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Ore 21.30 – (Il Centro) In casa Santarcangelo, l’allenatore Michele Marcolini accoglie con soddisfazione un punto quasi insperato, per come si erano messe le cose. «Sono contento perché è stato un punto guadagnato», le parole del tecnico, «il gol subìto al 40’ del secondo tempo avrebbe potuto tagliare le gambe anche a un elefante, invece abbiamo reagito e fatto anche gol. Nella gestione degli ultimi minuti qualcosa non mi è piaciuto e dovremo rivedere certe situazioni. In generale abbiamo giocato e fatto meglio nel primo tempo, lavorando molto bene con la catena di sinistra».
Ore 21.10 – (Il Centro) La faccia del patron del Teramo Luciano Campitelli è quella di una persona alla quale viene sfilata una pietanza invitante da sotto al naso quando ormai aveva l’acquolina in bocca. Il rammarico è tangibile, in volto come nelle parole. «Alla vigilia di questa partita avrei firmato per un pari», ammette Campitelli, «però poi per come sono andate le cose… Sono veramente dispiaciuto. Alla fine prendere un gol così, quando la palla ce l’avevamo noi, dispiace tanto a noi, ai tifosi e ai giocatori. Non mi aspettavo che il Santarcangelo pareggiasse». Il massimo dirigente si rende conto che i suoi hanno gettato al vento due punti ormai in cassaforte, ma rimane lucido per l’analisi della stessa gara: «La partita? Eravamo forse più concentrati, c’era la voglia da parte dei ragazzi di farsi notare dal nuovo mister. Ho visto un buon Teramo, speriamo sabato possa arrivare la prima vittoria. E sabato sicuramente la vinceremo». Non possono che essere analoghe le sensazioni del neo tecnico biancorosso Federico Nofri: «Sono soddisfatto e rammaricato al tempo stesso. Credo che la squadra abbia disputato una buona gara e, nonostante il gol subìto al 90’, frutto di un’ingenuità pagata a caro prezzo, abbia offerto una prestazione confortante. Abbiamo sofferto, anche per via del fatto che ho dovuto impiegare alcuni giocatori fuori ruolo, poi però nel secondo tempo ho apportato alcune modifiche, grazie alle quali penso avremmo meritato di vincere. E lo dico senza nulla togliere al Santarcangelo, che ha disputato la sua onesta gara». Il riferimento è all’inserimento di Capitanio in difesa, con conseguente passaggio al 3-5-2. «Con questo cambio ci siamo messi a specchio, pareggiando i loro riferimenti. In questo modo siamo riusciti a sviluppare un miglior palleggio». Il 4-4-2 iniziale aveva invece lo scopo di attaccare il Santarcangelo in ampiezza per sfruttare la superiorità numerica sulle fasce, anche se, con gli esterni alti e le due punte sulla stessa altezza della difesa avversaria da un lato, e i 4 dietro più i due centrocampisti a gestire l’uscita palla, è sembrato mancare un raccordo nel secondo terzo di campo. «Siamo mancati sugli esterni, ossia la situazione in cui potevamo più dare fastidio: Forte non è un esterno, in più i terzini non sono riusciti a creare un 2 contro 1. Di conseguenza abbiamo fatto fatica a saltare l’uomo, e cambiare è stato inevitabile». Sull’approccio della sua squadra al match, Nofri svela un retroscena: «Ero curioso della risposta dei ragazzi, in primis di Sansovini, per qualità ed esperienza una pietra miliare. Mi è piaciuta la partecipazione del gruppo, dobbiamo continuare su questa strada. La preparazione all’incontro? Avendo avuto solo due giorni in alcune scelte sono andato ad intuito. Chiaramente dovremo avere in futuro più situazioni per sviluppare la fase offensiva». Marco Sansovini, al secondo centro stagionale, si sforza di guardare il bicchiere mezzo pieno, e dall’alto della sua esperienza dispensa positività: «Ottima prova di carattere, dopo le pesanti quanto giuste critiche ricevute», le parole dell’attaccante, «bravo il nuovo tecnico a darci subito i giusti dettami, fermo restando che il precedente allenatore aveva svolto un buon lavoro. Siamo stati toccati nell’orgoglio: mi aspettavo una partita di nervi e così è stato».
Ore 20.50 – (Il Centro) Per quattro minuti Federico Nofri ha sognato un esordio con il botto: il tempo passato tra il gol di rapina di Sansovini e il pareggio di Cori. Santarcangelo-Teramo si è accesa soltanto nel finale, quando al vantaggio dell’ex attaccante del Pescara ha risposto il bomber locale, punendo l’ennesima disattenzione difensiva abruzzese. Eppure il nuovo allenatore può essere soddisfatto, perché i suoi hanno dimostrato carattere e non solo rispondendo alle sue sollecitazioni (cambio di modulo in corsa e sostituzioni produttive), ma anche perché hanno provato a vincerla fino alla fine, colpendo una clamorosa traversa con Croce al 5’ di recupero. È forse la fotografia di un Teramo che ci prova, ma che non sembra avere ancora superato quella mancanza di tranquillità dovuta ai risultati negativi di questo inizio di Lega Pro. Anche per questo Nofri preferisce disegnare un pragmatico 4-4-2, in cui Sansovini e Jefferson agiscono in prima linea supportati da Forte e Petrella sugli esterni, con Bulevardi e Ilari in mediana e il quartetto Scipioni, Caidi, Speranza e Karkalis davanti a Rossi. La partita si gioca su ritmi bassi e le emozioni latitano, con il Santarcangelo che tiene il pallino di gioco e il Teramo che cerca di non scoprirsi, riuscendo a non subire tiri nello specchio durante la prima frazione. Sono invece di marca abruzzese le uniche due conclusioni che centrano il bersaglio grosso nel primo tempo: ci provano Petrella (6’) e Sansovini (18’), ma in entrambe le conclusioni Nardi si dimostra attento. Meno precisi gli attaccanti locali, anche se le iniziative non mancano favorite da una difesa, quella del Teramo, che va ancora registrata a dovere. Per tentare di rendere efficace la manovra, a Nofri non mancano le idee, come quella di invertire gli esterni dopo mezz’ora (Forte a destra, Petrella a sinistra). Dopo l’intervallo l’allenatore decide di intervenire anche sulla mediana, inserendo Carraro al posto di Forte con il nuovo entrato che va in cabina di regia e Bulevardi dirottato a sinistra. Il Santarcangelo al quarto d’ora scalda per la prima volta i guantoni a Rossi, con un tiro di Cesaretti servito da Cori. I due sono protagonisti anche poco dopo: il portiere del Teramo è provvidenziale a chiudere lo specchio della porta a Cesaretti, il pallone arriva a Rossi che da sinistra crossa al centro per Cori che di testa manca il bersaglio. I locali aumentano la pressione e l’estremo difensore teramano deve intervenire in due occasioni anche a metà tempo, prima smanacciando un tiro-cross di Carlini e poi neutralizzando un tiro centrale di Carlini. Nofri capisce che è il caso di dare sostanza ad un pacchetto arretrato in difficoltà, così sacrifica Petrella per far posto a Capitano, passando a un 5-3-2 con Scipioni e Karkalis esterni, Carraro in posizione di play, protetto da Ilari e Bulevardi. Mossa efficace perché il Teramo difende e riparte guadagnando metri, fino a quando trova il gol al 41’: Ilari si infila in area e conclude, Nardi respinge con il piede nella zona di Sansovini, il cui sinistro non perdona. Sembra fatta, ma al 45’ il Santarcangelo trova il pareggio grazie a Cori, che in area supera in elevazione Speranza e schiaccia di testa a rete un cross dalla destra. In dieci per l’infortunio di Karkalis, il Teramo non molla chiudendo in attacco e al 50’ sfiora due volte il gol: prima Nardi alza in angolo un colpo di testa di Jefferson, su punizione di Carraro, poi sul corner Croce (subentrato a Sansovini) fa tremare la traversa con una rovesciata da applausi. Finisce 1-1.
Ore 20.20 – (Gazzetta di Mantova) Festa nello spogliatoio orobico a fine gara: «Poteva essere una partita da pareggio, questa è una grandissima vittoria per l’AlbinoLeffe. Un mese fa c’erano otto giocatori in rosa, siamo stati ripescati il 10 agosto, e adesso siamo qui a commentare il primo bottino pieno». Massimiliano Alvini non ha dubbi sulla bontà sulla prima affermazione su un Mantova un po’ jellato: «Un punto avrebbe accontentato tutti e nell’economia della partita sarebbe stato il risultato giusto, ma è vero che Virdis aveva segnato un gol regolare. È una base di partenza importante». Un giudizio sull’avversario: «Prina ha messo in campo una bella squadra e siamo stati bravi nella lettura tattica – chiude il tecnico dei seriani -. Le decisioni dell’arbitro vanno rispettate sempre e comunque. Gli ex Gavazzi, Gonzi e Scrosta sono veri uomini, come tutti i miei».
Ore 20.00 – (Gazzetta di Mantova) «Nel finale l’arbitro ci ha fischiato contro un rigore inesistente, forse avrà visto i fantasmi. Una decisione che ci ha condizionato affossandoci dopo una bellissima prestazione. Non ho visto un calo nella ripresa, per me ci siamo sempre espressi su ottimi livelli». Il difensore Samuele Romeo non la manda a dire alla terna dopo il ko del suo Mantova maturato per il caso da moviola del sabato sera: «Avevo il braccio attaccato al corpo e non ho commesso alcun fallo di mano, purtroppo dobbiamo rimetterci a decisioni come queste che ci penalizzano. Non c’era alcun motivo per commettere una scorrettezza». C’è spazio per il commento sul momento no del biancorossi: «Siamo alla seconda sconfitta di fila, ma non dobbiamo demoralizzarci – spiega -. In settimana ci prepariamo bene per la partita e non saranno due cadute a impedire di rialzarci. In questa categoria tocca sempre guardare alla prossima: arriva a casa nostra la FeralpiSalò, bell’avversario». Zero a tabellino per i Prina-boys e anche per il redivivo Ciccio Ruopolo, ex di turno insieme a Gonzi, Gavazzi e Scrosta, torna dalla sua città adottiva con un ko difficile da digerire: «Dal punto di vista personale ritrovare i novanta minuti dopo nove mesi è stata una grande conquista, ma l’andamento della serata è stato decisamente un po’ strano e non ci ha detto per niente bene – chiosa l’attaccante aversano, che in bluceleste sfiorò la serie A nella primavera del 2008 -. L’AlbinoLeffe è una buona squadra con giocatori di valore, un confronto del genere si poteva risolvere solo sui calci piazzati. Così è stato, non siamo stati abbastanza bravi e attenti da sfruttare le nostre occasioni, specie nel primo tempo».
Ore 19.40 – (Gazzetta di Mantova) Soltanto un saluto di circostanza, prima e dopo la gara che hanno visto rigorosamente in angoli distanti. La parte romana della società, rappresentata dal vicepresidente Marco Claudio De Sanctis e da Enrico Folgori, e quella bresciana con il presidente Sandro Musso e Piero Raccagni, ha vissuto quasi da separata in casa la sfida con l’Albinoleffe. Più in basso anche la parte mantovana del club, con Bruno Bompieri ed il fido avvocato Pegoraro. Tra i due tempi solo il dg Matteo Togni ha parlato a lungo con De Sanctis e Folgori, forse per tentare una mediazione che è tutta da prevedere. Anche perché a fine gara De Sanctis ribadisce con fermezza quanto già dichiarato: «Ci siamo rimasti male – dice – perché dal 5 agosto noi siamo i proprietari del 75% delle quote e da quel giorno noi e gli altri soci abbiamo sempre condotto operazioni condivise. Dal mercato, alle questioni economiche che, ci tengo a ribadire, noi abbiamo assolto in pieno. A noi spettava il pagamento dei debiti di giugno e con quei 100.000 euro abbiamo versato il 20% in più di quanto di nostra competenza. Questa conferenza stampa indetta da Di Loreto a nostra insaputa la consideriamo una mancanza di rispetto nei nostri confronti. Si è sentito in dovere di pagare anche luglio e agosto? Bene, lo ringraziamo se si è voluto portare avanti tranquillizzando i giocatori: forse però non è stato un gesto azzeccato vista la prestazione offerta dalla squadra a Bergamo. Priva di cattiveria e di personalità come si conviene a chi si deve salvare. Ma ripeto, i detentori della maggioranza siamo noi ed avremmo voluto essere avvisati». Su quanto potrà succedere De Sanctis mostra tranquillità: «Dovremo vederci? Certo, a partire dai primi giorni della settimana perché noi vogliamo dare il via al nostro progetto, rinforzando il marketing, che dovrà essere condiviso». Il presidente Sandro Musso aveva preferito prenderla larga evitando polemiche dirette: «Non mi sembra che Di Loreto abbia fatto nulla di strano se si è sentito di dare tranquillità ai dipendenti pagando due mensilità pregresse. Mi è sembrato un atto dovuto e nulla di più. Cosa succederà adesso? Non lo so dire, certamente ci dovremo confrontare. L’unica cosa che mi permetto di dire è che io sono abituato a rapportarmi con le persone in toni diversi rispetto alle dichiarazioni rilasciate dai soci romani. Di sicuro tutte queste polemiche non fanno il bene della squadra, che dovrebbe essere più tranquilla. Ho rivisto il brutto Mantova dell’anno scorso».
Ore 19.20 – (Gazzetta di Mantova) La seconda sconfitta in pochi giorni se non fa scattare ancora il campanello d’allarme di certo smorza non poco gli entusiasmi per l’ottima partenza in campionato del Mantova. Mister Luca Prina nella sala stampa dello stadio bergamasco offre la sua lettura della gara: «Abbiamo disputato a mio avviso un ottimo primo tempo – dichiara il tecnico – nonostante ci siano mancati contemporaneamente giocatori come Caridi, Siniscalchi e Marchi che nelle prime gare erano stati gli elementi trascinanti, anche sotto il profilo della condizione. Chi li ha sostituiti hanno fatto per intero il loro dovere, fino a quando il fiato li ha sorretti. Nella ripresa infatti abbiamo accusato un calo fisiologico, comprensibile in atleti che non erano abituati da tempo a giocare partite intere. Ciononostante la gara si stava incanalando sui binari di un pareggio giusto per quanto espresso in campo dalle due squadre, poi c’è stato quell’episodio che ha deciso la partita che non mi trova per nulla d’accordo». Ed il mirino di Prina è puntato sul direttore di gara: «Purtroppo paghiamo a caro prezzo l’inesperienza di questi arbitri. Ho visto e rivisto le immagini: non si può concedere un rigore simile, il nostro giocatore aveva le braccia attaccate al corpo ed il tiro è stato scoccato da non più di 30 cm. Mi dispiace perché il pareggio sarebbe stato strameritato, nelle condizioni in cui abbiamo giocato, e ci avrebbe consentito di muovere la classifica». Prina non si sofferma solo sull’episodio: «È chiaro che gli eventi negativi fanno parte di una gara, che poi va letta a 360 gradi. Siamo una squadra che deve lottare per la salvezza quindi dobbiamo essere preparati anche a questo tipo di eventi. Sicuramente in fase offensiva forse ci manca un pizzico di qualità per essere capaci di chiudere le partite quando è il momento. Ci rimetteremo al lavoro facendo tesoro degli errori commessi».
Ore 19.00 – (Gazzetta di Mantova) Il Mantova incassa a Bergamo contro l’Albinoleffe la seconda sconfitta consecutiva al termine di un m atch brutto e senza emozioni, che sembrava destinato a chiudersi sul pareggio. A fare la differenza è nel finale di gara un rigore causato da un ingenuo fallo di mani di Romeo. Virdis dal dischetto regala ai padroni di casa il primo successo stagionale e condanna i biancorossi a una sconfitta amarissima, perché poteva essere ampiamente evitata. All’Atleti Azzurri d’Italia si comincia con il Mantova schierato con il 3-4-3 e la formazione annunciata. Prina, che deve fare a meno di Siniscalchi, Caridi e Marchi, fa debuttare dall’inizio il croato Skolnik a metà campo e Ruopolo e Boniperti davanti, avanzando l’eclettico Zammarini per completare il tridente. L’Albinoleffe risponde con un 3-5-2 nel quale giocano titolari gli ex di turno Gavazzi, Scrosta e Gonzi. La gara è equilibrata fin dalle battute iniziali, con le due squadre molto attente in fase di copertura. La battaglia è tutta sulle fasce, dove a fasi alterne biancorossi e blucelesti riescono a trovare qualche varco. Il primo botta e risposta è fra Zammarini (6’) e Gonzi (10’), che ci provano da fuori area ma non inquadrano il bersaglio. Stessa cosa capita a Cristini, che al 13’ incorna da buona posizione un calcio d’angolo di Bandini. La prima, vera occasione da rete è dell’Albinoleffe: al 18’ il regista Loviso avanza fino al limite dell’area, prende la mira e scocca il destro che Bonato riesca a toccare in corner. Si continua comunque ad andare da una parte all’altra del campo, senza che una delle due squadre riesca a prendere il predominio del gioco. Romeo (21’) ci prova da lontano ma non centra la porta, Bonato blocca al 23’ un tiro al volo improvviso di Virdis. Un minuto dopo Regoli entra in area ma calcia a lato, mentre al 29’ si spegne sul fondo la zuccata di Virdis su cross dell’attivissimo Giorgione. Alla mezz’ora Zammarini raccoglie al limite una corta respinta della difesa di casa, ma poi conclude alto. Al 34’ ultimo sussulto della prima frazione: Skolnik recupera palla e il Mantova vola in contropiede, ma prima Zammarini e poi Boniperti vengono “murati” dai difensori avversari quando calciano a rete da buona posizione. Nella ripresa la musica non cambia e anzi le due squadre faticano ancor di più a creare occasioni degne di tal nome. Al quarto d’ora Prina perde Bandini per infortunio e inserisce (17’) Tripoli, arretrando Zammarini nel ruolo di esterno di metà campo. Qualche minuto dopo (21’) il mister biancorosso sostituisce anche Skolnik con Salifu per provare evidentemente a dare un po’ più di brio alla linea mediana della squadra. Sull’altro fronte mister Alvini butta dentro invece (26’) Minelli al posto di Gonzi. Il match s’infiamma all’improvviso al 32’, quando Bonato smanaccia male un cross di Giorgione e proprio il neoentrato Minelli di testa colpisce il palo: Virdis raccoglie la respinta e segna, ma l’arbitro annulla per fuorigioco. L’Albinoleffe però passa pochi minuti dopo, anche se nel frattempo Prina (34’) inserisce Di Santantonio per Boniperti. È il 35’ quando Romeo tocca con un braccio in modo ingenuo un cross di Anastasio. Rigore inevitabile. Dal dischetto Virdis spiazza Bonato e fa 1-0. Il Mantova prova a reagire e si butta in avanti ma il tempo scarseggia, mentre mister Alvini si copre con il difensore Magli al posto del bomber Virdis. I sei minuti di recupero non bastano all’Acm, che anzi rischia anche il 2-0 in contropiede.
Ore 18.30 – (Alto Adige) No, Tony Manero è rimasto a casa e persino i Bee Gees hanno deciso di non esibirsi. Non va in onda la “Febbre del sabato sera” nella prima serata autunnale di un appendice d’estate che ha chiuso i battenti proprio in occasione della sfida tra Alto Adige e Forlì. Finisce con un pareggio, il secondo consecutivo per la squadra biancorossa che vede allontanarsi con preoccupazione il vertice della classifica che nei buoni propositi della vigilia era l’habitat naturale della squadra. Mister Viali non è un rivoluzionario, non ha l’ottobre bolscevico nel Dna e Kerouac non è tra le sue letture preferite. E allora nessuno stravolgimento rispetto a quel “4-3-3” sacra scrittura dalle parti di Maso Ronco e all’11 di fiducia che ha caratterizzato l’avvio di campionato. Rispetto a Bassano l’esperto Di Nunzio si è ripreso la poltrona accanto a Bassoli al posto di Baldan. Nessuna variante sul tema, nessuna trama eversiva, niente di sinistra per dirla alla Nanni Moretti. Il Forlì non è una corazzata, squadra di retrobottega della serie C un po’ come lo è nella realtà geografica ed economica della Riviera romagnola. Eppure per tutto il primo tempo dà la sensazione di saper declinare meglio il verbo calcistico, coniugando tattica e tecnica con i tempi giusti ma soprattutto animando la manovra con il cuore e il carattere. Già, perchè a questo Alto Adige quello che manca è l’anima, un valore astratto ma che trasforma una lezione di calcio in una prestazione. Quello visto fino ad ora è un Alto Adige troppo accademico che ha letto libri e manuali, persino svolto diligentemente i compiti a casa ma che si fa cogliere impreparato dalla domanda fuori programma. Perchè nel calcio c’è bisogno anche del lavoro sporco, della giocata fuori dallo schema e anche di un po’ di sana anarchia. Un po’ come la chioma del forlivese Cappellini che ricorda David Luiz anche per l’ingenuità che nella ripresa regala a Sparacello il gol del pareggio e che rimette le cose a posto dopo che nel primo tempo il Forlì si era addirittura portato in vantaggio con Bardelloni abile a correggere in gol il traversone di Tonelli ringraziando anche Di Nunzio per l’amnesia in marcatura. Non era la partita col Forlì a dover dare un titolo all’Alto Adige però ancora non è chiara la vocazione così come l’ambizione di una squadra costruita per poter tenere la scia delle grandi e che invece è lì nel gruppo a cercare una identità precisa. Anche perchè fino ad ora i giocatori con la tecnica a due cifre stentano. Hannes Fink si è adagiato nella categoria quando avrebbe nelle corde la serie B e Obodo ha fisico e mezzi tecnici per azzardare e invece si limita al passaggio facile e Ciurria un paio di anni fa era considerato uno dei talenti più cristallini della meglio gioventù del calcio italiano e da solista si è trasformato in voce del coro. Si può dare e fare di più anche perchè la cifra tecnica delle prossime avversarie sarà superiore a quella del Forlì a partire dalla prossima giornata. L’estate non sta finendo, è già finita.
Ore 18.10 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) Pordenone-Parma è finita da meno di dieci secondi, il tempo di smaltire lo shock. Pesante e violento. Poi il Bottecchia si scioglie, si ricorda del tempo e mezzo giocato praticamente solo dai neroverdi. Sicchè la tribuna si alza, applaude, ringrazia comunque. La curva risponde e canta. Il Parma ne ha messi quattro (!) in un tempo, ma il pubblico pordenonese (erano in 2.200, quasi tutto esaurito) ha capito di dover ringraziare i suoi eroi a prescindere. Ci si comporta così solo quando si è diventati grandi: tempo fa si sarebbe sentito anche qualche mugugno. Onore al Parma, ma onore anche alla gente neroverde. La stessa che prima della partita si era fermata di fronte alla nuova tribuna prefabbricata installata a tempo di record. Altri quattrocento posti disponibili, volati via in pochi minuti. Lo stadio è diventato una bomboniera, e adesso è davvero pronto a ospitare eventi del genere. «È vero – ammette soddisfatto l’assessore ai Lavori, Valter De Bortoli – abbiamo fatto un lavoro straordinario e siamo orgogliosi». «La nuova tribuna ci piace – spiegano i primi tifosi che prendono posto tra i seggiolini bianchi -. È un segnale che si vuole investire». In realtà i soldi (circa 40 mila euro) li ha messi il Comune, ma il concetto di lungimiranza non cambia. La visibilità del nuovo settore è buona, il campo si scorge bene. Insomma, tutti promossi. All’inizio del match il primo boato per il gol di Rachid Arma. Poi nella ripresa cala il silenzio, fino all’applauso finale. In tribuna i tecnici Calori, Cavasin e Pillon: forse cercavano un aggancio per sostituire Apolloni al Parma. Sarà per un’altra volta.
Ore 18.00 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) In sala stampa entra il Lovisa presidente moderno, maturo, riconoscente anche dopo quattro sberle prese in casa. «Devo solo fare i complimenti alla mia squadra – esordisce il patròn in conferenza – perché anche sul 2-2 ha provato a vincere il match. L’unica cosa che mi dà fastidio è aver preso il quarto gol, che non ci stava. Credo che il Pordenone abbia creato più calcio rispetto al Parma, ma gli emiliani hanno capitalizzato la loro superiorità fisica. Dobbiamo abituarci a giocare partite del genere: ancora dieci minuti sul due a zero e l’avremmo vinta noi. Pazienza, il mio Pordenone mi è piaciuto». Poi un passaggio sul pubblico, criticato sabato scorso per la scarsa presenza sugli spalti ed elogiato ieri sera. «È stato meraviglioso – ha detto Lovisa – e mi ha fatto piacere vedere tutta quella gente». Poi sulla sedia prende posto il tecnico Bruno Tedino. «Per crescere ed arrivare al livello delle più quotate del girone – ha ammesso – ci manca ancora qualcosa. Non so se lo troveremo, ma tant’è. Oggi, però, devo solo fare le congratulazioni alla mia squadra. Il Parma ha avuto il colpo di reni al momento giusto, noi no. Abbiamo patito troppo la fisicità degli emiliani, ma sapevamo di affrontare una squadra del genere. Ringraziamo anche il pubblico, è stato fantastico. Peccato». Chiude la carrellata Rachid Arma, l’attaccante marocchino del Pordenone che ha realizzato quarto e quinto gol in cinque partite: «Ma questi sono i due gol più tristi dell’anno. Fa sempre male realizzare una doppietta e non portare a casa neanche un punto. Dopo che il Parma ha accorciato le distanze forse abbiamo avuto un po’ di paura: è stato un episodio che ci ha tagliato le gambe. Siamo arretrati troppo e abbiamo subìto il pareggio. La mia media di un gol a partita? Fa piacere, ma sono meglio i punti». «Sono orgoglioso del mio Parma – ha detto invece il tecnico degli emiliani, Luigi Apolloni – dovevamo riscattarci e lo abbiamo fatto alla grande».
Ore 17.50 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) La notte magica del ramarro dura poco meno di un’ora. Al 58′ il popolo neroverde cantava ancora le gesta di Arma (autore della doppietta) e compagni che stavano affossando il predestinato Parma. Giusto vantaggio, il 2-0, per quello che si era visto in campo sino a quel momento. Poi Nocciolini (tripletta) e Calaiò si sono ricordati di far parte della “predestinata” e da soli hanno deciso di sparigliare le carte e ribaltare il tavolo. Alla fine esultano i ducali sotto la gradinata ospite, mentre i ramarri escono comunque fra gli applausi dei loro supporters. Non c’è Ingegneri (stiramento) nel 4-3-3 iniziale di Bruno Tedino che davanti preferisce Berrettoni a Cattaneo e Azzi. In difesa a fianco di Stefani c’è Parodi fra gli undici che escono dagli spogliatoi. Non sono nemmeno seduti tutti su poltroncine e gradoni che il Pordenone passa in vantaggio. Sono passati appena 90 secondi dal fischio d’inizio quando la dea bacia in fronte il ramarro per la prima volta e lo trasforma nel principe del girone B di Lega Pro. Sull’iniziativa di Berettoni e Martignago la palla va a incocciare un braccio di Lucarelli in area ospite. Il signor Massimi di Termoli è a due passi e indica il dischetto senza esitazione nonostante le proteste di canini e soci. Arma con freddezza spiazza Zommers. La gara si mette subito sul binario prediletto da Tedino. Il Parma reagisce senza frenesia e comincia a costruire il suo gioco lineare, quasi geometrico. Troppo scolastico. I ramarri coprono bene gli spazi e chiudono le linee di passaggio. A Evacuo e Calaiò non arrivano palloni giocabili. Il Parma raccoglie solo un paio di angoli sul secondo dei quali Lucarelli prova a farsi perdonare e sfruttando i suoi centrimetri colpisce di testa, ma manda sopra la traversa (20′). È il Pordenone a sfiorare il raddoppio con Berrettoni che parte in contropiede, entra fra le larghe maglie della difesa ducale. Quando arriva davanti a Zommers però calcia sul fondo e si dispera insieme a tutto il Bottecchia. Parma dove sei? Al 30′ Zommers toglie in volo dal 7 la sfera scagliata dalla lunga distanza da Burrai. Al 39′ riappare la dea tifosa dei ramarri. Sullo spiovente di Canini Calaiò finalmente anticipa Parodi e devia di testa. Anche Tomei è scavalcato. Lo salva e lo sostituisce il legno alla sua destra che nega il pareggio ai parmigiani. Un lampo che non muta il giudizio negativo sulla prima frazione dei ducali. Non cambia la musica in avvio di ripresa. Corapi e soci continuano a manovrare per linee orizzontali. Sembrano quasi stizziti e offesi quando i neroverdi accentuano il pressing. A velocità ben diversa viaggia la palla fra i piedi del Pordenone che raddoppia al 56′. Perfetto il cross di Martignago per la testa di Arma che non perdona: 2-0 e il Bottecchia canta. Il Parma non sarà ancora squadra, ma ad Apolloni non mancano giocatori in grado di incidere da soli. Più forti anche della dea. Fra questi l’ex viola Manuel Nocciolini che in 120 secondi, fra il 58′ e il 60′, prima con una conclusione da distanza ravvicinata sugli sviluppi di un angolo e poi con un perfetto colpo di testa su cross di Garufo riequilibra la gara. Provano a reagire Berrettoni (78′) e il neoentrato Azzi (80′), ma è ancora Nocciolini a completare la rimonta ribattendo di testa in gol la palla respinta dal palo su botta di Calaiò (83′). Non è giusto e Berrettoni prova a porre rimedio. Il suo siluro rasoterra al 90′ viene deviato in tuffo da Zommers. La notte è magica solo per il Parma che incassa la prima vittoria esterna e forse cambia la sua stagione.
Ore 17.40 – (Messaggero Veneto) Peccato, sul 2-0 ci eravamo illusi che potesse essere la serata perfetta. Un Bottecchia con un’atmosfera così suggestiva non si era forse mai visto. Tirato a lustro e integrato della nuova tribuna. Una struttura voluta dall’amministrazione comunale e realizzata venerdì a tempo di record. Molto funzionale in termini di visibilità del campo di gioco e pure di gradevole aspetto. Una struttura che ha garantito 500 biglietti in più che, nonostante le previsioni meteo incerte, sono andati esauriti. Un valore aggiunto all’impianto cittadino che ha conferito un colpo d’occhio straordinario per una serata di calcio di livello assoluto. Un appuntamento top per la categoria con il Parma a catalizzare l’interesse di un pubblico che ha fatto registrare il record di presenze di spettatori locali e secondo per presenze in valore assoluto unicamente perché la tribuna riservata agli ospiti non era al completo. Una serata e un weekend che comunque rimarranno memorabili per la città. Pordenonelegge, Pordenone-Parma, Pordenone “caput mundi”. La città del Noncello ha vissuto in questa settimana di settembre giornate di cultura e sport di alto livello. Motivo di straordinario orgoglio per i pordenonesi che hanno visto la città trasformarsi in vetrina nazionale e internazionale. Cultura e sport, si diceva, con il secondo che diviene espressione di cultura quando raggiunge certi livelli soprattutto in piazze non abituate a eventi di questo calibro. Eventi che accadono non per caso, ma grazie alle iniziative di persone illuminate dalla passione, da una visione di lungo periodo e dalla convinzione che lo cose possono e devono cambiare per il meglio. Per tutto questo la comunità pordenonese dev’essere riconoscente ripagando questi sforzi con la massima partecipazione. L’appello del presidente Lovisa – porta un amico al Bottecchia quale matematica soluzione per raddoppiare il pubblico – non dev’essere accolto unicamente per riconoscenza, ma per l’idea che deve maturare che eventi di questo calibro fanno crescere tutta la comunità. Ora, con una tribuna in più, con maggiore convinzione.
Ore 17.30 – (Messaggero Veneto) Sarebbe stata una partita perfetta: la terza vittoria di fila e tutte in una settimana. Non è andata così, ma Mauro Lovisa non sbotta e cerca di guardare il lato positivo della serata. «Se giochiamo sempre con questa mentalità – afferma il presidente del Pordenone – possiamo andare lontano e se il Parma dichiara di voler vincere il campionato ci siamo anche noi dopo questa gara. Peccato, perché eravamo sul 2-0 all’inizio del secondo tempo: poi è uscito l’avversario che è una grande squadra. Sul 2-2 abbiamo tenuto il campo e abbiamo cercato di vincere. Non è poco ed è da questo aspetto dobbiamo ripartire. Per quanto mi riguarda, poi, la sconfitta per 4-2 è pesante. Dobbiamo crescere ma allo stesso tempo siamo orgogliosi di ciò che abbiamo fatto». Lovisa riconosce la superiorità dell’avversario: «Ci hanno messo sotto fisicamente – continua –: le loro qualità sono notevoli. Il pubblico? Sono soddisfatto, anche se era più facile avere più spettatori rispetto a sabato scorso col Teramo. Ora spero che la gente continui a frequentare il Bottecchia». Ringrazia il pubblico in apertura di conferenza stampa Bruno Tedino. «Ci ha dato una grande mano – afferma il tecnico del Pordenone –, ci ha spinto per tutta la gara. Peccato per non averlo ripagato con una vittoria. Per quanto riguarda il match devo fare i complimenti al Parma che non ha mai mollato: noi abbiamo capito che per diventare una squadra forte ci manca ancora qualcosa. Sul 2-2 abbiamo cercato di vincere ma non è bastato il nostro sforzo. Sono stati i gialloblù ad avere il colpo di reni decisivo: è giusto fare i complimenti e riconoscere la superiorità dell’avversario». Tedino ritiene che il Pordenone possa ancora crescere: «Dobbiamo lavorare, ma credo che questa squadra abbia le qualità per rimanere davanti – sostiene il tecnico del Pordenone –. Nella ripresa abbiamo patito la loro fisicità e abbiamo sofferto i palloni alti che piovevano dalla trequarti». Chiusura col tecnico del Parma Gigi Apolloni, che con questo successo salva la panchina. «Vittoria meritata, che dedico alla città: siamo stati bravi a cambiare e accelerare dopo aver subìto il 2-0».
Ore 17.20 – (Messaggero Veneto) Pordenone legge, ma Pordenone è anche appassionata di calcio. E della sua squadra, sempre più protagonista della terza serie del pallone nazionale. Anche se è mancata la ciliegina sulla torta nell’atteso big match col Parma, la squadra più prestigiosa e titolata della Lega Pro. Niente da fare, contro i “colossi” emiliani arriva la prima sconfitta stagionale, che costa l’imbattibilità casalinga nell’anno solare (durata 9 mesi) e soprattutto il primato in classifica a favore del Venezia. Ma se perdere contro dei simili colossi – che in Lega Pro davvero non c’entrano nulla – resta in bocca l’amaro sapore della beffa: i ramarri s’arrendono dopo un’ora di gioco sul velluno, quando cedono di schianto sul 2-0 a loro favore. Click: a quel punto si spegne la luce e la corazzata gialloblù fa a fettine un Pordenone immobile, irriconoscibile, che concede due gol in un minuto a Nocciolini – il più “normale” degli attaccanti ospiti, quindi la tripletta allo stesso numero 9 e, nel finale, s’inchinano a “sua maestà” Calaiò, che peraltro in precedenza aveva colpito un palo e una traversa. Così il Parma proprio dalle rive del Noncello prova a spiccare il volo verso il ritorno nell’Olimpo, dopo un avvio di campionato tutt’altro che esaltante. Che rabbia, se si pensa che dopo nemmeno un minuto di gioco la gara si mette in discesa per il Pordenone: Semenzato e Berrettoni dialogano sulla destra, parte un cross verso il centro dell’area, dove capitan Lucarelli, nel tentativo di anticipare Arma, stoppa con la mano. L’arbitro senza esitare indica il dischetto e il bomber marocchino non si fa pregare: 1-0 al 2’. Tedino torna al 4-3-3, ma deve rinunciare all’infortunato Ingegneri in difesa; Apolloni schiera un Parma con un 3-4-3 più offensivo di quello del suo glorioso maestro Nevio Scala, e tenta subito di reagire assumendo il controllo del gioco. Al 20’ ci prova per due volte Lucarelli, però al 23’ c’è una grande accelerazione di Berrettoni, che ruba un pallone sulla trequarti e parte per vie centrali, ma solo davanti a Zommers si divorani una gigantesca palla-gol. Al 29’ Burrai dai 30 metri s’inventa un destro velenoso, che Zommers devia in corner non senza difficoltà. È un Pordenone spumeggiante, galvanizzato dal gol e dalla spinta incessante del pubblico. Anche la dea bendata sembra essere dalla parte dei neroverdi al 38’, nell’occasione più clamorosa per il Parma: su un traversone lungo in verticale, Calaiò anticipa Tomei in uscita avventata. Il pallone scavalca il portiere ma si stampa sul palo. Arriva Evacuo e da due passi colpisce l’esterno della rete. Il Parma nella ripresa prova a velocizzare la propria manovra, il Pordenone aspetta e riparte in contropiede. E proprio da una rapida ripartenza dell’ottimo Martignago, imprendibile per i difensori emiliani, nasce la rete del raddoppio al 9’: cross col contagiri del l’esterno d’attacco o dei ramarri sul palo opposto per Arma, il cui stacco imperioso sorprende Zommers e s’insacca all’angolino. Doppietta per il capocannoniere marocchino, che dopo il turno di digiuno di Mantova torna alla sua favolosa media-gol: 5 gol in altrettante partite di campionato. Al 14’ però la doccia fredda: un traversone proveniente dal settore di destra trova smarcatissimo Nocciolini, che da due passi fulmina Tomei. Inutili le proteste per fuorigioco. Un minuto dopo arriva il gol del pareggio: l’azione in velocità è simile alla precedente. Cross teso di Garufo dalla destra e colpo di testa vincente ancora di Nocciolini. È un uno-due devastante per il Pordenone, che al 32’ prova a rispondere con un colpo di testa fuori misura di di Azzi e una botta di Berrettoni leggermente larga. Al 38’ Ricci appena entrato semina il panico con una grande progressione centrale, si beve Semenzato e innesca Calaiò, la cui conclusione violentissima si stampa sulla traversa. Arriva di nuovo Nocciolini e firma la tripletta, gelando il Bottecchia. In pieno recupero il meritato sigillo di Calaiò manda tutti a casa.
Ore 17.00 – (Corriere del Veneto, edizione di Vicenza) Prima sconfitta stagionale per il Bassano che scivola nella «fatal Lumezzane». La squadra giallorossa è incappata in un ko inaspettato, al termine di una partita tutto sommato ben giocata ma condizionata però da due sbavature difensive. Otto giorni in chiaro-scuro quelli appena trascorsi per la Virtus di Luca D’Angelo, che dopo aver vinto ad Ancona non è andata oltre l’1-1 in casa con il SudTirol, martedì sera, ed è stata sconfitta ieri 2-1 al Tullio Salieri. L’eroe di giornata porta il nome di Antonio Bacio Terracino, autore di una doppietta che ha reso di fatto inutile il pareggio momentaneo di Grandolfo, che aveva riacciuffato la sfida nel secondo tempo. L’avvio di gara è combattuto e ad ampia predominanza territoriale del Bassano, ben disposto in campo nel classico 4-4-2 con Rantier e Grandolfo incaricati di portarsi l’attacco sulle spalle. La partita scivola senza particolare sussulti per mezzora: il centrocampo giallorosso fatica a trovare spazi, nonostante Falzerano macini chilometri e insieme al compagno Minesso sforni continui passaggi aerei per le punte mutando di fatto in fase offensiva il modulo in un 4-2-4 sulle indicazioni di mister D’Angelo. Nei primi trenta minuti non succede nulla, se si eccettua uno schema da angolo con Grandolfo che al volo si fa respingere il tiro. Col taccuino delle occasioni praticamente vuoto, la gara aspetta l’invenzione di un singolo giocatore, la palla frutto di un momento di estro. Come alla mezzora, quando Formiconi dal limite fa partire un sinistro angolato che obbliga Pasotti alla respinta coi pugni. Il Bassano ha il pallino del gioco in mano e invece a sbloccarla è il Lumezzane con un contropiede fulmineo. Grande merito va a Barbuti, servito in profondità, che al 37’ salta il marcatore e quasi dalla linea del fondo serve l’accorrente Bacio Terracino, bravo a piazzarla con precisione sull’incolpevole Bastianoni. La rete inaspettata arriva nella prima vera occasione dei bresciani che sul finale trovano anche il raddoppio con Barbuti, annullato dall’arbitro per un fuorigioco evidente. Nella ripresa il Bassano alza il ritmo e dopo un mini forcing si guadagna il pareggio al 24’ con Grandolfo. L’attaccante, al terzo gol in una settimana, controlla una palla al centro dell’area, serve a sinistra Minesso che dal fondo gliela restituisce per il tap-in sotto porta. Ristabilita la parità ci si aspetta che il Bassano alzi i ritmi alla ricerca del risultato pieno ma il campo dice altro e tutto a favore del Lumezzane. Tre minuti più tardi, infatti, i giallorossi cadano di nuovo in una sbavatura difensiva, permettendo al solito Bacio Terracino di ricevere palla sulla destra, superare Crialese e infilare Bastianoni con un siluro di sinistro. Nei minuti finali gli ospiti cercano l’assalto invano. Niente da fare, dopo cinque turni di campionato cade l’imbattibilità.
Ore 16.50 – (Giornale di Vicenza) Non fa una piega al primo ko stagionale Luca D’Angelo e la cosa va a suo merito. Il tecnico del Bassano, anzi, sguaina la spada ed invita i suoi ragazzi a pensare già alla prossima partita interna con il Santarcangelo. Va presa così, bisogna sempre migliorare, guai a fermarsi, guai a sottolineare gli errori dell’incerto Giovanni Luciano di Lamezia Terme, capace, tra le altre cose, di far perdere quasi 5′, ad inizio partita, per la sistemazione delle pettorine dei panchinari. «La partita l’abbiamo fatta noi – ammette Luca D’Angelo – ma il Lumezzane è stato bravo ad aspettarci e punirci in contropiede. Avremmo meritato qualcosa di più, questo è certo, perché il nostro motto è quello di giocare sempre per ottenere il massimo».Non gli è andato giù il secondo gol, preso subito dopo il pareggio, non gli è andato giù nemmeno il primo, in verità, perché arrivato quasi in un contropiede manovrato dal Lumezzane. «Loro sono stati bravi a colpirci nella maniera preferita, è stato bravo Bacio Terracino a fare una doppietta ma quelle che sono le risultanze della gara – spiega il mister giallorosso – vanno al di là della partita in sè. Non ci buttiamo giù per una sconfitta del genere, continuiamo tranquilli per la nostra strada».A tradire il Bassano, forse, la voglia eccessiva di vincere. In alcune circostanze, forse, la squadra si potrebbe accontentare anche del pareggio. Ma questo, come ha spiegato il tecnico dei veneti, non è nel dna della sua squadra. «Volevamo ottenere i tre punti e penso che in campo si sia visto dal nostro atteggiamento battagliero ed improntato a fare gioco. Abbiamo perso? Pazienza, ci rifaremo presto, speriamo già con il Santarcangelo ma noi siamo fatti così. Entriamo in campo non certo per puntare al pareggio ma per giocarcela sempre contro tutti. Poi può andare bene e può andare male. Non sono affatto dispiaciuto della prova dei ragazzi, anzi hanno dato tutto e solo il risultato ci è stato sfavorevole».È stato espulso per proteste. La faccia del mister fa sorridere quasi a voler dire che era nell’aria la sua cacciata in pieno recupero. Ma dell’arbitro e dei suoi errori D’Angelo non parla. Preferisce non addentrarsi negli svarioni del fischietto lametino che ha scontentato, in egual misura, entrambe le squadre. E quando accade significa o che non è ancora pronto dopo l’estate oppure che deve essere fermato subito.«Ripeto che preferisco dissertare sul verdetto del campo e sul nostro modo di giocare, che mi è piaciuto e non voglio soffermarmi sugli errori arbitrali». Ultima domanda sul prossimo impegno: «Con il Santarcangelo voglio vedere la stessa grinta mostrata oggi, ma so già che i miei ragazzi daranno l’anima perché hanno una carica positiva dentro».
Ore 16.40 – (Giornale di Vicenza) Prima sconfitta in campionato per il Bassano, che non riesce a reggere il tour de force dell’ultima settimana e crolla in casa del Lumezzane. Una sconfitta comunque immeritata per la formazione veneta che avrebbe meritato almeno un punto per quanto si è visto in campo. Invece gli episodi stavolta hanno girato le spalle al Bassano, punito oltremodo per gli unici due errori – peraltro individuali – della retroguardia.Partita che si è messa male dopo la mezz’ora per gli ospiti, che pure erano riusciti a raddrizzarla a metà ripresa con la rete del “Re Mida” Grandolfo, al terzo centro in sette giorni. Nemmeno il tempo di organizzare l’ennesimo assalto alla porta del Lumezzane che Bacio Terracino, in giornata di grazia, realizza la doppietta personale che ammazza il Bassano, imponendogli il primo stop in campionato. Non una cattiva prestazione per la squadra di mister Luca D’Angelo. È stato buono l’approccio alla partita, provando a tenere in mano il pallino del gioco, tentando diverse sortite verso la porta di Pasotti, subito impegnato al 9′ da Grandolfo con uno schema su punizione che libera l’ex attaccante del Chievo. La posizione di Rantier, che non gioca da seconda punta ma da trequartista in una sorta di 4-2-3-1, crea problemi alla difesa del “Lume” che comunque riesce ad incardinarsi. L’intensità del Bassano cresce col passare dei minuti ed intorno alla mezz’ora sembra essere vicino il vantaggio della formazione veneta. Pasotti respinge coi pugni un mancino dalla distanza di Formiconi, mentre poco dopo Proietti non riesce a giocare di sponda su un corner di Minesso.Nel miglior momento del Bassano, passa il Lumezzane. Una ripartenza beffa la squadra ospite, con Barbuti che prende il tempo a Pasini – disastroso nella circostanza – e con freddezza appoggia per l’accorrente Bacio Terracino: destro di prima e Bastianoni soccombe. Nonostante la rete subita, il Bassano non demorde e nel finale del primo tempo sfiora l’immediato pareggio con il sinistro di Minesso che fa la barba al palo. L’avvio di ripresa è un po’ contratto per l’undici di mister D’Angelo, pericoloso solo al quarto d’ora con un destro di Bianchi che termina a lato della porta avversaria.Per questo, l’ex allenatore della Fidelis Andria decide di cambiare e di mettere accanto a Grandolfo un’altra prima punta. L’ingresso di Maistrello per Rantier sembra non cambiare nulla, invece finisce per scombussolare i piani del Lumezzane, che al 24′ si fa riprendere.A dire il vero, più che per colpe della difesa bresciana, la rete è costruita e realizzata da un super Grandolfo che, dopo aver controllato di gran mestiere il pallone in area, apre per Minesso e va a ricevere l’assist dell’ex Cittadella.Si prospetta una seconda parte di gara all’arrembaggio per il Bassano, alla ricerca del vantaggio. Invece il pareggio è effimero, dato che dopo appena tre minuti il Lumezzane rimette la testa avanti. Ancora con Bacio Terracino che mette a sedere Crialese e fulmina Bastianoni.Il forcing finale del Bassano non porta a nulla di concreto e nemmeno ad occasioni da brivido per la retroguardia di casa. Il Lumezzane serra i ranghi, si difende con ordine e non sbanda praticamente mai concedendo pochissimo alla formazione giallorossa che pure preme in un forcing che si dimostra sterile. L’unico vero pericolo lo crea Minesso a 10 minuti dalla fine quando con una potente conclusione dal limite trova ancora una volta il baby Pasotti attento a respingere coi pugni l’insidiosa conclusione indirizzata nello specchio della porta.
Ore 16.30 – Lega Pro girone B, la classifica aggiornata: Venezia 11; Pordenone e Gubbio 10; Sambenedettese 9; Santarcangelo*, Parma e Bassano 8; Reggiana*, Lumezzane e FeralpiSalò 7; Albinoleffe* 6; Modena*, Mantova, Sudtirol e Padova* 5; e Fano 4; Maceratese* 3; Ancona, Teramo e Forlì 2 (* una partita in meno).
Ore 16.25 – Lega Pro girone B, fischio finale: Modena-Reggiana 1-2.
Ore 16.20 – (Corriere del Veneto, edizione di Vicenza) A Salerno il Vicenza trova i gol e la prima vittoria in campionato. Una partita che alla vigilia era molto temuta per la forza dell’avversario e per un ambiente caldo, grazie ad un pubblico che rende lo stadio Arechi un fortino difficile da espugnare. Un’impresa che è riuscita ai ragazzi di Franco Lerda che hanno disputato i primi venticinque minuti di gara quasi perfetti, creando parecchie occasioni da rete ed avendo il netto predominio della gara. «E’ vero — conferma il tecnico del Vicenza — la prima mezz’ora abbiamo giocato a ritmi altissimi creando tante azioni pericolose e non concedendo nulla all’avversario. Poi siamo un po’ calati anche a causa della reazione degli avversari e del gol di Della Rocca che ha rinvigorito la Salernitana. Ma noi abbiamo voluto fortemente questa vittoria, che è arrivata con pieno merito e ai ragazzi non posso quindi che dire bravi». Contro il Bari il Vicenza aveva interrotto la serie di partite in cui aveva subito sempre gol, a Salerno ci sono stati ancora errori in fase difensiva, ma l’attacco ha fatto il suo dovere per tre volte. «Per quanto riguarda l’attacco avevamo avuto opportunità da rete anche nella altre partite, ma non finalizzato in maniera adeguata anche per un po’ di sfortuna. Stavolta siamo stati più concreti anche se le occasioni da gol sono state almeno otto, un dato che conferma come la nostra vittoria sia assolutamente meritata». Un altro aspetto importante è dato dal fatto che il Vicenza ha vinto la gara con i cambi dalla panchina, a conferma che Lerda dispone di valide alternative. «Sono molto contento di tutti — precisa — di chi ha iniziato la gara e di chi è entrato: Cernigoi, Bellomo e Di Piazza sono entrati subito in partita e Matteo ha avuto il grande merito di segnare il gol della vittoria. Una rete scaturita da un’azione nata da rimessa laterale, quindi non da una manovra lineare come nelle prime due marcature. Ma nel calcio conta che la palla entri in rete, e comunque nell’azione del gol Di Piazza ha avuto un movimento da grande attaccante». Il tempo per festeggiare i primi tre punti è già finito perché alle porte c’è la sfida di martedì ad Ascoli. «Adesso valuteremo la fase di recupero di chi è sceso in campo e poi decideremo l’undici che scenderà in campo. Dobbiamo subito archiviare la partita di Salerno e pensare a preparare la sfida con l’Ascoli, ma da questo punto di vista sono sereno perché tutto il gruppo è ben conscio dell’importanza del match di martedì». Chi della gara di Salerno si ricorderà a lungo è Francesco Signori, autore dei primi due gol del Vicenza. «Sono molto contento, è la mia prima doppietta nel calcio professionistico — precisa l’ex mediano di Modena e Novara — una felicità grande soprattutto perché sono gol che hanno portato alla vittoria. Bene anche la squadra, abbiamo avuto un calo dopo il secondo gol, ma c’è da dare merito anche agli avversari. La cosa più importante è stato il carattere che abbiamo dimostrato: potevamo subire un contraccolpo psicologico e invece abbiamo sempre creduto di poterla vincere. Ora dobbiamo ripeterci anche martedì ad Ascoli».
Ore 16.10 – (Giornale di Vicenza) La mattina del giorno dopo l’impresa dell’Arechi riserva al Vicenza un risveglio col sorriso (ore 8,30, i dormiglioni non sono ammessi in ritiro) in una Salerno dal cielo azzurro e ancora screziato dopo che l’altra notte, a un’ora dal triplice fischio, aveva scaricato sulla città un diluvio con tanto di lampi e tuoni.Quasi una metafora di quanto stava accadendo in casa granata, dove un Sannino fuori tempo e fuori misura attaccava a testa bassa la stampa campana – che per la verità ha dato ampia dimostrazione di essere molto preparata e puntuta il giusto – rea, a suo dire, di distruggere e di …fare la formazione: da non credere, ma questo tecnico che ha allenato anche in serie A ha detto proprio così, in un eccesso di scivoloso sarcasmo e di buffa autodifesa.Gli errori della Salernitana sono stati tanti, la frenesia e la certezza di fare un boccone del Lane hanno fatto il resto, questo è vero, ma a indurre i granata a cadere dopo essersi rialzati acciuffando il pareggio è stato un altro elemento. Che ha i colori biancorossi e si chiama Vicenza.La sensazione che resta intatta a qualche ora dalla brillantissima prova di Salerno è che non potesse che finire com’è finita, e cioè con una vittoria biancorossa che va persino oltre le indicazioni del punteggio. È una sensazione che ha preso forma quasi paradossalmente subito dopo un pareggio che avrebbe steso un toro perchè a quel punto il Vicenza ha ricominciato a fare quel che egregiamente aveva fatto nella prima, scintillante mezz’ora di gara. Meccanismi perfetti, scambi e inserimenti a occhi chiusi, Zaccardo che ci sta prendendo gusto in questa sua inedita avventura in serie B infondendo fiducia a tutto il pacchetto arretrato – Bogdan in testa, sia pure con qualche ingenuità da limare – Rizzo gladiatorio nell’incandescente arena granata, Siega che poco poco non va in rete pure lui, Vita iradiddio come rare volte, Galano e Raicevic che si cercano e si trovano come gemelli del… quasi-gol. Perchè se è vero come è vero che mancano all’appello i gol degli attaccanti, è altrettanto vero che un Signori come quello applaudito a Salerno te lo invidierebbero pure in A e che se alla sua doppietta si aggiunge la chicca di Di Piazza allora vuol che dire che l’abusata definizione di coop del gol che rimanda a tempi guidoliniani ha qui trovato santificazione.Lerda non ha sbagliato praticamente nulla, ma soprattutto ha indovinato tutti e tre i cambi rispedendo al mittente qualsiasi perplessità suscitata in un primo momento dalle sostituzioni in serie di Raicevic, Galano e Vita per far posto a Cernigoi, Di Piazza e Bellomo. Tanto di cappello. Mentre il Vicenza effettua il cosiddetto “scarico” post partita su un campo vicino a Cava de’ Tirreni, le domande e le considerazioni che accompagnano i biancorossi sono di questo tenore: i problemi evidenziati nelle prime due di campionato e in Coppa sono alle spalle? Sarà questa la squadra che vedremo per il resto del campionato? Sarà questo l’atteggiamento, sarà il modulo, la concentrazione e la capacità mentale di reagire a fare compagnia ai tifosi sugli spalti o sul divano?Una prima risposta può arrivare a stretto giro di posta, martedì sera ad Ascoli. Intanto la pattuglia biancorossa corre e scherza sotto il sole di fine estate. La costiera amalfitana con i suoi splendori è a un tiro di schioppo ma il profumo della vittoria all’Arechi, per una volta, è più inebriante dei colori di plumbaghi e buganville che s’arrampicano verso il cielo.
Ore 15.50 – (Gazzettino, edizione di Venezia) Non nascondono la loro felicità per il risultato Marsura e Pellicanò difronte ai cronisti. Il primo a presentarsi in sala stampa è il difensore. «Sì, ci sono state tanti episodi discutibili, espulsioni giuste e non giuste, ma alla fine conta solo il risultato è siamno contenti di questi tre punti in un campo difficilissimo. Abbiamo patito il gioco dell’Ancona che si difendeva e ripartiva in contropiede, ma alla fine siamo riusciti ad imporre il nostro ed a gestire le situazioni. È stata una partita strana, fatta dagli episodi che avete visto ma siamo stati bravi a ribaltare situazione difficile. Dalla panchina personalmente l’intervento su Garofalo mi è parso rigore poi nella confusione l’arbitro avrà visto qualcosa. Quando sono entrato io, da parte mia ho fatto ciò che mi ha chiesto il mister». «Sono stati sette giorni incredibili – conclude Pellicanò – se ne sono viste di tutti i colori. Questo è il calcio. Tre partite toste ma dobbiamo essere felici dei punti raccolti. Unica cosa, forse dobbiamo velocizzare di più il gioco ed essere più prolifichi in attacco». Molto raggiante quello di Marsura, goleador dell’incontro. «Devo ringraziare Geijo, ben piazzato, che mi ha servito una palla eccezionale. Poi ho puntato l’avversario ed ho trafitto il portiere. Partita difficilissima e su un campo poco praticabile. Siamo stati bravi a non sottovalutare nessuno, mettendoci cuore e sacrificio. Intelligenti dopo l’espulsione a rimanere compatti e uniti. Magari in alcune occasioni siamo stati presi in contropiede perché troppo lunghi. Sul finale di primo tempo abbiamo sbandato un po’, prima di riordinare idee». Sugli episodi contestati Marsura la pensa così. «Su Garofalo credo fosse proprio rigore netto, ma cosa sia successo dopo non lo so. Lo saprà di sicuro l’arbitro. Partita tesa. Espulsioni non so se esagerate o meno, ma potevano condizionare tutto. Settimana incredibile per emozioni e risultati. Venire qui e non vincere sarebbe stato brutto. Abbiamo fame e vogliamo sempre vincere, se stiamo uniti possiamo fare grandi cose».
Ore 15.40 – (Gazzettino, edizione di Venezia) Accaldato e sbuffante, anche se felice, Pippo Inzaghi in sala stampa. Chiede a tutti di aprire le finestre, ma si capisce che ha sudato sette camice per rimanere calmo il più possibile in panchina, almeno fino a quando l’arbitro glielo ha permesso. Poi tribuna. «Si, sono molto felice di quello che la squadra mi ha dato. Mi sorprende ogni gara: i ragazzi sono stati veramente fantastici e grazie a loro abbiamo preso una vittoria che è fondamentale per tante ragioni. Avete visto tutti cosa è successo e se siamo riusciti a vincere lo dobbiamo ad una prestazione eccezionale. I nostri tifosi devono essere molto orgogliosi di questi ragazzi». Il tecnico scende poi nell’analisi tecnica della gara. «Innanzitutto era molto difficile giocare su un campo simile, fatto di zolle e ciuffi d’erba. Un disastro, tant’è che i dirigenti anconetani ci hanno fatto pure le scuse. La partita poi è cambiata improvvisamente. Strao per fare una sostituzione ad inizio ripresa, poi ci avevo ripensato e questo mi ha dato ragione, perché volevo lasciare il tridente. E così è arrivato il gol. Ripeto, non si può giocare su certi campi, ma la tecnica alla fine prevale». Sulle decisioni arbitrali, l’idea del mister è semplice. «Non parlo dell’arbitro, ma dico solo che forse è stato eccessivo. Posso solo affermare che l’unico neo dei miei ragazzi è stato essere un po’ ingenui e cascare nelle provocazioni degli avversari. In questo dobbiamo migliorare, perché in questo campionati ci aspetteranno sempre comportamenti di tale genere. Quindi un pizzico di furbizia in più, perché qualsiasi espulsione complica sempre una gara. La mia invece la ritengo del tutto ingiusta e spero di non essere squalificato. È vero, ho toccato la palla fuori dell’area tecnica ma il gioco era fermo. Non capisco proprio la decisione arbitrale». Pippo non finisce però di elogiare i suoi, ci tiene tantissimo. «Anche in 10 siamo stati una grande squadra. Dopo la partita di Parma ammetto di aver avuto paura della terza gara in 7 giorni. Temevo un logico rilassamento o qualche tossina ancora da smaltire e poi venire a giocare qui non era assolutamente semplice. E invece ho avuto davanti uomini veri, che hanno dato l’anima ed uno spirito di gruppo eccezionale in ogni istante. Lo dico proprio: sono orgoglioso di essere il loro allenatore.Questa è stata una vittoria di squadra vera in ogni senso.» Sull’avversario poche parole. «L’Ancona non lo si può giudicare facilmente con un campo simile. Ci ha messo in difficoltà soprattutto sul finire del primo tempo, quando per alcuni minuti dopo l’espulsione abbiamo avuto ovviamente momenti i cui dovevamo ricompattarci. Ora dobbiamo guardare avanti. Questo è un campionato tosto e ogni partita sarà una lotta. Voglio concludere dicendo che questi sono stati sei punti guadagnati».
Ore 15.30 – (Gazzettino, edizione di Venezia) Il Venezia soffre, si complica la vita, ma porta a casa tre punti d’oro in una partita dal finale incredibile. Chiude in otto, grazie alle decisioni alquanto discutibili dell’arbitro, ma sfrutta un’occasione di Marsura e punisce un Ancona rognoso, ma poca cosa sul piano tecnico. Come dirà Pippo Inzaghi in sala stampa, una vittoria che vale doppio. Iniziano bene i lagunari, bravi a sfruttare le indecisioni di una difesa dorica balbettante. Al 5′ discesa ficcante di Marsura, che da posizione decentrata sulla sinistra si fa respingere la conclusione coi piedi da Rossini. Replica al 10’: Fabris ruba palla sulla linea di fondo, rimette al centro per Geijo, che appoggia per Pederzoli. Botta fuori. Alza la testa l’Ancona al 18’ grazie ad un’incursione di De Silvestro, che conclude da dentro l’area con un tiro a giro, fuori di un niente. Al 27’ il fattaccio. Penetrazione di Garofalo, che appena in area si vede affossato da Barilaro. L’arbitro dice di continuare. Si accende un mischia e il difensore del Venezia rifila una manata in faccia all’avversario. Valiante lo spedisce negli spogliatoi. Fabris scala a sinistra sulla linea dei difensori. Lagunari graziati al 37’. Cross dalla sinistra di Frediani, Momenté al volo e Facchin respinge su De Silvestro, che da pochi metri spara alle stelle. Finale tutto biancorosso. Pederzoli al 43’ miracoleggia sulla linea e salva il colpo di testa di Momenté. Inzaghi furibondo col direttore di gara al fischio finale, non capacitandosi sia del rigore negato che del cartellino rosso. È solo il prologo. Passa un minuto e mezzo della ripresa e l’eclettica giacchetta nera lo spedisce dritto negli spogliatoi per motivi sconosciuti. Forse per aver toccato la palla fuori dal box tecnico. Partita che si ripresenta abbastanza confusionaria. Il Venezia predilige la fascia sinistra, da dove al 8’ parte un cross di Marsura, che Geijo alza abbondantemente di testa sulla traversa. Padroni di casa inconcludenti senza sfruttare a dovere la superiorità numerica e con timide azioni che molto spesso finiscono con lo sbattere contro il muro a 4 dei difensori. Ma, come un lampo, al 13’ gli arancioneroverdi costruiscono una colossale palla gol. Agej perde palla e la consegna a Geijo. Tocco delizioso in velocità per Ferrari, che solissimo davanti a Rossini al volo scarica il tiro lontano dal palo. Mani nei capelli per un’occasione irripetibile. Ma è solo questione di minuti. Corre il 20’ e Marsura riceve palla sulla sinistra. Punta l’uomo – Barilaro -, entra in area senza difficoltà e lascia partire un sinistro angolato che Rossini, colpevolissimo, neppure sfiora. Gioia incontenibile, con tutta la panchina in campo ad abbracciare l’attaccante. Fino a questo punto prevale ovviamente la classe e l’organizzazione di gioco. Inzaghi dalla tribuna risistema la squadra inserendo Pellicanò nel ruolo di difensore sinistro e riavanzando Fabris nella zona nevralgica del campo. Unico brivido al 37’ con Momenté che spara sul portiere una palla vagante in area. Si perde tempo per una leggera contusione di Facchin sull’azione ed il centravanti dorico protesta vivacemente. L’arbitro gli sventola sotto il naso il secondo cartellino rosso della partita. Non basta. Passano un paio di minuti e il guardialinee sotto la tribuna richiama Valiante. Breve conciliabolo e fuori Baldanzeddu, reo di una gomitata che solo lui ha visto. 5 minuti di recupero. Il tempo per l’ultimo show del direttore, che finisce i cartellini mandando fuori anche Moreo per ennesimo uso illecito del gomito. Diciamola francamente, proteste e falli tutti esistenti, ma sanzionati in modo troppo esagerato.
Ore 15.10 – (Corriere del Veneto, edizione di Venezia) I tre punti sono in tasca con relativo primato e questo conta. Ma allo stadio del Conero di Ancona va in onda un film fatto di nervosismo e ben quattro espulsioni per gli arancioneroverdi, con relative squalifiche in arrivo. L’esperienza di Garofalo non gli impedisce di reagire malamente su un rigore mancato e il Venezia si ritrova in dieci dopo mezz’ora. Mister Inzaghi lo segue a inizio ripresa per aver raccolto il pallone non essendo autorizzato a farlo. Ma il tecnico arancioneroverde ha il coraggio — apprezzato dal presidente Tacopina — di non modificare l’assetto offensivo nonostante l’uomo in meno, fino al gol di Marsura che decide il match. Il finale è un thrilling, con altri due cartellini rossi ai danni di Baldanzeddu e Moreo (più uno per l’Ancona) che lasciano il Venezia in otto contro dieci. Si parte con i due attaccanti, Ferrari e Geijo, mentre Marsura rimane arretrato. Il giovane trequartista si rende subito pericoloso, al 6’, sfondando sulla sinistra con il portiere che si salva con i piedi. L’Ancona ha la prima occasione al 18’, con il tiro di De Silvestro dal limite dell’area. Il Venezia è padrone del campo ma alla mezz’ora cambia tutto: Garofalo spinge sulla fascia sinistra, viene atterrato in area da Barilaro che gli cade addosso. Per l’arbitro non è rigore. Il terzino arancioneroverde protesta, non tanto con il direttore di gara quanto con l’avversario: i due sono fronte contro fronte e Garofalo prende la testa dell’avversario con due mani, lo spinge e Barilaro cade, forse accentuando un po’. L’arbitro vede tutto e spedisce Garofalo negli spogliatoi. Il Venezia resta in dieci, mister Inzaghi sta per mandare in campo Pellicanò a coprire l’out sinistro, poi cambia idea e chiede a Fabris di arretrare. Si soffre, l’Ancona sfiora il vantaggio: al 36’ De Silvestro colpisce di testa e Facchin para. Un minuto dopo doppia occasione con Momentè, che da distanza ravvicinata chiama in causa Facchin e poi, sulla respinta, De Silvestro spara alto. Altro brivido nel finale con il colpo di testa di Samb. Si va negli spogliatoi e si riparte nel peggiore dei modi: c’è un’azione fallosa di Zampa su Bentivoglio, Inzaghi raccoglie la palla e viene allontanato dall’arbitro. In panchina il timone passa al vice D’Angelo. Gli arancioneroverdi provano a reagire, l’Ancona chiude tutti gli spazi. Cerca di aprire un varco Geijo, al 14’, che lancia Ferrari sul filo del fuorigioco: a tu per tu con il portiere, l’attaccante fallisce abbondantemente il bersaglio. Ma il Venezia c’è e queste incursioni pagano: di nuovo lo spagnolo pesca Marsura che entra in area e sferra un tiro angolatissimo, che spiazza Rossini. E’ il gol vittoria. Esce Geijo per Pellicanò, poi Ferrari si infortuna e allora c’è spazio per Moreo, ma la sua sarà una apparizione-lampo. La gestione del finale si fa durissima: assedio dell’Ancona, Facchin fa il miracolo su Momentè che poco dopo viene espulso per proteste. Il Venezia torna subito in inferiorità, perché Baldanzeddu tira una gomitata a un avversario: rosso. E poco dopo viene espulso pure Moreo, dopo una collisione non troppo fortuita a palla lontana. Si soffre, ma i tre punti sono salvi.
Ore 14.50 – (La Nuova Venezia) Filippo Inzaghi si presenta in sala stampa visibilmente segnato dalla tensione della partita di ieri ad Ancona. Qualche goccia di sudore sulla fronte, si allenta la cravatta e la prima domanda la fa lui: «Perché non aprite le finestre che non si respira? Pazienza se entreranno le zanzare». Una vittoria con soli otto giocatori al 90’ più recupero non è una passeggiata, e il Venezia in questo inizio di torneo si complica sempre un po’ la vita. Poi Inzaghi riattacca. «Sono molto felice, la squadra mi sorprende a ogni partita. Questa volta siamo stati fantastici e avete visto tutto quello che è successo. Stavo anche facendo un cambio dopo la prima espulsione, poi mi sono fermato e ho avuto la forza a rimanere con tre punte e un uomo in meno. I nostri tifosi devono cominciare a essere orgogliosi di questo Venezia perché i giocatori danno il cuore in ogni partita. Con l’Ancona lo hanno fatto su un campo impossibile, era impraticabile con erba alta e sabbia ovunque, tanto che prima dell’inizio abbiamo ricevuto le scuse dei dirigenti anconetani». Inzaghi riflette poi sulla doppia vittoria in trasferta, uno dei passaggi ritenuti più delicati fin dal sorteggio del calendario. «Dopo quella di Parma questa partita vale sei punti da sola, per come è arrivata e per quello che abbiamo saputo fare. Le espulsioni? Non dovete chiederlo a me, ho già parlato con chi è stato espulso a fine partita nello spogliatoio. Probabilmente non tutte erano meritate, ma del resto gli avversari ci provocavano e, se devo trovare un neo in questa partita, eccolo qua. Siamo stati ingenui e i ragazzi li avevo avvisati, dovevano stare più attenti. Non ho capito invece la mia di espulsione. Ho solo preso la palla oltre la linea e l’ho data a uno dei miei giocatori. Pensavo di poterla prendere e non credo che sarò squalificato un turno solo per questo. Del resto con l’arbitro non ho avuto nessuno scambio verbale, ma solo perché ero fuori dall’area tecnica. Oggi è una vittoria da grande squadra, dopo Parma avevo paura della terza gara in sette giorni. Rischi un rilassamento, invece abbiamo reagito da uomini veri». Per chi avesse voluto sapere qualcosa di più sulle espulsioni, in sala stampa non si è presentato nessuno dei tre giocatori usciti anzitempo dal campo. Quindi le sole parole sul fronte del Venezia le ha aggiunte Davide Marsura, match winner della partita. «È stato un incontro molto difficile e siamo stati bravi a non sottovalutarlo, giocando con il cuore e sacrificandoci a tutto campo, specie dopo la prima espulsione. Siamo stati bravi a rimanere compatti, a non mollare e restare uniti perché in quelle condizioni si può rischiare sempre di sbagliare qualcosa. Il rigore chiesto da Garofalo? Credo fosse netto, poi non so cosa abbia determinato la sua espulsione. Qualche volta siamo stati presi in contropiede dall’Ancona perché eravamo lunghi in campo, dopo ci siamo assestati bene. Non so se le espulsioni ci fossero tutte e tre o se siano state esagerate, l’arbitro ha deciso così».
Ore 14.40 – (La Nuova Venezia) Cattivi e vincenti. Una vittoria fuori casa che va a fare il bis con quella di Parma fresca di metà settimana va accolta con sorrisi e applausi. Fin qui ci siamo. Ma a parlare poi di un bel Venezia, sotto le nuvole del Conero, no, questo è un altro discorso. Neanche se qualcuno dirà che la squadra ha finito con otto giocatori in campo. Perché il Venezia, pur vincente, ha sbagliato parecchio, non ha saputo chiudere la contesa contro una squadra dotata di tanto cuore e poco altro e alla fine ha ceduto a una serie di gesti isterici che non devono vedersi sui campi dei professionisti, anche se a volte i nervi possono saltare. Dunque 1-0 per il Venezia, la vittoria ci può stare in virtù della maggior qualità tecnica della squadra, anche se poi vai a rivedere il primo tempo e ti accorgi che le palle gol pericolose le hanno create i biancorossi e che nella ripresa, fatto il gol targato Marsura e mancate le occasioni per chiudere la vertenza, quei cinque più due minuti di recupero sono stati peggiori di un film da incubo. Un tabellino ricco alla voce “note”, gonfiato da quattro espulsioni e allora cominciamo da qui: ineccepibile quella di Garofalo, manata in faccia all’avversario nell’ammucchiata a contestazione di una azione da rigore per il Venezia. Le mani si usano nel basket e nel volley, per cui ci stanno anche i cartellini rossi di Baldanzeddu e Moreo, pescati da un attento assistente dell’arbitro più efficace della tecnologia. Lo stesso assistente che pesca Momentè in fallo di reazione dopo una mischia salvata con eroismo da Facchin. Unica espulsione discutibile, azzardiamo ingiusta, quella di Pippo Inzaghi, reo di essere entrato in campo per restituire un pallone, a gioco fermo. Come punire il furto di una mela, dopo tanti colpi proibiti. I conti si faranno con il giudice sportivo. Quanto alla contesa, Inzaghi torna alla difesa a quattro con il recupero di Baldanzeddu e arretra Fabris dopo l’espulsione di Garofalo, fin quando non butta nella mischia Pellicanò. Si vede il tasso tecnico superiore del Venezia, che però non si concretizza: sempre il passaggio in più, lo scarico al compagno vicino, insomma pare quasi un pericolo prendersi la responsabilità di tirare in porta. Così l’Ancona scorazza sulla sua sinistra, destra per il Venezia, Forgacs e Frediani creano fastidi e Facchin prima e Pederzoli poi sono autori di grandi salvataggi. Nel secondo tempo ecco il Venezia padrone, il pallone verticale che arriva a Marsura è una pennellata, Marsura si conferma carta vincente, come a Parma. Diagonale al millimetro, spolverata al palo e 1-0 da tre punti. Il resto è la sofferenza del finale, il Venezia resiste, l’Ancona si spreme il cuore ma non ha altro e Facchin fa scudo sull’ultimo pallone di Momentè, prima dell’espulsione. Per ora la squadra ha poche unghie per graffiare, ma gli attributi ci sono. Ora una regolata ai nervi. Qualcuno vuole sputare sui tre punti? Sarebbe da matti.
Ore 14.20 – (Gazzetta di Modena) Per un derby pronto a rinnovarsi dopo quasi 16 anni non può mancare una degna cornice di pubblico. Non mancherà, perché sono già 5mila gli spettatori sicuri di assistere a Modena-Reggiana. Sarà una vera e propria battaglia del tifo, perché ben 1.750 tifosi si piazzeranno in curva ospiti per sostenere i colori granata, raggiungendo quasi quota 2mila assieme a quelli presenti negli altri settori. Il popolo gialloblù ha tempo fino all’inizio della gara per dare una risposta ancora più forte: ai 1.406 abbonati, dato aggiornato a ieri, si aggiungono i circa duemila tifosi che hanno acquistato il biglietto in prevendita. Alle 11,30 apriranno i botteghini del Braglia.
Ore 14.10 – (Gazzetta di Modena) Rifinitura e conferenza della vigilia non hanno sciolto il dubbio principale degli ultimi giorni, quello relativo al modulo sul quale Pavan sceglierà di puntare per affrontare la Reggiana. Le opzioni valutate dal tecnico del Modena sono ormai note, entrambe utilizzate martedì a Teramo. Da una parte il 4-3-3 con il quale i canarini si sono sempre presentati in campo nelle prime quattro gare, un modulo speculare a quello della Reggiana, dall’altra quel 4-2-3-1 che a Teramo ha segnato la svolta, permettendo a capitan Manfredini e compagni di conquistare la prima vittoria in campionato. «Ogni soluzione tattica è studiata a tavolino – ha specificato Pavan – e preparata in settimana, dipende sempre dall’avversario. Non mi è parso che la squadra abbia faticato con il 4-3-3, penso invece che sia riuscita ad esprimersi bene». Con il tridente uno tra Schiavi, Tulissi e Basso dovrebbe rimanere fuori, sacrificio che non si renderebbe necessario in caso di 4-2-3-1: «Io – ha concluso Pavan – penso solo ad avere giocatori pronti al cento per cento». Tra questi non ci sarà probabilmente Laner, che pare recuperato solo per la panchina. Aldrovandi ed Accardi dovrebbero vincere i ballottaggi con Cossentino e Calapai, mentre Diakite e Ravasi si giocheranno fino all’ultimo la maglia.
Ore 14.00 – (Gazzetta di Reggio) «Sentiamo che è una partita importante, il derby è un incontro speciale per tutti in primis per la squadra. I ragazzi ci tengono particolarmente a fare la prestazione perché otto volte su dieci fare la prestazione significa portare a casa il risultato. Ma è importante anche per la comunità come amo chiamarla io: tifosi e società». Così mister Leonardo Colucci ieri in conferenza stampa ha presentato il match del Braglia. Qualche cambio rispetto a Venezia? «L’infermeria si sta svuotando e credo che ci saranno dei cambi. I ragazzi sanno che da una partita all’altra ci possono essere dei cambi e devono sempre farsi trovare pronti». Che Modena si aspetta? «È una buona squadra. Hai dei giovani interessanti e alcuni li conosco per averli incontrati nel campionato Primavera e poi ci sono i più “vecchi” che sono giocatori importanti. Hanno pareggiato con il Parma e sono andati a vincere a Teramo». Per una volta possiamo dire che conta più il risultato rispetto alla prestazione? «L’esperienza mi insegna che quando c’è la prestazione non può non esserci il risultato. Per carità: prestazione e risultato sarebbe l’apoteosi». Per leI è R anche di un ritorno a Modena da ex: quale sarà il suo pensiero al momento di entrare al Braglia? «Di squadre della via Emilia ne ho fatte alcune: Reggiana, Modena, Bologna e ci metto anche il Cesena. Tutto questo per dire che tutti mi hanno sempre visto come uno della curva in campo. E questo era un complimento impagabile. E laddove sono stato al di là del campanilismo, tutti i tifosi mi hanno apprezzato per quello che ho fatto. Tornare al Braglia mi ricorda momenti belli. Mi ricorda anche a 37/38 anni il sottoscritto ha fatto 58 partite di cui 45 da titolare. Quindi ho buoni ricordi del Modena e il Modena ha buoni ricordi di Colucci». Quella contro il Modena sarà una partita in trasferta per modo di dire… «Esatto, so che ci seguiranno in tanti però, lo sapete tutti, in campo vanno i giocatori». Quello contro il Modena sarà anche un sfida tra due allenatori, lei e Pavan, che arrivano dalla Primavera. «E mi fa estremamente piacere. Prima si faceva più fatica a dare la possibilità a degli allenatori giovani, adesso la musica è cambiata. Vedi i casi di Oddo, Di Francesco, Brocchi: sono almeno una quindicina gli allenatori che arrivano dai settori giovanili». Concludiamo con le condizioni dei giocatori: Rozzio e Trevisan come stanno? «Sono convocati e sono a disposizione. Stesso discorso per Ghiringhelli: anche lui è convocato».
Ore 13.50 – (Gazzetta di Reggio) «Andom a Modna!». È stato questo il leitmotiv dei tifosi granata fin dal triplice fischio di Venezia, un concetto ripreso in settimana sui vari social network. È il derby del Secchia – qualcuno lo chiama “del Lambrusco”- pertanto non ha bisogno di grandi presentazioni. È un classico statisticamente molto equilibrato tra le due piazze (con i canarini in vantaggio di una vittoria), ma l’atmosfera magica d’attesa che si vive in queste ore è dovuta al fatto che manca da ben 15 anni. Calcisticamente sarà più sentita la sfida coi cugini d’oltre Enza a fine anno ma non è da sottovalutare nemmeno questa rivalità che esiste da secoli: dalla disputa per la paternità della maschera di “Sandrone” ai tempi del ducato di Modena – di cui Reggio faceva parte -, passando per l’invenzione dei prestigiosi prodotti culinari di zona e finendo con la condivisione di un Ateneo, dove una comunità cerca costantemente di primeggiare sull’altra. Tornando al calcio, in questi giorni abbiamo ricordato quanti intrecci di persone vi siano stati, sia a livello dirigenziale che in campo, tra queste nobili decadute ma il nome più attuale è certamente Leonardo Colucci: il tecnico granata spiccò il volo da calciatore a Reggio finendo la carriera a Modena. Un derby fa sempre storia a sé e mai come oggi allo stadio Braglia (14.30) vi arriveranno due squadre col morale alto: la Reggiana ha avuto l’intera settimana per preparare il match, ha recuperato pedine importanti dall’infermeria e sa di aver strappato un punto in Laguna dove altre falliranno; i canarini invece avranno (forse) il fattore campo e vengono dalla vittoria di martedì a Teramo, pur dopo 1.000 chilometri di viaggio, dove si è sbloccato il reparto avanzato. Perciò sarà una gara tutta da giocare ma senza la frenesia di voler subito andare in gol perché sappiamo che, prima o poi, Marchi e compagni la buttano dentro. Nelle tre precedenti gare i granata hanno dimostrato di avere confidenza con il gol: quando il gioco latita, e in questa fase della stagione è normale che sia così, c’è sempre chi è in grado di fare la giocata che fa la differenza. Oltre a ciò il 4-3-3 di Colucci è sempre più collaudato e vedrà in campo pressoché gli stessi di Venezia, eccezion fatta per Ghiringhelli non al meglio rimpiazzato da Mogos. Soprattutto ci sarà tanto granata sugli spalti visti gli oltre duemila biglietti venduti in città: tutti ingredienti per dare un dispiacere agli ex Manfredini, Cossentino, Loi e Zucchini che ora vestono di giallo.
Ore 13.30 – (Gazzettino) Quarta vittoria di fila, cinque punti di vantaggio sulle immediate inseguitrici. Il Cittadella rafforza il primato in serie B e lancia un segnale inequivocabile: chi non tiene il passo della squadra di Venturato, si perde per strada. L’ha capito anche il Novara, una delle grandi realtà della cadetteria, costruito per puntare alla promozione, ma letteralmente dominato in lungo e in largo per tutta la partita. Specie nel primo tempo, il Cittadella ha impressionato, giocando quasi costantemente nella metacampo avversaria. Un paio di “sorprese” nell’undici iniziale di Venturato, con Lora in mediana preferito a Schenetti, e Strizzolo in attacco partner di bomber Litteri. Si affrontano le due squadre che nelle prime tre giornate hanno tirato più in porta di tutte, il Cittadella è quella con l’indice di pericolosità più alto della categoria. È quasi naturale quindi la partenza a razzo della truppa di casa: percussione di Strizzolo (6’) che vince un contrasto al limite ed entra in area, la conclusione è centrale, para a terra Da Costa. Ci prova poi Chiaretti al 12′, la girata su sponda di Litteri non inquadra lo specchio della porta. È centrale il colpo di testa di Iori su cross di Martin, quindi la punizione di Chiaretti finisce sul fondo. Dopo nemmeno mezz’ora di gioco i due centrali difensivi del Novara finiscono nel taccuino dell’arbitro, entrambi ammoniti per avere fermato irregolarmente all’ingresso dell’area Strizzolo e Chiaretti. Il predominio territoriale è quale costante per il Cittadella, che capitalizza la gran mole di lavoro al 37′: Litteri sfonda sulla destra, la conclusione è leggermente deviata e ne esce un assist perfetto per Strizzolo tutto solo sul secondo palo, facile il tocco vincente da due passi. Il primo tiro in porta del Novara arriva al 40′ quando Pascali perde palla al limite, bravo Alfonso devia in angolo il gran sinistro di Galabinov. Sei tiri in porta, cinque fuori: l’1-0 è un vantaggio striminzito per il Cittadella all’intervallo, cosicché Strizzolo al 6′ della ripresa decide che il risultato deve assumere connotati ben diversi, e raddoppia. L’attaccante ex Pordenone Vince il contrasto con Troest e si invola verso la porta di Da Costa che supera in uscita. Sotto di due gol, il Novara si scuote immediatamente con Sansone che colpisce la traversa, quindi Alfonso salva sulla conclusione di Faragò, infine devia con i pugni il sinistro ancora di Sansone, bravo a incunearsi nell’area granata. È il momento di maggiore pressione della squadra di Boscaglia. Venturato corre subito ai ripari inserendo Valzania per Lora, poi Kouamè per Strizzolo, che si merita la standing ovation del Tombolato (tre gol sinora). Il terzo cambio granata è forzato, con Pascali costretto a lasciare il terreno di gioco per problemi fisici. Occasionissima (23’) per Chiaretti per mettere la parola “fine” alla partita, ma il brasiliano scivola al momento di impattare il pallone, libera Dickmann sulla linea di porta. La chiude invece Litteri al 27′ che supera il portiere in uscita e infila in diagonale. Quarto gol in altrettante gare. Il vivacissimo Kouamè sfiora il poker con un gran destro a girare, vola Da Costa a deviare in angolo. Il Novara accorcia le distanze al 41′ grazie al neo entrato Di Mariano: controllo in area e sinistro sul palo lontano, ma l’esito dell’incontro è oramai segnato. Martedì sera il turno infrasettimanale, con la trasferta di Avellino.
Ore 13.20 – (Gazzettino) Il primo posto a punteggio pieno con cinque lunghezze di vantaggio sulle inseguitrici non fa venire le vertigini a Roberto Venturato, che così commenta la quarta vittoria di fila sul Novara: «Viviamo con entusiasmo questo momento, abbiamo delle responsabilità e ritengo un piacere averle. Sono opportunità nuove sapendo che c’è tanta strada da fare e noi vogliamo farla con il sorriso». Le difficoltà ci saranno comunque, continua il tecnico granata: «Troveremo squadre che ci studieranno e ci conosceranno sempre più, per cui noi dobbiamo continuare a crescere per riuscire a fare sempre qualcosa di meglio. Abbiamo degli equilibri da mantenere in un campionato che è imprevedibile». Sulla vittoria con il Novara, precisa: «Abbiamo fatto qualcosa di importante contro una squadra che ha cercato di occupare bene gli spazi e sapevamo che è veloce nelle ripartenze. Siamo stati bravi a mantenere il possesso della partita. Fra due giorni avremo la trasferta ad Avellino, perciò dobbiamo ricaricare velocemente le energie e farci trovare pronti». Con i piemontesi sono partiti titolari per la prima volta Strizzolo e Lora: «È giusto cercare di utilizzare al meglio tutti i ventiquattro giocatori della rosa. Ognuno dà il suo apporto importante sia dentro che fuori dal campo». Il Cittadella è un rullo compressore, ma Venturato non si accontenta: «Abbiamo lavorato molto e stiamo raccogliendo i frutti, ma c’è ancora da migliorare. Abbiamo preso un gol che si poteva evitare, bisogna muoversi sempre tutti insieme». Sul ventenne Kouamè, all’esordio in campionato, conclude: «Ha colpito tutti quando è arrivato, ha dimostrato qualità importanti».
Luca Strizzolo, autore di una doppietta pesante, afferma: «La nostra forza è farci trovare pronti quando si è chiamati in campo. Siamo a disposizione dell’allenatore e sta a lui fare le scelte. Dedico questi gol a mio fratello Daniele, che era presente al Tombolato». Lucas Chiaretti sottolinea la forza del gruppo: «Bravo il direttore a trovare gli elementi giusti, siamo consapevoli delle nostre potenzialità, ma dobbiamo restare umili e lavorare sempre per cercare di vincere. Abbiamo personalità e affrontiamo ogni avversario con rispetto e senza timori. Ci aspettavamo il Novara guardingo con la linea del gioco bassa, noi abbiamo giocato come sempre». Il vice presidente Giancarlo Pavin è soddisfatto: «Stiamo vincendo e convincendo, merito di un grande gioco. Il nostro obiettivo rimane la salvezza, adesso mancano 38 punti, facciamoli e sono convinto che ci potremo togliere altre soddisfazioni. La squadra non ha paura e sa prendersi le responsabilità». Il direttore generale Stefano Marchetti è sulla stessa lunghezza d’onda: «Vedo una squadra matura che è abituata dall’anno scorso a gestire il comando della classifica. Guai però a distrarci perchè la crescita deve essere continua, mantenendo sempre un atteggiamento propositivo. Il gruppo ha valori umani, oltre che tecnici, molto importanti. Ognuno è a disposizione per aiutare il compagno».
Ore 13.10 – (Mattino di Padova) Il poker è servito. Quattro vittorie su quattro, 12 gol segnati, contro 3 incassati da Alfonso (di cui due su un rigore e… mezzo). Il Cittadella scappa via, ha 5 punti di vantaggio sulle seconde (mai successo nella storia del campionato cadetto) e non ha alcuna intenzione di mollare. Da restare a bocca aperta nel veder giocare la capolista, che mostra di aver capito benissimo come si sta in Serie B, dopo aver dominato in Lega Pro. Un’altra conferma che niente è improvvisato, che il gruppo si diverte e fa cose semplici, ma straordinariamente concrete ed efficaci. E tutto viene facile, al punto che il Novara (vittima di turno dopo Bari, Ternana e Pro Vercelli) cade senza attenuanti al Tombolato. Giusto che i tifosi sognino, siamo davanti ad uno dei migliori spot del calcio italiano. Un consiglio a chi ne ha voglia: venga a vedere questa squadra, non si pentirà e sarà adeguatamente ripagato del prezzo del biglietto. Primo tempo spettacolare. Il bello del Citta è che, comunque tu lo rigiri, esibisce schemi e giocate in velocità da applausi. Venturato cambia rispetto a Vercelli, ripescando Pascali in difesa (fuori Pelagatti), inserendo Lora a centrocampo (e il sacrificato è Schenetti), e puntando decisamente su Strizzolo (al posto di Arrighini) come spalla di Litteri in attacco. La sostanza è la stessa: la capolista ha un clichè preciso, palla fatta viaggiare a pelo d’erba, lanci lunghi quando gli attaccanti fanno i tagli giusti e triangolazioni rapide e ficcanti. Il Novara, che pure vanta nomi di rilievo nelle sue fila, soffre moltissimo, preso d’infilata tra le linee, anche perché sul piano fisico i granata sembrano averne di più. Ci provano in vari modi, o con le punizioni da fermo di Chiaretti o con le incursioni di Litteri (che si fa un mazzo così) o con le avanzate dei terzini, in particolare Salvi a destra, che sfiora il bersaglio con un tiro al volo, su respinta della barriera, alto di poco (27’). I piemontesi, che hanno tre trequartisti dietro a Galabinov, sono sorpresi da cotanto avversario: è la differenza di ritmo a balzare evidente sino all’intervallo. Strizzolo, che doppietta! Dunque, invertendo l’ordine dei fattori, il prodotto non cambia. Proprio così, perché Strizzolo fa dannare la difesa di Boscaglia, con progressioni palla al piede che costringono i marcatori a ricorrere alle maniere forti. Tre cartellini gialli in mezz’ora ne sono la riprova. E allora non ti stupisci più se, a furia di dài e ridài, i granata sfondano: succede che sulla destra Litteri va via alla sua maniera e, una volta rientrato dal fondo in area di rigore, calcia di sinistro; la palla, deviata da Scognamiglio, taglia fuori anche Da Costa e per Strizzolo, in agguato, ma in posizione forse irregolare, è un gioco da ragazzi infilare da due passi (37’). In avvio di ripresa il capolavoro dell’ex Pordenone: ruba la sfera a Troest poco oltre la metà campo e con una lunga sgroppata si apre un’autostrada davanti, percorrendola tutta e calciando di sinistro in diagonale, una volta in area, imparabilmente (6’). Azione splendida, caparbia, il simbolo della voglia matta di questi ragazzi di essere protagonisti. Quei brividi… Certo, poi bisogna fare i conti con l’orgoglio e il senso di rivalsa del Novara, e allora essere primi aiuta. Un po’ di fortuna non guasta: l’incrocio dei pali colpito da Sansone (9’) ne è un esempio concreto, le parate di Alfonso, prima su Faragò e poi sullo stesso Sansone, dimostrano che il Citta è solidissimo anche tra i pali. E se rischia, gli va di lusso. Litteri non perdona. Infine lui, il bomber che sa esserci sempre, al momento giusto. A chiudere definitivamente la partita ci pensa Litteri, che di testa, su un rilancio, anticipa l’uscita avventata di Da Costa e in diagonale, di sinistro, appoggia nella porta sguarnita (27’). La gente del Tombolato non crede ai suoi occhi, e può digerire senza problemi il punto della bandiera degli ospiti, segnato dal neo entrato Di Mariano con un bel diagonale (41’). Il primo subìto su azione dalla retroguardia padovana. Ma va benissimo pure così.
Ore 13.00 – (Mattino di Padova) Di lassù c’è tutta un’altra vista, vero mister? «Giusto che ci sia entusiasmo», risponde Roberto Venturato commentando il quarto successo consecutivo del suo Cittadella e quell’impensabile + 5 a impreziosire la classifica. «Non temo le responsabilità, anzi, è un piacere allenare una squadra capace di esprimersi in questo modo. Io sono, di mio, abituato a vedere il bicchiere mezzo pieno e vivo con grande serenità queste giornate. Oggi bisogna dare merito alle qualità di questo gruppo, ma, allo stesso tempo, occorre conservare un certo equilibrio e una certa umiltà. Sono sempre state caratteristiche di questa città e di questa società e devono esserlo ancora di più adesso». Si aspettava un Novara così coperto? «Le avversarie ci studiano e hanno imparato a conoscerci. Abbiamo interpretato bene la partita contro una squadra che, dietro, occupava bene lo spazio, cercando di evitare che i nostri attaccanti potessero trovare la in profondità. Il Novara ha mantenuto per quasi tutta la partita un atteggiamento difensivo, però è sempre stato pericoloso nelle ripartenze. In particolare, ha saputo metterci in difficoltà dopo il secondo gol, ma siamo stati bravi a uscire da quella situazione riuscendo a mantenere il controllo della gara». Adesso sarà difficile non riproporre uno Strizzolo in queste condizioni… «Se si costruiscono rose con 23-24 elementi è proprio perché in campionato si giocano 42 partite. Chi allena ha il dovere di utilizzarli al meglio e coinvolgerli nel corso della stagione. Lo ripeto: a calcio si gioca “di squadra” e se in questo momento riusciamo a esprimerci a questi livelli è proprio perché tutti lo stanno capendo. Fra due giorni saremo ad Avellino, e dovremo essere bravi a recuperare le energie». Però almeno su Kouamé, all’esordio in Serie B, un commento ci sta. «Questo ragazzo ha colpito tutti. Ha grandi qualità e le ha fatte vedere in campo. E non dimentichiamoci che è nato nel ’97». L’unica pecca è quel gol, ininfluente, incassato nel finale. Il primo subìto su azione nella stagione. «Sì, abbiamo preso un gol che poteva essere evitato. Stiamo limitando quel tipo di errori, ma possiamo comportarci meglio. La giornata resta estremamente positiva e tuttavia, proprio quando si è stanchi, occorre dare qualcosa in più». Fra i migliori al Tombolato, e non è certo una novità, il fantasista carioca Lucas Chiaretti: «Nessuno si aspettava quattro partite così, ma per me questi risultati non sono una sorpresa. Siamo consapevoli del nostro valore e sappiamo come lavoriamo, poi la differenza in campo la fa la personalità. Complimenti per esempio a Strizzolo che ha capito qual è la nostra mentalità. E bravo anche il digì Stefano Marchetti, che sa sempre trovare i giocatori giusti».
Ore 12.50 – (Corriere del Veneto) Roba da stropicciarsi gli occhi. No, non è un abbaglio tardo estivo o un errore di stampa. Il Cittadella è primo in classifica, con cinque punti di vantaggio sul gruppo delle seconde, evento mai accaduto prima in serie B dopo 360 minuti da quando ci sono i tre punti per vittoria. Quattro partite, quattro vittorie, dodici gol fatti e appena tre subiti, primo posto blindato, entusiasmo a mille. Roberto Venturato e i suoi ragazzi stupiscono ancora, battono pure il Novara per 3-1, proseguono la loro marcia trionfale e a questo punto cominciano a pensare a qualcosa di diverso rispetto alla salvezza. Presto per dire se sarà impresa come il Crotone lo scorso anno o il Carpi due anni fa, ma quello che stupisce è che cambiano gli interpreti (dentro a sorpresa Lora e Strizzolo), ma il risultato è lo stesso: vittoria e applausi. E Venturato alla fine ha sempre ragione, anche quando le sue mosse sembrano difficili da comprendere a prima vista: Arrighini era stato fra i migliori a Vercelli, al Tombolato gioca Strizzolo e segna una doppietta, tanto per sgomberare il campo dai dubbi. Il vantaggio granata arriva al 37’: Litteri se ne va in progressione, tenta il tiro, Strizzolo è in agguato e corregge in gol da due passi per l’1-0. Il raddoppio è un altro capolavoro di Strizzolo, che parte in progressione dai 40 metri, salta mezza difesa piemontese e mette dentro bucando ancora Da Costa al 6’ della ripresa. Non è finita qui, perché c’è tempo pure per il sigillo di Gianluca Litteri, sempre a segno nelle prime quattro uscite: al 27’ il centravanti prova l’azione personale e deposita in gol per il 3-0 che fa impazzire il Tombolato. Dulcis in fundo il gol della bandiera, siglato da Di Mariano, che non sposta di una virgola la sentenza finale. Cittadella sogna: che la serie A non sia solo una chimera settembrina? L’impresa del Crotone è lì a dimostrare è che niente è impossibile, basta crederci: «La promozione in serie A? Noi proviamo sempre a giocarci le partite — sorride Venturato a fine match — in qualsiasi momento. Per quanto riguarda il campionato dobbiamo stare con i piedi per terra: piedi per terra e avanti, mancano 38 partite, un’eternità. Dobbiamo ricordare la nostra dimensione e comportarci di conseguenza». Stefano Marchetti gongola: «E’ una vita che sento parlare di previsioni sulla carta — sorride il dg — poi i risultati si ottengono sul campo. Da noi l’ambiente dà quel qualcosa in più, non abbiamo mele marce in spogliatoio, tutti si aiutano e si sostengono».
Ore 12.30 – (Gazzettino) È il derby tra Abano e Campodarsego a monopolizzare l’attenzione della terza giornata di serie D oggi alle 15. Entrambe le squadre sono imbattute dopo due giornate, anche se i biancorossi sono a punteggio pieno in vetta alla graduatoria, mentre gli aponensi hanno raccolto altrettanti pareggi. Di sicuro i neroverdi faranno di tutto per centrare il primo acuto pieno e rifilare il primo sgambetto agli avversari che sono tra i candidati alla promozione. «Affrontiamo un avversario forte – sottolinea il tecnico Luca Tiozzo – che davanti ha giocatori incredibili. Il che significa che dobbiamo prestare grande attenzione nella fase difensiva. Sarà proprio questa la chiave della gara, perché nella fase offensiva troviamo sempre una soluzione avendo grande qualità». Tra gli addetti ai lavori anche l’Abano è considerato tra le squadre più quotate del campionato. «Siamo una formazione giovane e soprattutto nuova. Siamo attrezzati per fare bene, ma non so dove arriveremo. Di sicuro non partiamo battuti con il Campodarsego, e credo che anche loro devono preoccuparsi di noi». Un flash su Cunico: «Lo stimo molto, è la scelta migliore che il Campodarsego poteva fare». Unico indisponibile Baldrocco per una distorsione alla caviglia. In casa Campodarsego si punta al terzo successo di fila per allungare in vetta. Ecco Enrico Cunico: «L’Abano è una compagine difficile da affrontare perché ha un ottimo allenatore e giocatori importanti che ti possono mettere in difficoltà in ogni momento, e sfruttano molto la velocità di Nobile. È un derby, ci teniamo a fare bene e a dare continuità a ciò che stiamo facendo». L’Abano può essere una sorpresa del torneo? «Sono d’accordo, hanno un organico importante dalla metacampo in avanti, quindi è una gara da non sottovalutare. Li rispettiamo, ma dobbiamo imporre il nostro gioco. Mentalmente siamo carichi, è fondamentale mantenere intensità e fame viste finora». In dubbio Buson. ESTE. Galvanizzato dal successo con l’Altovicentino, insegue il bis nella trasferta con il Tamai. Così Michele Florindo: «Desideravamo tanto la vittoria, e ci ha permesso di lavorare in settimana con più serenità. Ci aspetta però una bella gatta da pelare perché il Tamai è squadra bene organizzata dietro e in mezzo, e con qualità davanti. Tanto più che troveremo un ambiente caldo. Dobbiamo tenere alta la concentrazione se vogliamo portare a casa il risultato». Squalificato Tessari, in dubbio Longato. VIGONTINA SAN PAOLO. Mossa la classifica nel turno precedente, va a fare visita all’Arzignano Chiampo. «Dobbiamo ripartire dalla prima mezz’ora giocata con l’Abano – sottolinea Vincenzo Italiano – Mi è piaciuto l’approccio e abbiamo fatto molto bene, per cui se sapremo ripeterci ho grande fiducia, Fermo restando che troviamo un avversario tosto. Dove dobbiamo ancora migliorare? A volte caliamo nella concentrazione e perdiamo un po’ di vista il gioco di squadra, ma qualche amnesia ci può stare visto che siamo in una fase di costruzione». Ancora ai box Masiero.
Ore 12.20 – (Mattino di Padova) Un altro derby tutto padovano. Oggi, terza giornata di campionato, l’Abano ospiterà i cugini del Campodarsego allo Stadio delle Terme di Monteortone. Tutte da seguire pure le trasferte di Este e Vigontina San Paolo, rispettivamente a Tamai e Arzignano (calcio d’inizio alle 15). ABANO-CAMPODARSEGO. Per il “Campo” primo derby della stagione (arbitro Angelo Alessio Boscarino di Siracusa). I ragazzi di Enrico Cunico hanno raccolto finora sei punti in due partite, rispettando il ruolino di marcia di chi deve provare a vincere il girone. Attenzione, però: Triestina e Mestre, dirette concorrenti per il salto in Lega Pro, sono pure a punteggio pieno e non avranno un turno da bollino rosso con Feltre e Cordenons. Più pericoloso è l’Abano di Luca Tiozzo, squadra temuta dallo stesso Cunico: «L’Abano ha giocatori importanti che possono metterti in difficoltà in qualsiasi momento», avverte l’allenatore dei biancorossi. «In più, è una compagine ben allenata e che sfrutta la velocità. L’ho detto anche ai ragazzi: sarà una delle sorprese del campionato. Mentalmente siamo belli carichi, ma l’importante è avere la continuità, l’atteggiamento e l’intensità delle prime uscite». Cunico, con ogni probabilità, dovrà rinunciare a Buson, infortunato. Alla ricerca della prima vittoria è invece l’Abano, al secondo derby di fila dopo Vigonza. Dalle prime due sfide sono arrivati altrettanti pareggi, che hanno un po’ stupito dopo la goleada di Coppa (5-2 al Legnago). «Abbiamo avuto qualche problema in fase offensiva soltanto con il Montebelluna», puntualizza Tiozzo, «Con la Vigontina, invece, le occasioni ci sono state ma non siamo riusciti a concretizzarle. Stavolta però sarà tutta un’altra storia perché affronteremo una delle candidate alla vittoria del girone». L’Abano cambierà pochissimo, nell’undici iniziale e nello spirito: «Il Campodarsego, dalla trequarti in su, vanta giocatori fuori categoria», aggiunge Tiozzo. «Ho allenato Lauria al Delta e posso dire che è un giocatore fantastico, così come Meloni, D’Appolonia, Radrezza e Aliù. Dovremo limitare le loro incursioni e chiudere bene gli spazi, ma non stravolgeremo la nostra mentalità». Non sarà della partita Baldrocco, che sta recuperando da un infortunio alla caviglia. Probabili Formazioni. Campodarsego (4-3-1-2): Brino; Dario, Beccaro, Severgnini, Gal; Callegaro, Bedin, Tanasa; Lauria; Meloni, Aliù. All.: Cunico. Abano (4-2-3-1): Cottignoli; Tescaro, Cuccato, Frison, Zattarin; Pagan, Busetto; Rampin, Fracaro, Nobile; Ferrante. All. Tiozzo. TAMAI-ESTE. A Tamai l’Este proverà a confermare quanto di buono visto domenica scorsa con l’Altovicentino (arbitro Luca Baldelli di Reggio Emilia). La vittoria contro la corazzata dell’ex Pagan ha dato enorme fiducia ai giallorossi, pronti a domare un avversario, il Tamai, storicamente ostico e che, dopo due partite, ha gli stessi punti (4) di capitan Lorello & Co. Il tecnico Michele Florindo non potrà contare su Andrea Tessari, squalificato per una giornata. Este (3-4-3): Lorello; Dei Poli, Montin, Busatto; Gilli, Longato, Cavallini, E. Faggin; Ferrara, Dovico, Munarini. All. Florindo. ARZIGNANO-VIGONTINA. La “Vigo” vuole iniziare a vincere. Mancano solo i tre punti ai bianconeri di Vincenzo Italiano, reduci da un ko con l’Altvicentino e da un (ottimo) pareggio con l’Abano. L’avversario odierno, però, sarà altrettanto ostico (arbitro Marco Sicurello di Seregno): l’ArzignanoChiampo, come la Vigontina, ha racimolato finora un solo punto, ma vorrebbe far valere la caratura tecnica di una rosa costruita per la zona playoff. Vigontina (4-3-3): Rossi Chauvenet; Rigon, Thomassen, Rumleanschi, Scandilori; Antonello, Episcopo, Boccato; Cacurio, Scarpa, Michelotto. All. Italiano.
Ore 12.00 – Le pagelle del Padova (Mattino di Padova, Stefano Volpe): Bindi 6; Cappelletti 5.5, Emerson 6, Russo 6; Madonna 5.5, De Risio sv (Mazzocco 6), Mandorlini 6, Dettori 6.5, Tentardini 6.5 (Boniotti 5.5); Altinier 5.5 (Germinale sv), Neto Pereira 6.5
Ore 11.50 – (Mattino di Padova) RITMI BASSI. Errori che alla lunga peseranno. Perchè ad inizio ripresa, ancora più vistosamente di quanto avvenuto nella prima frazione, il Padova si abbassa e lascia più spazio alla Maceratese, che con un paio di conclusioni di Petrilli, respinte da Bindi, e una girata di Colombi, che al 9’ termina a lato, comincia ad aumentare le folate offensive. Il Padova gioca compassato, e non appena decide di accelerare trova l’occasione, al 32’, per chiudere i conti. Altinier è bravo a conquistarsi il rigore, concesso per la vistosa trattenuta in area di Gattari, ma poco convinto nel calciarlo: Forte respinge con i piedi. Con una Maceratese ormai spinta in avanti solo dalla disperazione, gli ultimi minuti sono un’estenuante attesa del triplice fischio. Che arriva, disgraziatamente, troppo tardi. Su uno spiovente dalla destra, la difesa si dimentica di Palmieri, che appostato sul secondo palo batte Bindi e regala un pari insperato e preziosissimo alla Maceratese. Al Padova rimane un solo punto, e con esso i primi mugugni dell’Euganeo.
Ore 11.40 – (Mattino di Padova) Dopo un paio di occasioni per parte – destro di Madonna dal limite al 16’, deviato in angolo, e cross pericoloso dell’ex Petrilli al 21’, sul quale non arrivano né Colombi, sfuggito a Russo, né Bindi in uscita – al 21’ si concretizza il vantaggio. DETTORI, POI IL CALO. L’azione nasce proprio dalla sinistra e da uno dei tanti cross di Tentardini: Mazzocco, appena subentrato a De Risio fermato da un guaio muscolare, non arriva sulla sfera che sfila sulla destra, da dove, rimessa al centro da Madonna, viene rifinita da Altinier per il perfetto taglio di Dettori, che di piatto batte Forte sul primo palo. Il Padova, acquisito il vantaggio, decide però di allentare la pressione, e a risvegliarlo dal suo torpore è il primo vero brivido lungo la schiena. È il 35’ quando De Grazia si inserisce tra le linee beffando Cappelletti e serve in profondità Colombi: solo l’uscita disperata di Bindi evita la frittata. Prima dell’intervallo, quindi, né Neto Pereira, con una doppia conclusione al 40’, né Altinier al 46’, lanciato in campo aperto ma ripreso sul più bello da Ventola, riescono a sfruttare le occasioni per raddoppiare.
Ore 11.30 – (Mattino di Padova) È presto per parlare di crisi, ma il punticino conquistato in quattro giorni tra Fano e Maceratese è come minimo un campanello d’allarme. A 27 secondi dalla fine del quarto e ultimo minuto di recupero, l’inzuccata di Palmieri è uno schiaffo in piena regola, che lascia il segno sulla pelle dei biancoscudati e che dà il via ai primi fischi dell’Euganeo. Ma l’1-1 contro i modesti marchigiani, che porta il Padova a 5 punti in classifica, nasce da lontano: da una prestazione dai due volti, da una squadra che si è seduta sul vantaggio di Dettori e che è stata incapace di chiudere la gara. PARTENZA INCORAGGIANTE. Inizialmente, con Bindi e la novità Cappelletti, in campo sembra ritornare la voglia di fare che martedì, a Fano, era rimasta negli spogliatoi: il Padova parte forte, manovra bene, pronti-via va vicino al vantaggio con Russo e prova a sfruttare l’inconsistenza sulle fasce della Maceratese, che concede eccessiva libertà alla coppia motrice di sinistra. È qui che Tentardini si conferma propositivo, e che Dettori riesce a trovare spazi da sfruttare.
Ore 11.20 – (Mattino di Padova) Uno sfogo inaspettato, che nasce dalle ultime, deludenti prestazioni di un Padova sul quale, nel corso del mercato estivo, si è investito più di quanto era stato fatto nella passata stagione. «Ci saremmo aspettati una prestazione diversa», il commento al match. «Purtroppo, dopo essere andati in vantaggio e dopo aver avuto prima dell’intervallo una grande occasione per raddoppiare, nel secondo tempo siamo calati. Ci sono state alcune ombre, che alla fine, insieme al rigore fallito, hanno portato ad un pareggio che non serve a niente, che non ci tira di certo fuori da questo momento». Ma se Bonetto vede nero, Giuseppe Bergamin prova a gettare acqua sul fuoco. Dal patron biancoscudato arrivano parole diverse: «Questo non è il momento, né tantomeno la situazione adatta, per buttare a mare tutto quanto è stato fatto. È un momento difficile, e questo è innegabile, ma abbiamo costruito una squadra valida e che ha tutti i mezzi a disposizione per provare a risollevarsi. Non è di certo il caso di farci prendere dall’emotività. Abbiamo pareggiato una gara che avremmo potuto tranquillamente portare a casa. Se avessimo vinto, il mio giudizio sarebbe comunque stato “sufficiente”, e di certo non “convincente”: non abbiamo sfruttato gli episodi, non abbiamo saputo gestire con autorevolezza la situazione, e nel finale di certo non abbiamo dato dimostrazione di personalità».
Ore 11.10 – (Mattino di Padova) «Brevi in discussione? Non direi, in discussione in questo momento sono io». L’amministratore delegato Roberto Bonetto, dopo il deludente pareggio di ieri sera, è il volto della delusione. E le parole a cui ricorre per fotografare il suo stato d’animo rimbombano nel ventre di un Euganeo ferito e arrabbiato: la prima contestazione stagionale del pubblico, arrivata dopo solo quattro partite, sembra aver segnato l’animo della dirigenza biancoscudata. E in particolare di chi, nel corso dell’estate, ha premuto fortemente per dare un netto taglio con il passato e inaugurare un progetto tecnico nuovo di zecca. «In questo momento i dubbi sono tanti, devo riflettere e dormirci su», le parole dell’a.d. del Padova. «Non è l’allenatore in discussione, sono io che mi sento di dover ragionare su quanto è stato fatto e sulle operazioni che abbiamo deciso di intraprendere. Come società abbiamo fatto il massimo che potevamo nel corso dell’estate, e i risultati di certo non ci stanno premiando. È per questo che dobbiamo riflettere sul perché la situazione sia questa: non mi sarei mai aspettato di trovarmi, dopo quattro partite, ad aver già perso per strada sette punti dei dodici a disposizione».
Ore 11.00 – (Mattino di Padova) Un pareggio nelle ultime due partite, entrambe etichettate come abbordabili alla vigilia. Una prestazione poco convincente, soprattutto nella ripresa, e i fischi dell’Euganeo che hanno accompagnato l’uscita della squadra. È un avvio di stagione molto al di sotto delle aspettative per il Padova e tra i principali imputati, nelle critiche della tifoseria, c’è il tecnico Oscar Brevi. «Di sicuro non posso essere contento dello scetticismo che aleggia nell’aria», le parole del mister. «Io credo che meritassimo di vincere, ma in ogni caso sta solo al nostro impegno portare dalla nostra parte chi la vede in maniera diversa. Sono fiducioso in questa squadra e nelle sue caratteristiche, anche se siamo stati un po’ meno brillanti rispetto alle precedenti uscite casalinghe. Nel complesso, al di là del risultato, la squadra mi è piaciuta». Il gol subìto a meno di 30 secondi dalla fine, con la difesa posizionata in maniera non perfetta, a cosa è dovuto? «Abbiamo preso gol su una palla lunga dentro l’area. È arrivato prima un loro giocatore, ma non mi sembra il caso di trovare colpevoli. Nel primo tempo siamo partiti bene, l’abbiamo sbloccata e potevamo raddoppiare. Nella ripresa le energie sono calate per entrambi, ma loro ci hanno impensierito poco e noi avremmo potuto raddoppiare. C’è molto rammarico, anche perché secondo me la prestazione c’è stata». Nella ripresa, tuttavia, il Padova si è abbassato troppo. «Loro hanno avuto una gestione della palla migliore, ma abbiamo subìto pochissimo e potevamo andare a segno in un paio di ripartenze. Dobbiamo solo continuare a lavorare. La squadra sta facendo bene e ha raccolto meno di quanto meritasse. Anche in questa occasione il risultato ci sta stretto».
Ore 10.40 – Le pagelle del Padova (Gazzettino, Andrea Miola): Bindi 6.5; Cappelletti 6, Emerson 6, Russo 6; Madonna 5, De Risio sv (Mazzocco 5), Mandorlini 5, Dettori 6.5, Tentardini 5.5 (Boniotti sv); Altinier 5.5 (Germinale sv), Neto Pereira 6.5.
Ore 10.30 – (Gazzettino) La truppa di Brevi (che al 18’ è stato costretto a sostituire l’infortunato De Risio con Mazzocco) ha comunque avuto nel finale una clamorosa occasione per raddoppiare. Bella la giocata di Neto Pereira a liberare Altinier nella metacampo ospite, l’attaccante ha però troppo tergiversato nell’avvicinarsi all’area con il pallone tra i piedi consentendo il recupero in extremis di Ventola. E l’occasione è sfumata. Tutto da dimenticare invece il secondo tempo, se si eccettua l’azione del rigore procurato e poi sbagliato da Altinier (33’). Il Padova si è rintanato nella sua metacampo e non ha avuto più la forza per ripartire. Sparito dai radar un esausto Dettori, il solo Neto è riuscito in qualche circostanza a far salire la squadra, predicando però nel deserto. E sull’ultimo pallone della partita si è materializzato lo sprettro del pareggio: cross dalla destra ad attraversare tutta l’area e tocco vincente sul fronte opposto del nuovo entrato Palmieri, dimenticato da Madonna.
Ore 10.20 – (Gazzettino) Migliore rispetto a Fano, ma ancora privo di continuità e brillantezza nello sviluppo dell’azione, il Padova visto all’opera fino all’intervallo di fronte a un avversario arrivato all’Euganeo senza timori reverenziali. Ai biancoscudati è mancato soprattutto il cambio di passo: troppo lenta la circolazione del pallone, poco sfruttate le corsie esterne e abbastanza prevedibili le giocate offensive. Il solo Dettori ha provato ad accendere la manovra, sfruttando le sue indiscusse qualità tecniche e anche la sua capacità di saltare l’uomo sullo stretto. Non a caso è stato lui a firmare il gol del vantaggio (21’) dopo che poco prima la Maceratese non aveva sfruttato per un soffio uno spunto in velocità dell’ex Petrilli: perfetta la combinazione tra Madonna e Altinier, assist al bacio appunto per Dettori bravo a inserirsi in area con i tempi giusti e a battere Forte. Dopo l’1-0 il Padova ha abbassato un po’ troppo il proprio baricentro, lasciando l’iniziativa agli avversari, pericolosissimi al 35’ con Colombi, abile a tagliare alle spalle della difesa biancoscudata sulla verticalizzazione di Turchetta. Provvidenziale in questa circostanza la tempestiva uscita di Bindi.
Ore 10.10 – (Gazzettino) Doveva essere la partita della reazione e dell’orgoglio dopo la pessima figura di Fano. Invece all’Euganeo si è vissuto un altro psicodramma, prima in campo e poi fuori. Dopo un primo tempo a corrente alternata, valorizzato dalla rete di Dettori, nella ripresa il Padova è completamente uscito dalla partita, sbagliando il rigore del possibile 2-0 (tiro di Altinier respinto dal portiere) e facendosi raggiungere dalla Maceratese proprio all’ultimo assalto. Meritati i fischi e i cori di disapprovazione rivolti a Brevi e ai giocatori al fischio finale. A complicare ancora di più uno scenario già a tinte fosche sono poi arrivate le parole dell’amministratore delegato Roberto Bonetto, che amareggiatissimo per il pareggio e per le critiche ha ventilato anche la possibilità di farsi da parte. Un’uscita probabilmente dettata dallo sconforto, che rischia però di destabilizzare ancora di più un ambiente che appare sull’orlo di una crisi di nervi. Più costruttive le parole del presidente Bergamin, che si è preoccupato soprattutto di tenere insieme i cocci. Impresa sicuramente non facile, visto il malumore generale.
Ore 10.00 – (Gazzettino) Bergamin come al solito ha assistito anche alla conferenza stampa di Brevi. Si comincia dal pareggio incassato a pochi secondi dalla fine. «Si poteva fare meglio, hanno messo un cross forte sul secondo palo ed è arrivato prima il loro giocatore. Ma non è corretto trovare un colpevole, perché i ragazzi hanno fatto la gara. Nel primo tempo abbiamo concesso solo una situazione sul taglio di Colombi e ha rimediato Bindi, poi siamo passati in vantaggio e abbiamo avuto altre due-tre situazioni davanti. Il calo nella ripresa? Essendo la terza partita in pochi giorni, le energie non erano come nella settimana precedente. Però fino al gol non ci hanno mai impensierito. È normale che ci sia rammarico, però ribadisco che la prestazione l’abbiamo fatta, anche se sappiamo che ci sono ampi margini di miglioramento». A parte gli ultras in tribuna Fattori, i tifosi hanno espresso scettiscismo fischiando. «Non posso essere contento se sono scettici, anche se nelle ultime due partite meritavamo di più. Sta a noi con il lavoro e l’impegno portare dalla nostra parte chi la vede diversamente. Sono fiducioso nella mia squadra: siamo stati un po’ meno brillanti, ma mi è piaciuta».
Ore 09.50 – (Gazzettino) Quindi aggiunge: «È comprensibile la delusione in questo momento, ed è giusto che il pubblico manifesti la sua disapprovazione, come è giusto anche accettare le critiche di chi vede e scrive. È compito nostro risollevare l’ambiente da questa situazione che ci vede in difficoltà».Il presidente si sofferma anche sulla gara: «Mi dispiace commentare questa partita che dovevamo portare a casa. Se vincevamo, avevamo fatto una prestazione sufficiente, ma non convincente. Non abbiamo sfruttato due-tre situazioni favorevoli, e poi non abbiamo saputo gestire la gara con autorevolezza. Nella ripresa abbiamo amministrato il risultato, ma non in maniera sufficiente riguardo al possesso palla e alla fine siamo capitolati. Gli ultimi minuti andavano gestiti in maniera più intelligente, e invece ci siamo fatti pressare».
Ore 09.40 – (Gazzettino) «I mugugni dei tifosi nei confronti dell’allenatore? La pressione comincia a essere troppo pesante. Quando si dà tanto e ti ritrovi così, capita il momento di sconforto. Mi metto io in discussione come amministratore delegato, non è detto che mi faccia da parte. Tutto può succedere».
Rimbombano le parole pronunciate a sorpreso da Roberto Bonetto nella sala stampa gremita di giornalisti. «Non si può pareggiare una partita del genere, ci vuole più cattiveria. La società sta facendo il suo, e più di così non so cosa possa fare. Ai giocatori diamo tutto quello che possiamo dare, sono amareggiato. Medicine in questo momento non ne ho, se non mettermi in discussione». A pochi metri di distanza c’è il presidente Giuseppe Bergamin, stupito e spiazzato dall’uscita del socio. «Io non mi sento in discussione, non è il momento di buttare a mare quello che abbiamo fatto e quello che stiamo facendo. Ci sta che ci sia un momento di difficoltà, ma fare certe affermazioni è sbagliato. Non è proprio il caso, bisogna invece metterci tutti insieme per risollevare il morale e l’ambiente».
Ore 09.30 – (Gazzettino) «Difficile commentare questa partita, abbiamo buttato via due punti». È accompagnata da una piccola smorfia sul suo viso che Francesco Dettori commenta un pareggio dal sapore amarissimo: «Mancavano pochi secondi alla fine, il rammarico è davvero grande, non so che dire. Prendiamoci questo punto e prepariamoci alla prossima partita che sarà ancora più difficile». Molto amareggiato anche Neto Pereira. «I fischi a fine gara? I tifosi pagano il biglietto e hanno il diritto di criticare, ma credo che l’impegno che abbiamo profuso in campo non possa essere messo in discussione. Questo risultato fa male, a noi per primi. Purtroppo nel calcio succedono anche queste cose». Il capitano va avanti: «Siamo arrabbiati perché dobbiamo capire che bisogna tenere la concentrazione fino all’ultimo secondo. Il modulo? Va bene, abbiamo creato più occasioni della Maceratese, ma dovevamo chiudere la partita prima. Adesso bisogna lavorare e guardare le cose positive, che a mio giudizio ci sono state anche in questa partita. E sono state tante, per cui continuo a rimanere fiducioso per il prosieguo del campionato».
Ore 09.10 – Le pagelle del Padova (Corriere del Veneto, Dimitri Canello): Bindi 6; Cappelletti 5, Emerson 6, Russo 6; Madonna 5.5, De Risio sv (Mazzocco 5), Mandorlini 5.5, Dettori 6.5, Tentardini 5.5 (Boniotti 6); Altinier 5 (Germinale 6), Neto Pereira 6.5.
Ore 09.00 – (Corriere del Veneto) Insomma, non c’è pace per il Padova di Oscar Brevi, contestato apertamente da diversi settori dello stadio, mentre la Tribuna Fattori si dissocia e applaude l’impegno della squadra. Di certo l’allenatore non pare avere in mano la squadra, che gioca maluccio, costruisce occasioni perché la qualità c’è, ma è prigioniera di insicurezze e paure. Il rovinoso ko di Fano ha lasciato il segno, pareggiare con Albinoleffe e Maceratese, vincere col Forlì e crollare nel fortino marchigiano non è un buon biglietto da visita. Il Padova si trova già a rincorrere, spaccato dalle parole di Nicola Petrilli, convinto che nel precampionato la squadra avesse dimostrato di non seguire Brevi. Il risultato è stato che Petrilli ha fatto la solita partita tutta svolazzi e poca concretezza, che il gol dell’ex tanto temuto è rimasto un miraggio, ma che i suoi vecchi compagni di squadra hanno fatto di tutto per autoflagellarsi. Dopo essere passati in vantaggio con Dettori al 21’ su grande assist di Altinier, si sono chiusi a riccio in un trionfo di paure e preoccupazioni. Se a questo aggiungiamo il clamoroso gol fallito dallo stesso Altinier nel finale di primo tempo e il rigore fallito sempre dal centravanti mantovano poco prima di lasciare il posto a Germinale, il quadro è completo. La Maceratese pareggia in pieno recupero, al 49’, con Palmieri che deposita in gol un cross di Malaccari limitandosi ad aspettare un avversario che pare già in crisi.
Ore 08.50 – (Corriere del Veneto) Se non è una crisi di nervi poco ci manca. La apre a fine partita Roberto Bonetto, che non regge la tensione dopo il pari della Maceratese arrivato al 94’ per merito di Palmieri e sbotta in sala stampa di fronte ai giornalisti. Gli chiedono dei fischi della tribuna dopo il rigore fallito da Altinier e l’1-1 che matura in pieno recupero: «In questo momento c’è troppa tensione – spiega l’amministratore delegato biancoscudato – le pressioni cominciano ad essere troppo pesanti. Quando si dà tanto e ti ritrovi così capita il momento di sconforto. Mi metto in discussione come amministratore delegato, non è detto che non mi faccia da parte. In questo momento tutto può succedere». Un fulmine a ciel sereno che ha immediate conseguenze. Il figlio Edoardo, vicepresidente del Padova, raggiunge il padre e lo si sente a chiare lettere dissociarsi dalla «sparata». Poco lontano Bergamin, che sta tentando di spiegare il perché sia maturato un risultato simile (1-1, con reti di Dettori al 21’ del primo tempo e pareggio di Palmieri al 49’ della ripresa, in mezzo due gigantesche occasioni fallite da Altinier, compreso un rigore alle ortiche da lui stesso procurato). A Bergamin riferiscono le parole di Bonetto, lui replica così: «Non credo sia né il momento né la situazione per gettare a mare quanto fatto e quanto costruito — taglia corto — non penso che sia il caso di parlare facendoci prendere dall’emotività, serve invece compattarci e risollevarci. Per quanto sia comprensibile la delusione nostra e quella del pubblico. Le cose si possono risolvere senza pensare a stravolgimenti».