Basta una maglia per far tornare l’entusiasmo del popolo biancoscudato. La terza, per l’esattezza, che sfoggia il Gattamelata sul lato destro è di un colore nero con numeri e nome dorati che stuzzica non poco i tifosi. Il Padova si mette in vetrina dopo il successo scaccia-crisi di Gubbio e recupera pedine importanti sullo scacchiere. Al Macron Store in via della Croce Rossa, fra un brindisi e l’altro, il presidente Giuseppe Bergamin un messaggio lo lancia. «Non conta la bellezza della maglia – sorride – quanto che chi la indossa sappia il valore della stessa». La nera verrà indossata sabato contro il Mantova dai «modelli» Cappelletti, Russo e Madonna, ma la porterà anche Luis Alfageme, che torna dopo due giornate di squalifica e con una «missione»: riconquistare un pubblico che non ha ancora potuto apprezzarlo nella maniera migliore, al massimo delle sue potenzialità. «Sono arrabbiato per come ho iniziato la stagione – ammette l’attaccante argentino – ma allo stesso tempo molto fiducioso di riuscire a dimostrare le mie potenzialità il prima possibile. Non so se sabato giocherò, sono a disposizione, ma accetterò qualsiasi scelta dell’allenatore. Quello che posso dire è che, per ora, a Padova non hanno ancora visto il vero Alfageme e che lo vedranno presto».
Dalle sue parti, ieri sera, transitava anche Neto Pereira, in stampelle dopo l’intervento chirurgico al ginocchio per asportazione e ricostruzione di un menisco. «Mi riprenderò presto – ha scherzato il capitano con alcuni tifosi – Adesso però tocca ad Alfageme segnare e fare gol». Alfageme è tornato anche sull’episodio dell’espulsione a Fano che gli è costata due giornate di stop e la rabbia della tifoseria biancoscudata per un gesto evitabile. «Vero – ammette Alfageme – ma è stato un gigantesco equivoco, l’arbitro mi aveva già preso di mira in precedenza per alcune proteste, ho cercato di divincolarmi e ci è cascato in pieno. Dispiace, perché non ho aiutato la squadra, ma proprio per questo voglio riprendermi quanto ho perso lungo il percorso con gli interessi».
(Fonte: Corriere del Veneto, Dimitri Canello)
—
La staffetta sudamericana è servita e il popolo biancoscudato si augura che possa dare slancio ad un attacco che, al netto dei numeri, non è ancora decollato. Con Neto Pereira fermo ai box almeno per un mese, Luis Alfageme è pronto a prendersi il posto in avanti al fianco di Altinier. Scontata una squalifica che l’ha fatto penare ma soprattutto arrabbiare, l’argentino con ogni probabilità tornerà titolare sabato contro il Mantova. Ed è questo il momento in cui è chiamato a mettere in mostra le sue qualità e a rimbalzare le critiche piovute dopo le prime prestazioni non all’altezza. «Arrivo da una settimana e mezza in cui ho sofferto parecchio», ha confessato “Il Gaucho” prima dell’allenamento di ieri. «Non è bello stare fuori, non poter aiutare la squadra e pagare un espulsione un po’ così. Come ho già detto, non sono un attaccabrighe, questo è appena il mio secondo “rosso” in carriera. A Fano è successo un episodio controverso, mi sono agganciato con il difensore, lui mi ha trattenuto, io volevo divincolarmi e l’ho colpito, ma non intenzionalmente. L’arbitro, che mi aveva già puntato per qualche protesta, credo sia stato tratto in inganno e mi ha punito. Ma ormai è passata, ora penso solo a rientrare».
Non sembra proprio un tipo qualunque, Luis Alfageme. Loquace, schietto, all’apparenza anche un po’ umorale. Insomma, un vero latino, che quando parla non è quasi mai banale. «Ho bisogno di un gol o anche di un assist per sbloccarmi e acquistare maggiore consapevolezza. Ho pagato la mancata preparazione, ma in queste ultime due settimane mi sono allenato molto per ritrovare brillantezza. Ho voglia di mettere in mostra le mie qualità, sono un giocatore che lotta, corre e non molla». Parlando dal punto di vista tecnico, Alfageme può giocare sia come seconda punta al fianco di Altinier, che come esterno nel caso in cui Brevi dovesse riproporre il 3-4-3 visto a Gubbio. «Ho giocato spesso anche in quel ruolo, soprattutto a Grosseto, con Caridi sulla fascia opposta. A proposito, mi dispiace che sabato non ci sarà perché infortunato, siamo molto amici, è stato il mio testimone di nozze. Parentesi a parte, credo che il nostro attacco sia forte, completo e permetta al mister di provare tante soluzioni». L’intesa con Altinier come procede? «Bene, lui è un grande, in area sa sempre dove fare il movimento giusto verso la porta. Mi ricorda il mio ex compagno Sansovini».
Con la vittoria di Gubbio crede che la squadra si sia sbloccata? «Penso che ci manchino i 4 punti persi per strada contro Albinoleffe e Maceratese. La classifica non rispecchia i nostri valori, ma dobbiamo guardare avanti. Già sabato dovremo dare seguito agli ultimi tre punti. I meccanismi stanno migliorando, questa squadra sono convinto possa togliersi grandi soddisfazioni. I compagni sono stati splendidi con me fin dal primo giorno, facendomi sentire parte del gruppo e aiutandomi subito. Da parte mia non vedo l’ora di dare una mano a loro e a tutto il Padova». Alfageme si è trasferito in città con la moglie Maria Elena, modella e avvocato, conosciuta a Grosseto. «Ironia della sorte, adesso lei è in Argentina per un lavoro. Si è laureata in Italia e ha preso l’abilitazione per far l’avvocato sia qui che in Argentina, visto che in un futuro potrei ritornare in Sudamerica assieme a lei».
(Fonte: Mattino di Padova, Stefano Volpe)
—
«Ho vissuto non benissimo questo periodo perché stare fuori non è mai bello e si soffre ancora di più. Ho tanta voglia di rientrare e dare subito una mano alla squadra». Scontato il doppio turno di squalifica dopo l’espulsione a Fano, Luis Alfageme è pronto ad archiviare sul campo queste ultime settimane per lui poco felici, fatte anche di notti insonni per togliere dalla testa i pensieri cupi. A partire dal cartellino rosso in terra marchigiana. «Mi era arrivata palla – racconta la punta argentina – e avevo spostato l’avversario con il corpo per cercare la sponda con Altinier. Girandomi, lui mi ha cinturato e buttato a terra senza permettermi di alzarmi perché mi teneva per il collo. Quando ci sono riuscito si è aggrappato alla mia gamba. Allora io ho fatto forza per liberarmi e lui si è trovato il piede in testa, ma non gli avevo dato calci. L’arbitro è stato tratto in inganno, ma non sono un giocatore che fa queste cose tanto che in precedenza ero stato espulso una sola volta».
Per rimediare a quanto successo la punta argentina ha pagato pegno, anzi il conto. «Qualche sera fa ho portato fuori a cena i compagni. Ora penso di stare molto meglio fisicamente. Mi sono allenato bene in queste settimane e alcuni giorni fa ho fatto una seduta in più proprio per cercare un po’ più di brillantezza dato che a Caserta non avevo fatto la preparazione». Ora i tifosi si aspettano di vedere all’opera il migliore Alfageme, quello andato in doppia cifra la stagione scorsa. «Normale che quando arrivi in un gruppo nuovo di giocatori che hanno già fatto la preparazione e si conoscono meglio è difficile entrare subito nei meccanismi, ma i compagni mi hanno fatto sentire subito a mio agio. Spero che si possa vedere l’Alfageme che lotta, corre e non molla mai già nelle prossime partite. Quando fai bene, ti riesce un assist o segni un gol cominci a prendere consapevolezza e fiducia. Speriamo succeda già sabato. Un gol? Segnare e vincere sarebbe la cosa più bella, ma conta soprattutto dare il massimo per i minuti di gara che mi verranno concessi».
Inevitabilmente con caratteristiche diverse da Neto Pereira che deve sostituire. «Abbiamo un reparto offensivo attrezzato e ognuno ha le proprie qualità per cui ci si trova bene con tutti. Io sono uno che va sullo spazio e attacca la profondità». Così sulla squadra: «Adesso non è nel posto che merita, ma con il lavoro ci prenderemo tutti delle grosse soddisfazioni. Andare fuori casa e fare tre punti fa sempre morale e a noi mancava solo questo perché in questo avvio del torneo abbiamo lasciato, tra Albinoleffe e Maceratese, quattro punti per strada con i quali si parlerebbe di un altro campionato, anche se non bisogna mai guardarsi indietro. Adesso c’è da dare continuità ed entusiasmo». Mantova permettendo. «La Lega Pro è fatta così, con episodi che ti danno e ti tolgono. Mai fidarsi di nulla, nemmeno della classifica perché ogni sabato ha una sua storia diversa. Dimentichiamo i tre punti fatti e guardiamo avanti, consapevoli che ce la possiamo giocare con tutti». Tra i lombardi mancherà il grande amico Caridi, suo compagno a Grosseto. «Siamo molto legati e lui è stato mio testimone di nozze, un bravissimo ragazzo».
(Fonte: Gazzettino, Andrea Miola)