Miglior modo per festeggiare le 300 panchine nei campionati italiani non poteva esserci per Roberto Venturato, che ad Avellino ha raggiunto la cifra tonda, sommando le 217 tra i professionisti (B e Lega Pro) e le 83 in Serie D. Bilancio del tecnico di Atherton: 126 vittorie, 94 pareggi e 80 sconfitte. E nell’affermazione colta al Partenio le sue scelte hanno inciso molto, con un ampio turnover che ha stupito tutti, ma che alla fine ha pagato. «Turnover è una parola comoda da usare e tuttavia non rende bene l’idea per noi», puntualizza Andrea Arrighini, autore del gol della vittoria. «Qui siamo tutti titolari». Difficile tenere il profilo basso e nascondersi adesso. «Non lo è. Ora siamo sulla bocca di tutti e ci siamo guadagnati quel rispetto che ad inizio stagione non sempre ci veniva riconosciuto, ma, come dice il mister, dobbiamo restare con i piedi per terra e vivere gara dopo gara senza lanciarci in voli pindarici, perché la Serie B non è solo lunga, è pure strana». Quanto teneva a segnare all’Avellino? «È stata una serata speciale per me. È un gol importante perché, rispetto alle prime quattro partite, abbiamo trovato un avversario in grado di darci filo da torcere, e ci tenevo molto perché sono di proprietà dell’Avellino (che detiene ancora a tutti gli effetti il cartellino, sebbene il Cittadella a fine stagione potrà esercitare il diritto di riscatto, ndr), ma lì non hanno voluto puntare su di me». Dopo il gol è corso ad abbracciare il d.g. Marchetti. C’è un feeling particolare tra voi? «Mi ha fortemente voluto, gli devo tanto. Ha feeling con tutti noi, in realtà: ci tratta come figli, ma allo stesso tempo pretende anche tanto da ognuno. Vi racconto questo: dopo la partita con il Novara, sabato scorso Marchetti è venuto in spogliatoio a dirmi: “Guarda che martedì sera toccherà a te, voglio che tu faccia gol e che mi venga ad abbracciare…”. E così è stato. È una rete che in realtà gli avevo promesso già quando ho firmato per il Citta ad inizio estate, ed è un premio anche per lui». Lì davanti lei e Strizzolo vi giocate il posto accanto a Litteri, e anche Kouamé ha mostrato di poter dire la sua. C’è rivalità fra voi? «La nostra è sul serio una grande famiglia. Chi sta fuori è il primo tifoso di chi gioca, c’è una concorrenza molto sana e positiva. Siamo amici anche fuori dal campo e ci vogliamo bene. E ora che stiamo andando tutti a segno, speriamo di continuare». E adesso il Brescia (che affronterà il match senza il centrocampista albanese Ndoj, squalificato): quali saranno le insidie maggiori? «Ha qualità e giocatori importanti come Caracciolo e Morosini, ma siamo sicuri che proseguendo così possiamo mettere in difficoltà chiunque. Sappiamo che esistono squadre molto più attrezzate di noi, come Verona e Bari, tuttavia i campionati non si vincono con i soldi, ma con il gioco, la grinta e l’umiltà».
(Fonte: Mattino di Padova)