Teramo-Padova, l’analisi del “Mattino di Padova”

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Un altro pareggio contro una squadra di medio-bassa classifica. Dopo l’Albinoleffe, la Maceratese e il Mantova (e in mezzo la sconfitta pesante con il Fano), il Padova non riesce a domare il Teramo, peraltro in serie utile da quando ha cambiato allenatore (via Zauli dopo la terza giornata, al suo posto Federico Nofri, che ha raccolto 6 punti in 4 partite), ma mantiene almeno la posizione in graduatoria, quel decimo posto che vale i playoff. In questo momento bisogna accontentarsi, anche se è evidente che dalla squadra di Brevi (ieri costretto a seguire la sfida dall’ultimo gradino della tribuna laterale ovest perché squalificato, con Andrea Bergamo in panchina) ci si attende molto di più. Una gara non facile, contro un avversario scorbutico, in cui alle note positive registrate sul piano del gioco fanno da contraltare i rilievi negativi sull’attacco, il cui lungo digiuno purtroppo perdura. A Gubbio aveva segnato Cappelletti, un difensore, su palla inattiva, mentre con Mantova e Teramo sono mancate le punte sotto porta. Ciò spiega la distanza dal podio, anche se la distanza non è ancora insormontabile. Meglio con Filipe. La formazione è la solita, con la novità (ampiamente annunciata) del regista brasiliano in mezzo al campo.

Nel Teramo si ferma Jefferson durante il riscaldamento, bloccato da un guaio muscolare al flessore, e sostituito da Croce. Con Filipe si vede indubbiamente qualcosa di meglio – ma ci voleva poco… – rispetto alla scialba prestazione con il Mantova, e la supremazia territoriale è dei biancoscudati sin dai primi minuti. Se non altro, le aperture sulle fasce non sono un optional, ma una costante della manovra. Gli schemi sono elaborati, tuttavia, quando si tratta di affondare il colpo, al Padova mancano la lucidità e la freddezza per fare la differenza. Così è per Favalli, che di sinistro clamorosamente non centra il bersaglio, su una palla deliziosa crossata da Madonna e sfiorata da Alfageme (8’). E quando, come nel caso del lancio di Dettori, la difesa abruzzese viene presa d’infilata da Altinier, proiettato verso il bersaglio, ci pensa Rossi, con un’uscita a valanga sul centravanti, a rimediare (22’). È sempre il bomber mantovano ad avere sui piedi le opportunità più ghiotte, ma una volta Rossi (parata in due tempi su conclusione di sinistro dal limite, 27’), un’altra Ilari (deviazione sul fondo in scivolata, a fil di palo, 31’) sono bravi a rimediare. Alfageme, che occasione! In un fazzoletto di secondi, fra il 35’ e il 36’, il match potrebbe girare a favore di entrambe le contendenti.

Sansovini di testa chiama agli straordinari Bindi, e dalla successiva mischia in area di rigore padovana scatta la ripartenza di Alfageme, che si invola verso la porta avversaria, inseguito da due difensori, ma in uscita ancora una volta Rossi è bravo a sradicargli la sfera dai piedi e ad evitare il gol. Poteva essere la giocata vincente. Nel finale di tempo c’è spazio per un’incursione di Favalli, che Altinier non è in grado di sfruttare (42’), e per un diagonale pericoloso, da sinistra a destra, di Bulevardi che si perde sul fondo di poco (43’). Gol annullato. La ripresa è decisamente inferiore ai primi 45’, e al Padova viene negato l’1-0 per una posizione di presunto fuorigioco di Alfageme, che spinge in rete da due passi un assist aereo di Russo, dopo angolo di Emerson (8’). Poi esce Filipe, in debito di ossigeno, e il gioco padovano ne risente, perché palle-gol non se ne creano più. Il resto lo fa, invece, Bindi, alzando oltre la traversa un tiro a giro di Croce (15’) e allungandosi bene per neutralizzare una “botta” da lontano di Scipioni (20’). Martedì c’è il recupero sul campo della Sambenedettese, che non è affatto una meteora ma una splendida realtà del campionato. Bisogna vender cara la pelle e tornare a casa con un risultato positivo. I brodini fanno bene, ora servono i ricostituenti forti.

(Fonte: Mattino di Padova, Stefano Edel)




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