Ore 22.30 – (Gazzetta di Reggio) Oggi la Reggiana spegne 97 candeline: era infatti il 25 settembre 1919, a pochi mesi dalla fine della Grande Guerra, quando nacque il sodalizio tra due realtà calcistiche cittadine, il Reggio Foot-Ball & Cricket Club e l’Audace Reggio. Anno dopo anno la squadra voluta e fondata da Severino Taddei ha coinvolto sempre più appassionati del territorio, in uno sport che col passare dei tempi è diventato il primo in Italia e nel Mondo, fino ad arrivare ai giorni nostri, quelli di Mike Piazza, attraversando momenti di gloria come l’approdo in Serie A e periodi più bui come il fallimento di inizio millennio. Domani sera allo stadio i tifosi mostreranno una coreaografia speciale dedicata al compleanno della squadra. Uno striscione che sarà mostrato in diretta tv, dato che la Rai manderà in onda la partita. Allo stadio si prevede il pubblico delle grandi occasioni: la tribuna sarà piena e con gli abbonati si potrebbe arrivare a quota seimila spettatori.
Ore 22.20 – (Gazzetta di Reggio) «Un robot». Uno spettatore a bordo campo esprime così la sua ammirazione per Ettore Marchi. Il bomber, uscito quasi in lacrime da Modena per una distorsione alla caviglia sinistra, sta forzando le tappe per tornare quanto prima a disposizione. Già alla ripresa degli allenamenti si era visto in palestra e ieri ha lavorato a parte nei campi di via Agosti. Chi bazzica dalle parti di via Agosti ha notato che è tra i primi ad arrivare e l’ultimo ad andarsene. Erano ipotizzabili un paio di giornate di stop ma l’attaccante potrebbe essere persino convocato nella sfida di domani contro il Sudtirol (ore 20.45 al Città del Tricolore). Difficile che mister Leonardo Colucci possa rischiare il centravanti, vista anche la qualità di chi lo sostituirà, ma comunque il capitano, punto di riferimento della squadra, potrebbe sedersi in panchina. Oggi ne sapremo di più. Ieri mattina la squadra è stata accolta da uno striscione di ringraziamento delle Teste Quadre per la vittoria di Modena: 18/9/16. Grazie ragazzi…vi vogliamo così!”. È inutile negare la grande euforia che c’è nell’ambiente granata ma mister Leonardo Colucci sa bene di non poter permettere ai suoi uomini distrazioni perché la gara interna col Sudtirol non sarà semplice. Di certo la Reggiana è partita con il piede giusto a livello di spogliatoio. Ogni giovedì la squadra si ritrova a mangiare la pizza insieme e negli ultimi due appuntamenti ha pagato il mister, evidentemente soddisfatto dei risultati conseguiti nelle trasferte di Venezia e Modena. Alessandro Cesarini, Daniele Pedrelli e Alessandro Sbaffo domani guarderanno i compagni dalla tribuna anche se tutti loro stano facendo progressi, lavorando al differenziato, per cercare di bruciare i tempi del recupero. In particolare Sbaffo sta recuperando molto velocemente dal suo problema al gomito. Jacopo Manconi ha lavorato a parte per un piccolo fastidio al flessore di una gamba. Dopo una prima parte di allenamento prettamente atletica ieri il tecnico ha indottrinato a dovere la difesa lasciando al suo vice Migliorini il compito di provare con centrocampisti ed attaccanti le azioni offensive. Nella partitella finale, complice anche la mancanza del numero richiesto di ventidue giocatori – i giovani della Berretti iniziano il loro campionato e non erano aggregati-, le carte sono risultate mischiate perciò è ancora difficile ipotizzare l’undici che scenderà in campo contro gli altoatesini ma sicuramente ci saranno novità in ogni reparto rispetto a coloro scesi in campo al Braglia. Qualcosa in più sulla formazione se ne saprà oggi dopo la rifinitura delle 10.15 in via Agosti.
Ore 22.00 – (Corriere delle Alpi) Qualche minuto supplementare nello spogliatoio, forse per far riflettere i ragazzi. Poi mister Vecchiato si presenta ai microfoni e prova a dare una lettura della sconfitta. «Abbiamo tanta delusione. Abbiamo giocato una brutta partita, anche se c’è stata qualche possibilità di segnare. Però loro non hanno rubato niente e non bisogna attaccarsi agli episodi: dovevamo fare meglio, basta. Qualcosa siamo riusciti a creare nel secondo tempo ma in maniera timida, poco decisa e se non si è decisi gli episodi non ti premiano. Dispiace, ma come ho sempre detto questo è un campionato in cui puoi arrivare nei playoff come lottare per evitare i playout. Noi adesso dobbiamo pensare a fare punti perchè ora siamo meno competitivi dello scorso anno». Non c’è rabbia o altro nelle parole dell’allenatore gialloblù. Solo la voglia di trasmettere ai suoi ragazzi che per arrivare ai risultati degli ultimi anni serve dare molto di più. «Il Careni ha messo in campo più intensità. Poi ripeto, poteva anche essere che la si pareggiasse ma se non abbiamo fatto bene è un segnale che bisogna lavorare meglio». C’è anche una sterilità offensiva che preoccupa. Un solo gol nelle ultime tre partite non può in generale essere ben accettato quando in squadra hai giocatori dalle spiccate doti offensive come Duravia, Marta, Corbanese e Brotto. «Quando fai poco i numeri parlano. Ma non c’è altro che lavorare e pensare a come tornare a muovere la classifica. Stiamo rendendo meno della passata stagione ma non c’è nulla di scandaloso, capita a tutte le squadre. Poi, essendo anche ottimista, dico che lo scorso campionato alla quarta giornata eravamo sempre a quota 4 in classifica, salvo poi fare il record di punti degli ultimi dieci anni qui a Belluno. Pensiamo di meritare fiducia: in questi anni la credibilità ce la siamo conquistata». Mercoledì si torna in campo. Può dare una mano a superare la delusione. «Se passiamo però. Perché se si perde ti innervosisci ancor di più per domenica. Quando c’è un momento brutto se ne esce assieme, senza isterismi o disfattismi. Poi le critiche le accettiamo, così come si prendevano gli elogi».
Ore 21.50 – (Corriere delle Alpi) Non è andata bene. Anzi, è andata malissimo. Il Belluno crea poco e di fatto regala due gol pesantissimi al Careni Pievigina. Che non sarà una squadra temibile quanto Campodarsego e Legnago, ma non sbaglia nulla in fase difensiva, sfruttando al meglio sia un errore di Pescosta per andare avanti, sia l’espulsione di Calcagnotto per raddoppiare. Quattro punti, gli stessi della squadra di Roberto Vecchiato, tornata a Belluno con qualche dubbio in più. Il secondo ko esterno di fila e l’unica rete segnata negli ultimi 270′ sono segnali non confortanti. Certo, è presto e alla fine c’è lo stesso bottino in classifica della scorsa stagione. Serve però cercare di ripartire subito, anche perché il calendario propone Este e il derby a Feltre, appena dopo il turno di Coppa di mercoledì. Ha funzionato pochino, specie nel primo tempo. Vero che il Careni costruisce un muro invalicabile, ma sono mancati gli spunti per superarlo e, con qualche errore in impostazione, i gialloblù hanno rischiato di farsi male ancor prima. Nella ripresa qualcosina di meglio, poi però c’è un brutto errore in fase di lettura da parte di Pescosta che costa il vantaggio di Zanardo. Poi alcuni tiri, quasi mai nello specchio. Ci sono stati tre episodi dubbi arbitrali, come un fallo sulla linea ai danni di Quarzago valutato fuori, un fallo di Zanette su Cobra lanciato in porta solo ammonito e il rosso nel finale a Calcagnotto: quest’ultimo con un intervento giudicato da ultimo uomo, ma era proprio il fallo che pareva non esserci. Però hanno influenzato fin là, nel senso che serviva davvero di più. Bertagno non sta benissimo ancora ma è in regia a guidare i compagni: troppo importante la sua presenza, come si è visto con il Legnago dove mancava. In porta c’è ancora Menegazzo, difeso da Pescosta, Granara, Calcagnotto e Mosca. Davanti panca per Brotto, con Duravia a girare dietro Corbanese e Marta. Qualche vecchia conoscenza nel Careni, a partire da Conte che era preparatore dei portieri a Belluno nell’era Pasa. Tibolla è titolarissimo con la maglia numero 8, mentre davanti ecco l’altro bellunese Marco De Martin, alle cui spalle agisce Frezza. Forse, in un altro momento, il Belluno avrebbe preso in mano con più convinzione la partita. Il caldo però non aiuta e così i gialloblù iniziano sia a scontrarsi con la difesa trevigiana, senza trovare spunti per superarla, sia a sbagliare molto. Miniati prima e Bertagno danno via a qualche contropiede che o viene gestito male o viene fatto preda da un Calcagnotto sontuoso. I ritmi restano bassi e più o meno è questo il copione di una prima frazione giocata molto lenta. Basti pensare che il primo vero tiro in porta è una conclusione debole di Corbanese respinta da Villanova. Fuori uno spento Miniati e dentro Brotto in avvio di ripresa: 4-2-4, con Marta e Duravia larghi. Masoch prova un tiro alto ma poi, quando nel frattempo esce un ammonito e in difficoltà Granara per far posto a Franchetto, da una rimessa laterale il cross lungo viene letto malissimo da Pescosta. Zanardo ringrazia e, anche svirgolando, in diagonale beffa un non incolpevole Menegazzo. A questo punto il Belluno prova qualcosa: non pericolose però le due punizioni di Duravia dal limite dopo le proteste per il possibile rigore e il rosso apparso netto non dato a Zanette. Nel finale, però, beffa. Frezza si lancia in uno contro uno con Calcagnotto che rimonta al limite. Per l’arbitro è fallo e rosso. Nel recupero, gran pallone di Spagnol per Frezza che da sinistra fredda Menegazzo. Fa caldo, ma è come se sul Belluno scendesse il gelo.
Ore 21.30 – (Corriere del Veneto, edizione di Vicenza) In casa biancorossa un po’ tutti speravano in una vittoria per cancellare la pessima prestazione di martedì scorso ad Ascoli, e lo 0-0 finale non può soddisfare Franco Lerda. «Ci dispiace non essere riusciti a vincere ma stavolta faccio i complimenti ai miei ragazzi: dal punto di vista della determinazione hanno dato tutto — spiega l’allenatore del Vicenza — senza dubbio abbiamo incontrato delle difficoltà perché l’Avellino ha giocato con l’intento di portare via un punto e si è spesso chiuso nella sua metà campo». Lerda ha provato nella ripresa anche a cambiare lo schieramento in campo, ma senza particolari risultati. «A un certo punto ho chiesto ai miei di passare al 4-3-3, perché avevamo bisogno di un uomo in più a centrocampo, anche perché Urso non giocava da un mese. Non ce l’abbiamo fatta a trovare il gol ma ci abbiamo provato fino alla fine come testimoniano i tanti giocatori che al termine avevano i crampi, cosa normale visto che siamo alla terza gara in sette giorni. Anche per questo all’inizio ho cambiato qualcosa schierando Cernigoi e Di Piazza contando sul fatto che non avevano sulle gambe le due partite precedenti».
Ore 21.20 – (Corriere del Veneto, edizione di Vicenza) C’era grande curiosità oggi al Menti. I tifosi — e non solo i tifosi — volevano capire che razza di Vicenza sia questo: quello bello, pimpante e convincente di Salerno o quello inconsistente e confusionario uscito malamente sconfitto dalle trasferte di Ferrara e al Del Duca di Ascoli. Non il primo, purtroppo, e per fortuna nemmeno il secondo, ma unicamente perché alla fine contro l’ultima in classifica almeno un punto lo si porta a casa. Diciamo subito che si è vista una brutta partita, nulla da ridire sull’impegno, ci mancherebbe, però dal punto di vista dello spettacolo, perchè questo è quello che dovrebbe essere il calcio, uno spettacolo, si è toccato un livello parecchio basso. Il Vicenza era chiamato a dare un segnale forte e chiaro e fugare i tanti dubbi sul suo attuale stato di salute: occasione mancata, il campo ha detto che questa squadra è ancora in chiara difficoltà e alla ricerca di una precisa identità di gioco. L’auspicio è che le cose non possano che migliorare con il pieno recupero dei tanti giocatori ancora non al meglio della condizione. Altrimenti c’è poco da stare allegri. Terza gara in sette giorni: tra cambi obbligati, squalifica di Adejo e infortunio a Rizzo, e quelli pensati da mister Lerda, sono ben cinque le facce nuove rispetto all’ultima gara. In difesa si rivedono Bianchi, che aveva ben impressionato nelle prime gare, ed Esposito. In mezzo al campo l’esordio stagionale di Urso, in avanti fiducia a Cernigoi e Di Piazza, con Galano e Raicevic in panchina: evidentemente il fatto di essere andati in bianco in ben quattro gare su cinque ha convinto il mister a correre ai ripari e a provare soluzioni alternative. L’avvio di gara è stentato, evidentemente le scorie di Ascoli si fanno sentire. Il Vicenza fatica: la manovra è lenta e macchinosa. Bisogna aspettare 22 minuti per vedere i biancorossi in area avversaria con Di Piazza che viene stoppato in angolo. Meglio l’Avellino, che malgrado sia ultimo in classifica gioca con più tranquillità e meno paure. Con il passare dei minuti i biancorossi trovano maggiori sicurezze e qualche giocata degna di cronaca: Zaccardo ha sulla testa la palla del vantaggio ma a due metri dalla porta colpisce debole e Radunovic si trova la sfera tra le mani. Sul finale di tempo Avellino pericoloso: prima Bogdan salva su Ardemagni lanciato a rete in sospetta posizione di fuorigioco: l’intervento da dietro in scivolata e’ da applausi e vale quanto un gol. In pieno recupero azione fotocopia con Ardemagni che scatta sul filo del fuorigioco ma Benussi si salva deviando la conclusione. Si riprende con il Vicenza in avanti, ci prova Siega da fuori, poi è subito tempo di cambi. Entra Galano per Cernigoi, si passa al 4–3–3 e poco dopo è il turno di Raicevic. L’impressione è che il caldo improvviso e le tre gare in sette giorni si facciano sentire: squadre stanche e allungate e tanti errori da ambo le parti. Non succede più nulla, giù il sipario e finisce in parità. Risultato giusto per quanto visto in campo e per quanto fatto dalle due squadre, ma per quanto giusto evidentemente non apprezzato dai tifosi. E l’uscita dei giocatori dal campo viene accompagnata da una sonora bordata di fischi.
Ore 21.00 – (Giornale di Vicenza) Francesco Urso ha debuttato dopo un inizio di stagione davvero difficile, anzi, le difficoltà erano iniziate già prime con le voci di mercato che lo volevano come sicuro partente e non più nei piani della società.Urso, questa per lei è una piccola rivincita?No, non parlerei di rivincita, sono un giocatore del Vicenza e sono sempre stato legato a questa maglia. I rumors di mercato non mi hanno dato fastidio, perché ho sempre dato il massimo e oggi sono davvero contento di essere rientrato in campo dopo tanti giorni di assenza.A centrocampo il Vicenza fa sempre molta fatica in fase di impostazione del gioco, come si è trovato nel mezzo contro l’Avellino?Siamo partiti con un appoggio molto positivo e propositivo, nel primo tempo soprattutto abbiamo creato molto e quindi penso che da questo punto di vista oggi le cose siano migliorate. Nel primo tempo potevamo fare almeno tre gol se contiamo le occasioni per Di Piazza e Zaccardo e forse allora i commenti nel dopo gara sarebbero stati diversi. Certo dobbiamo imparare a buttarla dentro quando ci capita l’occasione giusta.Nella ripresa il Vicenza è calato vistosamente, Lerda vi chiede tanto dal punto di vista fisico, è per questo che a volte siete poco lucidi in fase di possesso palla?Ma no, tutti gli allenatori chiedono ritmo e intensità alle loro squadre. Però quando giochi tre partite in pochi giorni è normale che ci sia un calo fisico. Noi sapevamo che sarebbe potuto accadere ed infatti siamo partiti forte nel primo tempo. Dobbiamo anche considerare che affrontavamo una squadra ferita, con pochi punti e che quindi avrebbe venduto cara la pelle.Cosa c’è di positivo in questo pareggio, a parte la difesa che pare finalmente reggere la categoria?Come dicevo, il fatto di riuscire a creare delle palle gol nitide, dobbiamo continuare su questa strada. Siamo una squadra giovane e quindi ci serve tempo per sistemarci ma se continueremo ad essere solidi in difesa e a migliorare in attacco, magari sfruttando meglio le occasioni che creiamo, potremo toglierci delle soddisfazioni in questo campionato.La serie B è un torneo lungo e noi dobbiamo arrivare il prima possibile a quota 50 punti.
Ore 20.50 – (Giornale di Vicenza) Il presidente Alfredo Pastorelli a fine gara centra quello che per lui è il nocciolo del problema: «Non riusciamo a fare gol, così non va». Poi quasi tra sé e sè dice: «Qui ci si deve inventare qualcosa, perchè così non si può andare avanti». Siccome il presidente quando parla ha sempre in mente qualcosa si cerca di approfondire. «Il mercato? Anche, vediamo, certo prendere per prendere no, ma ci guarderemo attorno, gli svincolati ci sono pure all’estero». Dunque bocciati Cernigoi e Di Piazza schierati titolari? «No – spiega Pastorelli – Cernigoi ha fatto bene, ovvio pesa il fatto che abbia giocato parecchio arretrato però ha preso tanti palloni dando una mano importante al centrocampo, così come non mi è dispiaciuto Di Piazza». Quindi la nota positiva e i complimenti ai giocatori: «Devo dire che tutti hanno dato il massimo e stavolta non ho nulla da rimproverare per quanto riguarda l’impegno». Gli si fa notare che la squadra è uscita tra i fischi del pubblico, ma il massimo dirigente biancorosso non ci sta: «E questo mi spiace molto perchè non lo merita, oltretutto così facendo non l’aiutiamo a crescere, non dimentichiamo che in campo ci sono anche dei ragazzi giovani». E proprio parlando dei giovani il presidente elogia su tutti Bianchi e Bogdan, quelli che definisce: i due ragazzini. «Fatto proprio bene se si tiene conto della loro giovane età, e sono in continua crescita». Dalla gara che si sperava potesse portare la prima vittoria al Menti arriva un punto, ma Pastorelli si dice ottimista: «Ripeto: ci manca solo il gol perchè per il resto la squadra c’è, non ha giocato male, non ha rischiato praticamente nulla e ho apprezzato molto il grande impegno dimostrato da tutti i ragazzi scesi in campo».
Ore 20.40 – (Giornale di Vicenza) Di due cose a fine partita il tecnico Franco Lerda è certo: i suoi giocatori hanno dato tutto e comunque aver mosso la classifica è importante. Così i fischi che hanno accompagnato la sua squadra negli spogliatoi li accetta ma non li capisce e spiega: «Abbiamo dato il cento per cento, nessuno escluso, e dunque non posso rimproverare nulla ai giocatori, anzi faccio loro i miei complimenti ed è per questo che mi spiace che il pubblico alla fine li abbia fischiati».Forse i tifosi si aspettavano la prima vittoria al Menti.Pure noi avremmo voluto vincere, non ci siamo riusciti ma il calcio è anche questo basta vedere gli altri risultati, la serie B è questa.Risultato giusto alla fine?Sì, è stata gara equilibrata, tosta, abbiamo avuto qualche occasione noi per sbloccarla, ma pure loro: noi con Zaccardo e Di Piazza nel primo tempo e con Siega nel secondo, loro con Ardemagni.Alla vigilia ha puntato molto sull’atteggiamento che la squadra avrebbe dovuto avere, soddisfatto?Sì, mi è piaciuto lo spirito con cui ha giocato. Ripeto: l’impegno è stato massimo da parte di tutti. Eppure a qualcuno è parso non ci fosse molta grinta.Ah no, il mordente c’è stato, eccome, se si fa un’affermazione così allora non si è corretti.Insomma tutto sommato questo punto le sta bene.Stabilito, ripeto, che avremmo voluto vincere dico anche che questo punto è importante, perchè muove la classifica.Il punto sarà un passo avanti, ma così il cammino sarà assai difficoltoso.Ma il nostro campionato è questo, il nostro obiettivo è molto chiaro: lottare per salvarsi.Ha schierato un undici coraggioso con scelte difficili come lasciare in panchina il duo Raicevic-Galano.Lo avevo anticipato che la terza gara in otto giorni avrebbe richiesto dei cambi, c’era bisogno di gente che fosse meno stanca. Invece non avevo preventivato di cambiare Zaccardo, ma mi ha chiesto di uscire, lì stavo per mettere un giocatore di spinta, ma non ho più potuto. Però sia chi è partito, sia chi è entrato ha avuto il giusto atteggiamento.Il presidente Pastorelli ci ha detto che è molto preoccupato perchè non riuscite a segnare.Mi dispiace che lo sia, io sono sereno, perchè i ragazzi hanno dato tutto quanto potevano, poi bisogna anche dire che segnare contro un Avellino schierato così non era facile
Ore 20.30 – (Giornale di Vicenza) Non è che si possa sperare sempre nella Salernitana. Anche perchè per ritrovarla bisogna aspettare l’11 febbraio. E se contro le altre squadre non segni mai… Ecco, proviamo a buttarla sul ridere. Perchè è meglio così. Perchè se stai serio ti preoccupi. Vicenza-Avellino finisce 0-0. Sei partite di campionato, casella dei gol riempita solo con la Salernitana. Rivoluzione e restaurazione. Lerda, che qualcosa ne sa e che è stato attaccante, ci prova. Fuori tutti. Liberi tutti. Raicevic e Galano in panchina, dentro Cernigoi e Di Piazza. Risultati? Nulli. Poco hanno fatto i due (ex) panchinari con la fame di chi viene dalla categorie inferiori, poco hanno fatto i due titolarissimi rimessi in campo nel corso della ripresa. Ma se non crei… Cosa vuol dire tutto ciò? Che hai un parco attaccanti limitato? In parte è vero. Ma i problemi non sono tutti lì. Perchè c’è niente da fare, se le punte non le assisti… In mezzo al campo si è rivisto dopo una vita Urso, ma non è che gli si possa chiedere miracoli. Poi il resto è il solito: Signori combatte (mica può sempre segnare), Vita e Siega corrono. Manca qualità, ma si sapeva prima di ieri. Dietro, invece, i ripescaggi di Esposito e Bianchi un mezzo sorriso lo regalano. Ma resta il fatto che ieri si è vista una brutta partita. L’Avellino è arrivato ultimo e ultimo e ripartito. Per il Vicenza la strada era in salita e in salita rimane. Verrebbe da dire in bocca al lupo. Ma se i lupi sono quelli visti ieri…Difficoltà. Al 5′ si fa vivo Siega, che da sinistra mette in mezzo per Signori; il centrocampista però stavolta non ha il killer instinct e l’azione sfuma. Buon avvio? No, illusione. I primi minuti sono infatti di marca avellinese. E così al 7′ Ardemagni (già obiettivo di mercato del Vicenza) colpisce di testa in tuffo in area e manda fuori mentre un minuto più tardi Soumare calcia a lato dalla distanza. Brividi al 9′: apprezzabile girata di Belloni in area e sfera che termina fuori. Segnali di vita. E i cosiddetti bomber di scorta? Cernigoi si invola al 16′, viene fermato fallosamente sulla trequarti ma l’arbitro lascia correre. Al 22′ è il turno di Di Piazza, la cui conclusione in area viene deviata in angolo. Crescita. Nell’ultimo quarto d’ora del primo tempo il Vicenza cresce. Al 31′ Zaccardo è pure sfortunato: calcia bene dal lato destro dell’area ma becca un compagno. Il terzino destro è ancora protagonista al 34′: Urso batte una punizione dal vertice destro dell’area, Zaccardo colpisce di testa in area ma il portiere è bravo a dirgli di no. Sulla ribattuta arriva Di Piazza che da buona posizione calcia fuori. Brividi. Ardemagni è il gran protagonista dei minuti finali. Al 44′ va via da solo (probabilmente in fuorigioco) verso la porta. Bogdan è dietro: inizialmente è in difficoltà ma poi, con un bellissimo intervento in scivolata, recupera. Due minuti dopo il centravanti è di nuovo solo e tira dal limite, ma Benussi è bravissimo a chiudere. Ardemagni poi intercetta la respinta di testa il spedisce il pallone fuori di un niente. La ripresa. Nel secondo tempo non succede molto. Al 3′ Zaccardo cade in area dopo un contatto con un avversario, ma per l’arbitro si può proseguire. Tre minuti più tardi Urso calcia da fuori, nessun problema per il portiere. Intervento easy per Radunovic anche un minuto dopo, quando Siega conclude da destra. Poi tanta approssimazione. Tanto di poco. Sino al 33′, quando Ardemagni colpisce di testa in area con Benussi che in qualche modo respinge. Ma è tutto inutile perchè l’attaccante era in fuorigioco. L’ultima azione realmente pericolosa si registra al 39′: Galano batte una punizione da sinistra e sul lato opposto dell’area arriva Pucino, che con una scivolata da attaccante spedisce a lato. Poi più niente, tranne i fischi che accompagnano il Vicenza all’uscita dal campo. Ingenerosi, perchè questa squadra dà quel che può. Che poi sia poco è un altro discorso.
Ore 20.00 – (Il Centro) In casa Teramo il sapore della vittoria non lo si respirava da cinque mesi. Il successo contro il Fano permette al Diavolo di lasciare l’ultimo posto in classifica e di guardare al futuro con più ottimismo. Il tecnico Federico Nofri, alla prima vittoria da professionista, si presenta in sala stampa con il viso raggiante, ma, allo stesso tempo, anche un po’ provato. «Questa serata la ricorderò per sempre», confida l’ex allenatore della Viterbese, «e voglio dedicare il primo successo tra i professionisti a mia moglie e ai miei figli, che mi seguono quotidianiamente. La dedica va anche al presidente Campitelli per la fiducia che mi ha dato quando mi ha scelto per venire qui. L’ho visto felice al termine della gara». Analizzando nel dettaglio la partita del Bonolis, Nofri sottolinea: «E’ stato un Teramo coraggioso, ma anche attento e bravo ad amministrare l’incontro sul piano del palleggio. Abbiamo dato un altro segnale dopo il pari di Santarcangelo. Ora occorrerà dare seguito ai risultati. Questa vittoria ci fa acquistare entusiasmo e ulteriore autostima. I ragazzi hanno meritato l’applauso del pubblico. Il cammino è lungo. In questi giorni ho provato a lavorare soprattutto sulla testa dei giocatori, cercando di trasmettere le mie idee. Adesso andiamo avanti in modo cauto. Non sono il tipo che si entusiasma facilmente e questo il gruppo lo sa. Bulevardi? Mi è piaciuto sulla fascia sinistra. Avere elementi duttili è importante». Il terzino Tommaso D’Orazio, autore della rete che ha sancito la vittoria biancorossa, dice: «Ho riscattato la brutta prestazione fatta con il Modena e l’espulsione rimediata proprio in quella occasione. Questo successo ci serviva davvero tanto e ci dà la spinta per il prosieguo del campionato. Peccato per la partenza negativa, ma c’è tutto il tempo per risalire la china». Tra i marchigiani parlano due ex del Teramo: il tecnico Giovanni Cusatis (ex centrocampista biancorosso alla fine degli anni 80) e il difensore Manuel Ferrani. «Non c’è stata storia», ammette Cusatis, «non siamo mai stati in partita. E’ stata una gara da dimenticare sotto tutti gli aspetti. L’espulsione di Cocuzza (sul finire del primo tempo, ndc) ci ha definitivamente tagliato le gambe. E’ la prima volta che in questo campionato stecchiamo in modo così eclatante. Sono molto arrabbiato. Le assenze a centrocampo? Non cerco alibi. Siamo stati brutti e basta». Sulla stessa lunghezza d’onda il commento di Ferrani: «Mi sarei aspettato un ritorno diverso al Bonolis. Abbiamo fatto una brutta prestazione e c’è grande rammarico. La classifica non mi preoccupa, ma è giusto iniziarla a guardare con attenzione per evitare brutte sorprese strada facendo». La squadra di Nofri torna ad allenarsi domani per iniziare a preparare la lunga trasferta di Bolzano contro il Sudtirol, in programma sabato alle ore 14,30. Il Diavolo avrà due giorni di riposo in più rispetto al Sudtirol, impegnato domani sera nel posticipo televisivo (su Rai Sport) in casa della Reggiana. Berretti. Partenza con il botto per la squadra di Rinaldo Cifaldi. Nella prima giornata del girone D, il Teramo ha espugnato per 3-0 il campo del Melfi. Protagonista dell’incontro l’attaccante Luca Fabrizi, autore di una tripletta.
Ore 19.50 – (Il Centro) La prima vittoria in campionato del Teramo dopo un avvio tra i più difficili della sua storia è facile facile. Se non fosse che quelli del Fano picchiano come fabbri anche a partita persa (alla fine collezioneranno cinque cartellini gialli e un rosso), sembrerebbe un allenamento contro una squadra di categoria inferiore. E forse davvero il Fano con questa categoria c’entra poco, anche se fino a ieri aveva il doppio dei punti del Diavolo. Ma quello che ha fatto il Teramo non va sminuito perché gli avversari erano modesti. Di sicuro, infatti, la squadra di Nofri ha fatto tutto quello che si deve fare quando si è in certe situazioni: essere compatti, determinati e concreti, fare le cose semplici e correre tutti. Il nuovo tecnico ha portato un cambiamento radicale nella testa dei giocatori, che rispetto alla breve era Zauli appaiono rigenerati sul piano del ritmo e dell’efficacia nelle giocate. Certo, servono anche gli episodi favorevoli e il Teramo ha avuto la fortuna di segnare al primo tentativo. Al 4’ Jefferson ha ben protetto il pallone e l’ha servito a Sansovini ai 20 metri: il “sindaco”, non aggredito da nessuno, ha avuto il tempo di aggiustarsi la palla e sprigionare il suo letale sinistro, che ha baciato il palo lontano prima di gonfiare la rete. Sull’1-0 non si è vista reazione del Fano, che si affidava disperatamente al piede buono di Borrelli (applaudito ex), uno che ha giocato una vita in D. Ed è bastato un Teramo operaio per cavalcare l’onda e aumentare il vantaggio prima del riposo. Prima del 2-0 ci hanno provato Bulevardi (mezza rovesciata fuori) e D’Orazio (bella botta al volo deviata dal portiere), poi lo stesso D’Orazio, al 34’, sul primo angolo a favore – calciato teso da Sansovini – ha dovuto solo spingere la palla di testa in rete, non essendo marcato da alcun avversario al limite dell’area piccola. Poco dopo Petrella ha fatto un numero dei suoi (doppio dribbling e diagonale che ha timbrato il palo), allo scadere ci ha provato anche Bulevardi (di poco out) e nel minuto di recupero il Fano si è ritrovato in dieci per una gomitata di Cocuzza sul nasone di Caidi. Il secondo tempo, al netto dei falli talora gratuiti dei fanesi, è stato pura accademia. Il Teramo ha dominato una squadra che a dispetto del punteggio riusciva soltanto a difendersi in massa (Cusatis dopo 8 minuti ha messo un terzo stopper al posto di un centrocampista…). Il Diavolo non ha trovato il terzo gol, cercato da Ilari, Petrella e Steffè (due volte) con tiri dal limite, poi nel finale da Jefferson con un paio di tentativi sfortunati. Fa niente, quello che contava era staccarsi dal fondo della classifica e il Teramo l’ha fatto. Un’altra buona notizia è che negli ultimi minuti si è rivisto in campo anche Di Paolantonio, che a questa squadra (insieme a Carraro, ancora acciaccato) potrà e dovrà dare qualità là dove nasce il gioco. Per ora la risalita biancorossa dall’inferno è nel segno del dinamismo: la corsa sfrenata del duo D’Orazio-Bulevardi sulla sinistra, l’accorciare sistematico sul pallone dei motorini della mediana Ilari e Steffè, le volate di Scipioni a sostegno e sovrapposizione di Petrella. Quest’ultimo con i suoi guizzi e le due punte, ben assortite, dal punto di vista tecnico danno qualcosa in più, ma il nocciolo duro del primo Teramo di Nofri è da squadra operaia. Si vedrà se più avanti ci sarà una evoluzione, per ora non si può che applaudire la quadratura trovata in pochissimo tempo dal tecnico perugino all’insegna della semplicità. E non si può non notare con sollievo che in questo girone non ci sono solo squadre forti, ma anche qualcuna che al Teramo non può assolutamente dare fastidio. Avanti così, ora non ci può fermare.
Ore 19.20 – (Gazzetta di Modena) Finalmente può sorridere Fabio Brini. Il primo successo stagionale consente al tecnico dell’Ancona di tirare un sospiro di sollievo. Una boccata di ossigeno salutare fra le mille difficoltà del momento, non solo tecniche ma anche societarie. Non era affatto facile tenere unita e concentrata la sua squadra. Brini ci tiene a rivendicare i meriti dei suoi: “Abbiamo vinto meritatamente, credo che per quello che si è visto. Scuffia non ha dovuto compiere alcuna parata importante. La squadra dal punto di vista tattico ha interpretato bene la gara. Soprattutto a centrocampo i miei giocatori sono stati bravi nelle coperture e a saper scalare al momento giusto”. Finalmente l’Ancona non ha evidenziato il calo atletico nella ripresa, una nota negativa costante delle prime giornate: “Gli errori servono per migliorarsi. Contro il Venezia eravamo partiti in quarta. Stavolta i ragazzi sono stati intelligenti, hanno saputo gestirsi meglio nonostante il gran caldo”. Brini torna sul momento difficile che il gruppo vive a causa dei problemi societari: “Ho detto che prima di tutto c’è bisogno di uomini e io credo di averli. Con qualche pecca tecnica sicuramente da migliorare ma il gruppo è unito ed intelligente. Abbiamo cercato di tenere fuori le situazioni societarie. C’è una maglia da rispettare e i ragazzi lo hanno fatto”. Il tecnico però richiama già tutti alla realtà. Il successo di misura sul Modena non può essere la panacea per tutti i mali dell’Ancona: “La vittoria porta tranquillità e stimola a lavorare meglio. Però di certo non possiamo rilassarci. Questo successo deve essere il trampolino di lancio per capire quale campionato possiamo disputare. Le partite precedenti le abbiamo perse a causa di nostri errori, dobbiamo continuare a lavorare in settimana con la massima concentrazione per eliminare quelle incertezze che ci sono già costate troppi punti”.
Ore 19.10 – (Gazzetta di Modena) Il Modena non ha reagito dopo lo svantaggio ma ha provato a raddrizzarla con Daniele Giorico. Il tiro del migliore fra i gialloblù, però, è finito sul palo. Giorico si è incaricato di battere una punizione dal limite procurata da Tulissi. Il suo destro è stato perfetto, aggirando bassa la barriera, ma per un centimetro ha colpito il legno. “Ho calciato la punizione a giro – racconta il regista canarino – e colpire un palo ti lascia sempre l’amaro in bocca. Peccato perché se fosse entrata sono convinto che avremmo non solo pareggiato, ma anche potuto provare a vincerla”. Il Modena è apparso troppo rinunciatario nel primo tempo, quando l’Ancona è apparsa molto preoccupata : “Abbiamo contenuto bene l’Ancona senza concedere nulla, in attacco avremmo dovuto fare qualcosa in più. Però ciò non toglie che la sconfitta mi sembra veramente una punizione eccessiva per noi”.
Ore 19.00 – (Gazzetta di Modena) Forte delusione in casa Modena per una sconfitta che è giunta quasi inaspettata. Sentendo i calciatori gialloblù a fine match appare evidente come tutti si aspettassero ben altro risultato dal match del Del Conero. Lo ammette chiaramente il portiere dei canarini, Nicolò Manfredini, il quale ha dovuto alzare bandiera bianca a causa di un errore dei suoi compagni. “Abbiamo disputato un buon primo tempo senza concedere nulla. A inizio ripresa abbiamo subito un gol che ha deciso la partita. Abbiamo sbagliato e siamo stati puniti subito ma non credo meritassimo di perdere”. Il gol di Frediani è stato un mezzo regalo della retroguardia gialloblù. Il portiere lo dice apertamente e spiega la dinamica dell’episodio. “Abbiamo perso palla e De Silvestro ha potuto crossare, la palla è filtrata sul secondo palo e Frediani ha colpito di piatto da pochi metri. Ho anche toccato il pallone ma è finita dentro lo stesso. Mi dispiace perché potevamo evitare questa sconfitta e tornare a casa almeno con un punto”.
Ore 18.50 – (Gazzetta di Modena) “Abbiamo provato di tutto per raddrizzarla – spiega mister Pavan al termine del match di Ancona -, ma non è servito”. Così è maturata una sconfitta in cui il solito errore ha determinato il risultato. “Ho giocato con le tre punte all’inizio, poi ho provato con quattro punte, ma non siamo riusciti a recuperarla. Mi prendo tutte le responsabilità e sono dispiaciuto perché al primo errore ci puniscono; dobbiamo migliorare da questo punto di vista”, continua l’allenatore canarino, rievocando alcuni fantasmi dello scorso anno, quando gli errori incidevano in maniera pesante sui risultati. Zero punti, un tiro in porta, due occasioni è il conteggio finale e la spiegazione di questi numeri arriva dal mister gialloblù: “Non siamo stati incisivi, soprattutto nell’ultimo passaggio: siamo stati poco concreti. Nonostante questo guardo avanti e vado per la mia strada – prosegue Pavan -. Le prestazioni sono state positive anche se non riusciamo a concretizzare; non mi tiro indietro su niente”. Se le certezze arrivavano dalla difesa, gli ultimi errori cominciano a far sorgere qualche dubbio, così come la scelta di schierare Calapai dal primo minuto: “Accardi si è allenato poco e aveva un problema al polpaccio, perciò era rischioso farlo partire dall’inizio, anche se veniva da prestazioni positive, per questo ha giocato Calapai”, ha spiegato Simone Pavan. Difficile trovare aspetti positivi, ma l’allenatore prova a tenere alto il morale: “Siamo partiti bene, l’Ancona non ha fatto neanche un tiro in porta e qualcosa abbiamo creato. Ci troviamo ancora a commentare una prestazione buona che non è stata premiata con i punti”. Guai a classificare quella di ieri come una gara abbordabile: “Ho sempre parlato di un campionato molto duro, sono tutte partite difficili. Non si può dire che l’Ancona fosse alla portata, perché, se si guarda il campo, la squadra di Brini non ha mai demeritato: sono esperti, compatti e hanno sfruttato l’occasione del nostro errore gestendo poi il risultato”. Se l’Ancona non era una squadra abbordabile, figuriamoci il prossimo avversario del Modena: “Sappiamo che il Bassano lotterà per i piani alti della classifica – conclude Pavan -, ma la nostra mentalità deve essere uguale contro tutti”.
Ore 18.40 – (Gazzetta di Modena) La verità si può mascherare: per un po’, ma prima o poi viene a galla. E a spararla in faccia a Caliendo, Pavarese, Pavan e ai tifosi modenesi, soprattutto ai 120 presenti al Conero, è l’Ancona. Una squadra che non aveva mai vinto, in preda a una crisi societaria ancora più seria di quella gialloblù: una formazione alla quale è bastato avere un po’ l’orgoglio del proprio allenatore Brini per mettere a nudo le miserie di un Modena che non ha nè capo, nè coda: undici giocatori che non sanno a che gioco giocare, senza mordente e incapaci di mettere insieme una mezza azione pericolosa. Lo sparring partner ideale per chi deve risorgere. L’Ancona ringrazia e lo fa soprattutto nei confronti della Premiata Ditta Calapescu: Popescu regala sulla destra e sul cross Calapai dorme e viene anticipato da Frediani che al 52’ piazza la stoccata vincente dopo una primo tempo in cui i due portieri potevano benissimo farsi una briscola. Il palo ha tolto a Giorico la possibilità di salvare almeno la faccia, una faccia comunque improponibile. Le scintille col Parma, la rimonta di Teramo sono le uniche note positive di un Modena che è franato senza attenuanti a Salò, nella ripresa del derby vinto dalla Reggiana e ieri ad Ancona. E che in casa con la Maceratese è stato inchiodato su uno 0-0 inguardabile. Tre sconfitte in sei gare, appena tre reti segnate (due a Teramo), cinque punti e il fondo della classifica che sta già scaldando il fondoschiena di Giorico e compagni. Già, Giorico: solo contro tutti, assecondato appena da Marino e Tulissi. Tutto il resto è buio che diventa accecante quando i gialli sono in possesso di palla. Non succede mai nulla, solo un’asfittica e presuntuosa serie di passaggi laterali destinati ad essere terreno di caccia per avversari animati da altro ardore, umiltà e gamba. Squadre così, fanno una brutta fine. Pavan si presenta ad Ancona con alcune novità che lascerebbero intendere una conversione al 4-2-3-1, ma in realtà il ritorno tra i titolari di Schiavi è da mezzala classica sul centro destra del 4-3-3. In linea con l’argentino c’è Olivera, Giorico è il mediano centrale mentre davanti Basso e Tulissi sono a supporto di Ravasi. Tra i pali Manfredini protetto da Calapai, preferito ad Accardi, dai due centrali Aldrovandi e Marino e da Popescu largo a sinistra. Brini, mister dei dorici, invece il 4-2-3-1 lo propone. I biancorossi sono in campo con il debuttante Scuffia tra i pali, Barilaro, Mai, Ricci e Forgacs nella linea a quattro difensiva protetta dalla coppia di mediani Agyei e Zampa. Il potente colored Samb è il riferimento offensivo per Di Silvetro, Bariti e Frediani. Al Conero fa caldo e il campo è messo appena meglio di quello del Braglia. Partenza abbastanza lenta da parte di due squadre che hanno seri problemi davanti: l’Ancona non ha mai vinto, il Modena vanta solo il successo di Teramo. I gialli comunque provano a fare il match. Palleggio anche ordinato, ma la manovra è lenta, manca assolutamente di profondità e si spegne desolatamente sulla trequarti avversaria. Tulissi prova a fare qualcosina, Schiavi è spaesato, Olivera è solo una maglia. Ma al 23’, l’uruguaiano mette un bel pallone sulla testa di Ravasi che devia troppo debole favorendo l’intervento di Scuffia. Che al 30’ blocca un tiro centrale di Basso. Modena appena meglio dell’Ancona, ma è una gara tra poveri. Nella ripresa, però, Brini sveglia i suoi che entrano più determinati. Samb manca un’occasione di testa, ma al 52’ i padroni di casa passano e la frittata la cucinano i tre trequartisti biancorossi. Bariti, servito da un maldestro intervento di Popescu, innesca De Silvestro che mette in mezzo da destra: la palla attraversa tutta l’area per la zampata di Frediani che anticipa Calapai che invece del the caldo si era bevuto probabilmente una potente camomilla. Dentro Diakite per Ravasi: l’ivoriano è più pimpante. Al 67’ uno scambio ravvicinato tra Tulissi-Schiavi-Tulissi dimostra che se i due giocassero più vicini forse qualche lampo si accenderebbe. Ricci stende il baby ex Atalanta al limite. Punizione, pennellata bassa di Giorico e base piena del palo. L’Ancona è comunque più efficate e ci prova con Samb. Loi per Basso, Bajner per Schiavi: Pavan riprova il 4-2-4, piccolo accenno di forcing con mezze occasioni per Giorico e Tulissi, un tiretto di Bajner e Modena agganciato e rispedito al mittente.
Ore 18.10 – (Gazzetta di Mantova) Due estati fa saltarono le sue previste nozze con l’Acm ma il Martelli ad Antonino Asta continua a portare fortuna. Il tecnico dei gardesani ha colto la sua quarta affermazione consecutiva a Mantova: «Come si fa a non esserne contenti – esordisce -, accresce l’autostima e fa bene. Per il resto abbiamo regalato al Mantova un tempo, il secondo, e questo non è ammissibile. Per la verità abbiamo concesso con generosità anche il vantaggio dei biancorossi a freddo ma poi almeno siamo stati bravi a reagire. Nel complesso ci ha assistito un pizzico di fortuna, forse anche qualcosa di più. Nella ripresa la mia squadra arrivava sempre in ritardo su ogni pallone ed ha concesso troppo. In occasione del gol decisivo di Ranellucci non ci ho capito granché, ho visto solo tanta confusione e la palla entrare, forse dopo un tocco di mano di un difensore sul colpo di testa di Gerardi».
Ore 18.00 – (Gazzetta di Mantova) E’ dura la vita del bomber – nel caso specifico di Francesco Ruopolo -, quando le poche opportunità da rete vengono clamorosamente fallite e quando si è costretti a convivere con gli acciacchi, dopo essere passati per necessità da un impiego col contagocce ad un utilizzo a tempo pieno. «Sono uscito dal campo perché ho avvertito una fitta al flessore – parte l’attaccante biancorosso -, il ginocchio convalescente non c’entra e sta più o meno bene. Quanto ai gol sbagliati sono rammaricato: prima dell’intervallo ho mancato il bersaglio da una posizione davvero favorevole, con il solo risultato di spaccare un cartellone pubblicitario. Nella ripresa, poi, di testa avrei dovuto centrare almeno la porta, invece niente. E così usciamo puniti con un ko immeritato. Io e Tripoli abbiamo sprecato, i nostri avversari no. Stiamo lavorando sui dettagli, come gli schemi da calci piazzati, ma dobbiamo destinare loro maggiore attenzione perché abbiamo visto che con questi si vincono o si perdono le partite. Il terzo ko di fila impoverisce la classifica e non aiuta il morale dello spogliatoio. L’unica soluzione, tuttavia, è il lavoro. Non eravamo fenomeni dopo il successo di San Benedetto del Tronto ma avevamo intrapreso la strada giusta, quella che ora dobbiamo ritrovare». Per il difensore Andrea Cristini c’è tanta amarezza da smaltire al più presto: «Pensare alla cifra di gioco espressa e ritrovarsi di nuovo con zero punti in tasca fa male. Occorre reagire al più presto e tornare a muovere la classifica. C’è parecchia sfortuna nella rete subita nel finale: la palla è rimasta a due passi dal portiere e pronta per andare in rete. Sui piedi di Ranellucci».
Ore 17.50 – (Gazzetta di Mantova) Terza sconfitta consecutiva, seconda maturata nel finale quando si pensava che almeno il pareggio fosse stato condotto in porto. Anche se la squadra non si é espressa male, i numeri sono da crisi e mister Luca Prina in sala stampa é contrariato: «É un momento in cui ci dice particolarmente male anche se un allenatore deve fare valutazioni più profonde. Sono due partite che veniamo massacrati da episodi che non rispecchiano il vero valore della partita. In particolare questa sconfitta é qualcosa di allucinante, fa davvero girare le p…». Prina non se la prende peró con il fato cinico e baro: «Ho rivisto i gol subìti – prosegue – sia il primo che il secondo, oltretutto ancora su palla ferma, ed abbiamo commesso errori individuali molto gravi che hanno finito con il compromettere un’ottima prestazione contro una Feralpisaló certamente piú forte di noi ma con cui abbiamo giocato alla pari. Io ho un’idea chiara e precisa di dove abbiamo sbagliato e chi cavolo non ha fatto quello che doveva fare. Dunque é giunto il momento di assumersi ognuno le proprie responsabilitá perché perdere facendo la figura dei c… proprio non mi va giú». Tre sconfitte di fila fanno male ma Prina non vuole assolutamente alzare le mani: «I numeri sono brutti – conclude – ma non abbiamo altre alternative che rimetterci a lavorare per rialzarci subito. Non voglio sentire gente che si piange addosso, altrimenti é il caso che si faccia da parte. Anzi, siccome é evidente e lampante come sono stati commessi gli errori, voglio che questa delusione si tramuti in rabbia per rimettersi sotto a testa bassa e uscire da questa situazione. Tre volte che subiamo gol nel finale? É vero, un altro dato su cui riflettere a 360%. Di certo é una somma di piccoli difetti che poi vengono ingigantiti da ingenuitá che ci costano partite e punti».
Ore 17.40 – (Gazzetta di Mantova) Il Mantova tiene testa alla quotata FeralpiSalò e anzi nella ripresa la mette decisamente sotto, ma esce dal campo ancora una volta a mani vuote, incassando la terza sconfitta consecutiva, la seconda di fila al Martelli. I biancorossi, passati subito in vantaggio grazie a un cross sbagliato di Bandini che inganna il portiere, si fanno raggiungere sull’1-1 ma poi sciupano almeno 4 grosse occasioni per segnare. Finché, nei minuti finali, incassano la beffa del 2-1. Si comincia al Martelli sotto i riflettori con le squadre schierate secondo moduli e formazioni annunciate. Prina, ancora privo di Siniscalchi, Caridi e Marchi, propone lo stesso undici di sette giorni prima a Bergamo con l’unica variante di Tripoli al posto di Boniperti. La novità vera è il cambio del modulo tattico, con i biancorossi che passano dal consueto 3-4-3 al 3-5-2. La FeralpiSalò dell’ex mancato Asta risponde con il collaudato 4-3-3 e, rispetto alle previsioni della vigilia, propone Romero e non Gerardi come punta centrale. Non c’è neanche il tempo di accomodarsi sugli spalti e il Mantova è già in vantaggio. Dopo appena 42 secondi, infatti, Bandini effettua un cross dalla destra: Regoli arriva in corsa da dietro ma non trova la palla, traendo così in inganno il portiere Caglioni, che vede la palla infilarsi beffardamente sul secondo palo. La reazione dei gardesani è immediata (5’ e 9’ conclusioni sballate di Bracaletti e Maracchi), ma sull’onda dell’entusiasmo sono i biancorossi a spingere con maggior foga. E all’11’ potrebbe arrivare il raddoppio, se Zammarini controllasse meglio in area un’imbeccata di Tripoli. Dopo la sfuriata iniziale, però, il Mantova comincia a soffrire, incalzato da una FeralpiSalò che dimostra tutta la sua qualità e che mette in difficoltà l’Acm con i continui tagli degli attaccanti esterni Bracaletti e Guerra, abili ad accentrarsi o addirittura a cambiare fascia per togliere punti di riferimento ai difensori. E proprio un taglio di Guerra alle spalle di Romeo viene premiato al 20’ da un pregevole assist dell’ottimo Settembrini: l’attaccante si presenta da solo davanti a Bonato e insacca l’1-1. La squadra di Asta prende così ulteriore coraggio, mentre il Mantova accusa il colpo. Ruopolo e compagni devono stringere i denti per difendersi dagli assalti dei gardesani, ma nel complesso rischiano poco o nulla. Nel finale di tempo è anzi l’Acm ad avere due grosse occasioni per riportarsi in vantaggio. Al 36’ Regoli supera due avversari in area e viene spinto da dietro, ma nel cadere calcia in porta e l’arbitro non fischia il rigore, mentre la conclusione viene respinta da un difensore. Nel recupero (47’), poi, Bandini serve Zammarini sul fondo e il cross basso trova Ruopolo pronto alla girata in area, purtroppo imprecisa di pochi centimetri. Nella ripresa la FeralpiSalò sembra pagare sul piano fisico i ritmi altissimi del primo tempo e cala vistosamente. Il Mantova invece continua a mille all’ora ed è protagonista di un autentico monologo. Al 6’ Raggio Garibaldi mette Tripoli da solo davanti al portiere, ma l’attaccante calcia addosso a Caglioni. Prima butta dentro Salifu per Skolnik (13’), mentre Asta prova a correre ai ripari con Gerardi per Romero e Davì per Settembrini. Ma la musica non cambia e al 18’ è Ruopolo a saltare da solo a centro area su cross di Tripoli: la zuccata però è clamorosamente sballata. I biancorossi insistono e Prina nel finale inserisce Di Santantonio per Zammarini e Maccabiti per l’infortunato Ruopolo (stiramento). Ma al 43’ arriva la beffa sull’unico corner calciato dagli avversari nella ripresa: cross di Staiti, testa di Gerardi, respinta di Bonato e tap in di Ranellucci. È il ko, anche se l’Acm attacca invano fino all’ultimo minuto di recupero.
Ore 17.10 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) «È sorprendente vedere una squadra come la nostra che va a giocare con questo tipo di personalità in giro per l’Italia» è il commento a caldo di Bruno Tedino. «Cerchiamo di portare il nome della città di Pordenone – aggiunge l’allenatore – con un messaggio chiaro, di società precisa e perfetta, magari con un modo di giocare che può essere divertente». Ancora una trasferta, nuovamente una vittoria. «Abbiamo avuto un grandissimo impatto sulla partita – prosegue Tedino – anche se abbiamo subito un palo dopo 2′, ma la squadra ha creato moltissimo, nelle situazioni preparate in settimana. È una squadra che può dire la sua contro tutto e contro tutti, ammesso che abbia questo tipo di mentalità e aggressività». Pure contro il Venezia? «Sono una super squadra, sabato cercheremo di fare bella figura. Queste corazzate, come Venezia o Parma, sono state costruite per fare un campionato di super livello. Cercheremo di metterla in difficoltà, sapendo che sarà molto difficile. Dovremo rasentare la perfezione e potrebbe non bastare». Se non è perfezione, poco ci manca, nel computo reti di Rachid Arma: 7 gol in 6 partite. «Personalmente sono contento del mio avvio di campionato – ha di che sorridere l’attaccante – soprattutto perché i miei gol hanno portato a casa punti, a parte sabato scorso. L’obiettivo mio è quello». Gara difficile? «Potevamo fare gol prima, abbiamo avuto un paio di occasioni. Con un bel primo tempo, dovevamo fare di più sulla rete che abbiamo preso. Nonostante quella, non ci siamo fatti abbattere. Abbiamo ripreso la partita, siamo riusciti a pareggiare e poi passare in vantaggio. Preso il 2-2, siamo usciti fuori, facendo molto bene». Rivincita? «Con le occasioni che abbiamo creato, abbiamo meritato di vincere. Abbiamo lavorato un sacco per questo riscatto, dopo la sconfitta con il Parma. Dimostrando di essere un grande gruppo e una grande squadra».
Ore 17.00 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) Il popolo naoniano già pregusta il derby tutto neroverde di sabato al Bottecchia fra la capolista Venezia (14 punti dopo il 2-0 rifilato ieri al Lumezzane) e il Pordenone (13) che dopo il successo di Macerata, decisamente l’avversario più pericoloso per i lagunari nella corsa verso la serie B. Almeno in questo momento. Agli uomini di Tedino, così come a tutti i supporters pordenonesi, evidentemente era rimasto sullo stomaco il 2-4 subito 7 giorni prima a opera del Parma. A Macerata hanno voluto ripagare quelli che li avevano seguiti sino all’Helvia Recina e quelli che erano rimasti a casa davanti a maxischermi e tablets con un altro 4-2, questa volta in positivo. Analogo, ma all’incontrario, anche l’andamento del match con il Macerata prima avanti, poi il pareggio sul 2-2 e infile l’allungo decisivo del Pordenone. Mattatori il solito Arma (autore della doppietta che lo conferma capocannoniere del girone e lo proietta a quota 7 gol in 6 partite), Berrettoni (suo il primo centro dei ramarri) e Cattaneo, entrato in corsa per segnare un’altro dei suoi eurogol. Se avanti Tedino trova sempre chi gli toglie le castagne dal fuoco, dietro i 6 gol subiti in 180′ (ancora una volta si sentita la mancanza di Ingegneri) non lo possono certo lasciare tranquillo. Il tecnico conferma difesa e attacco del match col Parma e completa il centrocampo con Buratto al posto dell’infortunato Suciu. Inizia di buona lena la «rata». Cercano il colpaccio senza fortuna Turchetto (5′) Petrilli (palo al 10′). Il Pordenone si sveglia al 13′, quando Berrettoni tira dall’altezza del dischetto; Forte ribatte a pugni chiusi. I padroni di casa capitalizzano la supremazia territoriale al 21′ con Gattari che si infila fra Buratto e Arma per deviare di testa alle spalle di Tomei il cross di Quadri. Non ci sta il Pordenone che trova subito (25′) il pareggio. Arma fa da torre per Berrettoni sul cross di Martignago. L’ex Ascoli inscacca senza difficoltà. Arma potrebbe raddoppiare di testa al 33′(invito di Martignago). Forte in volo para. Padroni di casa in difficoltà. Il raddoppio neroverde ora è maturo. Sugli sviluppi di un angolo di Burrai, Semenzato si fa stendere da Broli. È rigore che Arma trasforma. Dalla parte opposta (39′) crolla in area anche Petrilli in contrasto con Stefani. Per Mantelli è tutto regolare. Tre minuti dopo il fischietto bresciano conferma tutte le perplessità sul suo operato annullando un gol ad Arma per un presunto fallo che probabilmente ha visto solo lui. La rata pareggia al 53′. Ventola si beve una dopo l’altra le statuine neroverdi e scarica il suo diagonale in rete. Iniziano i cambi. A indovinarli sarà Tedino, almeno per quanto riguarda la scelta di Cattaneo. Spingono i ramarri e ritrovano il vantaggio al 72′ quando Arma di piattone insacca il cross tagliato dalla bandierina di Burrai. Pietribiasi, entrato al 77′ al posto di Berettoni (ammonito) si mangia un’occasione d’oro facendosi rimontare da Ventola. Ci pensa allora Cattaneo a chiudere i conti con una «velenosa» botta al volo da fuori area su ribattuta della difesa maceratese. La gara finisce qui e da qui ricomincia la favola neroverde. Sfumano i timori di chi credeva che il Parma avesse domato e rimesso al suo posto da provinciale il ramarro. La bestia è viva. Ora, dopo 3 vittorie in trasferta, deve solo mordere anche le grandi in casa. A cominciare dal Venezia americano di Super Pippo Inzaghi.
Ore 16.40 – (Messaggero Veneto) Visibilmente dispiaciuto dopo la partita col Parma, stavolta Bruno Tedino lascia lo stadio col sorriso e la consapevolezza che, oltre ai tre punti, la sua squadra ha avuto il giusto spirito per riscattarsi subito. «Se giochiamo sempre con questa mentalità possiamo dire la nostra contro tutti», afferma soddisfatto il tecnico del Pordenone. E magari, in maniera inconscia, allude alla prossima rivale, il Venezia capolista, atteso al Bottecchia sabato prossimo. «La squadra ha sempre avuto un buon atteggiamento – attacca Tedino nel post-partita –: siamo ancora a inizio campionato ma ritengo sia sorprendente vedere un gruppo giocare con questa personalità in giro per l’Italia. A mio modo di vedere facciamo un calcio divertente e ci fa piacere tenere alto il nome di Pordenone nel nostro Paese». Così sulla gara con la Maceratese: «Abbiamo subìto all’inizio, visto che pronti via Petrilli ha colpito il palo – afferma il tecnico –. Tuttavia poi ci siamo rimessi in piedi e abbiamo creato molte situazioni, andando poi a vincere la partita nel secondo tempo. Il gruppo è disponibile e ripeto: con questa mentalità possiamo andare lontano». Il pensiero è rivolto anche alla sfida di sabato prossimo con il Venezia. «Dovremo fare una gara che rasenti la perfezione – spiega Tedino –. Il Venezia è una squadra costruita per vincere il campionato e per noi sarà dura». Chiusura su Arma: «Mi impressiona, più che lo score, come partecipa alla fase di non possesso – dice il tecnico –. Sta facendo un grande sforzo per migliorare e per fare movimenti che in passato nessuno gli ha chiesto. Gli faccio i complimenti per l’energia e l’umiltà che sta mettendo in questa causa». Non può mancare in sala stampa, dunque, il braccio armato di questo Pordenone, quel Rachid Arma, autore di una doppietta (la seconda di fila) e un assist determinante. «Dopo il 2-2 abbiamo fatto molto bene e abbiamo meritato di vincere la partita – afferma il centravanti –. Prima abbiamo subìto dei gol che forse potevamo evitare ma alla fine va bene così. Siamo contenti dei tre punti e di aver riscatto la sconfitta col Parma. I miei gol? Stavolta sono soddisfatto perché, a differenza di sabato scorso, hanno portato dei punti. Adesso testa al Venezia».
Ore 16.30 – (Messaggero Veneto) Il ko col Parma? E chi se lo ricorda più? Ah sì, era finita 2-4: acqua passata. Sì, perché con lo stesso punteggio il Pordenone si riscatta immediatamente espugnando lo stadio Helvia Recina di Macerata, offrendo – stavolta – non una prova maiuscola sul piano della concentrazione, ma gol e spettacolo, dimostrando l’autorità di una vera big. La squadra di Tedino, che soffre in difesa l’assenza della rapidità nelle chiusure di Ingegneri, ma in fase offensiva si giova, come a Mantova, delle compattezza del 4-4-2 e di un duo offensivo da serie B: Berrettoni sempre più uomo-squadra, Arma sempre più capocannoiere con 7 gol in 6 partite di campionato e anche superlativo assist-man. A completare il quadro ci pensa Cattaneo, che torna a far sognare i tifosi con un gol al volo dei suoi. Il miglior viatico possibile, insomma, per avvicinarsi al super big match di sabato prossimo (alle 20.30, quando al Bottecchia arriverà la corazzata Venezia di Pippo Inzaghi, rimasta prima in classifica, con un punto in più rispetto ai neroverdi, grazie alla vittoria per 2-0 sul Lumezzane. Ci sarà davvero da divertirsi. Botta e risposta. Al 9′ il primo affondo dei neroverdi, con Semenzato che fugge sulla destra e crossa al centro per Arma, anticipato di un soffio, ma sul ribaltamento di fronte va vicinissima al gol la Maceratese: Petrilli dal vertice sinistro dell’area neroverde, si destreggia fra tre avversari e lascia partire un diagonale rasoterra che supera Tomei, ma s’infrange sul palo più lontano. Il Pordenone al 13’ va vicinissimo al vantaggio con Berrettoni, “ipnotizzato” da Forte, ma la Maceratese non molla e fa male in contropiede. Proprio sulla ripartenza susseguente al primo corner in favore degli ospiti arriva il gol dei padroni di casa: al 21′ Forte di pugno respinge il cross dalla bandierina di Burrai e avvia l’azione solitaria di Petrilli, affrontato e atterrato sulla trequarti da Buratto. Punizione di Quadri e Gattari di testa anticipa lo stesso Buratto, beffando Tomei sul primo palo. Rabbiosa. La reazione della squadra di Tedino, però, è rabbiosa e dopo soli 3 minuti ecco il pareggio: Martignago si fa spazio sulla sinistra e dal fondo crossa per lo stacco imperioso del solito Arma, che non cerca la porta ma fa ottimamente da sponda ancora per Berrettoni, stavolta puntuale in scivolata ad anticipare tutti. Al 33′ si scambiano i ruoli i due “califfi” del Pordenone: cross dalla trequarti destra di Berrettoni e colpo di testa di Arma, che Forte in tuffo riesce a neutralizzare. Palla in calcio d’angolo e dalla bandierina Burrai mette in mezzo, dove Semenzato viene trattenuto in piena area da Broli. L’arbitro indica immediatamente il dischetto: Arma trasforma con la consueta freddezza, ramarri avanti. Ciliegina. La ripresa si apre al 7’ con un’indecisione della retroguardia ospite: azione personale di Ventola, che s’incunea sulla destra tra De Agostini e Martignago e da posizione defilata con un gran diagonale trafigge Tomei per il 2-2. Ma il Pordenone vuole i tre punti: al 27’ angolo dalla sinistra di Burrai e Arma, sempre lui, insacca al volo rubando il tempo alla difesa biancorossa. Al 33′ il Pordenone chiude il conto: Pietribiasi in contropiede spreca l’occasione facendosi chiudere in corner. Dalla bandierina il solito Burrai mette al centro, un difensore rinvia ma la palla arriva dalle parti di Cattaneo, che al volo di sinistro, la sua specialità, batte Forte con un destro a mezz’altezza imparabile. È la ciliegina del successo.
Ore 16.10 – (Corriere del Veneto, edizione di Vicenza) Rullo compressore, macchina da guerra e chi più ne ha più ne metta. In novanta minuti da incorniciare, il Bassano spazza via il Santarcangelo, cancella con un colpo di spugna i dubbi emersi dopo il ko di Lumezzane e il pari casalingo con il SudTirol e riparte a spron battuto verso la vetta della classifica. Il Venezia è a tiro, il Pordenone pure, ma quel che sorprende piacevolmente è che le mosse di Luca D’Angelo funzionino tutte alla perfezione. A cominciare dalla scelta di escludere l’appannato Rantier delle ultime uscite, preferendo il modulo col doppio centravanti, Fabbro e Grandolfo. Nessuno dei due segna, ma il loro lavoro sporco spiana la strada agli inserimenti dei centrocampisti e dei difensori, fino al poker finale. E il Santarcangelo? Male, anzi malissimo: mai in partita, poco concentrato, lontano parente della bella squadra ammirata a inizio campionato e stranamente molle su ogni pallone. Per il 3-5-2 e il cambio tattico che D’Angelo continua ad avere in mente ci sarà tempo più avanti, fatto sta che nel frattempo Marcello Falzerano è una meraviglia per gli occhi il e palato. Perché il gusto dei suoi assist è impagabile e, non a caso, l’esterno giallorosso mette lo zampino in due dei quattro gol segnati. Una conferma, se mai ce ne fosse il bisogno, che di esterni di qualità come lui in Lega Pro non ce ne sono tanti. Dunque, le buone notizie si sprecano, perché riesce davvero complicato evidenziare gli errori di una partita semplicemente perfetta, fatta di pochi svolazzi e di tanta concretezza, con una serie di giocate da applausi che finiranno nella top five della giornata. Il sunto è che la partita senza storia che va in scena al Mercante va raccontata in poche righe, che il Santarcangelo annientato e annichilito per 4-0 non dà mai l’impressione di poter arginare la furia scatenata giallorossa. Vantaggio del Bassano al 13’ con Barison, che raccoglie di testa uno splendido cross di Falzerano. Raddoppio firmato Minesso, che al 40’ trasforma dopo un fallo di mano in area di Dalla Bona. Nella ripresa va ancora a segno Minesso al 18’, bravissimo a insaccare su punizione il 3-0. Poker servito da Bianchi, che al 33’ raccoglie l’ennesima gemma di Falzerano e deposita in gol per il definitivo 4-0. E’ presto per dire se l’ennesimo cambio di allenatore abbia ancora una volta lasciato inalterata la sostanza di un grande gruppo. Di sicuro D’Angelo ha cominciato benissimo e si prepara a puntare al traguardo grosso. Che poi ci riesca o meno lo dirà solo il campo.
Ore 15.50 – (Giornale di Vicenza) Faccia D’Angelo. Nel senso che faccia sempre D’Angelo quando azzecca tutto ma proprio tutto come ieri. Peraltro gli era già accaduto più di una volta nel recente passato e allora evviva Luca, come no. Quanto alla faccia, lui è impassibile e imperturbabile con qualunque risultato.Ma dentro però ha la gioia e la consapevolezza di veder premiato il suo lavoro e per un allenatore non esiste gratificazione migliore.«Sapevo che i ragazzi avrebbero sfoderato una prestazione superba, ve lo avevo anche anticipato – ammette – ma anche a Lumezzane i miei mi erano piaciuti, solamente che stavolta c’è stata la concretezza e la finalizzazione, allora diventa tutto più semplice. Poi i miei sono stati eccellenti per intensità e aggressività, ma non avevo dubbi. Tutto è filato come doveva andare e anzi lasciatemi fare i complimenti per i subentranti, sia Rantier, che Maistrello che Cenetti sono entrati coi concetti giusti in testa, hanno garantito un gran contributo e hanno mantenuto elevato il livello della prestazione. Vi siete stupiti di come Cenetti al rientro abbia subito disputato mezz’ora ruggente? Eh ma Giacomo è un agonista che entra immediatamente in partita».DEDICHE. Il precettore pescarese non è solito soffermarsi sui singoli ma nella circostanza fa un eccezione e per una volta va sulle individualità: «Sono felice per tutti ma per qualcuno anche di più. Cito Falzerano che è stato preziosissimo, per Bianchi che sta salendo di condizione e soprattutto sono contento di non aver preso gol. Un bravo a Bastianoni, eccezionale in occasione del rigore come nella punizione di Dalla Bona e le cui capacità non sono certo in discussione. Ma se si lavora con attenzione poi i riscontri sono tangibili. Merito anche di Grandolfo che pur non segnando ha tenuto altissima la formazione. Eppoi su di lui c’era già un rigore prima del nostro 1-0».D’Angelo l’orso, al di là dell’aspetto bonario, è un martello pneumatico. Ha già la testa sabato a Modena, potete scommetterci: «Sarà durissima – taglia corto – hanno perso ad Ancona, saranno avvelenati. Sul loro campo non possono più permettersi di sbagliare. In più il fondo disastrato non ci aiuterà». Eppure, anche in una giornata radiosa, il perfezionista D’Angelo scova velocemente quello che non va. «Tutto si può migliorare e oggi (ieri per chi legge, ndr) siamo stati poco aggressivi nel quarto d’ora iniziale del secondo tempo. Il Santarcangelo provava a riaprire la partita e non dovevamo consentirglielo, sarebbe servita maggiore aggressività. E adesso vediamo di recuperare in fretta tutti gli infortunati – chiosa – perché ci tengo tantissimo ad avere la rosa al completo e ad allargare le scelte». Barra dritta, D’Angelo è già a Modena.
Ore 15.40 – (Giornale di Vicenza) Pokerone selvaggio. Bassano gioca a carte scoperte, fa poltiglia dell’imbattuto Santarcangelo che si sfracella al Mercante e con una prova regale offre squarci di showtime agli astanti che per un po’ credono di essere al luna park.Il Bassano movimentista comincia subito con l’argento vivo addosso e se fosse granata evocherebbe il tremendismo del vecchio Toro. I virtussini sembrano lupi a cui non viene servito il pasto da una settimana e dunque decidono deliberatamente di avventarsi sul Santarcangelo per azzannarlo alla giugulare. In apertura c’è una colpevole trattenuta in area su Grandolfo che l’arbitro preferisce non sanzionare e poco male poiché sull’attacco seguente il Soccer Team pesca il bersaglio grosso.Minuto 12 sul cronometro, Minesso fa spiovere una parabola dolcissima, sulla ribattuta, Proietti ributta sagacemente nel mucchio laddove Barison sale sul tetto per sistemare l’antenna e già che c’è inzucca poderoso nel sacco l’1-0.Lo stacco da fermo del biondone di retroguardia è sontuoso. Uno a zero e con la suoneria della sveglia dell’1-0 ancora accesa a rintronare i romagnoli, quelli del Santarcangelo capiscono che sarebbe il caso di darsi una mossa.Ci prova di capoccia Adorni (al 15′) e ritenta soprattutto Dalla Bona su punizione più tardi. Ma siccome non è Minesso, Bastianoni vola lesto a stornare plastico la minaccia. Focherello vacuo perchè Nardi scongiura il 2-0 stoppando da drago sia Fabbro che Falzerano nello stesso attacco, dopodichè Grandolfo non arriva di un soffio sulla rasoiata di Formiconi da correggere in buca. Ma al 38′ si festeggia di nuovo: Bianchi ammolla una gran sventola dalla distanza, sulla traiettoria ci si mette il braccio di Sirignano in area e il direttore di gara non ha esitazioni a indicare il dischetto. Se è per questo non ne ha neppure Minesso che dagli undici metri esplode una sassata di giustezza nell’angolo a mezza altezza stampando il 2-0 ed evitando al Bassano di litigare ancora coi penalty. Due a zero a metà del guado e molto meglio di un cazzotto allo stomaco, o no?Quando si ricomincia nel lato B, il Santa eccetera finge di scaldarsi un minimo, c’è un pallone che Posocco sciaguraramete calcia alle stelle da buonissima posizione, ma specialmente c’è una punizione che Fabbro va a prendersi dal limite quando scocca il 18′. Minesso lucida la sfera, la posiziona sulla zolla favorita eppoi calcia un pallone glassato e zuccherino che canta per quanto è bello. Accarezza l’incrocio e tutto lo stadio invece abbraccia idealmente Mattia che ieri celebrava evidentemente il suo perfect day, il giorno perfetto per cui probabilmente a cena avrà trovato il suo piatto preferito e il dessert più desiderato. O forse una banconota da 100 euro scendendo dalla macchina. E poiché il sabato giallorosso è bulimico e ingordo, al 32′ Bassano chiude pure la quaterna: la giocata di Falzerano sulla corsia di destra è lussuosa al pari dell’assistenza smazzata sottoporta per la volé felice e vincente dell’accorrente Bianchi, un altro che non è un collezionista di scalpi ma che come Barison raccoglie un urrà a stagione. Ecco, ieri è toccato a loro, sono andati in bonus chissà che non restino exploit isolati. Prima della fine c’è un lampo di Falzerano smorzato da Nardi a scacciare il rischio di cinquina mortificante e all’ultimo tuffo Bizzotto stende Merini. Rigorissimo battuto dallo stesso Merini con Bastianoni che fa Batman e si riabilita delle sventatezze del primo mese. Quattro pappe, morale all’attico e performance da dvd. Ora a Modena col medesimo perché Bassano spensierato e sbarazzino è una sciccheria per lo sguardo.
Ore 15.20 – (Gazzettino, edizione di Venezia) «Sulla doppia traversa di Domizzi con salvataggio sulla linea ero disperato, perché so benissimo come le partite possano complicarsi quando non le chiudi». Sorride e sospira di sollievo Filippo Inzaghi al termine della terza vittoria di fila del suo Venezia primo della classe. «Per quanto si è visto in campo credo che il risultato più giusto alla fine del primo tempo sarebbe stato il 2-0 – l’analisi del tecnico arancioneroverde – invece quella doppia traversa ci ha intimoriti e nel secondo tempo per un quarto d’ora abbiamo effettivamente sofferto». Qualche patema dovuto anche al modulo. «Non è sempre facile reggere due punte, Geijo e Ferrari, più Marsura. Ad un certo punto Domizzi e Luciani avevano i crampi e anziché inserire Tortori e Edera davanti ho dovuto mettere Acquadro, poi Cernuto. In pratica siamo passati per il 4-4-2 finendo col 3-5-2 proprio perché c’era bisogno di sistemarci per tenere con meno fatica nel coprire gli spazi davanti alle loro tre punte. Questi ragazzi possono fare tutti i moduli, i terzini Luciani e Pellicanò hanno fatto bene e ho avuto risposte positive da tutti». La classifica continua a far sorridere con il Venezia solo davanti a tutti. «Sicuramente sì, soprattutto perché dopo Parma e Ancona aveva qualche timore su come avremmo affrontato il Lumezzane. Già negli allenamenti questo timore era sparito, ai ragazzi anche nel riscaldamento ho detto che per come ci eravamo preparati dovevamo per forza raccogliere i tre punti». Che sono arrivati anche con pizzico di buona sorte. «Ferrari ha segnato «alla Inzaghi»? Meno male, quel gol è figlio di schemi provati e riprovati – la sua strizzata d’occhio -. Siamo stati fortunati sui due gol, però ribadisco che il risultato all’intervallo avrebbe dovuto vederci avanti di due reti. Non avremmo dovuto portarcelo in bilico perché se non chiudi il conto gli avversari prendono inevitabilmente fiducia. Dobbiamo insistere per diventare più cinici». Sabato prossimo derby di vertice al Bottecchia di Pordenone. «I friulani sono secondi un punto sotto di noi, sarà dura ma non è una novità. L’aspetto che mi fa stare più tranquillo è il gruppo: a fine partita non c’era nessun obbligo di allenarsi, invece tutti i ragazzi della panchina sono andati in campo a sudare. Questo è lo spirito che voglio nel mio Venezia».
Ore 15.10 – (Gazzettino, edizione di Venezia) Il Venezia vola sempre più in alto. Contro il Lumezzane non è brillantissimo ma domina il match portando a casa tre punti importantissimi per mantenere la vetta indisturbata con un punto di vantaggio su quel Pordenone che affronterà sabato alle 20.30 in terra friulana in un vero superderby del Nordest. La squadra di Pippo Inzaghi (assenti per squalifica Baldanzeddu, Garofalo e Moreo) contro i bresciani domina il campo senza preoccupazioni ma come al solito sceglie di regalare parte di uno dei due tempi alla formazione avversaria: questa volta al Lumezzane è toccata la parte centrale della ripresa, nella quale ha quasi rovesciato l’inerzia del match rendendosi anche pericoloso e guadagnando metri, per poi rimediare il colpo del ko su una sfortunata autorete. Il Venezia ha costruito il successo passo a passo, con la voglia di vincere che la capolista riesce a sfoderare in ogni occasione. Il tecnico è partito con un 4-4-2 con Marsura votato ad affondare sulla fascia sinistra con continuità, prima di prendere definitivamente il posto al fianco della coppia offensiva. E proprio l’esterno è stato il grande protagonista del match con giocate personali e a favore dei compagni, persino con il tiro del flipper che ha portato al raddoppio e una cavalcata coast to coast entusiasmante. I bresciani invece hanno iniziato il match con schieramento molto prudente anche vista l’assenza di Bacio Terracino, bomber che aveva castigato il Bassano. A costruire il successo, in un Venezia che non riesce ad affondare a dovere a destra con Fabris, ci pensano i movimenti di Geijo e Ferrari a supporto del lavoro di Marsura e agli inviti di Pederzoli. Bentivoglio appena dietro le punte risulta attivissimo e sempre presente: gioca belle palle e proprio da una sua conclusione nasce la rete del vantaggio. Il Venezia consolida la propria supremazia nella prima frazione con una doppia incornata di testa di Domizzi che sconquassa la traversa: in entrambe le occasioni la palla rimbalza sul palo interno e torna in campo. Come detto è solamente nella ripresa che il Venezia concede un po’ di spazio ad Arrigoni e Barbuti dalla distanza, per conclusioni controllate da Facchin. Nel momento della crescita del Lumezzane fortunatamente per il Venezia arriva il raddoppio: palla calciata da Marsura – al solito gigante sulla sinistra, fino a fondo campo – che rinviata male colpisce Allegra e beffa Pasotti. Gara in discesa, anzi praticamente archiviata. Mentre il lavoro sulla mediana di Acquadro – entrato per Ferrari – consente ancora qualche giocata per quella che nel mentre è diventata la coppia offensiva. Il Venezia mette in cassaforte così altri tre punti importantissimi in questa lunghissima corsa in vetta. La cronaca. 3’ Geijo dall’area si vede deviare la conclusione in corner. 12’ Fabris dal limite spedisce sul fondo. 25’ Bentivoglio da fuori area di sinistra calcia un rasoterra che Ferrari tocca con la punta del piede a centro area mandando la palla a finire a filo del palo opposto per il vantaggio. 38’ Geijo conclude fiacco dal limite su Pasotti. 43’ sugli sviluppi di un angolo di Pederzoli dalla destra la palla arriva a Domizzi che di testa centra la parte bassa della traversa: pallone che torna in campo e che il difensore lagunare indirizza nuovamente sulla faccia bassa del legno. Stavolta è Tagliani a toglierlo dalla linea. Ripresa. 3’ Barbuti in area spedisce sul fondo. 10’ Varas ci prova dal fondo di destra e la palla è deviata in angolo. 12’ coast to coast di Marsura che in area conclude sull’esterno della rete. 16’ Arrigoni dal limite sul fondo. Marsura in area alza troppo. 19’ Arrigoni dal limite con Facchin che si distende per la deviazione in angolo. 26’ Barbuti dalla distanza impegna Facchin. 32’ Marsura scende sul fondo di sinistra e tenta una conclusione che Rapisarda rinvia colpendo in faccia Allegra, con palla che beffa Pasotti per il 2-0. 37’ Marsura dal limite di sinistra cerca senza successo il secondo palo. 41’ Marsura dal limite, scomposto, manda sul fondo. Giornata quasi perfetta per i lagunari che hanno potuto contare sull’apporto di un pubblico che pian piano si sta riavvicinando alla squadra: ieri al Penzo c’erano quasi tremila spettatori e una nutrita rappresentanza dei giovani delle società gemellate. Da parte della tifoseria è partito un applauso al termine del minuto di silenzio osservato per la scomparsa dell’ex presidente dell’Unione Venezia Yury Korablin.
Ore 14.50 – (Corriere del Veneto, edizione di Venezia) Il gol «di rapina» di Ferrari sullo stile di Inzaghi? «Certo, è proprio uno schema…». Ci sta anche una battuta, al termine del match e mister Filippo Inzaghi non si tira indietro, pensando alla deviazione del suo centravanti, che ha portato il Venezia in vantaggio. Poi l’analisi: «Abbiamo fatto un ottimo primo tempo e se l’avessimo chiuso sul 2-0 la partita sarebbe stata in discesa. Invece quella doppia traversa ci ha un po’ intimoriti». Inzaghi individua nell’episodio della doppia traversa di Domizzi il momento più delicato del match. «All’inizio della ripresa abbiamo faticato un po’ e ho preferito fare dei cambi. Però giocando con due punte più Marsura non puoi pensare di avere sempre in mano la partita. Ci siamo sistemati aggiungendo un centrocampista ed è arrivata la vittoria. Abbiamo avuto un’ottima risposta da parte di tutti, anche da Luciani e Pellicanò che finora avevano giocato meno», aggiunge il tecnico cha parole di elogio per tutti: «Le due punte si sono sacrificate, Fabris e Marsura a centrocampo hanno dato molto e la difesa è stata impeccabile. Dobbiamo continuare su questa strada. Siamo davanti ma non è il momento».
Ore 14.40 – (Corriere del Veneto, edizione di Venezia) Un piedino «furbo» e una nuca sfortunata. Il Venezia liquida la pratica Lumezzane con due colpi quasi fortuiti, ma nei 96 minuti giocati gli arancioneroverdi hanno meritato i tre punti. Il piede di Ferrari per il primo vantaggio, la nuca involontaria di Allegra per l’autogol del raddoppio: sembra frutto del caso il successo del Penzo, ma non lo è. A sigillare la superiorità del Venezia ci stanno anche le due traverse colpite da Domizzi. Ed è una zampata che consolida il primato in vetta. Si parte con le due punte Geijo e Ferrari, dietro Pellicanò e Luciani sostituiscono i terzini squalificati. Solita fiammata iniziale per il Venezia che tenta di portarsi in vantaggio fin da subito. Prima Geijo arpiona un pallone in area ma non riesce a coordinarsi per il tiro. Poi Fabris, al 17’, scaglia un destro a rientrare, di poco a lato. Spenti gli ardori iniziali, la partita entra in una fase di stanca, dove è il Lumezzane a giostrare palla ma senza pungere. Da un buon anticipo difensivo di Modolo parte l’azione del gol. Marsura spinge sulla fascia sinistra, arriva fin quasi sul fondo, prima di perdere il pallone che però finisce sui piedi di Bentivoglio: il suo è un tiro-passaggio dal limite dell’area e viene deviato fortunosamente da Ferrari. Dal piede dell’ex Lumezzane esce una carambola diagonale che spiazza il portiere e va a bersaglio. Cala il ritmo, gli arancioneroverdi cercano comunque il raddoppio. Ci prova con non troppa convinzione Geijo al 38’, servito da Bentivoglio che resiste a un fallo avversario e sfrutta il vantaggio ma il tiro dello spagnolo è debole. Nel finale la doppia occasionissima di Domizzi che gioca a ping pong con la traversa: due i colpi di testa del difensore che si stampano sul legno nella stessa azione, anche se il secondo solo dopo un intervento della difesa e con il fischio dell’arbitro che annulla tutto. Si va negli spogliatoi con il rammarico per l’occasione sciupata e il Lumezzane, al rientro, prende coraggio. Mette subito una punizione pericolosa, respinta da Bentivoglio, poi Facchin anticipa con il corpo, sul tentativo di colpo di testa di Varas. Dall’altra parte c’è Marsura a sfondare sulla fascia, ma il suo tiro dal fondo colpisce l’esterno della rete. Il Lumezzane ci riprova al 20’, con un diagonale insidioso che costringe Facchin a sporcarsi i guanti per la prima volta, mentre poco dopo c’è il colpo di testa di Sorbo, altrettanto pericoloso, respinto dalla difesa. Mister Inzaghi richiama in panchina Ferrari, è il momento di provare a gestire il risultato. Invece, con il Lume sbilanciato in avanti, ecco il raddoppio poco dopo la mezz’ora. Il merito è tutto di Marsura e moralmente il gol è suo: sua è la cavalcata sulla fascia sinistra, suo l’assist per Geijo, deviato da Rapisarda che colpisce fortuitamente la testa di Allegra e finisce in gol. Adesso si può gestire, mister Inzaghi consuma tutti i cambi a disposizione, mentre il Lumezzane tenta gli ultimi assalti. Ma è il Venezia a rendersi pericoloso anche nei minuti finali. Marsura è indiavolato, assist è per Bentivoglio che spara alto. Poi l’attaccante vorrebbe mettere il sigillo, ma il suo diagonale esce di poco. Scivolano via i sei minuti di recupero: il Venezia è sempre in vetta.
Ore 14.20 – (La Nuova Venezia) Al sesto tentativo Nicola Ferrari si è sbloccato. Un gol “alla Inzaghi”, come in molti lo hanno definito, ma che pesa tantissimo nell’economia della classifica e sul morale del giocatore. «Un gol di opportunismo» racconta l’attaccante «in una partita difficile che si poteva chiudere prima, e che poi ci ha visti anche in difficoltà. Abbiamo sofferto. Io sto abbastanza bene fisicamente e spero di trovare costanza anche nei tabellini dei marcatori. Con Geijo tutto ok davanti, anche nella posizione in campo». Simone Bentivoglio osserva: «Abbiamo impiegato un po’ di tempo ad adattarci all’avversario. Se Domizzi avesse segnato la partita sarebbe finita prima, ma va bene così. Il campionato è molto equilibrato, quello che fanno gli altri ci interessa poco, pensiamo a noi e a Ferrari che mi dovrà offrire da bere visto come ha sfruttato il mio tiro. Il secondo tempo? Così e così, siamo partiti troppo titubanti, aspetto sul quale dobbiamo migliorare e non c’è niente di male a dirlo». «Abbiamo avuto qualche difficoltà con gli avversari che sfruttavano bene le corsie esterne, però è stato importante trovare i giusti equilibri nei momenti salienti» sottolinea Paolo Pellicanò «siamo riusciti a dare continuità ai due successi esterni, avanti così». Davide Facchin sorride e ammette: «Questa è la prima volta in carriera che riesco a vincere contro la Lumezzane, squadra ostica che pensa più a difendersi che ad altro. Questo Venezia anche sotto l’aspetto della solidità difensiva (seguono scongiuri, ndr) sta dando grandi segnali, con i compagni votati al sacrificio e che si impegnano per mantenere inviolata la mia porta». Infine una battuta di Davide Marsura. «Sono contento che l’allenatore mi stia dando tanta fiducia, e le buone prestazioni vengono di conseguenza. Sul secondo gol si è creata una situazione un po’ particolare condita dalla fortuna che non guasta mai».
Ore 14.10 – (La Nuova Venezia) Tre vittorie consecutive, altri tre punti per restare in vetta alla classifica in attesa della trasferta di Pordenone tra sei giorni, una squadra che cresce anche se fatica a chiudere le partite quando dovrebbe. L’allenatore del Venezia Filippo Inzaghi ha di che sorridere, anche se il Lumezzane ha fatto correre più di un brivido lungo la sua schiena e dei tifosi. «Tutte le partite sono difficili» spiega il tecnico del Venezia «ma se nel secondo tempo abbiamo sofferto soprattutto nel primo quarto d’ora, è anche vero che dovevamo andare al riposo sul 2-0, vedi la doppia traversa di Domizzi. Loro sono una buona squadra ma ho avuto un’ottima risposta da tutti i giocatori, ognuno si fa trovare pronto e dobbiamo continuare così. Siamo primi in classifica ma siamo solo alla sesta giornata. A me interessano i miglioranti e ci sono. Dobbiamo essere più cinici, nel primo ci sono state delle situazioni dove è mancato l’ultimo passaggio e poi si rischia di subire il pareggio». E Inzaghi ha una buona parola proprio per tutta la rosa. «Ho finito con il 3-5-2 per coprire meglio gli spazi» continua il tecnico piacentino «ma lo schema non è importante, ho molte opportunità a disposizione. C’è chi ha giocato di più, chi meno, a fine gara chi era in panchina si è allenato, tutti si sentono stimolati e importanti e i risultati si vedono». Sia durante la partita sia alla fine si è parlato del gol di Ferrari segnato “alla Inzaghi”, mettendoci il piede su tiro di Bentivoglio e sbloccando un incontro che iniziava a farsi complicato. Il tecnico del Venezia la butta sul ridere. «Era uno schema» sorride «meno male ha segnato. Dopo Parma e Ancona avevamo qualche timore ma poi è svanito vedendo lavorare i giocatori in settimana. Il gruppo sta bene, lo si vede da come prepara le partite».
Ore 14.00 – (La Nuova Venezia) Con un gol per tempo il Venezia archivia la pratica Lumezzane e mantiene la testa della classifica. Una vittoria meritata, frutto di una prestazione corale notevole a partire da Facchin, perfetto tra i pali e anche fuori, e con una difesa sempre votata al sacrificio. Dietro hanno saputo stringere i denti quando i lombardi hanno messo la testa fuori dalla loro metà campo per cercare il pareggio, mentre in attacco Marsura è stato sopra le righe ancora una volta, con Geijo a produrre una enorme mole di lavoro e Ferrari che finalmente si è sbloccato. Un Venezia di carattere, padrone del campo nel primo tempo, in affanno nella ripresa e alla fine con più giocatori in preda i crampi, a testimonianza di quanto si è corso su un prato del Penzo secco al punto da veder continui sbuffi di sabbia tra le gambe dei calciatori. Inzaghi punta sul suo 4-3-3 consolidato, con Marsura che però si prende buona parte della fascia sinistra, retrocedendo spesso a fare il quarto di centrocampo. Di fronte il Lumezzane preferisce un più guardingo 4-5-1, votato al difensivismo senza nulla concedere allo spettacolo. Il Venezia prende in mano il pallino del gioco, avvolge l’avversario sulle fasce ma non trova la porta. Solito problema evidenziato anche altre volte, tanto che si deve attendere il 25′ perché la mira venga sistemata. Merito di Bentivoglio con una conclusione dal limite sulla quale interviene Ferrari. Il suo piede sinistro incoccia il pallone e lo rallenta allargando la traiettoria quel tanto che basta a spiazzare l’incolpevole Pasotti. La squadra di Antonio Filippini non reagisce, resta in trincea, e così gli arancioneroverdi possono gestire senza patemi il vantaggio, anzi, al 43′ Domizzi riesce a colpire la traversa per due volte in tre secondi con altrettante conclusioni di testa. Sfortuna, tantissima, che però verrà risarcita nella ripresa. Il riposo non fa bene alla squadra di Inzaghi: a centrocampo manca ritmo, mentre davanti Marsura e Geijo devono correre il doppio. I lombardi allora prendono coraggio, pressano e iniziano a impensierire Facchin da lontano. Arrivano così le due conclusioni di Arrigoni attorno al 15′, mentre Ferrari sbroglia una mischia da incubo su corner qualche minuto più tardi, e al 27′ è Luciani a salvare un gol quasi fatto, deviando con la schiena un tiro del nuovo entrato Speziale. Inzaghi soffre in panchina, sbraita, incita i suoi a reagire. Ma sul campo a farla da padrona sono i crampi e un centrocampo che fatica e fa temere il peggio. Inzaghi toglie così Ferrari per Acquadro e punta sul 4-4-2, poi ci pensa la fortuna a far respirare il pubblico del Penzo. Un gol del raddoppio che non ti aspetti, proprio nel momento migliore degli ospiti. Marsura al 32′ si inventa una percussione sulla sinistra, sguscia tra due avversari e ne salta poi un terzo. Il suo tiro angolatissimo a cinque metri dalla porta viene deviato sulla linea da Rapisardi, ma impennandosi il pallone colpisce in faccia Allegra e finisce in rete. Qualcuno lo definirebbe un gollonzo, ma il Venezia se lo tiene stretto e va avanti. Due minuti più tardi viene espulso il viceallenatore ospite Mauro Quartuccio per proteste, e nel finale Inzaghi sceglie la cautela, con un 5-3-2 di contenimento, quanto basta a congelare il risultato e rimanere in vetta.
Ore 13.40 – (Gazzettino) Si infrange sul più bello il sogno del Cittadella di conquistare la sesta vittoria di fila ed entrare nella storia. Ma è anche un brusco risveglio: al Tombolato un super Brescia (che non vinceva in trasferta da nove mesi) ha surclassato i granata sul piano del gioco e delle occasioni, prendendosi meritatamente i tre punti. Il ko, anche se netto, non scalfisce però quanto di esaltante fatto finora dalla truppa di Venturato, che resta in vetta alla classifica e che certamente saprà fare tesoro degli errori commessi. Il principale merito del Brescia è stato quello di avere affrontato la partita senza il minimo timore reverenziale, anzi. La squadra di Brocchi ha subito preso il controllo delle operazioni, attaccando quasi a pieno organico con giocate rapide e continui movimenti. Una pressione costante su tutto l’arco offensivo, che ha mandato in tilt gli equilibri dei granata. Soprattutto a centrocampo il Cittadella è andato in affanno: Iori non è riuscito a legare i reparti, sempre costretti a rincorrere gli avversari sia Schenetti che Lora, quasi inesistenti le marcature preventive. Il poco filtro ha spalancato il campo alle folate degli ospiti e costretto i difensori granata a rischiosi duelli uno contro uno. L’unico a opporsi al monologo bresciano è stato il portiere Alfonso, protagonista di quattro interventi decisivi nei primi venti minuti, compreso il rigore neutralizzato a Torregrossa (fallo di Pelagatti sullo stesso attaccante). Al quinto tentativo le “rondinelle” hanno però centrato il bersaglio grosso: decisivo un inserimento centrale di Bonazzoli che ha tagliato in due la retroguardia avversaria. Solo dopo la mezz’ora, a parte un paio di punizioni dal limite procurate da Litteri e non sfruttate al meglio, il Cittadella è finalmente entrato nel match. La prima scossa è arrivata da una sassata mancina di Chiaretti che il portiere ospite ha deviato in angolo con l’aiuto del palo. Poi lo stesso brasiliano ha impegnato ancora Minelli di testa. Ma è stato un fuoco di paglia perchè una micidiale ripartenza del Brescia ha fruttato la rete del raddoppio: perfetto il cross dalla destra di Bisoli sul quale si è avventato a centro aerea Morosini che di testa ha fulminato Alfonso. Punti sull’orgoglio, i granata hanno provato a riaprire la gara nel finale di tempo con una girata a incrociare di Litteri che ha lambito il palo. Quasi inevitabile il doppio cambio voluto da Venturato in avvio di ripresa: fuori Lora e Schenetti, dentro Bartolomei e Paolucci. Chiara l’intenzione del tecnico di dare più sostanza alla linea mediana dopo gli imbarazzi del primo tempo. Ed effettivamente così è stato. Il Cittadella ha alzato il baricentro, sbarrando sul nascere le iniziative del Brescia e riproponendosi con più continuità in avanti. Il pallone buono per rimettere i granata in corsa l’ha avuto Scaglia (7’) imbeccato da una punizione con il contagiri di Paolucci: l’impatto aereo con il pallone non è stato però dei migliori e l’occasione è sfumata. Chi non ha sbagliato è stato invece ancora Morosini, lesto ad approfittare di uno sfortunato disimpegno di Salvi per involarsi nella metacampo granata, evitare Alfonso in uscita e mettere definitivamente in ghiaccio la sfida.
Ore 13.30 – (Gazzettino) Nel giorno in cui è stato raggiunto il nuovo record di abbonati (1.786) e c’era la opportunità di stabilire in solitaria il record di sei vittorie nelle prime sei partite del campionato di serie B, il Cittadella è scivolato di brutto al Tombolato di fronte al Brescia. Anche per l’inaugurazione della nuova area “Hospitality” il brindisi è stato amaro. Spiega il tecnico Roberto Venturato: «Abbiamo sbagliato l’approccio iniziale commettendo tanti errori nella prima mezz’ora. Non siamo riusciti a giocare alti e avere il possesso della partita, sembrava che avessimo paura di tenere il gioco mentre l’avversario sfruttando la sua velocità e la sua aggressività ci ha costretti nella nostra metà campo. Il rigore e il primo gol erano evitabili, ma quando non si riesce ad esprimersi come avevamo fatto nelle partite precedenti, tutto diventa più difficile». I correttivi dell’allenatore per cambiare l’andamento della partita non hanno sortito gli effetti auspicati. «Abbiamo cercato di porre rimedio e di raddrizzare la partita, più volte abbiamo avuto l’occasione di riprendere in mano la gara, ma non abbiamo saputo sfruttarla. Una ingenuità pagata a caro prezzo ha consentito, invece, al Brescia di chiudere il primo tempo sul 2-0». Gli innesti di Bartolomei e di Paolucci in un centrocampo che era troppo in balia dell’avversario, non sono bastati. «Nella ripresa – continua Venturato – abbiamo preso il possesso del gioco a centrocampo costringendo l’avversario sulla difensiva, ma non siamo riusciti ad incidere in fase di finalizzazione, anzi un pallone su un contrasto sfavorevole a dato il via al terzo gol bresciano. Dobbiamo renderci conto che questo è un campionato difficile e anche quando si va in difficoltà bisogna saper mantenere gli equilibri. Oggi non ci siamo riusciti». Guardando avanti il tecnico sottolinea: «Dobbiamo lavorare per trovare soluzioni contro squadre che giocano con queste caratteristiche. Avrei preferito non perdere questa partita, ma dobbiamo essere contenti di quello che abbiamo fatto nelle prime cinque giornate, convinti nelle nostre potenzialità per riprendere il percorso dopo una giornata storta, che può starci». Sui difensori centrali, Scaglia e Pelagatti, apparsi in difficoltà come mai si era visto in precedenza, conclude Venturato: «Hanno commesso qualche errore, ma è stata l’intera squadra a soffrire questo Brescia. Voltiamo pagina e da martedì lavoriamo per ritrovare equilibrio e serenità. La squadra ha valori, può sbagliare una partita, ma saprà fare valere le sue peculiarità». Il presidente Andrea Gabrielli commenta: «Una partita storta non cambia il nostro percorso. Per una volta si può accettare senza fare drammi. Dobbiamo dare merito anche agli avversari che oggi hanno fatto quello che di solito facciamo noi. Ci studiano e per noi diventa più difficile. Ci sono partite che nascono male e rimetterle in carreggiata non è facile. L’importante è tenere alto l’entusiasmo sostenendo una squadra che ha valori importanti. Il nuovo record di abbonati deve essere uno stimolo per ricambiare questa fiducia».
Ore 13.10 – (Mattino di Padova) Brusco risveglio. È destino che nessuno debba arrivare a infilare sei vittorie consecutive a inizio stagione. Ma le statistiche, si sa, contano sino a un certo punto. A far più male non è il primo stop in campionato del Cittadella, che prima o poi sarebbe arrivato, ma il modo in cui è sopraggiunto questo 0-3 interno. Ieri, al Tombolato, è stato il Brescia a comportarsi da Cittadella. Agonismo, intensità, velocità nei movimenti offensivi e, soprattutto, nelle verticalizzazioni: sono tutti ingredienti che abitualmente animano la truppa di Venturato e che ieri si sono visti in quella lombarda. Lento in fase d’impostazione (con Iori seguito a uomo dall’ottimo Morosini), travolto nella corsa dai ventenni di Brocchi, che ha lasciato a sorpresa Caracciolo in panca, svagato in alcune delle sue abituali colonne, il Citta riscopre il sapore amaro della sconfitta, e non accadeva in campionato dallo scorso 4 aprile, quando fu il Bassano a espugnare l’impianto di via Gabrielli. Sbornia da troppi festeggiamenti? Conoscendo questo gruppo viene da rispondere di no. Di certo, però, per una volta non è riuscita la partita che era stata preparata nei pochi giorni a disposizione al rientro da Avellino, avvenuto mercoledì sera, con la capolista che ora vede ridursi a 4 lunghezze il suo vantaggio sulle inseguitrici, in attesa del match di oggi fra Verona e Frosinone, che potrebbe farlo scendere a 2 in caso di affermazione scaligera. Alfonso non basta. Che tirasse una brutta aria si era capito già prima del gol, con Alfonso chiamato a superarsi tre volte, prima sul colpo di testa di Torregrossa, poi sulla conclusione da fuori area di Morosini e, infine, sul calcio di rigore, fischiato per lo sgambetto di Pelagatti a Torregrossa, sanzionato su segnalazione del guardalinee. L’estremo difensore granata si è confermato un vero specialista sulle conclusioni dagli 11 metri, volando all’angolino alla sua destra sul penalty battuto dallo stesso Torregrossa: è il terzo tiro dal dischetto fischiato in questa stagione contro il Citta, e il bilancio è di due parate e un pallone a lato. Nessuna reazione. A quel punto ci si poteva immaginare che le rondinelle accusassero il colpo. Niente di tutto questo, perché nella prima mezz’ora in campo c’è stato solo il Brescia. La svolta al 22′, quando Morosini ha illuminato il gioco inventando un filtrante per Bonazzoli, abile a infilarsi tra Salvi e Pelagatti e a trafiggere Alfonso. Il Citta può recriminare per un possibile rigore su Litteri, che ha accentuato sicuramente la caduta, ma dopo essere stato toccato, e per un palo colpito da Chiaretti con una botta dal limite, con Minelli pronto a deviare il pallone quel tanto che serviva. Di fatto, non si può dire però che il Brescia non meritasse il raddoppio che, in effetti, è arrivato: sul cross di Bisoli, Salvi non ha chiuso la diagonale e Scaglia non ha fatto in tempo ad arretrare e così Morosini, indisturbato, ha incornato lo 0-2. Doppio cambio. All’intervallo Venturato è corso ai ripari. dentro il talismano Bartolomei, sin qui sempre titolare, e Paolucci, fuori Schenetti, impalpabile, e Lora, generoso, ma non sempre efficace in copertura. Il Cittadella, se non altro, è parso avere un altro piglio, ma il Brescia ha potuto impostare la gara come voleva e sfruttare le ripartenze dei suoi uomini. E su un clamoroso errore in fase di controllo di Salvi, Morosini, sempre lui, si è involato verso Alfonso poco oltre la metà campo: il talentuoso trequartista lombardo ha dribblato il portiere e siglato la terza rete. A quel punto il Citta ci ha provato con orgoglio, andando al tiro con Paolucci (girata smanacciata in angolo), Iori, che ha mandato la sfera alta sul successivo corner, Bartolomei (diagonale respinto dalla difesa) e ancora con Paolucci. Invano.
Ore 13.00 – (Mattino di Padova) Com’è stato troppo affrettato, a detta degli stessi protagonisti, parlare di miracolo granata, adesso non è il caso di urlare alla favola svanita. Roberto Venturato, al termine della prima e sonora sconfitta stagionale, difende la sua squadra e, pur ammettendo la giornata storta, continua a predicare equilibrio. «Possiamo sbagliare le partite, come successo in quest’occasione, ma la nostra è una rosa che ha valori e giocatori bravi in tutti i suoi componenti», spiega il tecnico. «Non sarà una mezz’ora storta a farmi cambiare idea sui giocatori e sulle nostre potenzialità». Respinto al mittente chi parla di Cittadella ridimensionato, Venturato prova ad analizzare i perché di una sconfitta del genere. «Nella prima mezz’ora abbiamo sbagliato molto, non riuscendo a stare alti e a mantenere il possesso della partita. Abbiamo subito un rigore e un gol che potevamo evitare, ma nonostante tutto siamo riusciti a rimetterci in gioco. Nella seconda parte della ripresa ci siamo alzati, colpendo il palo e sfiorando il pareggio, prima di subire il raddoppio. Siamo stati ingenui, perché il 2-0 ha indirizzato la gara. Paghiamo a caro prezzo i nostri errori». A cosa imputa questa giornata negativa? «Abbiamo sbagliato l’approccio e non siamo stati capaci di mettere in mostra ciò che sappiamo fare. Abbiamo sofferto la loro aggressività e non siamo stati in grado di applicare le contromosse studiate. Nei primi trenta minuti non ho visto il coraggio giusto per proporci e stare più alti». La striscia prima o poi sarebbe finita, ma si aspettava una sconfitta così pesante e soprattutto in casa? «Avrei preferito evitare un ko del genere, ma può capitare e certo non ci fa passare la gioia di quanto fatto in precedenza. Semmai dobbiamo renderci conto che il campionato è lungo e ogni episodio può essere decisivo». È possibile che abbiate pagato la pressione del possibile record da battere e le tante attenzioni mediatiche? «Siamo primi in classifica da un anno e mezzo non abbiamo paura di pressioni e tensioni. Nel calcio c’è sempre tutto da conquistare, quindi non ci resta che ripartire con la solita attenzione e concentrazione». Onore al merito, in ogni caso, a un Brescia che ha giocato un calcio spumeggiante nel primo tempo, ingabbiando, come non era riuscito a nessuno, il Citta. Il tecnico Christian Brocchi spiega come ci è riuscito. «Il Cittadella ha un gioco che conosco molto bene, perché è lo stesso che tengo a mettere in pratica anche io. La chiave tattica è stata quella di intuire i loro punti deboli. Anche per questo ho messo Morosini sulle tracce di Iori, in modo da disturbare l’azione del Citta e provare a far male tra le linee».
Ore 12.40 – (Corriere del Veneto) La cavalcata vittoriosa del Citta impatta sul muro delle Rondinelle. Niente record per i granata e un ko piuttosto pesante, che comunque non intacca il primato in classifica conquistato nelle precedenti giornate. Il Cittadella dopo cinque vittorie in altrettante partite viene affondato al Tombolato 3-0 da un Brescia sbarazzino e che per novanta minuti soffoca costantemente la manovra granata. Le giornate «no» capitano, si sa, e per i ragazzi di Venturato quella di ieri è stata una partita nata storta e finita peggio. Troppa pressione sul «fenomeno» Cittadella? Lo potranno dire solo le prossime partite, anche se un dato resta certo: la sesta vittoria consecutiva, in serie B, resta un tabù. Ai padovani è mancata la reazione quando sono andati sotto e la squadra è apparsa stanca dopo le tre partite in otto giorni. A questo va poi aggiunta la cabala: la gara era tra le più temute dai granata perché se è vero che i numeri spesso sono lo specchio della realtà, le Rondinelle restano un avversario da cerchiare col bollino rosso. Nei precedenti 14 incontri tra le due formazioni il Citta era riuscito a vincere solo in due occasioni, confermando di nuovo il trend negativo coi lombardi. Per la partita di ieri Venturato cambia ancora formazione e a conquistarsi una maglia da titolari sono Pelagatti e Schenetti. L’avvio per i granata non è dei più semplici, con i bresciani aggressive sin dai minuti iniziali del match. Per due volte Alfonso deve immolarsi e salvare la porta: prima su un’incornata di Torregrossa, poi su un tiro al volo dalla distanza di Morosini. I padroni di casa soffrono e rischiano di capitolare al 18’ quando Pelagatti stende Torregrossa in area. L’arbitro indica il dischetto, calcia lo stesso attaccante ma Alfonso si distende e para. Purtroppo per il Cittadella è il Brescia a sfruttare l’errore per crescere ancora e continuare a sfondare per vie centrali. E nell’azione successiva al 22’ passa quando Morosini lancia in profondità Bonazzoli che si incunea tra Salvi e Scaglia gonfiando la rete con un diagonale. Per la prima volta nel torneo il Citta va sotto e la reazione è solo un palo fortuito di Chiaretti e un rigore reclamato ma non concesso per fallo su Litteri. Il Brescia continua a giocare una partita d’assalto e trova il raddoppio a cinque minuti dall’intervallo, quando un cross dalla destra di Bisoli sorprende Scaglia e Salvi che si lasciano sfuggire Morosini. Il giocatore colpisce preciso di testa e porta a due le lunghezze. Nel secondo tempo Venturato si gioca le carte Paolucci e Bartolomei. Qualcosa di meglio la capolista costruisce in fase di possesso, ma quando sembra poter riacciuffare la partita ecco l’errore del definitivo 3-0. Al 18’ Salvi, quasi irriconoscibile e decisamente sottotono, consegna la sfera a Morosini su una ripartenza che sembrava innocua. Il giocatore bresciano ne approfitta, si invola verso Alfonso, lo scarta e appoggia in rete per poi correre a esultare con i 400 tifosi giunti fino nella città murata. La partita ormai è andata e il solo Paolucci sfiora il gol della bandiera in due occasioni senza riuscirci.
Ore 12.30 – (Corriere del Veneto) «Abbiamo sbagliato l’approccio alla partita: ci deve servire per le prossime sfide». Guai a pensare che il bagno di euforia dopo le cinque vittorie abbia influenzato negativamente il Cittadella. Mister Roberto Venturato non cerca alibi: «Nella prima mezzora abbiamo sbagliato molto — spiega — non siamo riusciti a salire e ad avere coraggio, il rigore e il primo gol potevamo evitarli. Nella ripresa abbiamo giocato nella loro area, senza segnare. Dispiace aver perso ma questo ci potrà servire in futuro. Dobbiamo avere rispetto per la nostra squadra, mantenendo equilibrio e serenità in vista di Trapani. Il Cittadella ha grandi valori e grande coraggio». Nessuna scusa anche per il dg Stefano Marchetti: «Siamo arrivati scarichi alla terza partita in otto giorni. Non penso che la troppa euforia ci abbia fatto male. Siamo una formazione matura, il Brescia ha fatto una grande partita ed è stato più bravo di noi. Prima o poi doveva succedere e bisogna accettare il verdetto del campo». Per capitan Manuel Iori la sconfitta farà crescere la squadra: «Il loro terzo gol ci ha tagliato le gambe, volevamo fare bene ma abbiamo affrettato la ricerca della profondità».
Ore 12.10 – (Mattino di Padova) Abano ed Este per la conferma, Campodarsego e Vigontina San Paolo per il riscatto. Sarà questo il tema della quarta giornata di campionato per le quattro squadre padovane di Serie D (calcio d’inizio alle 15): in trasferta andranno solo i neroverdi, ospiti della Virtus Vecomp Verona. Este, “Campo” e Vigontina, nelle rispettive tane, cercheranno punti fondamentali contro Calvi Noale, Mestre e Montebelluna. Campodarsego. La sfida più importante sarà quella dei biancorossi di mister Enrico Cunico, quasi obbligati alla vittoria dopo la figuraccia di domenica scorsa. Il 4-1 incassato ad Abano ha riscaldato l’ambiente, proiettando capitan Bedin e compagni verso il big match con il Mestre (arbitro Simone D’Angelo di Ascoli Piceno) con le motivazioni a mille, certo, ma anche qualche dubbio in più. La compagine veneziana, tra l’altro, è l’unica delle dirette concorrenti per il salto in Lega Pro a punteggio pieno e potrà schierare il suo trittico offensivo, composto da Marco Beccaro, Sottovia e Kabine (oltre all’altro ex Zecchin) contro una retroguardia orfana di Daniel Beccaro, fermato dal Giudice sportivo per una giornata. Formazione Campodarsego (4-3-1-2): Brino; Buson, Gal, Severgnini, Sanavia; Bedin, Pignat, Callegaro; Lauria; Aliù, D’Appolonia. All.: Cunico. Este. L’Este è la squadra padovana che se la passa meglio di tutte: seconda in classifica, imbattuta e reduce da un bis di vittorie di tutto rispetto con Altovicentino e Tamai. Contro la Calvi Noale (arbitro Federico Votta di Moliterno), compagine costruita per far molto meglio dell’attuale penultimo posto, non sarà facile, anche perché mister Giovanni Soncin può schierare due ex di lusso come Fabio Barichello e Stefano Coraini, bomber che hanno lasciato un buon ricordo dalle parti del Nuovo Stadio. Dall’altra parte, Michele Florindo dovrebbe riproporre il tandem d’attacco Dovico-Munarini, con Boron e Volpato pronti a subentrare nella ripresa. Non sarà della partita Giacomo Maistrello, bloccato da un infortunio. Formazione Este (3-5-2): Lorello; Dei Poli, Montin, Busatto; Gilli, E.Faggin, Longato, Cavallini, Ferrara; Munarini, Dovico. All. Florindo. Abano. Lanciatissimo sarà pure l’Abano che, dopo aver rifilato il poker al Campodarsego nell’ultimo turno, proverà a fare il bis al “Gavagnin-Nocini” di Montorio, in casa della Virtus Verona (arbitro Giuseppe Collu di Cagliari). Una sfida tutt’altro che abbordabile per gli uomini di Luca Tiozzo: i rossoblù, rinvigoriti dalle due vittorie con Vigasio e Montebelluna (seguite all’amaro debutto col Mestre) vorrebbero infatti tornare a insidiare la vetta della classifica per guadagnarsi un posto di prestigio fra le big del girone C. Formazione Abano (4-2-3-1): Cottignoli; Tescaro, Cuccato, Frison, Zattarin; Pagan, Busetto; Rampin, Fracaro, Nobile; Ferrante. All. Tiozzo. Vigontina. Ha qualche problema di classifica la Vigontina San Paolo. La compagine allenata da Vincenzo Italiano ha uomini e gioco per un campionato tranquillo, ma in questo primo scorcio della stagione, complice un calendario da brividi (Altovicentino, Arzignano e Abano sono attrezzate per i playoff) i risultati sono stati piuttosto deludenti. Al Comunale di Busa di Vigonza potrebbe arrivare la svolta (arbitro Marco Gullotta di Siracusa): il Montebelluna di Gianfranco Fonti non è da sottovalutare ma si tratta di una diretta avversaria per la salvezza. Formazione Vigontina (4-3-3): Rossi Chauvenet; Amato, Thomassen, Rumleanschi, Scandilori; Pelizzer, Antonello, Casagrande; Scarpa, Zuin, Cacurio. All. Italiano. Anticipo. CareniPievigina-Belluno 2-0.
Ore 11.50 – Le pagelle del Padova (Gazzettino, Andrea Miola): Bindi 7; Cappelletti 7.5, Emerson 6.5, Russo 6; Boniotti 5.5 (Mazzocco 6), Mandorlini 6, Dettori 6, Favalli 5.5 (Tentardini sv); Fantacci 5.5 (Germinale 6), Altinier 6, Madonna 5.5.
Ore 11.40 – (Gazzettino) Nella ripresa Brevi torna all’antico: in campo Mazzocco e Germinale per Boniotti e Fantacci e di nuovo 3-5-2, modulo che permette un maggiore possesso palla e un baricentro leggermente più alto, anche se i pericoli maggiori arrivano per la porta veneta. Al 10′, su azione d’angolo, l’indisturbato Marini calcia a fil di palo, poi un errato disimpegno di Russo a centrocampo mette in condizione il neoentrato Musto d’involarsi verso la porta, ma Emerson e Cappelletti rimediano. C’è infine gloria per Bindi abile a ribattere la conclusione a colpo sicuro di Ferretti, servito di testa in area su cross dalla destra di Romano (23′). Nel finale il Padova cresce e, pur senza creare vere occasioni, si affaccia con maggiore frequenza nelle trequarti avversaria. Al 37′ conquista il primo angolo e sul successivo arriva lo stacco da tre punti di Cappelletti, poi conservato con le unghie e con i denti nel forcing finale del Gubbio, vicino al pareggio al 47′ con un tiro di Valagussa che attraversa lo specchio della porta su cui Candellone arriva in ritardo. Come nei due precedenti allo stadio “Barbetti” finisce così 1-0, con prevalenza per la seconda volta del segno 2, per la gioia dei sessanta tifosi biancoscudati presenti che possono affrontare con il sorriso il lungo viaggio di ritorno.
Ore 11.30 – (Gazzettino) Non bello, ma generoso e concreto quanto basta. E di questi tempi va bene così. Questa volta i minuti finali sorridono al Padova che, dopo il pareggio beffa con la Maceratese, archivia una settimana difficile sotto ogni punto di vista con una vittoria pesantissima sul campo di Gubbio. Decide a quattro minuti dal termine il perfetto colpo di testa di Cappelletti su angolo di Emerson, per un risultato che forse va oltre i meriti per quanto espresso in campo, ma compensa in termini di buona sorte i punti persi nelle precedenti gare e può regalare quella giusta dose di autostima che Emerson e colleghi ora dovranno sapere capitalizzare al meglio. Nell’analisi della gara vanno del resto considerate le assenze pesanti in casa biancoscudata, a centrocampo – indisponibili Filipe e De Risio – e in avanti per l’infortunio al menisco di Neto Pereira e la squalifica di Alfageme. Brevi è così costretto a ridisegnare la squadra, rinunciando al consueto 3-5-2 a favore di un 3-4-3 che in fase difensiva si trasforma in un più coperto 5-4-1. Senza il contributo in avanti del brasiliano, in appoggio ad Altinier vengono schierati, con esiti non particolarmente efficaci, a destra Fantacci, all’esordio dal primo minuto, e, dirottato sull’altra fascia, Madonna. Debutta dall’inizio pure Boniotti e rientra Favalli. Buona la partenza del Padova che cerca di affondare soprattutto a sinistra e al 5′ il pressing attuato dalla squadra mette in condizione Altinier di rubare un pallone in area a Burzigotti, saltare Marini e impegnare Volpe, abile a coprire sul primo palo. Gol a parte, sarà l’unica vera occasione nell’arco della partita. Con il passare dei minuti, infatti, la spinta si affievolisce, gli esterni non riescono a pungere e i padroni di casa prendono gradualmente campo in una gara che comunque mai decolla. Provvidenziale Bindi al quarto d’ora nell’impedire il colpo sottoporta di Candellone, servito di testa da un compagno, e lo stesso Candellone un minuto dopo riesce a sfondare sulla destra, ma incrocia troppo la conclusione. Tanti i palloni che spiovono nell’area veneta, con i centrali che hanno sempre la meglio.
Ore 11.20 – (Gazzettino) Ecco proprio Daniel Cappelletti, l’eroe di giornata: «Mi sono fatto trovare pronto nelle due situazioni. Bisogna essere capaci di cogliere l’attimo, oggi l’ho fatto anche con un pizzico di fortuna. Ai punti era una gara da pareggio? Sì, ma con Albinoleffe e Maceratese meritavamo di vincere e invece abbiamo pareggiato,questa volta recuperiamo qualcosina. Siamo stati bravi a restare compatti e a non disunirci nei momenti di difficoltà, e il campo ci ha restituito ciò che ci aveva tolto in precedenza». A chi dedica il gol? «Lo tengo per me. Ho sofferto tanto l’anno scorso al Cittadella dove non mi aspettavo di giocare poco pur dando il mio contribuito alla promozione, e anche ultimamente ero lì che scalpitavo».
Ore 11.10 – (Gazzettino) È il turno di Oscar Brevi: «È stata una partita equilibrata, siamo riusciti a concretizzare una palla inattiva in un momento cruciale della gara. Anche se nei primi dieci-dodici minuti del primo tempo abbiamo avuto delle situazioni da gol, e vorrei rivedere l’episodio di Altinier in area. Non sto dicendo che abbiamo dominato, ripeto è stata una sfida equilibrata. Ci abbiamo creduto anche nella situazione finale trovando il gol». Quanto al modulo aggiunge: «Avevamo qualche defezione e sapevamo che Germinale non poteva giocare novanta minuti. Fantacci sull’esterno può creare delle difficoltà, il Gubbio spingeva molto sulle corsie laterali e abbiamo cercato di togliere a loro un po’ di rifornimenti, cercando anche di ripartire. Nel primo tempo loro avevano più di predominio nella gestione della palla, anche se non ci sono stati grandissimi pericoli in area. Considerato che Boniotti e Fantacci erano all’esordio, e avevamo delle difficoltà ad andare a recuperare pallone in mezzo al campo solo con Mandorlini e Dettori, nella ripresa ho fatto la scelta di mettere un altro attaccante per aiutare Altinier, e Mazzocco per avere uno schermo davanti alla difesa al fine di assorbire il taglio delle loro mezzali». Più contento per i punti o per la prestazione? «Per entrambe, non era facile con i problemi che abbiamo avuto a livello di campo. La squadra ha avuto lo spirito giusto di soffrire. Sono contento, è una vittoria importante perché ci dà orgoglio in una situazione di difficoltà».
Ore 11.00 – (Gazzettino) «Questo risultato ci voleva. Al di là di come è arrivato, è un’iniezione di fiducia che può cambiare sul piano psicologico una situazione che ci preoccupava». È come al solito lucido il presidente Giuseppe Bergamin nel commentare il primo successo lontano dall’Euganeo: «Avrei scommesso sin dall’inizio nella vittoria, anche se vedendo quello che è successo in campo non me l’aspettavo. Avevo più che altro paura di prendere gol piuttosto che farlo. Dobbiamo dire la verità: abbiamo fatto una prestazione di sacrificio e con tanti errori, la squadra era molto contratta, però i tre punti sono la cosa più importante. Ci ha premiato il risultato, magari mi aspettavo qualcosa di diverso come prestazione. Devo però fare i complimenti all’avversario che ci ha messo in difficoltà. Quanto a noi, siamo stati bravi a sopportare questa pressione, qualche volta in maniera disordinata, ma convinti di potercela fare. Il gol ci ha premiato, non abbiamo rubato qualcosa. Ci siamo ripresi quello che in precedenza avevamo perso».
Ore 10.40 – (Mattino di Padova, editoriale di Stefano Edel dal titolo “E’ ancora molto il lavoro da fare, specie sul piano del gioco”) L’esultanza, anche rabbiosa, ci sta, ma è bene fermarsi lì. Perché il Padova di Gubbio, pur centrando (finalmente) la vittoria dopo una sconfitta clamorosa (Fano) e un pareggio-beffa (con la Maceratese), per lunghi tratti della partita non ha convinto, anzi si è complicato la vita da solo. E questo è un segnale che conferma quanto già era emerso nelle precedenti giornate: il lavoro da fare è ancora molto. Brevi, detto per inciso, va aiutato nella non facile opera di costruzione di una squadra rivoluzionata, ma deve anche imparare a crearsi intorno un clima migliore. È vero, come sottolineato dopo lo sfogo dell’a.d. Roberto Bonetto di una settimana fa, che i biancoscudati avrebbero potuto avere 4 punti in più in classifica, fossero andati dentro i palloni di Fantacci (colpo di testa alto) contro l’Albinoleffe e il rigore di Altinier (fallito) contro la Maceratese, tuttavia i conti vanno fatti sempre con il risultato finale di ogni gara, senza “se” o “ma”, a cui troppo spesso si ricorre come alibi dietro cui nascondere le pecche affiorate sul campo. Ieri, in tutta sincerità, il pareggio sarebbe stato più giusto, ma la scaltrezza di Altinier & C. nello sfruttare una delle poche occasioni da gol create sotto la porta di Volpe ha fatto pendere la bilancia dalla loro parte. Ci sta, così come subìre l’1-1 da Palmieri a pochi secondi dal termine del confronto con i marchigiani otto giorni prima. Per noi il giudizio sulla squadra resta sospeso: così come ora non è da primi posti, non è neppure da mediobassa classifica. Il cambio di modulo adottato dal mister in settimana è parso più una necessità legata alle assenze (De Risio, Filipe, Alfa‐ geme e Neto Pereira) che non ad un’effettiva volontà di rivedere idee di gioco di cui è portatore convinto. Però è significativo che il Padova abbia rischiato di più con il 3-5-2 e abbia vinto con lo stesso sistema. Se si crede in ciò che si fa, si deve perseverare, onde evitare di mandare i giocatori in confusione. E in questo senso Brevi deve avere più coraggio, se ci è consentito. Anche di sbattere la testa contro il muro, sino a sfondarlo, se è davvero sicuro che questa sia la strada tattica da percorrere per giungere a creare un gruppo solido e dalla mentalità vincente. Intanto Venezia, Pordenone e Bassano corrono, ed è fondamentale restare agganciati al carro che insegue. In attesa di tempi migliori, bisogna andare avanti a piccoli passi. Poi si vedrà…
Ore 10.30 – Le pagelle del Padova (Mattino di Padova, Francesco Cocchiglia): Bindi 6.5; Cappelletti 7, Emerson 6, Russo 6; Boniotti 5.5 (Mazzocco 6), Mandorlini 6, Dettori 6.5, Favalli 5.5 (Tentardini sv); Fantacci 6 (Germinale 6), Altinier 5.5, Madonna 6.
Ore 10.20 – (Mattino di Padova) Solo che, a parte un tiro di Altinier a tu per tu con Volpe ribattuto dal portiere (5’) e un rigore reclamato dallo stesso centravanti, pescato nei 16 metri da un bel lancio di Dettori e steso dall’uscita dell’estremo difensore (26’), non hanno prodotto granchè, mentre Candellone si è visto respingere da Bindi una palla-gol (15’). Ritorno al 3-5-2 e gol. Dopo l’intervallo, evidentemente non convinto di quanto avevano combinato i due giovanotti sulla fascia destra (Fantacci è andato meglio di Boniotti), Brevi ha inserito Mazzocco in mezzo e Germinale in avanti, riportando Madonna a destra e Dettori più a sinistra, vicino a Favalli. Il Gubbio ha premuto di più, attaccando sull’intero fronte offensivo, prima sfiorando il bersaglio con un destro al volo di Marini (10’), poi creando una situazione da allarme rosso nella propria metà campo per uno sciagurato errore di Russo ed Emerson (simile a quello di Fano), con Musto filato via verso Bindi e rintuzzato da un bel recupero di Cappelletti (21’), infine con un tiro di Ferretti deviato in angolo dal portiere (23’). Proprio nel momento migliore degli eugubini è arrivato il gol-partita del Padova su palla inattiva (41’). Un classico del calcio, con Brevi che si è come liberato di un peso scattando dalla panchina e irritando un paio di giocatori di casa per la sua esultanza. Scaramucce da fine gara, per fortuna subito rientrate. Adesso si respira. Sabato, sul terreno amico, con il Mantova (ore 18.30) bisogna ripetersi. Magari giocando meglio.
Ore 10.10 – (Mattino di Padova) L’ultima volta, in Serie B, il 10 dicembre 2011 era finita 1-0 per il Gubbio (gol di Graffiedi). Tuoni e fulmini sul Padova, quel giorno, e botte da orbi fra i tifosi umbri e veneti, trovatisi incredibilmente insieme in gradinata per un errore di vendita dei biglietti. Stavolta, in Lega Pro, sono i biancoscudati a fare festa, con l’identico punteggio. Segna Daniel Cappelletti, di testa, su palla spiovente dal calcio d’angolo di Emerson, bruciando nello stacco Rinaldi, e lo fa a 4 minuti dal novantesimo, proprio sotto la curva degli ultras biancoscudati – un centinaio in tutto – che hanno sempre incitato la squadra di Brevi. È il primo successo esterno, il secondo dall’inizio del torneo (dopo il 2 a 0 al Forlì, in casa). Un successo che vale tanto oro quanto pesa – 3 punti che spingono la squadra a quota 8, e sempre con la partita di San Benedetto del Tronto da recuperare -ma che non può esaltare troppo per la qualità del gioco espresso, che a tratti ha lasciato a desiderare. I rossoblù masticano amaro, del resto, ed è la seconda volta di fila che cadono al “Barbetti” (il precedente, nel turno infrasettimanale, con la Sambenedettese), sebbene nella ripresa abbiano creato diversi problemi al titolato avversario, che ha rischiato un paio di volte di andare sotto. Il cambio di modulo. Brevi ha sorpreso tutti, presentando una formazione inedita, con un 5-4-1 difensivo che, non appena si recuperava palla, diventava un 3-4-3, con Madonna esterno offensivo a sinistra davanti a Favalli, e l’asse di destra affidato ai giovani Boniotti (classe 1995) e Fantacci (classe 1997), al debutto come titolari. In mezzo Mandorlini e soprattutto Dettori a dettare i tempi.
Ore 10.00 – (Mattino di Padova) A sorpresa ha scelto il 3-4-3, con Madonna alto a sinistra: come mai? «Germinale non poteva reggere 90’, avevamo diversi elementi out per infortunio e la necessità di contrastare una squadra che spinge molto sugli esterni. Con Fantacci, elemento in grado di creare difficoltà agli avversari, abbiamo provato a togliere loro un po’ di rifornimenti, ma ci siamo riusciti solo in alcune situazioni. Il Gubbio aveva un leggero predominio, e noi in mezzo faticavamo a coprire gli spazi e a recuperare i palloni». All’intervallo si è tor‐nati al 3-5-2. «Ho deciso di inserire Germinale per dare una mano ad Altinier lì davanti, e anche Maz‐zocco, per mettere uno schermo davanti alla difesa e assorbire i tagli tra le linee dei loro uomini. Nel complesso è andata un po’ meglio, anche se nel fi‐nale chi aveva maggior fiducia era il Gubbio. Il gol, però, l’abbiamo trovato noi, e questa vittoria ci dà grande orgoglio in un momento di difficoltà». Prima della rete di Cappelletti, come mai avete sbandato rischiando di subìre? «Tutto è nato dall’errore in di‐fesa, che poteva mandare in porta Musto, sul quale è stato bravo Cappelletti nella diagonale. Quell’er‐rore ci ha riportato alla mente qualche ricordo delle gare precedenti, abbiamo perso un po’ di lucidità e si è rischiato. È il segno che non siamo del tutto tranquilli, ma questa vittoria ci aiuterà molto».
Ore 09.50 – (Mattino di Padova) Se più dei punti era importante la prestazione, c’è ancora parecchio da lavorare. Ma la vittoria di Gubbio è una boccata d’aria fresca che tutti, dalla squadra alla tifoseria, attendevano con impazienza. E Oscar Brevi è riuscito a scrollarsi di dosso, almeno per ora, il nervosismo che la piazza gli aveva scaricato ad‐dosso nell’ultima settimana. «Abbiamo avuto tanti problemi nei giorni scorsi, abbiamo perso giocatori importanti e non era facile venire a Gubbio e porta‐re via la vittoria», le prime parole del tecnico del Pa‐dova dopo la gara. «Ma sono contento per i tre punti conquistati, e anche per la prestazione della squadra, che ci ha messo grande spirito e ha saputo soffrire. Nel calcio non si vince mai per caso». Crede che alla fine il risultato sia giusto? «È stata una par‐tita equilibrata, che siamo riusciti a risolvere con una palla inattiva in un momento cruciale: chiun‐ que avesse segnato in quei minuti finali, probabil‐mente avrebbe vinto. Nella prima frazione eravamo partiti bene, abbiamo creato delle buone situazioni offensive, ma poi non possiamo dire di avere domi‐nato. Però ci abbiamo creduto, e proprio alla fine siamo riusciti a trovare il gol. Da partite sofferte come questa si può solo che migliorare».
Ore 09.40 – (Mattino di Padova) Eroe sotto porta, ma anche in precedenza quando aveva salvato il risultato su Musto: «Nei momenti di difficoltà, quando non giochi con la mente sgombra, serve anche questo: farsi trovare nel posto giusto al momento giusto, sono stato bravo ma anche fortunato. Ai punti probabilmente sarebbe stato più giusto il pari, ma se contro Albinoleffe e Maceratese avevamo raccolto meno di quello che abbiamo seminato, oggi (ieri, ndr) il campo ci ha restituito qualcosa». «Non abbiamo rubato nulla», l’opinione di patron Giuseppe Bergamin, «ma bisogna ammettere che la gara è stata dura, c’è stato tanto sacrificio ma anche tanti errori. Avevo paura che perdessimo, e invece abbiamo vinto: questi tre punti ci volevano, spero siano un’iniezione di fiducia».
Ore 09.30 – (Mattino di Padova) «Non vorrei sembrare egoista, ma questo gol lo dedico tutto a me stesso». Nella felicità di Daniel Cappelletti, autore dell’1-0 di Gubbio, non c’è solo la gioia del momento. C’è anche il ricordo di quell’esperienza sfortunata in biancoscudato nel 2010: zero presenze e l’addio a gennaio, direzione Sassuolo. Sei anni più tardi, la rete del “Barbetti” restituisce qualcosa anche al Daniel di allora: «A Padova avevo lasciato qualcosa di incompiuto», le parole dell’ex difensore del Cittadella. «Era la mia prima esperienza dopo il settore giovanile, ero un giocatore completamente diverso, e adesso ho tanta voglia di mettermi in gioco e farmi conoscere anche dal pubblico padovano, che forse non mi aveva mai visto all’opera d’ora. I primi passi sono buoni, spero di continuare così: ho sofferto tanto sia l’anno scorso, quando non mi aspettavo di giocare così poco a Cittadella, sia all’inizio di questo, prima di trovare il posto in campo. Ero lì che scalpitavo e non vedevo l’ora, adesso voglio tenermi questo gol tutto per me».
Ore 09.10 – Le pagelle del Padova (Corriere del Veneto, Dimitri Canello): Bindi 7.5; Boniotti 5 (Mazzocco 5.5), Cappelletti 7, Emerson 6.5, Russo 5, Favalli 5.5 (Tentardini sv); Fantacci 5.5 (Germinale 6), Mandorlini 6, Dettori 6, Madonna 6; Altinier 6.
Ore 09.00 – (Corriere del Veneto) Che i problemi non siano risolti è palese. Che il gioco espresso a Gubbio sia da dimenticare pure. In certi momenti, però, il risultato conta più di ogni altra cosa e quindi non è il caso di star lì a sottilizzare troppo. Le parole del match-winner Daniel Cappelletti, che firma al 41’ di testa il gol vittoria al Barbetti dopo una sofferenza indescrivibile in poche righe, sono oneste e sincere: «Non avremmo meritato di vincere». A scorrere il libro della partita, se il Gubbio si fosse preso i tre punti nessuno avrebbe potuto sollevare la benché minima obiezione, ma alla resa dei conti è successo l’esatto contrario. Non è una circostanza fortuita, sostiene Oscar Brevi, perché «non si vince mai per caso». Può essere, ma nel sabato pomeriggio del Padova che respira a pieni polmoni dopo aver rischiato di affondare da salvare c’è poco: soprattutto il risultato, poi le prestazioni di Bindi e di Cappelletti anche al di là del gol, per il resto rimangono tanti interrogativi. Di sicuro nessuno pretende di ammirare il Manchester City di Pep Guardiola, ma il 5-4-1 schierato inizialmente da Brevi con un atteggiamento a dir poco remissivo fa molto pensare. Perché questa era (nelle intenzioni di chi l’ha costruita) una squadra che avrebbe dovuto imporre il gioco: magari non è possibile dare sempre spettacolo, ma almeno mostrare le proprie qualità sì. Invece sul taccuino c’è veramente poco e l’unica luce che si accende era la speranza estiva di Giorgio Zamuner: le qualità dei singoli, che stavolta fanno la differenza in mezzo a un mare di errori. Brevi vince la sua prima partita in trasferta, eppure i guai visti in questa prima fase della stagione, come detto, rimangono tutti. Nel primo tempo Altinier al 5’ si costruisce una palla gol praticamente da solo, salva in extremis Volpe. Sul taccuino per il resto c’è solo il Gubbio: chance clamorosa per Candellone al 15’, fermato da un super Bindi, altre due occasioni per Candellone (16’) e per Ferretti (27’). Il Padova si difende solo, con un 5-4-1 che difficilmente si vede a questi livelli. Nella ripresa doppio cambio per Brevi: dentro Germinale e Mazzocco, fuori Fantacci e Boniotti. Il copione non cambia. Altre quattro palle gol per il Gubbio: Marini spedisce a lato di pochissimo su azione d’angolo (10’), Musto fallisce incredibilmente il vantaggio liberato davanti a Bindi da un erroraccio di Russo (21’), Bindi salva su Ferretti (23’), Candellone di testa mette a lato di pochissimo (27’). Il Padova si vede solo con un tiro dalla distanza di Madonna, controllata da Volpe con qualche problema e con un’azione in rovesciata di Germinale che spedisce altissimo. Poi il gol al 41’ di Cappelletti su angolo di Emerson e il convulso finale, in cui il Gubbio va ancora vicino al pari per due volte. Una lama di luce in mezzo al buio profondo e a tanta sofferenza. La speranza è che adesso, finalmente, si riesca a ragionare lontano da tensioni e insicurezze del tutto ingiustificate. Per giocare a Padova ci vuole personalità e questo i dirigenti dovrebbero saperlo. Chissà che i giocatori di maggior spessore (Emerson, Cappelletti, Dettori, Altinier, Madonna, Bindi) riescano a trascinare al rialzo i compagni. Perché la qualità nell’organico c’è, prima o dopo dovrà per forza venire fuori.
Ore 08.50 – (Corriere del Veneto) Tenersi stretto il risultato, anche se «non si vince mai per caso», come sottolinea Oscar Brevi nel dopogara. A Gubbio il Padova si prende tre punti di platino, l’allenatore respira: «Sono contento per i punti ma anche per la prestazione — evidenzia l’allenatore — perché non era facile con i problemi che abbiamo avuto causa defezioni, ma abbiamo avuto lo spirito giusto. Abbiamo preso il meglio dai passi falsi precedenti, nella ripresa siamo tornati al 3-5-2 per assorbire i tagli delle loro mezzali e dare supporto ad Altinier. E’ una vittoria importante perché ci dà orgoglio in una situazione di difficoltà. L’errore nel secondo tempo poteva costarci caro, ma è stato bravo Cappelletti a chiudere. In quel momento abbiamo perso un po’ di lucidità ma siamo stati bravi a riprenderci». Erano in molti a temere questa partita, non il presidente Giuseppe Bergamin, che in settimana aveva raccolto referenze positive sull’allenatore all’interno dello spogliatoio: «Ci avrei scommesso su questa vittoria — sottolinea — guardando il campo, però, era più la paura di prenderlo il gol che la sicurezza di farlo. Abbiamo fatto una prestazione di sacrificio condita però da molti errori, ma questi tre punti ci danno un’importante iniezione di fiducia. Siamo però stati bravi a gestire la tensione, ci siamo ripresi qualcosa che avevamo lasciato per strada». Raggiante Cappelletti: «Mi sono fatto trovare pronto ed è ciò che serve. Finora abbiamo raccolto meno di quanto abbiamo seminato, e anche la fortuna non era dalla nostra parte, ma la sorte oggi ci ha restituito qualcosa perché magari ai punti non meritavamo di vincere»