Ore 22.40 – (Il Piccolo) Sarà una domenica con due grandi avvenimenti sportivi a Trieste e giustamente (e finalmente) Us Triestina 1918 e Pallacanestro Trieste 2004 hanno fatto squadra insieme per venire incontro alle richieste del pubblico, interessato sia a seguire il big-match alle 15 allo stadio Rocco contro l’AltoVicentino che l’attesissimo esordio dell’Alma nel derby triveneto contro la De’Longhi Treviso alle 18 al PalaRubini. In occasione di questo doppio importante appuntamento, le due società hanno appunto disposto una promozione per permettere ai tifosi, abbonati e non, di seguire entrambe le partite con agevolazioni sul prezzo dei biglietti. Nel dettaglio, i possessori di abbonamento alla Triestina o di biglietto per la partita contro l’Altovicentino, potranno seguire il derby Alma Pallacanestro Trieste-De’Longhi Treviso con ingresso ridotto nel settore “Bronzo” (10 euro anziché 14), che corrisponde al primo e al secondo anello del PalaRubini. Allo stesso modo, chi sarà in possesso di abbonamento all’Alma Pallacanestro Trieste o del biglietto singolo per il derby contro Treviso, potrà seguire la partita fra Triestina e Altovicentino a tariffa ridotta, in Tribuna Pasinati (13 euro anziché 15) così come in Curva Furlan (8 euro anziché 10). La prevendita per entrambi gli eventi inizierà domani. Il biglietto a prezzo agevolato per Alma–De’Longhi Treviso, sarà acquistabile al Ticket Point di corso Italia 6/C (orario 8.30-12.30/15.30-19), esibendo l’abbonamento alla Triestina o il biglietto singolo per l’incontro con l’Altovicentino. Il biglietto a prezzo agevolato per Triestina–Altovicentino invece sarà acquistabile alla sede della società alabardata, (Stadio Rocco, 3° piano Tribuna Pasinati), con orario 9-13/15-19 e la domenica dalle 9 alle 12, esibendo il proprio abbonamento all’Alma Pallacanestro Trieste o il biglietto preacquistato in qualsiasi ordine di posto del PalaRubini per il derby con Treviso. Sarà possibile acquistare il tagliando scontato anche alle casse del Rocco la domenica salvo presentazione di abbonamento o biglietto preacquistato della partita fra Alma e De’ Longhi.
Ore 22.20 – (Il Piccolo) Carlos França era arrivato a Trieste per vestire la maglia alabardata con la fama di essere una macchina da gol: fama assolutamente meritata, per quanto visto finora. La tripletta di Legnago ha infatti portato già a 5 reti il suo bottino dopo sole quattro giornate. Del resto sono otto anni che il bomber sudamericano terrorizza le difese della serie D. Partito dal suo Brasile, passando per Spagna e Stati Uniti, ma soprattutto attraverso una terribile malattia vinta nel 2006 anche grazie all’apporto della sua grande fede, França ha infatti segnato sempre reti a grappoli dovunque è stato. E ora tocca ai tifosi alabardati godersi le sue qualità da superbomber. França, qual è il segreto per avere ancora questo fiuto del gol a 36 anni? Un po’ scherzando a me piace dire che giochiamo in due e mi dà una mano Dio. Ma a parte gli scherzi, io cerco di dare il meglio sfruttando ogni occasione di gioco, dove mi vedo utile per la squadra. E l’esperienza in realtà è un vantaggio: dopo alcuni anni di serie D, con l’età si inizia a leggere certe situazioni prima degli avversari. E poi contano anche gli altri. In che senso? Che conta molto l’aiuto dei compagni, perché da soli non si fa niente. Guardate il terzo gol di Legnago, è frutto anche del lavoro di pressing di squadra, una cosa provata in settimana sapendo che la loro azione partiva spesso dal portiere. Cosa si prova a segnare una tripletta? Senz’altro per me che faccio l’attaccante è un’ottima sensazione, ma in realtà è importante soprattutto perché porta tre punti alla squadra ed è un contributo efficace per la Triestina: per questo sono doppiamente contento. Le è successo spesso in carriera? Alcune volte, anche se non tantissime. Comunque preferisco che magari ci sia una goccia alla volta e sempre, insomma preferisco segnare con continuità, piuttosto che due o tre triplette ogni tanto e poi invece restare a lungo a digiuno. Insomma, sempre più convinto dalla scelta di quest’estate di venire a Trieste? Ero già convinto prima e ora lo sono ancora di più, credo sia il posto giusto per me e la mia famiglia. Siamo contenti di essere qua, del resto eravamo venuti prima di accettare proprio per conoscere le sensazioni che ci dava la città. E con i triestini come va? I triestini stiamo imparando a conoscerli e a capire con sono fatti, ma non ho mai avuto il minimo problema. E comunque le persone vanno amate indipendentemente da come sono fatte. Lei ha una grande fede in Dio: come la vivono i suoi compagni? Loro rispettano questo mio modo di essere, anzi alcuni si avvicinano alla mia allegria anche con curiosità, per capire come vivo questa fede e anche l’esperienza che ho avuto. E io sono felice di condividere questa esperienza e la mia fede, penso che una chiamata ce l’abbiamo tutti. La seconda chance che le ha dato Dio dopo la sua malattia, come l’ha definita lei, la sta vivendo nella maniera migliore. Io sono sempre grato a Dio e a cosa sta facendo nella mia vita: mi ha dato una seconda opportunità e permesso di tornare a giocare, a iniziare da capo in Italia e vivere questi begli anni che per me sono un privilegio. Tornando al campo, a inizio stagione aveva detto che i tifosi alabardati dovevano dimenticare il passato: li state aiutando a fare in fretta… Dispiace per quello che hanno passato, noi siamo qua per fare cose nuove e farle per bene. E far si che la gente possa dimenticare gli anni bui e godere di questa stagione. Tutto passa tramite il lavoro, e va detto che la società mette tutto a disposizione per fare il meglio. Speriamo alla fine di gioire e di raggiungere gli obiettivi. I presupposti ci sono, ma il cammino è lungo e difficile: non promettiamo vittorie ma tanto impegno. Ma si aspettava di essere già in testa dopo quattro giornate? Era senz’altro importante partire bene ed essere lì. Ma come si dice nel calcio, e non è una frase fatta, bisogna dimenticare subito le vittorie e ripartire da zero, preparando ogni partita che ha la sua storia. E domenica arriva un Altovicentino forte, costruito per vincere: sarà dura ma siamo pronti e consapevoli delle nostre forze.
Ore 21.50 – (Il Centro) Determinazione, compattezza, coraggio. Il tecnico Federico Nofri sta lavorando su diversi aspetti per rilanciare il Teramo. I risultati delle prime due partite (4 punti raccolti) hanno dato ragione all’allenatore umbro, che però sabato vuole vedere ulteriori progressi nell’insidiosa trasferta di Bolzano contro il Sudtirol (ore 14,30). Il primo successo, arrivato quattro giorni fa con il Fano, è coinciso con un’altra prima volta di questo inizio di stagione: aver mantenuto inviolata la porta di Rossi. I miglioramenti della fase difensiva, dunque, sono alla base della risalita in classifica del Diavolo. E se Sansovini dovesse continuare a segnare con regolarità (tre reti in sei partite), c’è tutto il tempo per tornare a sognare in casa biancorossa. il difensore Nebil Caidi, che domenica scorsa ha spento le 28 candeline, fa il punto della situazione: «Qualcosa evidentemente è cambiato», dice il centrale classe 1988, «perché nelle ultime due gare abbiamo avuto un atteggiamento diverso rispetto alle precedenti esibizioni. Siamo migliorati sotto l’aspetto mentale e tattico. La cosa più importante, adesso, è riuscire a dare continuità di prestazioni e di risultati. Se giochiamo con aggressività, facendo circolare bene la palla, daremo fastidio a tutti. Sul piano difensivo, ci siamo difesi più alti e questo ha portato gli avversari ad andare più spesso in fuorigioco». Contro il Fano, Caidi è stato protagonista dell’episodio che ha causato l’espulsione dell’attaccante marchigiano Riccardo Cocuzza (appiedato ieri per tre giornate dal giudice sportivo): «Ho ricevuto da lui una gran botta sul labbro, credo con il gomito, mentre tentavo di colpire il pallone di testa. L’arbitro è stato bravo a vedere il tutto», sottolinea il numero 23 del Teramo, «e lo ha giustamente punito con il rosso diretto, dando un’ulteriore svolta alla partita». La squadra di Nofri giocherà a Bolzano dopo essere scesa in campo, nel turno precedente, con 48 ore di anticipo rispetto al Sudtirol. Può essere un vantaggio per i biancorossi ? «No», si affretta a rispondere Caidi, «penso che il Sudtirol abbia avuto tutto il tempo per recuperare dopo il posticipo di lunedì (perso 1-0 a Reggio Emilia, ndc). Sarà una gara difficile». Oggi doppia seduta di allenamento, alle 10 e alle 15. L’ammenda. Prima sanzione stagionale per il club di via Oberdan, che ha ricevuto una multa di mille euro, dopo la gara con il Fano, perché «propri sostenitori», si legge nel comunicato della Lega, «introducevano e accendevano nel proprio settore diversi fumogeni, due dei quali venivano lanciati nel recinto e sul terreno di gioco senza conseguenze».
Ore 21.20 – (Alto Adige) Voltare immediatamente pagina. Bisogna pensare alla prossima, bisogna pensare al Teramo con la consapevolezza che si può fare. Cosa? Si può sicuramente superare l’impasse di un periodo grigio sotto l‘aspetto dei risultati, ma sicuramente nitido sotto l’aspetto della mentalità e del gioco prodotto. Concetti che sono stati evidenziati, in tutta la loro spietata nettezza, anche nella notturna del “Mapei Stadium”. Contro la Reggiana, difatti, mister Viali aveva visto giusto nel riuscire a modellare un piccolo capolavoro tattico, mantenendo le linee molto vicine ed in grado, nello stesso tempo, di esprimere quella insidiosa velocità nelle ripartenze e nel contropiede. La strategia, però, come si è visto, è stata azzeccata ma non funzionale allo scopo. Le trame di gioco dell’arrembante squadra granata, sono rimaste difatti imbrigliate per almeno tre quarti di gara. Dai piedi di Manconi e Nolè sono partiti soltanto tiri da fori che, solo in un paio di volte, hanno richiamato l’attenzione di Marcone. Per il resto la squadra corta, voluta dall’allenatore milanese, è riuscita ad imbrigliare il gioco dei locali, facendo così mancare agli avversari i giusti rifornimenti offensivi. Come oramai spesso accade, però, in questo Alto Adige sacrifici ed intendimenti vengono sacrificati al fuoco (perenne) degli episodi e degli errori. Questa volta è stata la Reggiana a goderne, in quello spaccato finale di gara dove l’irruente intraprendenza (unita ad un pizzico di disordinata leggerezza) ha animato la chiusura di Vasco su Bovo, nel disperato tentativo di arginare ogni possibile assist in mezzo all’area. Sia chiaro non vogliamo dare la croce addosso al giovane e talentuoso centrocampista romano, l’intendimento è diretto a risaltare l’ennesimo errore (chiamala anche ingenuità) che ha fatto pagare dazio. Ancora una volta, aggiungiamo noi, perché questo succede dalla seconda giornata…siamo giunti alla sesta ed il refrain si ripete incessante, tanto che adesso la musica comincia a diventare un pò noiosa. Rimaniamo comunque fiduciosi, sostenuti dal convincimento che l’Alto Adige di Viali sa esprimere gioco e potenzialità. E’ vero ci sono gli errori ma, speriamo, che dopo la bella ma sfortunata priva con la Reggiana, la squadra abbia saputo acquisire una maggiore maturità, anche perchè bisogna voltare immediatamente pagina, a cominciare dalla prossima al Druso contro il Teramo. Voltare pagina vuol dire cominciare a non concedersi più distrazioni “letali”. Per far decollare definitivamente questo ambizioso Alto Adige, bisogna stare attenti a tutti ed a tutto. Curando ogni minimo particolare, compresi i tifosi. Ieri sera presso il Fantasy di Corso Libertà si è svolto l’annunciato happening organizzato in onore della tifoseria biancorossa, evento durante il quale giocatori, staff e dirigenti hanno colloquiato con quei simpatizzanti ed appassionati che, attualmente, rappresentano una presenza fissa sulle gradinate del Druso. L’obiettivo della società di via Cadorna è quello di riuscire a toccare le “corde” di quella parte tifoseria che, per vari motivi, rimane ancora distante dal mondo biancorosso. La società del presidente Baumgartner quest’anno è partita lancia in resta nel tentativo di appassionare e fidelizzare nuovi tifosi, puntando soprattutto ad un’operazione che ha avuto il primo focus nel cambio di denominazione. Operazione che ha dato spazio nel logo anche al titolo del capoluogo. Operazione dietro l’altra sino al vernissage di ieri svoltosi al Fantasy, locale che nell’era Sannino era riuscito a coagulare interessi e passioni sotto la sciarpa di “Quelli del Fantasy”. Momenti di fulgida partecipazione il cui patrimonio però fu smarrito negli anni a venire. Adesso il ritorno di fiamma e, soprattutto, la consapevolezza di dedicare la giusta attenzione ad un “popolo”, magari esigente, però dal cuore caldo e passionale che bisogna saper far innamorare.
Ore 20.50 – (Gazzetta di Modena) Doppia seduta di allenamento ieri per il Modena. Al mattino i canarini hanno lavorato per reparti, dividendosi tra palestra e campo, mentre al pomeriggio il gruppo si è allenato integralmente sul prato dello Zelocchi. A bordo campo c’era anche il presidente Antonio Caliendo, che ha voluto vedere da vicino la squadra al lavoro dopo aver mal digerito la sconfitta di Ancona. Partitelle a tema ed esercitazioni mirate soprattutto a cercare la verticalizzazione, soluzione che nella trasferta marchigiana non si è quasi mai vista, hanno monopolizzato la seduta pomeridiana sotto le continue sollecitazioni di mister Pavan. In gruppo Laner, che ha risolto i guai fisici, mentre non erano presenti Olivera e Schiavi: solo oggi si potrà capire se i due siano alle prese con acciacchi. Contro il Bassano si dovrebbe proseguire con il 4-3-3, Diakite è il principale candidato a ritrovare una maglia da titolare al centro dell’attacco. ARBITRO. Modena-Bassano, gara in programma al Braglia alle 16,30 di sabato, sarà diretta da Antonello Balice della sezione di Termoli.
Ore 20.40 – (Gazzetta di Modena) Antonio Marino è il difensore più esperto in forza al Modena, l’unico acquisto che ha già dimostrato di poter fare la differenza in Lega Pro. L’esperienza del centrale 28enne di Mazara del Vallo non è utile soltanto per guidare il reparto arretrato ma anche al di fuori del campo per provare ad analizzare il complicato avvio di stagione della squadra gialloblù, capace di raccogliere un solo successo in sei gare. Marino, ripartiamo dalla disastrosa trasferta di Ancona, contro una squadra che era ultima. «Non ci aspettavamo di giocare così, volevamo riscattare la sconfitta nel derby con la Reggiana e non ci siamo riusciti. Dispiace, perché le intenzioni erano appunto ben diverse ed anche giustificate da come avevamo lavorato durante la settimana. Evidentemente è un momento no: alla prima difficoltà spesso ci sciogliamo. Eppure ci alleniamo tanto e bene, seguendo le indicazioni del mister. In partita, invece, non sempre ci riusciamo». Quale può essere il motivo? «Se conoscessi la soluzione, risolveremmo subito il problema. Purtroppo stiamo subendo sconfitte che ci fanno arrabbiare parecchio, dove ci complichiamo la vita da soli e caliamo drasticamente non appena andiamo in svantaggio. Dobbiamo lavorare sulla concentrazione, limare ogni errore e provare a trasportare il lavoro settimanale in tutti i novanta minuti, non solo in alcune fasi della partita. Senza creare allarmismi, ma restando sereni e capendo che in un campionato possono capitare momenti come questi». È solo colpa di atteggiamento ed errori? «Principalmente sì. A livello difensivo abbiamo sofferto poco in qualsiasi partita, ma alla minima distrazione ultimamente abbiamo sempre subìto gol. Onestamente abbiamo buttato via quattro punti, perché con la Reggiana eravamo in vantaggio all’intervallo e ad Ancona, pur con una prestazione non buonissima, potevamo tranquillamente portare a casa il pareggio. Per questo credo che siano principalmente alcuni errori ad impedirci di ottenere un risultato che rispecchi il valore della squadra». Il rischio è che, con un avvio del genere, la fiducia possa essere minata. «Quando perdi, inevitabilmente, fiducia e sicurezza vengono meno. Bisogna però restare tranquilli, pensare a riscattarci e continuare a impegnarci in allenamento come abbiamo sempre fatto». Difficile anche per i tifosi continuare a masticare amaro dopo aver già dovuto subire una retrocessione. «È sicuramente questo l’aspetto per il quale siamo più dispiaciuti. Posso solo garantire che ce la metteremo tutta per far sì che possano ricredersi dopo aver assistito a due partite nel quale non c’è stato in campo il giusto atteggiamento da parte della squadra. Vogliamo conquistare il nostro primo successo casalingo». Il prossimo ostacolo è il Bassano e non sarà dei più semplici da superare. «Sappiamo di affrontare quella che potrebbe essere definita una squadra modello in Lega Pro, che da anni cambia poco e disputa ottimi campionati. Questo dovrà farci drizzare le antenne ancora di più».
Ore 20.10 – (Gazzetta di Reggio) Notizie positive trapelano da via Agosti sulle condizioni di Maxime Giron, costretto ad abbandonare il campo a metà ripresa: pare non abbia nulla di grave. Per quanto riguarda l’attaccante Ettore Marchi, peraltro già in panchina con gli altoatesini, prosegue il suo lavoro al differenziato ma è già in grado di correre sul prato perciò il suo rientro sarà imminente. Alessandro Sbaffo è pienamente a disposizione del tecnico granata dato che ieri ha svolto tutta la seduta, partitella compresa, col gruppo. Per ora rimangono le incognite sui tempi di recupero di Daniele Pedrelli ed Alessandro Cesarini che ieri hanno continuato il loro programma personalizzato.
Ore 20.00 – (Gazzetta di Reggio) Massimo Varini lunedì era allo stadio “Città del Tricolore” per assistere al posticipo tra la formazione di Leonardo Colucci e il Sudtirol. Il ds della Pro Vercelli, ex Reggiana, ha visto una Reggiana «sempre padrona del campo», anche se è stata «forse un po’ lenta nel trovare la giocata». Adesso però bisogna «confermarsi con le formazioni che sulla carta sono alla portata, perché i campionati si vincono con le squadre piccole». Questa Reggiana è una delle candidate alla vittoria? «E’ sicuramente la squadra più completa, quindi l’allenatore ha la possibilità di fare le scelte senza abbassare il livello degli 11 in campo e questo durante il campionato è un aspetto fondamentale per vincere». Le è piaciuta la partita? «Il contorno è stato sicuramente molto bello. La partita è stata una classica partita della Lega Pro, difficile, molto combattuta con il Sudtirol che ha cercato di non far giocare la Reggiana». Che Reggiana ha visto? «Ha gestito bene il possesso di palla per tutto l’arco della gara, anche se è stata un po’ lenta nello sviluppare la manovra cercando poco di allargare il gioco sugli esterni. È riuscita però a vincere una partita che le squadre forti devono vincere». Il suo Marchi era già in panchina. «Non era in condizioni di giocare, ma è voluto rimanere vicino ai suoi compagni in una gara fondamentale. L’ho visto a fine gara, era sorridente, soddisfatto e convinto della scelta che ha fatto. Appena tornerà al meglio sarà un valore aggiunto importante». Sorpreso dalla scelta di lasciare Spanò in panchina? «Sinceramente no, Spanò è un giocatore importante, che da sempre il massimo in campo, ma il mister deve fare delle scelte e probabilmente in questa partita la coppia che gli dava più garanzie era quella formata da Rozzio e Sabotic, che credo siano stati tra i migliori in campo. La stagione è lunga e nelle precedenti giornate sono rimasti fuori anche Sabotic e Rozzio». In questa squadra ci sono davvero tanti titolari? «Le squadre che puntano a vincere il campionato hanno delle rose importanti. Oltre a Spanò in panchina c’erano Falcone, Sbaffo, Trevisan, Calvano, Ghiringhelli e in tribuna Pedrelli e Cesarini». Allo stadio erano presenti quasi 7.000 tifosi. «E’ stato molto bello vedere uno stadio così pieno. Era diverso tempo che non vedevo i tifosi così entusiasti». Gran parte del merito è del suo allievo Andrea Grammatica. «E’ un ragazzo molto preparato, con già alle spalle un’esperienza importante a Chiavari e conosce benissimo i giocatori. Gran parte del suo merito però è stato anche quello di riuscire a cedere diversi giocatori potendo così fare entrate importanti». Nelle prossime 9 gare 6 saranno disputate a Reggio… «Questo è il vero ostacolo da superare, perché è vincendo queste partite che si vincono i campionati. Negli scontri diretti spesso basta anche un pareggio e gli stimoli, l’entusiasmo arrivano da soli. Per vincere devi battere quelle formazioni che sulla carta sono più deboli ».
Ore 19.50 – (Gazzetta di Reggio) «Vorrei far cambiare idea ai tifosi perché quest’anno ho ricevuto solo critiche perciò vorrei dimostrare di essere un altro giocatore». A fine dello scorso maggio Raffaele Nolè esprimeva questo auspicio dopo una stagione al di sotto delle aspettative. «Non è stata un’ottima stagione per me – diceva – forse la peggiore della carriera tra infortuni e situazioni varie, non sono riuscito a dare il massimo per la Reggiana». In cinque gare di campionato la musica è cambiata di molto. Siamo appena all’inizio, ma il Nolè visto in questo avvio e tutt’altra cosa rispetto alla precedente stagione. Con il Sudtirol il fantasista di Potenza è stato autore di una grande prestazione, con alcuni colpi che gli sono valsi applausi a scena aperta, al 28’ quando si è infilato in mezzo a due avversari in area, venendo poi atterrato, e al 51’ quando dopo un pregevole tocco a seguire ha imbeccato Manconi in area alla perfezione. Dietro le punte il 32enne dà il massimo e mister Leonardo Colucci gli sta dando fiducia con continuità. «In questa posizione di campo – ha detto Nolè lunedì sera dopo la gara – riesco a toccare più palloni, però credo di aver fatto bene anche sull’esterno. Sono un giocatore che ha bisogno di giocare molte volte la palla per creare qualcosa per i compagni e questo è il ruolo che ho fatto negli ultimi anni». In estate il giocatore aveva manifestato la volontà di restare in maglia granata, anche quando c’era un interessamento da parte di altre squadre. Una voglia che si è trasformata in belle prestazioni e già quattro gol, due in campionato e due in coppa. In avvio di stagione, a Bassano, il fantasista era partito con il freno tirato, anche perché la squadra nel complesso non aveva certo brillato. Nella partita casalinga con l’Ancona è arrivato il primo segnale importante: una bella gara coronata dal gol del 4-0 al 93’ dopo un bello scatto e un pallone recuperato quando sembrava perso. Nella trasferta di Venezia c’è stata un’ulteriore prova in crescita. Lo sportivo lucano ha segnato con opportunismo e rapidità il gol del momentaneo 1-0 e poi si è sacrificato anche in difesa per aiutare la squadra a reggere l’assalto dei Lagurani (che poi hano raggiunto il pareggio). Gol allo scadere, sacrificio in fase difensiva, segnali importanti sotto il profilo mentale. Poi, è cronaca di ieri, è arrivata la prestazione di ieri che ha convinto anche i più scettici, compresi quelli che si auguravano la sua partenza nel mercato estivo. Le prime avvisaglie positive, che annunciavano un cambio di rotta, c’erano state in coppa. Il numero 10 nell’esordio stagionale del 31 luglio sulle rive del lago di Garda, contro la Feralpisalò, era stato il migliore, segnando anche una delle tre reti con le quali i granata hanno superato per 3-2 i bresciani. Poi aveva messo il sigillo anche nella trasferta di Vercelli, segnando la rete del momentaneo vantaggio, prima che poi i padroni di casa ne facessero tre. La stagione è lunga e mister Leonardo Colucci ha la fortuna di avere molte frecce a sua disposizione. Il fantasista non ha il posto garantito, come non lo ha nessuno, ma di certo si sta guadagnando la fiducia dell’ambiente.
Ore 19.25 – Qui Macron, termina la presentazione della terza maglia del Padova.
Ore 19.22 – Qui Macron, svelata la terza maglia: totalmente nera col cavallo del Gattamelata in oro.
Ore 19.20 – Qui Macron, Giuseppe Bergamin, presidente: “Questa maglia rappresenta la società ma soprattutto la città, e dobbiamo portarla con onore! È bellissima…”.
Ore 19.16 – Qui Macron, Edoardo Bonetto, vicepresidente Padova: “È sempre un’emozione presentare una maglia, soprattutto per chi la ama tanto come la amiamo noi! Con questa seconda pelle rappresentiamo il Padova, e dobbiamo portare alto il nome in giro per l’Italia!”.
Ore 19.12 – Qui Macron, Luca Trulla, Macron: “Sarà una maglia unica, che rappresenta la città in un dettaglio particolare ed importante che contraddistingua Padova!”.
Ore 19.10 – Qui Macron: inizia la presentazione della terza maglia del Padova.
Ore 18.50 – (Gazzetta di Mantova) Allenamento doppio nella durata, quello di ieri mattina per i biancorossi che al Centrale Te hanno svolto un’unica seduta mattutina protrattasi fin dopo le 13. Notizie confortanti arrivano da Salifu, che ha svolto la sessione completa e che sarà sicuramente a disposizione di mister Luca Prina dopo la leggera distorsione alla caviglia che aveva subito nei giorni scorsi. Buone anche le notizie per quanto riguarda l’attaccante Mattia Marchi, che ha scontato le due giornate di squalifica e che dovrebbe giocare dall’inizio nella posizione a lui più congeniale, al centro dell’attacco. Il suo rientro potrebbe permettere a Francesco Ruopolo di riprendere il recupero in maniera più razionale, con un impiego meno pressante e probabilmente finalizzato all’ingresso a partita iniziata. Niente da fare, invece, per Angelo Siniscalchi che dovrà attendere ancora una settimana prima di rientrare full time con i compagni. Sta allenandosi a parte ma da lunedì dovrebbe tornare con i compagni il trequartista biancorosso Gaetano Caridi, implacabile nel mettere cuore e anima pur di rientrare appena il fisico glielo consentirà. Quanto alla formazione da schierare contro il Padova mister Prina dovrebbe avere una perplessità legata alla difesa, con l’inserimento al posto di Siniscalchi di uno fra Romeo, Gargiulo oppure il baby Menini. Il dubbio dovrebbe essere sciolto all’ultimo momento mentre per la seconda maglia in attacco Boniperti potrebbe essere preferito a Tripoli.
Ore 18.40 – (Gazzetta di Mantova) «Non ho mai sentito un simile cumulo di str… in un colpo solo»: Serafino Di Loreto, che potrà anche non essere patron ma che di certo è con Sandro Musso colui che ha cacciato il denaro quando l’emergenza per i pagamenti stava scoccando, è imbelvito con i detentori della maggioranza del Mantova e le loro rassicurazioni sulla soluzione della crisi societaria e se potesse brucerebbe il rogito notarile (da lui voluto) che il 5 agosto ha deciso la svolta del Mantova. È imbelvito perchè convinto che dal Tevere soldi non ne arriveranno come lui sperava e a poco valgono le parole dell’attuale vice presidente Marco Claudio De Sanctis, “costretto” ad un atteggiamento meno cruento non foss’altro che per il rischio di vedere nel 2017 il Mantova cancellato dalla Lega Pro. Quella di ieri, dopo l’invito perentorio di Firenze ai dirigenti romani per predisporre la documentazione relativa alla cessione di quote alla Costruzioni generali Zoldan che non ha provveduto per tempo all’aumento del capitale di 10.000 euro, è stata la giornata nella quale persino i vertici della Lega Pro avrebbero avviato una sorta di mediazione per riportare il sereno fra bresciani e romani, dopo le frizioni dei giorni scorsi. Perchè il problema non è dei bresciani o dei mantovani ma è di De Sanctis, Folgori e di chi con loro detiene il 75% (nei mesi scorsi un invito all’acquisto di quote dei romani era stato rivolto anche all’avvocato leccese Massimiliano Lippolis, che anzi ieri ha chiamato Di Loreto per dire che lui con Folgori non vuol più avere a che fare dopo la trattativa, fallita, per prendere il Lecce e la cessione del Martinafranca). Loro devono rimettere in regola la il passaggio del 75%: «E lo faremo nelle prossime ore – dice De Sanctis – tutti insieme stiamo lavorando per risolvere questo problema perchè Mantova non può perdere il Mantova. Ora è il momento di unire gli sforzi, al resto penseremo poi». Di Loreto paventa l’annullamento dell’atto di acquisizione delle quote: «A quel punto – dice – noi torneremo alla gestione societaria secondo i nostri piani, non quelli di chi soldi ne ha cacciati troppo pochi». Per i soci mantovani anche Giambattista Tirelli manifesta un pelo di sano scetticismo: «Non conosco i signori De Sanctis e Folgori; esprimo l’umana solidarietà a Di Loreto e Musso, con i quali non siamo sempre stati d’accordo, ma che stanno facendo di tutto per salvare il Mantova. Dispiace notare come due persone che non gravano sui bilanci del Mantova, come Maurizio Ruberti e l’avvocato Carlo Pegoraro che da anni svolgono in modo volontario un lavoro imponente, non siano tenute nella giusta considerazione per la loro esperienza. Ma tant’è…». Le prossime ore, se si vuole dar retta alla fiducia di De Sanctis, determineranno la consegna (anche stavolta tardiva) delle documentazioni richieste dalla Lega, dalla quale non giungono ultimatum relativi all’invio ma più realisticamente appelli accalorati a fare le cose come è stato deciso dall’unanimità dei club.
Ore 18.10 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) Quasi un derby. Nel Venezia americano c’è un tocco friulano. E per friulano si intende bianconero. Non c’è solo Maurizio Domizzi, nel clan guidato da Pippo Inzaghi. In laguna, da giugno, ha trovato casa anche Alex Geijo, giramondo dalla doppia nazionalità (è nato a Ginevra, ma come suggerisce inequivocabilmente il cognome ha chiare origini spagnole) e con un passato misterioso all’Udinese. Nato calcisticamente nel Neuchatel, in Svizzera, Geijo ha giocato con Malaga, Levante, Xerez, Racing Santander, Granada, Watford e Maiorca. Nel mezzo la prima esperienza a Udine (nel 2010), scivolata via inosservata, con 4 presenze e zero gol. Nel 2014 il ritorno, tra lo stupore generale. Con Stramaccioni in panchina è arrivato anche il primo gol in A, ma il più social tra i giocatori del Venezia (non manca mai un suo post su Instagram o Twitter) in serie A non ha convinto. Così ha ricominciato dal Brescia in B, per poi scegliere il progetto affidato a Pippo Inzaghi. E ora, dopo un infortunio da quattro settimane di stop rimediato a Piancavallo, si è preso l’attacco arancioneroverde. Non lo ha fatto con i gol, bensì mettendosi a disposizione degli altri. Geijo così si è riscoperto uomo assist, e all’occorrenza in grado di arretrare di qualche metro per fare spazio alla punta centrale (Nicola Ferrari). Nell’ultima gara disputata dal Venezia ha sfornato un passaggio illuminante per Marsura e si è preso comunque la scena. Il primo gol in Lega Pro arriverà: ora Geijo punta il Bottecchia.
Ore 18.00 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) Bruno Tedino testerà questo pomeriggio alle 18 ad Arzene, in una partitella amichevole con il Valvasone Asm, la condizione dei ramarri in vista della nuova notte magica (questa volta auspicabilmente per il Pordenone) di sabato, quando il Bottecchia (20.30) farà da palcoscenico al derby con il Venezia americano di SuperPippo Inzaghi. Ieri la società del presidente Joseph Tacopina ha aggiunto il Portogruaro alla già nutrita (16 sodalizi) lista di club affiliati a livello giovanile, conferma di un progetto di crescita a lungo termine. PORTE CHIUSE – L’importanza del match con la capolista che sta solo un punto sopra è ulteriormente testimoniata dal fatto che da domani gli allenamenti al De Marchi si svolgeranno a porte chiuse, nel tentativo di tenere lontane le «spie» dei lagunari. Tedino non vuole dare alcun vantaggio all’illustre collega. Ribaltare il tavolo e operare il sorpasso per lui, il suo staff, i giocatori e l’intera società avrebbe un effetto mediatico incommensurabile. FEBBRE DEL SABATO SERA – Si sta intanto propagando la febbre del sabato sera neroverde. L’ufficio stampa dei ramarri prevede il tutto esaurito, almeno nei settori riservati al popolo naoniano. Da Venezia per il momento sarebbero arrivate richieste per 200 biglietti, ma siamo appena a metà settimana. Lo stesso ufficio raccomanda ai supporter neroverdi di utilizzare il servizio di prevendita, attivo sia on line che nelle usuali rivendite di Bar Libertà a Pordenone e Caffè Nogaredo a Cordenons. Questo eviterà le code per la nominatività dei tagliandi comperati ai botteghini il giorno della gara. Termina oggi alle 19.30 la prelazione riservata agli abbonati (Pordenone-Venezia non era inclusa) per l’acquisto del biglietto con lo sconto del 50% sulla tariffa del settore d’appartenenza, da effettuare al De Marchi, nell’ufficio marketing che apre alle 17.
Ore 17.50 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) La squadra di Tedino può intralciare la corsa verso il primato del Venezia? «È troppo presto per dirlo. Ci vogliono almeno una decina di partite per vedere i valori delle varie squadre. Allora la classifica sarà più veritiera. Per tutti, anche per noi». Maurizio Domizzi non butta benzina sul fuoco di Pordenone-Venezia, ma amplia il ragionamento. «Non conosco così bene la categoria e tutti i giocatori – ammette il difensore ex udinese -. Anche per questo non saprei dire se il Pordenone possa essere un ostacolo o una concorrente per il Venezia o per altri. Adesso la graduatoria non è attendibile né in alto né in basso: è troppo presto. Lo dico anche contro la mia scaramanzia». – Siete pronti a fermare bomber Arma? «Ci proveremo, lui come gli altri – assicura -. Come difensori ci siamo tutti, vedremo chi giocherà». – È soprattutto l’attacco neroverde che impressiona? «No, è tutta la squadra, perché sta confermando quanto di buono aveva fatto lo scorso campionato. Non era stato casuale e giustamente adesso c’è tanto entusiasmo». – Lei è passato dall’Udinese al Venezia e sabato sera si troverà nella tappa a metà strada. Cosa ha lasciato e cosa ha trovato? «A Venezia ho trovato quel che cercavo. La scelta l’avevo fatta già a giugno, dopo aver parlato con il direttore Perinetti e il presidente Tacopina, senza aspettare serie A o B. Cercavo lo stimolo, che al primo incontro ho trovato». – Che importanza ha allora il confronto di sabato sera al Bottecchia? «È importante soprattutto a livello psicologico, più che numerico. Siamo ancora tutti attaccati. Chi vincesse non arriverebbe primo e nemmeno il contrario. Il risultato darà consapevolezza interiore». – Chi potrà essere protagonista? «Spero uno dei nostri attaccanti, che ancora non hanno fatto grossi numeri. Poi, se capita di segnare a me, ben volentieri». – Pronostico? «Cerchiamo di vincere, per proseguire sulla strada intrapresa a luglio. Se teniamo il primato meglio, ma dobbiamo esprimere molto di più. Abbiamo fatto ancora poco rispetto al potenziale, siamo indietro». Però, almeno fino a sabato, primi.
Ore 17.30 – (Messaggero Veneto) Un’altra buona notizia arriva dall’infermeria per Bruno Tedino. E’ tornato a disposizione Sergio Suciu, ai box dopo la gara col Parma. Per lui primo allenamento con la squadra dopo dieci giorni trascorsi fra riposo e sedute personalizzate: il centrocampista non è al top, ma può dire la sua nel momento in cui sarà chiamato in causa. Tutti dunque in gruppo e Pordenone che procede al gran completo verso la sfida col Venezia, la più importante sinora della stagione. C’è anche Andrea Ingegneri da lunedì scorso e, com’è noto, il suo recupero è fondamentale: è il difensore che meglio si completa con Stefani, tanto che il Pordenone con lui in campo ha perso soltanto due gare, entrambe la scorsa stagione con Alessandria e Cittadella (quest’ultimo promosso in B). Un fattore determinante, un centrale tra i più forti in categoria. Intanto oggi alle 18 la squadra è impegnata per una partitella d’allenamento a Valvasone contro la compagine locale, che milita in Prima categoria. Scenderà in campo chi sinora ha giocato meno ultimamente, da Cattaneo ad Azzi, passando per gli stessi Suciu e Ingegneri, quindi Gerbaudo, Raffini e Pietribiasi.
Ore 17.20 – (Messaggero Veneto) I biglietti per la tribuna coperta sono già esauriti. La prevendita per quelli per la tribuna laterale est (inaugurata col Venezia) che sta viaggiando a ritmo spedito: è già altissima la febbre per Pordenone-Venezia, il bigmatch della settima giornata di Lega Pro, in programma sabato alle 20.30 al Bottecchia. È la gara più prestigiosa in termini di classifica degli ultimi tre anni, la vice-capolista ospita la regina: si prevede di arrivare oltre i 2 mila biglietti venduti, arrivando così a creare un’atmosfera e una cornice simile a quella vista con il Parma due settimane fa. A gonfie vele. Nel giro di un pomeriggio, infatti, sono stati venduti tutti i ticket relativi alla tribuna coperta. Una parte, lo si ricordi, è riservata agli abbonati, che hanno così sfruttato il loro diritto di prelazione (la gara non è infatti inclusa nell’abbonamento). L’altra parte è stata venduta in un batter d’occhio, anche perché, con l’incertezza legata alle condizioni meteo, molti appassionati preferiscono avere la certezza di seguire la gara al coperto. Per quanto concerne i settori scoperti le previsioni parlano di biglietti in esaurimento prima del match: già in queste prime ore di prevendita i tifosi si sono recati al Bar Libertà e al Caffè Nogaredo per acquistare i tagliandi. Non ci sarà un esodo di massa invece da Venezia, da dove arriveranno – si stima – non più di 200 fan arancioneroverdi. I contenuti. A ogni modo sarà una serata di grande calcio, quella di sabato del Bottecchia. Si affrontano le due formazioni più forti sinora viste in campionato: a mettere pepe sulla partita il confronto tra due scuole diverse, quella offensiva del Pordenone – miglior attacco della categoria – e quella difensiva del Venezia, che vanta la retroguardia meno bucata con soli 2 gol subiti. Sarà anche una sfida tra due tecnici che vantano un percorso opposto: Bruno Tedino, che per arrivare sino al vertice della Lega Pro ha fatto molta gavetta, conoscendo anche la serie D, e Filippo Inzaghi, partito subito dal club italiano più titolato in Europa (il Milan). Il top. Proprio quest’ultimo è uno dei personaggio più attesi dalla gara di sabato: da giocatore ha avuto una carriera stellare. Tra i più prolifici centravanti di sempre, il professionista di Piacenza è stato campione nel mondo del 2006 con l’Italia, ha vinto due volte la Champions League col Milan (2003 e 2007), ha segnato ben 197 gol in serie A e 50 in Champions, risultando il più grande cannoniere italiano in questa competizione e quarto in assoluto soltanto dietro Cristiano Ronaldo, Messi e Raul. Non serve aggiungere altro, se non dire che sarà uno degli sportivi più importanti di sempre a calcare il prato del Bottecchia.
Ore 17.00 – Qui Guizza: termina l’allenamento.
Ore 16.40 – Qui Guizza: non partecipano alla partitella De Risio, Filipe, Ilari e Monteleone.
Ore 16.20 – Qui Guizza: provato il 3-5-2 con Emerson regista.
Ore 16.00 – Qui Guizza: partitella in famiglia.
Ore 15.40 – Qui Guizza: Biancoscudati in campo dopo una lunga sessione video.
Ore 15.10 – (Corriere del Veneto, edizione di Vicenza) Il gran ritorno di Giacomo Cenetti è andato in scena sabato scorso al Mercante. Uno spezzone contro il Santarcangelo per urlare al mondo la voglia di scrollarsi di dosso l’infortunio che l’ha messo fuori causa per oltre un mese. «E’ stata dura — evidenzia — ma sono felicissimo di essere tornato. Mi manca ancora un po’ per essere al top della condizione ma sono felice della mia prova e di quella della squadra. Siamo un bel gruppo, c’è un bel clima tra noi e attorno a noi: il nostro obiettivo primario da raggiungere dev’essere la salvezza, ma visto che non ci danno mai tra le formazioni favorite, ci piacerebbe stupire ancora una volta». Sabato a Modena è in arrivo l’ennesimo esame ma la condizione dei giallorossi sembra ottima: «Hanno una grande piazza — avverte Cenetti — stanno attraversando un periodo difficile e faranno di tutto per conquistare i tre punti».
Ore 14.40 – (Gazzettino, edizione di Venezia) «Il primato in classifica? L’aspetto più positivo è che ci mette in condizione di lavorare nel clima ideale, perché questo Venezia deve ancora esprimere appieno tutto il suo grande potenziale». Parola di capitano, Maurizio Domizzi – “oscar alla sfortuna” contro il Lumezzane per le due traverse colpite nella stessa azione – sprona i compagni a premere sull’acceleratore visto che sabato ad attenderli (ore 20.30) ci sarà quel Pordenone attardato di un solo punto dagli arancioneroverdi. «Oggi la classifica non è veritiera, sono passate solo sei giornate e nelle prossime settimane ci saranno vari recuperi – premette il 36enne difensore lagunare -. Battere il Lumezzane non è stato facile, ma era scontato, perché in un campionato come questo le goleade sono l’eccezione e non la regola. La terza vittoria consecutiva ci sprona a fare meglio». Domizzi ripensando all’ultima uscita ha ben chiaro dove insistere. «Difensivamente continuiamo a concedere poco, giusto qualche tiro da fuori, meno di così è impossibile o quasi. Da parte nostra avremmo potuto fare di più nelle ripartenze, in particolare nel secondo tempo dopo aver speso molto nel primo. Peccato non averla chiusa prima dell’intervallo, alle mie due traverse di testa sto smettendo di pensare solo adesso – sorride – perché una sfortuna così non mi era mai capitata». Al Bottecchia si affronteranno la miglior difesa, quella veneziana (due soli gol subiti finora), e il miglior attacco, quello pordenonese già a quota 14 centri con la coppia Arma e Berrettoni. «Arma in categoria segna con regolarità da anni, Berrettoni è un talento fin da quando eravamo entrambi nella Primavera della Lazio. Il Pordenone si sta confermando molto competitivo dopo la scorsa stagione, come ho detto è sì molto presto, però sabato saranno comunque opposte la prima e la seconda della classifica. Noi abbiamo grande convinzione, perché adesso che è fuori Fabiano (ieri ha ripreso a correre, ndr) il Venezia è tutto nuovo e costruire qualcosa richiede tempo e impegno. Per questo sono sicuro che faremo senz’altro più occasioni e più gol».
Ore 14.20 – (Corriere del Veneto, edzione di Venezia) «E’ un buon momento. Dobbiamo sempre guardarci indietro e pensare da dove siamo partiti. C’è una crescita costante, pur essendo partiti da zero l’anno scorso e avendo rinnovato la squadra quasi completamente quest’anno»: a ricordarlo è il ds Giorgio Perinetti, soddisfatto del primato in classifica del Venezia, ma con i piedi ben piantati per terra.«La società ha fatto investimenti importanti e per noi è confortante vedere che sono stati indirizzati verso scelte giuste. Ma siamo solo all’inizio», avverte il dirigente arancioneroverde che fa il punto dopo le prime sei giornate. «Abbiamo giocato tre partite in casa e tre fuori, affrontando già due delle principali nostre contendenti. Continuiamo così», osserva Perinetti pensando agli scogli Parma e Reggiana già superati. E adesso c’è il Pordenone vice-capolista, altra trasferta delicatissima. «Sarà un test molto importante: il Pordenone è una squadra che ha fatto un’ottimo campionato lo scorso anno, venendo eliminato ai playoff solo dal Pisa, che poi è stato promosso. Non ha cambiato molto, è rimasto lo stesso allenatore e affronteremo una squadra già rodata con lo stesso impianto di gioco». Il Venezia dovrà fare ancora i conti con l’assenza di Fabiano, che sta smaltendo la botta al ginocchio ma ha ripreso a correre. Mancheranno anche gli squalificati Baldanzeddu e Garofalo, mentre rientrerà Moreo. Si attende però per venerdì l’esito del ricorso relativo a Baldanzeddu: se fosse favorevole, il terzino potrebbe riprendere il suo posto da titolare. «Ma i sostituti hanno fatto molto bene – chiude Perinetti – del resto, se vuoi disputare un campionato di vertice devi avere giocatori importanti non solo tra i titolari». Per il match di sabato i tifosi (Venezia United, Alta Marea, Calimero, Campalto, Lido Anv, Nostalgini, Pattuglia Anv e Ultrasessantenni) hanno organizzato un pullman con partenza dal Tronchetto (18,15) e dal Taliercio (ore 18,30).
Ore 14.00 – (La Nuova Venezia) «A Perine’, svejete». La voce di Francesco Totti rompe i pensieri di Giorgio Perinetti, nei classici minuti pre-partita, quando l’adrenalina cresce e il fischio d’inizio si avvicina. Nel giorno in cui tutta l’Italia celebra i 40 anni del capitano della Roma, anche il Venezia si unisce all’ovazione e all’applauso per uno di quei campioni in via d’estinzione che valgono ancora il prezzo dell’abbonamento. Giorgio Perinetti lo conosce meglio di tutti e parte da quell’episodio di Siena. «Quel giorno eravamo avversari, io avevo chiuso la mia parentesi giallorossa e lavoravo per il Siena» racconta il direttore sportivo del Venezia «e nel trambusto non ci eravamo visti. Aspettavo la fine del riscaldamento, ma ero già “in partita”, come si dice, con i miei pensieri. All’improvviso mi arriva davanti: «A Perine’, svejete», le sue parole. Poi una risata è un abbraccio. Francesco Totti è una persona straordinaria, in campo è fuori». E mentre Perinetti racconta, dagli Stati Uniti arriva un messaggio. «Auguri Francesco per i tuoi quarant’anni, sei un grande campione ed un uomo immenso. Dal tuo amico Joe Tacopina». Il presidente, anche se attualmente è dall’altra parte dell’oceano, vive attimo per attimo le vicende del calcio italiano, e sotto sotto, spera che Totti continui a giocare, per poterlo vedere a breve termine in un Venezia-Roma. Perinetti riprende il racconto. «Ero alla Roma nel suo primo anno di consacrazione vera e propria» ricorda il diesse «ci accorgemmo subito di avere a che fare con un campione. L’anno prima, con l’argentino Bianchi in panchina, Francesco rischiò di andar via. Bianchi non lo vedeva, dalla Sampdoria arrivò una proposta, ma sia io che io presidente Sensi rispondemmo di no e Francesco restò giallorosso. Poi arrivò Zeman, è cominciò la vera storia». A convincere anche il presidente Sensi fu un torneo internazionale. «Sì, una partita contro l’Ajax, proprio nei giorni della proposta doriana. Francesco fece un gol strepitoso e anche il presidente si convinse di tenerselo stretto». Ovvi e scontati gli auguri di Perinetti al capitano della Roma. «Certo. Ultimo anno? Non lo so, dipende da lui. Di sicuro è stato un uomo record per precocità e longevità. Vive il calcio nel modo giusto, si diverte come un ragazzo, ha ancora quello spirito di venticinque anni fa». Francesco Totti ha calcato anche il prato di Sant’Elena, i precedenti sono legati ai tre anni di serie A del Venezia zampariniano. Se in una occasione la Roma di Zeman lasciò le penne al Penzo, nell’altre due ottenne una vittoria e un pareggio. Al di là di qualche giorno di vacanza in privato, con la famiglia, Totti è stato protagonista a Venezia qualche anno fa anche di una importante iniziativa benefica, invitato dal Casinò per una serata al tavolo del poker proprio per beneficenza. «Io sono romano, ma né romanista né laziale» racconta infine Maurizio Domizzi difensore del Venezia avversario di tante battaglie in serie A con Totti «tuttavia riconosco la grandezza del campione. La sua forza è soprattutto interiore, ha subito infortuni gravissimi, ma sta giocando alla grande a 40 anni. In questo è unico».
Ore 13.30 – (Corriere del Veneto, edizione di Vicenza) A luglio l’arrivo a Vicenza di Luka Bogdan, fortemente voluto dal direttore sportivo Antonio Tesoro, era stato accolto dall’ambiente vicentino con un misto di curiosità e scetticismo. Le prime prestazioni, in cui il difensore di Spalato ha sofferto anche le difficoltà della squadra, sono state a volte incerte ma la voglia di sfruttare l’occasione che il Vicenza gli ha concesso ha fatto sì che Bogdan riuscisse a trovare spazio nell’undici titolare e a farsi apprezzare dalla tifoseria biancorossa. «L’inizio è stato difficile — spiega l’ex difensore del Krka — perché in Italia si gioca un calcio più veloce e tecnico rispetto al campionato sloveno e anche perché non parlare bene l’italiano un po’ ti condiziona». Bogdan però è uno che non molla facilmente e i progressi con la lingua sono coincisi con quelli sul campo. «So bene che devo migliorare tanto — precisa — adesso comunque le cose vanno un po’ meglio perché comincio a sentire un po’ di fiducia nei miei confronti. Questo mi aiuta a lavorare meglio, un grazie va la mister e ai miei compagni che sono sempre pronti ad aiutarmi e a darmi consigli. Inoltre devo ringraziare Raicevic che mi sta aiutando molto nella fase di ambientamento e nel migliorare l’italiano». Bogdan è felice della scelta fatta in estate e l’unico cruccio è che le cose non stanno andando come vorrebbe. «Abbiamo collezionato cinque punti in sei partite e non abbiamo ancora ottenuto una vittoria al Menti — sottolinea il difensore biancorosso — e questo non va bene. Dispiace anche che dopo la bella vittoria di Salerno abbiamo giocato malissimo ad Ascoli, una partita che è stata una catastrofe… L’unica cosa che dobbiamo fare adesso è non mollare, tenere alta la concentrazione e lavorare duro per trovare la miglior condizione. Il nostro è un buon gruppo e ha tutti i mezzi per uscire dal fondo classifica». Bogdan guarda già a sabato prossimo quando il Vicenza affronterà la Virtus Entella dell’ex Roberto Breda, una partita che si annuncia non facile per la squadra di Lerda, ancora alla ricerca del «quid» per la continuità di risultato, condizione necessaria in una campionato come la B per tenere lontani i problemi. «Non dobbiamo affrontare il match mostrando preoccupazione — spiega Bogdan — anche se l’impegno presenterà molte difficoltà. Ma se noi saremo determinati torneremo a Vicenza con un risultato positivo. Per centrare la salvezza la strada è quella di lavorare compatti lottando tutti insieme un obiettivo molto importante per tutti».
Ore 13.00 – (Gazzettino) Sono tre le squadre padovane impegnate oggi nei trentaduesimi della Coppa Italia di serie D, che prevede subito i rigori in caso di parità al termine del tempo regolamentare. Alle 18 al “Gabbiano” va in scena il derby Campodarsego-Vigontina San Paolo. Così il tecnico biancorosso Enrico Cunico: «Ci teniamo a fare bene, anche se darò spazio a chi finora ha giocato di meno. Sicuramente ci saranno Lebran, Brentan, Barison, Dario e Beccaro, mentre può essere che davanti invece ci sia un po’ di rotazione. È comunque un derby, ci aspettiamo una Vigontina frizzante». Sicuri assenti Lauria, Rizzo, Buson e Nalesso, mentre Meloni sarà valutato oggi. Sull’altro fronte Vincenzo Italiano sottolinea: «La Coppa non va snobbata, anzi va interpretata nel migliore dei modi anche se darò spazio a qualche ragazzo che finora ha giocato meno. Ma chiunque scenderà in campo onorerà l’impegno. Non so cosa farà il Campodarsego, ma quel che conta è dare tutto». In panchina si rivede Masiero dopo uno stop prolungato. Alle 18.30 allo stadio di Monteortone l’Abano affronta l’Adriese. Anche l’allenatore neroverde Luca Tiozzo farà turnover: «Cambierò nove undicesimi impiegando i ragazzi che ho utilizzato di meno, ma verso i quali nutro grande stima e rispetto. Ci tengo a fare bene anche in questa competizione, dobbiamo essere spensierati per disputare una bella gara. L’Adriese? Anche se è reduce da tre sconfitte, è squadra comunque forte. E proprio alla luce del difficile momento che sta attraversando, non credo che farà un turnover ampio come noi».
Ore 12.40 – (Mattino di Padova) Si giocherà all’ora dell’aperitivo, ma per tre delle quattro squadre padovane di Serie D sarà un turno di Coppa tutt’altro che rilassante. Oggi, infatti, Campodarsego, Vigontina San Paolo e Abano affronteranno i trentaduesimi di Coppa Italia: il “Campo” ospiterà al Gabbiano i bianconeri di Vincenzo Italiano, mentre l’Abano, a Monteortone, cercherà di eliminare l’Adriese, già fatale all’Este (1-0 il risultato dello scorso 28 agosto) nella prima fase. CAMPODARSEGO-VIGONTINA. In campionato si incroceranno il prossimo 23 ottobre: nel frattempo, la sfida di Coppa fra Campodarsego e Vigontina (fischio d’inizio alle 18, arbitro Massimiliano Rasia di Bassano del Grappa) con ogni probabilità sarà l’occasione giusta per confermare i segnali di ripresa mostrati domenica scorsa contro Mestre e Montebelluna. Il Campodarsego (che non potrà contare su Rizzo, Buson, Lauria e Meloni), è bene ricordarlo, arrivava da una batosta senza “se” e senza “ma”, un 1-4 in casa dell’ Abano che aveva fatto arrabbiare (e non poco) la dirigenza, mentre la “Vigo”, nonostante il buon gioco, non era riuscita a smuovere – se non con un pareggio in tre giornate – la classifica. Le due vittorie hanno dunque tranquillizzato gli ambienti in vista del derby di oggi, meno sentito di altri ma, almeno sulla carta, molto affascinante. Probabili formazioni. Campodarsego (3-5-2): Andreatta; Severgnini, Lebran, Gal; Dario, Tanasa, Bedin, Callegaro, Sanavia; D’Appolonia, Aliù. All. Cunico. Vigontina San Paolo (4-3-3): Vanzato; Topao, Thomassen, De Biasi, Scandilori; Antonello, Pelizzer, Episcopo; Busatta, Zuin, Cacurio. All. Italiano. ABANO-ADRIESE. Inizierà alle 18.30, invece, il match fra Abano e Adriese (arbitro Gabriele Nube di Mestre). I neroverdi, reduci dal pareggio a reti bianche del “Gavagnin-Nocini” di Verona con la Virtus Vecomp, ma lanciati da un inizio di stagione molto positivo, se la vedranno con una compagine in crisi nera. L’Adriese ha rimediato sinora tre sconfitte e una vittoria in campionato e, a quanto pare, sarebbe in bilico pure la panchina di Oscar Cavallari, che non vorrebbe fare la stessa fine, seppure con qualche giorno di ritardo, del collega del Delta Rovigo Francesco Passiatore. Non ha di questi problemi l’Abano, con mister Luca Tiozzo che per la sfida odierna potrebbe concedere un’altra occasione ai tanti giovani in rosa (tra questi Seno, Cuccato e Turrini, tutti under di prospettiva), affiancandoli a qualche big come Fracaro, Busetto, Frison e Ferrante. Abano (4-2-3-1): Bettin; Seno, Cuccato, Frison, Zattarin; Busetto, Pagan; Baccarin, Fracaro, Rampin; Ferrante. All. Tiozzo.
Ore 12.10 – (Gazzettino) Il Cittadella che ha sorpreso il mondo del pallone per le cinque vittorie di fila è finito giocoforza sulla bocca di tutti. I meriti vanno divisi tra chi va in campo e chi allena la squadra, ovvero Roberto Venturato. Il tecnico granata lunedì sera non era sul rettangolo di gioco a impartire lezioni ai suoi calciatori, ma ha vestito i panni del “professore” nell’incontro organizzato dal Campodarsego (nella figura del responsabile del settore giovanile, Alberto Cagnin) sul tema: “Lo stile comunicativo dell’allenatore”. C’erano un centinaio di persone al teatro Aurora di Campodarsego ad ascoltare Venturato, che ha rivissuto le tappe della sua carriera. «L’incontro fondamentale è stato con Emiliano Mondonico, a Cremona. Un tecnico con grandi capacità di comunicare le sue idee. Un episodio poi che mi ha segnato è stato un incidente d’auto che mi fece stare fermo per due anni, un trauma per me. Un momento della mia vita in cui non vedevo più nulla davanti, non potevo fare quello che mi faceva sentire realizzato. Sono ripartito dal Giorgione, e da lì tutto è ricominciato, fino alla prima panchina, a Pizzighettone in Eccellenza, che ho portato fino alla C1». Il tecnico granata ha poi spiegato alla platea il suo modo di comunicare: «Io ero una persona molto introversa e una volta smessi i panni del calciatore non era in grado affatto di parlare in pubblico. Da allenatore delle giovanili del Pizzighettone la prima cosa che ho imparato è stata che i bambini più sono piccoli e più legano la loro comunicazione al canale visivo, che è solo uno dei tre, perché ci sono anche udito e tatto. Il bambino impara vedendo, e quando cresce perde alcune capacità e tutto ciò condiziona anche un tecnico che deve farsi capire da ragazzi di età diverse. La prima volta avevo 32 bambini di 5 o 6 anni, oggi alleno una squadra di 26 giocatori, in cui ognuno recepisce il messaggio in modo diverso». A cominciare dalla lingua. «A Cremona avevo un calciatore che capiva solo francese, è stato un disastro. La stagione scorsa a Cittadella c’erano due ragazzi del Gambia che parlavano solo inglese. Hanno fatto un campionato di spessore, vivevano il rapporto con la squadra come gli italiani: alzavano la mano se non capivano e io rispondevo in inglese». Si è parlato quindi del Cittadella, la sua casa da due anni. «C’è un ordine sovrano che non viene imposto. C’è e basta. C’è competizione, crescita, ma la vera risorsa straordinaria sono i valori. Le persone possono riuscire a realizzare ciò che hanno in mente».
Ore 12.00 – (Gazzettino) Dopo i due giorni di riposo concessi alla squadra, ieri pomeriggio il Cittadella si è ritrovato per la ripresa degli allenamenti: gruppo completo, a parte solo i giovani Caccin e Fasolo. Il programma settimanale prevede sempre sedute pomeridiane, venerdì mattina la rifinitura e la partenza per Trapani, dove il Cittadella sarà di scena sabato alle 15 allo stadio “Provinciale” di Erice. Per Venturato una settimana-tipo di lavoro dopo il turno infrasettimanale di quella precedente che ha lasciato il segno sabato scorso con il Brescia, quando il Cittadella è incappato nella prima sconfitta di campionato. E l’obiettivo è quello di riprendere la marcia che ha stupito l’Italia del pallone. Anche i tifosi credono in una stagione positiva: trainata dai cinque successi di fila, la campagna abbonamenti si è conclusa con il record storico per i colori granata: 1.785 le tessere sottoscritte, con il Tombolato che sabato scorso aveva davvero una cornice di pubblico degna della serie B. Dopo la trasferta di Trapani si tornerà a giocare in casa sabato 8 ottobre, alle 20.30, contro il Frosinone.
Ore 11.40 – (Mattino di Padova) Un altro Roberto Venturato. Diverso. Che, lontano dal clima un po’ ingessato delle conferenze-stampa, si apre svelando il suo lato umano, facendosi aiutare anche da… Robin Williams. Il nocchiero del Cittadella lunedì sera ha vestito gli insoliti panni del docente, partecipando come relatore principale all’incontro “Lo stile comunicativo dell’allenatore”, organizzato dal Campodarsego Calcio e dal responsabile del settore giovanile, Alberto Cagnin, come primo appuntamento di un percorso di formazione di tecnici, educatori e dirigenti. Un centinaio gli spettatori venuti ad ascoltarlo al cinema-teatro Aurora di Campodarsego, dalle società più disparate. È stata l’occasione per ripercorrere le tappe che hanno segnato la sua vita, come l’incidente d’auto, che nel 1983 gli causò la frattura del femore rischiando d’interrompere la sua carriera di giocatore (centrocampista). «Rimasi fermo per due anni, fu un trauma. Non vedevo più nulla davanti, perché non potevo fare quello che mi permetteva di sentirmi realizzato. Da quella strada, strada Castelleonese, sono ripartito con il Giorgione, e lì tutto è ricominciato. Sino alla prima panchina, al Pizzighettone in Eccellenza, portato alla C/1». Al centro dell’incontro il suo rapporto con la comunicazione: «Quando ho smesso di giocare, ero una persona molto introversa e che non sapeva parlare in pubblico». Oggi, fra le difficoltà c’è quella di farsi comprendere da chi mastica poco l’italiano. «Ricordo che quando mio padre è emigrato in Australia per lavoro (Venturato è nato in quel continente ed è rientrato in Italia quando aveva 10 anni, ndr) gesticolava per farsi capire: dalla convinzione che ci metteva riusciva a trasmettere qualcosa, anche se le parole non erano comprese. L’anno scorso, invece, Bobb e Jallow parlavano in inglese: alzavano la mano se non capivano e io rispondevo nella loro lingua». Venturato fa vedere scene del film “L’Attimo Fuggente”, in cui Williams sale in piedi sulla cattedra e invita a guardare le cose da più angolazioni. «La tecnica s’impara, la differenza la fa la passione. Per fare calcio in modo diverso l’allenatore deve avere una visione diversa delle cose e saperla comunicare. A qualsiasi livello: dopo tre anni che seguivo la scuola calcio, i 32 bambini erano diventati 140, perché si divertivano». Altro video, stavolta dal film “Patch Adams”. «Un medico fuori dal coro, che da 45 anni guarisce le persone vestito da clown, cercando di ascoltarle. Ho avuto la fortuna di conoscerlo e penso che l’allenatore non possa che essere così. Il punto di partenza è avere un sogno: devo saperlo immaginare, per riuscire a realizzarlo insieme alle persone che lavorano con me». C’è stato, però, anche un momento in cui Venturato quella passione ha rischiato di smarrirla. «Nel 2010 con la Cremonese abbiamo perso la finale playoff al 91′ su rigore: rimasi così colpito che non ho allenato per due anni. La ritenevo un’ingiustizia terribile. Ma andavo a vedere sedute e partite, ho fatto il corso a Coverciano. Ho allenato la mia passione per il sogno che avevo in testa, cercando di essere pronto quando sarebbe arrivata un’altra opportunità». Ed è arrivata a Cittadella. Qui Tombolato. Ripresa ieri pomeriggio, nella settimana che porterà il Cittadella alla sfida di Trapani di sabato. La seduta è stata aperta da una mezz’ora di analisi video della sconfitta con il Brescia. Ancora a parte i giovani Caccin e Fasolo, tutti in gruppo gli altri, compreso Pascali, tenuto prudenzialmente a riposo contro le “rondinelle” per evitare ricadute dell’infortunio all’inguine destro.
Ore 11.10 – (Gazzettino) Adesso conta dare continuità centrando il secondo successo di fila nella sfida con il Mantova. «La continuità è mancata a Fano, ma c’era stata in termini di prestazione nelle altre gare. Ci aspettiamo sempre dei miglioramenti. Al di là della partita di sabato, mi aspetto che in ogni allenamento i giocatori mi facciano vedere che stanno crescendo sotto tutti i punti di vista. Anche chi è fuori in questo momento deve farmi cambiare idea durante la settimana con il lavoro, è solo il campo che ci dà segnali di miglioramento. Tutto il resto che non riguarda il campo conta poco per il nostro lavoro». Sabato riavrà a disposizione in attacco Alfageme che, espulsione a parte con il Fano, aveva dimostrato di fare fatica a inserirsi nei meccanismi della squadra. «Era arrivato tardi e anche a livello di condizione fisica non stava benissimo. Da lui, come da tutti gli altri, mi aspetto cattiveria agonistica e furore. Al di là delle qualità che abbiamo – conclude Brevi – sono atteggiamenti dai quali non si può prescindere perché tutte le partite di Lega Pro sono di questo tipo».
Ore 11.00 – (Gazzettino) Proprio le defezioni e le condizioni non ottimali di qualche interprete hanno indotto il tecnico ad affidarsi inizialmente a un inedito 5-4-1. «Sapevamo che Germinale non poteva fare tutta la gara, ha giocato un tempo e il giorno dopo era molto affaticato. Ho messo Madonna e Fantacci esterni e in alcune situazioni siamo ripartiti abbastanza bene e in altre meno. Mentre in mezzo al campo ci stava di soffrire un po’ di più solo con Mandorlini e Dettori, anche perché quest’ultimo ha caratteristiche diverse dall’interdizione».A suo giudizio dove si poteva fare meglio? «In alcuni frangenti potevamo ripartire meglio, e nella circolazione della palla abbiamo sbagliato molti palloni semplici nei quali avremmo potuto mettere in difficoltà il Gubbio».
Ore 10.50 – (Gazzettino) È passato qualche giorno dal blitz di Gubbio, che oltre a riportare il sereno nell’ambiente biancoscudato rappresenta anche un’iniezione di fiducia per il morale e aiuta a preparare meglio il prossimo appuntamento con il Mantova.
«È stata una vittoria importante – sottolinea Oscar Brevi – nella quale abbiamo comunque sofferto. A caldo hai tante situazioni in testa, riflettendoci sopra e rivedendo la gara dobbiamo essere contenti dei tre punti, pur sapendo che dobbiamo lavorare. Ma in questo momento è fondamentale aver portato a casa il risultato che dà autostima. Anche se dobbiamo migliorare nella costruzione del gioco dal basso, e anche in alcune situazioni difensive. C’è ancora tanto da fare per arrivare a essere una squadra propositiva che riesce a imporre il proprio gioco per gran parte della gara. Non ci sono scusanti perché la rosa è abbondante, anche se in questo periodo ci mancano alcune caratteristiche soprattutto a centrocampo: sin dal ritiro abbiamo lavorato con un palleggiatore come Filipe, e mancando un giocatore come lui che detta i tempi, si smarca e verticalizza più velocemente il gioco, la manovra ne risente».
Ore 10.40 – (Gazzettino) Sarà presentata oggi alle 19 al Macron Store di via Croce Rossa 118 la terza maglia ufficiale (colore nero) che il Padova indosserà nella stagione in corso. Dirigenza e squadra al completo interverranno all’evento che si concluderà con un ricco aperitivo. A tutti i tifosi che parteciperanno, Macron sarà lieta di regalare un buono per la personalizzazione gratuita (nome e numero) della loro nuova maglia biancoscudata. LUTTO. È mancato ieri Giancarlo Zamuner, papà del direttore generale del Padova. Al dirigente biancoscudato le più sentite condoglianze da parte della redazione sportiva del Gazzettino.
Ore 10.20 – (Mattino di Padova) Conta di recuperare qualcuno a centrocampo, in vista della gara con il Mantova? «De Risio credo che non ci sarà, e probabilmente nemmeno Filipe: al 99% non li avremo nemmeno sabato. Se non altro, dopo le due giornate di squalifica rientra Alfageme». Dall’argentino cosa si aspetta, visto che, al di là dell’espulsione a Fano, non era ancora entrato bene nei meccanismi del gruppo? «Luis è arrivato tardi, e anche a livello di condizione fisica non stava benissimo. Ma da lui ora mi aspetto la cattiveria agonistica, quel furore dentro che serve per fare questo lavoro. Puoi vincere, perdere e pareggiare, ma se ci metti rabbia e agonismo, poi anche le qualità emergono. In questa categoria si può vincere o perdere con chiunque, eppure la determinazione è fondamentale, soprattutto nei momenti di difficoltà: sabato l’abbiamo tirata fuori». L’obiettivo è la continuità: con i virigiliani la vera svolta? «La continuità c’è stata nelle prestazioni, Fano a parte, non nei risultati. Ci aspettiamo sempre dei miglioramenti, al di là della gara di sabato io voglio vedere ogni giorno in allenamento che i giocatori mi dimostrino di crescere sotto tutti i punti di vista. Chi in questo momento è fuori, non ha molte altre opportunità: deve farmi cambiare idea durante la settimana, con il lavoro e l’impegno». Ore 10.10 – (Mattino di Padova) Come mai, al di là della sofferenza, non siete riusciti a giocare come avreste voluto? «Mi aspettavo che in alcune situazioni ripartissimo meglio, che la palla circolasse più velocemente. Abbiamo sbagliato tanti passaggi semplici, con i quali avremmo potuto mettere il Gubbio in difficoltà: loro giocavano sempre in profondità, noi avremmo dovuto recuperare palla in fretta e ripartire, ma l’abbiamo fatto poco». Le assenze a centrocampo hanno pesato? «In questo momento ci mancano giocatori con determinate caratteristiche, soprattutto lì in mezzo: abbiamo lavorato in ritiro su alcune situazioni sempre con Filipe nel ruolo di palleggiatore, e non averlo adesso qualche problema ce lo crea. Mancando un giocatore che detta i tempi, che si smarca e verticalizza velocemente, lo sviluppo della manovra ne risente. Dettori e Mandorlini non hanno sfigurato, ma le loro caratteristiche sono altre, soprattutto il secondo, che paga qualcosa in fase di interdizione».
Ore 10.00 – (Mattino di Padova) La settimana stavolta sì che può trascorrere decisamente con più serenità. I tre punti conquistati a Gubbio, pur se in modo rocambolesco, hanno regalato al Padova la chance di aprire una “mini-striscia” positiva e di farlo davanti al pubblico dell’Euganeo. È l’aria che si respira dopo una vittoria in trasferta, la sensazione di avere tra le mani la possibilità di inanellare per la prima volta due successi di fila, e di trovare, un po’ alla volta, la tanto agognata continuità. In Umbria non tutto è filato per il verso giusto, e questo lo riconosce pure mister Oscar Brevi, ma i tre punti hanno sollevato il morale di tutti, spogliatoio in primis. «È stata una vittoria importante», l’opinione del tecnico espressa ieri. «Abbiamo sofferto, è vero, ma riflettendo sul match e andando a rivederlo diverse volte, dico che dobbiamo essere contenti. Anche se c’è ancora molto da lavorare, in questo momento è importante aver portato a casa un risultato simile, al di là di un po’ di sofferenza eccessiva». Siete più sereni? «Sì. Sicuramente con i risultati cresce l’autostima dei giocatori, ed è normale. Dobbiamo migliorare in alcune situazioni difensive, e c’è ancora tanto da fare pure a livello offensivo, per arrivare ad essere una squadra propositiva, che riesca a imporre il proprio gioco. Ma i tre punti di Gubbio sono davvero pesanti».
Ore 09.50 – (Mattino di Padova) Prosegue la marcia di avvicinamento dei biancoscudati alla settimana gara di campionato in programma sabato, alle 18.30 all’Euganeo, con il Mantova (arbitro Proietti di Terni). La squadra ieri ha sostenuto l’allenamento al mattino, e tornerà oggi pomeriggio alla Guizza, per poi effettuare la seduta di domani allo stadio Appiani, a porte chiuse. Brevi avrà di nuovo a disposizione Alfageme, al rientro dalla squalifica di due giornate, ma difficilmente recupererà Filipe e di sicuro non potrà contare su De Risio, mentre anche a Mantova l’infermeria si sta riempiendo: sabato dovrebbero essere out sia l’ex Ruopolo che Siniscalchi, e il rischio è che mister Prina debba rinunciare pure a capitan Caridi e a Salifu. La terza maglia. Questa sera, alle 19, al Macron Store di viale della Croce Rossa il Padova svelerà finalmente la terza maglia per la stagione in corso, che si preannuncia come una sorprendente novità. Saranno presenti dirigenza e squadra al gran completo, e i tifosi che interverranno riceveranno in omaggio un buono per la personalizzazione gratuita con nome e numero della nuova muta da gioco.
Ore 09.40 – (Mattino di Padova) Un gravissimo lutto ha colpito ieri il direttore generale del Calcio Padova, Giorgio Zamuner. A San Donà di Piave, dove risiedeva, si è spento il papà Giancarlo, malato da tempo. Appena appresa la notizia, il dirigente biancoscudato si è diretto subito nella cittadina veneziana, dov’è nato il 18 novembre 1964, per stringersi ai suoi cari e predisporre i funerali. Oggi si dovrebbero conoscere sede e ora delle esequie. Sul sito del Padova è apparso un breve comunicato, concluso da queste parole: “Tutta la Società, i dirigenti, i tecnici e i giocatori si stringono attorno al Direttore e alla sua famiglia in questo doloroso frangente”. Anche la redazione sportiva del “mattino di Padova” esprime le più sentite condoglianze al d.g.
Ore 09.30 – (Mattino di Padova) Carmine Parlato torna in gioco. L’ex allenatore del Padova, artefice dalla promozione dalla Serie D alla Lega Pro di due stagioni fa, esonerato dieci mesi fa dalla dirigenza biancoscudata dopo il pareggio di Busto Arsizio con la Pro Patria, si prende finalmente una panchina. E sarà una panchina già nota: il tecnico partenopeo è infatti il nuovo allenatore del Delta Rovigo. La società polesana ieri ha esonerato Francesco Passiatore, che nelle prime quattro giornate di Serie D (nel girone emiliano-toscano) ha raccolto solo quattro punti. Parlato, perciò, rileva la panchina del Delta, sulla quale si era già seduto per quattro anni, dal 2005 al 2007 e dal 2008 al 2010, ottenendo nel 2006 la vittoria nel campionato di Serie D e la promozione tra i professionisti. In maglia rodigina l’ex tecnico del Padova ritrova un protagonista della promozione biancoscudata, il difensore Davide Sentinelli, ma non è detto che sia l’unico. Da tempo, infatti, è noto l’interesse del Delta per Marco Ilari, che da fine agosto ormai lavora alla Guizza attendendo, in una sorta di “limbo”, che si sblocchi la trattativa per il suo trasferimento, che ora può subire l’accelerata decisiva. E c’è da credere che dal Polesine arriverà presto anche una proposta a Matteo Dionisi, l’altro “fuori lista” della squadra di Brevi: il terzino reatino, fedelissimo del tecnico napoletano, se arrivasse un’offerta non ci penserebbe due volte ad imboccare l’A/13 e a raggiungere l’allenatore con il quale ha giocato per tanti anni. Due affari che il Padova vedrebbe di buonissimo occhio: liberandosi dei due contratti, infatti, risparmierebbe circa 100 mila euro lordi d’ingaggio.
Ore 09.10 – (Corriere del Veneto) Brevi torna anche sul primo tempo del Barbetti, dove si è visto un 5-4-1 molto rinunciatario: «Per una serie di ragioni non avevamo molte altre soluzioni — sottolinea Brevi — perché Germinale non aveva più dei 45 minuti giocati che gli ho fatto disputare e ho deciso di mettere sugli esterni Fantacci e Madonna a piedi invertiti. Ovvio che poi Mandorlini e Dettori hanno dovuto faticare di più, ma nella ripresa avevo altre cartucce a disposizione e ci siamo sistemati». Contro il Mantova rientrerà quasi sicuramente Alfageme accanto ad Altinier, ma non è da escludere che Brevi sganci dal primo minuto Germinale, scegliendo il doppio centravanti. Nel frattempo lo sbarco di Carmine Parlato a Rovigo può sbloccare lo stallo per Marco Ilari, il primo fedelissimo che, salvo sorprese, seguirà l’allenatore al Delta. Più complicato è che lo stesso percorso venga compiuto da Matteo Dionisi, che Parlato rivorrebbe con sé, ma che la presenza in rosa di Gaetano Capogrosso, classe ‘88 e molto apprezzato dalla società, rende al momento complicato immaginare rodigino.
Ore 09.00 – (Corriere del Veneto) Un lungo sospiro di sollievo. E magari, adesso, la possibilità di lavorare con meno pressioni sulle spalle, preparando la partita con il Mantova senza stare costantemente sotto la lente. Oscar Brevi si rimbocca le maniche e guarda avanti, la sua stagione può cambiare marcia battendo un avversario alla portata, sabato, all’Euganeo. La nota stonata, al contrario, è quella che tocca il capitolo infortuni, con De Risio e Filipe che ancora una volta sono destinati a marcare visita: «Credo che nessuno dei due ci sarà — sospira Brevi — nemmeno Filipe penso che farà in tempo a recuperare. Questa al momento è la situazione, poi vedremo quello che accadrà nel corso della settimana». Brevi è parso particolarmente carico dopo le tensioni della settimana scorsa. L’1-0 di Gubbio ha sparigliato tutte le carte sul tavolo, ma adesso deve arrivare un’immediata conferma sabato pomeriggio all’Euganeo: «La rabbia deve essere imprescindibile — tuona Brevi — contro ogni avversario va messo in campo il giusto atteggiamento. Direi che a Gubbio sotto questo profilo c’eravamo, ma abbiamo commesso errori banali in fase di impostazione e nelle ripartenze. Quanto al Mantova, ci aspettiamo sempre dei miglioramenti, anche in ogni allenamento mi attendo di vederli. Ai ragazzi che non giocano ho detto che se vogliono farmi cambiare idea devono “mangiare l’erba” in ogni seduta per mettermi in difficoltà».