Una notte magica, di quelle che non si dimenticano.
Pablo Taborda con la seleccion Argentina sabato si è laureato campione del Mondo in Colombia.
Domenica lo sbarco a Buenos Aires, e adesso il viaggio verso San Martino di Lupari, dove si è unito alla famiglia e ai compagni di squadra.
A poche ore dalla vittoria sulla Russia in finale, queste le sensazioni del laterale difensivo rossoblù.
“Una felicità indescrivibile, enorme: forse ancora non mi sono ancora reso conto di quello che abbiamo fatto”.
La finale.
“Sapevamo che giocando come squadra avremmo potuto vincere: avevamo parlato molto prima della partita. Bisognava crederci dall’inizio alla fine e sbagliare meno della Russia. E’ stata una partita dura, difficile, e per fortuna abbiamo raggiunto il nostro sogno”.
Il segreto.
“Il collettivo. Non c’è un vero e proprio segreto, questa vittoria è figlia di un grande gruppo, aldilà di essere amici e affiatati, abbiamo sempre giocato da squadra lasciando ben poco spazio ai personalismi, e questo è stato determinante”.
La coppa.
“Quando abbiamo alzato la Coppa del Mondo mi sono venute in mente un sacco di cose: da dove sono cresciuto, dove ho cominciato a giocare a Buenos Aires, alla famiglia, mia moglie, mio figlio, mia mamma, i fratelli, e mio papà che, anche se non è più qui con me, da qualche parte sono sicuro abbia guardato la partita, ridendo come faceva sempre”.
Il legame con San Martino di Lupari.
“La mia famiglia e tutta la gente di San Martino ha tifato per noi. Ho ricevuto tantissimi messaggi, specialmente prima della partita: tutti mi incitavano e ho sentito il loro grande appoggio. Questo è impagabile. Ormai da tanti anni vivo in questa città e ringrazio tutti per il calore e l’affetto che mi hanno dimostrato. Sempre”.
La carriera.
“Questo è certamente il massimo che un giocatore può ottenere. Il punto più alto della mia carriera, senza dubbio. Tutti quando cominciano nel calcio a 5 ad alti livelli hanno in mente di disputare il Mondiale, e magari vincerlo. Posso garantire che è una gioia impressionante”.
La dedica.
“A tutta la mia famiglia. A mia moglie e mio figlio: li amo con tutto il cuore. A mia mamma, mio padre, mio fratello. E poi agli amici che mi sono stati vicini, non solo nel Mondiale ma anche in tutto l’arco nella mia carriera. La gente che ti dà la forza per continuare a giocare con tante motivazioni”.
Il ritorno alla Luparense.
“Rimangono pochi giorni alla prima partita con il Latina. Per questo non farò giorni di sosta: tornerò subito. Non vedo l’ora di arrivare a San Martino, riabbracciare Georgina e Hugo, i miei amici, e lavorare assieme ai miei compagni e al nuovo mister: da martedì torno nel branco dei Lupi. Spero di ritrovare presto anche Honorio. Nonostante quello che gli è capitato (morte del fratello, ndr) ha avuto il tempo di farsi sentire prima della finale. Lui sa che sono accanto a lui in questo momento difficile. Per il legame che ci unisce è come se fosse un mio familiare”.