Ore 21.20 – (Il Piccolo) Giuseppe Aquaro assieme a Omar Leonarduzzi forma una coppia di centrali di lusso per la categoria. Si pensi poi alla prima ipotesi alternativa in mezzo alla difesa, quel Marchiori sempre positivo allorché chiamato in causa – anche nell’inedita veste di interditore davanti la difesa – e Voltolini in porta può davvero sentirsi protetto negli ultimi metri di campo. Nonostante il tasso tecnico e il potenziale del gruppo espresso con lo scoppiettante 4-2 a Legnago, Aquaro ritorna sulle due disattenzioni costate altrettanti gol al “Sandrini”. «E’ una Triestina matura ma si può crescere ancora tanto, abbiamo preso quei due gol che da difensore non mi vanno giù, saranno situazioni che da martedì (oggi ndr) cercheremo di analizzare con l’allenatore riguardando la partita, e scopriremo gli errori commessi. Già domenica affronteremo una squadra decisamente più forte e dovremo sbagliare il meno possibile». E proprio riguardo l’Alto Vicentino Aquaro prova a fotografare il tipo di partita che si aspetta: «Sarà una partita completamente diversa, dopo la sconfitta interna subita con l’Arzignano verranno a Trieste a cercare di vincerla, ma a mio avviso dipende tutto da noi». La panchina, di volta in volta, può essere una risorsa da valorizzare di questa Triestina? «Siamo dei ragazzi ma siamo anche dei professionisti, ci facciamo trovare pronti come è giusto. Questa mentalità ci consente di allenarci durante la settimana sempre al 100%, logico che tutti vorrebbero giocare, l’allenatore ha la possibilità di scelta». Anche per un elemento dell’esperienza di Aquaro avere a fianco Leonarduzzi rende comunque le cose più tranquille. Lo conferma lo stesso centrale: «L’esperienza di Leonarduzzi è assodata, conosciamo la sua importanza per tutti noi, discorso che possiamo estendere a tanti altri giocatori. Abbiamo un attacco fantastico, ad ogni modo non sono i singoli da premiare ma tutta la squadra. E siamo davvero una bella squadra».
Ore 21.00 – (Il Piccolo) È finalmente la Triestina grandi numeri, quella che i tifosi attendevano ormai da troppi anni. Certo, dopo sole quattro giornate tutto va preso con il dovuto beneficio d’inventario, compresi i vari piccoli record messi assieme in questi turni che andremo a elencare, ma almeno stavolta si può sognare, cosa nemmeno lontanamente possibile in tempi recenti. Dopo la squillante vittoria di Legnago, l’Unione di Antonio Andreucci, insomma, pone la sua forte candidatura per un campionato da protagonista, anche perché tra le avversarie non affiora nessuna corazzata inaffondabile e anzi un po’ tutte, a turno, incontrano le loro difficoltà. Finalmente la Triestina torna da sola in vetta a una classifica: era accaduto l’ultima volta nel 2002/03 in serie B, tredici anni fa, e la categoria era ben più prestigiosa, ma dopo quello che è avvenuto e altri due fallimenti di mezzo, il dato non può che essere salutato da un grande entusiasmo, che alimenta questa fase di vera e propria rinascita. Del resto il ruolo di leader lo si conquista solamente a suon di prestazioni, risultati e cifre importanti. E i numeri importanti ci sono tutti: la Triestina non è solo prima solitaria in vetta con 10 punti conquistati in quattro partite (tre vittorie e un pareggio) ma innanzitutto vanta il più forte attacco del girone con 8 reti messe a segno alla pari di Mestre e Altovicentino. Del resto, con un reparto offensivo di valore come quello allestito in sede di mercato da Milanese, era prevedibile che la musica rispetto agli ultimi anni fosse davvero cambiata. Carlos França è un bomber di razza con un fiuto del gol eccezionale, Dos Santos è un altro dalla rete facile e fisicamente può essere devastante, Matteo Serafini è la classe e il genio capace dei tocchi di classe mentre a Bradaschia tocca il reparto vivacità, quello dei guizzi uno contro uno e dei dribbling capaci di scardinare le difese arroccate. Ma una squadra non è solamente attacco. E il centrocampo e la difesa alabardata sembrano poter reggere il passo del reparto offensivo. Non a caso, la Triestina al momento è prima assoluta anche nella differenza reti con un +5 che la dice lunga su quanto la squadra sia valida nel suo complesso. La difesa non è ancora la migliore ma ha subito poco, del resto qualche leggera sbavatura con due terzini così giovani e con un Pizzul classe 1998 (che, beninteso, sta facendo benissimo) che fisiologicamente può soffrire qualche marpione della categoria, è comprensibile. Ma non è tutto: al momento la Triestina è anche l’unica squadra imbattuta del girone assieme ad Abano e Union Feltre, segno anche questo di solidità. Inoltre è proprio l’Unione l’unica squadra ad aver sempre vinto in trasferta, anche se ovviamente le partite fuori casa finora sono state solamente due. Tanti piccoli record che, comunqu,e indicano una squadra dai parametri ideali per primeggiare in questa serie D. E chissà che un altro piccolo record non arrivi domenica pomeriggio anche dal pubblico, visto che allo stadio Rocco ci sarà il big-match con l’Altovicentino.
Ore 20.30 – (Corriere delle Alpi) Vietato fare drammi. Il capitano del Belluno Simone Corbanese ha le idee chiare sul momento del Belluno, la prestazione contro il Carenipievigina è stata negativa e al di sotto delle aspettative, ma non va unita alle tre precedenti. «Siamo consapevoli di aver giocato una brutta partita sabato a Oderzo – spiega il “Cobra” – ma non bisogna guardarla insieme alle altre disputate fino ad ora, che sono state ben diverse e comunque positive nonostante i punti raccolti. Siamo un gruppo intelligente che può e deve rimettersi in carreggiata subito». Dalle parole ai fatti. Il bomber e capitano del Belluno, Simone Corbanese, non usa mezze misure e indica la strada giusta in vista del match di Coppa Italia di domani contro il Tamai. « Ormai la sconfitta contro il Carenipievigina è alle spalle, prendiamo atto della prestazione negativa ma dobbiamo andare oltre – continua Simone – abbiamo subito l’occasione per riscattarci ma è importante farlo subito e non limitarsi a dirlo. La partita di domani è importante per riprendere subito la via giusta. Obiettivo dei playoff ridimensionato dopo questa partenza? Credo che la stagione che stiamo vivendo vada analizzata attentamente. Ogni anno è a se, si riparte sempre da zero e aver fatto bene l’anno prima non significa automaticamente fare bene anche quello successivo. Bisogna anche considerare però che il girone di questo campionato è molto equilibrato rispetto alle scorse stagioni,ma questo è anche il bello. Bisogna imboccare la strada giusta al più presto e per farlo bisogna continuare a lavorare duramente come abbiamo sempre fatto e se necessario dare ancora di più». Mercoledì di coppa. Domani alle 19 a Tamai il Belluno gioca i trentaduesimi di Coppa Italia. Mister Vecchiato dovrà fare a meno del fantasista Duravia, espulso durante il primo turno contro il Montebelluna. Andrà valutata anche la condizione di Marta Bettina, uscito acciaccato ad una caviglia dal match contro il Carenipievigina. Potrebbe scendere dal primo minuto il neo acquisto Georges Petdji. L’impegno successivo sarà quello di campionato, al Polisportivo, contro l’Este dove sarà assente per squalifica il difensore centrale Calcagnotto.
Ore 20.00 – (Il Centro) Le prossime partite serviranno per capire se la crisi del Teramo è davvero alle spalle. Sabato, nella trasferta più lunga del campionato sul campo del Sudtirol (calcio d’inizio alle 14,30), il Diavolo andrà a caccia di un successo esterno che manca addirittura dallo scorso mese di gennaio (1-2 a Pisa). La vittoria di tre giorni fa contro il Fano, al di là della consistenza dell’avversario, è intanto servita per dare ossigeno alla classifica e restituire un po’ di entusiasmo all’ambiente. La cura Nofri sembra aver rigenerato diversi elementi, tra i quali il centrocampista Carlo Ilari. L’ex mezzala del Santarcangelo, reduce da un’estate caratterizzata da problemi fisici, sta dando evidenti segnali di ripresa nel 4-4-2 studiato dal tecnico umbro. E pensare che Ilari è stato il primo acquisto voluto da Zauli, principale estimatore del 24enne giocatore marchigiano. «Prima di essere un elemento portato qui da Zauli sono un professionista», sottolinea Ilari, «ma è normale che il suo esonero mi sia dispiaciuto. La fine anticipata del rapporto di lavoro con un allenatore, però, dispiace a prescindere, perché rappresenta un fallimento anche per noi giocatori. Il presidente ha deciso di dare la scossa e di fare questo cambiamento. Il mio compito è quello di continuare ad allenarmi con serietà e impegno. Non è cambiato nulla per me». Dal punto di vista tattico, dopo l’arrivo di Nofri, Ilari ha accentrato la sua posizione e adesso è più coinvolto nella manovra. «Giocare in una linea mediana a due richiede un maggiore coinvolgimento e capacità di costruire l’azione. Mi sto adattando», spiega il numero 16 del Teramo, «in passato ho già ricoperto quel ruolo. Sono contento perché le prestazioni mie e della squadra stanno migliorando. Ora bisogna continuare così. Mi sono trovato davvero a mio agio a fianco di Steffè. Per le caratteristiche che abbiamo, direi che ci completiamo a vicenda. Il mio stato di forma? Non ho iniziato bene, ma non cerco alibi né giustificazioni. A livello fisico, considerando i problemi avuti durante il ritiro, ero un po’ più indietro rispetto agli altri. Sto dando il massimo per migliorare». Il discorso si sposta sulle prospettive dei biancorossi. «La rosa è competitiva sia sul piano qualitativo che quantitativo», dice Ilari, «e c’è sicuramente la possibilità di fare meglio. Al momento è giusto pensare di gara in gara. Dobbiamo raccogliere i frutti dei segnali positivi emersi nelle ultime due partite. Vincere aiuta a vincere e deve essere questo il nostro punto di ripartenza. Personalmente sono abituato a mantenere un certo equilibrio, cioè non mi deprimevo prima e non mi esalto adesso, dopo aver battuto il Fano. I risultati, nel complesso, non sono ancora soddisfacenti. A Bolzano sarà un test duro». In vista di sabato, resta in dubbio il recupero del trequartista Federico Carraro, che è alle prese con un problema muscolare; out il terzino Karkalis (infortunio al ginocchio). Non è da escludere che Nofri possa dare di nuovo fiducia alla formazione schierata contro il Fano.
Ore 19.30 – (Gazzetta di Modena) Il Modena si è rimesso al lavoro ieri pomeriggio allo Zelocchi effettuando una seduta di incentrata prevalentemente sulla parte atletica e conclusa con partitelle a tema. Tutti presenti ad eccezione di Osuji, che non rientrerà prima del nuovo anno. Da oggi mister Pavan inizierà a concentrarsi sull’aspetto tattico per preparare l’insidiosa sfida casalinga di sabato con il Bassano. In difesa Accardi riprenderà posto sulla corsia destra, a centrocampo possibile un turno di riposo per Olivera, con Laner che si candida per tornare nell’undici titolare dopo aver saltato tre gare per problemi fisici. POSTICIPO: Reggiana-Sudtirol 1-0 (78’ Manconi). Classifica: Venezia 14; Pordenone 13; *Sambenedettese 12; Parma e Bassano 11; Gubbio, *Reggiana e FeralpiSalò 10; *Padova e *Santarcangelo 8; Lumezzane 7; *Albinoleffe 6; Ancona, Modena, Mantova, Sudtirol e Teramo 5; Fano 4; *Maceratese 3; Forlì 2. (*una gara in meno).
Ore 19.10 – (Gazzetta di Modena) Un doppio turno casalingo per trovare la retta via e rifare dello stadio Braglia un autentico fortino, quello che non è mai stato in questo anno solare. Strano a dirsi, ma è proprio così, perché per un Modena troppo spesso disastroso in trasferta c’è pure un Modena in netta difficoltà in casa. Tre sole vittorie nel girone di ritorno della passata stagione, l’ultima il 19 aprile contro il Perugia, nessuna in questo campionato dopo tre apparizioni ed alla vigilia di un doppio impegno davanti ai propri tifosi. Un’occasione da sfruttare, simile però a quella che nel corso della passata stagione sancì l’inizio del precipizio: impossibile dimenticare quanto accadde contro il fanalino di coda Como e la capolista Cagliari, il suicidio sportivo con il quale i canarini di Crespo scrissero il primo capitolo della loro condanna. Pochi giocatori, sabato, se lo ricorderanno, perché molti non facevano parte di quella squadra, ma sarà bene concentrarsi su come non commettere un altro autogol al Braglia. L’atteggiamento visto con il Parma e pure nel primo tempo con la Reggiana andranno sfoggiati contro Bassano e Sudtirol, per migliorare la classifica e dare un segnale chiaro al pubblico di fede gialloblù. C’è bisogno come il pane di un colpo al Braglia, sperando che possa finalmente accendersi la luce e non solo funzionare ad intermittenza. In tutto il 2016 il Modena ha vinto appena 5 partite sulle 27 giocate, tre delle quali al Braglia (con Brescia, Livorno e Perugia) e due in trasferta (a Latina e Teramo), mentre 8 sono stati i pareggi e 14 le sconfitte. Al Braglia, lo stadio che quasi sempre rappresentava garanzia di imbattibilità, negli ultimi nove mesi si sono registrati più ko che successi.
Ore 18.40 – (Gazzetta di Mantova) Il Mantova ha ripreso la preparazione in vista della trasferta di sabato (ore 18.30) a Padova. La situazione dell’infermeria è già ai limiti dell’emergenza: Siniscalchi e Ruopolo non si sono allenati e per loro lo stop potrebbe prospettarsi ancora lungo. Siniscalchi fatica a smaltire il problema muscolare alla coscia mentre per Ruopolo, uscito sabato nella ripresa, si teme uno stiramento alla coscia: domani il centravanti si sottoporrà ad ecografia. Niente da fare anche per Caridi, che ieri si è limitato a corricchiare insieme a Boccalari. Come non bastasse, sul finire dell’allenamento Salifu ha rimediato un duro colpo alla caviglia ed è uscito zoppicando con la borsa del ghiaccio. L’unico che non preoccupa è Zammarini, fermo per un riposo programmato. Mister Prina ha proseguito le partitelle sempre con il 3-5-2, facendo capire che anche a Padova la squadra avrà quell’assetto. In difesa hanno giocato Cristini, Carini e Menini (poi Gargiulo); a centrocampo in regia Raggio Garibaldi, con Salifu e Sene Pape al suo fianco, mentre sugli esterni hanno agito Bandini e Regoli. Infine in attacco Marchi (che ha scontato la squalifica) e Tripoli, poi sostituito da Boniperti. Dopo la seduta, il tecnico è tornato sulla sconfitta con la Feralpisalò: «Ho rivisto la partita – ha spiegato – e anche a mente lucida mi è rimasta la rabbia per essere usciti a mani vuote. Del resto i migliori complimenti ce li ha fatti il tecnico avversario, Asta, dicendo che se c’era una squadra che meritava la vittoria era il Mantova. Perché allora per la terza volta consecutiva siamo rimasti a secco? Per una serie di sfumature, che messe insieme diventano letali. Forse un pizzico di mancanza di personalità, o qualche scoria che ci portiamo addosso dall’anno scorso. Dovremo certamente migliorare nelle palle inattive, perché non si possono perdere tre punti nel finale come sabato o ad Ancona. Resto però convinto che la strada sia quella giusta, perché il Mantova esprime una cifra di gioco importante anche contro squadre più forti. Il 3-5-2? Non è una questione di numeri, ma di posizioni diverse in campo. Talvolta facciamo fatica a verticalizzare per le punte quindi ho bisogno di qualche centrocampista in più in grado di concludere». La preparazione prosegue oggi con un allenamento al mattino.
Ore 18.20 – (Gazzetta di Mantova) Nel pomeriggio di ieri il presidente Sandro Musso e il patron Serafino Di Loreto si sono intrattenuti alla Bocciofila, tradizionale sede della tifoseria biancorossa, per incontrare alcuni rappresentanti della Curva Te. Un incontro informale ma fortemente voluto da entrambe le parti. «Mi chiedete come si può uscire da questa situazione? – ha tuonato Di Loreto -. Per me è molto semplice: i soci romani, se come dicono vogliono la governance e il diritto a operare, devono semplicemente portare le garanzie necessarie e metterci i soldi. Ma subito, non domani o più avanti. E non un acconto, ma quanto era stato pattuito. In caso contrario ci restituiscono le quote e i tifosi mantovani possono stare tranquilli che io e Sandro Musso rispetteremo, come sempre, tutte le scadenze». Per conto della tifoseria ha parlato Massimo “Macio” Marchetti, leader storico della Curva Te: «Ho già avuto modo di parlare sabato sera dopo la gara con il signor De Sanctis e gli ho detto che mi sembra assurdo che, a distanza di oltre un mese e mezzo, loro non si siano ancora presentati alla città e ai tifosi. Spiegando chi sono e quale sia il loro progetto. Musso e Di Loreto sono venuti qui, davanti a noi, e ci hanno parlato guardandoci negli occhi, i soci romani li vediamo solo sui giornali. Siamo pronti a soffrire, anche a perdere, ma saremo sempre dalla parte di chi agisce per il bene del Mantova. Mettendoci la faccia ed i soldi».
Ore 18.00 – (Gazzetta di Mantova) Giorno dopo giorno la querelle societaria del Mantova si complica. E, se da un lato la piazza comincia a prendere posizione e i soci mantovani sembrano scaricare i nuovi proprietari romani («a me non danno fiducia» sentenzia Bompieri, mentre Giovanardi spiega «ho parlato con loro ma non ci ho capito nulla»), dall’altro sulla cessione di Viale Te interviene anche la Lega Pro in modo ufficiale. Al Mantova è infatti giunta una comunicazione da Firenze nella quale si sottolinea che la cessione del 5 agosto è stata effettuata alla Costruzioni Generali Zoldan Srl che non ha prodotto entro il termine di 30 giorni la documentazione prevista dalle nuove norme federali. «Il Mantova adesso ci deve rispondere – dice Gravina, interpellato in merito -. Dite che la tifoseria è in apprensione? Lo capisco, ma il mio dovere è tutelare il calcio della Lega Pro ed è ciò che sto facendo». Le norme parlano chiaro e, se questa vicenda non si sistemerà, la “pena” prevista (la lettera cita il relativo comunicato ufficiale) è l’impossibilità di iscriversi al prossimo campionato. «Gravina è stato chiaro – dice il presidente Sandro Musso – si tratta di un problema grave, siamo preoccupati». Minimizza invece il socio romano Enrico Folgori: «Sistemeremo la cosa incontrando la Lega – dice -, daremo tutti i documenti che servono. E comunque la cosa puzza, perché Di Loreto aveva detto il 2 settembre di aver chiesto informazioni a Firenze sui documenti da noi presentati, aggiungendo di aver avuto rassicurazioni. E adesso che succede?». Questo non lo sa nessuno, perché – come scritto dalla Gazzetta fin dal 5 agosto – questa cessione del Mantova è stata gestita in modo tutt’altro che chiaro. Folgori, De Sanctis, Di Loreto e Musso continuano a insultarsi sui media e a procrastinare il braccio di ferro con tanto di minacce di denuncia da ambo le parti. Da un lato, dunque, Musso sfida: «I romani vogliono la società? Bene, mettiamo 500mila euro sul tavolo, oguno per le sue quote ed è tutto ok. Oppure mettono tutto loro e noi usciamo. O ancora escano loro e andiamo avanti noi. Invece ai romani non sta bene nulla, vogliono il club ma senza dare garanzie. E ci dicono anche di pagare se rivogliamo indietro le quote». D’altro canto Folgori ribatte: «È impossibile coesistere, dunque noi ora faremo i passi legali per prenderci la società, della quale dalla prossima settimana sarà presidente Marco Claudio De Sanctis. Tra noi e i bresciani – sorride Folgori – ne resterà soltanto uno». Ma ai tifosi interessa che da questa storia esca vivo soprattutto il Mantova. E su questo i dubbi aumentano giorno dopo giorno.
Ore 17.30 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) Senza la brutale (per com’è arrivata) sconfitta contro il Parma, staremmo parlando di una squadra schiacciasassi. Senza il pareggio interno maturato alla prima di campionato contro il Gubbio, invece, ci riferiremmo al Pordenone come all’undici perfetto, leader di tutto il calcio professionistico. Poco male, perché la perfezione Bruno Tedino l’ha trovata lontano dallo stadio Bottecchia. Numeri alla mano, in trasferta non c’è una squadra migliore del ramarro in tutta la Lega Pro. Contro la Maceratese sono arrivati settimo, ottavo e nono punto. E 9 erano quelli in palio fuori casa. Percorso netto, quindi, con una sensazione d’autorità che intimorisce stadi più grandi del velodromo e avversari in cerca di rilancio. Il Pordenone, va ricordato, non è il solo club di Lega Pro ad aver vinto tutte e tre le trasferte a disposizione da calendario. Sono riusciti nell’impresa anche Alessandria (girone A), Foggia e Lecce (C), ma a conti fatti i neroverdi sono migliori delle due super-pugliesi. Sì, perché la vittoria di Macerata è stata di quelle larghe, in grado di irrobustire la differenza reti. Il Pordenone “da viaggio” ha segnato la bellezza di 8 reti in 270’ (media aritmetica che si avvicina alla quota di 3 gol ogni 90’), subendone solo 2 (quelle di Macerata, appunto). Il Lecce ha segnato una rete in meno, mentre il Foggia è fermo a 5 gol all’attivo. L’Alessandria, infine, è stata più chirurgica, subendo un solo gol ma realizzandone 4.
Ore 17.10 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) Li sa fare solo così: da copertina. A Macerata, Luca Cattaneo ha regalato un’altra delle sue prodezze. Una botta di controbalzo da fuori area (su corta respinta di un difensore biancorosso) con il pallone che si ovalizza come nei cartoni giapponesi e va a infilarsi sotto la traversa. Immobile Forte, portiere della «rata» che probabilmente ha sentito solo lo spostamento d’aria scompigliargli i capelli. Fenomeno è l’aggettivo più usato sui social dai supporter neroverdi, ammaliati dalla nuova perla di “Veleno”, che ha vinto la scorsa stagione il sondaggio sul miglior giocatore di tutta le Lega Pro e pure quello sul gol più bello (realizzato al volo nel match con l’Albinoleffe). Un gioiello regalato dopo essersi alzato dalla panchina al 62’. Gol e corsa sotto i «popolari», che gli è costata il giallo di Mantelli. «Sono corso verso i miei parenti – racconta Luca -. Mi avevano fatto una sorpresa ed erano tutti là». Qualcuno ha detto: bello il gol, ma era il quarto. «Vero – sorride Cattaneo -, ma anche quello che ha chiuso definitivamente la partita. La vittoria all’Helvia Recina – continua – è stata importante perché ci permette di restare a contatto con il Venezia capolista, ospite sabato alle 20.30 al Bottecchia». Luca non si lamenta per essere stato costretto in panchina. «Stiamo facendo – Veleno preferisce il noi all’io – un percorso fantastico (lo stesso aggettivo usato dai suoi fans per commentare le sue giocate); speriamo di continuare su questa strada». Campione sia in campo che fuori. Cattaneo ha giocato tutte le partite con Gubbio (1-1) e Forlì (2-0), ha saltato quelle con Teramo (3-1), Mantova (2-0) e Parma (2-4) ed è finalmente rientrato in squadra nella ripresa con la Maceratese (4-2). L’eurogol ora lo candida alla grande per un posto da titolare nell’undici che sabato affronterà il Venezia americano di Super Pippo Inzaghi nella sfida stellare del girone B di Lega Pro.
Ore 16.50 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) Il Pordenone è da serie B e ha una mediana migliore dello scorso anno. Già sono due affermazioni di peso, che meritano ancora maggiore importanza visto che a sostenerle è un diretto concorrente, già perno del reparto nella scorsa stagione. Alex Pederzoli si prepara a Pordenone-Venezia da ex. «Personalmente sarà una partita bellissima – comincia la dichiarazione d’amore del centrocampista -: provo un enorme piacere nel tornare al Bottecchia, la piazza calcistica a cui sono più legato. Anche se ci sono stato solo un anno, è stata una parentesi stupenda. Ho lasciato tanti amici, una società fantastica, uno staff con cui mi sono trovato benissimo. Significa pure prima contro seconda, ma torno in un ambiente che ho veramente amato». – Già in ritiro a Piancavallo, soprattutto in occasione delle amichevoli ad Aviano, c’era parecchia gente a bordo campo per lei. A distanza di tempo conferma che non è un rapporto finito con il cambio di maglia? «Ho legato con tante persone, anche fuori dal calcio. È un legame forte, che continuerà. Poi nel pallone non si può mai sapere, certo ho trovato una famiglia». – Uno sguardo indietro: cosa aveva di meno Pordenone per aver scelto Venezia? «È stato un discorso professionale, probabilmente di ambizione della società. E poi, onestamente, non so se avrei potuto far meglio di ciò che era stato fatto. In alcuni momenti della vita bisogna essere onesti e capire che in certe situazioni, piuttosto che rovinarle, è meglio dividersi. Chiaro che per andare via da Pordenone serviva qualcosa d’irrifiutabile». – Uno sguardo avanti: cosa ha Venezia sicuramente di più, che possa lasciarla davanti al Pordenone? «Adesso niente. Abbiamo due squadre praticamente appaiate, con un campionato ancora molto lungo, in cui i valori devono ancora emergere. I ramarri sono fra i 3-4 club che possono vincerlo. Me l’aspettavo, alla luce dei giocatori che hanno preso. Però lo ammetto: tanti di questo tipo non pensavo potessero venire al De Marchi». – Che accoglienza si attende? «Spero bella, ma non mi aspetto niente nella vita. Le persone a cui sono legato le sento a prescindere. Così mi auguro, visto ciò che è stato fatto nel 2015-16». – Da parte di tutti? «Sì. Compreso il presidente, con cui continuo a sentirmi. Potenzialmente poteva bloccarmi, non sciogliendo il contratto. È stato un signore». – Avrà avuto i suoi motivi per farlo. Ma come si è rinforzato, il centrocampo neroverde? «Era già ottimo ed è stato migliorato. Tanto di cappello a chi è riuscito a portare certi giocatori, per le competenze di mister e società. Adesso forse è più completo e dinamico. Però noi eravamo arrivati secondi ed era stato qualcosa di eccezionale».
Ore 16.30 – (Messaggero Veneto) Rachid Arma meglio di Mauro Icardi e di Gonzalo Higuain. Già, il centravanti del Pordenone, assieme a Salvatore Caturano del Lecce, è il bomber più prolifico del calcio italiano professionistico. Il marocchino, col collega pugliese, ha segnato sinora 7 gol in 6 partite, il top nei campionati “pro” in Italia in questo avvio di stagione: neppure i due argentini, bomber tra i più forti al mondo, riescono a tenere un ritmo che per ora ha cadenze inarrestabili, reso possibile anche dal gioco di Tedino e dalla tranquillità trovata a livello di piazza e di città. Perché Rachid sta benissimo, in riva al Noncello: ama passeggiare in centro e chiacchierare con la gente, lontano dagli stereotipi del calciatore-tipo. Al top. Arma è un ragazzo semplice e molto credente. È musulmano praticante e osserva il Ramadan. Divieto di mangiare, bere, fumare e fare sesso dall’alba al tramonto nel mese sacro: nel 2017 il periodo di digiuno cadrà tra giugno e luglio, quindi a stagione finita. I tifosi, e il Pordenone, possono stare tranquilli, perché non intaccherà il suo stato di forma, ora eccellente. Al momento sembra che nessuno possa fermarlo. Chissà se ce la farà il Venezia sabato, con un difensore veloce come Malmo e una spalla forte ed esperta come Domizzi: anche per l’attaccante, classe ’85, il match serale del Bottecchia sarà una sorte di esame di maturità della prima parte di torneo. Nel frattempo parlano i numeri, impressionanti, che zittiscono chi non credeva in lui: dopo le “sole” 10 reti della scorsa stagione con la Reggiana i critici pensavano fosse finito. I suoi gol. E invece: la partenza devastante in Tim Cup, con la doppietta al Grosseto. Quindi, dopo aver sfiorato il gol con la Ternana, la rete su rigore nella prima giornata col Gubbio. Col Forlì, una settimana più tardi, la rete del momentaneo 1-0 e il sabato successivo il capolavoro, azione personale, serie di dribbling e gol all’angolino col Teramo. Partenza perfetta: 3 partite, 3 gol. Col Mantova nel turno infrasettimanale una pausa, l’unica sinora. Negli ultimi due incontri, 4 centri: rigori con Parma e Macerata, un colpo di testa con gli emiliani e un tiro al volo su corner contro la squadra marchigiana. Il repertorio è completo, perché c’è il gioco aereo, la conclusione dalla media distanza, la capacità di trasformare i penalty. Dove può arrivare? Con un mister come Tedino, che valorizza gli attaccanti come nessuno, difficile dirlo. Può essere che, di questo passo, batta il suo record di 18 gol in una stagione, stabilito nel 2012 a Ferrara con la Spal. Il tempo libero. Oppure può fare meglio di Icardi e Higuain… Il bomber, intanto, vola, ed è una goduria per i tifosi del Pordenone e per il suo presidente vederlo segnare. Anche perché lui, come ha già detto più volte, vuole rimanere qui e salire in serie B con la maglia neroverde. Si trova bene in città, gli piace il clima familiare che si respira nel club: la piazza ideale per chi, come lui, a 31 anni si è appena sposato e cerca solo tranquillità per la sua famiglia ed eventualmente far crescere degli eredi. A dicembre scorso, ad Agadir, è convolato a nozze con una ragazza marocchina che attualmente vive in città con lui. Ad Arma piace anche girare in bicicletta per la città, tanto che la sua foto profilo di Whatsapp lo ritrae sulle due ruote sul ponte di Adamo ed Eva: il simbolo di un unione già perfetta tra lui e Pordenone.
Ore 16.00 – (Giornale di Vicenza) L’infortunio occorso a Nicolò Bianchi sabato col Santarcangelo che l’ha costretto a uscire al 40′ del secondo tempo lasciando il Bassano in dieci (D’Angelo aveva già esaurito i cambi) non dovrebbe essere grave. Come conferma lo stesso ragazzo: «Si è trattata di una pallonata violenta sulla caviglia che mi ha fatto girare il piede – spiega il centrocampista – sono io che ho preferito andare cauto. Parliamo della stessa caviglia operata due anni e mezzo fa e per precauzione non ho voluto rischiare. Ma conto di potermi allenare tranquillamente in settimana ed esserci sabato a Modena. Penso sia una botta o poco più…».Confida sia così anche D’Angelo che proprio nel momento in cui ha recuperato Cenetti dopo quasi due mesi non ci tiene affatto a dover rinunciare anche solo per una gara a uno dei suoi tre mediani da combattimento. Anche perchè pure il jolly Gianluca Laurenti, ai box a titolo precauzionale coi romagnoli, dopo aver saltato anche Lumezzane, è dato finalmente in ripresa e al Braglia dovrebbe esserci partendo almeno dalla panchina. Con tre mezzali in ordine e un tuttofare come Laurenti nuovamente disponibile le scelte per l’allenatore aumentano considerevolmente.
Ore 15.50 – (Giornale di Vicenza) Bianchi a colori. «Segno di media un gol a campionato, con quello di sabato sono andato in bonus…», ride. Dicono tutti così. Anche Guido Davì il suo predecessore la porta non la vedeva mai. Poi la prima volta che è accaduto l’hanno festeggiato come avesse vinto un’ eurocoppa. Finchè non ha cominciato a timbrare con una certa frequenza sino a non farci più caso. L’ultimo bersaglio con la maglia giallorossa è stato un tiro a giro col Piacenza dal limite dell’area da raffinato trequartista mica da carrarmato della mediana. È l’evoluzione della specie, il medesimo percorso che potrebbe ripercorrere proprio Nicolò Bianchi, più giovane di Davì e che rispetto a Guido ha impiegato molto meno per sbloccarsi.«Nel mio caso il capolavoro l’ha compiuto Falzerano che dopo aver fatto secchi due avversari in dribbling mi ha servito un pallone su cui c’era scritto “basta spingere”. Infatti il primo che sono andato ad abbracciare ringraziandolo è stato Marcello, se lo meritava alla grande».Il ragazzone comasco sta crescendo a vista d’occhio, sempre più nel vivo della manovra, lievita di condizione e si inserisce ripetutamente in fase offensiva. «Dai il mio bilancio di sabato non è neppure malaccio – sorride – il gol realizzato e il rigore innescato col tiro che Sirignano ha stoppato di mano in area e che è valso il 2-0. Se ci aggiungiamo la conclusione di Lumezzane sto iniziando a farmi sentire anche in fase di finalizzazione e non mi dispiace affatto. E questo avviene perché sto rintracciando il passo ideale. Non ho svolto la preparazione con la squadra perché sono arrivato qui ad agosto inoltrato e quindi anche se mi ero allenato ugualmente avevo necessità di recuperare smalto. Ora sto sempre meglio atleticamente e si vede».Il ko di Lumezzane alle spalle che tuttavia non smette di bruciare: «Sì perché mi secca non aver strappato punti in una gara sostanzialmente dominata. Paradossalmente col Lume si è fatto addirittura più possesso che col Santarcangelo che pure abbiamo steso per 4-0. La differenza l’ha solcata l’incisività. Però è anche complicato stanare chi pensa unicamente a difendersi e si schiera con 11 uomini dietro la linea della palla».Okay, acqua passata, meglio badare al presente o al massimo al prossimo faccia a faccia di Modena.«Il gol, il mio primo sigillo con la maglia del Bassano voglio dedicarlo ai compagni di squadra coi quali sto davvero alla grande».Il resto è l’incrollabile fede interista sublimata dal successo in rimonta di 10 giorni fa sulla Juve e che gli ha acceso il volto come a un bambino in pasticceria. E Nicolò, fisicone e tiro da fuori che è un castagnone, può diventare l’addizione più piacevole e sorprendente dell’estate virtussina con qualche ciliegina.SEDUTA ALTERNATIVA. Intanto ieri alla ripresa del lavoro, il preparatore atletico Alessandro Dal Monte ha condotto la truppa a un allenamento diverso dal consueto con corse in salita sulle colline bassanesi, scatti in riva al Brenta o attorno alle magnifiche ville storiche che punteggiano il territorio. A sgobbare comunque ma lustrandosi gli occhi.
Ore 15.20 – (Gazzettino, edizione di Venezia) Il Venezia di Inzaghi piace e riporta i tifosi al Penzo, la società cavalca l’onda e lancia i mini abbonamenti. Il primato solitario nel girone B di Lega Pro – da difendere sabato (ore 20.30) nel super derby triveneto in casa del Pordenone viceapolista – è solo uno degli aspetti positivi di questo avvio di stagione arancioneroverde. Finora il team di Pippo Inzaghi ha giocato tre volte a Sant’Elena e ha avuto al suo fianco 1.954 spettatori nell’1-0 al Forlì, 2.844 nell’1-1 con la Reggiana e 2.892 tre giorni fa nel 2-0 al Lumezzane. Finora la media stagionale è dunque di 2.563 tifosi a partita, la migliore (e la seconda sopra quota 2.000) degli ultimi otto campionati. Un trend in crescita rispetto ai 1.674 di media dello scorso anno in serie D, confermato anche dal ritorno degli abbonamenti stagionali oltre quota mille (1.108, senza ultras) per la prima volta dal 2011/12. Da oggi e fino al 7 ottobre i non abbonati (ma possessori di Supporter Card) possono sottoscrivere nella sede di viale Ancona a Mestre e agli sportelli Vela i nuovi mini abbonamenti: assistere a 7 gare delle 8 casalinghe in programma sino a fine 2016 (escluso il derby di lunedì 28 novembre con il Padova) costerà 40 euro in curva sud, 70 nei distinti Solesin, 100 in tribuna laterale, 150 in centrale e 300 in tribuna d’onore. Ieri intanto è iniziata la preparazione al Taliercio, mister Inzaghi a Pordenone ritroverà Moreo dalla squalifica mentre entro venerdì si saprà se a Baldanzeddu verrà scontato il secondo turno di stop che invece pagherà Garofalo. A PORDENONE – I tifosi arancioneroverdi purchè muniti di Supporter Card possono acquistare i biglietti per la gara del Bottecchia a Venezia alla Libreria Goldoni (Calle dei Fabbri 4742), a Mestre alla tabaccheria Atlantis (via Forte Marghera 137) e sul sito www.ticketland1000.com. I biglietti di gradinata ospiti (interi 12 euro, under 16 due euro) non saranno in vendita il giorno della partita. Il Pordenone aderisce a «Porta un amico allo stadio» e i residenti in Veneto titolari di Supporter Card possono acquistare un biglietto per un proprio conoscente non tesserato.
Ore 15.00 – (Corriere del Veneto, edizione di Venezia) Quei due palloni stampati sulla traversa lo tormentano da sabato. «Ci ho pensato in continuazione», ammette Maurizio Domizzi ripensando a quel suo doppio colpo di testa da distanza ravvicinata che poteva valere il 2-0 con il Lumezzane. «E’ stato un episodio particolare, non mi era mai capitata una cosa del genere… Rivedendo l’azione non mi sento di recriminare nulla, ci voleva solo un pizzico di fortuna in più. Peccato perché in quel momento si poteva chiudere la partita». I tre punti sono comunque arrivati, il primato in classifica è salvo e il Venezia è già ritornato sul campo del Taliercio per preparare il big match di sabato con il Pordenone. Un appuntamento al quale gli arancioneroverdi arrivano sull’onda della fiducia data dalle tre vittorie consecutive. «Siamo in testa pur non avendo espresso ancora tutto il nostro potenziale — sottolinea l’ex difensore dell’Udinese — non siamo ancora al top della condizione: siamo una squadra nuova, in più abbiamo appena cambiato modulo. I margini per migliorare sono tanti», osserva Domizzi pensando alla scelta recente di mister Inzaghi di privilegiare l’attacco a due punte anziché il tridente. In questo momento il punto di forza del Venezia è rappresentato proprio dalla difesa, che ha subito appena due gol in sei partite. Mentre davanti si può solo crescere: «Siamo una squadra che ha un atteggiamento propositivo nel modulo e nelle caratteristiche dei giocatori. Sono certo che faremo più gol e avremo molte più occasioni di quelle create finora. Da questo punto di vista miglioreremo ancora». Adesso la squadra deve pensare al Pordenone, che insegue gli arancioneroverdi con un solo punto di differenza. «Non fissiamoci però sulla classifica — avverte Domizzi — è troppo presto perché esprima i reali valori di tutte. La partita avrà il suo fascino, prima contro la seconda, ma anche vincendo sarebbe troppo presto per qualsiasi valutazione». Sabato mancheranno ancora Baldanzeddu e Garofalo, che dovranno scontare la seconda giornata di squalifica. La società spera di ottenere lo «sconto» per Baldanzeddu per il quale è stato presentato il ricorso. Rientra invece dalla squalifica Moreo. Ancora out Gianni Fabiano, anche il fantasista se sta riprendendo ad allenarsi. Per il match di sabato a Pordenone (fiscio d’inizio alle ore 20,30) è attiva la prevendita on line sul circuito www.ticketland1000.com e nei due punti vendita: a Mestre, tabaccheria Atlantis (via Forte Marghera 137) e a Venezia, Libreria Goldoni (Calle dei Fabbri 4742-43). Scatta da oggi la vendita dei miniabbonamenti dedicati alle prossime sette partite in casa. I prezzi: 40 euro per la Curva Sud, Distinti-Tribuna Solesin 70 euro, Tribuna Laterale 100 euro, Tribuna centrale 150, Tribuna d’onore 300 euro.
Ore 14.40 – (La Nuova Venezia) Tornano i miniabbonamenti. Un’iniziativa lanciata già nelle passate stagioni che il Venezia ripropone anche il Lega Pro. Miniabbonamenti per sette partite, tutte quelle che restano da giocare al Penzo fino a San Silvestro, derby con il Padova escluso che non fa parte del pacchetto. La vendita parte questa mattina e sarà aperte fino al 7 ottobre. Le partite interessate sono quelle con Sambenedettese (8 ottobre), Teramo (15 ottobre), Bassano (29 ottobre), Sudtirol (12 novembre), Gubbio (7 dicembre), Maceratese (18 dicembre) e Mantova (30 dicembre). I possessori di Supporter Card possono acquistare i miniabbonamenti nella sede di viale Ancona (orari 9.30-12.30/15-18), i miniabbonamenti si possono acquistare anche nei tredici punti vendita convenzionati con Vela a Venezia, dove si è aggiunto quello dell’Accademia, Mestre, Lido di Venezia, Tessera, Dolo e Sottomarina. Il costo dei miniabbonamenti è: curva sud 40 euro, distinti-tribuna Solesin 70 euro, tribuna laterale nord e sud 100 euro, tribuna centrale vip 150 euro, tribuna d’onore 300 euro. Aperta la prevendita sul circuito Ticketland2000 per il derby di sabato (ore 20.30) tra Pordenone e Venezia. I tagliandi si possono acquistare on line collegandosi al sito www.ticketland1000.com oppure alla tabaccheria Atlantis, in via Forte Marghera 137, a Mestre, e alla Libreria Goldoni, in Calle dei Fabbri 4742/4743, a Venezia. Il costo dei biglietti per la gradinata ospite è di 12 euro intero, 2 euro under 16. Intanto la partita con il Lumezzane va in archivio con tre preziosissimi punti. «No, non mi era mai capitato in carriera di colpire due traverse nell’arco di una manciata di secondi» racconta Maurizio Domizzi, capitano sabato con il Lumezzane, dopo aver rivisto tante volte il video dell’azione con i suoi colpi di testa ribattuti beffardamente dalla traversa. «Non avrei potuto fare meglio, anche sul secondo colpo di testa, il pallone era lento e si era impennato, serviva solo un briciolo di fortuna in più. Dispiace perché segnare il raddoppio poco prima di andare al riposo, avrebbe chiuso la partita». In ogni caso il Venezia continua il volo in testa alla classifica. «Anche sabato abbiamo concesso veramente poco, e dobbiamo sempre ricordarci che in campo ci sono anche gli avversari. Noi potevamo creare qualcosa in più in contropiede, ma l’atteggiamento è stato quello giusto. Sono convinto che segneremo tanti più gol non appena miglioreremo alcune situazioni. Siamo una squadra nuova, con un allenatore nuovo, e abbiamo anche cambiato modulo strada facendo. La classifica? Non guardiamola, anche perché non è veritiera mancando tante partite da recuperare, ma vincere fa benissimo. Ci consente di avere sempre più fiducia, entusiasmo».
Ore 14.20 – (Alto Adige) Una buona prestazione ma senza risultato. E’ questa la sintesi della sconfitta che l’Alto Adige ha rimediato contro la Reggiana, un ko deciso da un calcio di rigore maturato sul finale di gara, complice una ingenuità di Vasco. Eppure la compagine di Viali ha dimostrato di aver saputo tenere il campo di fronte ad una avversaria tosta e tignosa, ma che ha avuto poche opportunità di rendersi oltremodo pericolosa, proprio grazie all’atteggiamento dei biancorossi, bravi a chiudere gli spazi. Le luci del Mapei Stadium illuminano il migliaio di spettatori presenti sugli spalti ed anche l’esordio del giovane Vasco, piazzato da Viali nel ruolo di play davanti alla difesa al posto di Obodo, mentre Pacher va a comporre il tridente offensive occupando la mattonella di Tulli. Prime fase di studio e la prima iniziativa è di marca altoatesina. Al 6’ doppia finta di Ciurria che trova lo spazio per il cross, palla in mezzo e Packer la gestisce favorendo il rimorchio di Fink che sibila da fuori area, la traiettoria è spizzicata in angolo. La Reggiana risponde al 13’ con una palla inattiva calciata da Manconi che indirizza sul palo coperto ma la sfera accarezza l’esterno dell’asse della porta di Marcone. Tatticamente la squadra di Viali è disposta bene in campo, corta ed aggressiva riesce così a non far ragionare l’avversaria sulla gestione degli spazi. Le difficoltà della Reggiana di trovare soluzioni, difatti, si evidenziano con nettezza nel tiro di Manconi, al 23’, una staffilata dai venticinque metri che Marcone addomestica senza affanni. Al 28’ Nolè sguscia in area, passando in mezzo tra Fink e Tait, il soldatino altoatesino lo bracca sino alla linea dell’out dove Nolè casca a terra chiedendo, ma senza molta convinzione, il calcio di rigore. Al 32’ Angiulli carica il sinistro e, dal limite, insidia la porta di Marcone con una parabole che termina di poco sopra la traversa. La Reggiana prova ad alzare il ritmo ed al 38’ c’è il lancio di Mogos per Manconi, l’attaccante si gira e tira di prima ma Bassoli devia in angolo. Sulla ripartenza si scatena Packer che trova spazio aperto, arriva al limite dell’area indirizza sul palo più lontano con un destro che si spegna di poco a lato. Al 45’ c’è il primo vero tiro nello specchio è lo griffa la squadra granata con il fendente di Angiulli, sul quale Marcone si deve distendere per la decisiva deviare. E’ l’azione che sigilla la prima frazione. La ripresa s’avvio al 4’ con la palla tesa di Sarzi dalla sinistra che Perilli silenzia bloccando in presa. La Reggiana mette i brividi con Manconi che al 5’ si ritrova tra i piedi una palla, su lancio di Nolè, da gestire davanti a Marcone, l’attaccate granata, però, perde il tempo giusto, s’attarda nel girarsi permettendo alla difesa biancorossa di rinvenire e vanificare il suo tiro centrale. Al 9’ ancora Nolè taglia il campo con un traversone profondo per Angiulli la cui girata di sinistro è deviata in angolo. All’11 Viali spedisce in campo Sparacello che va a rilevare un generoso Gliozzi. Al 13’ Marcone strappa applausi con un intervento in acrobazia, volando a togliere dallo specchio il colpo di testa di Rozzio, imbeccato dal perfetto assist di Nolè. Al 20’ scatta il contropiede di Manconi, grande falcate sino al limite dove si porta la palla sul destri permettendo però a Furlan di recuperare e, da dietro, allontanare la palla lontano dall’attaccante. La Reggiana mantiene il predominio territoriale, lasciando all’Alto Adige qualche ripartenza come quella del 24’ avviata dal lancio profondo di Furlan in direzione di Ciurria, l’attaccante da posizione defilata lascia partire un gran tiro che finisce fuori. Un minuto dopo trova spazio Manconi con un destro teso e potente a mezz’altezza che però finisce lontano dallo specchio. Al 33’ arriva il momento chiave della gara: Vasco arriva spezzare fallosamente l’inserimento in area di Bovo e l’arbitro assegna il calcio di rigore. Dal dischetto Manconi incrocia un rasoterra che Marcone intuisce ma non riesca ad arrivarci.
Ore 14.00 – (Gazzetta di Reggio) Si fa attendere in sala stampa il tecnico granata Colucci che come sempre necessita di un po’ di tempo per smaltire l’adrenalina accumulata nel corso della partita. Mister, il suo giudizio su questa vittoria sofferta. «A mio avviso – esordisce il tecnico granata Leonardo Colucci – è stata un’ottima partita dove la squadra ha avuto pazienza e non ha mai forzato la giocata». La partita si è sbloccata su un episodio. «Questo episodio ci voleva, se guardiano a quello che hanno fatto i nostri avversari non ricordo episodi particolari se non un’azione al 94’. Perilli non ha effettuato nessuna parata, e come ho detto, serviva pazienza ma sono tre punti meritati». Come giudica l’impatto sulla partita di chi è entrato dalla panchina? «Devo fare i miei complimenti a chi è entrato. In questa squadra c’è grande attaccamento. Prendete solo l’episodio ad inizio gara quando tutti i giocatori si sono recati sotto la curva per ricordare il tifoso recentemente scomparso». Cosa non le è piaciuto di questa partita? «Poche cose non mi sono piaciute. Dobbiamo migliorare nella gestione degli ultimi 25-30 metri, in quegli spazi dobbiamo fare meglio. Ma non sono preoccupato, lavoriamo insieme solo da due mesi, ci sono tanti giocatori nuovi e serve tempo». Dopo i due mesi di lavoro a cui lei si riferisce, inizia a vedere la sua squadra? «Siamo già una squadra con una propria identità e abbiamo giocatori con personalità. Prendo il caso di Manconi che si è preso la responsabilità di calciare il rigore sotto la curva sud. Questo dimostra che il giocatore ha personalità. È vero che spesso tiene troppo il pallone poi è il primo a chiedere scusa ai compagni». Quali insidie nasconde la trasferta di Lumezzane? «Magari scendesse in campo il blasone. Purtroppo non è così, scendono in campo i giocatori. La nostra forza, mia e dei miei ragazzi, è quella di avere sempre un grande rispetto per tutti i nostri avversari».
Ore 13.50 – (Gazzetta di Reggio) Una Reggiana tenace, che non molla per tutta la partita, riesce ad avere ragione di un coriaceo Sudtirol e infila la seconda vittoria consecutiva. Per liquidare gli altoatesini serve un rigore al 32’ della ripresa battuto da Jacopo Manconi. A tempo scaduto i granata rischiano anche la beffa, ma l’importante è che al triplice fiscio finale la squadra di Leonardo Colucci sale a 10 punti, quattro dalla vetta con una partita in meno, e sfata il tabù Sudtirol dopo sei pareggi e due sconfitte. Una vittoria di carattere, ottenuta davanti a 6.880 spettatori, che consente di festeggiare nel migliore dei modi i 97 anni di vita della società. La Reggiana è quasi la stessa di Modena, con la differenza che in difesa si rivede Rozzio al posto di Spanò e in mezzo al campo Bovo per Calvano. Fin dai primi minuti gli altoatesini si dimostrano ben messi in campo: difendono, pressano e agiscono di rimessa. Sono venuti per fare questa partita e si attengono scrupolosamente al copione. La squadra di mister Colucci prova a imbastire il gioco ma in avanti non si vedono idee se non qualche guizzo individuale, in particolare dell’ispirato Nolè, con Angiulli che ci prova dalla distanza in qualche occasione e Manconi che dà l’illusione del gol su punizione al 14’. La Reggiana però non riesce a farsi pericolosa e solo nel finale della prima frazione si ha l’impressione che il ritmo si stia alzando. I granata collezionano calci d’angolo, provano a schiacciare il Sudtirol, ma poi sbattono contro il muro difensivo di Fink e compagni. L’unico che prova a illuminare è Nolè, che al 28’ è protagonista di una bellissima giocata andandosene in mezzo a due avversari in area per poi essere atterrato. La Reggiana chiede il calcio di rigore, ma Zingarelli fa cenno che è tutto regolare. Gli ospiti si limitano a cercare il rovesciamento di campo e al 38’ Packer spaventa il pubblico del Città del Tricolore, involandosi verso Perilli ma poi tirando fuori. Nella ripresa le due formazioni scendono in campo con gli stessi effettivi. Al 50’ Nolè confeziona un assist perfetto in aerea per Manconi che sbaglia il controllo e non riesce a tirare solo davanti al portiere. Al 59’ ancora Nolè se ne va sulla fascia destra e viene atterrato vicino alla linea di fondo: sugli sviluppi della punizione Rozzio di testa impegna severamente Marcone, la prende Manconi che scheggia la traversa da pochi passi. Al 65’ lo stesso Manconi si fa mezzo campo da solo in contropiede ma poi viene recuperato una volta entrato in area, dopo aver speso grandi energie nella galoppata. Al 77’ i granata passano, meritatamente, su calcio di rigore. Bovo viene atterrato al limite e l’arbitro fischia il penalty che poi il numero 17 realizza per il definitivo 1-0. Da oggi si pensa già alla partita con il Lumezzane perché in testa alla classifica le prime corrono già.
Ore 13.30 – Queste le dichiarazioni rilasciate da Oscar Brevi dopo l’allenamento odierno: “È stata una vittoria importante, conquistata soffrendo. A caldo era già bella, ma a freddo ancor di più! Questi tre punti fanno crescere l’autostima nei giocatori, ma dobbiamo migliorare sia a livello difensivo che offensivo. Ci mancano poi delle pedine importanti, ma questa ovviamente non dev’essere una scusante o un alibi. Il 5-4-1 di Gubbio? Non avevamo molte altre soluzioni, perché Germinale non aveva più dei 45 minuti giocati e ho deciso di mettere sugli esterni Fantacci e Madonna a piedi invertiti. Ovvio che poi Mandorlini e Dettori hanno dovuto faticare di più, ma poi nella ripresa avevo altre cartucce a disposizione. Filipe e De Risio? Al 99% non ci saranno entrambi, difficilmente anche il brasiliano recupererà. La rabbia in campo? Deve essere imprescindibile, contro ogni avversario! Ne abbiamo messa in campo contro il Gubbio, ma abbiamo commesso errori banali in fase di impostazione e nelle ripartenze. Dobbiamo dunque gestirci meglio… Il Mantova? Ci aspettiamo sempre dei miglioramenti, anche in ogni allenamento mi attendo di vederli. Ai ragazzi che non giocano ho detto che se vogliono farmi cambiare idea devono mangiare l’erba in ogni seduta per mettermi in difficoltà”.
Ore 13.00 – (Corriere del Veneto, edizione di Vicenza) E’ finita senza gol e con poche occasioni da rete una partita che il Vicenza avrebbe dovuto vincere per allontanare un crisi di gioco e di risultati che invece si sta facendo sempre più evidente. La squadra allenata da Franco Lerda, pur dando l’impressione di mettere in campo il massimo della determinazione, non è riuscita ad avere la maglio su un Avellino che si è presentato al Menti da fanalino di coda. Al termine la tifoseria biancorossa non ha mancato di esprimere tutto il proprio malumore, con Lerda che ha cercato di difendere i suoi. «La cosa che non ci permette di essere soddisfatti è di non aver portato a casa i tre punti, ma non posso rimproverare nulla ai ragazzi, stavolta hanno dato tutto. Contro l’Avellino era la terza partita in una settimana ed era prevedibile che la stanchezza si facesse sentire e che di conseguenza la prestazione non potesse essere brillante — spiega il tecnico — inoltre abbiamo affrontato un Avellino abile a chiudersi nella sua metà campo, a compattarsi per difendere lo 0-0 che per loro era l’obiettivo primario». Lerda cerca anche di valorizzare il punto che muove la classifica. «Ribadisco che non era un match semplice per una lunga serie di motivi — sottolinea Lerda — la squadra ha giocato con grande tenacia e mordente per 95’ e ha fatto il possibile per vincere: per cui posso soltanto rivolgere un plauso ai ragazzi per l’impegno profuso». Impegno che però non è bastato a trovare la via del gol, senza dubbio il problema più evidente di questo Vicenza considerato che nelle prime sei gare la squadra è andata a segno solo a Salerno, concludendo a secco ben cinque volte. Comprendere cosa non funzioni nel Vicenza è difficile: in questi casi i problemi sono più di uno e probabilmente partono, prima che dal punto di vista tecnico, da situazioni di atteggiamento e di convinzione. Difficile spiegare altrimenti l’involuzione di giocatori come Galano, finora copia sbiadita del giocatore che nella primavera scorsa ha condotto il Vicenza alla salvezza, così come di Raicevic, e in parte, di Vita. Poco finora hanno dato giocatori importanti come Esposito e Zaccardo, acquistati per dare personalità ed esperienza ad una squadra che manca di un vero leader. La nota lieta è venuta dai ventenni Bianchi e Bogdan che, pur mostrando ancora delle lacune da limare, sono stati i due giocatori che hanno cercato di dare una spinta positiva ad una squadra lontana da quella che ha in mente Lerda. Ecco quindi che l’unica ricetta è quella che ognuno dia di più perché quello che è stato fatto finora non è bastato e c’è quindi la necessità di dare una sterzata ad un avvio di campionato tutto in salita. Sabato non è servito nemmeno aver pronta la dedica: un successo che sarebbe stato tutto per Alex Dall’Amico, che dopo non aver ottenuto l’idoneità sportiva è stato operato al cuore all’ospedale San Donato. «L’operazione è andata bene — dice Gabriele Savino, procuratore del giovane portiere — e fra tre o quattro giorni tornerà a casa e poi inizierà l’iter riabilitativo. Servirà tempo e controllare l’evolversi della situazione, ma la speranza che Alex possa tornare a giocare a calcio c’è».
Ore 12.50 – (Giornale di Vicenza) A ciascuno il suo mestiere. Nel calcio, lo speaker annuncia le formazioni, l’allenatore mette in campo la squadra, l’arbitro fischia, il portiere difende la porta, l’attaccante segna. Peccato che di questi tempi, a Vicenza, il gol arrivi con estrema fatica. Non solo. Gli attaccanti vedono la porta col binocolo.Nel grafico accanto, è chiaro come nelle ultime dieci stagioni, e nelle prime sei giornate, il Vicenza abbia ricevuto parecchio dai suoi elementi offensivi. Ma quest’anno…ECCEZIONE SALERNO. Per descrivere la penuria biancorossa in fase realizzativa, è sufficiente contare i centri di questi primi sei turni: la squadra di Lerda ha segnato solo tre gol e tutti nella stessa gara, vinta, contro la Salernitana. Nell’occasione Signori, il giocatore che più di tutti sta tirando la carretta, ha sfornato una doppietta, confermando di essere imprescindibile nel Vicenza di oggi. La rete decisiva, però, ha portato la firma di Di Piazza, attaccante con il fiuto del gol a cui Lerda ha scelto di dare fiducia dal primo minuto contro l’Avellino. Proprio Di Piazza è stato l’unico attaccante capace di andare al bersaglio nelle prime sei sfide.PIATTO RICCO MI CI FICCO. Non serve andare troppo indietro nel tempo. Nella passata stagione, gli avanti biancorossi hanno fatturato 10 reti contro Modena, Como, Pescara, Avellino. Contro gli irpini il Vicenza è stato addirittura esagerato e ha mandato in gol Gatto, Galano, Raicevic, Giacomelli, praticamente tutti i suoi cecchini. Contro Como e Pescara non sono mancate le emozioni e i grandi protagonisti sono stati proprio i giocatori del reparto avanzato.SEMPRE LORO/1. Alcune annate sono cominciate nel segno dei “soliti noti”. Nel 2007-2008, per esempio, ci ha pensato Schwoch a riempire la casellina, segnando contro l’AlbinoLeffe e il Cesena. Così è andata anche qualche stagione dopo, nel 2011-12. Il Vicenza aveva iniziato male, collezionando due soli punti in sei partite. Gli unici gol, contro l’Ascoli e il Cittadella, sono arrivati dai piedi di Abbruscato, uno degli ultimi attaccanti veramente capaci di lasciare il segno a Vicenza. Oggi l’ex centravanti allena la Berretti dell’Arezzo.SEMPRE LORO/2. Bei tempi quando il gol non serviva chiamarlo, cercarlo, desiderarlo. Con Sgrigna e Bjelanovic, semplicemente arrivava e in questo senso le stagioni 2008-09 e 2009-10 lo ricordano. Cinque reti in due nelle prime sei partite nell’anno di Gregucci allenatore con la salvezza raggiunta a tre giornate dalla fine (Bjelanovic cannoniere della squadra), sei in quello successivo con Maran (Sgrigna migliore marcatore) chiuso al quattrordicesimo posto.COSÌ NON VA. L’oggi attesta che il Vicenza non è mai partito così male e all’appello manca soprattutto il contributo di Galano e Raicevic, i giocatori su cui alla vigilia del campionato c’era maggiore aspettativa. Chi non ha deluso finora, e anzi ha fatto più di quanto non sia nelle sue competenze, è Signori. Sempre presente nelle prime sei giornate, ha collezionato 579′. Nella classifica marcatori della B, Signori è quello che, nelle prime ventidue posizioni, ha giocato più di tutti. Uno stakanovista che recupera palloni, alimenta la manovra offensiva e fa pure gol. Cosa chiedergli di più?L’ENTELLA HA CAPUTO. Nei primi sei turni, la prossima avversaria del Vicenza, guidata in panchina dall’ex Breda, ha segnato 7 gol e 4 li ha fatti Caputo, il bomber di Altamura che predilige il piede destro e al Vicenza ha già lasciato più di qualche ricordino. Quando giocava a Bari e pure quando ha disputato la sua prima stagione a Chiavari: la punta ha messo a segno una doppietta in quel disastroso 4-1 dello scorso 19 dicembre con il Vicenza che già era reduce da due sconfitte. I difensori biancorossi, insomma, sono avvisati. E gli attaccanti sono pregati di battere un colpo.
Ore 12.30 – (Gazzettino) Che Igor Radrezza sia in possesso di una tecnica sopraffina è arcinoto, ma la sorpresa è stato vederlo interpretare alla perfezione nelle due fasi un ruolo per lui inedito sulla fascia mancina nella sfida vinta 2-1 con il Mestre, tanto da meritarsi la palma del migliore in campo. Senza dimenticare il penalty decisivo realizzato con un “cucchiaio”. Anche se all’epoca della sua militanza nel Padova in serie B aveva già fatto l’esterno nella partita all’Euganeo con la Ternana, domenica si è davvero superato. «In quell’occasione con i biancoscudati avevo meno compiti difensivi – racconta – mentre questa volta dovevo fare tutta la fascia. Sono strafelice per la mia prestazione, sembrava che avessi giocato sempre lì. Dopo la sconfitta con l’Abano e alla luce delle assenze tra infortuni e squalifiche, l’allenatore ha deciso di passare al 3-5-2 e mi ha chiesto se ero convinto di giocare in quella posizione. Mi sono messo a completa disposizione e ho fatto una grande partita, come tutta la squadra. La vittoria è stata molto importante perché ci tenevamo a rifarci subito: Campodarsego nel suo piccolo è una società ambiziosa non abituata a perdere. Il ko ci può stare, ma non nel modo in cui è maturato ad Abano». Lo scavetto sul rigore? «So che è rischioso, ma lo calcio così il 90 per cento delle volte. Appena ho visto che l’arbitro ha concesso il penalty sono partito con quell’idea. La cosa più difficile è stata aspettare un paio di minuti perché un mio compagno era rimasto a terra, e dalla panchina del Mestre suggerivano al loro portiere dove buttarsi dato che Zecchin e Kabine mi conoscono avendo giocato insieme l’anno scorso. Alla fine è andata bene». Domenica a vedere la partita al Gabbiano c’era anche Carmine Parlato. Proprio l’ex tecnico del Padova già oggi potrebbe diventare il nuovo allenatore del Delta Rovigo, che ha esonerato Passiatore.
Ore 12.10 – Qui Guizza: termina l’allenamento.
Ore 12.00 – Qui Guizza: partitella a campo ridotto con sponde, continui urlacci da parte di mister Brevi che incita continuamente i Biancoscudati. Non partecipano alla partitella Dettori e Filipe, che dunque lavora ancora a parte.
Ore 11.40 – Qui Guizza: Biancoscudati in campo per l’allenamento.
Ore 11.20 – (Gazzettino) Prima del Brescia, il Cittadella oltre ad avere il migliore attacco aveva anche la seconda migliore difesa del campionato, con 3 gol subiti in cinque incontri. Meglio solo il “bunker” del Pisa di Rino Gattuso, con una sola rete incassata. Sabato il patatrac: uno stop inaspettato, di quelli che fanno clamore sia perché si è trattato della prima sconfitta stagionale per la capolista, per giunta davanti ai propri tifosi, sia per il risultato finale (0-3). Tra i migliori in campo – in assoluto per il Cittadella – c’è Enrico Alfonso: strano a dirsi per un portiere che ha preso tre gol, ma il numero uno granata ha contenuto il passivo, e tenuto in partita i suoi finché ha potuto, parando anche un calcio di rigore a Torregrossa. «Perdere 1-0 o come è successo sabato fa poca differenza, sempre di una delusione avremmo parlato», le prime parole del portiere. Che rivive così l’incontro: «È vero che abbiamo concesso più del solito, e non è da noi, ma anche il Cittadella ha avuto le sue occasioni per riaprire l’incontro. Ricordo la grande parata di Minelli sul tiro di Chiaretti che ha preso il palo esterno, poteva essere il pareggio e la partita, forse, avrebbe preso una piega diversa». Un ko che non cambia la posizione di classifica della squadra di Venturato. «Avremmo tutti messo la firma per conquistare sei punti nelle tre partite in otto giorni. Il passo falso con il Brescia ci può stare, era impensabile poter vincere sempre». Alfonso non vuole però altri passaggi a vuoto del Cittadella. «La sconfitta con il Brescia ti fa capire che in serie B se non giochi sempre al massimo delle possibilità possono uscire partite come questa». I granata poi, dall’alto della vetta, sono studiati nei minimi dettagli. «L’inserimento di Morosini e Bonazzoli ci ha sorpreso, aspettavamo di vedere Caracciolo come terminale offensivo, forse la nostra difesa si comporta meglio al cospetto di avversari più fisici. Magari però si è trattato solo di un caso, perché in altre occasioni non abbiamo mai sfigurato, tutt’altro. La sconfitta la vedo più una questione di testa, abbiamo sbagliato l’approccio iniziale, non eravamo quelli di sempre». Adesso si riparte da Trapani. «Hanno perso anche loro per la prima volta, vorranno rifarsi davanti al proprio pubblico, ma pure noi vogliamo cancellare in fretta la gara di sabato. Il segreto di tutti i nostri successi è basato nel considerare una partita per volta, azzerando subito sia le vittorie sia le sconfitte. Ripartiamo, fiduciosi». Infine una considerazione sulla classifica attuale. «La serie B è sempre imprevedibile, le sorprese saltano fuori ogni anno, e le neopromosse dalla Lega Pro cominciano sempre bene. Non si tratta soltanto di entusiasmo, di gioco rodato come nel caso nostro: il campionato cadetto è molto più tecnico, ma secondo me si corre di meno, e chi è abituato a vivere le partite con una certa intensità, ne è sicuramente avvantaggiato, specie all’inizio».
Ore 11.10 – (Mattino di Padova) Da un paradosso all’altro. Dall’essere il migliore in campo quando la sua squadra incanta e vince per 5-1, come a Vercelli, all’esserlo comunque quando, invece, balbetta e incassa tre scoppole, come contro il Brescia. Davvero strano, per un portiere. Eppure, anche nella giornata più nera di quest’avvio di stagione, Enrico Alfonso si è confermato una sicurezza per il Cittadella. «Questo 0-3 colpisce per le proporzioni, ma la delusione sarebbe stata la stessa se avessimo perso con un solo gol di scarto», sottolinea l’estremo difensore padovano, prima di salire in sella alla sua mountain bike per una pedalata distensiva, giusto per non rimanere fermo del tutto nel secondo giorno di riposo concesso da Venturato ai suoi uomini (la ripresa è fissata per questo pomeriggio alle 15, al Tombolato). «In ogni caso, se ci avessero detto alla vigilia del trittico di impegni in sette giorni che avremmo incamerato sei punti e saremmo rimasti in vetta alla classifica, ci avremmo messo la firma». Già, ma proprio perché avete abituato tutti bene, gli errori individuali commessi da elementi che, di solito, sono delle garanzie, come Salvi, Scaglia e Pelagatti, stupiscono. Dalla sua prospettiva che impressione ha avuto? «Possono capitare e ci si allena proprio per limitarli il più possibile. In particolare ci hanno messo in difficoltà attaccanti rapidi come Morosini e Bonazzoli, che con il loro incessante movimento non hanno mai offerto punti di riferimento: probabilmente a livello difensivo ci esprimiamo meglio contro attaccanti più fisici. Dopodiché credo che il problema sia stato tutto nell’approccio alla gara: dopo cinque partite ad alto livello, forse inconsciamente ci siamo tutti po’ adagiati». Da come conosce le dinamiche interne al gruppo, teme che la sconfitta possa avere ripercussioni sul morale? «No, al contrario credo sarà uno stimolo. Servirà a ricordarci che, se non ci esprimiamo sempre al 100%, rischiamo di incappare in giornate del genere. Da questo punto di vista sono fiducioso: sabato andremo a Trapani per riprendere subito il cammino, anche se non sarà facile contro un avversario desideroso di riscattarsi dopo aver incassato la sua prima sconfitta stagionale (2-0 dalla Salernitana, ndr). Il segreto della nostra squadra, già dalla scorsa stagione, è sempre stato nella capacità di dimenticare in fretta quanto di buono ha fatto. Ci proveremo anche dopo questo stop: azzereremo tutto e ripartiremo». Sul piano personale non ha nulla da rimproverarsi: due strepitosi interventi in avvio e poi il rigore respinto a Torregrossa. Su tre calciati contro di lei in questa stagione, nessuno è entrato. È ormai un incubo per chi tira dagli 11 metri. «Sabato ero molto contento dopo la parata, perché pensavo che quel rigore potesse far accusare il colpo al Brescia e darci la scossa, invece purtroppo abbiamo preso gol un paio di minuti dopo». Certo che a capirci qualcosa, in questo campionato, si è bravi, considerando il cammino di voi “matricole”: il Benevento che travolge 4-0 il Bari al San Nicola, il Pisa alle prese con mille difficoltà societarie che però supera l’Ascoli e affianca i campani al terzo posto, a quattro lunghezze da voi… «La Serie B delle ultime stagioni ha spesso riservato sorprese analoghe, pensate alle doppie promozioni conquistate in anni recenti da Cesena, Carpi e Frosinone. Credo che ci siano due ragioni dietro a questi exploit: la prima è che le neopromosse possono contare su un impianto di gioco collaudato e sull’entusiasmo legato ai successi, perché vincere aiuta a vincere; e poi ce n’è un’altra: in Serie B si gioca sul serio a calcio e il livello tecnico è sicuramente più alto, ma in Lega Pro c’è sempre, in ogni campo, un clima da battaglia, una foga maggiore. E le neopromosse, abituate a quei ritmi più alti, almeno nella prima fase della stagione sono avvantaggiate». Ha citato tutte squadre salite in Serie A… «Speriamo di raccogliere la loro eredità».
Ore 11.00 – (Corriere del Veneto) Il dato più interessante è quello di un pubblico che cresce. Contro il Brescia sabato al Tombolato c’erano quasi 3700 spettatori, un dato ben più alto della media registrata solitamente a Cittadella in campionato. Di solito, infatti, le partite casalinghe dei granata raggiungono una quota di poco superiore ai duemila tifosi, ma il fatto che la squadra sia in testa alla classifica aiuta a scalare anche altre graduatorie. Nonostante il ko di sabato, infatti, l’impressione è che qualcosa si stia muovendo anche sotto questo profilo e che ci sia maggior interesse e maggior seguito mediatico attorno alla creatura di Roberto Venturato. Il record abbonamenti con 1750 tessere sottoscritte (32 in più della stagione 2009-2010) è un ulteriore segnale di crescita, senza dimenticare che una recente indagine della pagina facebook «La serie B dei tifosi» aveva innalzato i granata al quinto posto come rapporto fra numeri di abbonati e numero di abitanti della città. Sopra, tanto per capirsi, a realtà ben più ricche di storia e di tradizione calcistica come Vicenza e Verona. Lo 0-3 col Brescia non ha annacquato gli entusiasmi. La squadra rimane prima in classifica, adesso i punti di vantaggio sul Verona sono solo due, ma sabato al «Provinciale» di Trapani c’è voglia di ripartire. E non è tutto, perché negli ultimi giorni il Cittadella ha colmato anche l’ultimo «gap» nei confronti della concorrenza, grazie a un accordo raggiunto per l’acquisizione degli account Twitter e Instagram, pagine non ufficiali dedicate ai granata che adesso hanno il «bollino blu» unendo l’account Fb del club As Cittadella 1973 a quello (ben più trafficato) non ufficiale e gestito sinora da semplici appassionati. La procedura, che verrà completata nei prossimi giorni, doterà il Cittadella di una struttura finalmente all’altezza delle esigenze mediatiche moderne, come richiesto dalla Lega di serie B. Adesso non resta che rimboccarsi le maniche e archiviare alla svelta una sconfitta indolore. Anzi, come l’hanno definita il presidente Andrea Gabrielli e il direttore generale Stefano Marchetti, «salutare» e che «magari potrà darci una mano a crescere ancora».
Ore 10.40 – (Gazzettino) Tra l’altro questo exploit permette di migliorare anche la classifica. «Il campionato è talmente lungo che è prematuro guardarla adesso, anche se un’occhiata alle formazioni che sono davanti la diamo sempre. Questa vittoria ci permette di stare nel gruppone a ridosso delle prime, senza dimenticare che dobbiamo recuperare anche la sfida con la Sambenedettese. Alla lunga sono convinto che verranno fuori i valori delle squadre che sono state costruite per disputare un certo tipo di campionato. Noi abbiamo sofferto in questo avvio tribolato, qualche altra formazione avrà il momento di difficoltà più avanti ed è chiaro però che dovremo essere bravi ad approfittarne». Intanto, come accennato, sabato all’Euganeo bisognerà concedere subito il bis nell’appuntamento con il Mantova. «Loro erano partiti bene, adesso invece sono reduci da tre sconfitte. Il che significa che verranno agguerriti e che ci attende una partita delicata. Quanto a noi dobbiamo sfruttare il momento positivo di questa vittoria ottenuta a Gubbio. Dovremo perciò scendere in campo – conclude Zamuner – mettendoci la stessa volontà di centrare il risultato pieno».
Ore 10.30 – (Gazzettino) «Premetto che il risultato è stato l’aspetto fondamentale, anche se si percepisce che la squadra era contratta e lo si vede nei troppi errori tecnici, anche nelle giocate semplici, pur avendo in rosa molti giocatori di qualità. Un aspetto nel quale dobbiamo migliorare è la velocità di passaggio e la precisione, però va detto che venivamo da una settimana sofferta e un po’ di pressione c’era nella testa dei giocatori. Spero che il risultato ottenuto a Gubbio ci aiuti anche a prendere qualche rischio in più nelle giocate». Non manca comunque un elogio all’atteggiamento tenuto da Altinier e compagni. «La squadra era presente, e questa vittoria è frutto di una prova fatta di sacrificio, attenzione e determinazione. Anche se abbiamo sofferto perchè siamo andati in difficoltà in diversi momenti della partita, però abbiamo dato anche dimostrazione di volere ottenere il risultato. E quando Russo ha giocato male quella palla, siamo stati capaci di metterci una pezza, anche quello è stato un segnale. E alla fine se sei attento e determinato, sei aiutato anche da un briciolo di fortuna».
Ore 10.20 – (Gazzettino) «È il primo mattone dal quale dobbiamo ripartire. Siamo consapevoli che si deve migliorare e la squadra sa che può e deve farlo. Ma i risultati si ottengono anche con la voglia e la determinazione che abbiamo messo in campo sabato». Giorgio Zamuner indica la rotta ai biancoscudati dopo la vittoria con il Gubbio, che è stata un toccasana per rasserenare tutto l’ambiente. E adesso naturalmente occorre darle seguito. «Gubbio è stata la svolta? Ce lo auguriamo tutti che sia un successo che possa infondere coraggio e tranquillità a tutto il gruppo e a noi che ci lavoriamo dietro. Sabato ci attende un esame importante con il Mantova, ma davvero l’auspicio è che questi tre punti e lo spirito con il quale li abbiamo ottenuti possano permetterci di svoltare». Il diggì biancoscudato ha rivisto nelle ultime ore la prestazione in terra umbra e traccia un giudizio a mente fredda.
Ore 10.10 – Ci viene comunicato dall’ufficio stampa del Calcio Padova un inaspettato cambio di programma: i Biancoscudati non svolgeranno una doppia seduta, bensì una unica mattutina da tre ore!
Ore 10.00 – (Mattino di Padova) Ironia della sorte, forse in quel sistema sarebbe servito un uomo come Ilari, che si allena ancora da solo in attesa di andare – chissà – a Rovigo. «Ormai le scelte sono state fatte, e non sono state fatte contro i giocatori, ma dettate puramente da motivi tattici». Con il Mantova, sabato prossimo, cosa si aspetta? «Di fare tre punti e dare continuità, poi se la vittoria arriva con una bella prestazione ne sarò felice perché forse vorrebbe dire che saremmo usciti dal momento di difficoltà». Si entra in un mese impegnativo, in attesa di novembre, quando sono previsti gli scontri diretti con le “grandi” del girone. «Sarebbe bene giungere a novembre con un buon bottino e con tutta la rosa a disposizione. Avremo quattro partite a stretto giro di posta nelle quali potremmo fare un altro salto in avanti: dipende da noi, se ci presenteremo con l’atteggiamento giusto porteremo via punti pesanti». Avete problemi in attacco e a centrocampo: la casella libera in lista rimarrà tale fino a gennaio? «Direi di sì. Contro il Mantova rientra Alfageme dalla squalifica, e Germinale acquisterà ulteriore brillantezza. Mi auguro piuttosto di riavere presto i due centrocampisti, visto che lì in mezzo siamo un po’ corti: sabato Filipe dovrebbe essere a disposizione, non ancora De Risio, perché non avrebbe senso rischiarlo. Ma rimarremo quelli che siamo».
Ore 09.50 – (Mattino di Padova) E per questo dico “ahimè”, perché il Padova altre volte avrebbe dovuto essere “operaio” come quello di sabato. Solo se tra un po’ staremo benissimo dal punto di vista fisico, potremo provare ad imporre di più il gioco, a fare cose che adesso non ci riescono». La mentalità iniziale, cioè di vincere con lo spettacolo e segnando un gol in più dell’avversario, quindi non è ancora nelle corde di questo gruppo? «In questo momento veniamo da un periodo in cui abbiamo disputato qualche buona gara, pur non avendo ancora la brillantezza giusta. A Fano eravamo partiti con l’idea di imporre comunque il nostro gioco, ma siamo andati in difficoltà e quella sconfitta ha minato il nostro cammino, togliendoci un po’ di certezze e di tranquillità. Ma tra Emerson, Filipe, Favalli, Madonna, Dettori, Mandorlini, Neto Pereira e Altinier abbiamo giocatori qualitativamente molto importanti, e quando ci saranno i giusti automatismi potremo anche vedere un Padova che s’impone sull’avversario in maniera decisa, che è quello che abbiamo provato a costruire». Che impressione le ha fatto il 3-4-3 iniziale proposto contro gli eugubini? «Era dettato da una situazione di infortuni e di avversario, e dal fatto che Germinale, l’unico attaccante a disposizione in grado di fare la seconda punta, non aveva 90 minuti nelle gambe. Sembrava la soluzione migliore, ma il mister ha capito nell’intervallo che non sarebbe bastato e ha deciso giustamente di cambiare».
Ore 09.40 – (Mattino di Padova) Il calcio-spettacolo, per ora, può attendere. Se non erano bastati i pareggi contro Albinoleffe e Maceratese a sancirlo, adesso ci si è messa pure la partita di Gubbio: una vittoria ottenuta dopo 94’ nettamente al di sotto quanto ad occasioni create. Segno che forse, per ora, in campionato il Padova farà bene ad essere più concreto e meno spumeggiante. Giorgio Zamuner, qual è il suo giudizio sulla gara di sabato? «Inevitabilmente partiamo dai tre punti, che diventano, ahimè, la cosa più importante», le parole del direttore generale biancoscudato, «ma che sono stati ottenuti attraverso una prestazione tenace, di voglia e cattiveria agonistica, pur non essendo apparsi brillanti sotto l’aspetto del gioco. Anche se in sofferenza, siamo sempre stati aggrappati alla partita: speriamo sia una di quelle gare che possono darti una mano sotto l’aspetto psicologico». “Ahimè” i tre punti: perché questa frase? «Perché i risultati influenzano sempre i giudizi dopo una partita: contro la Maceratese potevamo tranquillamente chiuderla, e non l’abbiamo fatto, mentre a Gubbio è stata vera sofferenza, ma abbiamo vinto. Mi augurerei di vincerne molte altre, di gare, in questo modo: se avessimo giocato con la stessa attenzione a Fano, probabilmente ci saremmo riusciti.
Ore 09.30 – (Mattino di Padova) Promozione speciale da parte della dirigenza biancoscudata in vista del match casalingo di sabato (ore 18.30) allo stadio Euganeo contro il Mantova. Tutti gli abbonati, infatti, potranno acquistare un biglietto per un’altra persona, nello stesso settore del possessore dell’abbonamento, al prezzo speciale di un euro. La società di viale Rocco ha deciso di chiamare a raccolta i supporter allo stadio in occasione della quarta partita casalinga, che, dopo la vittoria di Gubbio, potrebbe dare nuovo slancio alla squadra di Oscar Brevi. I tifosi interessati potranno acquistare i biglietti nella sede di viale Rocco, da oggi e fino a venerdì, dalle 10 alle 12 e dalle 15.30 alle 18, muniti del proprio abbonamento e di un documento d’identità dell’amico, oppure in alternativa il pomeriggio del giorno della gara presso le biglietterie Sud dello stadio.
Ore 09.10 – (Corriere del Veneto) Con il Mantova potrebbe rientrare dopo una lunga assenza Filipe, già in odor di convocazione a Gubbio, oltre ad Alfageme e De Risio (il più incerto al momento): «Filipe vedremo nel corso della settimana se sarà in grado di rispondere presente — spiega Bonetto, che ieri ha assistito al primo allenamento della settimana — poi aspettiamo Alfageme di ritorno dalla squalifica e valuteremo anche le condizioni di De Risio. Ma non vogliamo scuse, perché la rosa a differenza dell’anno scorso offre ricambi in tutti i ruoli e abbiamo i mezzi per gestire anche situazioni di emergenza come avvenuto sabato. Per il resto l’importante è stare attaccati al treno di testa, in attesa del recupero con la Sambenedettese e delle prossime partite». Intanto la settimana entrante potrebbe essere finalmente quella buona per il passaggio di Marco Ilari, che vive da quasi un mese da separato in casa, al Delta Rovigo. Le parti si sono avvicinate e il momento difficile del club allenato da Francesco Passiatore potrebbe determinare l’accelerazione decisiva. Completamente ferma, al contrario, la situazione di Matteo Dionisi, che aspetta la prossima sessione di gennaio per cambiare aria e che rimane fuori lista oltre che fuori dal progetto tecnico del club di viale Rocco.
Ore 09.00 – (Corriere del Veneto) In certi momenti conta di più il risultato. Anzi, conta solo il risultato e tutto il resto passa in secondo piano. Parola di Edoardo Bonetto, che «benedice» i tre punti conquistati a Gubbio in attesa di tempi migliori, magari già sabato quando allo stadio Euganeo arriverà il Mantova. «Se devo essere sincero — ammette il vicepresidente del Padova — ero un po’ preoccupato per la partita di sabato, il fatto che l’abbiamo portata a casa in questo momento è la cosa più importante. Tutto il resto verrà presto, perché il valore della squadra è molto buono, di questo continuiamo ad esserne convinti fermamente». Edoardo Bonetto è un amante del bel gioco, tanto che uno dei motivi per cui non è stato confermato Giuseppe Pillon si sussurra fosse proprio lo spettacolo non esaltante messo in scena ogni settimana dalla squadra, oltre a un eccessivo difensivismo. Al Barbetti, però, non si è praticamente visto nulla di quanto ipotizzato in estate e Bonetto ammette che per il bel gioco bisognerà attendere: «In occasioni precedenti — evidenzia il vicepresidente — avevamo offerto buone prestazioni, senza però il conforto del risultato. Come per esempio con l’Albinoleffe e con il Seregno in Coppa Italia. A Gubbio abbiamo giocato peggio, ma abbiamo messo via tre punti importantissimi, dimostrando un’ottima coesione. Abbiamo giocato una partita di battaglia e alla fine ne siamo usciti vincitori soffrendo. Adesso mi auguro che già da sabato la squadra riprenda fiducia nei propri mezzi e capisca che il potenziale che abbiamo messo insieme è ancora largamente inespresso. Se continuiamo su questa strada, però, penso che possano arrivare sia i risultati che il gioco».