Gubbio-Padova, l’analisi del “Corriere del Veneto”

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Che i problemi non siano risolti è palese. Che il gioco espresso a Gubbio sia da dimenticare pure. In certi momenti, però, il risultato conta più di ogni altra cosa e quindi non è il caso di star lì a sottilizzare troppo. Le parole del match-winner Daniel Cappelletti, che firma al 41’ di testa il gol vittoria al Barbetti dopo una sofferenza indescrivibile in poche righe, sono oneste e sincere: «Non avremmo meritato di vincere». A scorrere il libro della partita, se il Gubbio si fosse preso i tre punti nessuno avrebbe potuto sollevare la benché minima obiezione, ma alla resa dei conti è successo l’esatto contrario. Non è una circostanza fortuita, sostiene Oscar Brevi, perché «non si vince mai per caso». Può essere, ma nel sabato pomeriggio del Padova che respira a pieni polmoni dopo aver rischiato di affondare da salvare c’è poco: soprattutto il risultato, poi le prestazioni di Bindi e di Cappelletti anche al di là del gol, per il resto rimangono tanti interrogativi. Di sicuro nessuno pretende di ammirare il Manchester City di Pep Guardiola, ma il 5-4-1 schierato inizialmente da Brevi con un atteggiamento a dir poco remissivo fa molto pensare. Perché questa era (nelle intenzioni di chi l’ha costruita) una squadra che avrebbe dovuto imporre il gioco: magari non è possibile dare sempre spettacolo, ma almeno mostrare le proprie qualità sì. Invece sul taccuino c’è veramente poco e l’unica luce che si accende era la speranza estiva di Giorgio Zamuner: le qualità dei singoli, che stavolta fanno la differenza in mezzo a un mare di errori. Brevi vince la sua prima partita in trasferta, eppure i guai visti in questa prima fase della stagione, come detto, rimangono tutti. Nel primo tempo Altinier al 5’ si costruisce una palla gol praticamente da solo, salva in extremis Volpe. Sul taccuino per il resto c’è solo il Gubbio: chance clamorosa per Candellone al 15’, fermato da un super Bindi, altre due occasioni per Candellone (16’) e per Ferretti (27’). Il Padova si difende solo, con un 5-4-1 che difficilmente si vede a questi livelli. Nella ripresa doppio cambio per Brevi: dentro Germinale e Mazzocco, fuori Fantacci e Boniotti. Il copione non cambia. Altre quattro palle gol per il Gubbio: Marini spedisce a lato di pochissimo su azione d’angolo (10’), Musto fallisce incredibilmente il vantaggio liberato davanti a Bindi da un erroraccio di Russo (21’), Bindi salva su Ferretti (23’), Candellone di testa mette a lato di pochissimo (27’). Il Padova si vede solo con un tiro dalla distanza di Madonna, controllata da Volpe con qualche problema e con un’azione in rovesciata di Germinale che spedisce altissimo. Poi il gol al 41’ di Cappelletti su angolo di Emerson e il convulso finale, in cui il Gubbio va ancora vicino al pari per due volte. Una lama di luce in mezzo al buio profondo e a tanta sofferenza. La speranza è che adesso, finalmente, si riesca a ragionare lontano da tensioni e insicurezze del tutto ingiustificate. Per giocare a Padova ci vuole personalità e questo i dirigenti dovrebbero saperlo. Chissà che i giocatori di maggior spessore (Emerson, Cappelletti, Dettori, Altinier, Madonna, Bindi) riescano a trascinare al rialzo i compagni. Perché la qualità nell’organico c’è, prima o dopo dovrà per forza venire fuori.

(Fonte: Corriere del Veneto, Dimitri Canello)




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