Live 24! Gubbio-Padova, -2: porte chiuse all’Appiani, chi sostituirà Neto Pereira?

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Ore 22.10 – (Il Piccolo) Se lo 0-0 con l’Union Feltre ha lasciato un po’ l’amaro in bocca per non aver raccolto quanto seminato durante i 90 minuti, la Triestina esce dalla sfida di domenica scorsa anche con una consapevolezza in più, ovvero con la prova estremamente positiva della difesa. Non si tratta solamente una questione di numeri, che peraltro sono già molto validi: impossibile non rilevare che dopo tre giornate solo Triestina, Union Feltre e Arzignanochiampo possono vantare appena 1 gol al passivo, cosa che appunto conferma la retroguardia alabardata tra le meno battute del girone. Ma come detto non è solo questione di cifre, che del resto non possono essere attendibili dopo poche giornate. Il vero aspetto positivo è che la difesa ha sempre fatto passi in avanti in queste prime uscite, e proprio domenica con l’Union Feltre è arrivata a non rischiare nulla o quasi. Nelle prime due giornate qualche sbavatura c’era stata: il Carenipievigina aveva rischiato di beffare nel finale l’Unione sfiorando il pari, mentre nella trasferta a Pordenone con il Cordenons, oltre al gol subito, nella prima parte di gara c’era stata la sensazione di qualche maglia larga di troppo. Con l’Union Feltre, invece, Voltolini ha in pratica riposato, segno che gli avversari si sono fatti vivi dalle sue parti di rado. Anche nella ripresa, quando la Triestina a tratti era tutta riversata nella metà campo avversaria, non ci sono state ripartenze pericolose dei veneti, segno di una disposizione in campo che, pur votata all’attacco, non ha dato mai segni di sbilanciamento. Del resto Andreucci lo ha sottolineato dopo la gara: all’inizio il lavoro è stato impostato soprattutto per rendere compatta la squadra, che tradotto significa cercare di rischiare il meno possibile. Se tutto funziona bene, è anche perché nella cabina di regia di questa retroguardia c’è un capitano di grande spessore ed esperienza come Leonarduzzi, che trasmette sicurezza e porta anche tranquillità ai compagni. Il giovane Pizzul, catapultato in prima squadra, ne ha tessuto le lodi confessando che gli deve molto in questa fase di crescita. E bene sta facendo Bajic sulla fascia opposta, un terzino dal fisico notevole che pur in mezzo a qualche comprensibile ingenuità sta dimostrando già una certa maturità. E se il mix di gioventù sulle fasce ed esperienza nel mezzo sembra davvero ben congegnato, è anche perché accanto a Leonarduzzi si alternano altri due centrali di spessore come Aquaro e Marchiori, che hanno caratteristiche diverse ma entrambi si integrano bene con il capitano. Se pensiamo che come alternativa fra i terzini c’è anche Crosato e che si spera che un bel giorno la faccenda di Langwa “Zoom” si sbloccherà, si può ragionevolmente sostenere che la difesa alabardata è davvero da vertice.

Ore 21.40 – (Il Centro) Accelerata del Teramo sul mercato degli svincolati. La scelta del terzino che possa sostituire l’infortunato Karkalis (oggi, a Perugia, è in programma una visita di controllo al ginocchio destro) sembra essere ricaduta su Simone Sales, classe 1988, ex Carrarese e Lecce. Sales, che in passato ha vestito anche le maglie di Venezia e Cremonese, può giocare su entrambe le fasce. L’ufficialità dell’operazione dovrebbe arrivare nelle prossime ore (pronto un contratto biennale per il giocatore di origini leccesi). I biancorossi, nel frattempo, continuano a preparare la delicata sfida di sabato (ore 20,30) contro il Fano degli ex Borrelli, Ferrani e Cusatis. Il tecnico Federico Nofri è alle prese con qualche dubbio di formazione. Alla partitella di ieri pomeriggio, giocata a ranghi misti, non hanno preso parte l’esterno Petrella e i centrocampisti Carraro e Petermann. La situazione più preoccupante in vista di sabato sembra essere quella di Federico Carraro, alle prese con problemi muscolari. Petrella e Petermann, bloccati dalla febbre, verranno invece monitorati costantemente dallo staff medico per cercare di accelerarne il recupero. Sul piano tattico, il test infrasettimanale ha visto il Teramo riproporre nuovamente un 4-4-2 piuttosto offensivo come già è avvenuto a Santarcangelo. «Contro il Fano dobbiamo pensare a vincere per forza», dice il difensore Filippo Capitanio, «e vogliamo superarli in classifica (il Fano è a quota 4, ndc). I punti in palio iniziano ad essere pesanti. Il mio ruolo? Ho giocato in una difesa a tre a Pontedera, quattro anni fa. Per il resto ho sempre giocato a quattro, mentre sono stato schierato da terzino soltanto contro il Modena, la scorsa settimana. Io, al di là del ruolo, garantirò sempre il massimo impegno». A proposito del recente esonero di Zauli (il tecnico che ha voluto Capitanio in biancorosso) e del ds Fabio Lupo, questo il pensiero del difensore vicentino: «E’ stata una sconfitta nostra. In campo ci andiamo noi. Adesso, però, dobbiamo guardare avanti. Con il nuovo allenatore l’inizio è stato positivo e la sua determinazione può portarci al cambio di passo». In casa Fano è out il centrocampista Giorgio Schiavini, che nel corso dell’allenamento di lunedì ha riportato una lesione di primo grado al gemello mediale sinistro.

Ore 21.10 – (Gazzetta di Mantova) Seduta pomeridiana per i biancorossi al campo Centrale Te, visto che il terreno del Martelli quasi certamente sarà oggetto di rizollatura nelle prossime ore. Mister Prina appare intenzionato a schierare il 3-5-2 con Bonato fra i pali; Cristini, Carini e Romeo in retroguardia; Skolnik davanti alla difesa con Bandini, a destra, e Regoli, a sinistra, esterni supportati nella posizione centrale da Zammarini e da Raggio Garibaldi. I soli dubbi riguardano il nome di chi farà coppia in attacco con Ruopolo: appare favorito Tripoli, ma il tecnico ha provato anche Boniperti e non è completamente da escludere l’ipotesi di un tridente con Boniperti, Ruopolo e Tripoli pur se ciò porterebbe importanti variazioni a metà campo. Non sarà utilizzabile Fran Alvarez, per ragioni di tesseramento. Stamane e domattina ci sarà la rifinitura.

Ore 20.50 – (Gazzetta di Mantova) È stato pressochè completato il documento con il quale domani (o sabato) pomeriggio l’assemblea dei soci del Mantova sarà chiamata ad ufficializzare la ripartizione di compiti nelle specifiche aree di competenza per i dirigenti. Come emerso fin dall’incontro di martedì l’area prettamente tecnica sarà di pertinenza della componente romana mentre la parte finanziaria sarà curata dai soci bresciani. Dovrebbe inoltre essere confermato nel ruolo di presidente Sandro Musso mentre per quanto riguarda gli altri ruoli sarà opportuno attendere le decisioni dell’assemblea. Possibile anche la conferma dell’attuale consiglio di amministrazione, che prevede Di Loreto e Musso per la componente bresciana, Folgori (nella foto), De Sanctis e Barberis per i soci capitolini. Rimane da vedere quale sarà la sede dell’incontro, si parla con insistenza degli uffici di Sdl a Mazzano ma anche l’ipotesi di un incontro a Mantova sarebbe altamente probabile, stante la partita della sera successiva al Martelli. Oggi, pertanto, dovrebbe arrivare la conferma della data e della sede dell’importante riunione.

Ore 20.30 – (Gazzetta di Mantova) Consapevole che il prossimo avversario, la Feralpi Salò, è tecnicamente più forte del suo Mantova reduce da due sconfitte e ancora privo di tre elementi del calibro di Marchi, Siniscalchi e soprattutto Caridi mister Luca Prina sceglie di preparare la sfida casalinga contro i bresciani (sabato alle ore 20,30) facendo leva sulle caratteristiche che fanno del gruppo a sua disposizione un organico degno di raggiungere innanzitutto l’obiettivo della salvezza. E poi, chissà… Il mister ha metabolizzato la prova contro l’Albinoleffe («Buon primo tempo, siamo calati nella ripresa» sintetizza) non ha però ancora mandato giù il rigore subito a Bergamo e, regolamento alla mano, contesta l’operato dell’arbitro Tursi: «Il regolamento spiega che il rigore va assegnato se il braccio di chi commette fallo si muove verso la palla. Nel caso di Romeo non è stato così. Punto». Da un paio di giorni lo spagnolo Fran Alvarez si allena con la squadra e a breve sarà un nuovo acquisto del Mantova, su di lui però Prina preferisce attualmente non pronunciarsi. L’analisi del tecnico si sofferma sulla prossima avversaria e su un amico di vecchia data: «Antonino Asta è un gran signore – sottolinea Prina – una persona eccezionale, abbiamo anche allenato assieme la squadra dei figli dei reduci di guerra.. È una persona pulita, come ce ne sono poche. Ed ha una squadra eccellente sul piano tecnico, alla quale dobbiamo opporre il 101% delle nostre potenzialità». L’ipotesi principale è quella di schierare una squadra adeguatamente coperta, con il 3-5-2: «Stiamo crescendo, è sicuro – spiega – però abbiamo svariati elementi che hanno bisogno di tempo per arrivare alla condizione migliore. Purtroppo le contemporanee assenze di Marchi, Caridi e Siniscalchi hanno reso ancor più affrettato il loro impiego e la condizione non può essere delle migliori. Sia chiaro che non si è perso a Bergamo per vicende societarie, dai dirigenti ci è stato dato il massimo». La volontà di cercare il gioco per conquistare un risultato è l’elemento identificativo di questo Mantova, al di là del bottino di 5 punti attuali in classifica: «Tutti gli avversari che abbiamo affrontato sino ad ora hanno segnalato questa nostra caratteristica, il Mantova un principio di idea di gioco ce l’ha e solo grazie a questo è in grado di tentare con convinzione, umiltà e caparbietà la conquista dell’obiettivo che ci siamo posti. Dobbiamo migliorarci specialmente negli ultimi 30 metri, ma è chiaro che se non sapremo gestirci sempre come facciamo ora nei primi 70 non andremo avanti».

Ore 20.00 – (Gazzetta di Modena) Nella seduta mattutina di allenamento svolta ieri dal Modena, all’appello mancava ancora Simon Laner: il centrocampista altoatesino, tornato disponibile soltanto per la panchina in occasione del derby con la Reggiana dopo una settimana ai box per un affaticamento, si è fermato nuovamente per noie muscolari non meglio specificate e sarà dunque impossibile rivederlo in campo, quanto meno dal primo minuto, nella trasferta di Ancona. Tutti disponibili, ad eccezione del lungodegente Willy Osuji, gli altri elementi della rosa, anche se ieri tre giocatori si sono limitati a svolgere un lavoro a parte: da Basso, che in settimana deve gestirsi per non sovraccaricare il ginocchio gravemente infortunato un anno fa, ad Accardi e Sakaj: il difensore palermitano è soltanto acciaccato (coscia sinistra oltre alla caviglia destra fasciata), il centrocampista albanese è invece impegnato a ritrovare la miglior condizione atletica dopo lo stop di due mesi per l’infortunio alla caviglia. Per la trasferta di Ancona resta il dubbio del modulo, in ogni modo sembrano scontate alcune novità negli interpreti: in caso di 4-3-3 Salifu si candida per rimpiazzare Besea, Diakite e Schiavi per rientrare nel tridente al posto di Ravasi e Loi, sempre che Pavan questa volta non pensi di lasciare a riposo Tulissi. Con il 4-2-3-1 sarebbe ovvia la presenza anche di Basso nell’undici titolare. In difesa, invece, nulla dovrebbe cambiare.

Ore 19.40 – (Gazzetta di Modena) «Dimenticare la delusione del derby è difficile, ma non possiamo fare altro». Agustin Olivera ha ancora ben impresso il clamoroso errore dell’arbitro Robilotta contro la Reggiana e soprattutto il modo in cui il Modena si è fatto rimontare in tre minuti all’inizio della ripresa. Il centrocampista uruguaiano, così come i suoi compagni, avrebbe voluto regalare la prima gioia del campionato ai tifosi canarini, per di più in una partita sentitissima come il derby con i granata, ma cerca di guardare avanti: «Contro la Reggiana l’arbitro ha sbagliato così come abbiamo sbagliato noi. La sconfitta non è arrivata soltanto per colpa sua, perché dopo 45 minuti eravamo comunque in vantaggio per 1-0. Dovremo fare tesoro degli errori commessi, cercando di restare sempre attenti e di evitare distrazioni come in quei pochissimi minuti che nel derby ci hanno tagliato le gambe, risultando fatali. Bisogna subito ricominciare a pedalare, con la consapevolezza di dover andare ad Ancona per vincere. Sappiamo che anche per i nostri avversari varrà lo stesso discorso, visto che sono ultimi in classifica e non hanno ancora vinto una partita, ma con la giusta mentalità potremo portare a casa un buon risultato e rimetterci subito in corsa». Nelle gerarchie di mister Simone Pavan, Olivera si è ormai ritagliato un posto da titolare fisso nel centrocampo canarino. Una soddisfazione per lui, che proprio con questo obiettivo era rientrato alla base in estate dopo aver trascorso sei mesi in prestito al Catanzaro: «Non esistono giocatori più importanti di altri in questo gruppo, le scelte le fa il mister e vanno sempre rispettate. Sono comunque molto contento della fiducia che sto ricevendo in queste prime giornate». Sull’inizio di stagione del Modena e sulle prospettive che potrà offrire questa stagione, il mediano 24enne di Montevideo ha le idee chiare, a maggior ragione dopo aver già affrontato nel campionato scorso il campionato di Lega Pro: «Non ha senso guardare la classifica dopo 5 giornate, non è questo il momento per fare bilanci. Sicuramente ci sono alcuni aspetti da migliorare, ma questo fa parte del nostro percorso di crescita. Con la mentalità che si è vista in molte di queste prime gare, evitando alcune disattenzioni e dando sempre il massimo, potremo raccogliere punti sia in casa che in trasferta. Non ci saranno mai partite facili, in questa categoria è spesso l’agonismo a fare la differenza, rendendo tutto più imprevedibili. Dovremo essere pronti ad affrontare ciascuna gara come se fosse una battaglia, cercando di vincerla con le nostre armi. A partire dalla trasferta di sabato ad Ancona, dove sappiamo bene quale sia il nostro obiettivo: tornare di nuovo a casa con un risultato positivo e cancellare definitivamente la sconfitta nel derby».

Ore 19.10 – (Gazzetta di Reggio) Reggiana di nuovo in via Agosti per preparare il posticipo di lunedì al Citta del Tricolore col Sudtirol dove milita il guastallese Daniele Sarzi Puttini (20.45). Lavoro fisico, ripetute ed esercizi col pallone sono stati il menù del giorno anche se la curiosità era nel capire la situazione dell’infermeria. Ettore Marchi sta recuperando bene dalla distorsione alla caviglia e ieri ha già ripreso a correre attorno al campo oltre a lavorare nella palestra adiacente al campo. Il bomber ha grande voglia di tornare in campo. Al differenziato Luigi Falcone ed Alessandro Cesarini mentre hanno lavorato inizialmente coi compagni sia Alessandro Sbaffo che Daniele Pedrelli, quest’ultimo però avverte ancora dolore alla coscia sinistra in alcuni movimenti pertanto si è dovuto fermare precauzionalmente. Oggi è prevista una doppia seduta in via Agosti alle ore 10 ed ore 16.30. Designazioni arbitrali. Reggiana-Sudtirol sarà arbitrata da Andrea Zingarelli di Siena assistito da Gianluigi Di Stefano e Pierluigi Mazzei, entrambi di Brindisi.

Ore 18.50 – (Gazzetta di Reggio) Tra le fila del Sudtirol che lunedì sera allo stadio “Città del Tricolore” affronterà la Reggiana ci sarà anche un reggiano. Daniele Sarzi Puttini, difensore classe 1996 di proprietà del Carpi è da due anni in prestito alla formazione trentina, è infatti nato a Correggio e lunedì tornerà nella sua città da avversario. Il Sudtirol è la vera e propria bestia nera della Reggiana, che contro i trentini non ha mai vinto. Negli otto precedenti incontri disputati ci sono infatti 6 pareggi e 2 vittorie per il Sudtirol, tutto equamente diviso tra casa e trasferta. Ci racconti il suo arrivo a Bolzano. «All’inizio sono stato sfortunato, perché appena arrivato mi sono infortunato al ginocchio e son rimasto fermo sei mesi. Una volta recuperato sono riuscito a ritagliarmi il mio spazio e a fare l’esordio. Quest’anno invece la stagione è partita al meglio». Come valuta la sua esperienza? «Bellissima, qui si sta molto bene, si lavora al meglio e il posto è bellissimo. Credo che ci siano tutti gli aspetti per un calciatore per provare a dare il meglio di se». Lunedì sera tornerà a Reggio da avversario… «Sarà una sensazione bellissima, perché giocheremo in un grande stadio, contro una squadra molto forte e che può contare su una bellissima tifoseria. Non vedo davvero l’ora». Sente la sfida in modo particolare? «Per me certamente non sarà una partita come tutte le altre, perché sono di Reggio e da bambino con mio padre andavamo al Giglio a vedere la Reggiana. Adesso però la affronterò da avversario e quindi tutti insieme dovremo riuscire a dare il massimo per tornare a casa con dei punti». Non ha mai avuto la possibilità di venire alla Reggiana? «No, che io sappia no, anche se la maggior parte di questi aspetti li tratta il mio procuratore. Mi ha informato subito di un grosso interesse del Sudtirol, con il direttore e il mister che avevano grande fiducia in me e quindi io ho accettato subito. Credo che per un ragazzo giovane sia fondamentale andare in un posto dove hai la possibilità di giocare». Che tipo di partita si aspetta? «Difficile, perché sappiamo che la Reggiana è una formazione che tiene bene il campo. Dobbiamo scendere in campo con la consapevolezza di poterla mettere in difficoltà, come abbiamo fatto con tutte le squadre che abbiamo affrontato ». Cosa teme della Reggiana? «È una squadra forte, con elementi di valore in ogni reparto, che arriva a questo appuntamento con ancora più entusiasmo dopo la vittoria del derby». Ci saranno molti suoi tifosi anche in tribuna e non solo nel settore ospiti? «Sì, ci saranno i miei famigliari, la mia ragazzi e molti miei amici che verranno sicuramente allo stadio per vedere la partita, quindi spero soprattutto che sarà una bella gara». Faranno il tifo per lei. «Sì, per questa volta tiferanno Sud tirol e non Reggiana».

Ore 18.30 – (Gazzetta di Reggio) La mezzala destra Simone Calvano ha debuttato da titolare nel derby vittorioso di Modena. Osservato speciale in tribuna dal presidente del Verona Maurizio Setti e da Luca Toni si è reso protagonista di una gara intensa, dispensando l’assist del gol vittoria, prima di essere colto da crampi e sostituito. «E’ tutto ok ora- commenta il giocatore di proprietà Verona-, ho pagato coi crampi il campo pesante e il non giocare da tempo». Come è stato vincere il derby? «Bellissimo, ci tenevamo a portare a casa i tre punti. C’è entusiasmo ma già sul pullman si pensava alla prossima perché vogliamo fare un campionato importante». Cosa ha pensato quando è andato su quella palla in occasione del vantaggio? «C’era voglia di ribaltare un primo tempo opaco con pochi spazi. Ho creduto su quel pallone che stava uscendo e Guidone ha fatto un grande gol premiando il mio assist». Calvano sarà un protagonista di questa stagione? «Per me è un onore essere parte di questo gruppo, quando arrivai in prova in estate volevo dire la mia e darò tutto me stesso. Sappiamo che non esistono titolari in una squadra così competitiva ed è questo che fa grande un gruppo ma naturalmente fa piacere a tutti giocare perciò non mi sento una riserva, al pari degli altri». La competizione dunque non spaventa? «Chi vuol giocare deve farsi trovare pronto e con così tante partite in calendario tutti siamo sullo stesso piano. Stavolta ha preferito me, la prossima magari altri, ma sta a noi dare il massimo per essere scelti». L’infortunio di Marchi responsabilizza? «E’ una grossa perdita, un giocatore che ci fa salire, tiene palla e segna. Sentiremo la sua mancanza ma chi sarà al suo posto cercherà di non farlo rimpiangere». Sentite l’entusiasmo dell’ambiente? «Quando si vince è normale trascinare la gente dalla nostra parte ma non dobbiamo trasformarlo in presunzione, poi è chiaro che una curva come quella di domenica ti ha aiutato a ribaltare i risultati». La classifica inizia a dare indicazioni? «Ci sono squadre che partono bene per poi fermarsi ed altre che si vedranno alla lunga, noi dobbiamo ragionare partita dopo partita facendo più punti possibili».

Ore 18.00 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) Sarà un gruppo di studio formato da Andreoletti (Albinoleffe), Camilli (Viterbese), Cavagna (Lumezzane), Compagni (Reggiana) e Toccafondi (Prato) a sviluppare la proposta di ristrutturazione della LegaPro, secondo quanto chiesto dal presidente federale Carlo Tavecchio. Il gruppo dei 5 “saggi” presenterà la sua proposta al Consiglio direttivo e poi all’assemblea entro due mesi. Una volta approvati, studio e proposta verranno inviati alla Figc. Questo è quanto è stato deciso nell’ultima riunione del direttivo, alla quale era presente anche Mauro Lovisa, presidente del Pordenone. Lo stesso Lovisa nei giorni svorsi aveva affermato non non essere concorde con le motivazioni esposte da Tavecchio sulla necessità di ristrutturare i campionati. Il presidente nazionale, che vuole ridurre la serie A a 18 squadre, la B a 20 e la LegaPro a due gironi di 20 compagini ciascuno, basa la sua ipotesi sulla volontà di privilegiare le piazze con tanto pubblico, conosciute in Italia e all’estero perché più appetibili in chiave di marketing. Lovisa invece ha ribadito la necessità di privilegiare risultati sportivi e serietà di gestione amministrativa ed economica. Nella stessa riunione, il direttivo ha deciso di presentare ricorso davanti al Collegio di garanzia del Coni contro la disposizione cautelare decisa dal Tribunale federale (Sezione disciplinare) di sospendere l’assemblea elettiva del 12 settembre e di convocarla nuovamente il 24 ottobre alle 11.30.

Ore 17.40 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) La sconfitta di sabato contro il Parma ha fatto male? Pazienza, il Pordenone può consolarsi sapendo di aver già scritto la storia. Le prime 5 giornate della stagione in corso, infatti, sono da record: dal 1920 i ramarri non avevano mai totalizzato così tanti punti (10) dopo i 5 turni iniziali di un campionato professionistico. Ci è riuscito Bruno Tedino, che dopo la posizione più alta mai raggiunta dal Pordenone in Terza serie (primo posto fino a sabato, secondo al termine del 2015-16) mette un altro trofeo simbolico nella sua personalissima bacheca. E aggiorna la hall of fame neroverde. Il primo riferimento è l’anno scorso, culminato sì con l’entusiasmante rincorsa ai playoff, ma iniziato a ritmo più blando rispetto a quanto sta accadendo oggi. Dopo 450’ i ramarri viaggiavano veloci, ma non abbastanza per raggiungere il ritmo del gruppo attuale. Nel settembre 2015 i punti totalizzati alla quinta d’andata furono 9 (decisivo il poker alla Pro Patria), uno in meno di quelli portati a casa da Rachid Arma e compagni. Non considerando la stagione 2014-15 (l’inizio fu balbettante, alla guida c’era Lamberto Zauli che poi fu esonerato), anche tornando all’ultimo Pordenone professionista (C2, 2002-03) non si trova una partenza simile a quella di quest’anno. La squadra che chiuse il campionato con il fallimento e lo scivolone in Eccellenza in 5 giornate totalizzò 7 punti, 3 meno del Grande ramarro di Tedino. Poi ci sono i favolosi anni ’80, quelli giocati praticamente sempre tra i pro, in C2. Una belle époque neroverde che però non riuscì a raggiungere i livelli attuali. Al massimo gli undici di allora eguagliarono il ritmo mantenuto dal Pordenone dell’anno scorso. Mai 10 punti in 5 turni, insomma. Lo stesso discorso vale per i primi anni ’60, quando il club del capoluogo non raggiunse nemmeno quota 8. A Marcerata, sabato pomeriggio, si potrà consolidare e incrementare il primato, aggiungendo un altro tassello a una storia che il Pordenone – sconfitta con gli emiliani a parte – sta riscrivendo di settimana in settimana. Tanto da avere pure il record degli abbonati dell’”era moderna”: 440.

Ore 17.20 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) La figura dei nordafricani in Italia è sistematicamente associata al commercio ambulante. Rachid Arma invece “commercia” gol, vendendo sogni al popolo neroverde. Anzi, li regala. L’attaccante marocchino, nato ad Ait Ourden Resmouka, ex Vicenza, Cittadella e Torino in serie B, attualmente capocannoniere del girone nordorientale di LegaPro con 5 gol in altrettante partite, è già diventato il beniamino dei supporter naoniani. Lo si trova spesso in giro per la città e altrettanto spesso i tifosi lo fermano per complimentarsi con lui, incitarlo e chiedergli notizie della squadra. Rachid non si sottrae. Anzi, condivide speranze e ambizioni del popolo neroverde. CI DIVERTIREMO – Vinceremo il campionato? È una delle domande che vengono fatte a Rachid più frequentemente. «Non lo so – risponde il maghrebino, esibendo il suo sorriso -. Ma so che ci divertiremo, sia noi in campo che voi sugli spalti». Un concetto espresso anche a tuttomercatoweb. «A Pordenone è stato ricreato un bell’entusiamo – racconta Rachid -. Allo stadio viene tanta gente, anche perché stiamo giocando bene. Dove arriveremo? Tante altre società del girone B hanno speso più del Pordenone. Sulla carta ci sono almeno 7 o 8 club molto forti. Nessuno però ha ancora dimostrato di poter “ammazzare” il campionato. Noi proveremo a dire la nostra e a dare fastidio a tutti». PARMA, PECCATO – Sui social qualche tifoso del Parma, dopo il 2-4 di sabato scorso, ha sfottuto Arma postando «Hai preferito Pordenone? Sei servito!». Sorride ancora, Rachid. «Qui – continua – stiamo benissimo, sia io che la mia compagna. La gente è socievole e discreta al tempo stesso. La società organizzatissima. Sono felice. Peccato per la sconfitta con il Parma. I miei gol (una doppietta, ndr) – allarga le braccia – non sono serviti a niente. Poteva starci il pareggio. Abbiamo fatto un’ora di gioco molto buono. Poi però abbiamo commesso qualche errore che ha compromesso la partita». ATTENZIONE A MACERATA – «All’Helvia Recina – Rachid è già con la testa al match di sabato alle 16.30 – dovremo essere più concentrati, e per tutta la partita. Da parte mia cercherò di segnare tanti altri gol, a partire dalla sfida con la Maceratese, per portare tanti punti nella bisaccia neroverde». PRIMO AMORE – Immancabile la domanda: Tedino è il miglior tecnico avuto in carriera? «Tedino è bravissimo – risponde Arma -. Però il più importante per me finora è stato Aldo Dolcetti, mister della Spal, alla mia prima esperienza in C. Mi diceva che ero l’attaccante che cercava, credeva in me e – conclude il nuovo idolo neroverde – mi ha cambiato la carriera: lo ringrazierò sempre». Come per Luca “Veleno” Cattaneo, che aveva indicato in Giampiero Erbetta il suo allenatore preferito, anche per Rachid il primo amore non si scorda mai.

Ore 17.00 – (Messaggero Veneto) Sabato a Macerata il Pordenone dovrà fare a meno di due giocatori importanti, Andrea Ingegneri e Sergiu Suciu. Il difensore e il centrocampista, entrambi titolari, anche ieri si sono allenati a parte e il tecnico Tedino ha escluso un loro recupero per la sfida nelle Marche. Visto il momento della stagione e il Venezia all’orizzonte lo staff ha scelto di curare al meglio i due e averli al top la settimana successiva. Suciu (classe ’90) salta e il primo match da quando è in neroverde mentre il centrale difensivo è costretto a dare forfait per la seconda volta di fila. Tedino ieri ha provato diverse soluzioni nella partitella a ranghi misti. Ha iniziato nel primo tempo con Buratto al posto dell’ex Crotone come mezzala sinistra del centrocampo a tre e ha poi inserito al posto di Ingegneri Pellegrini. Il modulo era il 4-3-3, con davanti Berrettoni, Arma e Martignago. Poi Tedino ha sperimentato il 4-4-1-1 con Pellegrini sempre al fianco di Stefani al centro della difesa, Semenzato e De Agostini sulle fasce, Buratto e Martignago come esterni di centrocampo e la coppia Burrai-Misuraca interni. Davanti sempre Arma e Berrettoni. In un ultima battuta, sempre col 4-4-2, ha tentato la soluzione con De Agostini al centro della difesa, Semenzato e Pellegrini sugli esterni, Cattaneo e Martignago ali e Pietribiasi al fianco di Arma davanti. Come si vede i sostituiti dei due infortunati, salvo clamorose sorprese, saranno Pellegrini e Buratto. Da stabilire come mettere in campo la squadra, se col 4-3-3 o col 4-4-2. Intanto si rinforza una squadra del girone, vale a dire il Teramo. Il club abruzzese ha ingaggiato il terzino ex Venezia Simone Sales, classe ’88, la scorsa stagione alla Carrarese in Lega Pro. Per l’esterno, che era svincolato, pronto un contratto biennale con opzione sul terzo anno.

Ore 16.40 – (Messaggero Veneto) Tre milioni e 430 mila euro. Non è una cifra a caso, anzi. Sono numeri molto importanti e si riferiscono alla rosa del Pordenone. Secondo transfermarkt.it, uno dei portali di riferimento per ciò che concerne il calcio italiano, sarebbe questo il valore di mercato del gruppo a disposizione di Tedino. Un patrimonio di risorse umano da quasi 4 milioni di euro che, a quanto si apprende, non è uno dei più elevati del girone B della Lega Pro: in questa speciale classifica il Pordenone si trova al decimo posto, ben più sotto di quanto sia in campionato (dove è secondo). Questo dato fa in parte capire la bontà del lavoro svolto da Tedino, il suo staff e la società. Davanti a tutti troviamo la Reggiana, il cui totale dei suoi giocatori è di 6,05 milioni di euro. La classifica. Con giocatori come Spanò (550 mila), Marchi (500), Sbaffo, Cesarini e Angiulli (450 mila) la società granata – tra le favorite al salto in serie B – guida facilmente e in maniera netta la classifica. Alle sue spalle, ben staccata, troviamo infatti la FeralpiSalò il cui gruppo di giocatori ha un valore totale di 4,73 milioni (Staiti e Settembrini i pezzi pregiati con 400 mila) e il Parma con 4,60 miloni (solo Scavone arriva a 800 mila). Giù dal podio e a seguire Bassano (4,55), Venezia (4,45), Modena (4,20), Padova (3,88), Teramo (3,83), Mantova (3,75) e quindi il Pordenone con 3,43. A chiudere il gruppo il Forlì, il cui valore della sua rosa ammonta a 1,68 milioni. Poco sopra il Fano (1,98) e quindi la Maceratese (2,25), prossimo avversario dei neroverdi. La rosa neroverde. É il centrocampo il pezzo pregiato del roster del team cittadino. Il suo valore arriva a 1,4 milioni, di molto superiore all’attacco – “fermo” a 925 mila -, difesa (875 mila) e porta (225 mila). Il giocatore con il maggiore valore è Gianvito Misuraca, il cui prezzo di vendita potrebbe essere fissato a 375 mila. Seguono Luca Cattaneo (considerato centrocampista dal sito) con 350 mila e quindi Rachid Arma con 300 mila (e primo attaccante). Il difensore più “costoso” sarebbe Daniel Semenzato (250 mila), il portiere Matteo Tomei con 200 mila. All’opposto è Marco D’Arsiè, il numero dodici dei neroverdi, quello col minor valore, 25 mila euro. Poco più sopra Giulio Parodi, il difensore della Juventus (50 mila), Marco De Anna, Riccardo Martignago e Luca Salamon, anche loro a 50 mila. Berrettoni e Burrai valgono 75 mila euro, così come Marchi e Gerbaudo; De Agostini 100 mila, mentre Buratto, Azzi, Raffini, Ingegneri e Stefani 125 mila. A 150 mila troviamo Eros Pellegrini, a 175 Jeremie Broh con Sergiu Suciu e a 200 mila (con Tomei) Stefano Pietribiasi. Il record. La stagione scorsa il giocatore con più valore dei neroverdi era Stefano Beltrame, quotato 375 mila euro. Seguivano poi Pederzoli, Pasa e Cattaneo a 250 mila. Il “prezzo” di quest’ultimo è salito di 100 mila euro da un anno all’altro. Il giocatore più costoso del girone B? E’ Amidu Salifu, centrocampista classe ’92 del Mantova in prestito dalla Fiorentina. È valutato 900 mila euro.

Ore 16.20 – (Corriere del Veneto, edizione di Vicenza) Parola d’ordine, ripartire: il Bassano punta dritto a sabato, quando al Mercante arriverà il Santarcangelo, per invertire la rotta delle ultime due partite in cui è arrivato appena un punto. Vera e propria mina vagante di questo inizio di campionato, capace di mettere in difficoltà qualsiasi avversario, la squadra di Michele Marcolini può essere la trappola perfetta. «Ci dispiace che non arrivino i risultati — spiega l’esterno giallorosso Giovanni Formiconi — fa male all’orgoglio ma ci fa capire, ancora una volta, quanto questo campionato sia duro. Non abbiamo mai subito l’avversario, i gol sono quasi sempre nati da errori banali. Ci stiamo lavorando». Ora il Santarcangelo. «Possono essere considerati la sorpresa di questo inizio campionato — ammette Formiconi — è una squadra ostica guidata da un bravo allenatore. Noi affrontiamo tutte le gare con la stessa mentalità, dando il massimo». Ore  – (Giornale di Vicenza) In nome del padre e adesso del figlio. Come vi avevamo anticipato inestate Pierluigi Formiconi, papà di Giovanni, è un nome tutelare della pallanuoto azzurra e non solo. Era lui il cittì del Setterosa che entrò nella storia conquistando l’oro olimpico ad Atene 2004. C’era sempre lui a guidare stavolta il Settebello due anni più tardi e successivamente la Lazio (passione di famiglia) in A1, prima di tuffarsi di nuovo tra le donne (scudetto, Coppa Italia e Supercoppa alla guida del Catania femminile). Ora è tornato a casa alla Sis Roma. Adesso a 68 anni compiuti, Formiconi senior si divide tra la vasca e il Bassano di cui è diventato tifosissimo a distanza. «A Teramo è venuto a seguirci, voleva esserci anche ad Ancona ma non ce l’ha fatta per una questione di orari – confida il prode figliolo. Allora quando non può essere presente ci guarda in streaming anche se non è proprio un mago del computer». In compenso non gli risparmia nulla. «Se faccio bene mi dice bravo e stop. Se invece vado male me lo rimarca. Anche se da adulto ora è diverso. Non è più come quando ero ragazzino che non si faceva scrupoli. “Sei proprio una pippa…” sentenziava se giocavo sottotono. Giovanni intanto di Bassano apprezza il clima. «È l’ideale – dice – lo scorso anno a Cremona c’era spesso nebbia».

Ore 16.00 – (Giornale di Vicenza) Giovanni Formiconi quando non è impegnato a recitare da uomo bionico con tre salvataggi lunari sulla linea uno dietro l’altro, fa anche il terzino destro. E quindi è anche il più indicato a rispondere sul momento un po’ sbilenco del pacchetto arretrato virtussino. «Cominciamo col dire che questa dell’ultima settimana è stata una flessione di risultati e non di rendimento poiché sinora non ci ha messo sotto nessuno per davvero – chiarisce il difensore romano e laziale di cuore -. Si è trattato di errori individuali e di gruppo sui quali stiamo lavorando ogni giorno per correggerci. In questo senso D’Angelo è un martello, un perfezionista che cura nel dettaglio ogni particolare per progredire in ogni aspetto. Sono convinto che alzando ulteriormente la soglia dell’attenzione taluni errori banali spariranno». Formiconi si riferisce ad alcuni episodi specifici. «Certo, brucia in modo inaudito mollare punti con rivali come Alto Adige e Lumezzane che sul campo si sono dimostrati inferiori – prosegue -. In entrambi i casi la partita l’abbiamo condotta noi, creando più degli avversari. Si tratta di un campionato durissimo dove tutti possono battere tutti». La testa già al braccio di ferro di sabato col Santarcangelo al Mercante. «Li considero una rivelazione anche se possiedono un eccellente organico e un ottimo tecnico – riflette il giocatore -. Però nel nostro stadio non deve esserci spazio per nessuno, dobbiamo imporre la legge del Bassano. Tra di noi c’è una voglia matta di tornare alla vittoria perché resto dell’idea che siamo una gran bella squadra e un gruppo ancora migliore. All’atto pratico siamo in linea con le aspettative». Sabato può cambiare le prospettive, non solo gli umori.

Ore 15.10 – (Gazzettino, edizione di Venezia) Difesa ma non solo, quale volto per il Venezia anti-Lumezzane? Dopodomani al Penzo gli arancioneroverdi primi della classe riceveranno i bresciani – ore 16.30 – e il tecnico Pippo Inzaghi è al lavoro per ridisegnare, stavolta più forzatamente che per scelta, l’undici titolare. Le squalifiche dei terzini Baldanzeddu e Garofalo aprono diversi scenari, ma mentre a sinistra Pellicanò è favorito su Galli, a destra le opzioni vanno dall’inserimento di un esterno di ruolo come Luciani all’adattamento dei centrali Cernuto e Malomo, fino all’arretramento di Fabris. Sul fronte offensivo, invece, con Marsura possibile conferma per il tandem Ferrari-Geijo. «Piano piano sto arrivando alla migliore condizione – assicura Alex Geijo, decisivo ad Ancona con l’assist vincente per Marsura – e sono sicuro che anche noi punte troveremo il gol, fermo restando che la forza del Venezia è proprio la pericolosità di squadra. I sette punti in tre gare e il primato fanno bene al morale e danno convinzione, dobbiamo imparare ad avere pazienza in attesa di trovare spazi e, Ancona insegna, a non cadere nella provocazioni. Con il Lumezzane vogliamo superare l’ennesimo esame». ABBONAMENTI – Considerato l'”effetto Inzaghi” ci si poteva aspettare di più, tuttavia con 1.108 tessere sottoscritte il trend è positivo per la terza stagione di fila. Un dato superiore sia alla serie D dello scorso anno, nonostante il mancato abbonamento degli ultras della Curva Sud (contrari alla Supporter Card), sia ai tre campionati di Lega Pro dell’era-Korablin (629, 480 e 571). Dati alla mano (il Venezia dai 1.108 fedelissimi ha incassato 94.336 euro) ha funzionato la riapertura dei distinti Solesin, i più gettonati con 527 abbonamenti, quasi il doppio dei 269 di curva cui vanno aggiunti i 184 di tribuna laterale e i 128 di centrale. LEGA PRO – Il direttivo ha istituito un gruppo di lavoro con dirigenti di club che entro due mesi presenterà un progetto di riforma dei campionati: a coordinarlo Andreoletti (Albinoleffe) con i membri Camilli (Viterbese), Cavagna (Lumezzane), Compagni (Reggiana) e Toccafondi (Prato). La Lega Pro ha convocato l’assemblea elettiva per il 24 ottobre e ricorrerà al Collegio di garanzia del Coni contro la sospensione della stessa assemblea del 12 settembre decisa dal Tribunale federale.

Ore 14.50 – (Corriere del Veneto, edizione di Venezia) «Non mi era mai capitato di terminare una partita in otto. Per fortuna alla fine ci è andata bene lo stesso, ma questo ci penalizzerà per il futuro». In carriera Alex Geijo ne ha viste tante, ma le tre espulsioni con l’Ancona sono una novità anche per lui. E la conseguenza è che il Venezia dovrà fare a meno di Garofalo e Baldanzeddu per due giornate e di Moreo per la partita con il Lumezzane. «Ci deve servire da lezione – aggiunge l’attaccante spagnolo – dobbiamo imparare a non cadere nelle provocazioni dei nostri avversari. Con l’Ancona sapevamo che c’era il rischio che la partita prendesse questa piega ma ci siamo innervositi». Adesso gli arancioneroverdi preparano la sfida di sabato al Penzo (ore 16,30) con il «Lume» e Inzaghi dovrà ridisegnare la formazione (sempre out per infortunio Fabiano). Dovrà sostituire i due terzini con Malomo, Luciani e Fabris candidati per la fascia destra e Pellicanò per quella sinistra. Davanti, invece, Geijo dovrebbe essere riconfermato, dopo l’ottima prova di Ancona: suo il passaggio tramutato in gol da Marsura e quello per Ferrari, sciupato davanti alla porta. «Sono contento di come stiamo lavorando, non è importante chi segna, conta il risultato. Sappiamo che dobbiamo lavorare molto ma questa è anche la nostra forza. Mi sono trovato bene in coppia con Ferrari, siamo complementari». Intanto la società aspetta di ottenere gli incartamenti per valutare se presentare ricorso almeno per la squalifica di Baldanzeddu. C’è tempo sette giorni e, nel caso, si punta ad uno sconto in vista della trasferta di Pordenone. Martedì, infine, al Taliercio, la presentazione delle giovanili di Venezia Soccer Academy, gemellata alla società arancioneroverde.

Ore 14.30 – (La Nuova Venezia) In attesa del primo gol, si è trasformato in uomo-assist: una verticalizzazione vellutata per lanciare Marsura verso l’area avversaria. Alexandre Geijo non perde mai il buon umore, non l’aveva perso nemmeno tra luglio e agosto quando un infortunio al primo allenamento a Piancavallo lo aveva costretto ai box per quattro settimane, disertando tutte le amichevoli precampionato. «Sì, mi è riuscito bene il passaggio», ha spiegato l’attaccante spagnolo nato in Svizzera, 5 presenze in campionato, di cui due da titolare con Reggiana e Parma per complessivi 221’ giocati, «poi Marsura ci ha messo del suo nel concludere l’azione e battere il portiere con un bel diagonale». L’esterno sinistro di Valdobbiadene è il quinto giocatore del Venezia a segnare in campionato dopo Fabiano, Modolo, Moreo e Domizzi. «Credo non sia fondamentale chi segna, ma portare a casa i tre punti», osserva Geijo, «con le occasioni che crea il Venezia in ogni partita, arriverà anche il mio momento». Venezia che non potrà disporre di Baldanzeddu, Garofalo e Moreo, squalificati, contro il Lumezzane, in aggiunta all’infortunato Fabiano. «Non mi ricordo un’altra partita in cui ho finito in otto», spiega Geijo, «per fortuna l’abbiamo vinta, ma deve servirci da monito per i prossimi incontri. Sappiamo che sarà così tutta la stagione, dovremo essere abili a non cadere nelle provocazioni e a non reagire». Attacco a tre, attacco con due punte centrali, Geijo non si scompone. «Quando c’è la condizione, riesci ad adattarsi a qualsiasi soluzione tattica e noi, per fortuna, ne possediamo parecchie. Siamo giocatori con caratteristiche diverse, anche io, Ferrari e Moreo che siamo più attaccanti d’area». Parole dolci per Pippo Inzaghi. «Questa settimana abbiamo potuto lavorare meglio, vogliamo allungare la striscia vincente anche con il Lumezzane per conservare il primo posto in classifica». Prevendita. È partita la prevendita, che rimarrà attiva fino al fischio d’inizio, per la partita con il Lumezzane, in programma al Penzo sabato pomeriggio (inizio ore 16.30).

Ore 14.00 – (Corriere del Veneto, edizione di Vicenza) Sono trascorsi solo quattro giorni tra il successo di Salerno e la sconfitta di Ascoli, ma i due Vicenza scesi in campo sono stati completamente diversi. Determinato e deciso quello visto in Campania, molle ed arrendevole al Del Duca, dove non ha funzionato nulla. «La nostra prestazione è da cancellare — spiega un deluso Franco Lerda — contro l’Ascoli si può dire che non siamo nemmeno scesi in campo. Abbiamo perso una partita contro una squadra che ha giocato una partita sufficiente, ma noi siamo stati quasi impresentabili… Abbiamo costruito poco, in campo abbiamo avuto scarsa determinazione, e commesso tantissimi errori tecnici; sono molto deluso perché in poco tempo abbiamo cambiato completamente faccia, mostrando stavolta quella peggiore». Lerda è un misto di delusione ed arrabbiatura, proprio non gli va giù il modo con cui la sua squadra ha perso contro l’Ascoli. «Loro hanno vinto meritatamente e facendo il minimo sindacale — sottolinea il tecnico del Vicenza — noi abbiamo fatto collezione di errori di passaggio e cross fuori misura; abbiamo perso una serie di palloni in zone del campo in cui certi errori non si possono commettere e la cosa è accaduta più volte. Magari la prima ti va bene, ma se perseveri nell’errore prima l’avversario ti punisce come poi è accaduto». Lerda contesta il rigore che ha spianato la strada all’Ascoli, ma con apprezzabile onestà è il primo ad ammettere che il Vicenza avrebbe probabilmente perso lo stesso. «Il contrasto tra Gatto ed Adejo non mi è sembrato falloso — spiega l’allenatore dei biancorossi — spingevano e si trattenevano tutti e due. L’arbitro ha deciso per il penalty e per noi la partita è finita lì, visto che siamo rimasti in dieci: Adejo ci mancherà sabato e questa è la cosa che più mi dispiace. Purtroppo mancherà anche Rizzo a centrocampo, in un reparto dove in questo momento abbiamo poche alternative considerato che Bellomo viene da un lungo infortunio e H’Maidat è arrivato con una condizione fisica precaria e non è ancora pronto. Al momento non so ancora quale soluzione sceglierò, valuterò con attenzione anche chi recupererà meglio visto che si tratta della terza gara in otto giorni». Quello che è certo è che il Vicenza contro l’Avellino è chiamato ad un pronto riscatto, mettendo in campo quella grinta e quella determinazione che sono qualità fondamentali in serie B e che ad Ascoli sono mancate. Tenendo conto poi che i campani hanno sì perso martedì in casa con il Cittadella, ma giocando una partita tanto intensa quanto sfortunata. «Ancora non mi capacito di come la squadra — dice Lerda — si sia trasformata in negativo in quattro giorni. Adesso non resta che guardare avanti, sabato affronteremo una squadra che avrà grande voglia di riscatto. La nostra però dovrà essere più grande, dovremo volere a tutti i costi questi tre punti».

Ore 13.40 – (Giornale di Vicenza) Nella terra che trema ancora (scossa di 4,1 Richter la notte scorsa, sopralluoghi in aumento, 50 abitazioni evacuate nella sola Ascoli) lo sport regala un sorriso pieno ai bianconeri del Picchio e ai loro calorosissimi sostenitori. Mentre l’ex biancorosso Leonardo Gatto – con 400mila euro sarà tutto della società del presidente Bellini, il quale investe e ha progetti concreti per il nuovo stadio, già con ruspe al lavoro – rispedisce a casa il Vicenza con la coda fra le gambe, i commenti del giorno dopo sono trasversali a ceto e località: Ascoli autorevole per gioco, determinazione, gol e conseguenti 3 punti, Vicenza inconsistente e strapazzato da uomini e idee prima ancora che dal dinamico 4-3-3 ideato da Aglietti. Lo senti dire al bar Stadio in viale Rozzi Costantino, tempio definitivo del calcio che non c’é più (altrove, qui resiste) dove tra sciarpe, foto, poster, autografi, gagliardetti, libri, almanacchi, panini, birre e caffè corretto anisetta se dici il nome di Bardin Adriano c’è qualche avventore che ti snocciola la formazione del Del Duca Ascoli campionato 1965-1966, serie C, scusate se è poco; lo senti poi dire, di questo impalpabile Lane piegato dai bianconeri di casa, nel salotto buono, anzi eccelso di piazza del Popolo dove lo scorso anno a Pasqua capannelli di dotti tecnici stroncavano Mangia per esaltare le virtù pallonare della banda Lerda. Da qui, quel giorno, cominciò la resurrezione del Vicenza; da qui presidente Pastorelli, staff tecnico e giocatori dovranno cercare di ripartire per mettere le cose a posto.Un episodio? Dopo Salerno avevamo invitato alla prudenza rinviando alla tappa del Del Duca na più approfondita e completa valutazione. Purtroppo per il Vicenza la realtà nuda e cruda dice che c’è ancora molto da fare; dice che la difesa (sabato non ci sarà Adejo, espulso in occasione dell’assai dubbio rigore del 2-0) necessita di una robusta revisione che magari possa rimettere in circuito il giovane Bianchi, apprezzatissimo nelle prime due giornate; suggerisce che il centrocampo non può trovare sempre serate magiche nelle quali uno come Signori canta, porta la croce e segna pure; sottolinea infine che l’attacco… bè, resta l’incompiuta: perdurando l’astinenza di Galano e Raicevic e con il Vita che visto ad Ascoli era troppo brutto per essere vero, chi la caccia dentro? A pochi giorni dal ritorno al Menti dove è annunciato un Avellino in piena crisi dopo la sconfitta interna patita dallo straordinario Cittadella, la radiografia essenziale da allegare alla cartella clinica di un Vicenza febbricitante, spaesato, in cerca di un autore e di un’identità, parla di 4 punti raccolti in 5 gare – e questo tutto sommato resta il dato più confortante considerate le previsioni della vigilia di campionato; ma anche se non soprattutto di 9 gol subiti a fronte dei 3 fatti in un sol colpo. Non è tanto questione di quantità ma di “non qualità”: l’estetica non c’entra, aritmetica e tipologia di gioco, sì.

Ore 13.30 – (Giornale di Vicenza) Ci voleva un’altra prestazione come quella di Salerno per proseguire sulla buona strada. Ad Ascoli, invece, il Vicenza si è esibito in una prova scialba e fumosa, che ha portato ad una sconfitta parsa inevitabile visto l’andamento dell’incontro.La chiave. Non sembra solo una coincidenza statistica, infatti, che i dati forniti dalla Lega siano diametralmente opposti rispetto a quelli registrati contro la Salernitana. Al contrario di quella partita vittoriosa, stavolta il Vicenza ha tenuto palla più a lungo (57% contro 43% dei marchigiani) ed è stato per più tempo nella metà campo avversaria (9 minuti e 24 secondi contro 6 minuti e 3 secondi), ma senza riuscire ad incidere: appena 1 tiro nello specchio della porta, per un indice sintetico di pericolosità precipitato a 24,8 (su una scala da 1 a 100), mentre l’Ascoli si è attestato a 54,7.In evidenza. A far bella figura tra i bianconeri è stato in particolare l’ex biancorosso Davide Gatto, che ha sfruttato un passo ben più rapido rispetto ad uno Zaccardo in chiara difficoltà, e accentrandosi dalla sinistra è arrivato a concludere verso la porta di Benussi più volte di tutti (4). Proprio Gatto, peraltro, è stato protagonista anche dell’incursione che ha provocato il rigore del 2-0 per il contatto in area con Adejo. L’episodio, a dire il vero, è parso subito alquanto dubbio, tanto che la Procura Federale aveva segnalato al Giudice Sportivo la possibilità di un “comportamento gravemente antisportivo” (ovvero una simulazione); il Giudice però ha deciso di non sanzionare l’attaccante dell’Ascoli “in quanto appare evidente il contatto tra i due giocatori”. Che poi il contatto fosse consistito più in uno strattonamento della maglia da parte di Gatto che in una spinta di Adejo, questo non stava al Giudice deciderlo: aveva già deciso sul campo l’arbitro Piccinini, decretando il contestato calcio di rigore e l’espulsione del difensore biancorosso.Meno due. Di conseguenza, inevitabilmente, Adejo è stato pure squalificato per un turno e non ci sarà sabato al Menti contro l’Avellino, così come è da escludere la presenza di Rizzo, uscito per un problema muscolare al flessore sinistro la cui entità dovrebbe essere chiarita oggi dagli esami strumentali. Il Vicenza ripartirà dunque da meno due, ma sconteranno un pesante meno uno anche gli irpini: il centravanti Gigi Castaldo, infatti, nella sconfitta di martedì contro il sempre più sorprendente Cittadella ha riportato la frattura composta della quarta e quinta costola. Sarà regolarmente in panchina, invece, il tecnico dei campani Domenico Toscano, allontanato dal campo nel finale di gara per essere uscito dall’area tecnica ma solo ammonito dal Giudice Sportivo.

Ore 13.00 – (Gazzettino) C’è una regola (non scritta) nel calcio che dice “squadra che vince non si cambia”. Ebbene, Roberto Venturato ad Avellino l’ha stravolta, cambiando sette undicesimi della formazione che il sabato prima aveva nettamente sconfitto il Novara, al termine di novanta minuti di grande calcio. Un turnover massiccio, ma non chiamiamolo così, perché il tecnico granata considera tutti i giocatori sullo stesso piano, senza distinzione alcuna. Ecco perché Andrea Arrighini, l’eroe del Partenio, non è particolarmente sorpreso delle scelte fatte dal suo allenatore: «Venturato lo ripete sempre, siamo una squadra con tutti titolari. Chiunque scenda in campo dà l’anima, seguendo alla lettera i suoi dettami. E nelle ultime due gare si è visto, specialmente ad Avellino, dove pur cambiando tanto siamo comunque riusciti ad avere la meglio. Lo definiamo “turnover” per comodità, ma sono semplici scelte dell’allenatore». Cinque vittorie di fila, il Cittadella è sulla bocca di tutti. Difficile nascondersi ancora. «Invece no, perché il nostro credo si basa sull’affrontare ogni partita con grande umiltà, senza pensare a quella successiva. Ogni altro discorso è inutile. Siamo una grande famiglia, si lavora bene e serenamente, la società non ci fa mai mancare niente. È questo che conta veramente. Certo, abbiamo fatto un grande inizio e tutti ci rispettano, contrariamente forse a quelli che erano i pronostici di inizio stagione, ma dobbiamo restare con i piedi per terra, e lo faremo». Il successo di Avellino porta la sua firma. Fare gol all’ex squadra ha sempre un sapore particolare. «Prima di tutto sono contento per i tre punti, perché dopo le prime quattro giornate, martedì abbiamo incontrato vere difficoltà, giocando su un campo difficile, sintetico, in un clima particolare con la squadra di Toscano costretta a vincere per tirarsi fuori dai bassifondi. A livello personale ci tenevo a regalare una grande gioia a Marchetti che mi ha prelevato dall’Avellino, società che invece non ha voluto puntare e credere su di me». Dopo il gol la corsa verso la panchina ad abbracciare il direttore generale. C’è un feeling particolare tra voi. «Marchetti vuole bene a tutti noi. Ci tratta come figli, ma pretende tanto in cambio, è giusto così. Finita la partita con il Novara, negli spogliatoi, mi aveva detto che martedì sarebbe toccato a me, e che si aspettava l’abbraccio dopo un mio gol. Così è stato, glielo avevo promesso già nell’estate scorsa, dopo le fatiche per avermi prelevato dall’Avellino». Il Cittadella vanta il miglior attacco della serie B, può contare su lei, Strizzolo e Litteri, più il giovane Kouamé che abbiamo visto debuttare con il Novara. C’è rivalità tra voi? «La concorrenza è sana ed è solo a livello sportivo, chi sta fuori lo fa con il sorriso sulle labbra e tifa per gli altri. Siamo tutti amici, dentro e fuori». Quale le insidie maggiori con il Brescia? «Si sta riprendendo dopo un avvio opaco, ha grandi individualità, ma noi vogliamo allungare la striscia positiva». In tutta confidenza, si sarebbe mai aspettato un avvio così strabiliante del Cittadella? «Sì, perché l’ossatura della squadra dello scorso anno è rimasta tale, i nuovi si sono integrati subito e sin dal ritiro stiamo lavorando sodo. Sappiamo che ci sono squadre più attrezzate della nostra, ma non si vince con i nomi bensì con la voglia, la grinta e l’umiltà. E il Cittadella vuole togliersi tante belle soddisfazioni».

Ore 12.50 – (Gazzettino) Cinque vittorie su cinque partite, 13 gol segnati e tre subiti, cinque punti di vantaggio sulla seconda (Verona) e sette sulle terze. A Cittadella ci si stropiccia gli occhi per il cammino da record dell’undici di Venturato, sempre più al centro della ribalta calcistica nazionale. Da quando vengono assegnati i tre punti a vittoria, in serie B soltanto quattro squadre erano riuscite in precedenza a ottenere quindici punti nelle prime cinque giornate e tre di queste hanno poi festeggiato la promozione in serie A. È successo al Lecce di Ventura nella stagione 1996-97, al Torino nel torneo 2004-05 e, più recentemente, al Sassuolo nel campionato 2012-13. È andata meno bene al Brescia (2007-08), poi eliminato alle semifinali play off dall’Albinoleffe. E sabato i granata potrebbero entrare nella storia in solitaria dato che le formazioni sopra citate alla sesta di giornata hanno tutte perso o pareggiato. E per una curiosa coincidenza il prossimo ostacolo di Iori e colleghi è proprio il Brescia, una delle “rivali” in questa statistica, ma anche la compagine che frenò il Cittadella nel precedente momento più alto della sua storia (play off di B 2009-10).

Ore 12.40 – (Gazzettino) Il Cittadella è rientrato ieri sera dalla vittoriosa trasferta di Avellino. Oggi pomeriggio l’allenamento, saranno da verificare le condizioni di Martin, costretto ad alzare bandiera bianca poco prima di scendere in campo al Partenio. Domattina la seduta rifinitura, sabato i granata ospiteranno il Brescia, inizio alle 15. Il mese di ottobre, poi, vedrà sei volte in campo la squadra di Venturato. Questi gli orari delle partite, dalla settima alla dodicesima giornata di campionato: Trapani-Cittadella sabato 1 ottobre alle 15, Cittadella-Frosinone sabato 8 ottobre alle 20.30, Perugia-Cittadella sabato 15 ottobre alle 15, Cittadella-Ascoli è anticipata a venerdì 21 alle 19, Spezia-Cittadella si giocherà lunedì 24 alle 20.30, infine Cittadella-Latina sabato 29 ottobre alle 15. Con Cittadella-Brescia si chiuderà anche la campagna abbonamenti, che ieri ha firmato il record storico con 1.670 tessere sottoscritte. Ci si può ancora abbonare alla sede di via Ca’ Dai Pase sia oggi che domani dalle 9 alle 12 e dalle 15 alle 18.

Ore 12.20 – (Mattino di Padova, editoriale di Stefano Edel dal titolo “Quei segnali che fanno capire molte cose…”) Tu chiamali, se vuoi, segnali… Prendendo a prestito le parole della celeberrima canzone di Lucio Battisti “Emozioni”, non possiamo non rilevare come tutto stia girando a favore del Cittadella, capolista indiscusso e con pieno merito del campionato cadetto. La fortuna aiuta gli audaci, si dice, ed è vero: in questo caso i granata di Venturato (a proposito, complimenti per le 300 panchine raggiunte l’altra sera ad Avellino) si sono guadagnati il favore della buona sorte soffrendo, e poi piazzando la stilettata mortale con l’ex Arrighini, in una gara che qualitativamente è parsa nettamente inferiore alle precedenti, ma che ha dimostrato in modo inequivocabile una “verità”: anche quando non è in giornata, il Citta trova il modo per fare centro. Se poi l’ex di casa (Ardemagni) gli dà una mano sbagliando un rigore, e se poi un altro giocatore irpino (Soumarè) si trasforma involontariamente in assist-man per la rete decisiva, beh, allora significa che i (famosi) segnali ci sono e lasciano intendere che questo possa davvero essere l’anno buono. Vincere dopo aver cambiato sette/undicesimi della formazione che aveva sovrastato il Novara sabato scorso conferma la validità del teorema Venturato: in questo gruppo di 25 giocatori (compresi i giovani Varnier, Caccin, Maniero, Fasolo e Kouamé) non ci sono titolari e riserve, ma tutti valgono allo stesso modo. Magari non è così, eppure i fatti danno ragione al tecnico: pur rischiando, ha infilato la quinta “perla” nella sua preziosa collana e consentito ad alcuni “senatori” di rifiatare. Così fra due giorni, contro il Brescia, avremo probabilmente un Cittadella più tonico e “fresco” di quello che sarebbe stato se al Partenio avessero giocato i soliti undici. Stabilito un record (oltre a Brescia, Torino e Sassuolo c’è stato anche il Lecce ad essersi fregiato di 5 vittorie su 5 nell’era dei 3 punti, stagione 1996/97), la prima della classe ha il dovere, a questo punto, di insistere. Può sbarazzarsi della compagnia appena citata issandosi da solo sul pennone dei sei successi consecutivi, ma soprattutto può sfruttare la partenza difficile di molte avversarie accreditate nella corsa alla promozione o, in subordine, ai playoff per consolidare il proprio primato. Con tenacia, grinta e convinzione. L’autostima è alta, la mentalità da grande te la costruisci strada facendo, i numeri (già doppia cifra come gol segnati) sono impressionanti. E poi tutti sono contenti, ma con misura: sanno che ci saranno pure i momenti difficili. L’importante è che arrivino il più tardi possibile…

Ore 12.10 – (Mattino di Padova) Miglior modo per festeggiare le 300 panchine nei campionati italiani non poteva esserci per Roberto Venturato, che ad Avellino ha raggiunto la cifra tonda, sommando le 217 tra i professionisti (B e Lega Pro) e le 83 in Serie D. Bilancio del tecnico di Atherton: 126 vittorie, 94 pareggi e 80 sconfitte. E nell’affermazione colta al Partenio le sue scelte hanno inciso molto, con un ampio turnover che ha stupito tutti, ma che alla fine ha pagato. «Turnover è una parola comoda da usare e tuttavia non rende bene l’idea per noi», puntualizza Andrea Arrighini, autore del gol della vittoria. «Qui siamo tutti titolari». Difficile tenere il profilo basso e nascondersi adesso. «Non lo è. Ora siamo sulla bocca di tutti e ci siamo guadagnati quel rispetto che ad inizio stagione non sempre ci veniva riconosciuto, ma, come dice il mister, dobbiamo restare con i piedi per terra e vivere gara dopo gara senza lanciarci in voli pindarici, perché la Serie B non è solo lunga, è pure strana». Quanto teneva a segnare all’Avellino? «È stata una serata speciale per me. È un gol importante perché, rispetto alle prime quattro partite, abbiamo trovato un avversario in grado di darci filo da torcere, e ci tenevo molto perché sono di proprietà dell’Avellino (che detiene ancora a tutti gli effetti il cartellino, sebbene il Cittadella a fine stagione potrà esercitare il diritto di riscatto, ndr), ma lì non hanno voluto puntare su di me». Dopo il gol è corso ad abbracciare il d.g. Marchetti. C’è un feeling particolare tra voi? «Mi ha fortemente voluto, gli devo tanto. Ha feeling con tutti noi, in realtà: ci tratta come figli, ma allo stesso tempo pretende anche tanto da ognuno. Vi racconto questo: dopo la partita con il Novara, sabato scorso Marchetti è venuto in spogliatoio a dirmi: “Guarda che martedì sera toccherà a te, voglio che tu faccia gol e che mi venga ad abbracciare…”. E così è stato. È una rete che in realtà gli avevo promesso già quando ho firmato per il Citta ad inizio estate, ed è un premio anche per lui». Lì davanti lei e Strizzolo vi giocate il posto accanto a Litteri, e anche Kouamé ha mostrato di poter dire la sua. C’è rivalità fra voi? «La nostra è sul serio una grande famiglia. Chi sta fuori è il primo tifoso di chi gioca, c’è una concorrenza molto sana e positiva. Siamo amici anche fuori dal campo e ci vogliamo bene. E ora che stiamo andando tutti a segno, speriamo di continuare». E adesso il Brescia (che affronterà il match senza il centrocampista albanese Ndoj, squalificato): quali saranno le insidie maggiori? «Ha qualità e giocatori importanti come Caracciolo e Morosini, ma siamo sicuri che proseguendo così possiamo mettere in difficoltà chiunque. Sappiamo che esistono squadre molto più attrezzate di noi, come Verona e Bari, tuttavia i campionati non si vincono con i soldi, ma con il gioco, la grinta e l’umiltà».

Ore 12.00 – (Mattino di Padova) Sono le 11.30 del mattino e Giuseppe Ferronato risponde con la voce ancora impastata dal sonno dalla sua abitazione di Borgo Treviso, a Cittadella. «Eh, cosa volete, mi sono appena svegliato dopo essere rientrato alle 6 da Avellino con il mio pullmino». Verrebbe da dire che l’effetto primato si vede anche da questi dettagli: ci sono tifosi disposti a sorbirsi 1.500 chilometri nel giro di meno di 24 ore, fra andata e ritorno, per tifare Cittadella. Verrebbe da dirlo, sì, se non fosse che Bepi Ferronato di sfacchinate del genere ne fa praticamente una ogni due settimane o quasi. Già, perché lui segue i granata in trasferta dai playoff promozione del 2008. «E da allora ne ho saltate soltanto un paio: quella a Perugia nell’anno della retrocessione e quella di Bolzano, in casa del Sudtirol, nel passato torneo, perché ero in Argentina a trovare mio figlio, che lavora lì come responsabile di un pastificio». C’è poco da stupirsi se ad ogni benedetta gara esterna, soprattutto se si gioca in posti lontani e gli aficionados al seguito sono pochi, le telecamere di Sky indugiano volentieri su di lui. Come quella volta a Bari, quando si trovò da solo sugli spalti del San Nicola con la sciarpa granata al collo, attorniato da 36 mila sostenitori pugliesi. Da allora le cose sono cambiate, perché il suo pullmino da 9 posti è sempre pieno, «anzi, ci sono una trentina di persone che a turno si danno il giro per venire con me e con le quali ogni volta dividiamo le spese, e 4 o 5 di loro sono presenze pressoché fisse. Partiamo ben forniti di soppressa, porchetta, vino e acqua e in genere facciamo una sosta all’autogrill, com’è successo pure andando ad Avellino. Ormai ci conoscono tutti e così capita che tifosi di casa o gli stessi poliziotti si fermino a mangiare fuori con noi. Stavolta, però, la partita si è chiusa con la contestazione agli uomini di Toscano e non c’era il clima adatto per restare. Abbiamo salutato i nostri giocatori, che sono venuti sotto la curva dopo la vittoria, e siamo ripartiti verso le 11 di sera. Con noi c’era anche il nostro piccolo portafortuna, Lorenzo Rossato, un bambino di 7 anni che ci accompagna spesso assieme a papà Mirco». Arrivo a Cittadella alle 6 del mattino, ecco spiegata la voce impastata dal sonno. «Ero montatore meccanico in una ditta che si occupa di lavaggio industriale e, da quando sono andato in pensione, ho finalmente più tempo da dedicare alla squadra. Appena posso, vado al campo: sarà meglio andare lì a seguire gli allenamenti che trascorrere i pomeriggi al bar, no?». Sessant’anni e due figli, Paolo, quello in Argentina, e Fabio, più appassionato di calcio, ma che, da quando lavora come camionista, ha più difficoltà a vedere le partite. E poi c’è la moglie Maria. Già, Bepi, ma è contenta la sua dolce metà di vederla sempre allo stadio? «Sì, perché è tifosa pure lei. E, quando non è stanca (lavora al biscottificio Lago di Galliera), mi segue». Lo confessi, ne ha viste tante, ma si sarà stupito nel vedere la formazione schierata ad Avellino, con tutti quei cambi rispetto al solito… «Come no? Siamo rimasti a bocca aperta. Ma, conoscendo Venturato, tutto sommato si poteva immaginare che rivoluzionasse la squadra. Lo ha sempre detto che avrebbero giocato tutti. E poi io, che seguo sempre gli allenamenti, mi sono fatto l’idea di quanto valga come allenatore: è uno che urla poco ma che lo fa quando serve, e ha saputo dare una fisionomia precisa al Citta. E quando, ad inizio stagione, alcuni altri tifosi mugugnavano per qualche amichevole poco brillante, io rispondevo: guardate che questa squadra è tanta roba». Insomma, sognare si può, specie se gli episodi girano bene com’è successo ad Avellino, con il rigore sprecato da Ardemagni e l’errore in disimpegno che ha favorito il gol di Arrighini. «Ah beh, la fortuna aiuta chi osa! E comunque Venturato ha ragione: restiamo con i piedi per terra, adesso mancano 35 punti alla salvezza».

Ore 11.40 – (Corriere del Veneto) Cinque partite, cinque vittorie, quindici punti conquistati. Cittadella 15, Verona 10, Vicenza 4. Il Cittadella vola, nessuno gli sta dietro, la corazzata Hellas insegue a meno cinque e il calendario della serie B sembra dare una mano a Roberto Venturato. Continua ad essere armonioso e ben distribuito quanto a difficoltà: in rapida successione Cittadella-Brescia sabato, Trapani-Cittadella subito dopo, Cittadella-Frosinone in anticipo tv, Perugia-Cittadella e Cittadella-Ascoli. E via via tutte le altre. Per il derby col Verona al Tombolato bisognerà attendere il 19 novembre. Quello sì, un derby coi fiocchi e dal sapore intenso. Per l’altro derby col Vicenza, la collocazione nel calendario è a dir poco suggestiva, visto che si giocherà la vigilia di Natale al Menti (Vicenza-Verona è in programma per il 10 dicembre). A dare una mano a Venturato sono pure gli ex. Andrea Arrighini, a segno con il gol decisivo ad Avellino e corso ad abbracciare Stefano Marchetti che aveva pronosticato la sua rete. E pure Matteo Ardemagni, presentatosi sul dischetto fallendo la trasformazione e condannando, di fatto, l’Avellino alla sconfitta, con il gol del Citta arrivato poco dopo. «E’ brutto che sia andata così — ha raccontato nel dopogara Ardemagni — ho pensato di angolarla, ma ho colpito male. Non ho alibi e sono qui a chiedere scusa a tutti. Ai tifosi, ai compagni e al mister. Abbiamo perso per colpa mia e mi assumo le responsabilità. Avremmo potuto vincere la prima partita — ha sottolineato l’attaccante — soffro dentro, date a me le colpe. Ho visto una squadra che aveva voglia di portare a casa la vittoria. In ripartenza, dopo l’errore dal dischetto, hanno trovato il gol. E’ il calcio, va così e bisogna accettarlo».

Ore 11.10 – (Gazzettino) Nell’allenamento il tecnico aveva schierato la formazione dei possibili titolari con il consueto 3-5-2, ma la situazione contingente potrebbe indurlo a qualche cambio sul fronte tattico che nella seduta a porte chiuse di oggi all’Appiani eventualmente sperimenterà. Ieri sera nel frattempo si è svolta la cena tra i giocatori che inizialmente era programmata per martedì. QUI TIFOSI. I biglietti per il settore ospiti (curva sud) dello stadio di Gubbio sono disponibili fino alle 19 di domani (10 euro + diritti) al sito bookingshow.it e a Casa Fortuna al centro commerciale La Corte di Mortise. I sostenitori biancoscudati potranno accedere anche alla tribuna laterale (18 euro). Resta però in forse il pullman organizzato dall’Aicb al costo di 15 euro comprensivo di un pasto: già occupati 35 posti, in assenza di ulteriori prenotazioni entro oggi (ai numeri 338-4578666 e 335-7072146), il mezzo verrà disdetto, mentre gli ultras si muoveranno con mezzi propri.

Ore 11.00 – (Gazzettino) «Il menisco – spiega il direttore generale Giorgio Zamuner – è una cosa abbastanza veloce e dalle prime notizie si tratterebbe di una rottura semplice, senza altre complicanze o interessamento dei legamenti, ma almeno trenta giorni per riprendere ci vogliono comunque. Siamo un po’ in emergenza per la concomitanza degli infortuni, ma di fronte a queste cose non si può fare nulla». L’assenza di Neto Pereira impoverisce infatti per sabato un reparto offensivo già penalizzato dall’indisponibilità di Alfageme, che deve scontare la seconda giornata di squalifica, di Marcandella – anche ieri per lui lavoro differenziato – e dalle condizioni fisiche non ancora al top di Germinale, rientrato di recente nel gruppo, impiegato nei minuti finali contro la Maceratese, ma con un’autonomia inevitabilmente limitata. Buone speranze di giocare dunque per il giovane Fantacci. Anche a centrocampo non mancano le defezioni dal momento che Brevi perderà con ogni probabilità due pedine: De Risio, vittima di un’elongazione al flessore della coscia destra, ieri è rimasto fermo mentre il brasiliano Filipe, reduce da una tallonite, ha lavorato ancora a parte e difficilmente sarà pronto per un posto da titolare a Gubbio, al contrario di Favalli, ieri regolarmente in campo con i compagni, per il quale si nutrono maggiori speranze.

Ore 10.50 – (Gazzettino) Lesione al menisco mediale del ginocchio sinistro per Neto Pereira che resterà fuori per almeno un mese: altra tegola per un Padova tutt’altro che fortunato sul fronte dell’infermeria. Il giocatore, uno degli elementi più brillanti della squadra, si è fatto male ieri pomeriggio ai campi della Guizza durante la partitella in famiglia a seguito di uno scontro fortuito con Ilari. Rimasto a terra dolorante per qualche minuto, il brasiliano è stato portato nella saletta massaggi in spalla dal fisioterapista Wais Baron per poi uscirne zoppicante e recarsi, accompagnato in auto, al Poliambulatorio Arcella per gli esami di rito da cui è emersa tale diagnosi. «Nei prossimi giorni – si legge nel comunicato della società – verrà sottoposto a specialistica per valutare il suo recupero». La visita si svolgerà oggi stesso a Padova, ancora non certi i tempi di recupero, ma è sicura la necessità di un intervento.

Ore 10.40 – (Gazzettino) Inevitabili con Sbraga due parole sulla difesa. «Non dà sensazione di sicurezza? Se togliamo Fano, non ricordo tante palle gol degli avversari. È anche una questione di equilibri perché se proponi e costruisci tanto, dietro si può rischiare l’uno contro uno, ma questo significa che l’allenatore ha fiducia in noi difensori». Brevi sta provando il 4-4-2. «A gara in corso già capita di farlo quando uno degli esterni scivola o un centrale si allarga, ma non è un problema di modulo. Quanto alla mia assenza con la Maceratese, in rosa ci sono giocatori importanti, dobbiamo fare 38 gare e tempo fa mi ero dovuto gestire per un fastidio all’adduttore. Quello che conta è che dia tutto chi entra». Sabato la trasferta a Gubbio. «L’idea che loro hanno il doppio dei nostri punti ci dà un po’ di fastidio. Dovremo essere tranquilli e convinti di quanto stiamo facendo».

Ore 10.30 – (Gazzettino) In particolare su quale fronte? «Si è cambiato tanto, dentro e fuori, per cui c’erano curiosità e qualche punto interrogativo. Il fatto di dovere vincere per forza, poi, non aiuta perché aumenta la delusione se non ci si riesce e per questo preferisco tenere sempre un profilo basso. Ricordo che l’anno scorso al mio arrivo eravamo un po’ in difficoltà e ci siamo sbloccati una volta allontanati i play out, con la mente libera». E nell’ambiente non mancano i mugugni. «Nelle piazze importanti servono giocatori di personalità perché se vinci ti portano in alto e in caso contrario le critiche, che sono giuste, sono più pesanti. Si legge che non vengono visti bene allenatore e direttore e questo non è bello dato che, come tutti noi, stanno dando tutto. A mio avviso quando c’è negatività la fortuna non ti aiuta». I rimedi? «Stare uniti e lavorare e poi i risultati arrivano. Noi ci mettiamo il massimo impegno, il gruppo è solido e compatto e non ho mai visto un’arrabbiatura o una parola di troppo verso un compagno».

Ore 10.20 – (Gazzettino) «In questo momento ci manca una continuità di risultati. Sono convinto che vincendo due partite di fila si prende il via e i problemi vengono meno». Questa l’analisi di Andrea Sbraga sull’attuale deludente cammino del Padova. Il difensore nella sua analisi cerca di vedere il bicchiere mezzo pieno. «Sinceramente ho notato anche cose positive, ma è normale che da fuori, senza i tre punti, ci possano essere valutazioni diverse. Tolta la trasferta a Fano, in cui ci sono stati vari errori, ho sempre visto un Padova che ha dominato l’avversario, ma se si pensa che in ogni gara si possano costruire tante palle gol come con Forlì e Albinoleffe, ci si sbaglia perché in questo girone sono tante le squadre attrezzate, non solo le superfavorite. Con due punti in più con i bergamaschi e altrettanti con la Maceratese, che avremmo meritato, si sarebbe a quota 9, con una gara in meno e non ci sarebbe nulla da dire». Ma non è andata così. «Ci sono delle gare che, nel bene o nel male, vivono di momenti. Mi viene in mente la vittoria di martedì del Cittadella ad Avellino, dopo il rigore sbgaliato dai campani. Ci sta, è ovvio poi che possa esserci qualche difficoltà».

Ore 10.00 – (Mattino di Padova) Le varianti. Attacco a parte, come detto, il Padova non dovrebbe variare più di tanto nella formazione titolare. La sensazione è innanzitutto che il modulo rimarrà immutato, con la conferma del 3-5-2: ieri pomeriggio tutte le esercitazioni e la partitella alla Guizza sono state svolte seguendo questa impostazione di gioco. Di certo sulla sinistra rientrerà Alessandro Favalli, pienamente riabilitato, mentre in difesa potrebbero essere confermati Cappelletti, Emerson e Russo, con Sbraga eventuale outsider per un cambio dell’ultimo minuto rispetto all’undici che ha affrontato la Maceratese. A centrocampo, detto che di certo non sarà a disposizione De Risio, tutto ruota intorno a Filipe: se riuscirà a recuperare in extremis – eventualità decisamente poco probabile, visto che anche ieri ha svolto lavoro differenziato – si riprenderà il posto in cabina di regia. Se invece, come sembra, sarà a disposizione solo per la panchina, davanti alla difesa agirà ancora Mandorlini, con Dettori intoccabile nella posizione di centro-sinistra e Mazzocco dalla parte opposta.

Ore 09.50 – (Mattino di Padova) Cosa cambia. Senza Neto Pereira e senza l’argentino Luis Alfageme, che sconterà la seconda e ultima giornata di squalifica comminatagli in seguito all’espulsione rimediata a Fano, il Padova si presenterà a Gubbio con il reparto offensivo in piena emergenza. Cristian Altinier, infatti, è l’unico attaccante di ruolo a disposizione, visto che Domenico Germinale, che contro la Maceratese ha fatto il suo esordio stagionale all’Euganeo, non ha verosimilmente ancora nelle gambe i minuti necessari per poter partire dall’inizio. Nel 3-5-2, modulo sul quale ieri si è tornati a lavorare dopo il temporaneo schieramento con i quattro difensori visto nella seduta di martedì, la prima ipotesi dovrebbe condurre quindi al giovane Tommaso Fantacci: dovrebbe essere lui, visto che pure l’altro giovanissimo, Davide Marcandella, è out per un fastidio al ginocchio, il primo indiziato a scendere in campo contro gli umbri. Brevi avrà la possibilità di sperimentare la formazione oggi pomeriggio, a porte chiuse, all’Appiani. Ma è naturale che, se lo stop dell’attaccante brasiliano dovesse rivelarsi più lungo, la società potrebbe anche decidere di tornare sul mercato, avendo ancora a disposizione un posto da riempire nella lista del campionato consegnata alla Lega Pro ad inizio settembre.

Ore 09.40 – (Mattino di Padova) A due giorni dalla delicatissima sfida di Gubbio, la sorte sembra voler voltare le spalle al Padova di Oscar Brevi. Non bastavano gli acciacchi di Filipe e De Risio, che costringeranno il tecnico biancoscudato a schierare ancora una volta un centrocampo decisamente rabberciato: ieri pomeriggio, nel corso dell’allenamento alla Guizza, si è fermato pure Neto Pereira. E quella del capitano (lesione al menisco) diventa una “tegola” di non poco conto: con la squalifica di Alfageme e un Germinale ancora non in ottime condizioni, è in attacco che si apre la vera e propria emergenza in vista della trasferta in Umbria. La dinamica. È accaduto tutto in una frazione di secondo: l’attaccante brasiliano è uscito dolorante al ginocchio sinistro da uno scontro di gioco: immediatamente soccorso dal medico sociale Pierantonio Michieli, il capitano è stato portato a spalle nell’infermeria antistante gli spogliatoi, da dove, pochi minuti più tardi, è uscito insieme al massaggiatore della prima squadra, Wais Baron, salendo in auto e dirigendosi verso il Poliambulatorio Arcella per gli esami del caso. Che hanno confermato quanto si temeva: menisco mediale del ginocchio sinistro rotto. Con conseguente stop di circa un mese, nell’ipotesi migliore.

Ore 09.30 – (Mattino di Padova) Sabato e domenica prossimi iniziano i campionati Berretti e Under 16. I biancoscudati allenati da mister Barella saranno impegnati sabato 24, alle ore 15, contro il Modena, l’Under 16 allenata da Pedriali sarà di scena, invece, domenica 25 a Piacenza. Dopo la vittoria di Mantova, l’Under 17 scenderà in campo all’Appiani domenica 25 alle ore 14.30 per affrontare il Parma. L’Under 15, infine, sfiderà anch’essa i biancocrociati emiliani, alle 11, e sempre nell’impianto di via Carducci. Con l’occasione la società di viale Rocco fa sapere che il biglietto d’ingresso alle gare potrà essere acquistato sul posto al prezzo di 5 euro. Si fa altresì presente che verrà concesso un solo accredito alle società che ne faranno richiesta via mail entro il giovedì antecedente alla gara.

Ore 09.10 – (Corriere del Veneto) Se dovesse davvero essere varato il 4-4-2, a quel punto potrebbe prefigurarsi un modulo col doppio centravanti, Altinier e Germinale, che tuttavia non ha i novanta minuti sulle gambe. L’alternativa è che accanto ad Altinier almeno inizialmente giochi Fantacci, con la presenza contemporanea di Favalli e Tentardini. Ieri Brevi ha provato nuovamente il 3-5-2, ma potrebbe essere anche un tentativo per «depistare», considerato che oggi è in programma una seduta a porte chiuse allo stadio Appiani e che in questa sede verranno sciolti gli ultimi dubbi. I segnali di inizio settimana e colti dietro le quinte, in ogni caso, confermavano il possibile cambio di modulo in vista di Gubbio. Dall’Umbria, peraltro, l’allenatore Giuseppe Magi non si tira indietro. «Mi aspettavo delle risposte dal gruppo — spiega — e le ho avute. Naturalmente non dobbiamo dare troppo peso alla classifica, perché non ha ancora espresso i veri valori del campionato, ed è per questo che non dobbiamo pensare che con il Padova il risultato arriverà facilmente solo perché abbiamo il doppio dei punti. C’è da continuare a lavorare mantenendo sempre la giusta rotta, senza perdere di vista il nostro obiettivo». Parole determinate, che testimoniano il clima di grande entusiasmo che regna a Gubbio, dopo una partenza eccellente, ben al di là delle aspettative. Un problema in più per il Padova, che deve fare i conti con la necessità di fare punti e con una piazza già spaccata in due dopo cinque giornate di campionato e la partita con la Samb da recuperare.

Ore 09.00 – (Corriere del Veneto) Come si suol dire in questi casi, piove sempre sul bagnato. Nel momento più difficile della stagione del Padova, arriva una tegola in piena regola. Neto Pereira, già traballante dopo diversi colpi ricevuti nella partita con la Maceratese, ieri si è lesionato il menisco del ginocchio destro in allenamento. Non una rottura completa ma una rottura parziale, il che implica comunque un intervento chirurgico necessario e un tempo di recupero, considerata l’età, valutabile in almeno un mese. Adesso la società, che ha ancora uno slot libero nella lista degli over, potrebbe decidere di intervenire sul mercato andando a pescare uno svincolato, considerato che Germinale è appena rientrato da un infortunio e che Alfageme deve ancora inserirsi. «Mi sono fatto male da solo — spiega un abbacchiato Neto all’ora di cena — non ci sono stati contrasti o falli in allenamento. Evidentemente doveva andare così, sono molto dispiaciuto perché in un momento difficile come questo non ci voleva. La cosa importante è che adesso io possa essere subito operato, in modo tale da non perdere tempo. I tempi di recupero? Un mese circa, ma lo sapremo soltanto quando finirò sotto i ferri». L’infortunio al menisco, solitamente, non presenta un recupero lunghissimo, ma bisogna tenere presente che Neto Pereira sta per compiere 38 anni e, per questo, i tempi potrebbero anche allungarsi. In attesa di capire come e se la società interverrà, adesso la stretta attualità impone a Brevi una scelta immediata.




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