Live 24! Teramo-Padova, -4: doppia seduta e serata per Amatrice alle Staffe

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Ore 20.30 – (Gazzetta di Mantova) Tanti fastidi e acciacchi di lieve o medio conto producono, messi insieme, un grosso guaio a Luca Prina, impegnato a preparare l’insidiosa trasferta di sabato a Macerata (16.30). L’elenco sfornato dall’infermeria è impressionante. Fuori causa è senz’altro Siniscalchi per una lesione al muscolo di una coscia riportato nella gara di tre settimane fa col Pordenone; problemi analoghi, ma fortunatamente meno gravi, lasciano a bordo campo Marchi e Di Santantonio, che nella migliore delle ipotesi rientreranno in gruppo nella seduta di domani. Stessa tempistica per Regoli, afflitto da dolori alla schiena, anch’egli ieri fermo ai box, al pari di Ruopolo, che resta indisponibile per un’altra decina di giorni. Caridi ha svolto solo la prima parte dell’allenamento, con il tecnico biancorosso che si augura di averlo a disposizione sabato almeno per uno scorcio di gara, mentre Skolnik non ha forzato e conta di mettersi al pari dei compagni arruolabili già da oggi. Infine Salifu, reduce dal trauma cranico subìto all’Euganeo, ha lavorato in piscina e solo stamani (un solo allenamento alle ore 11) tornerà a calcare l’erba del Centrale Te. A fronte di tutto ciò, Prina richiama come più che mai attuale quello slogan coniato a luglio per sintetizzare che tipo di stagione avrebbe atteso la sua squadra: «Lacrime e sudore, è ancora il caso di sottolinearlo. Ma ci siamo abituati, tutto ciò che i ragazzi ottengono è frutto di enormi sacrifici. A causa delle nostre lacune e delle assenze che costantemente ci penalizzano siamo consci di dover lavorare meglio e più degli altri, per ottenere risultati. Non lo nascondo, la fortuna sin qui non ci ha aiutato. Ho rivisto la partita di Padova e ribadisco che abbiamo tenuto bene il campo, patendo un po’ soltanto nel finale di gara a causa dell’impossibilità di operare dalla panchina scelte funzionali alle necessità del momento». Il bicchiere è comunque mezzo pieno: «Sapevo che sarebbe stato un inizio tosto, con le 7 presunte favorite al successo finale da affrontare nelle prime 11 giornate. La trasferta di Macerata? Vincere sarebbe un bel colpo per la classifica e per la nostra autostima». E della situazione societaria si cura il giusto: «I giornali li leggiamo tutti ma ad oggi dalla proprietà non è stato fatto mancare niente, a me o ai giocatori. Credo che alla fine prevarrà il buon senso, in una piazza che sa coinvolgere trasmettendo grande passione».

Ore 20.20 – (Gazzetta di Mantova) Il Mantova ha tempo fino a lunedì per presentare in Lega la documentazione relativa alla cessione del pacchetto di maggioranza alla Costruzioni Generali Zoldan Srl: in caso contrario la “pratica” sarà girata alla Procura federale e da lì si innescherà un processo di cui è difficile immaginare l’esito. E che potrebbe costare all’Acm, a norma di regolamento, la mancata iscrizione al prossimo campionato. Ieri è infatti arrivata in Viale Te una seconda comunicazione della Lega Pro, in pratica un sollecito. «Rispetto al documento precedente – spiega il dg Matteo Togni – la novità è il termine perentorio di 7 giorni entro cui presentare i documenti». In assenza di questo atto, la Lega «si riserva di adottare i conseguenti provvedimenti». Ora, è noto che la Costruzioni Generale Zoldan Srl non può presentare la documentazione richiesta perché è stata fondata a maggio e non può dunque avere una banca con cui ha un rapporto da almeno un anno che attesti la sua solidità. Per questo i soci bresciani e romani erano arrivati nei giorni scorsi a un’intesa per la restituzione delle quote. Intesa però rimessa in discussione domenica: «Non accettiamo che si calpesti la nostra dignità – dice Marco Claudio De Sanctis -, si ragionava su una nostra permanenza in minoranza, con gestione della parte tecnica e opzione sull’acquisto del club. Poi sono arrivate dichiarazioni contro di noi e il silenzio. Siamo pronti a riparlarne ma con altri toni».

Ore 20.10 – (Gazzetta di Mantova) Sulla querelle societaria del Mantova arriva una presa di posizione forte da parte del sindaco Mattia Palazzi, che ieri ha ricevuto in municipio il presidente Sandro Musso e il patron Serafino Di Loreto, accompagnati dal dg Matteo Togni. «Ho chiesto chiarimenti – ha detto il primo cittadino -, visto che ogni giorno leggiamo una puntata nuova e diversa sulle sorti del club. E ho chiesto a Musso e Di Loreto di fare di tutto affinché il Mantova resti in buone mani». Il che, tradotto, significa nella mani degli stessi soci bresciani e dei mantovani Bompieri, Tirelli e Giovanardi: «Sto cercando di fissare un incontro anche con loro – ha spiegato Palazzi -, che rappresentano per tutti noi un elemento di garanzia. E chiederò che confermino i loro impegni e restino al fianco della società». Dal sindaco è arrivata anche una bocciatura sulla cordata romana, tuttora proprietaria del 75% dell’Acm: «Non mi hanno mai cercato e hanno fatto bene, perché non li avrei incontrati. Mi sembra evidente che questa vicenda a oggi denoti un certo grado di inaffidabilità e sia definibile come surreale. La prima cosa da fare, dunque, è ripristinare la situazione precedente a questa cessione, come impone la Lega». Ammesso che si riesca a farlo, però, la questione non sarebbe del tutto risolta, visto che Musso e Di Loreto hanno detto a più riprese di voler cercare «nuovi compagni d’avventura». E a questo appello ha già risposto Piervittorio Belfanti. «A me la questione Belfanti non è stata posta – ha affermato Palazzi -. Ho invece chiesto che non si facciano altre operazioni sulla base della disperazione e che si tenga botta almeno per questo campionato, in modo da avere il tempo di guardarsi attorno e trovare compratori credibili. Oppure si abbia il coraggio di dire che non ce la si fa più. Perché ripeto, il mio dovere istituzionale è di chiedere con forza che il Mantova resti in buone mani e sia gestito all’insegna della trasparenza: ne va della credibilità dell’intera città». Per quanto riguarda possibili aiuti da parte del Comune, Palazzi si è espresso così: «Ho già provato a sensibilizzare imprenditori e lo farò ancora, ma in questo momento di crisi è difficile trovare soggetti disposti a investire nel calcio. La Tea? Ho fatto presente a Musso e Di Loreto che da statuto non può acquistare quote di una società calcistica». Al riguardo, però, probabilmente uno spiraglio è rimasto aperto per una sponsorizzazione. Almeno a sentire il dg Matteo Togni, unico delegato a parlare in casa Mantova: «La società, a prescindere da come vada a finire la vicenda delle quote – ha detto il dirigente – ha chiesto di poter fare affidamento su un sostegno concreto da parte del Comune. E su questo c’è stata un’apertura». Togni ha poi raccontato così l’incontro con il sindaco: «Il primo cittadino ha chiesto lumi sulla situazione attuale e sugli scenari in divenire, auspicando che le attuali vicende societarie si risolvano nel più breve tempo possibile. Abbiamo trovato Palazzi come sempre – ha concluso – molto attento alle questioni del Mantova Calcio, che ritiene un bene del territorio».

Ore 19.50 – (Alto Adige) La strada è tracciata, adesso bisogna percorrerla. Il pareggio con il Teramo avrà fruttato solo un punticino ma il nostro taccuino è stato vergato da diversi contenuti. A cominciare dalla prima annotazione riguardante la prestazione. Il messaggio ai naviganti è stato chiaro e palese: quando questo Alto Adige decide di giocare da Alto Adige, l’argomento diventa un problema per tutte. Lo avevamo visto, ad esempio, contro il Bassano e lo stesso spartito è stato musicato nella ripresa della sfida di sabato scorso con la coriacea formazione abruzzese. Si, nella ripresa quando i biancorossi hanno saputo mettere in campo una veemente reazione, trasformando il gioco e, di conseguenza, schiacciando l’avversaria nella propria metà campo. E’ vero alla fine ci si è divisi la posta, ma è proprio da questo bottino che bisogna ripartire per il futuro. Questo per noi è il primo punto, valutazione non da poco che, ovviamente, richiama le dovute attenzioni e responsabilità. Il tambureggiante secondo tempo espresso contro il Teramo, difatti, non dev’essere letto soltanto alla luce di quella possibile reazione emotiva, legata al recupero della rete di svantaggio. La reazione è stata dettata dalla necessità di abbandonare quel gioco si ordinato ed essenziale ma assolutamente poco incisivo, passando ad un concetto più “terra terra”, ovvero iniziando a praticare quel gioco “pane e salame”, si sfrontato e disinvolto ma assolutamente redditizio. Atteggiamento ideale che, si è dimostrato, ha saputo mettere alle corde la maginot eretta dai biancorossi abruzzesi. Ma nulla viene per caso, perché il tutto si snoda lungo quell’invisibile “filo rosso” che tiene uniti i diversi punti. Giocare da Alto Adige vuol dire, infatti, non solo riversare in campo mentalità ed atteggiamento ma anche posizionare nelle varie “mattonelle” le pedine giuste. Mister Viali lo aveva anticipato nelle scorse settimane, quando ci annunciò la possibilità di variare uomini e moduli, in una sorta di laboratorio (leggesi cantiere aperto) nel quale si sarebbe plasmato il volto di questa squadra. Ebbene, e siamo al secondo punto, gli “esperimenti” del tecnico milanese hanno sortito un’altra interessante indicazione dettata dalla coppia Sparacello-Gliozzi. Non si potranno ancora definire come i gemelli del gol, ma l’attaccante siciliano e quello calabrese hanno dimostrato che in campo ci possono stare entrambi. Eccome. Avranno caratteristiche simili (ma questo, a nostro avviso, conta relativamente) ma hanno soprattutto la giusta fame di gol. Statuari e possenti come due statue di Fidia, Sparacello e Gliozzi in tandem hanno praticamente fanno vedere i sorci verdi agli avversari. Entrambi puntano costantemente la porta e provano a bombardarla di tiri e soluzioni. Sarà questo la nuova coppia d’attacco? Vedremo…anzi francamente lo speriamo. Il terzo punto riguarda l’argomento pubblico. Finalmente il Druso è tornato a ripopolarsi. Pur non avendo una stima ufficiale, sabato sulle tribune dello storico impianto cittadino vi erano almeno un migliaio di sostenitori. Fatto episodico o inversione di tendenza? Propendiamo più per la seconda ipotesi visto che, numeri alla mano, il calcio in questa città ha sempre avuto il suo fascino e quest’anno con due realtà in prima linea (Alto Adige e Virtus Bolzano) si sta appalesando, concretamente, la possibilità di vedere tutte le settimane il Druso affollato di sostenitori. Il positivo dualismo tra le due realtà principali, ha avuto il merito di sdoganare la passione di una tifoseria rimasta per parecchio tempo “sotto traccia”. E’ chiaro che i risultati giocano un ruolo importante in questa disamina, per cui vittorie e sconfitte avranno anche il loro peso specifico nell’attirare la gente allo stadio. Prestazione, nuova coppia d’attacco ed affluenza di pubblico. Sono i contenuti emersi nell’ultima sfida di campionato, peculiarità che rappresentano delle decise argomentazioni che, da qui in avanti, bisognerà sviluppare ulteriormente, evitando di tacitarle in un asettico dimenticatoio. La strada è tracciata, per cui bisogna percorrerla e senza alcun indugio.

Ore 19.30 – (Gazzetta di Modena) Bajner, Laner e Basso: erano questi, riavvolgendo il nastro di un mese, i tre colpi con il quale il Modena concludeva il calciomercato, se non altro quelli possibili considerando l’assenza di finanze. Scommessa il primo, certezze dal punto di vista tecnico gli altri, accompagnati però da scetticismo sulla tenuta fisica. Alla luce dei fatti, dopo 7 giornate nelle quali il Modena ha conquistato solo un successo, sono proprio gli scettici a vincere su chi aveva sposato la strada della fiducia. Tra scelte tecniche ed acciacchi, infatti, i tre acquisti last-minute del ds Pavarese più che certezze restano punti interrogativi. Bajner, Basso e Laner hanno collezionato 335 minuti in tre. Chi si è potuto vedere di più all’opera è l’esterno offensivo ex Trapani, in campo per 221 minuti (18 a Salò, 66 con la Maceratese, 34 a Teramo, 29 con la Reggiana e 74 ad Ancona) ma soltanto in due occasioni titolare. Quando si è visto il vero Basso, a Teramo, si è capito bene quanto fondamentale possa essere il suo apporto, il problema sono quegli acciacchi fisici che difficilmente gli danno tregua e che lo hanno costretto ad alzare bandiera bianca anche prima della gara con il Bassano. Stesso discorso, ma amplificato, per Laner, che i tifosi del Modena hanno potuto vedere soltanto nei 70 minuti giocati contro la Maceratese alla terza giornata, prima che un problema muscolare alla coscia e l’influenza lo togliessero dai giochi. E poi c’è il grande mistero, Bajner, un giocatore che sin qui è stato impiegato in 5 occasioni ma mai per più di un quarto d’ora (44 minuti in tutto, 7 a Salò, 9 con la Maceratese, 15 con la Reggiana, 11 ad Ancona e 2 con il Bassano). Passi che l’ungherese si sia presentato a Modena senza una preparazione alle spalle, che nelle ultime due stagioni abbia giocato poco o niente e che possa soffrire i carichi di lavoro attuali per via della sua stazza, ma quanto ci vorrà per poterlo vedere – e giudicare – in campo almeno per un tempo? In fondo, non è che l’attacco stia facendo sfracelli…

Ore 19.10 – (Gazzetta di Reggio) Costa cara a Dario Maltese l’espulsione rimediata nei minuti di recupero a Lumezzane, ben due giornate di squalifica che gli impediranno di giocare stasera e sabato sera col Fano “per atto di violenza verso un avversario con il gioco in svolgimento in altra parte del campo”, questa è la motivazione che recita il comunicato della Lega Pro. Il giocatore infatti ha rifilato un calcetto a un avversario, a palla lontana, mentre l’arbitro però lo stava guardando. Sempre in ottica della gara con il Fano va ricordata la squalifica dell’attaccante marchigiano Riccardo Cocuzza che sconterà a Reggio la seconda di tre gare di stop. Mister Leonardo Colucci dovrà ora studiare la soluzione migliore per la posizione ricoperta da Maltese. Nella prima gara in mezzo era stato schierato Bovo, che però non aveva brillato, pur rendendosi autore di una prestazione di grande sacrificio. Nelle partite successive invece il numero 16 ha ben figurato come mezzala destra. In regia già da stasera potrebbe esserci una sorpesa: Alessandro Sbaffo, che un infortunio rimediato in allenamento ha costretto a restare fuori rosa. Il giocatore sembra ormai pronto.

Ore 19.00 – (Gazzetta di Reggio) Reggiana-Santarcangelo sarà anche una gara fra due ex: in maglia granata gioca Marco Guidone che in Romagna ricordano per le tante reti segnate, mentre nelle loro fila c’è quel Dejan Danza che gli uomini di Colucci avevano già incrociato in Tim Cup nella trasferta di Vercelli. Danza, classe 1995, l’anno scorso è stato limitato dagli infortuni e si è visto solo nella seconda parte della stagione. Comunque ha fatto in tempo a ritagliarsi uno spazio nel cuore dei tifosi, che ne hanno apprezzato le giocate e l’inventiva. Il suo nome, così evocativo, sembra quasi garanzia di fantasia: il padre lo ha chiamato così in onore del suo idolo rossonero Savicevic. Danza Sembrava destinato ad avere spazio nel nuovo corso granata, poi invece è partito nel mercato estivo. Molto diverso invece il profilo del bomber Marco Guidone, che da oltre dieci anni calca i campi della Lega Pro, anche se è probabilmente maturato più tardi del previsto. E’ arrivato a Reggio nel corso dell’estate, voluto fortemente dal direttore sportivo Andrea Grammatica come alternativa o partner d’attacco di Ettore Marchi: nelle ultime quattro stagioni ha sempre superato la doppia cifra di gol realizzati. Nelle ultime due partite il bomber ha faticato, come tutto il reparto avanzato, ma Leonardo Colucci dopo Lumezzane ha rivelato che non è al 100% a causa di problemi fisici. Problemi che però ieri l’attaccante ha assicurato di essersi lasciato alle spalle e di essere dunque pronto alla sfida di questa sera. Guidone è stato apprezzato fin da subito dai tifosi della Reggiana per lo spirito che mette in campo. Sfidate la vosta ex squadra, sentite emozioni particolari rispetto alle altre gare? Guidone. «No, nessuna, fa piacere vedere ex compagni ed ex dirigenti, però nessuna emozione particolare. Sono concentrato sulla partita». Danza. «Fa sempre piacere tornare in un posto dove sono stato bene. Spero che i miei ex compagni possano raggiungere gli obiettivi che meritano ed io tiferò per loro». Giochereste questa gara a casacche invertite? Guidone. «No, se no sarei rimasto a Santarcangelo, sono contento di stare qui». Danza. «Questo no. Adesso bisogna pensare al presente e devo dare tutto per questa nuova maglia, a Reggio sarei tornato volentieri ma adesso è iniziata una nuova avventura». La classifica dice che ci sono solo due punti di differenza tra le due squadre. Guidone. «Non sono stupito, so come si lavora a Santarcangelo, la fame di risultati quando si va in campo. Inoltre adesso sono due punti, poi speriamo che dopo la gara siano di più». Danza. «La verità è che noi dobbiamo puntare a salvarci il prima possibile mentre loro hanno solo un obiettivo quest’anno: andare in Serie B». Qual è l’arma in più della vostra squadra? Guidone. «Tutto il nostro gruppo, il lavoro che stiamo facendo e l’umilità che ci mettiamo in ogni partita». Danza. «Siamo un gruppo unito e chiunque gioca o viene chiamato in causa sa sempre farsi trovare pronto». Chi togliereste agli avversari? Guidone. «Il portiere, tanti ragazzi nuovi non li conosco, il portiere Michele Nardi lo conosco e so che è fastidioso, è un grande portiere per la categoria». Danza. «Visto che Maltese si è tolto da solo -espulso sabato a Lumezzane, ndc- direi Spanò». Che partita si aspetta? Guidone. «Una partita come le ultime due con Sudtirol e Lumezzane, dove incontri squadre che si chiudono. Non sarà facile, dovremo provare ad avere il pallino del gioco, essere bravi ad aver pazienza Danza. «Per noi ci sarà da soffrire ma si viene a Reggio per cercare di fare punti pesanti in uno stadio dove non sarà facile per nessuno portarne vie». Chi vince? Guidone. «Non so, non voglio sbilanciarmi. Speriamo noi…». Danza. «Tifo per loro durante la stagione ma stasera, non arrabbiatevi, vinceremo noi». Se segnate un gol esultate? Guidone. «Certamente. Non è che se esulto manco di rispetto verso la mia ex società. Ho rispetto del Santarcangelo, ma io ora gioco alla Reggiana». Danza. «No perché la gente a Reggio mi ha portato sempre rispetto e sono stato orgoglioso di indossare quella maglia perciò restituirei rispetto alla piazza». Cosa vi manca della vostra precedente esperienza e cosa avete trovato in più nella vostra nuova esperienza? Guidone. «Sono due realtà completamente differenti. A Santarcangelo non hai pressioni di nessun genere. Non hai spettatori, si vive bene. Non ti chiedono nulla di particolare. Però preferisco stare da questa parte, dove hai un pubblico esigente, devi dimostrare ogni settimana qualcosa. La cornice di pubblico ogni settimana, anche in trasferta, è molto bella». Danza. «In via Agosti non mancava veramente nulla ma potrei dirlo tranquillamente anche per Santarcangelo però la realtà qua è completamente diversa. C’è sicuramente più tranquillità però, come dicevo prima, gli obiettivi sono differenti ed anche le strutture societarie. Potrei però dire che in più da queste parti c’è la possibilità di alzarsi la mattina e vedere il mare».

Ore 18.50 – (Gazzetta di Reggio) I granata stasera alle 20.30 cercano i tre punti per riprendere la corsa e agganciare il secondo posto insieme al Venezia, a due lunghezze dalla capolista Pordenone. Nell’unico precedente giocato al Città del Tricolore la Reggiana non è andata oltre al pari col Santarcangelo: nella ripresa, al gol di Ruopolo rispose dopo pochi minuti Obeng per l’1-1 finale in una partita che aveva lasciato l’amaro in bocca considerate le velleità di alta classifica di quel momento: era un posticipo di lunedì 2 marzo 2015, oggi (20.30) invece si tratta del recupero della quarta di campionato non disputato per la concomitanza dell’impegno europeo del Sassuolo. Essendo una sfida quasi inedita, perlopiù con una certa differenza di blasone tra le due società, è difficile ricamarvi qualcosa di romantico se non la presenza di alcuni ex della partita come i vari Riccardo Carlini e soprattutto Marco Guidone e Dejan Danza che l’anno scorso giocavano con le casacche delle avversarie di stasera e probabilmente saranno investiti da un pizzico di emozione in più del solito. Il fatto stesso di non aver mai vinto coi romagnoli potrebbe essere quella spinta nervosa e mentale in più che mister Leonardi Colucci sta chiedendo ai suoi ragazzi in questo tour de force che vede i granata impegnati praticamente ogni tre giorni. «Quando si gioca ogni tre giorni -spiegava infatti il tecnico nel post gara deludente di Lumezzane- , il serbatoio si riempie a metà, a differenza di quando hai una settimana intera per fare il pieno. L’altra metà si riempie con le energie nervose e se non ci metti questa energia, in campo, rischi di andare incontro a delle figuracce». Va detto che entrambe le squadre hanno giocato sabato ed hanno avuto gli stessi tempi di recupero pertanto sarà una partita ad armi pari. Quale undici scenderà in campo stasera? Incontri ravvicinati, giocatori non al meglio fisicamente come Marchi e Bonetto, altri infortunati come Pedrelli e Cesarini, lo squalificato Maltese e, notizia di ieri, il possibile forfait di Perilli per un attacco influenzale: giocoforza anche stavolta vedremo all’opera una formazione diversa e quasi sicuramente decisa dopo la rifinitura di questa mattina a porte chiuse in via Agosti, mentre le certezze dovrebbero riguardare il modulo che rimane il 4-3-1-2, sempre in grado di tornare al 4-3-3 in corso d’opera, con la forte possibilità di vedere un mini turnover in ogni reparto. Davanti, ad esempio, è possibile il debutto di Falcone per far rifiatare Manconi mentre lo stop forzato di Maltese potrebbe aprire le porte del centrocampo a Sbaffo anche se non si esclude la conferma di Bovo in mezzo con Angiulli e Calvano laterali, tutte alternative provate e riprovate in questi giorni. Dietro mancherà solo Pedrelli perciò il trainer avrà solo l’imbarazzo dela scelta con Spanò pronto a riconquistarsi una maglia titolare. Per quanto riguarda gli ospiti mister Marcolini, orfano del suo portiere titolare Gallinetta che ha rimediato tre giornate dal Giudice Sportivo, proverà a fermare la Reggiana come fece l’anno scorso alla guida del Pavia: sa bene che sulla carta c’è un discreto gap tecnico fra le due rose ma non va dimenticato che il Santarcangelo è partito fortissimo ed era primo in classifica solitario alla vigilia di questo turno, che poi saltò come detto, avendo fermato sullo 0-0 un’altra grande come il Parma.

Ore 18.30 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) Quello di sabato è stato un derby vero. Non solo per la vicinanza geografica con Venezia, e nemmeno per la presenza tra i lagunari di Alex Pederzoli, ex regista neroverde, ora faro del centrocampo veneto. Dopo la partita, infatti, se n’è giocata un’altra, meno corretta (almeno sulla sponda veneziana del Triveneto) rispetto a quella vista in campo. La miccia l’ha accesa il portiere veneziano Facchin, l’artefice involontario della vittoria-sorpasso del Pordenone. Dopo un più che doveroso mea culpa, il numero uno si è lanciato in una poco furba analisi del comportamento tenuto a fine gara dai ramarri. «Non so cosa ci fosse da esultare dopo una vittoria del genere» ha detto, forse annebbiato dall’errore da tre punti appena commesso. E ancora: «Io non avrei mai esultato in quel modo». Forse Facchin si riferiva alla «danza» messa in scena dai neroverdi, quando al centro del campo hanno festeggiato il successo buttandosi tutti a terra contemporaneamente. D’altronde il Pordenone aveva appena battuto e spodestato la capolista, squadra costruita con i dollari americani e allenata da un bi-campione d’Europa. Motivi per festeggiare ce n’erano, eccome. Infine la risposta della società, che dal suo profilo Facebook – con eleganza – ha rispedito in laguna un’accusa tanto strana quanto figlia della rabbia. «Esultiamo, eccome se esultiamo – si legge -. Nel giorno del 96. compleanno, nella notte di tutti i tifosi neroverdi (2400 presenti, nuovo record), cosa chiedere di più? Avanti così ramarri».

Ore 18.20 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) Nelle orecchie ci sono ancora il coro «Bruno-Bruno» e gli applausi alla squadra in mezzo al campo, che hanno unito gradinata e tribune al termine del match con il Venezia. Così i ramarri, di nuovo primi della classe, hanno ripreso a lavorare ieri pomeriggio. Fra i più festeggiati prima di uscire dallo spogliatoio c’è stato ovviamente Daniel Semenzato, autore del gol che ha deciso il match, dedicato finalmente alla figlia Vittoria. Poi, secondo la filosofia di Tedino, nessuna concessione ai capolista. «Da primi – dice il tecnico – si sopporta meglio la fatica, ma non si lavora meno». Sabato alle 20.30 i ramarri saranno attesi da un’altra partita di cartello al Mercante di Bassano, dove non hanno certo una tradizione favorevole (due sconfitte per 0-1). Non sarà una partita come tutte le altre, soprattutto per la folta colonia di ex giallorossi oggi in neroverde. La Virtus, reduce dallo 0-0 di Modena, è quinta con 12 punti, frutto di 3 vittorie, 3 pareggi e una sola sconfitta (1-2), patita a Lumezzane alla quinta. I vicentini hanno il terzo attacco del girone con 11 gol, alle spalle di Pordenone (15) e FeralpiSalò (13). I più prolifici sono Grandolfo e Minesso, con tre centri a testa. Oggi capitan Stefani e compagni sosterranno seduta doppia, alle 10 e alle 15. Domani, giovedì e venerdì un solo allenamento giornaliero alle 15. L’ultimo, quello di rifinitura di venerdì, sarà come di consuetudine a porte chiuse.

Ore 18.10 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) Nell’antica Roma, quando il vincitore passava sotto la Porta Triumphalis, lo schiavo che reggeva sopra la sua testa l’alloro continuava a ripetere: «Ricordati che sei un uomo». A ricordarlo a Mauro Lovisa, dopo il trionfo di sabato al Bottecchia sul Venezia (1-0 e primato), è stato un piccolo problema fisico che gli ha anche impedito ieri di recarsi agli Sport Awards di Pontecorvo. Lì avrebbe dovuto ritirare il premio quale miglior presidente di tutta la Lega Pro per la stagione 2015-16. Un riconoscimento ritirato per lui da Luca Cattaneo, insieme a quello personale dello stesso fantasista per il miglior gol stagionale. LOVISA PENSIERO – Si accumulano i riconoscimenti per ciò che re Mauro sta facendo con i ramarri. Non solo come presidente vincente nel calcio, ma anche come imprenditore. A metà dello scorso mese Lovisa è stato ospite relatore alla riunione del Rotary club di Pordenone, dove ha esposto la sua filosofia di crescita del sistema. È lì (ma non solo) che è stato contattato da alcuni imprenditori interessati a ciò che sta facendo con il club, a come lo sta facendo in momenti di economia difficile e a cosa intende fare nel prossimo futuro. «Sono persone prevalentemente giovani – racconta Lovisa -, quasi tutte della nostra zona, che come me hanno fiducia nel futuro. Ho parlato loro della mia idea di pool d’imprenditori per lo sviluppo del calcio, ma anche di altri sport. E pure del mio progetto di nuovo stadio. Onore al Bottecchia, che proprio oggi compie 90 anni (fu inaugurato il 3 ottobre del 1926, ndr). Ma io “vedo” uno stadio da 13 mila posti, finanziato da privati, da realizzare, come proposto prima da Sergio Bolzonello e ora anche da Alessandro Ciriani, in Zona Interporto, con navette che fanno la spola dal parcheggio Marcolin e skybox come quelli dello Juventus Stadium, a un paio di metri dal rettangolo di gioco». Lovisa ha le idee chiare. «Con questi imprenditori ci ritroveremo nei prossimi giorni – anticipa -. Anzi, probabilmente organizzeremo una tavola rotonda alla quale inviteremo amministratori e politici». MOMENTO MAGICO – Poi non ha difficoltà a ritornare al presente e al suo Pordenone. «Siamo – afferma senza ipocrisie – dove meritiamo di essere: davanti a tutti. Quanto ci resteremo? Io penso a lungo, ma per ora mi interessa soltanto godere il momento. È una gioia autentica, alla quale però dovremo abituarci, perché io voglio portare il Pordenone in B e, se possibile, ancora più in alto». Il primo posto in classifica è arrivato proprio nella notte più bella, quella del derby tutto arancioneroverde con il Venezia e del primato di pubblico e incasso in C. «Fantastico – sorride re Mauro -. La gioia collettiva ha unito squadra, società, pubblico e città». Anche troppa gioia, ha detto Inzaghi, visto che la partita, secondo lui, è stata dominata dal Venezia. «Non entro in polemica – non abbocca Lovisa -. Io ho visto Facchin salvare tre volte la loro porta. E poi la partita con il Venezia è già storia. Io guardo avanti, verso la sfida di sabato alle 20.30 al Mercante di Bassano. Quella sì che sarà tosta: la Virtus è forte, abituata alle zone alte della classifica, e personalmente la considero la vera favorita per la promozione in B. Sempre che – strizza l’occhio – riesca ad avere la meglio su di noi sabato e nell’arco dell’intera stagione».

Ore  – (Messaggero Veneto) Dovrà stare fermo per più di un mese Matteo Buratto. Oggi gli esami strumentali, ma la mezzala sabato scorso col Venezia dovrebbe aver subìto uno stiramento di secondo grado del flessore: si parla di 40-45 giorni di stop e quindi di un ritorno in campo a metà novembre. Una brutta tegola per Tedino, considerato che sinora era stato uno dei migliori e su di lui aveva messo gli occhi l’Empoli di serie A. Intanto ieri la squadra ha ripreso gli allenamenti in vista del match di Bassano. Oggi doppia seduta (10-15), mercoledì e giovedì lavoro pomeridiano (alle 15), venerdì rifinitura a porte chiuse alle 10. Giudices portivo: Burrai è entrato in diffida.

Ore 17.50 – (Messaggero Veneto) Sotto certi aspetti il Pordenone sabato giocherà in casa. Perché i neroverdi a Bassano avranno una squadra con ben sei ex giallorossi. Sono davvero tanti i ramarri che hanno militato con i vicentini: da Emanuele Berrettoni a Stefano Pietribiasi, passando per Daniel Semenzato, Luca Cattaneo, Andrea Ingegneri e Gianvito Misuraca. Quest’ultimo è fresco ex e ha giocato al Mercante per una sola stagione. Arrivato dal Pisa, dove aveva giocato 31 partite e segnato 3 reti, aveva scelto il Bassano tra una rosa di squadre tra cui pure il Pordenone: positivo, parecchio, il suo campionato, fatto di 31 presenze e 6 gol tra cui proprio quello ai neroverdi. Per lui non a caso si erano spalancate le porte della B a Ferrara con la Spal, salvo poi non trovare l’accordo e arrivare al De Marchi. L’ex di più lungo corso è Emanuele Berrettoni. Un’istituzione in maglia giallorossa: per lui 176 presenze e 64 reti. Arrivò a gennaio 2006 voluto da Ezio Glerean, che credeva ciecamente in lui. Rimase (sempre in C2) sino al 2009, poi andò all’Hellas Verona. Tornò a Bassano nel 2012 e contribuì nel giro di due campionati a portare la squadra in Lega Pro unica prima di andare ad Ascoli con Petrone, il tecnico che lo allenò nell’ultimo torneo in giallorosso. Soprannominato “Genio”, è stato l’idolo del Mercante. Percorso comune per altri due freschi ex, Pietribiasi e Semenzato: arrivati entrambi nel 2013 e rimasti sino alla scorsa estate. Per loro i campionati della promozione in Lega Pro e i successivi play-off. Il bomber ha lasciato il segno, 91 gare e 32 gol di cui 29 nei primi due tornei, il laterale anche con 75 presenze e 10 reti. Per loro sarà la prima volta da ex, esattamente come Misuraca. Ingegneri e Cattaneo hanno invece giocato una sola stagione al Bassano, quella del 2014-2015 e della finale play-off persa col Como (allenatore Asta): per il difensore 11 presenze e tanti, troppi, guai muscolari; per l’ala 31 gare e ben 7 gol. Entrava spesso a gara in corso e incideva, Cattaneo, che oltre al campo ha lasciato un ottimo ricordo anche per i rapporti umani che è riuscito a instaurare.

Ore 17.40 – (Messaggero Veneto) Il momento è straordinario: squadra in testa alla Lega Pro, reduce dalla vittoria con la rivale Venezia. La prossima trasferta è vicina, è a Bassano. E i tifosi, sulla scia della febbre per questo Pordenone, stanno per invadere la città vicentina. E’ già pronta una corriera di cuori neroverdi – organizzata dal Caffè Nogaredo – e un’altra la stanno allestendo i Supporter, gli ultras: se si contano anche i fan che si muoveranno con mezzi propri, potrebbero essere almeno duecento i pordenonesi sabato alle 20.30 sulle tribune del Mercante. A proposito, prevendita aperta ieri. Orgoglio. È ciò che sta diventando la squadra di Tedino per la città. Adesso il Pordenone può davvero essere considerato un biglietto da visita per il territorio, visti i risultati che sta ottenendo e il modo in cui li sta raccogliendo: spensieratezza e divertimento. Un’onda di energia tale da far cambiare il vento in Friuli. Con l’Udinese in piena crisi di idee, in molti scelgono di passare il proprio tempo libero al Bottecchia anziché alla nuova Dacia Arena. Non solo: tanti pordenonesi che prima non calcolavano il club neroverde, ora si sono convertiti alla nuova “religione”, sposando appieno il progetto di Mauro Lovisa. Invasione. Sulla scia di questo momento una corriera da 29 posti è già stata allestita dal Caffè Nogaredo: qualora ci fossero nuove adesioni il fan club ufficiale le terrebbe in considerazione. I Supporter stanno organizzando anche loro un bus per Bassano. Il costo è di 10 euro ed è prenotabile al Bar Libertà. Partenza prevista sabato alle 17.30. Sempre nei due locali è possibile acquistare i biglietti per il match (la prevendita terminerà venerdì alle 19). Necessaria la Supporter Card. I prezzi (esclusi i diritti di prevendita): la tribuna ospiti (coperta) costa 12 euro, gli altri settori vanno dai 55 euro dalla tribuna autorità ai 12 della tribuna numerata e scoperta. Le riduzioni: donne, over 65 e ragazzi dai 20 ai 25 anni; ridotto under dai 6 ai 20 anni. Gratuito il ticket per gli under 6. Tabù da sfatare. L’anno scorso la trasferta di Bassano fu oggetto di un vero pellegrinaggio da parte dei tifosi neroverdi, con oltre cento pordenonesi in tribuna a sostenere Cattaneo e soci. Servirà calore perché il Mercante è un tabù per i “ramarri”: in due stagioni di Lega Pro, altrettante sconfitte sempre per 1-0. Nel 2015 decise la sfida un gol di Nolè, nel 2016 su rigore Misuraca. Che però stavolta giocherà dalla parte opposta…

Ore 17.20 – De Risio non si è allenato a scopo precauzionale a causa di un riacutizzarsi del problema alla caviglia. Le sue condizioni verranno rivalutate nella giornata di domani.

Ore 17.10 – Qui Guizza: termina l’allenamento.

Ore 16.50 – Qui Guizza: partitella finale.

Ore 16.30 – Qui Guizza: ancora schemi in corso, si rivede Filipe regista.

Ore 16.10 – Qui Guizza: prove tecniche di 3-5-2. Sbraga sostituisce nel probabile undici titolare Cappelletti, che si allena con un vistoso cerotto sulla testa.

Ore 15.50 – Qui Guizza: in gruppo Filipe, lavoro a parte per Mazzocco e Monteleone, assente De Risio.

Ore 15.30 – Qui Guizza: inizia l’allenamento, a cui assiste anche Roberto Bonetto.

Ore 15.20 – (Corriere del Veneto, edizione di Vicenza) Un pari in trasferta, sia pure a reti bianche, sia pure fra qualche perplessità per la qualità di gioco espresso, va comunque accolto a braccia aperte. Considerato quello che rappresenta in questo momento e con una classifica molto buona, stupisce che il Bassano a Modena non sia riuscito a segnare. Non era mai accaduto da quando è iniziato il campionato, perché nell’unica sconfitta stagionale a Lumezzane, la squadra di D’Angelo era riuscita comunque a segnare una rete. «Peccato per il risultato — sospira Julien Rantier — perché speravamo di portare a casa i tre punti ed eravamo arrivati a Modena con la convinzione assoluta di potercela fare. Non ci sono state molte occasioni, era importante però continuare a non subire reti e per certi versi è stata la classica gara da Lega Pro. Davanti però avremmo dovuto fare meglio, senza dubbio non abbiamo giocato come al solito e la partita è stata caratterizzata da grande agonismo e da tanti errori. Ma sono convinto che i risultati arriveranno, siamo un gruppo compatto e abbiamo i mezzi per fare un ulteriore salto di qualità». Tutti i fari sono adesso puntati su sabato sera, quando al Mercante arriverà la capolista Pordenone. E se dovessero arrivare i tre punti…

Ore 15.10 – (Giornale di Vicenza) Dopo aver registrato il primo risultato ad occhiali del suo campionato, il Bassano incontrerà un lanciatissimo Pordenone capolista, reduce dalla vittoria che ha interrotto l’imbattibilità del Venezia di Pippo Inzaghi, grazie all’insidioso, ma non irresistibile, tiro rasoterra del terzino Daniel Semenzato, sfuggito dalle mani del portiere ospite Facchin. L’attacco neroverde è il migliore del girone (15 reti), riuscendo così a compensare le pecche della difesa (8 gol al passivo), che la fanno figurare invece tra le peggiori retroguardie di questo inizio torneo. Piegati in casa soltanto dal Parma, in trasferta i ramarri viaggiano a punteggio pieno: finora hanno infatti sempre imposto la legge del più forte contro Forlì, Mantova e Maceratese, segnalandosi anche come la formazione col più alto numero di reti segnate sui campi altrui (ben 8 in tre partite). Capocannoniere della squadra e del campionato con 7 reti messe a segno in altrettanti incontri è la punta marocchina Rachid Arma, in forza anche al Vicenza tra il 2010 e il 2011.

Ore 15.00 – (Giornale di Vicenza) Lo 0-0 narcolettico di Modena oltre a non essere gradito a Renzo Rosso (che sul suo profilo Instagram aveva a caldo postato un commento severo sulla squadra, poi rimosso a mente fredda), chiama ora una performance di tutt’altro tipo nel faccia a faccia con la capolista Pordenone sabato al Mercante. La squadra neroverde, brillante capolista solitaria guida in fuga il gruppone grazie anche al settebello di interpreti strappato al Bassano. Lo scorso anno i Ramarri hanno recitato da felice rivelazione ispirandosi nello spirito e nella mentalità offensiva al Soccer Team dell’anno precedente, quello plasmato da Tonino Asta e della B sfumata dentro e soprattutto fuori dal campo. Poi siccome non bastava, questa estate ne hanno razziato molti dei protagonisti di quell’anno di grazia. E a oggi la contabilità degli ex si ferma ai seguenti alfieri: Semenzato, Ingegneri, Stefani, Misuraca, Pietribiasi, Berrettoni e Cattaneo. A luglio i furlani hanno poi vinto lo sprint con la Virtus per Rachid Arma, inseguito per un po’ anche da via Piave, pure se ad onor del vero qui cercavano un centravanti con caratteristiche differenti dall’ex Lane. In ogni caso sette elementi sono più di mezza squadra, anche se naturalmente non tutti quanti andranno in pista dall’inizio sabato sera. Tuttavia non sarebbe nemmeno un’eresia chiamarlo Bassanone, visto che in Friuli hanno fatto tesoro delle azzeccate scelte giallorosse del recente passato. A dirla tutta nessuno degli epurati ha veleno in circolo da meditare vendette sportive covate nei mesi, eppure il desiderio di rivalsa per chi si aspettava una riconferma e invece ha ricevuto il foglio di via è un sentimento naturale che semmai accresce d’attesa l’atmosfera del big match. Abbastanza per disegnare i contorni di un derby vero e proprio a dispetto delle connotazioni strettamente geografiche. Molto più avvertito di un duello col Padova o con lo stesso Venezia, poiché qua stavolta si mescolano sensazioni e stati d’animo irrobustiti tra l’altro dalla volatona finale della scorsa regular season che ha visto i ramarri prevalere all’ultimo tuffo sui boys Diesel, secondi contro terzi. Una posizione di vantaggio che è stata sufficiente per disegnare tutto un altro cammino playoff per gli uomini di Tedino rispetto ai sottiliani. Premesse che alimentano una rivalità non esposta né sbandierata ma che sottotraccia esiste eccome ed è la più sentita del mazzo.

Ore 14.50 – Queste le dichiarazioni rilasciate da mister Oscar Brevi prima dell’allenamento pomeridiano: “La giornata di squalifica? Non me l’aspettavo, anche perché non ho avuto alcun atteggiamento irriguardoso nei suoi confronti… Evidentemente ha sentito qualcun’altro. Ma meglio perdere un membro dello staff che un uomo! Me la guarderò dalla tribuna, e Andrea Bergamo andrà in panchina. Il Mantova? È stata una partita bloccata come molte in Lega Pro, di quelle che si possono risolvere con un singolo episodio come poteva essere il rigore netto su Altinier che non ci hanno concesso… Noi abbiamo creato qualche occasione in più ma potevamo comunque essere più cinici e serve una maggiore fluidità nella manovra. Cosa mi dà più fastidio? Che ci manchi qualche punto, e che non abbia mai potuto avere la rosa al completo anche se non dev’essere un alibi. Filipe? Non c’è praticamente mai stato perché ha giocato solo un tempo con l’AlbinoLeffe, ha ricominciato ieri ed essendo stato fuori 40 giorni non gli si può chiedere la luna… L’importante ora è recuperare lui e De Risio anche per i prossimi impegni. Il sintetico di Teramo? Loro hanno più familiarità giocandoci ed allenandosi sempre, quindi noi dovremo abituarci subito. Allenarci sul sintetico? La differenza col campo naturale c’è, ma non ne faremo perché non c’è adattamento soprattutto a livello neuro-muscolare. Noi ancora da primi posti in campionato? Assolutamente, siamo dentro al gruppo perché abbiamo un organico importante, ed averlo al completo è fondamentale soprattutto quando si hanno partite ravvicinate come le prossime due. Abbiamo margini di miglioramento, ma ci vuole pazienza ed equilibrio…”

Ore 14.40 – (Gazzettino, edizione di Venezia) «Marsura bravo, continua così, la prossima volta però il pallone calcialo un po’ sotto la traversa!». Scherza, gesticola, abbraccia e batte il cinque a tutti. Il primo ko e la discesa dal primo al secondo posto del suo Venezia non hanno tolto il buonumore a Joe Tacopina. Ieri pomeriggio il presidente lagunare, appena atterrato dagli States, si è subito recato al Taliercio per caricare gli arancioneroverdi che sabato cercheranno il riscatto nel big match con la Sambenedettese al Penzo (ore 16.30). «Ragazzi, nessun dramma, non è successo niente, lo 0-1 di Pordenone non mi ha toccato perché è impossibile vincere sempre – la filosofia dell’avvocato newyorkese -. Poi abbiamo giocato bene per buona parte della gara, quando riusciremo a farlo per 90′ non ci sarà storia. È normale faticare e non bisogna preoccuparsi, basta insistere nel lavoro». Prima che gli sia posta la domanda, Tacopina anticipa tutti. «Già, sette gol in sette partite sono pochi, però abbiamo incassato solo tre reti e questo dato è molto più importante. Adesso Domizzi ha qualche problema, ci mancavano Baldanzeddu e Garofalo, quando saranno tutti a posto la difesa sarà ancor più un muro. E comunque gli attaccanti per segnare di più ci sono, è una questione di amalgama, di abitudine a giocare insieme. Anche per questo Inzaghi sta valutando il modulo migliore per far rendere tutti al top». Oggi, non prima di collegarsi con Sky dal Taliercio, volerà a Londra per la due-giorni del «The sport business summit» organizzato dal Chelsea a Stamford Bridge. Un meeting che segna il primo compleanno della presidenza Tacopina. «Un bilancio? È stato un anno straordinario, avevo grandi aspettative ma non pensavo di instaurare un feeling così «energetico» con la città e con la gente. Abbiamo costruito tutto da zero, siamo tornati in Lega Pro, ora lavoriamo per la serie B e attorno a noi c’è una grandissima attenzione mediatica. In Italia e all’estero tutti vogliono sapere, non di Tacopina, Inzaghi o Perinetti, ma di Venezia e del Venezia. Mi auguro di continuare così ancora per tanti e tanti anni». Dai tifosi arrivano segnali di risveglio al Penzo. «La cosa che più mi fa piacere è questa, per strada mi ha fermato un tifoso anziano che mi ha ringraziato dicendosi nuovamente orgoglioso del Venezia. Questo è uno dei nostri obiettivi, chiaramente non ci aspettavamo «tutto e subito», però ho grande la fiducia che la gente senta il desiderio dei colori arancioneroverdi». Tuttavia il Venezia non ha tuttora uno sponsor sulla maglia. «È come sul fronte stadio, ogni giorno abbiamo contatti e facciamo passi in avanti. La maglia è il nostro biglietto da visita, non è una questione di soldi né voglio un marchio qualunque, ma un partner che creda e voglia crescere con noi. Prima o poi troveremo il nome giusto».

Ore 14.30 – (Corriere del Veneto, edizione di Venezia) «Sorprendentemente sono molto calmo. Non possiamo mica vincere tutte le partite…». Arrivato ieri mattina in città, il presidente Joe Tacopina guarda alla sconfitta di Pordenone con una certa impassibilità. «Siamo solo alla settima partita, la squadra ha giocato bene controllando gran parte del match. Si può fare meglio, ma i ragazzi si stanno allenando con impegno, non facciamo drammi. Quando giocano come sanno, non c’è storia per nessuno. Ma un momento di buio può starci, capita anche alla Juve». Se proprio un appunto va fatto, è all’attacco poco prolifico: «E’ vero – riconosce il presidente del Venezia – se pensiamo alla qualità dei nostri attaccanti, aver segnato 7 gol in altrettante partite non è bene. Ce ne aspettiamo molti di più ma ne abbiamo subiti appena tre ed è questo il dato che conta. Inoltre questa è una squadra nuova che sta imparando a conoscersi: Inzaghi e Perinetti si parlano ogni giorno, ragionando su quale sia il modulo migliore per segnare di più. E sono sicuro che i gol arriveranno». A quasi un anno dalla presentazione ufficiale di Tacopina in città, il bilancio è più che positivo: «Un anno straordinario. Mi aspettavo che sarebbe stato emozionante ma non così. E’ stato un sogno aver vinto il campionato, ricostruendo il Venezia da zero. E poi c’è un’attenzione crescente, non perché ci sono io o c’è Inzaghi, ma per la città. Per me è un’emozione vedere sempre più gente allo stadio e le persone di nuovo orgogliose dei colori arancioneroverdi».

Ore 14.20 – (La Nuova Venezia) «Siamo solo alla settima giornata, il campionato è lungo e, prima o poi, doveva arrivare anche una sconfitta. Non possiamo pensare di vincerle tutte, ma sono estremamente sereno, non bisogna fare alcun dramma». Joe Tacopina è atterrato ieri mattina a Tessera, poi subito in sede e nel primo pomeriggio il passaggio al Taliercio per salutare Pippo Inzaghi e la squadra. «Se giochiamo bene, arriveranno i risultati, non c’è storia. Può anche capitare che si accusi un passaggio a vuoto, vale per tutte le squadre, Juve compresa». Il presidente anche in queste settimane vissute in Usa ha seguito via computer le partite del Venezia. Un Venezia che costruisce molto, tiene bene il campo, ma concretizza poco come testimoniano i sette gol in sette partite, rimanendo a secco con Mantova e Pordenone. «Okay, ma è anche vero che ne abbiamo pochi, solo tre» sottolinea il presidente, «per me è molto più importante avere la miglior difesa che non il miglior attacco, i campionati li vincono quasi sempre le squadre che subiscono poche reti. Adesso rientrano Garofalo e Baldanzeddu, abbiamo un muro quando Inzaghi ha tutti i difensori a disposizione. È anche vero, con gli attaccanti che ci sono, che qualche gol in più avremmo dovuto realizzarlo». Serve anche un po’ di pazienza… «Non bisogna mai scordarsi che questa è una squadra nuova, i giocatori si stanno conoscendo meglio giorno dopo giorno, gara dopo gara. Perinetti e Inzaghi parlano in continuazione su quale sia il modulo migliore, è tutto nella norma». Il pubblico allo stadio aumenta, adesso anche una parte della curva sud ha deciso di seguire la squadra in trasferta. «Mi fa piacere. Sapevo che sarebbe servito tempo, questa è la loro squadra e la squadra avverte la vicinanza dei tifosi. Quando parlo con qualche giocatore, mi dice che sente al Penzo la loro spinta. Non molte società di Lega Pro hanno un seguito mediatico come il Venezia». Questione sponsor e stadio. «Ogni giorno riceviamo proposte, telefonate, la maglia è però il biglietto da visita della società, cerchiamo uno sponsor che creda nel nostro progetto, con cui possiamo crescere insieme, non un marchio qualunque. Prima o poi ne sceglieremo uno, ma potremmo anche rimanere così. Lo stadio? Ogni giorno viene compiuto un passettino in avanti». Intanto scocca il primo anno di presidenza, il 5 ottobre 2015 arrivò il comunicato che annunciava Joe Tacopina presidente del Venezia, la presentazione quattro giorni dopo a Ca’ Sagredo. «Sapevo che sarebbe stato un anno speciale» conclude Tacopina «non credevo potesse essere così straordinario: abbiamo vinto il campionato, ricostruito la società dalle fondamenta, siamo ritornati a far parlare del Venezia in tutto il mondo, ma quel che mi gratifica di più sono gli attestati di stima, di fiducia, di chi incontro a Venezia o a Mestre».

Ore 14.00 – (Corriere del Veneto, edizione di Vicenza) Pierpaolo Bisoli è il nuovo allenatore del Vicenza. L’annuncio è arrivato in serata dopo una giornata in cui, fin dalle prime ore del mattino, è sembrato chiaro che dopo il mancato accordo con Angelo Gregucci e Alberto Bollini, la candidatura dell’ex tecnico del Perugia era in cima alla lista della dirigenza. Bisoli è arrivato a Vicenza dopo l’ora di pranzo e la discussione con i vertici di via Schio non ha presentato particolari problemi da superare, considerata la volontà del tecnico di venire ad allenare il Vicenza dove ritroverà Rizzo e Fabinho che nella scorsa stagione allenava a Perugia. Come detto, in serata a stretto giro di posta sono arrivate le comunicazioni dell’esonero di Franco Lerda e poi dell’accordo con Bisoli. E, ironia della sorte, Bisoli domenica al Menti affronterà il Cesena che ha portato prima dalla Lega Pro alla serie A in due stagioni, promozione nella massima serie che ha ottenuto anche nel campionato 2014 superando nella finale playoff il Latina. Bisoli, che nel campionato della prima promozione del Cesena ha allenato anche giocatori del calibro di Parolo e Giaccherini, allora però poco conosciuti e poco considerati. Bisoli ha avuto il grande merito di credere in Giaccherini e di puntare su di lui, dandogli la possibilità di costruirsi una carriera importante fino ad arrivare da protagonista nella Nazionale. A Vicenza Bisoli troverà un ambiente depresso, con una classifica complicata e una squadra che, in questo avvio di campionato, ha subito ben 13 gol in sette partite e segnato solo quattro volte, di cui tre nella vittoriosa trasferta all’Arechi di Salerno. Il Vicenza punta sulla grinta e sulla ferrea determinazione del tecnico di Porretta Terme, un allenatore che riesce a trasmettere grande carica ai suoi giocatori. Bisoli prende il posto di Lerda che, non va dimenticato, ha avuto il grande merito di salvare il Vicenza nel campionato scorso, togliendolo letteralmente dal baratro del fallimento sportivo e societario dove la società biancorossa sarebbe quasi sicuramente finita in caso di retrocessione in Lega Pro. L’inizio di stagione è stato però pieno di difficoltà ed ostacoli per il Vicenza di Lerda, che quasi mai è riuscito a giocare, Salerno a parte, il calcio che aveva in mente. E come sempre accade nel calcio a pagare per gli scarsi risultati è l’allenatore, ma è chiaro che le colpe vanno ricercate anche e soprattutto nei calciatori che non sono riusciti a dare quanto Lerda chiedeva a loro. Ora si riprende la corsa con un nuovo pilota e probabilmente si vedrà un Vicenza diverso, più grintoso e battagliero, forse anche tatticamente più coperto nel tentativo di limitare le evidenti difficoltà difensive. A Bisoli l’ambiente biancorosso chiede una svolta, una sterzata da un percorso che stava portando la squadra alla deriva, senza che ci fosse nemmeno l’impressione di poterne uscire. Ma c’è una salvezza da centrare, come nella scorsa stagione, obiettivo fondamentale per il futuro della società biancorossa.

Ore 13.50 – (Giornale di Vicenza) Forse era scritto nel destino del calcio che Pierpaolo Bisoli, prima o poi, si sarebbe seduto sulla panchina del Vicenza. Proprio al Menti il nuovo tecnico biancorosso aveva collezionato finora la sua ultima panchina, guidando il Perugia ospite per l’ultimo turno del campionato scorso, il 20 maggio. In quell’occasione, più che il risultato – uno zero a zero inutile – Bisoli aveva commentato con ammirazione l’atteggiamento del pubblico vicentino: «L’anno scorso i biancorossi avevano sfiorato la promozione in A, quest’anno si sono salvati in extremis, eppure stasera al Menti hanno festeggiato ugualmente: si vede che qui c’è cultura sportiva e vera passione calcistica». Peraltro la dichiarazione era stata resa solo alle tv perugine: nessuna intenzione, dunque, di risultare “piacione” con i media e i tifosi di casa nostra. SUBITO GRANDE EX. Adesso toccherà proprio a Bisoli tentare di rianimare l’ammirevole pubblico biancorosso, messo ancora una volta a dura prova nella pazienza e nella passione dai risultati sconfortanti di questo avvio di stagione. Primo appuntamento domenica al Menti contro il Cesena: un’altra curiosa coincidenza, visto che quella romagnola è la squadra di gran lunga più importante nella carriera del tecnico di Porretta Terme, con cui ha conquistato due promozioni consecutive dalla Lega Pro alla A tra 2008 e 2010, e poi un’altra promozione in A nel 2013/14. Per lui sarà subito la partita del cuore da grande ex: le motivazioni speciali non mancheranno. ALLIEVO DI GIORGI. Peraltro, con il Vicenza, Bisoli ha nel passato un ideale punto di contatto significativo. Quando giocava come centrocampista nel Cagliari, infatti, fu allenato dall’indimenticabile Bruno Giorgi, il gentiluomo di Pavia che guidando il Vicenza negli anni Ottanta aveva lanciato il “bocia” dai piedi d’oro Roberto Baggio, facendo sognare il popolo biancorosso nell’entusiasmante doppia cavalcata dalla C alla A, poi revocata per lo scandalo delle partite combinate che coinvolse l’allora presidente Dario Maraschin. Anche allenando il Cagliari, con Bisoli in campo, Giorgi ottenne risultati straordinari, portando i sardi alla semifinale di Coppa Uefa contro l’Inter (1993/1994). Peraltro i due ex giocatori di Giorgi, Baggio e Bisoli, si ritrovarono insieme nel Brescia di Carletto Mazzone che nel campionato 2000/01 affrontò il Vicenza di Reja, l’ultimo a giocare in serie A: pareggio al Menti (1-1), vittoria bresciana al Rigamonti (2-1). TALENT SCOUT. Chissà, allora, che l’allievo Bisoli sappia emulare quanto fece il maestro Giorgi in biancorosso. E, magari, che riesca a valorizzare qualche talento ancora inespresso in rosa (ammesso che ci sia…), come gli è già riuscito con Diamanti a Prato, o con Giaccherini e Parolo a Cesena. Questo Vicenza ne avrebbe davvero un gran bisogno.

Ore 13.40 – (Giornale di Vicenza) Da ieri l’allenatore del Vicenza è Pierpaolo Bisoli e il caso vuole che il nuovo tecnico biancorosso ricominci esattamente da dove aveva finito lo scorso campionato quando aveva incontrato al Menti, alla guida del Perugia, proprio il Vicenza. Il nome di Bisoli era già uscito domenica sera e ieri la trattativa è decollata con decisione fino appunto ad arrivare alla chiusura. Anche stavolta i colloqui sono stati portati avanti dal presidente Alfredo Pastorelli e dal direttore sportivo Antonio Tesoro che non hanno faticato a trovare un’intesa con Bisoli già nel primo pomeriggio. Insomma la scelta è caduta su di un tecnico di esperienza e quindi conoscitore delle insidie che la categoria riserva, d’altra parte la situazione in classifica si è fatta assai delicata e il Vicenza deve cominciare a recuperare il terreno perduto. Il nuovo allenatore biancorosso ha ottenuto un contratto fino a giugno con opzione anche per il prossimo anno in caso di salvezza. Cambia pure lo staff tecnico, perchè con Bisoli arrivano anche il suo allenatore in seconda, Michele Tardioli, e il preparatore atletico, Riccardo Ragnacci. Tutti e tre saranno già oggi pomeriggio al lavoro al centro tecnico Morosini di Isola dove è previsto il primo allenamento.Da ieri dunque si è chiusa l’era Franco Lerda a Vicenza. Un’esperienza la sua che gli aveva fatto terminare lo scorso campionato sugli scudi tanto che la società gli aveva rinnovato il contratto con un biennale. Ma il tecnico ha pagato un avvio di stagione tutto in salita e assai avaro di punti. La batosta rimediata per 4-1 a Chiavari, contro l’Entella, gli è stata fatale e il presidente Alfredo Pastorelli sabato pomeriggio ha deciso il suo esonero. Da subito sono iniziati i contatti per trovare il sostituto e in mezzo ai tanti nomi usciti due sono risultati essere quelli giusti: Angelo Gregucci e Alberto Bollini. Già domenica mattina l’incontro con l’ex tecnico del Vicenza, incontro che si è chiuso però con un no grazie da parte di Gregucci che, pur sottolineando il suo legame con i colori biancorossi, ha spiegato di non voler dividere il suo destino da quello di Roberto Mancini che lo aveva voluto con lui all’Inter come allenatore in seconda, tanto che Gregucci ancora oggi è sotto contratto con la società nerazzurra. Nel pomeriggio di domenica c’è stato invece l’incontro con Alberto Bollini, a sua volta legato alla Lazio da un contratto triennale e dove è coordinatore del settore giovanile. Il nome di Bollini era stato sponsorizzato dal diesse Antonio Tesoro che lo aveva avuto come allenatore a Lecce, in Lega Pro, da febbraio a giugno 2015. Dopo l’incontro Bollini aveva chiesto un po’ di tempo per riflettere e per parlare con il suo staff, alla fine però è arrivato un altro no. Da lì l’interesse del club biancorosso si è concentrato su Pierpaolo Bisoli e su Carmine Gautieri. Alla fine la scelta è caduta sull’ex tecnico del Perugia che ha convinto i dirigenti del Vicenza fin dal primo incontro. Successivamente nella sede di via Schio c’è stato anche un colloquio con Gautieri, arrivato apposta da Napoli, ma ormai la decisione era già stata presa.

Ore 13.20 – (Mattino di Padova) Una vittoria al 90’ per il quarto posto e l’imbattibilità. L’Abano sta facendo sognare i suoi tifosi con gli ottimi risultati di questo inizio di campionato: i neroverdi di mister Luca Tiozzo, con il bel gioco e l’intensità, sono riusciti infatti a ritagliarsi un posticino fra le big del girone C della Serie D. Fra le squadre padovane, tra l’altro, quella termale è l’unica ad avere ancora lo zero nella casellina delle sconfitte. Merito anche di un “velocista” come Andrea Nobile, arrivato in estate dal Mestre ma già leader e trascinatore: «Se una squadra va ai mille allora dall’inizio alla fine degli allenamenti, alla domenica non può che far bene», spiega l’esterno d’attacco 25enne. «Inoltre il direttore sportivo Andrea Maniero e mister Tiozzo hanno allestito un’ottima rosa, affiancando ai ragazzi del vivaio altri giovani con almeno 5-6 stagioni di Serie D alle spalle». E, fra questi, c’è proprio capitan Nobile: «Io, Busetto, Fracaro, Boscolo Berto e altri ci sentiamo maggiormente responsabilizzati», ammette l’ex Union Pro, Giorgione e Montebelluna. «Nelle stagioni precedenti avevamo davanti gente che aveva militato in Serie B o C, con un certo peso in campo e nello spogliatoio. Ora siamo noi a dover dare l’esempio, e proviamo a correre anche più degli “under”». Con due vittorie e tre pareggi l’Abano si è piazzato fra le varie Mestre, Triestina e Campodarsego, oltre ad essere a + 2 e + 3 punti da Arzignano e Altovicentino, formazioni considerate superiori: «Su di noi non ci sono pressioni», sottolinea Nobile. «Vogliamo solo divertirci e vincere le partite. E, forse, partire a fari spenti potrebbe darci qualche piccolo vantaggio. D’altra parte, sognare non costa nulla». Nel prossimo turno l’Abano se la vedrà con un’altra squadra in lotta per non retrocedere, il fanalino di coda Cordenons: «Abbiamo vinto una partita contro una squadra, l’Eclisse, che non ci lasciava spazi», conclude Nobile. «Domenica prossima ci aspettiamo un avversario simile, anche se dovremo stare attenti a Zubin e Maccan, entrambi molto esperti». È ripiombato il buio, invece, dalle parti di Campodarsego. I biancorossi, dopo la netta sconfitta con la Virtus Vecomp (3-0 il risultato finale), hanno rivissuto il day after del 4-1 di Abano. Tuttavia, il direttore generale Attilio Gementi cerca di analizzare lo scivolone esterno senza scaldare troppo l’ambiente: «Ci manca autostima», afferma. «Quando prendiamo gol, ci sleghiamo un po’ e non riusciamo più a cambiare marcia». «Questa rosa», prosegue Gementi, «non può prendere 9 gol in 5 partite. Per carità, i mezzi episodi non sono mai stati a nostro favore, ma non dobbiamo e non vogliamo cercare alibi. Dobbiamo trovare consapevolezza nei nostri mezzi e sono sicuro che, con i recuperi di Buson, Meloni e Callegaro e l’apporto di Lebran ne usciremo alla grande».

Ore 13.00 – (Gazzettino) Il primo posto non fa girare la testa, tutt’altro: il Cittadella in vetta alla classifica dopo sette giornate di campionato non solo si trova a proprio agio nel guardare le altre squadra dall’alto, ma intende stupire ancora. Manuel Iori, da vero capitano della squadra, sabato a Trapani ha vestito i panni del goleador per dare la scossa ai compagni dopo un primo tempo spigoloso e complicato: «Inizialmente abbiamo patito la spinta degli avversari, che volevano vincere a tutti i costi, e anche il vento contrario. Siamo stati bravi nella sofferenza a non disunirci, e ancora di più nella ripresa ad avere la meglio contro i finalisti play off dell’ultimo campionato, che in casa non perdevano da tanti di mesi». Il capitano granata non è un “habitué” nel tabellino dei marcatori: ci racconta il suo gol? «Ho detto “tiro”, è andata bene. Ho spostato il pallone due, tre volte e non vedendo nessuno venirmi incontro ho calciato forte. Ho trovato la traiettoria giusta». Nel Cittadella ci sono diversi giocatori dai piedi buoni che potrebbero provare la conclusione dalla distanza, ma finora questo tipo di soluzione è stata scarsamente sfruttata dai granata. «È vero, gran parte di noi ha un bel tiro. Potrebbe essere una risorsa in più, anche se non è semplice trovare il tempo e lo spazio per calciare dal limite». Intanto la sua fantastica conclusione ha dato il “là” al quarto successo di fila in trasferta: il Cittadella ragiona ancora da piccola squadra o comincia a pensare in grande? «Non dobbiamo parlare né di salvezza né di vincere il campionato, bensì pensare solo alla prossima partita. Rischiamo di essere ripetitivi, ma è soltanto in questa maniera che possiamo arrivare lontano, dobbiamo ragionare di gara in gara». Sabato sera nell’anticipo di campionato arriverà al Tombolato il Frosinone. «È una squadra tosta anche se in difficoltà, di sicuro la posizione attuale di classifica non rispecchia il suo grande potenziale. Può contare su elementi di indubbie qualità, a partire da Dionisi. Sono in pochi a poterseli permettere in serie B. Prepareremo la sfida con grande umiltà, come sempre facciamo, studiando tutte le soluzioni possibili per continuare a stupire». Sulla prossima sfida di campionato interviene anche il diggì Marchetti: «Frosinone non deve essere considerato un altro test, perché il Cittadella non ha niente da dimostrare, visto che sta facendo bene da un anno a questa parte. La gara di sabato deve essere vista come un’altra tappa utile per avvicinarci ai nostri obiettivi, tutto qui. Nemmeno Trapani rappresentava un test per noi dopo la sconfitta con il Brescia, perché ci sta di perdere una gara dopo cinque successi di fila». Ma difendere il primo posto è logorante a livello mentale? «No, assolutamente, perché non lo dobbiamo vedere sotto quest’ottica. Io sono primo in classifica perché sto facendo bene e me lo merito, ma la classifica dipende sempre dai risultati, quindi pensiamo al Frosinone e basta».

Ore 12.40 – (Mattino di Padova) Adesso anche lei ripeterà la solita solfa: si deve pensare soltanto alla salvezza da raggiungere il prima possibile… «No, noi non dobbiamo pensare alla salvezza». Prego? «Dico che l’obiettivo non dev’essere quello, ma semplicemente la prossima gara. Dobbiamo vivere partita per partita, senza fare previsioni a lungo termine». Manuel Iori parla con la calma che gli è consueta. Sarà anche per questo che è il capitano del Cittadella: mica solo perché l’azione riparte sempre dai suoi piedi (anche con il Trapani, a leggere le statistiche del match, nessuno ha avuto all’attivo tanti passaggi riusciti quanti lui, 46 in totale), ma anche perché pure fuori dal campo detta la linea. È stato il primo giocatore a presentarsi nella sala-stampa del Tombolato dopo la sconfitta con il Brescia ed è giustamente sempre lui a parlare, adesso che il suo Cittadella ha ripreso a correre, espugnando lo Stadio Provinciale. Lo confessi: non sentite pressioni diverse prima di scendere in campo? Sono sette giornate che siete davanti a tutti. Non dirà che non siete sfiorati neanche inconsciamente dall’idea di quel primo posto da difendere… «Non possiamo permetterci di sentire pressioni particolari: la classifica dipende dai risultati e perciò dobbiamo pensare alla prossima gara, sabato sera con il Frosinone. Punto». Dopo lo scivolone con il Brescia la risposta, però, c’è stata. Su questo converrà. «Sì, ma la gara di Trapani non era un test, perché non dobbiamo pensare a fare niente più di quanto stiamo facendo. La sconfitta del turno precedente è servita a chiarire che la Serie B è questa: un campionato in cui, se non sei al 100%, qualsiasi avversario può crearti problemi. Il Brescia è stato bravo ad aggredirci e anche il Trapani ha provato a farlo, ma nella ripresa siamo riusciti a uscire palla al piede con buoni fraseggi stretti. Nei primi 45’ abbiamo sofferto, anche per il vento, che impediva al pallone di superare la metà campo sui rinvii, e poi per la spinta degli uomini di Cosmi, che ci venivano a pressare alti. Ma siamo stati bravi a non disunirci e a portare a casa un risultato di spessore. Vincere lì non è semplice, perché non è un caso se i siciliani sono arrivati in finale playoff l’anno scorso e se non perdevano in casa da 9 mesi». Di spazi, prima della sua rete, comunque ce n’erano pochi e così ha preso lei l’iniziativa, con quella bordata da una trentina di metri. «Dedico il gol alla mia famiglia. Ho visto che nessuno veniva a contrastarmi e allora mi sono allungato la palla e… ci ho provato. In rosa abbiamo diversi validi tiratori, da Paolucci a Lora, passando per Valzania, Bartolomei e Schenetti: forse dovremmo tentarle più spesso, le conclusioni da fuori, potrebbero rivelarsi una risorsa». Aveva già segnato su rigore, a Vercelli. Adesso le manca il gol su punizione. «E anche quello di testa. L’anno scorso un paio ne ho messi dentro e mi hanno regalato molta soddisfazione». Vorrà dire che ci proverà con il Frosinone… «Ci troveremo davanti una squadra tosta. Ora è in difficoltà, ma la classifica non rispecchia il suo valore. Pensate al solo Dionisi: pochi altri in questa categoria contano su giocatori come lui».

Ore 12.30 – (Mattino di Padova) Ripresa degli allenamenti questo pomeriggio alle 15 nel centro sportivo granata, dopo il giorno di riposo concesso da mister Venturato al rientro dalla Sicilia, avvenuto domenica dopo pranzo. Inizierà così la preparazione della gara con il Frosinone, in cartellone sabato sera alle 20.30 al Tombolato (i biglietti sono in vendita da ieri nella sede della società di via Ca’ dai Pase 41/b, on-line sul sito www.ticketone.it e nella tabaccheria di Borgo Bassano 111, a Cittadella). Intanto si aprono anche le prenotazioni per l’ormai tradizionale “Festa del tifoso granata”, che si svolgerà sotto il tendone gastronomico di Villa Rina martedì 18 ottobre alle ore 20, in concomitanza con l’Ottobre cittadellese. Ci si potrà iscrivere entro sabato 15 attraverso i vari club e al Centro Residenziale per Anziani di Cittadella, il costo è di 15 euro. In programma anche una lotteria, il cui ricavato sarà dato in beneficienza ad alcune associazioni cittadellesi, tra cui il “Centro Aiuto alla vita” e il “Centro residenziale per anziani”. All’appuntamento sarà presente la squadra al completo, accompagnata dal presidente Andrea e da tutta la famiglia Gabrielli.

Ore 12.10 – (Corriere del Veneto) Vento in poppa e possibile record d’incasso nel mirino, sabato sera, con il Frosinone. L’entusiasmo a Cittadella sta assumendo sempre più i contorni della vera arma in più a disposizione di Roberto Venturato nella corsa in vetta della classifica. A quota 18 dopo sette partite, con sei vittorie e una sconfitta, i granata rincorrono un sogno che diventa sempre più bello. «La nostra forza è il gruppo — spiega il dg Stefano Marchetti — anche a Trapani abbiamo dimostrato il nostro valore in una partita difficile. Magari in altre occasioni abbiamo giocato meglio, ma vincere in questo modo è un segnale che dà forza al nostro lavoro. Siamo felici, ma con i piedi per terra. Venturato? Sta benissimo. I controlli medici dopo la gara ci avevano già rassicurato, è più carico che mai. A Cittadella cerchiamo uomini veri, puntiamo su quello che serve per vivere bene nella nostra realtà. Questo è il segreto grazie al quale alcuni giocatori riescono a dare il massimo». E in cima alla classifica di B comanda il Veneto. «Noi e l’Hellas siamo due realtà agli antipodi — sorride Marchetti, intervenuto ieri a Skysport — con realtà e storie molto diverse. Siamo partiti bene, grazie al gruppo che ha vinto lo scorso anno il campionato. Il bello della serie B è anche che c’è spazio per sorprese come la nostra. Tutto quello che facciamo adesso è per raggiungere al più presto la quota salvezza. Dopo vedremo». E intanto è tempo di Festa del tifoso. Il tradizionale appuntamento è fissato per martedì 18 alle 20 a Villa Rina.

Ore 11.40 – (Il Centro) Il Teramo è già proiettato verso il match casalingo di sabato (ore 18,30) contro il Padova. L’obiettivo dei biancorossi è di allungare la striscia positiva iniziata con l’arrivo del tecnico Federico Nofri (cinque punti in tre partite). Il Padova fa tornare indietro di 4 anni e mezzo la mente di Marco Sansovini. Il 20 aprile 2012, infatti, il Pescara di Zeman espugnò lo stadio Euganeo con un clamoroso 0-6 e riprese la marcia verso la promozione in serie A. «Ricordo bene quella gara», dice Sansovini, «venivamo da un periodo particolare, caratterizzato da tre sconfitte consecutive e dallo shock per la morte di Piermario Morosini (durante la sfida con il Livorno, ndc) della settimana precedente. Entrai nella ripresa al posto di Insigne e regalai un assist a Ciro Immobile. Fu una vittoria roboante. Da quel momento in poi tornammo a volare». Nel Padova di oggi giocano due ex compagni di squadra di Sansovini, il regista Francesco Dettori e l’attaccante argentino Luis Alfageme: «Oltre a loro ne conosco altri», svela il numero 10 biancorosso, «e ho una stima particolare per Dettori. È uno dei migliori nel suo ruolo, mi sarebbe piaciuto averlo in squadra a Cremona lo scorso anno. Il Padova, a mio avviso, ha la rosa allestita con più criterio di tutto il girone B. Mi sorprende un po’ non vederlo con qualche punto in più, ma è una squadra forte e dovremo fare molta attenzione». A proposito del momento del Teramo, questo il parere dell’esperto attaccante 36enne: «Dobbiamo continuare a lavorare come abbiamo fatto nelle ultime settimane. Credo che la strada imboccata sia quella giusta. Tra due-tre mesi avremo un quadro più chiaro sulla nostra reale dimensione. Sono discorsi prematuri. Adesso è importante concentrarsi su quello che di buono stiamo facendo. Il risultato è figlio del lavoro settimanale». Sansovini fa un primo bilancio della gestione Nofri. «Il mister sta lavorando tanto sui concetti tattici. È stato bravo a trasmetterceli e noi siamo stati altrettanto bravi a recepirli in così poco tempo. Dovremo acquisire altri insegnamenti, strada facendo, e bisognerà cementare ciò che già abbiamo appreso da lui. Io leader? No. Mi sono messo a disposizione di Nofri e dei miei compagni, così come avevo fatto con Zauli. Non ho fatto nulla di eccezionale. Stiamo uscendo tutti insieme da un inizio di campionato un po’ complicato». Il pensiero di Sansovini va poi al pari di Bolzano, che ha confermato il tabù esterno del Teramo: «Contro il Sudtirol, per come si era messa, si poteva vincere. Mi è rimasto un po’ di amaro in bocca. Teniamoci stretto, però, il continuo trend di crescita della squadra», conclude l’ex pescarese, «e guardiamo al futuro con ottimismo». Ieri la ripresa degli allenamenti in casa biancorossa. Per quanto riguarda l’infermeria, da monitorare quotidianamente la situazione di Carraro e le effettive chance di recupero in vista di sabato.Nel Padova, da registrare il rientro in gruppo dei centrocampisti De Risio e Filipe e la squalifica, per una giornata, del tecnico Oscar Brevi, 48 anni, che non sarà in panchina contro il Teramo.

Ore 11.20 – In corso a Santa Giustina il funerale di Vittorio Scantamburlo. Deposti sulla bara un cuscino di che ricrea il Biancoscudo, la sua biografia, una sciarpa ed una maglietta autografata dal settore giovanile del Padova e un pallone oltre ad un gagliardetto anni ’90. Presenti alla celebrazione molti ex Biancoscudati, tra cui Rossettini e Gastaldello, oltre ad allenatori come Parlato e Sabatini e l’ex presidente Sergio Giordani. In rappresentanza del Padova presenti Edoardo Bonetto, Massimo Candotti e Fabio Pagliani. Assiste alla funzione anche il ds del Cittadella Stefano Marchetti. Spicca la corona di fiori inviata da Alessandro Del Piero, oggi assente.

Ore 11.00 – (Gazzettino) Proprio a questo proposito Mandorlini rievoca l’esperienza maturata la stagione scorsa al Pordenone. «Abbiamo avuto un inizio traballante, ma siamo rimasti sempre agganciati alle squadre davanti e alla fine nel girone di ritorno solo il Cittadella ha fatto più punti di noi. Sono convinto che anche il Padova può fare lo stesso». Come vive il gruppo questo momento? «Si impegna e lavora al massimo. Alla fine però conta il campo, i punti che abbiamo sono questi e dà fastidio a tutti. C’è un po’ di insoddisfazione, ma bisogna mantenere la calma senza fare drammi». Ora vi aspetta un trittico ravvicinato tra Teramo, Sambenedettese e Reggiana. «Ci giochiamo molto, sarebbe importante fare punti per noi stessi e per la piazza, e per fare capire di che pasta siamo fatti. Abbiamo voglia e siamo incazzati perché non riusciamo a soddisfare le aspettative». Si è anche detto che al termine della gara con il Mantova lei ha avuto un battibecco con Germinale. «Dispiace che passino queste cose. Germinale stava urlando, probabilmente era arrabbiato come tutti, ma non c’è stato niente di personale».

Ore 10.50 – (Gazzettino) Con il Mantova è stato il turno di Gaiola, in precedenza era toccato a Mandorlini che sabato invece ha fatto l’interno. «Questo cambiare non aiuta a trovare certi meccanismi e certezze – sottolinea l’ex Pordenone – ma più che altro è un discorso di squadra. Nelle ultime uscite non siamo stati brillanti e ci mancava il play di ruolo. Io mi sono adattato a farlo, ma ho caratteristiche diverse». Sul momento della squadra aggiunge: «Le prestazioni faticano ad arrivare, e di conseguenza anche i risultati. Con il Mantova c’è stata una leggera involuzione rispetto alle partite precedenti. Poi si percepisce lo scetticismo che c’è nell’ambiente, è da tanto che lo sentiamo e non aiuta, nel senso che non rende la situazione serena. Abbiamo 9 punti in classifica: è vero che abbiamo affrontato un certo tipo di squadre, però lo è altrettanto il fatto che basta poco per essere davanti. L’importante è rimanere attaccati alle prime tre-quattro posizioni per poi infilare un filotto di risultati».

Ore 10.40 – (Gazzettino) Nuovo faccia a faccia tra Brevi e la squadra ieri alla ripresa della preparazione. Una ventina di minuti la durata del confronto in mezzo al campo, nel corso del quale il tecnico ha cercato di stimolare e al tempo stesso di infondere fiducia ai biancoscudati che stanno attraversando un momento molto delicato. Del resto, come ogni lunedì mattina, Brevi e Giorgio Zamuner hanno rivisto insieme le immagini della partita con il Mantova convenendo che sia pur nell’ambito di una prova non esaltante, la squadra ha avuto almeno tre occasioni per sbloccare il risultato, incluso quello che sarebbe stato un rigore netto ai danni di Altinier. Resta il fatto che a tre mesi dall’inizio della preparazione il gioco ancora non convince, con il Padova che sabato è apparso svuotato sul piano delle idee e della voglia di fare risultato pieno al cospetto di un avversario tutt’altro che irresistibile e reduce da tre ko di fila. A finire sotto accusa in particolare è il centrocampo, dove per rimpiazzare il brasiliano Filipe nel ruolo di regista davanti alla difesa sono stati ruotati nelle ultime quattro partite diversi interpreti, ma senza successo.

Ore 10.30 – (Gazzettino) Il giudice sportivo ha squalificato per un turno il tecnico Brevi (comportamento irriguardoso verso l’arbitro). Quanto alla squadra, Filipe e De Risio sono tornati regolarmente in gruppo nel primo allenamento della settimana in preparazione alla trasferta di sabato con il Teramo. Solo lavoro in palestra per il portiere Bindi a causa di un fastidio alla caviglia che comunque non preoccupa, mentre Mazzocco è rientrato anzitempo negli spogliatoi per un affaticamento all’adduttore.
I biancoscudati hanno effettuato un lavoro atletico alternato a esercizi del pallone e oggi si cimenteranno nella consueta doppia seduta giornaliera. Poi in serata una nutrita delegazione di giocatori interverrà al teatro tenda “Le Staffe Garden” all’ippodromo Le Padovanelle a una cena di beneficenza organizzata a sostegno del comune di Amatrice. Per chi volesse partecipare (costo del menù 15 euro) è necessaria la prenotazione: associazionethegarden@gmail.com oppure 392-5757947 (Andrea).

Ore 10.10 – (Mattino di Padova) E l’Altinier decisivo delle prime due giornate? «Detto sinceramente, credo di essere in una fase in cui sto pagando il mese di preparazione perso per colpa dell’infortunio. Non mi sento brillantissimo, devo cercare di venirne fuori il prima possibile, ma ripeto che il discorso di squadra è ben più importante di un po’ di fatica fisica». Con l’infortunio di Neto è diventato capitano… «Non lo ero mai stato, e per me ha un grande significato. È un attestato di stima molto importante da parte dello staff e della società, cerco di essere d’esempio per i miei compagni». Dopo il Mantova, quindi, come si riparte? «Cerco sempre, almeno nel calcio, di essere ottimista, perché per vincere serve energia positiva. Quindi non buttiamoci giù: reagiamo, lavoriamo di più, stiamo uniti, perché senza l’unità d’intenti possiamo solo che peggiorare». A cominciare da Teramo, cui seguirà la trasferta a San Benedetto a stretto giro di posta. «Sarà un banco di prova importante, perché andare a Teramo è sempre difficile: giocano su un campo artificiale imbarazzante, molto vecchio e duro, al quale solo loro sono abituati. Ma noi dobbiamo reagire, e ce la metteremo tutta».

Ore 10.00 – (Mattino di Padova) Terzo pareggio casalingo di fila: un po’ pochino, soprattutto in una fase in cui il calendario sembrava darvi una mano. «Trovare una ragione unica penso sia difficile. Potrebbe essere un discorso mentale, per alcuni di noi magari anche un problema fisico. Ci manca qualche punto, e io mi sento in dovere di fare per forza qualcosa in più. Ma attorno alla squadra vedo ancora che i tifosi ci sostengono, non ho il sentore di contestazioni particolari, e spero davvero ci sia ancora un po’ di ottimismo: non sempre le cose partono con il piede giusto, a volte ci vuole un po’ di tempo per ingranare». Come mai, però, in attacco si fa così fatica a segnare? «Sia la fase difensiva che la fase offensiva sono due concetti di squadra: il problema è fare più gol, non mandare in rete per forza gli attaccanti. In questo momento è chiaro che in fase offensiva dobbiamo sistemare qualcosa: non tanto a livello di intesa, perché comunque con Alfageme mi trovo bene, anche se è diverso rispetto a quando gioco di fianco a Neto, quanto a livello di atteggiamento. Non credo sia un problema tattico: basterebbe un po’ più di intraprendenza per fare di più».

Ore 09.50 – (Mattino di Padova) Due trasferte all’orizzonte, e pochissimo margine di errore. Il Padova prova a reagire al terzo pareggio di fila ottenuto all’Euganeo: dopo il modesto 0-0 contro il Mantova, sono tanti i punti su cui interrogarsi. E quello più preoccupante riguarda di sicuro il gioco: dopo le prime gare, incoraggianti per lo meno per la propositività, ora latita in tutti i sensi. Tanto che per arrivare all’ultimo gol segnato da un attaccante bisogna andare indietro addirittura a quattro partite fa: contro il Forlì era stato Altinier, unica punta di ruolo sinora in gol, a trovare la via della rete. Da lì in poi, il nulla. «È un po’ difficile stabilire quale sia il male del Padova», ammette il bomber, «ma è evidente che, dopo le prime partite di buona personalità, qualcosa è venuto a mancare. Dobbiamo cercare di imporci di più, tirare fuori la personalità».

Ore 09.40 – (Mattino di Padova) La marcia di avvicinamento alla trasferta di Teramo è cominciata con l’atteso faccia a faccia. Ieri pomeriggio, prima dell’inizio dell’allenamento, mister Brevi ha tenuto a rapporto la squadra al gran completo per una ventina di minuti: un discorso tranquillo, senza alcun segnale di nervosismo, ma il tecnico avrà cercato di stimolare l’orgoglio dei giocatori. La buona notizia, se non altro, è che sabato in Abruzzo (al “Bonolis” si giocherà alle 18.30) potrebbero rientrare sia Filipe che De Risio: entrambi hanno sostenuto l’intera seduta in gruppo e potrebbero recuperare in vista della settimana che, tra il recupero di martedì prossimo con la Samb e il posticipo casalingo con la Reggiana di lunedì 17 ottobre, chiamerà il Padova a scendere in campo tre volte. Questa sera, intanto, dopo la doppia seduta odierna la squadra cenerà all’ippodromo Le Padovanelle presso “Le Staffe Beer Garden” alla presenza anche delle autorità cittadine: il ricavato della cena, infatti, sarà devoluto al Comune di Amatrice, colpito dal terremoto.

Ore 09.30 – (Mattino di Padova) L’appuntamento è per le 10.30, nella basilica di Santa Giustina, a Padova. Saranno in tanti a tributare l’ultimo saluto a Vittorio Scantamburlo, morto a 86 anni sabato scorso. Tutti stretti attorno alla moglie Lina e alle tre figlie, che lo hanno assistito sino all’ultimo. Fra i più attesi al funerale Alessandro Del Piero, Pippo Maniero, Ivone De Franceschi, Daniele Gastaldello, Gianluca Rossettini e altri ancora, i giocatori scoperti dall’osservatore del Padova girando per i campi di provincia e arrivati ai palcoscenici più prestigiosi, la Serie A, le Coppe europee e i Mondiali. Nato a Conselve, Scantamburlo ha vissuto nel quartiere della Mandria, ma in gioventù è cresciuto proprio a due passi da Prato della Valle e Santa Giustina. Lì si è innamorato del calcio assistendo alle prime partite dei biancoscudati all’Appiani.

Ore 09.10 – (Corriere del Veneto) Insomma, Zamuner vuole uscirne con Brevi, che difende a spada tratta anche se i malumori della proprietà cominciano a serpeggiare, così come la preoccupazione per risultati e gioco che non arrivano. Non può bastare come spiegazione o come attenuante l’assenza di Filipe, che di certo non aveva brillato nelle sue prime apparizioni. Brevi prepara novità per la trasferta di Teramo e non è da escludere neppure un cambio di modulo. Se ne capirà qualcosa di più nei prossimi giorni, fatto sta che ieri sono cominciate le «prove tecniche» di una trasferta delicatissima sotto molti punti di vista. Nella giornata di oggi, intanto, si terranno i funerali di Vittorio Scantamburlo, scomparso sabato all’età di 86 anni e figura storica all’interno del mondo Padova: l’ultimo saluto alla chiesa di Santa Giustina alle ore 10,40. Stasera, infine, una rappresentanza di giocatori biancoscudati cenerà nel Teatro Tenda della Fiera della Birra «Le Staffe Beer Garden» all’ippodromo Le Padovanelle per una cena solidale, alla presenza delle autorità, a sostegno della città di Amatrice colpita dal recente sisma.

Ore 09.00 – (Corriere del Veneto) Oscar Brevi per ora resiste. L’ordine di scuderia della domenica, ribadito ieri pomeriggio alla ripresa degli allenamenti, è quello in qualche modo atteso e cioè: niente esonero per l’allenatore milanese (nonostante l’evidente involuzione e una squadra in difficoltà dopo appena sette giornate, pur avendo affrontato tutte squadre di bassa classifica) e tentativo di recuperare il tempo perduto tra Teramo e San Benedetto. Ma le due trasferte che il calendario propone tra sabato alle 14.30 e martedì prossimo alla stessa ora decideranno probabilmente il destino di Brevi, il cui feeling con la tifoseria è adesso ridotto ai minimi termini. Sui social decine di commenti pesantissimi hanno accompagnato lo 0-0 con il Mantova, sui blog si viaggia sulla stessa riga e anche allo stadio il clima è pesante, tanto che dalla Tribuna Ovest sabato sono stati in molti ad applaudire la decisione dell’arbitro di espellere l’allenatore dal campo di gioco. A Brevi, che è stato squalificato per un turno dal giudice sportivo, la società chiede un’inversione di tendenza chiara e netta, senza possibilità di ulteriori dilazioni. Perché il Padova visto nelle ultime quattro partite ha subito un’involuzione preoccupante, certificata anche dalle parole del direttore generale Giorgio Zamuner, che anche ieri ha difeso l’allenatore da lui voluto: «Giocando in questo modo non andremo lontano — ammette Zamuner — ci aspettavamo tutti noi una partita diversa contro il Mantova. Ma allo stesso tempo sono convinto di riuscire a uscire assieme a Brevi da queste difficoltà, non è vero che la squadra non lo segue. Vedo gli allenamenti, abbiamo in mano il polso dello spogliatoio e siamo convinti che la situazione possa migliorare. Certo, ci aspettiamo già a Teramo che possa arrivare il risultato che tutti ci aspettiamo, magari con un atteggiamento migliore rispetto a sabato».




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