Emerson e Russo stanno dimostrando una buona intesa e un buon rendimento individuale, oltre che di reparto. A centrocampo l’incognita è Filipe: reggerà la seconda partita da titolare in 72 ore scarse? L’idea di Brevi sarebbe quella di spremerlo per una sessantina di minuti e poi di farlo riposare. Mazzocco insidia Mandorlini e Tentardini spera in una chance sulla sinistra. Davanti Altinier e Alfageme dovrebbero essere confermati, ma c’è pure la possibilità di una staffetta fra il centravanti mantovano e Germinale. «Affrontiamo una squadra che ha qualità importanti — chiosa l’allenatore della Sambenedettese, Ottavio Palladini — e singoli come Emerson, Dettori, Alfageme e Altinier. Vincendo andremo primi in classifica, ma il Padova non lo scopro certo io: non è partito bene e i pronostici erano diversi ma è una squadra forte». La Samb è partita fortissimo e sabato scorso, sul terreno del Penzo, è andata a un capello dal portare via l’intera posta in palio contro il Venezia. Vincere sarebbe una svolta, davvero.

Ore 08.50 – (Corriere del Veneto) Lo si era già detto nel pre-Maceratese che era in arrivo la partita della svolta. Poi lo si è ripetuto anche prima di Padova-Mantova e, in entrambi i casi, sono arrivate due cocenti delusioni. Oggi a San Benedetto del Tronto ci risiamo. Può sembrare stucchevole parlare per la terza volta di possibile «partita della svolta», eppure nei fatti il recupero della prima di campionato rinviata lo scorso 27 agosto per via del terremoto che colpì alto Lazio, Marche e Umbria rappresenta un’occasione più unica che rara per Oscar Brevi. Vincendo oggi (fischio d’inizio alle 14.30) il contestatissimo successore di Giuseppe Pillon sulla panchina biancoscudata otterrebbe tre risultati in uno. Farebbe un balzo in avanti poderoso in classifica arrivando ad appena tre punti dalla vetta; scaccerebbe fantasmi e nubi nere che si addensano sulla sua panchina presentandosi lunedì prossimo nel posticipo contro la Reggiana con il vento in poppa; darebbe una scossa positiva all’ambiente dimostrando con i fatti che la pazienza della società non è stata mal riposta. Con i pareggi, per giunta senza gol, non si va lontano e questo lo sa bene anche Brevi, che non a caso precisa: «Contro il Teramo ho visto un Padova propositivo che ha creato alcune ottime palle gol soprattutto nel primo tempo. Peccato non essere riusciti a concretizzarle, sarebbe stato importante per la squadra e un giusto ringraziamento a quei tifosi che ci hanno seguito fino a Teramo. Oggi ci aspetta una partita tosta contro una squadra che sabato ha messo sotto il Venezia. Vedremo quante energie siamo riusciti a recuperare in queste quarantott’ore, ma comunque mi aspetto una prova di carattere».




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