Alla vigilia di Padova-Maceratese c’è una squadra che vive l’appuntamento con una comprensibile apprensione. Ed è quella biancoscudata, che dopo il pesante rovescio di Fano deve immediatamente riscattarsi. Ma sull’altro fronte, domani all’Euganeo, ci sarà chi di riscatto avrà forse ancora più necessità. È Nicola Petrilli, pronto a scendere in campo da “ex”, con la maglia dei marchigiani, a nemmeno un mese dal suo addio al Biancoscudo, dopo due stagioni tra Serie D e Lega Pro. «Sono carico a mille, non vedo l’ora di tornare», confessa l’attaccante torinese. «E spero anche di fare una buona partita: voglio dimostrare a chi non ha creduto in me che in questo Padova ci sarei potuto stare. La vivo serenamente, anche se non posso dire che sia una gara come le altre, visto che gioco contro la squadra che ha fatto parte di me fino a poco tempo fa: non sarà una rivincita, non ho nulla contro i tifosi padovani e una società che mi ha fatto sentire importante sino all’ultimo giorno». La domanda sorge spontanea: perchè allora è andato via? «Perché c’è stato chi ha deciso così. Bonetto e Bergamin fino all’ultimo giorno erano dispiaciuti che me ne andassi, mi hanno rincuorato dicendo che mi avrebbero aspettato il prossimo anno, quindi non credo che la scelta sia partita da loro…».
Ci sta dicendo che il feeling è mancato con il nuovo staff? «È andata proprio così. E non c’è stato proprio un inizio, non ho avuto la possibilità di dimostrare qualcosa, penso che le decisioni siano state prese ancor prima di valutare l’uomo e il giocatore». È stato un addio doloroso? «Ci sono rimasto male: dopo i 7 gol dell’anno scorso, credevo che questo potesse essere l’anno più importante per me. Invece il giorno della partenza per il ritiro mi sono sentito dire che potevo cominciare a guardarmi intorno, e non è stato facile». Che effetto le fa vedere Ilari e Dionisi ancora a Padova, ma fuori dalla lista campionato? «Mi dà la sensazione che, se non avessi accettato di andare a Macerata, ci sarei anch’io nella loro situazione. E mi dispiace, perché sono due ragazzi che a Padova hanno dato tanto: un trattamento del genere non lo meritano, eppure il calcio è anche questo». Si aspettava questo avvio un po’ balbettante dei biancoscudati? «Devo essere sincero? Sì».
E per quale motivo? «Perché non ho mai visto la squadra convinta di quello che faceva: a partire dal modulo di gioco, in ritiro non ho mai visto i ragazzi convinti di quanto stavamo provando. Tutti dicevano che la prima parte di campionato sarebbe stata agevole, ma io fui uno dei primi a sostenere che non sarebbe stato così: già con il Seregno bisognava vincere e non l’abbiamo fatto, quindi qualcosa che non va sicuramente c’è». Ci tolga una curiosità: come mai ha scelto di ripartire da una “piccola” come la Maceratese? «Mi hanno cercato a lungo, mi hanno chiamato di continuo il direttore e l’allenatore: piccoli gesti che fanno la differenza. Mi serviva una piazza dove mettermi in gioco, in cui mettermi in mostra ogni domenica. Sì, c’erano squadre più grandi interessate a me, ma magari con situazione economiche meno stabili: ho sposato questo progetto perché andavo via solo in prestito, forse, se fosse stato un trasferimento a titolo definitivo, avrei preso altre strade. Per me questo sarà un anno di transizione, in una realtà piccola in cui provare a dimostrare le mie qualità». Anche a costo di dare un dispiacere alla tifoseria padovana? «Mi auguro di fare una buona gara, ma se dovessi segnare non esulterei: Padova è la piazza che mi ha fatto crescere come persona e come giocatore, in cui un giorno o l’altro tornerò».
(Fonte: Mattino di Padova, Francesco Cocchiglia)
—
«È una sensazione strana tornare all’Euganeo da avversario, mi sembra di non essere mai andato via». E in effetti sono passate solo poco più di due settimane da quando Nicola Petrilli è stato ceduto in prestito alla Maceratese, prossimo ostacolo dei biancoscudati in campionato. Se poi ci mettiamo che l’esterno torinese è stato tra i protagonisti del Padova nelle ultime due stagioni, ecco spiegato anche l’affetto dei tifosi nei suoi confronti. «Continuano anche adesso a scrivermi nei social network ringraziandomi e incitandomi nell’auspicio di un mio ritorno. Per me è un onore e motivo d’orgoglio, anche perché il Padova non è una squadretta qualsiasi». Non manca un pensiero agli ex compagni. «Mi dispiace che con il Fano siano incappati in una partita negativa, spero per loro che di giornate simili ne capitino poche: per come la squadra è stata costruita, non può perdere certe gare». Che sfida si attende? «Dopo una sconfitta del genere, i biancoscudati avranno voglia di rivalsa e andranno in campo con il sangue agli occhi. Noi però veniamo da due prestazioni ottime e martedì con l’Ancona meritavamo la vittoria. Siamo una compagine molto giovane che si basa più su aggressività, concentrazione e corsa, che sulla qualità».
Insomma, i suoi ex colleghi dovranno fare i conti con una Maceratese tosta, pare di capire. «Senz’altro, molti miei compagni non hanno mai giocato in uno stadio come l’Euganeo e anche questo può essere un motivo in più per trovare la carica giusta. Il Padova troverà una squadra costruita per lottare e che vorrà dare continuità alle ultime due partite». Se le capita di segnare, esulta? «Non lo farò per rispetto delle persone che hanno sempre creduto in me. Se fosse per qualcun altro, farei una corsa sfrenata senza meta». Tra i suoi estimatori ci sono anche il presidente Giuseppe Bergamin e l’amministratore delegato Roberto Bonetto. «L’ho sempre detto che sono persone fantastiche. Non mi hanno fatto mancare mai niente facendomi sempre sentire importante. Però il calcio è fatto di scelte, anche se sono convinto che non è stata una decisione loro mandarmi via alla luce delle parole che mi hanno detto. Non ce l’ho assolutamente con loro».
Immaginiamo che sabato in campo vorrà dimostrare che in questo Padova poteva starci tranquillamente. «È dal primo momento che sono andato via che aspetto questa partita. Voglio dimostrare che qualcuno si è sbagliato sul mio conto, e voglio farlo davanti ai tifosi che hanno creduto sempre in me». Dicevamo che è in prestito alla Maceratese, ma è legato da altri due anni di contratto con i biancoscudati. «Quando sono arrivato al Padova due stagioni fa il mio obiettivo era vincere con questa maglia, adesso invece è cambiato dato che mi hanno ceduto in prestito. Ma il mio traguardo è ritornare al Padova e vincere ancora». Per lei finora tre partite da titolare con la Maceratese. «Mi trovo bene, e Giunti è un allenatore fantastico e una persona umile che fa dell’esperienza il suo punto di forza. Non ho mai visto un allenatore mettersi a disposizione come fa lui con una squadra così giovane, rimettendoci anche qualcosa di tasca propria per fare stare bene il gruppo. Un esempio? Pochi giorni fa ha portato la squadra a cena e ha pagato il conto».
(Fonte: Gazzettino, Pierpaolo Spettoli)