[…] L’altra faccia della medaglia del calcio di casa nostra è invece coperta di ruggine, depositatasi in modo inaspettato dopo i segnali più che discreti giunti da Gubbio. Il Padova non convince, è tornato indietro sulla strada che dovrebbe portarlo a recuperare posizioni su posizioni, e adesso naviga a metà del plotone con davanti due impegni esterni (Teramo sabato 8 e il recupero di San Benedetto del Tronto martedì 11) molto delicati.Dopo il terzo pareggio consecutivo all’Euganeo dominano la delusione e la sfiducia nella stragrande maggioranza dei tifosi. Non si può dare loro torto, la squadra di sabato contro il Mantova è parsa senz’anima, con un’identità e una personalità molto fumose, a tratti bloccata nello sviluppo delle trame di gioco e scarsamente pericolosa in attacco. Il primo ad essere chiamato in causa è ovviamente l’allenatore (a proposito, che senso ha applaudire la decisione dell’arbitro di espellerlo, quasi ad accentuare il distacco nei suoi confronti per i risultati poco confortanti, come hanno fatto molti spettatori della tribuna ovest?), a cui si rimprovera di non aver dato un gioco e di compiere scelte sbagliate o azzardate senza cavare un ragno dal buco. Certo, al riscontro del campo bisogna dire che le sue idee sin qui non hanno convinto, ma è anche vero che i giocatori non lo aiutano, spesso nascondendosi durante l’arco dei 90’ oppure intestardendosi in iniziative solitarie destinate ad esaurirsi contro le difese avversarie. È anche vero,tuttavia,che chi ha costruito quest’organico in alcuni settori ha toppato: com’è possibile che non ci sia un’alternativa seria a Filipe nel cuore del centrocampo? E su Germinale e Alfageme, che diciamo? Uno è arrivato con grossi dubbi sul suo stato fisico dopo l’operazione al ginocchio, l’altro senza uno straccio di preparazione vera nelle gambe.La domanda viene conseguente: bisognava rivoluzionare tutto a giugno e luglio per arrivare a simili risultati?
(Fonte: Mattino di Padova, editoriale di Stefano Edel dal titolo “Una medaglia a due facce e i tanti dubbi…”)
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[…] Chi continua a mordere il freno è invece il Padova. Davvero modesta la prova dei biancoscudati di fronte a un Mantova reduce da tre ko di fila. Gli effetti benefici del successo ottenuto a Gubbio sono durati lo spazio di pochi minuti, poi la truppa di Brevi si è ripiegata in se stessa e ha messo a nudo tutte le sue attuali inadeguatezze a livello di personalità e di gioco: fiato corto, idee confuse, ritmi lenti, zero intensità, manovra monocorde e prevedibile, pallone che scotta tra i piedi. Una sorta di smarrimento generale che inquieta non poco visto che la squadra lavora insieme da quasi tre mesi, ma sembra ancora lontana da quell’idea di gioco che l’allenatore vorrebbe trasmettere. Urge dunque un rapido cambio di rotta, che chiama in causa tutte le componenti. La società ha il dovere di tener sempre ben dritta la barra del comando, da una parte provando a disinnescare le tensioni e dall’altra pretendendo dalla squadra un calcio più corale e redditizio. Al tecnico spetta al compito di trasmettere più qualità e determinazione ai giocatori i quali a loro volta devono dimostrare nell’atteggiamento di meritare la maglia che indossano.
(Fonte: Gazzettino, editoriale di Claudio Malagoli dal titolo “Una squadra ripiegata in se stessa”)