Live 24! Padova-Maceratese, -2: due giornate di squalifica per Alfageme

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Ore 22.10 – (Il Piccolo) Saranno nove giorni molto intensi quelli di Mario Biasin a Trieste. Del resto, quando si arriva dall’altra parte del mondo, bisogna sfruttare al massimo il tempo a disposizione. Il presidente della Triestina giungerà in città sabato all’ora di pranzo, accompagnato dalla moglie Glenda e da tre dei suoi nove nipotini, Will, Chloe e Lia. Arriverà il giorno esatto per festeggiare il compleanno di Mauro Milanese, ma non sarà l’unico appuntamento familiare da celebrare, perché sabato 24 settembre presenzierà anche al battesimo della piccola Maddalena, la bimba di Milanese. Oltre a quella degli affetti, ci sarà anche la parte sportiva, intesa nel più stretto senso di tifo: Biasin infatti sarà presente domenica allo stadio Rocco nella partita contro l’Union Feltre, ma poi seguirà in trasferta l’Unione anche la domenica successiva in quel di Legnago, proprio alla vigilia della sua ripartenza per l’Australia. E poi c’è un’altra parte fondamentale, alla quale il presidente si dedicherà interamente tra lunedì e venerdì della prossima settimana. Mauro Milanese infatti sta preparando al cugino una fitta agenda di incontri e appuntamenti, che potrebbero essere importanti per il proseguimento e lo sviluppo del progetto Triestina. L’intenzione è quella di inserire Biasin nel territorio approfittando della sua presenza: infatti il presidente incontrerà alcuni imprenditori locali, si parlerà di affari, possibili investimenti e chissà che non ci siano degli importanti passi avanti anche riguardo al discorso dello sponsor, anche se i contatti di Milanese vanno comunque avanti in questo campo. Ci sarà anche qualche incontro istituzionale, probabilmente con il sindaco Dipiazza. Ma soprattutto Milanese e Biasin potranno finalmente mettersi a un tavolo, fare un po’ di conti, perfezionare il business plan e poi iniziare a progettare il futuro. Milanese è un vulcano di idee e di proposte ne ha tante, anche a livello di campi e campetti dove sviluppare l’attività della squadra. Finalmente potrà fare queste proposte a Biasin analizzando sul campo la situazione delle varie strutture e le potenziali possibilità del territorio. Intanto la società pensa anche agli appuntamenti di questi giorni. Si sta lavorando per un’iniziativa che porti domenica gli studenti gratuitamente allo stadio: sarebbe comunque solo una prima tappa di un rapporto che si vuole sempre più intenso con le scuole cittadine. Domenica tra l’altro, proprio in occasione della presenza di Biasin, prima della partita l’intero settore giovanile e la squadra femminile rossoalabardata sfileranno sul terreno di gioco per ricevere il saluto del pubblico. Inoltre fra il primo e il secondo do tempo, il gruppo dei Piccoli Amici giocherà una partita con tempi da cinque minuti ciascuno.

Ore 21.50 – (Il Centro) Fiducia a tempo per il tecnico Lamberto Zauli, mentre è divorzio con il ds Fabio Lupo. Scenario caotico in casa biancorossa. A fare le spese del pessimo inizio di campionato del Teramo (un punto raccolto in quattro gare e ultimo posto in coabitazione con il Forlì) è il 51enne dirigente pescarese, che nel pomeriggio di oggi incontrerà il patron Campitelli per formalizzare l’addio. Si tratta di una mossa a sorpresa, ma che probabilmente è figlia della mancanza di risultati e dell’allestimento non del tutto soddisfacente della rosa, in particolare nel reparto di centrocampo. La panchina di Zauli, comunque, resta in bilico. Decisiva per le sorti del tecnico sarà la trasferta di sabato contro il Santarcangelo, sua ex squadra. A ufficializzare l’addio di Fabio Lupo è il presidente Luciano Campitelli, che però non chiarisce i motivi principali dell’improvviso divorzio con il ds. «A lui mi ero affezionato molto ed è una persona seria e di livello», sottolinea l’imprenditore di Canzano, «ma forse non si è integrato bene nella mentalità teramana. Rimarrò legato per sempre a Lupo e ci tengo a rimanere in buonissimi rapporti. Il calcio è maledetto e obbliga a fare delle scelte quando si incappa in un momento difficile. Il sostituto ? La carica per adesso rimane vacante (il dg Scacchioli è operativo per ogni evenienza, ndc), la squadra è fatta e capiremo con calma se è il caso di affidarsi ad un altro ds. Da oggi in poi farò come mi dice la testa. La cosa che mi preme di più è di uscire presto dalla crisi attuale». Capitolo Zauli. Al 45enne tecnico di origini romane verrà concessa una prova d’appello a Santarcangelo, tra due giorni, nel match della quinta giornata del girone B di Lega Pro. Proprio la vicinanza tra la gara con il Modena e quella con i romagnoli ha scongiurato (almeno per il momento) l’esonero di Zauli, la cui posizione resta fortemente a rischio. «C’è la massima fiducia nel nostro allenatore», si lascia sfuggire Campitelli, «ma è chiaro che urge cambiare passo fin dalla prossima partita, sia sul piano dei risultati, che sul piano del gioco, dell’approccio e delle scelte tattiche». In caso di ribaltone in panchina, circolano i nomi di Marco Cari (sarebbe un ritorno), Federico Nofri (ex Viterbese) e dell’esperto Franco Colomba come possibili sostituti di Zauli. La mancanza di una precisa identità è il capo d’imputazione principale attribuito al tecnico. Lo stesso Zauli, alla vigilia del turno infrasettimanale, aveva espresso l’impossibilità ad attuare il suo modulo preferito (il 4-3-1-2 o il 4-3-3) con gli elementi a disposizione. Il risultato di tutto questo è stata la confusione vista martedì contro il Modena, quando il Teramo ha rispolverato la difesa a tre (attuata da Vivarini fino all’anno scorso) iniziando la partita con un cervellotico 3-4-3, nel quale in tanti sono apparsi spaesati e fuori luogo. Il reparto maggiormente in sofferenza è stato, manco a dirlo, il centrocampo, che sta risentendo parecchio delle assenze di Carraro e Di Paolantonio. Una sofferenza, quella del centrocampo, nata nel momento in cui Amadio è andato al Latina e si è scelto di non sostituirlo con un elemento che avesse le stesse caratteristiche. Sul piano fisico, inoltre, ci sono molte perplessità sullo stato di forma di molti giocatori. Fin dalle prime uscite, tra l’altro, non erano state convincenti le prestazioni del mediano Petermann (reduce da diversi mesi di inattività a causa di un lungo infortunio) e della mezzala Ilari, giocatori che Zauli ha avuto a Santarcangelo e che quindi sarebbero più facilmente adattabili al suo credo tattico. L’unica consolazione, all’interno di un quadro sconfortante (peggiore difesa del girone B con 8 reti subite), arriva dall’attacco, che ha visto sbloccarsi Sansovini, Croce e Jefferson nelle ultime tre partite. Tra 48 ore, però, non sono concessi altri passi falsi.

Ore 21.30 – (Gazzetta di Mantova) Nemmeno il tempo di pensare e riflettere troppo sulla sconfitta interna con il Pordenone che il Mantova si trova già all’antivigilia della trasferta di sabato (ore 20.30) a Bergamo contro l’Albinoleffe degli ex Gavazzi, Gonzi e Scrosta. Nel pomeriggio di ieri mister Prina ha diviso la rosa in due gruppi: quelli che hanno giocato contro i neroverdi si sono recati in piscina per un lavoro defaticante, mentre gli altri hanno disputato una partitella sul Laterale Te “Massimo Paccini” contro la Berretti di Elia Pavesi. Riposo ovviamente per Tano Caridi, che oggi si sottoporrà alla risonanza magnetica che dovrà dare la diagnosi sull’infortunio muscolare che l’ha tolto di mezzo nella gara con i friulani. Al campo anche Regoli, che ha preferito corricchiare a parte ma che non lamenta acciacchi particolari. La notizia più positiva per ora è il rientro a tempo pieno di Boniperti, che ha giocato tutta la partitella dando l’impressione di essere recuperato: ovviamente non ancora al 100% ma considerando l’emergenza in attacco (oggi per Marchi scatterà la squalifica dopo l’espulsione diretta di martedì) sarebbe già importante poter contare sulla sua disponibilità. Mister Prina con i giocatori a sua disposizione ha abbozzato qualche novità tattica, come l’utilizzo di Salifu da esterno d’attacco destro. Nel consolidato 3-4-3 in difesa il tecnico ha schierato, da destra verso sinistra, Gargiulo, Menini e Cristini; a centrocampo Di Santantonio, Skolnik, Sene Pape e il giovane “Berretti” Gabrieli; infine in attacco, come detto, Salifu, Ruopolo e Boniperti. Tra i vari cambi effettuati in corso d’opera il ritorno di Salifu in mezzo al campo e l’utilizzo del giovane Cavalli. Oggi e domani la preparazione prosegue al mattino sempre al “Paccini”.

Ore 21.20 – (Gazzetta di Mantova) E anche oggi si paga domani. La battuta ce la si può concedere perché, dopo aver detto che «i fondi dei soci romani non sono arrivati» il presidente Sandro Musso assicura comunque che «in ogni caso gli stipendi verranno pagati e la squadra non subirà penalizzazioni in classifica». Concetto che patron Serafino Di Loreto traduce così: «Se i soci romani hanno già fatto i bonifici, oggi i fondi arriveranno sul conto corrente dedicato del Mantova Fc e si provvederà ai pagamenti. In caso contrario, il presidente Musso sta operando, anche con il mio sostegno di natura finanziaria, a ottemperare comunque alle scadenze». Insomma, comunque vada dipendenti del Mantova e tifosi possono stare tranquilli. Almeno per ora. Ma va detto che da parte romana l’amministratore delegato Enrico Folgori, che detiene il 48% del club, assicura che non ci sono problemi: «Domani (oggi per chi legge, ndr) i soldi arriveranno, non c’è motivo di preoccuparsi. Perché non siamo venuti oggi (ieri, ndr) come annunciato martedì? Perché c’erano dei tecnicismi da sistemare sul come far confluire le somme. Ma siamo coperti, ben oltre le cifre da versare nell’immediato». Che ammontano a circa 300mila euro. Di certo in Viale Te c’è invece un certo allarme. E patron Di Loreto lo ammette senza problemi: «In effetti vista così la situazione può sembrare un po’ allarmante, ma magari poi domani (oggi, ndr) tutto si risolverà per il meglio. Certo, se i soci romani pensano di fare i bonifici domani (oggi, ndr) sono già fuori tempo». Il che non sarebbe ovviamente incoraggiante alla prima scadenza economica del nuovo corso societario. A esprimere «preoccupazione perché il tempo stringe inesorabilmente» è anche il socio mantovano Giambattista Tirelli. «Io non so che dire – afferma -, a noi i soci romani hanno chiesto un incontro dieci giorni fa e poi l’hanno spostato. Poi ci hanno chiesto di vederci allo stadio martedì e non sono venuti. Comunque siamo qua, proviamo ad aspettare ancora fiduciosi, ma anche preoccupati perché le tempistiche sono quelle che sono». Per evitare penalizzazioni in realtà basterebbe pagare la mensilità di giugno. Saltare quelle di luglio e agosto, invece, farebbe violare al Mantova non i controlli Covisoc (per la quale vale la scadenza metà ottobre) ma il nuovo codice etico della Lega Pro. E come conseguenza ci sarebbe la sospensione dei contributi fino al ripristino dei pagamenti mese per mese, previsti appunto dal codice etico approvato in estate dalle società di terza serie. In giornata la situazione dovrebbe comunque essere più chiara. Ma nella malaugurata ipotesi i soldi dei proprietari romani del Mantova non arrivassero, quali scenari si aprirebbero per la società? A rispondere è ancora Serafino Di Loreto: «Non mi va di fare il processo alle intenzioni, ma è chiaro che potrebbe succedere di tutto. Magari i soci romani si scusano per il ritardo e pagano comunque; oppure cedono le loro quote… Non si sa, sono tutte cose da vedere in un secondo momento. È chiaro – conclude – che se toccasse pagare tutto a noi ci riprenderemmo la società. E cercheremmo comunque altri compagni d’avventura».

Ore 21.00 – (Gazzetta di Modena) Martedì scorso il Modena è tornato a Teramo dopo 42 anni. L’ultima volta dei gialli sul terreno degli abruzzesi era stata però anche la prima nella brevissima storia degli scontri tra le due compagini. E la seconda trasferta del Modena è finita come la prima, con lo stesso identico risultato: 2-1 per i Canarini. Evidentemente i nostri pennuti non hanno paura dei Diavoli, come sono chiamati i giocatori del Teramo. A questo punto, non resta che augurarsi che anche questo campionato vada proprio come il solo altro torneo in cui hanno affrontato la formazione abruzzese. Già, perché al termine di quella Serie C 1974/’75 il Modena conquistò la promozione in B. Il precedente è benaugurante, ma per il ritorno tra i cadetti non i bastano i precedenti favorevoli. Anche se è sempre meglio che ci siano. Per la cronaca, il 6 ottobre 1974 il Modena passò a Teramo con i gol di Blasig e Gravante, mentre per i teramani segnò Jaconi. I gialli di mister Galbiati giocarono con Geromel, Piaser, Matricciani, Bellotto, Gibellini, Marinelli, Colombini, Ragonesi, Blasig, Zanon, Gravante. Altri tempi.

Ore 20.50 – (Gazzetta di Modena) È una firma argentina quella messa in calce alla prima vittoria del Modena, la firma di Nicolas Adrian Schiavi. Un “folletto” di 1 metro e 73 centimetri, trequartista, che ha segnato il suo primo gol tra i professionisti di… testa, prima di servire il bis con un rigore magistrale. Ventunenne di Rafaela, città della provincia di Santa Fe a 200 chilometri di distanza da Rosario, dove è nato un certo Leo Messi, Schiavi è in Italia dall’estate del 2013. Scovato dal Novara nell’Atletico Rafaela, dove aveva iniziato a tirare i primi calci ad un pallone a 4 anni, con il club piemontese ancora proprietario del suo cartellino ha collezionato 13 presenze in prima squadra tra serie B e Lega Pro, oltre ad essere un punto fermo della Primavera. Il calcio fa parte del dna di famiglia, visto che il papà e i tre fratelli hanno sempre giocato. La sorella fa invece il tifo, come dimostrato alla perfezione dal commenti sul profilo Facebook del Modena non appena il piccolo Nicolas ha firmato con una doppietta la vittoria di Teramo. Schiavi, che per ruolo e statura ricorda i campioni argentini ai quali si è sempre ispirato, ha come idolo Carlos Tevez e sogna di vestire un giorno la maglia albiceleste. La strada da fare è ancora tanta, nel frattempo il fantasista di Rafaela si impegna a dare il meglio di sé per far gioire i tifosi del Modena.

Ore 20.40 – (Gazzetta di Modena) È febbre da derby. Già altissima al di là del Secchia, pronta a crescere da oggi anche a Modena. Complice un turno infrasettimanale che la Reggiana non ha giocato, evitando di togliere attenzioni ed energie alla sfida di domenica, e che invece ai colori gialloblù ha regalato la prima vittoria, ci si aspetta il pubblico delle grandi occasioni al Braglia. “Per noi il derby non è una partita, è la nostra stessa vita”, striscione esposto dalle Teste Quadre all’allenamento di ieri, dimostra quale sia l’attesa in casa Reggiana. La prevendita, in effetti, viaggia a gonfie vele soprattutto sulla sponda granata, con quasi 1.400 biglietti venduti e la richiesta di aumentare la disponibilità di posti in curva Nord. Sul fronte geminiano, invece, agli altrettanti tifosi in possesso dell’abbonamento si aggiungono gli appena 300 che fino a ieri avevano acquistato il biglietto. Da oggi, però, sarà un’altra musica. I tagliandi si possono acquistare agli sportelli Bper, su www.listicket.com e nei punti vendita Lis Lottomatica: a Modena in via Cimarosa 117, via Emilia Est 183, via Emila Ovest 476, via Canaletto 220, corso Canalgrande 76, strada Morane 500 (int. 21) e piazza Matteotti 49, a Carpi in corso Roma 41 e piazza Gorizia 7, a Cavezzo in via Cavour, a Sassuolo in via Cavallotti 39, viale Mazzini 29 e piazza Garibaldi 72. I botteghini apriranno alle 11,30 di domenica. Al Braglia il derby manca da quasi 16 anni: era lunedì 6 novembre 2000 e, di fronte a 7.329 spettatori, i canarini di De Biasi si imponevano 2-0 con gol di Pasino e Grieco, consolidando il primo posto e relegando all’ultimo i granata. Altri tempi,quelli della mitica Longobarda allora agli albori e poi capace di arrivare in serie A. Domenica sarà diverso, ma il sapore del derby sempre lo stesso.

Ore 20.20 – (Gazzetta di Reggio) «Un derby per noi non è una partita… ma è tutta la nostra vita! Teste Quadre». Con questo striscione apparso ieri in via Agosti i tifosi hanno voluto chiedere a Marchi e compagni di dare tutto nel prossimo impegno di campionato che li vedrà di scena domenica, ore 14.30, al “Braglia” contro il Modena. Gli oltre 1.300 biglietti messi a disposizione dei reggiani sono già stati venduti. Dalla doppia seduta di ieri è emerso che la Reggiana giocherà come a Venezia: l’unico dubbio riguarda Ghiringhelli anche ieri a riposo. In questo caso è pronto Mogos a subentrare all’ex Pavia mentre nella linea centrale difensiva ha recuperato pienamente Trevisan ma si va verso la conferma di Sabotic.

Ore 20.10 – (Gazzetta di Reggio) «Il più grande colpo di culo della mia vita». Dici derby contro il Modena, che domenica si torna a giocare dopo 15 anni, e la memoria non può che correre a Nico Facciolo. «Dopo quella partita mi fecero sindaco». E quando Rambo Facciolo dice «quella partita», tutti i tifosi sanno a cosa si riferisce. «Era la stagione 85-86 – ricorda l’ex portiere granata – e la partita era sull’1-1 quando, a pochi minuti dal termine sotto la curva sud accadde qualcosa di irripetibile». Facciamo largo ai ricordi allora. «Arrivò un tiro dalla sinistra che non riuscii a trattenere. Si fiondò sul pallone un giocatore del Modena e a me non rimase altro che commettere fallo». Rigore netto? «Ci poteva stare. Certo che in quel momento si sprecarono le proteste ma poi arrivò il momento del rigore». E qui inizia la storia… «Sul dischetto andò Domini e glielo parai». E non era finita. «No, perché l’arbitro, che se ricordo bene era Dal Forno di Ivrea, pensò bene di farlo ripetere. Secondo me quel momento rischiò la vita: far ripetere un rigore quasi a tempo scaduto, in un derby sotto la curva dei padroni di casa, ci vuole del pelo sullo stomaco». Però l’epilogo di quella partita era già scolpito nella pietra. «Dopo Domini andò sul dischetto Longhi con lo stesso risultato: rigore parato. Automaticamente venni eletto sindaco della città. E da quel momento ebbi totale libertà di movimento su tutto il territorio reggiano». Insomma, con due rigori parati in un derby contro il Modena si rischia la santificazione. Ma per parare due rigori qual è l’ingrediente fondamentale? “Il culo. A parte la battuta, anche se non lo è, trent’anni fa non c’era internet, non c’era Youtube, non c’erano i social e per studiare l’avversario prendevi i quotidiani nazionali al lunedì sperando di leggere che Tizio o Caio avevano realizzato il rigore calciando alla destra piuttosto che alla sinistra». Con Domini come andò esattamente? «Avevamo fatto il servizio militare assieme e tirava sempre dei gran piattoni. Andò così anche in occasione del derby: calciò un piattone di destro sulla mia sinistra». Discorso diverso per Longhi. «Non ne sapevo mezza. Mi buttai e andò bene». Potrà mai ripetersi un derby con un’atmosfera come al Mirabello? «Non credo. Sulla parete di casa ho tutte le foto di quelle stagioni e si vede lo stadio stipato in ogni ordine di posto».

Ore 19.50 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) Ma quale schiacciasassi, al Bottecchia sabato sera arriverà una squadra ancora sotto shock. È stato così ieri, alla ripresa degli allenamenti, e il ramarro si augura sia così ancora per qualche giorno. Troppo bruciante, la sconfitta subita in extremis contro il Venezia (da 1-0 a 1-2). Troppo brutta soprattutto per una squadra, il Parma, partita per vincere e autrice di un ottimo primo tempo (vantaggio nei primi 10’ con Evacuo). Troppo anche per i tifosi, che nei minuti immediatamente successivi alla remuntada lagunare si sono riversati sui social per comunicare alla società tutta la loro rabbia. Bersaglio numero uno il tecnico Apolloni, accusato di eccessiva prudenza e di non aver impresso un’impronta riconoscibile alla squadra. E negli ambienti vicini ai ducali si fa già il nome di Pierpaolo Bisoli quale possibile sostituto. Intanto ieri la squadra si è allenata al mattino a Collecchio: seduta atletica e partitelle. Al termine della sessione ha parlato capitan Alessandro Lucarelli. «Il risveglio di solito c’è quando uno dorme. Stanotte ho dormito poco – ha confessato, riferendosi alle ore precedenti -, perché perdere una partita così fa davvero male. È difficile da digerire e da smaltire. Questo la nostra squadra non se lo può permettere. Delle 4 partite giocate, quella contro il Venezia è stata la migliore dal punto di vista fisico. Siamo stati puniti anche più dei nostri demeriti, perché fino al 90’ il Venezia aveva tirato in porta solo una volta. Non dobbiamo però cercare alibi e scusanti. Abbiamo la fortuna di affrontare subito il Pordenone, che è in testa alla classifica. Sabato sarà già un crocevia. Se c’è una crepa con i tifosi e l’ambiente, possiamo chiuderla solo noi».

Ore 19.40 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) Nemmeno il tempo di gustare la vittoria al Martelli e il primato in classifica. Ramarri già al lavoro ieri, in vista del match di sabato con il Parma (20.30). Tedino ha diviso il gruppo fra coloro che hanno disputato tutta la gara (in piscina al mattino) e quelli che hanno giocato meno o per nulla (al De Marchi nel pomeriggio). Oggi tutti di nuovo insieme, compreso il recuperato Cattaneo, per la seduta delle 16. Bruno arriverà al Centro sportivo direttamente da Pordenonelegge, dove alle 12 (spazio Bcc Fvg di viale Cossetti) parteciperà alla presentazione del libro di Franco Causio «Vincere è l’unica cosa che conta». Un titolo adatto alla partita di sabato sera con i ducali, scottati dalla sconfitta (1-2) maturata negli ultimissimi minuti martedì al Tardini con il Venezia. La battuta d’arresto ha raffreddato ulteriormente l’entusiasmo dei supporter emiliani, già minato dall’andamento lento (una vittoria, due pari e un ko) dei loro beniamini. Richiesta di biglietti ridimensionata da Parma (poco più di 400). L’accelerazione di Mantova ha invece accresciuto quella dei tifosi neroverdi. La notte magica vedrà comunque un Bottecchia esaurito.

Ore 19.30 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) «Uno solo è al comando, la sua maglia è neroverde, il suo nome è Ramarro». Ci perdonerà il compianto Mario Ferretti, giornalista e radiocronista Rai che nel 1949 esaltò gli italiani in ascolto raccontando l’impresa di Fausto Coppi sui cinque colli fra Cuneo e Pinerolo. Retorica giustificata dall’eccezionalità del primato solitario del Pordenone dopo le prime 4 giornate. D’accordo che, come dice Tedino, siamo solo all’inizio e manca all’appello il Santarcangelo che virtualmente (ma deve vincere il difficile recupero di Reggio) può affiancare i neroverdi in vetta. Non possono però essere ignorati i 2 punti di vantaggio su Venezia e Bassano e soprattutto i 5 sul «predestinato» Parma, ospite sabato (20.30) al Bottecchia. SOGNO E REALTÀ – Non li ignora Sergio Bolzonello, che in viaggio per Trieste si legge i commenti dell’impresa neroverde a Mantova: 2-0 firmato Azzi e Martignago. «È questa – sottolinea il “vicegovernatore” – la forza del Pordenone di quest’anno. Tedino ha almeno 15-16 titolari intercambiabili, delle ottime “seconde linee” e sa gestire tutti al meglio. Ciò che mi impressiona – gongola il primo tifoso – è la personalità di ogni singolo giocatore e quindi della squadra. Dove possiamo (usa proprio il plurale) arrivare? Conoscete la mia scaramanzia sportiva, non fatemi dire nulla. Viviamo il sogno. Chissà che non si trasformi in realtà». LARGHE INTESE NEROVERDI – Il ramarro mette d’accordo destra e sinistra. L’esempio è la posa in opera (in atto) a tempo di record delle nuove tribunette da 460 posti. «Sì – concorda Bolzonello -, Regione e Comune, ognuno nel proprio ambito e senza inciuci, hanno fatto la loro parte. Un applauso – riconosce – va al sindaco Alessandro Ciriani, che ha capito l’importanza della cosa e messo in moto la macchina comunale. Noi abbiamo accelerato le procedure burocratiche della Commissione regionale. Mi sembrava – sorride – di tornare indietro nel tempo quando, sindaco io, furono montate le gradinate sul prato e alzati i vetri intorno al campo. Operazioni necessarie per giocare fra i pro. Il grande calcio, come le grandi fabbriche e la grande cultura, fa parte della reputazione di una città e di una regione. Ciriani e io abbiamo idee politiche diverse, ma la collaborazione era dovuta. Ci saranno altri campi – strizza l’occhio – dove potremo farci dispetti». E sabato Pordenonelegge o Pordenone Calcio? «Entrambi. Prima Javier Cercas e il premio FriulAdria, poi al Bottecchia a tifare neroverde, quindi ancora in centro a respirare la magia della notte gialla». I DUE ULTRÀ – Tribunette pronte, stadio esaurito. Bolzonello però resterà in «curva», al solito posto. «Sì – conferma – insieme come sempre all’altro ultrà, il presidente Lovisa. Se andassimo fra la gente – ridacchia – ci beccheremmo un daspo entrambi».

Ore 19.20 – (Messaggero Veneto) L’appello del presidente Lovisa è andato a segno. Perché sabato (alle 20.30), nel big match tra Pordenone e Parma, le tribune dello stadio Bottecchia saranno gremite. Dopo i biglietti per le tribune, sono ormai in esaurimento anche i tagliandi per la gradinata locali. A ieri rimaneva qualche posto soltanto nelle prime file, quelle che solitamente, come si dice in gergo, vanno via per ultime. Insomma, si supererà quota 2 mila. E lo si potrebbe fare abbondantemente, se sarà agibile la nuova tribunetta laterale scoperta da 460 posti (se del caso, biglietti in vendita da domattina) che il Comune sta cercando di allestire a tempi di record. Ieri si è tenuto un vertice in loco tra l’assessore allo Sport, Walter De Bortoli, tecnici comunali e rappresentanti del Pordenone, al termine del quale lo stesso De Bortoli ha dispensato ottimismo: «Ci stiamo provando con tutte le nostre forze e confido che ce la faremo. Dobbiamo farcela, perchè nel nostro immaginario c’è un Bottecchia pieno come non mai, pronto a spingere la squadra di Tedino in un appuntamento così importante. Il mio appello, pertanto, è: riempiamo lo stadio». L’unico incoveniente potrebbe arrivare dall’alto, ovvero dal cielo. Le previsioni meteo indicano pioggia per il fine settimana. Ma non sempre ci azzeccano. E la possibilità di vedere da vicino il Pordenone capolista al cospetto di una nobile decaduta, ma molto ambiziosa, del nostro calcio come il Parma vale bene il rischio di dover aprire l’ombrello.

Ore 19.10 – (Messaggero Veneto) «Abbiamo smesso di giocare». Gigi Apolloni ha commentato così l’incredibile ko incassato col Venezia due giorni fa al Tardini, prima sconfitta in campionato del suo Parma, passato dall’1-0 all’1-2 a poche manciate di secondi dalla fine. Un rovescio pesante, che ha fatto seguito al pari col Santarcangelo di sabato scorso. Cosa significa? Che il Parma – per blasone e forza d’organico – arriverà sabato al Bottecchia con un imperativo: vincere a tutti i costi. La partenza infatti non è stata infatti quella che tutti, nella piazza emiliana, si aspettavano. Una vittoria (col Lumezzane, solo per 1-0), due pareggi (con Santarcangelo e Modena, non due corazzate) e la sconfitta col Venezia: rimediare un pari, o peggio ancora un altro rovescio a Pordenone, non sarebbe accettato da piazza e dirigenti. Ancor più contro una diretta rivale per puntare a qualcosa di grande. Sono giorni difficili, di tensione, a Parma, con la gente che ha già cominciato a rumoreggiare. Ieri ci ha messo la faccia anche capitan Lucarelli, parlando in diretta Twitter sul canale della società e spronando tutti a rialzarsi. I gialloblù hanno senza dubbio tutte le possibilità per uscire dal momento no ed è per questo motivo che sono da temere. Schierati col 3-5-2, Apolloni può vantare in difesa – oltre a Lucarelli, che non ha bisogno di presentazioni – gente come Canini, che ha militato in serie A dal 2005 al 2014 prima di una parentesi in Giappone; e davanti punte come Guazzo, Calaiò ed Evacuo, che per quanto “stagionati” (tutti classe ’82), vantano assieme più di 400 gol in carriera. Sì, avete letto bene: giocatori che possono trovarsi sempre una soluzione da soli. Per questo Tedino non dà troppa corda al periodaccio della corazzata. Guai a fidarsi.

Ore 19.00 – (Messaggero Veneto) Ci sono altri due primati in questo Pordenone capoclassifica in Lega Pro. I “ramarri”, infatti, vantano il miglior attacco (con 8 reti) e il capocannoniere, Rachid Arma, in testa alla classifica dei bomber assieme a Gliozzi (Alto Adige) e Gucci (Fano). Tedino in questo avvio conferma ciò che faceva ultimamente col Sandonà/Jesolo: fase offensiva spumeggiante e buon numero di gol, in particolare firmati dalla prima punta. La pioggia di reti (2 a gara) è partita quasi ad handicap, col rigore trasformato da Arma al 90’ col Gubbio. Quindi i due centri a Forlì, opera di Berrettoni e dello stesso Arma. Sabato scorso il tris al Teramo (Burrai, un’autorete e ancora Arma), infine i due gol a Mantova firmati da Azzi e Martignago. Otto reti per cinque marcatori diversi: c’è già una buona distribuzione, peculiarità del Pordenone della scorsa stagione. Tutti primati che i neroverdi proveranno a difendere sabato, assieme a un altro. I neroverdi nel loro girone sono infatti il collettivo che non perde da maggior tempo in casa. L’ultimo ko incassato dal Pordenone al Bottecchia risale al 20 dicembre scorso, il 2-0 messo a segno dal Pavia. Nove mesi di imbattibilità: la forza dei team vincenti si dimostra anche con queste importanti statistiche.

Ore 18.50 – (Messaggero Veneto) Ieri Pordenone si è svegliata con una piacevole novità: la sua squadra di calcio è in vetta alla classifica di Lega Pro. Un evento che non era mai capitato, un evento speciale e che accompagnerà la città sino a sabato sera, quando alle 20.30 al Bottecchia sarà di scena il Parma. Chi segue in maniera approfondita il calcio di serie C è consapevole che, questi neroverdi, non sono una sorpresa. Il punto è un altro: possono durare lassù, in testa, considerato che mancano 34 giornate? Come possono farlo? E il Pordenone è così inferiore a Reggiana, Venezia e Parma, le favorite per la vittoria finale? E’ questo che andremo ad analizzare, la sostenibilità del primato. Partendo dal vero punto di forza del gruppo: l’allenatore, Bruno Tedino. Il condottiero. Lovisa lo chiama “Maghetto” e il soprannome si addice al trainer dei “ramarri”. Perché la verità è che, dal punto di vista tattico, in categoria il tecnico pordenonese non ha rivali. E’ un concetto ben diffuso tra gli addetti ai lavori della serie C, primo fra tutti quel Giorgio Zamuner che, nell’estate del 2015, lo portò a Pordenone. “E’ un fenomeno” – disse l’attuale ds del Padova. Anche a Mantova Tedino ha imbrigliato il collega avversario (Prina): a un certo punto, nel primo tempo, era netta la percezione che sia i giocatori sia il tecnico dei biancorossi non sapessero cosa fare, in seguito alla disposizione in campo dei neroverdi. Conoscitore sopraffino del panorama calcistico italiano, giovanile e di prima squadra; molto versatile dal punto di vista tattico, amante del bel gioco e con uno staff di alto livello: Tedino è l’arma in più della capolista e il “fattore” che la può portare sino in fondo a lottare per la promozione diretta. Organico completo. Forse manca un’alternativa nel ruolo di terzino destro, considerato che è stato adattato De Anna (classe ’98), originariamente un attaccante. Ma, una volta che Marchi sarà recuperato (manca poco), il Pordenone avrà un roster adeguato per rimanere in vetta. Sia per quanto riguarda la qualità che la quantità. Basti pensare al reparto offensivo: a Mantova hanno giocato Azzi (come ala destra), Arma e Pietribiasi; in panchina sedevano Berrettoni e Martignago mentre Cattaneo era indisponibile. Mica male. A centrocampo lottano in cinque per tre posti (o due), la coppia di portieri è valida e affiatata. La vastità di scelta, forse, è ciò che è mancata la scorsa stagione. Difetto che sembra annullato. Il gruppo. Ok, forse non sarà lo spogliatoio dell’ultimo torneo – irripetibile, a detta degli stessi protagonisti – ma quello che sta nascendo è un gruppo solido che ha un obiettivo comune. Anche in questo campionato tutta la panchina si alza per andare ad abbracciare l’autore del gol: segnale chiaro di unità d’intenti. I leader sono Stefani, De Agostini e Berrettoni, gli altri ruotano attorno e hanno il loro spazio. Poi, altro particolare, i giocatori si divertono in campo. Concetto fatto notare da Arma e Burrai, subito dopo la partita con il Teramo. Un aspetto importante: tutti gli sportivi sognano non solo di guadagnare, ma di andare al campo col sorriso perché sanno che l’allenamento non sarà un peso. La società. A livello dirigenziale, se ci si concentra solo sulla prima squadra, quasi ogni aspetto grava sulle spalle di Tedino, da quest’anno manager oltre che allenatore. Quest’ultimo però ha avuto un’idea intelligente, portare vicino a sé Matteo Lovisa, il figlio del massimo dirigente Mauro. Ha vicino a sé un’espressione della proprietà, che può vivere ogni giorno la realtà della squadra e capire cosa succede. Questo è un punto importante, unito alla serietà del gruppo di soci e, in particolare, alla voglia di vincere del presidente: per quanto a volte sia pressante, Lovisa trasmette quella tensione emotiva che serve per dare il massimo e arrivare in cima. Lassù, ora, il Pordenone ci è arrivato. Ora la sfida più dura: rimanerci.

Ore 18.30 – (Corriere del Veneto, edizione di Vicenza) Non è arrivata la vittoria, ma in casa Bassano ci sono diversi motivi per sorridere anche dopo il pareggio interno contro il Sudtirol. Uno di questi è il secondo gol con la maglia giallorossa di Francesco Grandolfo, uno degli acquisti maggiormente reclamizzati dell’ultima campagna trasferimenti condotta dal direttore generale Werner Seeber: «Sono felice di questo inizio — ammette l’ex centravanti di Bari e Fidelis Andria — spero di continuare così, anche se so che c’è tanta concorrenza. Dobbiamo accettare il pareggio che ne è venuto fuori e cominciare con il giusto piglio: martedì non siamo partiti bene, ma se la gara fosse durata cinque minuti in più saremmo riusciti a conquistare i tre punti perché avevamo il secondo gol in canna. Questo è un ottimo gruppo, ne sono sicuro. Con il tempo riusciremo ad affinare ogni particolare».

Ore 18.10 – (Giornale di Vicenza) La celeberrima “Leva calcistica del ’68” cantata magistralmente da Francesco De Gregori può anche essere pensionata. Sì perchè Nino non dovrà avere paura di tirare un calcio di rigore come lo invita a fare il cantautore romano, che però si sbaglia quando sostiene minimizzando che «non è da questi particolari che si giudica un giocatore».Un calciatore forse non si giudica da un rigore ma la prestazione però sì. E la débàcle dal dischetto ha certamente oscurato la prova di Julien Rantier, lo specialista designato che al primo viaggio dagli undici metri della stagione si è presentato ciccando un penalty di capitale importanza. Se può consolarlo, a cavallo dei due campionati, quello scorso e l’attuale, il Bassano ha messo a segno solamente due degli ultimi 7 rigori ricevuti. Hanno bollato Germinale e Misuraca, mentre a fallire l’esecuzione sono stati sempre Misuraca (2 volte), ancora Germinale e lo stesso Iocolano. Ecco, ora Rantier allunga la fila e abbassa la percentuale realizzativa. Abbastanza per cominciare a considerarlo un problema, poiché d’accordo che questa squadra quando si va ai calci di rigore nelle gare senza appello e senza domani vince sempre, ma se si tratta di una massima punizione isolata, allora fatica storicamente a fare centro. E visto quanto pesa un penalty nell’economia del calcio odierno, un vero e proprio tesoro da sfruttare, conviene non sciupare più niente.

Ore 18.00 – (Giornale di Vicenza) Il giorno dopo il pari colmo di rimpianti con l’Alto Adige, l’analisi di capitan Bizzotto è pacata e serena oltrechè lucida. «Solo nel secondo tempo è emerso il vero Bassano – avvia la disamina il difensore rosatese – pure se va detto che i bolzanini erano ottimamente disposti e hanno finito col limitare il nostro gioco almeno sino all’intervallo. Alla fine dei conti ci è mancato solamente il secondo gol, anche se l’avevamo pure trovato con Fabbro e ci è stato cancellato. Il turnover? La verità è che l’allenatore ci fa sentire per davvero tutti importanti e ci coinvolge appieno in questo progetto tattico».«Il nostro è comunque un organico di livello formato da giocatori di qualità che sanno di avere la possibilità in ogni momento di ritagliarsi il loro spazio nell’arco dell’intera stagione. E adesso pensiamo a Lumezzane sabato dove di sicuro dovremo essere furenti sin dal calcio d’inizio e non molli come è accaduto sia l’altra sera che nella partenza di Ancona». E in Lombardia tra 48 ore (si gioca alle 14.30) potrebbe tornare in panchina Cenetti.

Ore 17.50 – (Giornale di Vicenza) Salvate il soldato Bastianoni. Che è andato in cortocircuito, è evidente, chiaramente più emotivo che tecnico e lo si nota a occhio nudo. Perché adesso vallo a spiegare a chi non lo conosce che Elia sino a un paio di anni fa era uno dei portieri più promettenti della serie B e che adesso invece pare in caduta libera in Lega Pro. E 25 anni sono pochissimi per sfogliare l’album dei ricordi per tutti, figurarsi per un guardiano dei pali. Ma non si può nemmeno fare finta di nulla e, seppur con tutte le cautele del caso, ribadire insomma che sì… «Houston, abbiamo un problema».Bassano che si era affidato all’estremo ligure di stanza a Livorno per colmare il vuoto generato dal forfait prolungato del titolare Rossi (di nuovo in pista a ottobre inoltrato) non sta avendo le risposte attese. Una situazione imprevista essendo acclarate le qualità dell’ex Varese che adesso va sostenuto per rintracciare di nuovo lo smalto dei giorni belli. Anche perché alle sue spalle, perso Rossi, non c’è neanche più il titolare della Berretti, l’azzurrino Guadagnin, in riparazione per almeno altri 15 giorni e dunque non ci sono alternative spendibili se non si vuol rischiare di bruciare anzitempo il minorenne Piras, giovanottino di indubbio talento ma certamente troppo acerbo per assumersi determinate responsabilità.Ergo, conviene ripristinare a pieno regime il buon Elia che a rendimento standard è una garanzia, mentre in difficoltà come in questo momento non offre a se stesso e ai compagni la sicurezza richiesta. D’Angelo da trainer di buon senso ha accuratamente evitato di crearne un caso e anzi ha subito messo in luce l’intervento risolutore dell’altra sera su Ciurria, ma tutto il resto non si può omettere: salvo nel match con l’Avellino in Tim Cup, Bastianoni ha sempre commesso un errore ampiamente evitabile. È accaduto con l’Andria (poi si è riabilitato col rigore parato), a Genova con la Samp in occasione del terzo gol, una leggerezza dopo un paio di interventi da battimani scroscianti. E specialmente si è ripetuto con la Reggiana all’esordio in campionato e pure l’altra sera con l’Alto Adige, senza contare le gare non esente da pecche e titubanze di Teramo ed Ancona. E se ad agosto era lecito avere maggiore pazienza per un ragazzo che dopo l’infortunio al polso del recente passato necessitava di recuperare, ora invece è condizionato da questa parabola di incertezze. Sicchè molto possono fare sia D’Angelo che il preparatore specifico Zuccher.

Ore 17.30 – Breve flash di Giorgio Zamuner sugli infortunati: “Favalli? Si potrebbe anche ipotizzare un recupero, domani valutiamo e se sta proprio bene si può anche pensare di rischiarlo. Filipe? Non ce la farà. Bindi? Ha fatto palestra, ha ancora un po’ di fastidio e contiamo di recuperarlo”.

Ore 17.15 – Qui Guizza: termina solo ora il colloquio Brevi-Bonetto.

Ore 17.00 – Qui Guizza: termina l’allenamento. Fitto colloquio tra mister Brevi e l’amministratore delegato Roberto Bonetto.

Ore 16.40 – Qui Guizza: a parte Favalli e Filipe, mentre lavora in palestra Bindi.

Ore 16.20 – Qui Guizza: partitella in famiglia con la Berretti per i Biancoscudati.

Ore 16.00 – Qui Guizza: già in corso l’allenamento, anticipato nelle ultime ore.

Ore 15.50 – (Gazzettino, edizione di Venezia) Modolo con la Reggiana e capitan Domizzi a Parma, il Venezia inizia a macinare punti con i gol dei suoi baluardi difensivi. Martedì sera al Tardini è arrivato anche il primo gol di un centravanti – Moreo per il momentaneo 1-1 – ma il jolly da tre punti l’ha pescato Maurizio Domizzi con l’incornata vincente su corner di Pederzoli. Una grande gioia esplosa al 92′, riassaporata 1.210 giorni dopo la sua ultima zampata in un 5-2 dell’Udinese all’Inter a San Siro. «Il Tardini è un campo dove ho vinto spesso e aver mantenuto la tradizione col Venezia, riscoprendo pure la gioia del gol, ci ha regalato davvero una grande scossa emotiva – la soddisfazione del 36enne romano -. Vincere in rimonta contro un avversario così e in uno stadio importante sicuramente ci fa gonfiare il petto». Il Parma è tra le vittime preferite dell’ex udinese, a segno (da rigorista del Napoli) sulla via Emilia in un altro successo per 2-1 nella serie A 2007/08, mentre quattro anni prima con la maglia del Modena aveva siglato il suo primo gol nel massimo campionato in un 2-2 contro i ducali. «Il fatto che prima Modolo ed ora io siamo riusciti a far gol sulle palle inattive creerà un po’ di apprensione in più nei nostri avversari. Martedì abbiamo iniziato con la difesa a tre, ma il modulo non c’entra nulla con il rigore subito dopo un minuto. Difensivamente concediamo poco, però ci sono sbavature da evitare: per il resto nei secondi tempi abbiamo messo lì Reggiana e Parma, penso che noi difensori saremo rientrati nella nostra area non più di 2-3 volte». Ieri mattina al Taliercio lagunari subito in campo, con lavoro defaticante per i titolari di Parma e partitelle per gli altri. In gruppo è rientrato il centrocampista Stulac mentre Fabiano si è sottoposto ad ecografia e dopodomani ad Ancona (ore 18.30) salterà la terza gara di fila. «Al Del Conero dobbiamo inseguire altri tre punti con la stessa voglia. Il calendario certo non ci ha dato una mano – ammette Domizzi – però chiudere le tre gare in otto giorni con 7 punti ci darà un’ulteriore spinta nel morale e in classifica».

Ore 15.40 – (Gazzettino, edizione di Venezia) Joe Tacopina entusiasta del suo Venezia che giudica fortissimo e in grado di piegare chiunque per puntare alla serie B, ma ancor più convinto di aver fatto la scelta giusta affidandosi a Pippo Inzaghi. «Ha dimostrato grandissimo coraggio, maturità ed intelligenza – sono le parole che il presidente lagunare riserva al suo allenatore – scegliendo di cambiare il modulo della squadra dopo un primo tempo che non mi era piaciuto. Non ha fatto come certi suoi colleghi che si fissano su un modello di gioco e non lo variano mai. Ha saputo cambiare schieramento e ha scelto anche l’innesto di un Marsura che ha cambiato l’inerzia del match». Felice Tacopina che chiama dagli States e si intrattiene in una conferenza telefonica con i giornalisti: aveva provato a farlo già martedì sera ma i tempi di chiusura dei giornali non gli hanno consentito di esprimersi subito. Ha avuto una notte per meditare ma non pare il suo giudizio sia cambiato. «Sono sincero avrei voluto questo colloquio con la stampa anche in caso di sconfitta – riferisce – perchè la prima frazione di gioco non mi era piaciuta affatto. Il Parma sembrava più determinato e raccoglieva i frutti di questa sua condizione mentre noi non riuscivamo a fare molto. Ma al rientro dopo l’intervallo tutto è cambiato. Ho visto il Venezia che voglio e che è destinato a vincere il campionato. Una gara di grandissime emozioni, con un risultato straordinario e uno svolgersi eccezionale: davvero mai sofferto e gioito tanto in 90’ da quando sono nel calcio italiano. Mi è sembrato di andare sulle montagne russe. E poi la vittoria in due minuti… Una felicità indescrivibile». Il campionato è ancora lunghissimo ma il successo nel big-match già lancia il Venezia. «Siamo fortissimi e possiamo vincere con chiunque. Ma attenzione dobbiamo sempre dare il massimo perchè anche le altre squadre sono tutte ben strutturate: abbiamo visto le qualità di Parma, Reggiana e anche del Mantova…».

Ore 15.20 – (Corriere del Veneto, edizione di Venezia) «Come stare sulle montagne russe. Per 90 minuti ho sofferto tantissimo. Poi nel giro di due minuti sono diventato la persona più felice del mondo. Questo è il calcio». Parla dall’America in collegamento telefonico il presidente del Venezia Joe Tacopina. Troppo intense le emozioni provate assistendo online alla rocambolesca vittoria sul Parma, per archiviare quel 2-1 in rimonta al Tardini come normale routine. «Nella prima mezz’ora non ero contento della squadra e se alla fine avesse perso avrei espresso il mio disappunto con grande onestà. Eravamo nervosi e il Parma sembrava più motivato di noi. Alla fine abbiamo vinto e il risultato cambia tutto. È una delle cose più incredibili che io abbia mai visto da quando sono nel calcio italiano», sottolinea il presidente arancioneroverde. Ci sono però molti aspetti da incorniciare. «Ho visto un grande Venezia, con grandi giocatori e un grande allenatore. Penso che con la partita di martedì si sia definito il tipo di squadra che vorrei vedere per il resto della stagione: una squadra che lotta per ribaltare il risultato, dando grande dimostrazione di forza, di cuore, di carattere». E poi il plauso a mister Inzaghi: «Ho apprezzato il suo coraggio nel cambiare modulo a metà partita. Tanti allenatori si fissano sul sistema di gioco scelto e continuano imperterriti, lui invece ha cambiato, dando una grande prova di maturità e intelligenza». Con i tre punti conquistati a Parma, il Venezia raggiunge il Bassano in seconda posizione a quota 8. E, rimanendo imbattuta dopo aver affrontato Parma e Reggiana, lancia un importante segnale al campionato. «Abbiamo incontrato due squadre molto forti, cui aggiungerei anche il Mantova. Ma se giochiamo come sappiamo — chiude Tacopina — siamo noi la squadra più forte di tutte».

Ore 15.00 – (La Nuova Venezia) Dal Tardini al Taliercio, tutto in poche ore. Ripresa immediata per il Venezia, dopo il blitz di Parma, mattina di seduta defatigante con il preparatore atletico Luca Alimonta per i titolari di martedì sera in Emilia, partitella per tutti gli altri. Buone notizie per Leo Stulac: il centrocampista sloveno, rientrato con un problema muscolare dall’impegno dell’under 21 in Irlanda del Nord tanto da saltare le partite con Reggiana e Parma, è rientrato in gruppo. Più lunghi, invece, i tempi per Gianni Fabiano che ieri si è sottoposto a ecografia dopo la botta rimediata a Mantova nel contrasto fortuito con il portiere Bonato. GIOVANILI. Gli Allievi Nazionali di Maurizio Rossi hanno iniziato ieri sera il Mundialito, che assegnerà il trofeo Nereo Rocco. Il Venezia è stato inserito nel girone B con Milan, Napoli e i colombiani del Deportivo Calì, squadra con cui gli arancioneroverdi hanno esordito ieri sera (ore 19) a Cesarolo. Domani sfida al Napoli (Villesse, ore 20) e venerdì al Milan (Teor, ore 19). Le prime due si qualificano ai quarti di finale con match sabato a Savogna d’Isonzo e San Canzian d’Isonzo, domenica sono in calendario le semifinali a Villesse e Gorizia, finali lunedì 19 settembre a Gradisca d’Isonzo. TELEVISIONE. Lega Pro e Rai Sport hanno raggiunto l’accordo per trasmettere anticipi e posticipi: la prima partita sarà Messina-Foggia (lunedì 19 settembre, ore 20.45).

Ore 14.50 – (La Nuova Venezia) La vittoria di Parma, da una parte sofferta ma dall’altra esaltante per il modo in cui si è concretizzata, va in archivio con tante immagini che restano stampate nella mente di chi era presente, gruppetto di arancioneroverdi compreso sulla curva ospiti, altri in tribuna e distinti, sugli stalti dello stadio “Tardini”Come, ad esempio, la corsa sfrenata a centrocampo di tutti i componenti della panchina al termine della partita, fotografia di un gruppo che piano piano si sta formando e fortificando. E Filippo Inzaghi è corso ad abbracciare tutti con lo slancio dei tempi migliori, come faceva quando segnava i gol in Serie A. Inzaghi comunque è stato il primo a ricordare a tutti di guardare avanti. Lo ha detto nel post gara, poche parole ma la faccia di uno che sapeva di aver fatto un bel colpaccio. L’iniezione di fiducia a inizio campionato, vale doppio. «Siamo partiti a handicap come successo con la Reggiana» il concetto principale del tecnico piacentino «e il rigore ci ha intimoriti. Ma a differenza di sabato scorso, stavolta sono arrivati i tre punti con merito e questo ci dà tanta convinzione. Dopo Reggiana e Parma usciamo rafforzati». E sulla correzione in corsa, lasciando nello spogliatoio il 3-5-2 per riproporre il suo 4-3-3, non si è sbilanciato. «Non c’è un modulo vincente ma ho una squadra che offre tante soluzioni. Pensavo di iniziare con lo stesso schema del Parma per sfruttare meglio gli uno contro uno, poi il rigore ha cambiato le cose e siamo tornati ai tre davanti. I cambi di Marsura, Geijo e Tortori erano stati pensati per vincere nel secondo tempo». E anche se i tre punti sono arrivati quando più di qualcuno non ci avrebbe scommesso un centesimo, inutile nascondere come le sostituzioni abbiano dato un volto diverso alla squadra. Eroi della serata Stefano Moreo e Maurizio Domizzi, primi gol stagionali di un peso enorme non solo per la classifica ma pure per il morale. «È stato un bell’epilogo» commenta ora il capitano e autore non solo della rete decisiva ma di una prova maiuscola «nonostante il rigore ci abbia condizionati molto. Forse con la Reggiana abbiamo giocato meglio ma a Parma avevamo voglia di segnare a tutti i costi, siamo arrivati con cattiveria sul pallone». Anche Moreo parla chiaro: «A Parma ci abbiamo messo un gran cuore» aggiunge «ma siamo un gruppo forte e difficile da battere».Prossima fermata, stadio Del Conero.

Ore 14.40 – (La Nuova Venezia) «Che partita, mi sembrava di essere sulle montagne russe. Mai vissuto così tante emozioni in una sola gara da quando sono arrivato nel calcio italiano, sensazioni diverse da un minuto all’altro, fino all’apoteosi finale». Joe Tacopina ha seguito la partita del Venezia a Parma da New York, in streaming, e sono serviti alcuni minuti al fischio finale per riprendersi dalla scarica di adrenalina provocata dai gol di Moreo e di Domizzi, che hanno rovesciato in 120” il risultato del Tardini. «Ho sofferto in modo incredibile, fino all’ultimo secondo, ma queste sono le sensazioni meravigliose che a volte ti regala il calcio. Un finale incredibile, pazzesco» dice il presidente al telefono da New York». Quelle vittorie che valgono molto di più dei tre punti aggiunti in classifica, che aumentano autostima e fiducia, aprendo invece pericolosi squarci nella psiche degli avversari. Una vittoria che lancia in orbita il Venezia, ottenuta sul campo di una delle pretendenti più ambiziose alla promozione, il Parma, che ormai pensava di avere dato scacco matto alla squadra di Pippo Inzaghi. «Il primo tempo non mi è piaciuto, ma la reazione nella ripresa è stata eccezionale» osserva il presidente «se tutte le partite finiscono così, passa in secondo piano anche la prima parte dell’incontro. Alla resa dei conti, conta il risultato, e il Venezia è ritornato a casa con tre punti preziosissimi. La forza, la determinazione, dimostrati nel secondo tempo ci porteranno molto in alto». Tacopina, poi, si sofferma su Filippo Inzaghi. «Ci sono allenatori che rimangono cristallizzati su uno schema, vanno avanti su una strada, a prescindere se i risultati sono positivi o negativi. Inzaghi è stato eccezionale, ha cambiato modulo in partita, ha corretto in corsa il modo di stare in campo del Venezia e i risultati si sono vinti. Dico solo un nome: l’inserimento di Marsura. Da quel momento si è vista un’altra partita, un’altra squadra. Un grande Venezia, un grande allenatore, giocatori straordinari nell’applicazione, nella volontà di non arrendersi mai. Nemmeno quando è stato raggiunto il pareggio». Le partite con Reggiana e Parma rappresentavano un bel banco di prova per il Venezia, trovandosi di fronte due tra le pretendenti più accreditate a contendere agli arancioneroverdi la promozione in serie B. Troppo presto per formulare giudizi dopo il pareggio con la Reggiana e il blitz di Parma? «No, non è troppo presto. Il Venezia è una squadra fortissima» garantisce Joe Tacopina, «più forte degli avversari, ma le vittorie si conquistano sul campo e non sulla carta. La Reggiana è una squadra forte, il Parma anche, ma pure il Mantova si era dimostrata un’ottima formazione. Se noi riusciamo a esprimere tutte le nostre potenzialità, siamo la squadra più forte del girone».

Ore 14.10 – (Corriere del Veneto, edizione di Vicenza) Il procuratore federale ha deferito al Tribunale federale nazionale 12 dirigenti e quattro società di serie B per una serie di violazioni del Codice di Giustizia sportiva. Il procedimento nasce dagli atti di alcune operazioni di trasferimento di calciatori che hanno visto coinvolte Parma, Inter, Novara, Padova, Brescia, Cesena, Ascoli, Siena e Vicenza. Le operazioni incriminate, tutte effettuate dal Parma, «presentano caratteristiche identiche che consentono di definirle ‘cessioni incrociate’, tali da comportare la contabilizzazione di ingenti plusvalenze da parte delle due controparti senza alcun effettivo movimento finanziario». «È una situazione nota da tempo — ha precisato il direttore generale del Vicenza Andrea Gazzoli — e sulla quale stiamo lavorando. Molto probabilmente, come società, andremo incontro a una sanzione, sulla cui entità al momento non saprei proprio esprimermi». Il Vicenza è stato deferito per responsabilità diretta in ordine agli addebiti contestati all’ora presidente della società berica Tiziano Cunico, e per responsabilità oggettiva per l’addebito contestato a Dario Cassingena che all’epoca ricopriva la carica di amministratore delegato. A finire sotto la lente d’ingrandimento è stata la cessione al Parma del centrocampista Mattia Sandrini e l’acquisizione di Milos Malivojevic, operazione chiusa secondo il procuratore federale a un «corrispettivo abnorme e strumentale allo scopo di occultare le reali perdite degli esercizi 2012/13 e 2013/14 della società Vicenza Calcio SpA». Operazioni che, secondo l’accusa, hanno violato i principi che regolano la formazione dei bilanci delle società di capitali, condotte e finalizzate a far apparire perdite inferiori a quelle esistenti degli esercizi e a rinviare gli interventi di ricapitalizzazione dei soci.

Ore 13.50 – (Giornale di Vicenza) Arrivare alle scadenze dei pagamenti e non temere più di non avere le risorse per farvi fronte. E’ questo uno degli aspetti più positivi che Vi.Fin., la finanziaria proprietaria del Vicenza dal 30 maggio scorso, ha portato in casa biancorossa. Per capirci. Entro domani bisognerà pagare gli stipendi e i contributi relativi al mese di giugno, più i premi riguardanti il girone di ritorno della passata stagione compreso quello per l’obiettivo finale raggiunto, cioè la salvezza. Come dire circa 2 milioni di euro. Non solo. Il 16 ottobre altra scadenza, stavolta relativa al pagamento degli stipendi e dei contributi di luglio e agosto: costo circa 1 milione e 300 mila euro. Insomma nel giro di un mese usciranno quasi 3 milioni e 400 mila euro. Ma un passo alla volta. Per la scadenza di domani è già tutto a posto. A rassicurare è lo stesso presidente di Vi.Fin. Marco Franchetto, subentrato ad Alfredo Pastorelli da quando quest’ultimo è diventato presidente del club di via Schio, di cui Franchetto è il vice. ” Tutto a posto- dice l’imprenditore- il versamento verrà fatto nei tempi dovuti. La cifra è rilevante ma la copertura c’è”. E’ evidente che il Vicenza gioca due partite: una sul campo e una fuori, altrettanto importante, che riguarda la salute economico-finanziaria della società. Sarebbe un errore enorme pensare che questi due aspetti non siano legati a doppio filo, tanto che se dovesse venir meno uno dei due rischierebbe di essere travolto pure l’altro. Per questo da subito Vi.Fin. tra i suoi obiettivi si è posta l’abbattimento dei costi, non più sostenibili, del club biancorosso. È sempre il presidente Franchetto a spiegare: “Come finanziaria proprietaria delle azioni del Vicenza abbiamo indicato e suggerito di rivedere i centri di maggior costo e quindi di riposizionare il club in una fascia di pertinenza più vicina alle sue caratteristiche, perchè i costi precedenti non erano più sostenibili”. Franchetto di cifre non parla ma i conti, almeno indicativamente, si fa presto a farli. Dunque se lo scorso anno il conto economico riguardante il personale era stato di circa 9.5 milioni di euro, quest’anno si dovrebbe essere passati a circa 4.5 milioni, un abbattimento importante che persegue l’obiettivo-risanamento della società biancorossa. Il cammino è ancora lungo ma si è a buon punto anche grazie alla rateizzazione dei debiti ottenuta dall’Agenzia delle Entrate. Una società di calcio ha comunque costi elevati ed è per questo che il massimo dirigente di Vi.Fin. aggiunge:” Siamo alla ricerca di altri soci, ovvio devono amare il Vicenza, perchè questa esperienza, seppur emozionante e bella, richiede un impegno economico non da poco”. Se si parla di nuovi soci impossibile non chiedere di Savino Tesoro che mesi fa pareva ad un passo dall’entrare in società. A tal proposito, con la sincerità di sempre, Franchetto afferma :” Ci ha chiesto, ancora tempo fa, tutta una serie di documenti per fare, giustamente, un’analisi e valutazione dello stato delle cose, ad oggi però non ha dato una risposta. Ripeto: siamo aperti all’entrata di nuovi soci, ma deve esserci la condivisione di un progetto comune”.Tutti questi sforzi per salvare il Vicenza dal fallimento sarebbero vani però se alla fine il campo non desse risposte positive e questo il presidente di Vi.Fin. lo ha ben chiaro:” Il nostro obiettivo è la salvezza, magari non sofferta come la passata stagione, ma per la riuscita del nostro progetto il mantenimento della categoria è fondamentale”. L’avvio della squadra, gli facciamo notare, è stato difficile. ” Lo sapevamo, d’altra parte ci sono state partenze importanti, sono arrivati molti nuovi giocatori, ma soprattutto si è dovuto far fronte ad una lunga serie di infortuni che non hanno permesso al tecnico Lerda di schierare la squadra che aveva in mente. Però col Bari i progressi sono stati evidenti, adesso si deve proseguire su questa strada anche se ci attendono due trasferte difficili a Salerno e ad Ascoli”.

Ore 13.40 – (Giornale di Vicenza) Deferiti il Vicenza, l’ex presidente Tiziano Cunico e l’ex amministratore delegato Dario Cassingena. Il procedimento era noto al club di via Schio, ma solo ieri se ne è avuta notizia quando è stato reso ufficiale che il procuratore federale della Figc aveva deferito al tribunale federale nazionale ben dodici dirigenti per una serie di violazioni . Il tutto, come si legge nel comunicato della Federcalcio, nasce da operazioni messe in atto dalla società del Parma prima del fallimento e si tratta sempre di quelle che in gergo vengono definite ‘cessioni incrociate’, tali cioè da comportare la contabilizzazione di ingenti plusvalenze nei bilanci delle società. Non solo, per questi stessi addebiti sono state deferite per responsabilità diretta anche Cesena, Novara, Brescia e appunto Vicenza. Per quanto riguarda la società di via Schio l’addebito si riferisce all’acquisto nel giugno 2013 del giocatore Milos Malivojevic dal Parma e alla cessione al club emiliano di Mattia Sandrini di proprietà del Vicenza. Tale operazione fu conteggiata per una cifra pari a 1 milione 150 mila euro, cifra definita dalla procura, nel deferimento di Dario Cassingena, abnorme e strumentale allo scopo di occultare le reali perdite della società biancorossa per gli esercizi 2012/13, 2013/14. Deferito per la stessa trattativa l’allora presidente Tiziano Cunico che aveva appunto contabilizzato una plusvalenza fittizia, secondo la procura, nel bilancio al 30 giugno 2013 e per aver contabilizzato le prestazioni del giocatore Milos Malivojevic ad un valore appunto abnorme e che andava svalutato di 920 mila euro: il tutto, spiega sempre la procura federale, per far apparire perdite inferiori a quelle realmente esistenti nei bilanci 2012/13 e 2013/14 e quindi rinviare gli interventi di ricapitalizzazione dei soci. Insomma la procura, seguendo i valori di mercato, ha ritenuto che l’operazione incrociata Malivojevic-Sandrini non potesse valere più di 230 mila euro. A questo punto ad interessare maggiormente è una sola domanda: ma il Vicenza oggi rischia qualcosa?A rispondere l’avvocato Gianluigi Polato, consigliere delegato agli affari legali della società biancorossa.”Intanto tutto nasce- spiega- da delle verifiche fatte da parte del procuratore che ha seguito il fallimento del Parma e noi eravamo a conoscenza di questa inchiesta”. Ma il Vicenza va incontro a qualche sanzione, gli chiediamo? ” E’ già stata definita- continua Polato- con la procura federale la pena che in realtà ha per oggetto esclusivamente una sanzione di natura pecuniaria, anzi è in corso di definizione con la stessa procura l’entità della cifra che dovrebbe aggirarsi intorno a qualche migliaio di euro. Alla data dell’udienza le parti definiranno la posizione”. Quindi l’avv. Polato ci tiene a precisare: ” Per quanto riguarda invece gli amministratori Dario Cassingena e Tiziano Cunico, all’epoca dei fatti amministratore delegato e presidente della società biancorossa, non so nulla perchè sono seguiti da legali di loro fiducia”.

Ore 13.10 – (Gazzettino) Da quest’anno è più caro andare a vedere le partite dell’Abano allo stadio di Monteortone. Se nella passata stagione il biglietto costava 10 euro, adesso è lievitato a 15. Nuova tariffa già entrata in vigore nella prima sfida di campionato con il Montebelluna, e che sarà naturalmente replicata anche domenica nel derby con il Campodarsego. «Una decisione presa a malincuore – spiega il presidente Gildo Rizzato – Mi rendo conto che si tratta di un aumento sostanzioso, ma è l’unico modo per riuscire a fare quadrare i nostri conti. D’altra parte paghiamo al Comune 500 euro a gara per utilizzare lo stadio, e dei soldi che incassiamo dai tagliandi va decurtato il 10 per cento di Siae. Senza dimenticare le altre spese accessorie come il costo del medico e dell’ambulanza. Gli unici che non paghiamo sono i carabinieri, che peraltro ringrazio per l’apporto che ci danno. Tra l’altro il bar dello stadio è gestito da una cooperativa che dopo avere vissuto alle nostre spalle per tutto l’anno, non ha mai offerto un caffè ai giocatori». Il patron aponense puntualizza: «Abbiamo anche il tagliando ridotto al costo di 10 euro per gli over 60 e per i ragazzi fino ai 14 anni. E la maggiore parte dei nostri tifosi sono pensionati. Nella prima partita in casa abbiamo staccato 52 biglietti ridotti, 25 interi e 35 omaggi. Al mio posto chiunque farebbe così». Nella altre piazze padovane il biglietto costa 10 euro, non teme con questo aumento di allontanare la gente? «Gli altri facciano i loro conti, avranno più seguito. Noi purtroppo non possiamo fare diversamente: l’anno scorso con i soldi che abbiamo incassato dai tagliandi, abbiamo pagato il Comune per il campo. Non siamo comunque gli unici a fare sborsare 15 euro. A Legnago il biglietto costa la stessa cifra, e addirittura 20 euro in tribuna centrale. A Rovigo è lo stesso». E c’è di più: «Ho dato disposizioni precise che non vengano concessi più accrediti a procuratori, allenatori e addetti ai lavori delle squadre avversarie che vengono a vedere le nostre partite. Se pagano autostrada e benzina per arrivare ad Abano, possono tranquillamente comprare anche il biglietto. Quando mando i miei osservatori a vedere le altre sfide, non chiedo mai l’accredito e pago loro sempre il biglietto»

Ore 12.40 – (Gazzettino) Il Cittadella ha iniziato la serie B con risultati migliori rispetto allo scorso campionato in Lega Pro. È fuori di dubbio che il divario fra le due categorie esiste, ma la squadra di Venturato sta dimostrando una continuità sorprendente: ai cinque risultati utili di fine campionato scorso ne ha aggiunti altri tre quest’anno, con fiore all’occhiello le vittorie in trasferta di Salò, Bolzano, Bari e Vercelli. Il Cittadella guida la classifica da solo dall’inizio del girone di ritorno della scorsa stagione, in Lega Pro come in serie B. Luca Strizzolo, attaccante arrivato quest’anno dal Pordenone, si trova pienamente a suo agio in questo solitario navigar sulla cresta dell’onda: «C’è una chiara differenza, soprattutto a livello tecnico, fra la serie B e la Lega Pro. Stiamo però facendo bene anche fra i cadetti a mio avviso per la determinazione e la giusta mentalità con le quali abbiamo affrontato questo lungo e difficile campionato. Quando ci sono grande voglia di lavorare, unità di intenti e giusti obiettivi diventano fattibili situazioni come quella che stiamo vivendo in questo momento. Sappiamo che il percorso potrà riservarci imprevisti e ostacoli, ma noi siamo pronti ad affrontarli per superarli come abbiamo fatto finora. Stiamo procedendo concentrati solo sulla partita che il calendario ci mette davanti continuando a lavorare sodo e con i piedi per terra senza guardare troppo avanti e dimenticando quello che è già stato fatto. Anche a livello personale ho notato la differenza di categoria, ma lavorando bene e seguendo l’allenatore l’ho colmata e vedo che i risultati arrivano». A Vercelli sabato scorso Strizzolo ha messo a segno il suo primo gol in serie B con una botta angolata sulla destra del portiere dopo aver vinto un contrasto ed essere entrato di slancio in area. «Ho segnato con il sinistro che non è il mio piede preferito – precisa – Sono contento soprattutto per la vittoria della squadra. Ho dedicato questa prima rete in B alla mia famiglia». Lo scorso anno nove gol, quest’anno? «Punto alla doppia cifra. È il mio obiettivo personale e soprattutto uno stimolo a lavorare per migliorare». Sulle sue caratteristiche, continua: «Mi ritengo sia un attaccante di movimento, sia un finalizzatore del gioco della squadra. Calcio a rete con entrambi i piedi e sfruttando la mia altezza mi faccio valere anche in fase aerea». Ieri e oggi allenamento al pomeriggio con l’intera rosa a disposizione. Domani mattina la rifinitura e sabato alle 15 la partita al Tombolato con il Novara. Intanto continuano a crescere gli abbonamenti, che hanno raggiunto quota 1.530.

Ore 12.20 – (Mattino di Padova) Paradosso della settimana: chi si è meritato il voto più alto in pagella dopo la debordante prestazione del Cittadella a Vercelli? Enrico Alfonso. Proprio lui, il portiere. Capace persino di respingere il rigore calciato da Morra a un quarto d’ora dal termine, e pazienza se, sulla successiva ribattuta di La Mantia, non è potuto arrivare. «Ma parare i rigori non è una novità per me», precisa il 28enne estremo difensore padovano. «Nella scorsa stagione ne hanno sbagliati due contro di noi, tirandoli fuori, ma in quella precedente, quando ero a Piacenza, ho realizzato il mio record, respingendone quattro su cinque. E poi anche a Bari, all’esordio, ero riuscito a sfiorare quello di Maniero: ci è mancato poco». L’intervento più difficile a Vercelli? «All’inizio, su quel diagonale rasoterra di Mustacchio, che aveva sorpreso la difesa. Forse è sembrato più spettacolare il volo sul colpo di testa di Morra nel secondo tempo, ma lì mi ha aiutato l’istinto, in più ero ben posizionato». Certo che fa specie pensare che la partita migliore del Cittadella sia stata anche quella in cui più l’hanno impegnata. «Ci sta, perché di contro abbiamo tirato molto verso la porta avversaria. Se punti a proporre un calcio offensivo, come proviamo sempre a fare, è normale che poi qualcosa si possa concedere. Ci ha seccato un po’ incassare il loro gol: per fortuna eravamo già sul 4-0». A proposito di rigori: a quanto risulta sulla strada del ritorno vi siete confrontati a lungo su quello non concesso ad Arrighini, che, dopo essere stato toccato dal portiere, ha proseguito l’azione andando al tiro. «E resto dell’idea che, a termini di regolamento, una volta non concretizzato il vantaggio, l’arbitro dovesse tornare sui suoi passi e assegnare il tiro dagli undici metri. E siccome il portiere non è intervenuto sulla palla ma sul giocatore, avrebbe pure dovuto espellerlo. La questione è semplice: se non sanzioni il fallo, incentivi l’attaccante a buttarsi». Il futuro si chiama Novara, ospite vostro sabato. «Una bella squadra, attrezzata, che ha steccato solo la prima partita, contro il Pisa, per aver un po’ sottovalutato l’avversario. Fra tutti temo soprattutto Galabinov, che ho affrontato più volte, e poi Boscaglia, il suo tecnico, uno che ha fatto bene ovunque».

Ore 12.10 – (Mattino di Padova) La capolista attrae i riflettori. Sono ben tre le partite del Cittadella che nei prossimi turni si giocheranno in anticipo o in posticipo, come comunicato ieri dalla Lega B, che ha annunciato le variazioni in calendario dalla 7ma alla 12ma giornata. All’ottava il big match con il Frosinone è in programma al Tombolato sabato 8 ottobre alle ore 20.30. Alla decima, il Citta riceverà l’Ascoli alle 19 di venerdì 21 ottobre. Appena tre giorni dopo gli uomini di Venturato torneranno nuovamente in campo per l’undicesima giornata, lunedì 24 ottobre alle 20.30, in casa dello Spezia. Sempre ieri si è espresso anche il giudice sportivo, che ha fermato tre giocatori per un turno: Andrea Caracciolo (Brescia), Antonio Caracciolo (Verona) e Imparato (Perugia). Nessuno squalificato per Cittadella e Novara, avversari sabato al Tombolato alle 15.

Ore 11.50 – (Corriere del Veneto) Primo, bello, ricercato e adesso pure a misura di telecamere Sky. Il Cittadella scopre che cosa significhi essere primo in classifica. Nella lista di anticipi e posticipi di B le partite dei granata sono finite per ben tre volte sotto le luci dei riflettori nei prossimi 45 giorni. Sabato 8 ottobre alle 20.30 con Cittadella-Frosinone, con i ragazzi di Venturato impegnati contro una delle favorite per la promozione in A. Cittadella-Ascoli in anticipo venerdì 21 ottobre alle 19? Dulcis in fundo, ecco il big match della Spezia, in calendario 74 ore dopo al Picco per lunedì 24 ottobre alle 20.30 per l’anticipo dell’undicesima giornata, infrasettimanale. Recitare il ruolo di capolista sarà pure solo un privilegio temporaneo, ma a giudicare da quello che gira attorno al mondo granata sono in molti a scommettere che la favola Cittadella possa durare.

Ore 11.20 – (Gazzettino “Non aiuta fare già ora i processi) Molle, indolente, slegato: più brutto di così non poteva essere il Padova visto all’opera a Fano. Non uno, non due, ma tre passi indietro rispetto alle precedenti esibizioni. Pessimo l’atteggiamento sul piano agonistico, perdendo quasi tutti i duelli individuali; sciagurate le letture difensive senza contare il clamoroso errore di Emerson nell’azione dell’1-0; disordinato e poco disposto al sacrificio il centrocampo; evanescenti e prevedibili nei movimenti gli attaccanti, con Alfageme dietro la lavagna per l’intollerabile espulsione. Come ripartire dopo una prestazione del genere? Non certo sparando a zero su Brevi o sulle scelte di mercato del diggì Zamuner, come una parte della tifoseria sta facendo attraverso i social. È soprattutto nei momenti difficili che il Padova va aiutato, sorretto, incoraggiato. Lo sta facendo la società, lo devono fare tutti coloro che hanno a cuore le sorti di questo club. A patto però che allenatore e giocatori sappiano fare tesoro degli errori commessi sul piano tecnico, tattico e del temperamento. Sabato arriva all’Euganeo la Maceratese dell’arrabbiato ex Petrilli: l’occasione ideale per rialzare la testa e dimostrare che il doloroso schiaffo di Fano è servito da lezione.

Ore 11.10 – (Gazzettino) Come giudica l’espulsione di Alfageme? «Sono episodi che non hanno giustificazione e che non sono tollerabili. Capisco che un giocatore possa essere espulso per fallo da ultimo uomo o per somma di ammonizioni, ma una cosa così gratuita merita di essere punita. Al di là del gesto, deve essere ripreso». Nel dopo-gara è andato in spogliatoio. Cosa ha detto ai giocatori? «Li ho guardati in faccia, più che parlare a loro. In queste situazioni uno sguardo è sufficiente per fare capire quello che si vorrebbe dire». Immaginiamo che lo faranno Zamuner e Brevi. «Già, è compito loro parlare alla squadra». Forse hanno davvero influito i due giorni in meno di riposo rispetto al Fano. «Ho già detto che non c’è alcuna attenuante tecnico, tattica e fisica che possa giustificare una prestazione simile. Non ci aspettavamo una partita del genere, eravamo molto fiduciosi di trovare quella continuità di cui ho sempre parlato. Forse mentalmente abbiamo avuto la presunzione di sottovalutare l’avversario, e questo non è accettabile».

Ore 11.00 – (Gazzettino) Dalla tribuna si è reso conto subito che era una serata storta? «Non abbiamo fatto bene il primo tempo, siamo andati in svantaggio e potevamo subire anche il secondo gol. Prima del riposo siamo riusciti a riequilibrare il risultato segnando anche un bella rete, ma da quel momento non siamo riusciti a ripeterci. Francamente mi aspettavo un secondo tempo completamente diverso approfittando dell’episodio favorevole che ci ha portato a pareggiare, e invece l’1-1 non è valso a nulla. A parte i primi cinque-dieci minuti della ripresa, siamo stati sovrastati dalla carica agonistica del Fano ed è venuta fuori la nostra debolezza caratteriale». Gli errori commessi poi hanno inciso fortemente sull’andamento del match. «Gli errori fanno parte del gioco e li fanno tutti, è inutile colpevolizzare Emerson o qualcun altro nello specifico. Abbiamo sbagliato tutti, inclusi i ragazzi che non hanno giocato. Tutto il gruppo è coinvolto, anche l’allenatore». A proposito di Brevi, i tifosi l’hanno messo sul banco degli imputati. «Dopo una partita del genere è facile criticare, ma non sono di questo avviso. Di lavoro da fare ce ne è ancora molto, ma dopo quasi due mesi e mezzo di allenamenti ne è stato anche fatto. Anche se non abbiamo raccolto tutti i frutti, mi auguro che vengano. Sono i giocatori ad andare in campo e devono essere motivati, e in questo l’allenatore ha una sua responsabilità. Ma non si può mettere in discussione per una partita, dobbiamo vedere qualcosa d’altro prima di giudicare: non mi riferisco solo alle gare, ma anche al lavoro svolto durante la settimana. E finora abbiamo visto delle buone cose di questa squadra. Pertanto esprimere in questo momento un giudizio negativo sul suo conto, non lo trovo giusto».

Ore 10.50 – (Gazzettino) «Sono contento perché abbiamo preso una bella lezione sul piano dell’umiltà e della cattiveria agonistica, chissà che abbiamo imparato». Il presidente Giuseppe Bergamin tira le orecchie ai biancoscudati, e al tempo stesso cerca di trovare un lato positivo all’inaspettata scoppola rimediata martedì sera con il Fano. «Deve esserci d’insegnamento perché a noi è mancato tutto quello che gli avversari hanno messo in campo, senza cercare attenuanti di carattere tecnico o fisico. La squadra vista l’altra sera non è quella che vogliamo e che conosciamo, meglio che sia arrivata questa sberla che deve far riflettere, soprattutto lo staff tecnico e i giocatori. Nel calcio non prevale sempre la tecnica, servono cuore, carattere e voglia di ottenere il risultato. Va fatto un plauso al Fano per la determinazione che ci ha messo, e che sicuramente dobbiamo imparare ad avere anche noi. Per fortuna tutto il gruppo, staff tecnico compreso, ha l’opportunità già sabato di farci dimenticare questa brutta serata, e di farci vedere uno spettacolo diverso».

Ore 10.40 – (Gazzettino) Il capitano, tra l’altro, è partito dalla panchina entrando solo a match in corso. «Io ero a posto e a disposizione, è stata una scelta dell’allenatore che ci può stare. Era la seconda di tre partite in una settimana, e il tecnico ha voluto inserire un compagno più fresco. Ripeto, ci può stare». Il giocatore in questione è Alfageme, che è stato espulso e oggi è atteso il verdetto del giudice sportivo. «Io non ho visto cosa è successo, però ho parlato con lui e mi ha detto che non ha fatto alcun gesto». Può essere magari che inconsciamente abbiate sottovalutato questo impegno? «Assolutamente no, perché se ragioniamo in questo modo non andiamo da nessuna parte. Non l’abbiamo presa sottogamba, c’è mancata brillantezza. Loro invece lo erano più di noi, anche se non è una scusante il fatto che hanno potuto avere due giorni di riposo in più».

Ore 10.30 – (Gazzettino) Zamuner e Brevi hanno rivisto ieri mattina le immagini della partita di Fano, tenendo nel pomeriggio a rapporto i giocatori in una lunga seduta video che ha preceduto l’allenamento alla Guizza. Occasione nella quale sono state sottolineate tutte le cose che non hanno funzionato l’altra sera, e convenendo che se la squadra incappa in una giornata storta sul piano tecnico, deve essere in grado di sopperire tirando fuori altre qualità. E invece con i marchigiani troppi biancoscudati sono apparsi sottotono, come dimostra anche il fatto di aver perso quasi tutti i duelli individuali chiave. Sulla prima sconfitta in campionato si è soffermato anche capitan Neto Pereira: «Purtroppo non siamo riusciti a ripetere la prestazione delle due partite precedenti. Ma anche se non eravamo brillanti come nelle altre occasioni, fino all’1-1 la sfida era equilibrata, mentre dopo il secondo sigillo del Fano e l’espulsione di Alfageme la situazione è peggiorata. Il viaggio per tornare a Padova è stato brutto, c’era un clima molto triste. È una sconfitta che brucia, dobbiamo rimboccarci le maniche perché abbiamo subito la possibilità di rifarci con la Maceratese».

Ore 10.20 – (Gazzettino) Trapela fiducia per il recupero di Bindi in vista della sfida casalinga con la Maceratese, molto difficilmente ce la faranno invece Favalli e Filipe. Il portiere è stato costretto al forfait nel riscaldamento con il Fano per il riacutizzarsi di un’infiammazione tendinea dietro al ginocchio e sabato dovrebbe essere a disposizione, più complicato il quadro clinico per gli altri due acciaccati: Favalli lamenta una contrattura importante, mentre riguardo a Filipe l’intenzione è di non forzare il rientro per non correre il rischio di eventuali ricadute al problema accusato già da qualche tempo al tallone.

Ore 10.00 – (Mattino di Padova) E il giudizio proprio su Alfageme? «Ha commesso un’ingenuità enorme facendosi espellere, c’è poco da commentare: è stato provocato, ma questo non lo giustifica. Oltretutto a Fano ha fatto ancora più fatica del solito ad inserirsi nei meccanismi della squadra: non ha fatto vedere nulla delle sue caratteristiche, o non sta bene o non si è ancora integrato». La prima scelta in panchina era Tedino, che oggi è pure in vetta, e Brevi per questo è stato accolto con un po’ di diffidenza: ora come convivete con questa situazione? «Quattro punti sono pochi, ma l’allenatore non è in discussione. Forse Oscar non è ben visto dalla piazza, già dall’inizio sapevamo che avremmo dovuto dimostrare a tutti di saper fare il nostro lavoro. Tedino era la mia prima scelta per tanti motivi, ma rimango fortemente convinto che Brevi possa fare un buon lavoro. Da luglio stiamo rincorrendo la fiducia della piazza, spero arrivino presto 3 o 4 vittorie consecutive per rasserenare tutto l’ambiente». Sabato alle 18.30 si torna in campo all’Euganeo. Contro la Maceratese Brevi potrebbe recuperare il portiere Bindi, mentre difficilmente saranno a disposizione Filipe e Favalli. La prevendita è attiva attraverso il circuito Ticketone.

Ore 09.50 – (Mattino di Padova) La società? «Sono giustamente delusi. Il nostro inizio di stagione, purtroppo, è una continua rincorsa: dopo esserci risollevati con due buone partite abbiamo preso una bastonata, e ora con la Maceratese siamo obbligati a fare ancora una prestazione superiore per non creare ulteriori tensioni». Il punto è proprio questo: il gioco del Fano, la prima avversaria che non ha pensato solo a difendersi, avrebbe dovuto favorirvi. Invece è arrivato un solo tiro in porta. «Troppi giocatori hanno interpretato male la partita. Salvo forse la prestazione di Madonna, Favaro e Tentardini, ma gli altri hanno sbagliato gara, giocando sotto tono rispetto ai loro standard. E non è una questione di stanchezza: speriamo sia stata solo una serata storta». Emerson fa fatica nell’uno contro uno, e senza Filipe non ha girato nemmeno il centrocampo. Spostare il brasiliano in regia non potrebbe essere la soluzione ad entrambi i problemi? «Emerson non è un problema, fa fatica se ha ampi spazi da coprire, ma nelle due gare precedenti non l’ho visto in difficoltà: anche lui, se deve uscire a centrocampo, deve pensare che è meglio far fallo, piuttosto che lasciare andar via l’uomo. Prendete l’espulsione di Alfageme: Luis prende uno strattone e una gomitata, prima di reagire. I difensori in questa categoria sono così, dobbiamo cominciare pure noi a giocare meno di fino».

Ore 09.40 – (Mattino di Padova) Musi lunghi, volti scuri, poca voglia di parlare. Alla Guizza, il giorno dopo la rovinosa sconfitta di Fano, va in scena un difficile “day after”. Un 3-1 di difficile comprensione non tanto per le dinamiche di gara, chiarissime, quanto per le ragioni che hanno portato il Padova a naufragare in maniera così clamorosa. «Un passo falso che mi auguro rimanga isolato», taglia corto il direttore generale Giorgio Zamuner, «L’errore maggiore è stato nell’atteggiamento. Il Padova può anche essere una squadra forte, ma deve andare a Fano con l’abito della provinciale: ci siamo sentiti superiori, su certi campi servono ben altre caratteristiche». A cosa si riferisce? «Siamo sempre arrivati secondi sul pallone, e questo solo perchè il Fano era più concentrato di noi. Il secondo gol è qualcosa che non ci possiamo permettere, ma pure il primo: Emerson fa un errore clamoroso, ma se siamo attenti c’è tutto il tempo per recuperare, vista la parata di Favaro, e andare a prendere quella respinta. Passi il bel gioco, ma per vincere ogni tanto bisogna anche “menare”: se Sbraga fa fallo, a venti metri dall’area di rigore, il secondo gol del Fano non arriva. Se pensiamo di essere più forti andando di fioretto, di partite ne perderemo ancora, perchè di squadre assatanate ne troveremo molte».

Ore 09.30 – (Mattino di Padova) La giustizia sportiva ha ancora nel mirino il “vecchio” Padova. La Procura federale della Figc ha deferito 12 dirigenti di varie società. Oltre a Igor Campedelli (Cesena), Silvia e Roberto Benigni (Ascoli), Massimo Mezzaroma (Cesena), Dario Cassingena e Tiziano Cunico (Vicenza), Luca Faccioli e Massimo De Salvo (Novara) e Pietro Leonardi (all’epoca ad del Parma), ci sono Gianluca Sottovia, che era l’amministratore delegato del Padova, Marcello Cestaro e Diego Penocchio, presidenti dei due cda biancoscudati a cavallo dei quali vengono inquadrati i fatti contestati. Nel mirino l’operazione compiuta tra Padova e Parma che aveva portato allo scambio di comproprietà dei giocatori Galli e Portin: secondo la Procura, questa s’inserirebbe in una serie di operazioni definite “cessioni incrociate”, con il Parma comune denominatore, che comportano la contabilizzazione di ingenti plusvalenze senza alcun movimento finanziario, “gonfiando” il valore dei giocatori con vantaggio per entrambe. Nel documento inviato a giugno alle parti, si legge che il trasferimento di Niccolò Galli dal Parma al Padova è avvenuto per 4 milioni di euro, a fronte di valore determinato in 400 mila euro, così come i numeri messi in bilancio (4 milioni) e attribuiti dalla Procura (400 mila) per la cessione di Portin al club parmigiano. Sottovia avrebbe sottoscritto l’operazione allo scopo di ridurre le reali perdite d’esercizio, Cestaro mise a bilancio a fine 2012 una plusvalenza fittizia senza la quale non avrebbe avuto i requisiti finanziari per iscrivere il Padova in B, e Penocchio nel bilancio 2013 “approfittò” della situazione per fare apparire perdite inferiori. Per gli addebiti contestati sono state deferite a titolo di responsabilità diretta Cesena, Novara, Vicenza e Brescia: non Padova e Parma, che nel frattempo sono state radiate e sono ripartite dai dilettanti con nuove società.

Ore 09.10 – (Corriere del Veneto) E qui si arriva all’espulsione di Alfageme, che il presidente non ha digerito. Già in altre occasioni, del resto, Bergamin lo scorso anno aveva insistito sulla necessità di evitare certe ingenuità: «Ormai è andata così — spiega — il giocatore sa di aver sbagliato e di aver fatto una sciocchezza. A 31 anni ci si aspetterebbe che non cadesse in certi tranelli, ma penso che sia lui il primo a rendersene conto». C’è una coda della vecchia gestione del Padova. Per le cosiddette «cessioni incrociate» con il Parma, il procuratore federale ha deferito Gianluca Sottovia (all’epoca dei fatti amministratore delegato del Padova), Marcello Cestaro (all’epoca dei fatti presidente del Cda del Padova), Diego Penocchio (all’epoca dei fatti presidente del Cda del Padova). Il Vicenza è stato deferito per responsabilità diretta.

Ore 09.00 – (Corriere del Veneto) Filosofeggia, ma non troppo. Perché i concetti del presidente arrivano sempre dritti al punto e al cuore. Il Padova che sbanda e perde a Fano non gli è piaciuto per nulla, eppure Giuseppe Bergamin ha un suo modo di vedere le cose, una sua logica precisa e va in controtendenza rispetto al pensiero cupo della tifoseria. Sempre più agguerrita contro Oscar Brevi, condannato a vincere in un clima ambientale difficilissimo: «Prima di tutto — spiega il numero uno biancoscudato — è meglio che questa lezione, perché di lezione si è trattato, sia arrivata adesso. Abbiamo perso male, giocando male e facendo tanti errori. L’allenatore? Perché invece non parliamo di certi giocatori? Ho visto errori che non sono da Padova, ho visto qualche comportamento che non mi è piaciuto, ho visto insomma una squadra che non ha avuto l’atteggiamento giusto per una partita come quella di martedì. E mi auguro davvero che ci sia subito una reazione, perché il calendario ci permette di rifarci sabato contro la Maceratese».




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