Espropri, permute, studi di fattibilità, progetti e primi veri lavori. Il cosiddetto adeguamento normativo dello stadio Plebiscito, volto come noto a trasformare l’impianto nato per il rugby tra Mortise e Pontevigodarzere nella nuova casa del Calcio Padova, sta entrando nel vivo. Tanto che una parte della Tribuna Est, quella che confina con la palazzina che ospita gli uffici della struttura comunale da tempo gestita da Lino Barbiero e dalla sua famiglia, è stata già ristrutturata con la sistemazione delle scalinate e dei parapetti e, soprattutto, con la posa dei nuovi seggiolini. Quest’ultimi, tutti bianchi, sono stati montati in modo da lasciare spazio a quelli in arrivo, stavolta tutti rossi, che andranno a comporre la scritta Padova e due croci, alle due estremità degli spalti, simbolo della città e pure del club biancoscudato. Il primo stralcio dell’opera, fortemente voluta dal sindaco Massimo Bitonci e dalla sua giunta e per la quale Palazzo Moroni ha acceso un mutuo ad hoc di tre milioni di euro, prevede appunto il rinnovamento della Tribuna Est e di quella Ovest (a fianco del Pala Ghiaccio), che insieme dovrebbero assicurare una capienza di 7.715 spettatori, e la costruzione delle due nuove Curve. La Sud, dove oggi si trova un prato d’allenamento, destinata ai tifosi locali e con 3.500 posti. E la Nord, a ridosso del campo da baseball, riservata ai sostenitori ospiti e con mille poltroncine.
Insomma, al termine dei lavori (si spera per l’inizio della stagione calcistica 2017-2018), il nuovo Plebiscito dovrebbe diventare una piccola bomboniera, con gli spalti a pochi metri dal terreno di gioco, in grado di ospitare non più di 12.215 persone. Il secondo stralcio dell’opera invece, che al momento non possiede alcuna copertura finanziaria (a tal punto che il primo cittadino si è di recente augurato che intervenga qualche sponsor privato in sostegno del Comune e del progetto), prevede la copertura dell’intero stadio tramite una struttura metallica a traliccio disposta in modo radiale all’esterno dell’impianto e rivestita da uno speciale materiale plastico (il politetrafluoroetilene) che può essere illuminato artificialmente, proiettando eventuali loghi pubblicitari. Il modello, ovviamente in dimensione molto più ridotta, è quello dell’Allianz Arena di Monaco di Baviera, cioè lo stadio con una capienza di circa 70mila spettatori, sponsorizzato dalla prima compagnia al mondo nel settore delle assicurazioni e in cui, dal campionato 2005-2006, giocano i pluricampioni di Germania del Bayern Monaco e la seconda squadra della città bavarese, il Monaco 1860. Finora, sogni a parte, la messa a norma del Plebiscito (determine e delibere alla mano) è già costata alle casse del municipio più di 800mila euro. Per la precisione, 811.268. Il grosso della cifra, ovvero 350.870 euro, è servito per espropriare sei aree private per una superficie complessiva di 10.485 metri quadri.
Poi, altri 257.961 euro sono andati all’udinese Tagliapietra Srl di Basiliano che, insieme con la vicentina Bericoplast Spa di Brendola (subappalto da 45mila euro), si sta occupando del rinnovamento delle Tribune Est e Ovest. Quindi, per lo studio di fattibilità e il progetto definitivo, l’architetto padovano Massimiliano Pagnin ha ricevuto un compenso di 50.222 euro. E, infine, altri 152.215 euro sono stati adoperati per altri incarichi esterni.Discorso a parte, invece, per i quasi due milioni di euro (nello specifico, 1.945.909) già prenotati per realizzare i nuovi parcheggi attorno all’impianto. I quali, finanziati da Aps Holding (controllata al 100% da Palazzo Moroni), dovrebbero essere capaci di garantire circa 1.500 posti auto. Ma le polemiche contro il restyling del Plebiscito, supportate da tutte le opposizioni (Pd, Padova 2020 e M5S) nonché da una parte di Forza Italia, non si arrestano. Tanto che, alle 17 di sabato prossimo 17 settembre di fronte allo stadio, è in programma un nuovo sit-in di protesta alla spagnola, il «cacerolazo», con pentole, coperchi, mestoli e altri utensili da cucina. Il tema, dunque, rimane caldissimo.
(Fonte: Corriere del Veneto, Davide D’Attino)