Live 24! Padova-Forlì, -5: riprende la preparazione in vista dell’impegno di sabato sera

Condividi

Clicca qui per aggiornare la diretta

Ore 22.40 – (Il Piccolo) Più di 100 gol nelle ultime quattro stagioni in serie D. Un’esultanza facile per Carlos Clay França, bomber di razza con una storia speciale da raccontare a chi ama lo sport e la vita. Qualche anno fa l’incrocio con un destino beffardo, la diagnosi di un tumore raro, sconfitto con la volontà, la fede in Dio e la vicinanza della famiglia. Ieri, dopo la caterva di gol con le maglie del Bogliasco, del Legnago, della Lavagnese e del Lecco, l’attaccante brasiliano della Triestina, classe ’80, ha potuto festeggiare sotto la curva Furlan il primo gol in campionato. Le sensazioni dopo l’incornata vincente? «E’ stata un’emozione speciale, ho sentito forte il boato della Curva. Sono contentissimo di aver segnato ma soprattutto di questa vittoria. E’ il primo mattoncino di qualcosa da costruire. Non sarà facile, ma ce la metteremo tutta». In certi casi al di là del gioco, contano i tre punti, come ha visto la partita? «Partire bene era il nostro obiettivo, importante per la società, la squadra, i tifosi e la città. Sapevamo di incontrare delle difficoltà nell’affrontare avversarie come la Pievigina, che si chiudono fin dal primo minuto, ma dobbiamo abituarci a questo aspetto soprattutto nei primi tempi. Penso che la squadra abbia giocato abbastanza bene, rischiato poco e creato tantissime occasioni da gol, in particolare nel secondo tempo». C’è un denominatore comune con i precedenti impegni ufficiali: la squadra sale di ritmo nel secondo tempo. «Dovremo essere sempre bravi a leggere bene le partite, consapevoli che gli avversari arriveranno qui a Trieste attenti a difendersi, con spirito battagliero, consci del nostro potenziale. Sarà sempre difficile vincere e trovare il gol, contro la Pievigina avremmo potuto raddoppiare e chiudere prima la partita, e mi scuso perché avrei potuto farlo anch’io sul tiro di Dos Santos respinto dal portiere». Una menzione per la prestazione dei giovani, tutti promossi? Abbiamo la fortuna di avere giovani bravi, tutti hanno carattere e stanno crescendo».

Ore 22.30 – (Il Piccolo) Ma la Triestina farà ancora qualcosa sul mercato? Probabilmente sì, anche se secondo Mauro Milanese, il ritardo nella vicenda Langwa “Zoom” ha permesso di scoprire altre risorse: «Intanto fa piacere che dopo Brandmayr, un altro 1999 come Pizzul abbia già debuttato in prima squadra – dice Milanese – Noi “Zoom” contiamo di tesserarlo presto e speriamo si risolvano i cavilli burocratici, e come visto abbiamo delle soluzioni, ma se i tempi saranno lunghi tessereremo un altro giovane. Comunque se eravamo in tanti qualche ragazzo non avrebbe esordito, invece le esigenze hanno accelerato questo percorso. Un settore giovanile non vince quando arriva primo, ma quando fa debuttare ragazzi in prima squadra, soprattutto dal primo minuto. Un grazie anche al mister che li ha lanciati. Altri movimenti? Forse tessereremo un altro 1998». Accanto a lui c’è Jason Biasin, il figlio di Mario, entusiasta della giornata: «Sono contento, ho visto un bel calcio e una buona partita. Potevamo vincere con più gol viste le occasioni e mi è piaciuta la partecipazione del pubblico. A mio papà Mario ho mandato subito un messaggio, anche se in Australia è l’una di notte».

Ore 22.20 – (Il Piccolo) Buona la prima. Antonio Andreucci può festeggiare il debutto della sua Triestina con una vittoria meritata, anche se non rotonda nel punteggio. Quanto al fatto dell’ormai consueta accelerazione della squadra nella ripresa rispetto al primo tempo, il tecnico alabardato fa capire che le difficoltà iniziali rientrano nella normalità delle cose: «Bisogna pensare che in campo c’è anche l’avversario – spiega il mister – e la Pievigina è squadra ben preparata e ben messa in campo. Ha fatto un buon primo tempo, accorciava bene con i centrocampisti centrali che correvano molto e poi ripartiva in velocità. Noi dobbiamo innanzitutto superare le difficoltà per vincere le partite, nel secondo tempo abbiamo fatto bene, spingendo e creando molto. Ed è normale che su un campo così grande per gli altri non è sempre facile difendersi con ordine per tutta la partita. Se non trovi subito la giocata, bisogna insistere, come abbiamo fatto noi. Comunque soffrire le partite e poi vincerle è un aspetto positivo». Andreucci riconosce però che la partita andava chiusa prima: quando si creano tante occasioni, poi bisogna concretizzare per non rischiare nel finale: «Ma il calcio non è fatto dei gol che potevamo fare – dice il tecnico – Se non li abbiamo fatti c’è un motivo: bisogna migliorare e crescere in convinzione, bisogna essere più cattivi quando si presentano certe occasioni. Infatti alla fine abbiamo anche sofferto perché nessuno ci sta a perdere». Tutto questo, secondo il mister, fa comunque parte del percorso di crescita di una squadra tutta nuova, che ha bisogno di tempo: «È un percorso che dobbiamo fare, nulla è scontato solo perchè abbiamo un nome importante. Comunque ho visto un passo in avanti, grande impegno, concentrazione e voglia di vincere. Normale che dobbiamo crescere, con venti giocatori nuovi servono almeno una decina di partite fra precampionato e campionato per conoscerci bene. Detto questo, la vittoria è pienamente meritata e i risultati positivi, quando vuoi crescere, hanno il loro valore». Il tecnico sottolinea poi la prova di due giovani: «Ho scelto Turea perché in settimana l’ho visto bene: è un giocatore con un buon passo che viene da un anno di inattività con il Padova. Nella ripresa con gli spazi aperti è stato molto pericoloso. Quanto a Pizzul è un ragazzo che ha personalità che avevo visto disinvolto in settimana: ha fatto il suo dovere ed è positivo che nella ripresa abbia fatto meglio del primo tempo. Bradaschia? Peccato, era partito bene, lui è importante nell’uno contro uno con difese chiuse: credo sia una contrattura, speriamo recuperi presto. Dos Santos comunque è entrato bene ed è stato efficace, ha grande potenza e può migliorare ancora con una buona condizione».

Ore 22.10 – (Il Piccolo) La Triestina doveva vincere e lo ha fatto. Doveva segnare almeno un gol in più per non rischiare nel finale una beffa contro l’Eclisse Pievigina. E non l’ha fatto. Poteva giocare un primo tempo con più ritmo. E invece ha fatto vedere di che pasta è fatta solo nella prima mezz’ora della ripresa. Come era già successo in Coppa Italia contro il Cordenons e contro il Tamai. Una situazione da risolvere ma il tempo non manca. La prima è andata bene grazie allo stacco di França al 13’. Ma c’è di più. La curva ritrovata che ha sempre sostenuto la squadra con un bandiera da guinness a ricoprire tutta la Furlane duemilacinquecento spettatori che per la D di quest’anno sono già un record. La Festa dell’orgoglio si è trasferita sul campo o meglio in Curva con una coreografia degna di scenari più prestigiosi. Non altrettanto ha fatto l’Unione scesa in campo nel primo tempo. Pallino sempre tra i piedi alabardati ma scarsa velocità nei fraseggi e comunque Pievigina odinata e ben coordinata tra i reparti. Ci sono anche gli avversari se pur sulla carta destinati alla zona salvezza. Poi, dopo l’intervallo, si è vista l’altra faccia della Triestina. Quella che tutti vorrebbero vedere per 90’ o almeno un’ora per non essere troppo presuntuosi. Una squadra che accelera e fa arretrare gli avversari, una squadra che viaggia di più sulle fasce, undici uomini capaci di creare almeno quattro-cinque palle gol oltre alla perla di França. Andreucci opta per il modulo con Bradaschia a sinistra al posto di Dos Santos. Serafini fa il trequartista e França si posiziona a destra ma sempre pronto a convergere al centro. L’intoppo arriva al quarto d’ora quando Bradaschia si tocca la coscia. Niente da fare, entra Dos Santos che non sposta l’assetto iniziale. Cecchi fa il play-maker mentre il giovane Pizzul (buona prova) debutta a sinistra. L’Unione fa fatica, troppa fatica a trovare spazi. L’unica conclusione è il sinistro di Dos Santos che finisce sull’esterno della rete (22’). Meglio l’iniziativa di Pizzul due minuti dopo con un colpo di testa di Serafini pizzicato dalla mano destra del bravo ed espertoVillanova. Sull’altro fronte Voltolini è disoccupato. La sensazione è che la Triestina deve assolutamente velocizzare i fraseggi. E così succede sin dal primo minuto della ripresa. Corteggiano da sinistra offre un assist al bacio a Serafini la cui conclusione al volo finisce alta. Il pubblico avverte l’atmosfera del gol. Al 13’ corner da sinistra di Corteggiano e stacco perfetto del bomber França che mette la palla sotto la traversa. Gli ospiti barcollano e Dos Sanrtos potrebbe raddoppiare ma tira sul portiere in uscita e França è impreciso sulla respinta. Ci prova ancora il bomber con il suo sinistro dalla distanza (28’) ma la conclusione è di poco fuori alla sinistra di Voltolini e tre minuti dopop è Dos Santos a farsi beffare di piede da Villanova. L’Unione non chiude e così al 40’ rischia la beffa da Frezza che sbaglia da solo davanti a Voltolini. Serafini potrebbe raddoppiare ma la sua stangata di controbalzo trova ancora pronto il portiere ospite. Andreucci capisce che è meglio chiudere le porte. Richiama França e getta nella mischia il centrale Aquaro. Giusto così. La prima è andata. Il gioco cresce. A Cordenons domenica serve una conferma.

Ore 21.50 – (Il Centro) Il Teramo è ancora un cantiere aperto. Il pari con il Bassano, al di là della sfortuna (tre traverse colpite), ha fatto emergere gli attuali pregi e difetti dei biancorossi. C’è da migliorare sotto tanti aspetti, in primis sul piano tattico e dei meccanismi di squadra. Un passo avanti è invece arrivato sul piano caratteriale, come si è visto subito dopo lo svantaggio iniziale e poi nella costante ricerca, fino all’ultimo, del gol che avrebbe consegnato il primo successo in campionato. Il tecnico Lamberto Zauli dovrà trovare quanto prima un assetto e una formazione stabili. E non mancheranno le scelte difficili. Il passaggio dal 4-3-1-2 al 4-3-3 necessita di ulteriori verifiche, anche se qualcosa di buono si è visto soprattutto quando sono entrati Petrella, Jefferson (esordio positivo) e Di Paolantonio (l’out sinistro è il suo habitat naturale). Il rebus sull’impiego di Petrella (meglio dall’inizio o a gara in corso?) rischia di diventare nuovamente un tormentone, come lo scorso anno. Lodevole l’impegno di Sansovini, autore del primo gol stagionale, schierato sulla fascia destra per 80 minuti. Ottimi alcuni disimpegni di capitan Speranza, decisivo (insieme al portiere Rossi) nell’evitare il raddoppio del Bassano. Il giovane Altobelli, centrale di ruolo, è apparso in evidente difficoltà nei panni di vice Scipioni. Il mediano Petermann è lontano dalla forma migliore mentre Croce fatica a integrarsi nei movimenti offensivi e a trovare la porta. La società, almeno per il momento, non sembra intenzionata a muoversi sul mercato degli svincolati. Zauli, però, non ha nascosto il desiderio di avere un centrocampista. La rosa, inoltre, è sprovvista di un altro terzino destro. Sono da tenere d’occhio, pertanto, eventuali cambi di rotta sul fronte mercato. BULEVARDI. Una delle note liete del debutto al Bonolis è stata la prestazione del centrocampista Danilo Bulevardi, schierato per la prima volta dall’inizio. Il 21enne di proprietà del Pescara si è fatto apprezzare per la corsa e la combattività (in alcune fasi anche eccessiva). «Contro il Bassano ce la siamo giocata alla pari», dichiara il numero 8 biancorosso, «e siamo contenti per la prestazione fatta. E’ mancato un pizzico di fortuna. Potevamo vincerla. Guardando la classifica, ci aspettavamo un inizio diverso dopo due giornate. Il rammarico è sicuramente la sconfitta di Lumezzane e il modo in cui è maturata, ma adesso pensiamo ai prossimi impegni. C’è tutto il tempo per rifarsi. A Pordenone è tosta e servirà la mentalità vista con il Bassano». A proposito della sua prestazione, elogiata anche da Zauli, Bulevardi sottolinea: «La corsa e l’aggressività fanno parte delle mie caratteristiche. In campo sono sempre così. Incappo in diverse ammonizioni, è vero, ma poi riesco a trattenermi per evitare il secondo giallo. Al di là di qualsiasi modulo, è importante che tutti diamo il massimo». VERSO PORDENONE. La squadra di Zauli inizierà a preparare la gara di sabato (ore 18,30) nel pomeriggio di oggi. Da valutare le condizioni di Carraro, sostituito nell’intervallo del match con il Bassano a causa di un fastidio muscolare (ma già ieri il giocatore era segnalato in miglioramento). Da monitorare anche la situazione di Scipioni (problema al tallone). Tra cinque giorni i biancorossi faranno visita al Pordenone, ancora imbattuto (una vittoria e un pareggio). Il pericolo numero uno della squadra friulana è l’attaccante marocchino Rachid Arma, attuale capocannoniere del girone B, con 2 reti, insieme a Manconi della Reggiana. Sarà una gara speciale per Lamberto Zauli, che ha allenato il Pordenone per un breve periodo, nel 2014, prima di essere esonerato dopo appena cinque giornate. Il tecnico biancorosso, dunque, medita la vendetta dell’ex.

Ore 21.30 – (Gazzetta di Mantova) Dopo il buon pareggio ottenuto contro il Venezia e una meritata giornata di riposo, oggi pomeriggio i biancorossi riprenderanno gli allenamenti al Martelli per preparare la trasferta di sabato (ore 16.30) sul campo della Sambenedettese. La sfida con il Venezia non ha lasciato strascichi, a parte qualche contusione di routine, per cui mister Prina (nella foto) dovrebbe poter contare su tutti i calciatori della rosa. Fa eccezione Filippo Boniperti, che ha saltato il match di sabato a causa di un’infiammazione al quinto metatarso e che si sta sottoponendo alle terapie del caso. È difficile che l’attaccante possa recuperare per il prossimo match, ma lo staff medico farà comunque di tutto per rimetterlo il prima possibile a disposizione dell’allenatore. Il programma della squadra prevede, dopo quella odierna, due sedute di lavoro domani, un allenamento mercoledì pomeriggio e altri due giovedì e venerdì mattina. Sempre venerdì, attorno alle 14, il Mantova partirà poi in pullman per San Benedetto del Tronto. Nella circostanza la Sambenedettese giocherà la prima gara casalinga, visto che quella del 27 agosto contro il Padova era stata rinviata a causa del terremoto.

Ore 21.20 – (Gazzetta di Mantova) Dopo due giornate di campionato in casa Mantova il morale è alto e cresce la consapevolezza di avere per le mani una squadra solida, nonostante il ritardo accumulato sul mercato per completarla. Le prestazioni offerte ad Ancona e in casa contro il Venezia hanno fatto spellare le mani ai tifosi, reduci da una stagione tribolatissima e ansiosi di tonare a emozionarsi per un’Acm in grado di lottare alla pari contro qualunque avversario. Di certo i primi 180’ di campionato hanno messo in luce un Mantova solido, molto ben organizzato sul piano tattico e già in grado di tenere buoni ritmi sul piano atletico dall’inizio alla fine di ogni gara. L’altra faccia della medaglia sono i “soli” due punti all’attivo in classifica. Dopo aver dominato in lungo e in largo lo scontro diretto di Ancona e aver messo alle corde la corazzata Venezia al Martelli, infatti, ci si sarebbe aspettati di avere almeno il doppio del bottino attuale. E invece, nelle Marche si è pagata a caro prezzo una disattenzione difensiva in pieno recupero (ma anche l’aver concretizzato pochissimo rispetto alla mole di gioco espressa) e contro il Venezia è mancata la zampata vincente sotto porta nell’arrembante finale di gara. La società (a detta sia dei dirigenti romani e sia di quelli bresciani) è vigile sul mercato degli svincolati per cogliere l’eventuale occasione di un attaccante, ma nessuno ovviamente pensa che questa possa essere la panacea di tutti i mali. Piuttosto, si attende un’ulteriore crescita della squadra, grazie alla sempre migliore acquisizione degli schemi di mister Prina e all’inserimento graduale dei neoacquisti, che dovrebbero innalzare il tasso tecnico generale. «Fame e voglia di risultato» è il mantra che l’allenatorebiancorosso ripete in continuazione da settimane ed è proprio attraverso questo attegiamento mentale che ci si augura la squadra arrivi a migliorare dal punto di vista della concretezza. Le prossime tre gare, che il Mantova affronterà nel giro di una settimana, costituiranno al riguardo un ottimo banco di prova. Sabato infatti i biancorossi faranno visita a una Sambenedettese potenziale concorrente diretta per la salvezza; poi martedì 13 riceveranno al Martelli il quotato Pordenone e infine sabato 17 saranno di scena a Bergamo contro il ripescato Albinoleffe. Dare continuità resta il primo obiettivo, ma è chiaro che tutti – a partire dai tifosi – sperano di festeggiare in una di queste occasioni la prima vittoria in campionato. E di riscuotere magari il credito che l’Acm già vanta con la Dea bendata.

Ore 21.00 – (Gazzetta di Modena) La Maceratese si ripresenterà sabato allo stadio Braglia ad un mese di distanza dalla gara di Tim Cup persa per 3-2 con il Carpi. Rispetto a quella sfida di agosto, nelle file dei marchigiani di mister Federico Giunti c’è l’ex canarino Armando Perna, ultimo rinforzo arrivato dal mercato: premiato come miglior difensore di serie D nella passata stagione, quando militava nell’Altovicentino, Perna si è svincolato e giovedì scorso ha firmato con la Maceratese, che al Braglia vorrà riscattare il ko casalingo per 2-1 rimediato sabato contro la Sambenedettese.

Ore 20.50 – (Gazzetta di Modena) Alla ricerca del gol perduto. È un Modena dalle polveri bagnate quello visto all’opera nelle due sfide di campionato con Parma e FeralpiSalò. In particolare in quest’ultima, chiusa con appena un tiro nello specchio, se proprio così lo si vuole definire, per di più realizzato dal difensore Zucchini sugli sviluppi di un calcio di punizione. “AAA gol cercansi” è l’annuncio disperato di mister Pavan, che pure dovrà trovare in fretta una soluzione ad una crisi di astinenza nata non per caso, quando si vanta un reparto offensivo dove nessun giocatore è mai andato in doppia cifra nei campionati professionistici. Non essendo arrivata dal mercato una prima punta da gol sicuri, quella che serviva ma che difficilmente si trova a prezzi di saldo, la scelta se non l’obbligo del Modena è stata quella di scommettere prima su Adama Diakite, 10 gol in carriera, e Balint Bajner, 24 più 11 nel campionato di Eccellenza italiano. Sperando che uno dei due possa rivelarsi una bocca da fuoco, un contributo fondamentale dovrà arrivare anche dagli esterni, quello che nell’attuale 4-3-3 scelto nelle prime due gare di campionato non si è visto, almeno da chi in campo è sceso dal primo minuto. Gli spunti offerti da Tulissi e Basso, entrambi entrati a gara in corso a Salò, sono un primo segnale al quale aggrapparsi per credere ad un pronto risveglio del reparto offensivo. L’ alternativa potrebbe essere quella di rispolverare il 4-3-1-2, modulo sul quale Pavan aveva puntato in tutto il precampionato e nelle gare di coppa. Una soluzione andrà trovata, perché dopo due gare il piatto piange: zero gol, conclusioni nello specchio che si contano sulle dita di una mano, forse soltanto una ad opera di un attaccante. Zero erano state le occasioni da gol create in coppa a La Spezia, contro una rivale comunque di categoria superiore e costruita per provare a giocarsi la promozione in serie A. Quest’ultimo dato è utile per allargare il discorso a tutto il precampionato, cioè per sottolineare come il Modena sia sin qui riuscito ad andare a segno soltanto contro squadre di categoria inferiore, realizzando contro il Francavilla in Sinni (serie D) le sue uniche due reti in quattro gare ufficiali. Da domani, quando mister Pavan inizierà a puntare il mirino sulla sfida casalinga con la Maceratese, si continuerà a lavorare per trovare una soluzione a questa sterilità offensiva già vista nel campionato scorso, chiuso con il peggior attacco di tutta la serie B, potendo contare su una settimana in più di lavoro per tirare a lucido i neoacquisti Basso e Bajner.

Ore 20.30 – (Gazzetta di Reggio) La terminologia più gettonata, nel nostro calcio, per magnificare la prestazione di una squadra è «mi sembrava il Real Madrid», con riferimento ai mitici «blancos» degli anni sessanta, allo squadrone dei vari Di Stefano, Puskas, Gento e non alla truppa attuale di Zidane. Terminologia che Doriano Tosi, ex diesse del Brescello dei miracoli, di Modena e Sampdoria ed ora al Lentigione, applica alla Reggiana vista all’opera contro l’ Ancona. Premessa, che ci faceva sabato Tosi in tribuna? «In primis ero lì come osservatore, perché la Lega Pro è il campionato più vicino alla D e poi, come appassionato di calcio, mi incuriosiva vedere la Reggiana, costruita per un campionato importante». Un giudizio sulla partita? «Semplice, in campo c’erano differenti valori tecnici e meritatamente ha vinto la squadra migliore, poi è evidente che nel confezionare prestazione e risultato ci sono stati meriti, e grandi, della Reggiana e demeriti degli avversari». Ha avuto impressioni particolari dalla Reggiana? «Mi aspettavo una squadra di qualità e così è stato, un poco di fatica all’inizio perché l’ Ancona era tutto chiuso indietro e non concedeva spazi, poi, quando ha cominciato a pressare maggiormente, ad aggredire di più e sbloccato il risultato tutto le è diventato più facile. Recuperava subito il pallone ed è stata pronta ed abile a capovolgere il fronte, a sfruttare i varchi». Siamo solo agli inizi, ma è una Reggiana che può pensare di insidiare Parma e Venezia oppure quelle, come quasi tutti ipotizzano, sono corazzate destinate a fare cosa a se? «Il Parma ha sicuramente più qualità individuale, ma la Reggiana al momento mi pare più organizzata, compatta, adatta alla categoria. Certo il Parma, come l’altra sera, ha giocatori in grado di risolvere da soli ed in qualsiasi momento la partita, il Venezia non l’ho ancora visto, ma penso che sarà un campionato difficile, combattuto. L’errore che Parma e Venezia potrebbero commettere e pagare caro è quello di specchiarsi, di sentirsi più forti, di scendere in campo convinti che ,tanto, prima o poi la vittoria arriverà, in una parola di snobbare un poco il torneo».

Ore 20.20 – (Gazzetta di Reggio) Il presidente della Reggiana Mike Piazza cerca casa a Reggio. I suoi collaboratori lo stanno aiutando in questa scelta e la ricerca si orienta nella zona collinare, tra Canali, Montericco, San Bartolomeo e Quattro Castella. Una villa da comprare oppure da prendere in affitto, ancora non è deciso. Quello che è certo è che questa scelta conferma un aspetto che farà piacere ai tifosi della Reggiana: il presidente vuole mettere radici in Italia e in particolare stare vicino a quella che sente come la sua creatura. Piazza non ha intenzione di gestire la Reggiana come un milionario potrebbe fare con un investimento in un qualche Paese esotico, limitandosi di tanto in tanto a controllare come vanno le cose dando un’occhiata ai quotidiani finanziaria. L’americano è legatissimo all’Italia e in questi giorni ha già dimostrato di comprendere meglio la nostra lingua rispetto alla precedente visita. Di certo l’ex sportivo sarà nuovamente qui il primo ottobre, in occasione della trasferta contro il Lumezzane, e la moglie Alicia Rickter gradisce molto le puntate nel Belpaese e a Reggio. In questi giorni il presidente ha sorpreso chi lavora nella società di via Mogadiscio perché ha dimostrato di conoscere bene l’organigramma granata e di sapere chi fa cosa. Anche da Miami, dove vive, l’americano tiene dunque gli occhi sulla sua squadra e del resto il rapporto con il dg Maurizio Franzone e il vicepresidente Stefano Compagni è molto stretto. L’indirizzo che Piazza ha impresso alla Reggiana si fonda su tre pilastri. Il potenziamento della squadra per arrivare al salto di categoria: e su questo non si può dire che non sia stato fatto, come gli spettatori del Città del Tricolore sabato hanno potuto vedere nella gara con l’Ancona. Grande importanza è stata data all’organizzazione della società, con un organigramma molto definito: non ci sono “factotum” o persone che fanno un po’ di tutto, ma competenze e responsabilità ben definite. Infine la terza direttiva è relativa agli impianti: se la squadra andrà in B deve avere già strutture di livello, come la zona sportiva che si vuole costruire in via Agosti comprando i campi dalla Diocesi. Ci sono squadre che fanno degli exploit e si trovano a militare in categorie superiori ai loro mezzi: un percorso che dalle parti di via Mogadiscio non intendono imboccare. La giornata di sabato, coronata da una bella e rotonda vittoria, ha entusiasmato il presidente. Piazza è un uomo d’affari ma resta anche e soprattutto un grande sportivo. L’idea di lasciare un segno nel calcio, dopo averlo fatto in modo indelebile nel baseball, evidentemente lo stuzzica molto di più di qualsiasi altro investimento. Al suo arrivo qualcuno si era legittimamente chiesto se fosse un bene che il proprietario della Reggiana fosse una persona che vive oltre Oceano. Il fatto che Mike voglia mettere su casa a Reggio dovrebbe rassicurare chi ha avanzato questa obiezione. La “reggianizzazione” del patron granata, iniziata con il mantra del “dai c’andom” adottato fin dalla prima uscita, procede a pieno ritmo.

Ore 20.00 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) Sabato al Bottecchia (18.30) arriverà il Teramo di Lamberto Zauli, reduce dal pareggio con il Bassano. All’esordio in campionato il Teramo aveva perso a Lumezzane (0-2). Ad attendere con particolare impazienza la trasferta pordenonese è proprio Zauli. Un po’ per scaricare la rabbia del mancato successo con i vicentini, certo, ma soprattutto per togliersi quel “sassolino” che Mauro Lovisa gli infilò nella scarpa il 22 settembre 2014, quando lo silurò dopo soli tre mesi di conduzione tecnica del Pordenone, matricola in LegaPro. Un feeling mai sbocciato, quello tra il mister e il presidente. A segnare il destino dell’ex giocatore di Bologna, Vicenza e Grosseto furono le sconfitte patite in Coppa Italia (0-2 a Mantova e 2-3 a Vicenza con il Real) e quelle in campionato con Lumezzane (0-2, corsi e ricorsi), FeralpiSalò (incredibile 4-5 nel turno infrasettimanale) e Virtus Bassano (0-3), inframmezzate dal pareggio (1-1) con il Venezia. Non lo salvò lo 0-0 interno con la Giana Erminio. Per l’ex tecnico dei ramarri, quella di sabato pomeriggio non sarà una partita qualsiasi. «Il rammarico – ha dichiarato ieri – per la mancata vittoria con il Bassano (e nel suo caso non solo per quella, ndr) sarà il corroborante giusto per la trasferta a Pordenone».

Ore 19.50 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) E adesso lo strano incrocio, tra chi ha toccato la serie B con un dito per poi perderla amaramente e chi la sogna per la prima volta nella sua storia. Ma soprattutto tra un allenatore presentato in pompa magna in una domenica di pioggia e sole in quel di Piancavallo e il club che poi lo ha lasciato a piedi dopo il brutto inizio di campionato di due anni fa: solo 2 punti in 5 partite. Lamberto Zauli sabato ritroverà il Pordenone. Lo farà sulla panchina del Teramo, inserito nel girone del Pordenone a un anno e qualche mese di distanza dal sogno sfumato. La storia. Al termine della stagione 2014-15, proprio quella iniziata da Zauli sulla panchina del Pordenone, il Teramo vinceva la LegaPro. La società abruzzese, dopo una cavalcata esaltante, conquistava così la serie B per la prima volta nella sua storia. Dopo una primavera entusiasmante, però, la doccia fredda. La sentenza arrivò a fine estate, comunicata dalla Corte federale d’appello: niente B, ma LegaPro con 6 punti di penalizzazione (poi ridotti a 3). E andò addirittura bene, perché il Tribunale federale era andato oltre, chiedendo la retrocessione in D. Erano i giorni caldi del Calcioscommesse e il Teramo fu accusato di aver «combinato» una gara disputata durante la stagione contro il Savona, a sua volta punito severamente. Il sogno durò poco e svanì nel nulla, dopo un’estate piena di dubbi e sospetti. Morale: sforzi annullati e ancora LegaPro, conclusa nel 2015-16 all’ottavo posto. Oggi la squadra abruzzese è inserita nel girone dei ramarri e il calendario riporterà Zauli al Bottecchia. L’ex fantasista del Vicenza è stato ingaggiato dal Teramo a inizio stagione, dopo l’esperienza al Santarcangelo. Il Teramo arriverà al Bottecchia subito dopo aver raccolto il primo punto in campionato. Tanta sfortuna, per gli uomini di Zauli, protagonisti di una buona partita ma fermati da due legni proprio nei momenti decisivi, con la traversa bassanese centrata in pieno recupero.

Ore 19.40 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) Tedino torna da Forlì con 3 punti e un problema in più. Rebus dolce da risolvere: trovare un posto in squadra dall’inizio per Paulo Dentello Azzi. Al Morgagni il suo ingresso in campo in avvio di ripresa è stata la mossa vincente del tecnico. Paulo è stato l’autore dell’assist delizioso che ha permesso a Rachid Arma di sbloccare il risultato, ha avviato l’azione del raddoppio 7′ dopo (passaggio a Cattaneo che ha spedito al centro per l’inzuccata di Berrettoni) e ha pure sfiorato il gol (pallone che ha accarezzato il palo alla destra del pordenonese Turrin), che avrebbe reso memorabile il suo pomeriggio romagnolo. Un impatto che Tedino non potrà ignorare quando stilerà la lusta degli undici che scenderanno in campo sabato (18.30) al Bottecchia contro il Teramo. VENI, VICI, TACUI – Gongola Paulo per i complimenti, ma non alza la cresta e non pretende spazio. «Io sono contento – dice il carioca – di aver contribuito a far vincere la squadra. Un posto da titolare? Non sta a me decidere. Io devo solo essere pronto quando il mister mi chiama, che sia per tutta la partita, per un tempo come a Forlì o anche per 5’». Al Morgagni gli è mancato soltanto il gol. «Ho pensato due volte – ricorda sorridendo – di tirare. Invece la prima ho passato la palla a Rachid, che mi aveva chiamato l’assist ed era in posizione migliore. Infatti ha fatto gol. Con il Gubbio ha segnato grazie al rigore che avevo procurato io, a Forlì su un mio assist. Mi aspetto – sorride ancora il brasiliano – che almeno mi inviti a cena. Anche in occasione del secondo gol, dopo un paio di dribbling, avevo pensato di tirare. Poi ho visto Luca (Cattaneo, ndr) e ho detto: pensaci tu, “Veleno”. Lui l’ha fatto, mandando in gol Emanuele (Berrettoni, ndr) con un cross fantastico». I MAGNIFICI 7 – Sette minuti di gran calcio fra un gol e l’altro. I restanti 87 non sono stati sopraffini. Ma questa è la forza delle grandi squadre. Sette minuti che hanno lasciato l’amaro in bocca ai romagnoli. «Siamo tutti arrabbiati – commenta infatti Stefano Capellupo, il capitano dei biancorossi -, perché abbiamo perso una partita che non meritavamo di perdere». Gli fa eco Massimo Gadda. «Nel primo tempo – afferma il mister forlivese – abbiamo disputato un’ottima partita, soffrendo pochissimo e andando molte volte al tiro. Anche nella ripresa, dopo il momentaneo black-out abbiamo costruito tante palle-gol, senza riuscire a segnare». Gadda esagera. Forse però è vero che il 2-0 maturato al Morgagni premia i ramarri oltre i loro meriti. Lo sa benissimo anche Tedino. «Nel primo tempo soprattutto – ammette il tecnico-manager neroverde – abbiamo patito il ritmo del Forlì per più di 20’. Meglio nella ripresa, anche se non siamo ancora veloci e brillanti come dovremmo. Bisogna lavorare ancora molto». Certamente, ma farlo da secondi in classifica (anche se in nutrita compagnia), dietro al solo e sorprendente Santarcangelo, aiuta a sopportare meglio la fatica.

Ore 19.30 – (Messaggero Veneto) Rachid Arma è in testa alla classifica marcatori del campionato con 2 reti. Ma non solo: il centravanti marocchino del Pordenone detiene un primato: è l’unico di tutto il girone ad aver segnato in entrambi i match, la settimana scorsa col Gubbio e due giorni fa con il Forlì. Assieme a lui, in cima alla graduatoria, c’è Jacopo Manconi (Reggiana), che però ha segnato una doppietta nell’ultimo turno con l’Ancona (gara terminata 4-0). Inoltre questi sono gli unici giocatori ad aver segnato due centri. Arma si conferma dunque un cecchino implacabile, una costante nelle segnature del Pordenone. L’ex Pisa e Torino, lo si ricordi, aveva segnato anche due gol col Grosseto – primo turno di Tim Cup –, “timbri” che lo portano a 4 reti in altrettanti match ufficiali giocati. É così naturale sottolineare come il Teramo, atteso sabato prossimo al Bottecchia (alle 18.30), debba tenere in particolare attenzione il marocchino, che ha iniziato al meglio la stagione del suo riscatto. A proposito degli abruzzesi: il tecnico Lamberto Zauli, attesissimo ex, nell’analizzare il pareggio con il Bassano ha affermato che la sua squadra «dovrà andare a Pordenone con il rammarico di non aver ottenuto oggi (l’altroieri, ndr) i tre punti». Si troverà un rivale carico, il gruppo di Tedino, che tuttavia non pare preoccupato. Anzi: è stimolato a proseguire il cammino sinora tenuto. Oggi i neroverdi si ritrovano per preparare la sfida. In programma una seduta pomeridiana al De Marchi (alle 16). Domani menu identico, mentre mercoledì è in calendario l’amichevole a Fiume Veneto col Fiume/Bannia (alle 20). Giovedì consueta seduta pomeridiana (16), quindi la rifinitura a porte chiuse del venerdì mattina alle 10.

Ore 19.20 – (Messaggero Veneto) Una delle grandi doti del Pordenone della scorsa stagione – e quindi di una squadra capace di chiudere al secondo posto il campionato di Lega Pro – era quella di riuscire a cambiare vestito tattico nel corso di una gara. Uno degli emblemi il match con la FeralpiSalò in casa, quando Tedino sistemando Filippini e Berrettoni vicino a Strizzolo vinse la partita (determinante per la conquista dei playoff). Adesso si è già intravista questa dote, tale da etichettare subito il Pordenone come “trasformista”. Dopo aver iniziato la gara col 4-3-3, e dopo aver appurato che – anche per questo motivo – gli undici in campo soffrivano, Tedino ha deciso di cambiare modulo e passare al 4-4-2, con Cattaneo e Buratto esterni di centrocampo e Berrettoni vicino ad Arma nel reparto avanzato. Già in questo modo la squadra nel finale di primo tempo ha limitato le sfuriate degli avversari. Nella ripresa il tecnico del Pordenone ha messo il carico sul tavolo, inserendo Azzi al posto di Buratto e andando così a vincere la partita. La formazione, come ha detto in conferenza stampa, è riuscita ad attaccare alto l’avversario e, soprattutto, è stata capace di attaccare la profondità e di ripartire grazie ad Azzi, che col suo cambio di passo ha fatto conquistare i tre punti. Il brasiliano ha favorito il primo gol di Arma – ha smazzato l’assist – e ha poi avviato l’azione che ha generato il raddoppio. Tedino si è così confermato un tecnico bravo a leggere le partite in corsa: capire cosa non va e trovare l’immediato rimedio. Una delle qualità grazie a cui, la scorsa stagione, il Pordenone è riuscito a resistere a Reggio Emilia quando vinceva 2-1, con il tecnico capace di abbandonare il 4-3-1-2 e passare al 4-4-2 per rinforzare gli esterni (la partita è stata poi vinta per 4-1). Questo è un altro esempio, si potrebbe continuare. Ma nel frangente è utile sottolineare piuttosto come il tecnico e la squadra non siano ancorati a un modulo, che spesso può essere limitante: si punta invece sui principi di gioco (partecipazione elevata alla fase di possesso e non possesso, per dirne uno) che poi vengono utilizzati in base allo schema da utilizzare. Una duttilità che ha steso il Forlì, come ha ammesso il suo tecnico Massimo Gadda a fine gara. «Loro hanno cambiato modulo e ci hanno messo in difficoltà – ha affermato –. Ci sta nel corso di una partita, dovevamo cercare di passare questi minuti indenni, invece abbiamo preso i due gol. E il primo è stato una mazzata».

Ore 19.10 – (Messaggero Veneto) «Mi piace questo Pordenone». Mauro Lovisa va dritto al dunque, come sempre. E così il presidente del club cittadino dichiara di godersi appieno la sua squadra, che ha visto dal vivo vincere a Forlì e chiudere il secondo turno del girone B di Lega Pro al secondo posto, solo dietro al Santarcangelo (a punteggio pieno). I “ramarri” versione 2016-2017, non solo per i risultati, garbano al massimo presidente, che riconosce – come tutto i tifosi – quanto sia «bello vedere il Pordenone così in alto in classifica. Non solo: speriamo di abituarci a queste sensazioni». Soddisfatto. Lovisa non è un presidente che “accompagna” molto spesso la squadra in trasferta. A Pisa, nella semifinale playoff della scorsa stagione, non era presente. Tuttavia non poteva perdersi il primo impegno esterno del campionato della sua creatura, costruita in parte anche grazie a suo figlio Matteo, da quest’anno nell’area tecnica. «Sono molto contento – afferma l’imprenditore di Rauscedo –. I tre punti sono importanti e li abbiamo conquistati con merito. Abbiamo saputo soffrire nel primo tempo, per poi nella ripresa andare a vincere senza grossi problemi. Questo mi è piaciuto: quando la squadra vuole andare a cogliere il successo, lo fa». É un Lovisa davvero soddisfatto. «Questo Pordenone ha qualità diverse rispetto all’anno scorso – argomenta -. É più sornione, più quadrato, esperto e molto intelligente. Nel campionato precedente teneva un ritmo più alto e l’avversario non ci aspettava. Adesso capita come sabato scorso che il Forlì ci attenda e ci porti a sfruttare altre qualità. Ripeto, è una situazione diversa, ma che dà ugualmente molte soddisfazioni”. Impegnativo. Difficile dire, allo stato attuale, dove possa arrivare questa squadra. «Sicuramente – afferma Lovisa – essere già così in alto fa piacere. Siamo solo all’inizio ma è favoloso. Per quanto riguarda il futuro io posso dire che questo campionato è molto più difficile rispetto a quello della scorsa stagione: ci sono squadre più attrezzate e noi, per rendere al top, abbiamo ancora bisogno di tempo. La squadra è stata cambiata per metà, fisicamente è strutturata e necessita ancora di qualche giornata ancora per poter essere al cento per cento». «Aspettiamo – continua Lovisa –. Ma intanto ai ragazzi ho detto di proseguire così e di continuare a lavorare». L’ultima battuta relativa alla squadra è sui singoli. «Mi è piaciuto molto Suciu, soprattutto nella ripresa – afferma il presidente –. Poi naturalmente Berrettoni, che ha una cifra tecnica devastante per la categoria». Tifosi. Sugli spalti dello stadio di Forlì erano presenti una trentina di tifosi neroverdi, giunti in giornata nel cuore della Romagna per sostenere i propri beniamini. «Posso solo ringraziarli, sono stati bravissimi – riconosce Lovisa –. Fa piacere sentire l’attaccamento dei propri supporter anche lontano da casa, soprattutto perché questi hanno capito il nostro progetto e i sacrifici che stiamo facendo per sostenerlo». «Adesso – chiude il presidente – concentriamoci sulle prossime gare al Bottecchia, dove ci sarà bisogno di tanto tifo visto che affronteremo realtà come Teramo e Parma».

Ore 18.50 – Qui Guizza: termina l’allenamento.

Ore 18.30 – Qui Guizza: tra gli spettatori dell’allenamento odierno anche gli ex Biancoscudati Claudio Ottoni e Carlo Perrone.

Ore 18.10 – Qui Guizza: si passa nuovamente al lavoro atletico.

Ore 17.50 – Qui Guizza: lavoro col pallone.

Ore 17.30 – Qui Guizza: lavoro in palestra per Filipe, sofferente al tallone.

Ore 17.10 – Qui Guizza: Biancoscudati in campo per l’allenamento.

Ore 17.00 – (Giornale di Vicenza) Che punto è stato quello di Teramo? Un robustissimo punto, ecco cosa è stato. Perchè è vero che dopo 7 minuti il Bassano senza una paratissima del guardiano abruzzese avrebbe potuto essere 0-2 e posare una specie di pietra tombale sulla faccenda, ma cammin facendo i giallorossi hanno rischiato anche di buscarle sode. E dunque il pari e patta nel covo di una formazione che nel suo catino è destinata a concedere pochissimo spago a chicchessìa è certamente oro zecchino per chi, come il Bassano, è ancora impegnato a registrare un minimo di messa a punto e sta ancora compiendo le sue brave verifiche. Il Teramo, colpevolmente ignorato nel ranking degli addetti ai lavori ma che da quelle parti hanno attrezzato da playoff nobili e che perciò considerano deludente la frenata dell’altroieri. Non tanto e non solo per la tripla traversa (in realtà una sola piena e due appena scheggiate verso l’alto) quando per il volume offensivo che un avversario capace di squadernare due assi di briscola nel mazzo (Sansovini e il brasiliano Jefferson, due tipacci che tracciano il solco in B) ha saputo produrre per oltre un’ora. Tuttavia se più di qualcuno ha annotato il portiere teramano Rossi come migliore in pista (due paratone salvavita sullo 0-1 e sull’1-1 nella ripresa più una murata decisiva di un difensore) i suoi interventi legittimano il puntone dei dangeliani. E del resto questo è un torneo massimamente sul filo se dopo due puntate comanda una sola (il Santarcangelo), nemmeno tra le più accreditate della vigilia, anche se con uno tagliato come Marcolini in panca farà strada.SBAVATURE Semmai infastidisce che a fronte di 3 reti fatturate in due gare per esclusivi meriti, il Bassano ne abbia incassate due su altrettante sventatezze evitabilissime. Perchè se gli altri sudano per bollare va bene, se però è la stessa Virtus regalare su un piattone d’argento i gol, non ci siamo più. Con la Reggiana era toccato a Bastianoni sfarfallare, stavolta è accaduto a Crialese lisciare. E guai a crocifiggere Carletto che con la Regia ha propiziato l’assalto del 2-1 di Fabbro ma che in Abruzzo invece ha sbandato poichè in fase di spinta è un portento e in fase di protezione molto meno nonostante uno spunto da velocista olimpico. A lume di naso dopo questi 4 punti di perfetta media inglese questa è una squadra che può solo lievitare, nella circostanza stoppata anche dall’annunciato caldaccio dopo un mese di sole notturne e che possiede già spiccata identità al netto di mille assenze e infortuni.

Ore 16.30 – (Gazzettino, edizione di Venezia) La suggestiva e festosa presentazione della squadra, lunedì scorso nel tramonto di Riva Sette Martiri, si è lasciata alle spalle una coda polemica che solo nelle ultime ore è un po’ scemata. Una «buccia di banana» è costata uno scivolone a Joe Tacopina, quel «We’ll kick Padova’s ass» («Prenderemo a calci in c… il Padova») pronunciato in un momento di euforia con 400 tifosi entusiasti, ma rivelatasi un vero boomerang. La frase del presidente arancioneroverde in un attimo ha fatto il giro dei social con tifosi pro e contro, ma presto la querelle si è spostata sui binari istituzionali: «Signor Tacopina, hai scelto il modo peggiore per presentarti ai padovani e a tutti i veneti buttando in laguna i valori della lealtà sportiva – così il sindaco padovano Massimo Bitonci – Aspetto le tue scuse». Speranze mal riposte, poiché dal Venezia sono giunte solo precisazioni: «Quella frase colorita dato il contesto in cui è stata pronunciata aveva una chiara connotazione goliardica» le parole del dg Dante Scibilia, mentre Tacopina si è fatto sentire dopo la comparsa su Facebook di un video del 16 luglio scorso, quando durante la presentazione del Padova un coro lanciato dal palco («Alta marea portali via, veneziano bastardo…» e via dicendo) non era mai stato zittito. «Il mio modo di dire in America è assolutamente normale in un contesto sportivo. Al contrario quelle sentite nel video sono state parole offensive per i veneziani e la città di Venezia» la contro-accusa del numero uno lagunare, il quale però ha poi incassato una «ramanzina» dal prefetto di Venezia, Domenico Cuttaia: «Gentile presidente attento, perché una «carica» fuori le righe potrebbe spingere qualche «gruppuscolo» a mettere in atto comportamenti che con lo sport nulla hanno a che fare». Tutto ciò fino all’ultimo botta e risposta, con Tacopina contro Bitonci «colpevole» di aver divulgato su Facebook la lettera privata del prefetto, accusa manco a dirlo rispedita al mittente, mentre il sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro, ha provato a richiamare all’ordine: «Lo sport è passione e trasporto, non lasciamo però che l’adrenalina rischi di far pronunciare frasi di forte impatto mediatico». Fine delle polemiche? Per il derby giocato bisognerà attendere Venezia-Padova di sabato 26 novembre al Penzo.

Ore 16.10 – (Gazzettino, edizione di Venezia) «Vai, attacca l’uomo, cerca l’uno contro uno e la profondità». Simone Edera riassume così le consegne che mister Pippo Inzaghi gli ha dato al Mantova, quando alla mezzora del primo tempo Fabiano ha alzato bandiera bianca per una botta al ginocchio. Come spesso accade la sfortuna dell’uno diventa una chance per un altro, e così l’esterno mancino torinese ha debuttato con la maglia arancioneroverde. «Naturalmente sarà l’allenatore ad analizzare la partita dicendo cosa ha funzionato e cosa no, da parte mia posso solo assicurare che ho dato tutto quello che avevo fino all’ultima goccia di sudore – la soddisfazione del 19enne giunto in prestito dal Torino – Sono tra i più giovani e tra gli ultimi arrivati, a mister Inzaghi posso solo dire grazie per avermi dato fiducia». Lo 0-0 del Martelli è comunque una frenata per il Venezia dopo i primi tre punti col Forlì. «Nel primo tempo abbiamo avuto il pallino del gioco in mano e due nitide occasioni, in una delle quali il portiere avversario (l’ex di turno Bonato, ndr) si è superato con una paratona. Nella ripresa siamo un po’ calati, soprattutto negli ultimi 15-20 minuti. Sicuramente possiamo solo crescere». Valutazione quest’ultima che Edera rivolge anche a se stesso. «Quello di esterno alto a destra è il mio ruolo preferito, mi trovo a mio agio anche nel tentare certe giocate. Sono consapevole e determinato a migliorare, arrivo sempre lì davanti, a volte m’intestardisco e invece nella conclusione in porta e nel dai e vai posso fare di più. Mi ero allenato un po’ con il Torino, dopo l’Europeo Under 19 (chiuso al secondo posto alle spalle della Francia, ndr) ho rifiatato un po’ e quando sono arrivato a Venezia ero «fermo». Ora va molto meglio, il lavoro continua». Anche perché Reggiana, Parma e Ancona attendono al varco gli arancioneroverdi. «Siamo solo a settembre ma ci aspettano tre gare in otto giorni, una più importante e decisiva dell’altra. Saremmo stupidi a non arrivarci con la testa giusta, ne va del futuro nostro e del Venezia che vogliamo spingere in alto. Di certo non siamo una squadra da calcoli, l’obiettivo di partenza è vincere prima con la Reggiana e poi con le altre. Qui sto conoscendo un ambiente molto tranquillo, una società che dà e pretende molto. Venezia è una chance da sfruttare per tutti noi».

Ore 15.50 – (Gazzettino, edizione di Venezia) Le idee ci sono. Indubbiamente. Anche la prestazione del Venezia a Mantova sabato sera ha evidenziato la buona qualità del gioco introdotto da Pippo Inzaghi in casa lagunare. Il suo 4-3-3 sta entrando nelle menti e nelle gambe dei suoi giocatori con grande efficacia. Purtroppo sabato non ha portato il frutto massimo ma ha indubbiamente confermato che la strada imboccata è quella giusta: siamo convinti che il gioco alla fine paga sempre a livello di risultati, basta aver pazienza. In terra lombarda è stata però un’altra gara rispetto a quella dell’esordio al Penzo contro il Forlì (1-0), non c’è dubbio: meno brillantezza, ritmo più basso e qualche rischio nel finale di partita. Caldo? Giornata storta di un Pederzoli che si era sinora dimostrato l’anima del centrocampo? Atteggiamento eccessivamente difensivo dei virgiliani? Forse tutte queste cose insieme e in più anche un azzardo da parte di Inzaghi: cambiare tre elementi della squadra che ben aveva figurato nella prima di campionato forse è stato un può pretenzioso. Diciamo forse poiché il tecnico di sicuro conosce meglio di chiunque altro la condizione dei suoi ragazzi e da ciò scaturiscono le sue scelte. Di certo, però, le variazioni di organico non hanno giovato alla concretezza delle manovre lagunari. Proprio le azioni del Venezia – e in questa chiave è da elogiare lo splendido lavoro svolto dal giovane Edera entrato in corsa dopo l’infortunio di Fabiano – risultano gradevoli ma ancora poco concrete. Insomma Venezia bello da vedere ma “spuntato”. L’aver segnato un solo gol in 180 minuti non è di certo segnale allarmante, ma è necessario che la pattuglia di Inzaghi trovi al più presto la via della porta avversaria con una certa continuità. Quella constanza che è mancata a livello di attenzione in alcuni frangenti del match e che ha portato a qualche svarione di troppo nel finale. Il gradimento per il gioco proposto resta intatto anche dopo la seconda uscita: ci sarà nel tour de force che attende ora i lagunari (Reggiana in casa, Parma e Ancona fuori in appena otto giorni) la controprova sulla reale qualità.

Ore 15.30 – (La Nuova Venezia) La notizia importante è che non dovrebbe trattarsi di cosa grave. La conferma arriva dall’interessato, ovvero Gianni Fabiano, uscito per un colpo al ginocchio alla mezzora del primo tempo l’altra sera a Mantova. Un infortunio maturato in occasione della grande palla gol che Fabiano ha scaricato sul portiere, finendo nello slancio addosso allo stesso Bonato. Gioco fermo per tre minuti, quindi il cambio che ha portato all’esordio di Edera. «Nulla di grave, una botta, abbastanza forte, ma è tutto qui» precisa Gianni Fabiano «solo che dopo l’impatto non riuscivo ad appoggiare la gamba a terra e da qui è nata la necessità di fare la sostituzione. . Peccato, perché se fossimo andati sull’1-0, l’incontro avrebbe potuto prendere un’altra piega». Un’azione da manuale: imbeccata per Garofalo sulla sinistra, cross, Fabiano arriva come un treno e dall’area piccola impatta a botta sicura. Sembrava gol fatto, invece, quando il pubblico ha visto la respinta di piede del portiere Bonato, ha esultato come se il Mantova avesse segnato. Da lì in poi, progressivamente, c’è stata un’altra partita. «Bastava prendere la palla in modo un po’ più sporco» continua Fabiano «e sarebbe entrata. Forse l’ho colpita troppo bene… Bonato mi ha detto di aver chiuso gli occhi quando mi ha visto e gli è andata bene. Non subiamo reti ma fatichiamo a farne, speriamo in momenti migliori». Ora si prospetta un trittico non male: Reggiana sabato al Penzo, e poi due trasferte, Parma e Ancona, con le prime due tra le favorite per la promozione. Tutto in sette giorni. Che Venezia ne uscirà? «Saranno dei banchi di prova impegnativi» conclude Fabiano «ma lo saranno anche per i nostri avversari, a cui dobbiamo dare un segnale di forza. Ma siamo preparati».

Ore 15.10 – (La Nuova Venezia) «Mi ha detto “vai, cambiati ed entra”. Non ho avuto molto tempo per capire quanto stava accadendo». Simone Edera, 19 anni, piemontese, ricorda benissimo le parole con cui Filippo Inzaghi lo ha lanciato nella mischia l’altra sera a Mantova, alla mezzora del primo tempo, per prendere il posto di Gianni Fabiano uscito malconcio al ginocchio dopo un contrasto con il portiere Bonato. «Una bella emozione, davvero» aggiunge l’attaccante arrivato dal Torino, «voglio ringraziare il mister per l’opportunità che mi ha dato. È stata una partita molto intensa, non è mai semplice entrare a freddo, spero di aver assolto il mio compito. Il Mantova ci ha aspettato per un tempo, logico che nel finale aveva qualche energia in più da spendere. È più semplice attendere e difendersi che non aggredire alto, proporsi e attaccare». Esordio con il Venezia, uno degli ultimi arrivati (10 agosto) in laguna. «Ho trovato un gruppo stupendo, l’inserimento è stato semplice, tutti mi hanno aiutato». Perinetti lo ha prelevato dal Torino con il prestito di Chicchiarelli al Viareggio, ma per Simone Edera non è il debutto assoluto tra i professionisti. «No, il primo impatto con il calcio dei “grandi” me lo ha permesso Ventura, lo scorso anno, al Torino». Un minuto all’Olimpico contro la Roma, cinque minuti al Friuli contro l’Udinese. Venticinque presenze, 9 gol e 5 assist con la Primavera granata, secondo classificato agli Europei under 19 con l’Italia, dove ha giocato 56’ contro l’Austria nel girone eliminatorio e 34’ nella finale persa con la Francia. «Il pareggio? Meglio portare a casa un punto che perdere» aggiunge il torinese, «nel primo tempo il Venezia ha avuto le occasioni per passare in vantaggio, Bonato è stato eccezionale in un intervento. Avessimo sbloccato il risultato, sarebbe stata un’altra partita, il Mantova avrebbe dovuto aprirsi e noi avremmo trovare più spazi. Quando tieni il pallino del gioco per 70’ è ovvio che alla fine rischi di calare, il Mantova ha avuto anche un paio di occasioni nel finale, ci è andata bene. Quel che conta è che creiamo occasioni, arriverà anche il gol. Ha ragione il mister a insistere anche in allenamento di fare gol in qualsiasi momento, se ci abituiamo durante la settimana a segnare, poi sarà più semplice anche il partita. Adesso concentriamoci sulla Reggiana».

Ore 14.50 – (La Nuova Venezia) I più contenti, alla fine, sono stati i ragazzi del settore giovanile del Mantova. La società biancorossa aveva organizzato sabato al “Martelli” nel prepartita con il Venezia la presentazione-sfilata di tutte le formazioni e una volta in mezzo al campo è arrivato il regalo a sorpresa: i complimenti, con tanto di stretta di mano di Pippo Inzaghi. Per i giovani biancorossi è scattata la caccia al selfie e l’allenatore del Venezia si è prestato con la consueta disponibilità. Meno sorridente, invece, Inzaghi nel valutare a mente fredda il responso dei novanta minuti mantovani. «Nel primo tempo ho visto un buon Venezia» parole del tecnico piacentino «abbiamo attaccato con insistenza e non siamo riusciti a segnare. Quel pallone di Fabiano doveva essere un gol, occasioni così vanno sfruttate, sarebbe cambiata la partita. Invece non è successo e alla fine c’è stato anche da soffrire, con quei cornei che hanno creato altrettante mischie negli ultimi minuti». I mantovani recriminano e parlano di pareggio stretto a loro. «Credo che al tirar delle somme il pareggio ci possa stare. Indubbiamente il Mantova è una squadra di qualità, del resto lo sapevamo da prima. Con questo aggiungo anche che Facchin non ha dovuto fare interventi difficili. Io parto sempre dall’idea di cercare di vincere, a volte poi succede di non riuscire e allora anche il punto può andare bene. Ed è andata proprio così». Il Venezia si conferma squadra attrezzatissima in difesa, tranne che a Santarcangelo in Coppa Italia non ha mai preso gol. Però fa fatica a segnare. «Stiamo lavorando anche per questo, stiamo crescendo, i gol verranno. Sappiamo creare le occasioni, per cui bisogna migliorare al momento del tiro e i risultati verranno. Ora abbiamo tre centravanti, questo mi permetterà di disporre anche di altre soluzioni tattiche, proveremo anche le due punte centrali». Pausa, poi Inzaghi sottolinea un aspetto che può aver determinato l’esito della partita di Mantova. «Sì, due cambi obbligati, per infortunio. Prima Fabiano e poi Pederzoli, senza contare che anche Soligo era in riserva. Volevo mettere dentro Tortori ma non ho potuto». Malomo esterno destro in difesa, soluzione d’emergenza o scelta futuribile? «Malomo sa giocare in quella posizione, anche se l’anno scorso a Pavia faceva il centrale. Ho molta fiducia in lui, come ne ho nella coppia Modolo-Domizzi che in questo momento mi dà le massime garanzie al centro della difesa». Prossimi impegni Reggiana in casa, poi Parma e Ancona fuori, con il turno infrasettimanale in mezzo. «Tre avversari importanti» taglia corto Inzaghi «e anche questo lo sapevamo già. Giocheremo cercando di dare il meglio, di mettere in pratica quello che sappiamo fare, soprattutto con la massima concentrazione, fondamentale per ridurre la percentuale di errore».

Ore 14.20 – (Giornale di Vicenza) Quando è entrato per sostituire Benussi, a Mauro Vigorito è subito tornato in mente il suo ingresso contro il Latina al posto di Bremec. Ma stavolta, purtroppo, le cose sono andate ben diversamente: con i pontini aveva parato un rigore, al Mazza ha preso tre gol. «Questa – dice il portiere – è stata tutta un’altra partita. Del primo tempo salvo davvero poco, forse abbiamo subìto il contraccolpo del- l’espulsione. Nella ripresa siamo andati un po’ meglio, ma ormai la partita era indirizzata». A questo punto la domanda è spontanea: c’è da preoccuparsi dopo una gara del genere? «Bisogna ripartire – risponde Vigorito -, sappiamo che in questo campionato ci sarà da soffrire ma non è il caso di essere troppo negativi». Veniamo al punto dolente. L’innesto dei due nuovi centrali avrebbe dovuto dare maggiore solidità alla difesa. E invece… «Ma io – si schermisce il portiere – non voglio parlare di centrali o attaccanti. Dobbiamo solo pensare a tirarci fuori da questa situazione». Vigorito è tornato dopo circa cinque mesi di assenza: un periodo non facile per il portiere. «È stata dura e difficile, anche per alcune dinamiche di cui non sto a parlare pubblicamente. Voglio solo sottolineare che ho lavorato duramente per rientrare e ringrazio il centro San Marco e due centri in Sardegna». Si intuisce comunque che l’estremo difensore ha voglia di togliersi qualche sassolino dalla scarpa. E sabato col Bari dovrebbe toccare di nuovo a lui. «Beh – dice con un mezzo sorriso – lasciamo stare. Le voci che mi volevano sul piede di partenza? Queste domande dovete farle alla società. Io voglio solo dire che adesso sto bene: ho lavorato dalla mattina alla sera e in questi mesi ho cercato di isolare tutto quello che non aveva a che fare con il campo».

Ore 14.10 – (Giornale di Vicenza) Francesco Benussi chiede espressamente di farsi intervistare. Ha qualcosa da dire al termine della partita. «Sono qui per assumermi tutte le mie responsabilità – spiega – l’episodio della mia espulsione dopo appena cinque minuti ha messo in grave difficoltà la mia squadra e per questo mi scuso». Però non avrebbe potuto fare molto altro con Antenucci lanciato a rete. «Avrei potuto starmene in porta ed aspettare, un’alternativa c’era, si poteva fare meglio. Però alla fine ho provato a fermarlo così». Ed è andata male. «Ho avuto la sfortuna di trovarmi di fronte uno degli attaccanti più veloci della B, mi dispiace molto». Benussi applaude il collega Mauro Vigorito che quando è entrato ed è andato a difendere la porta del Vicenza è stato miracoloso almeno in 5-6 occasioni. «Sono molto felice per lui, è entrato bene in campo e ha compiuto ottimi interventi per rendere meno pesante il passivo. Gli faccio i miei personali complimenti per come si è comportato ieri in campo e mi dispiace non poter dare un aiuto ai miei compagni contro il Bari. Dobbiamo lavorare e da oggi in poi parlare poco, sempre meno, impegnarci e mettere grande umiltà ogni giorno nei nostri allenamenti. Che il campionato fosse duro, lo sapevamo ancora prima di cominciarlo. Ne abbiamo avuto subito un assaggio prendendo cinque gol nelle prime due partite».

Ore 14.00 – (Giornale di Vicenza) Il Vicenza preso a Spallate non è stato un bel vedere. Il tecnico Franco Lerda non cerca alibi a fine gara, difende la squadra per quei pochi minuti iniziali in cui ha provato a giocare, la rimprovera per quella mezz’ora, nel primo tempo, in cui ha perso equilibrio, la assolve per essere rimasta in dieci. «Oltre all’inferiorità numerica, che ci ha pesantemente condizionato, ci si è messa anche la Spal che è una formazione forte. Mi dispiace molto, ma ora non bisogna abbattersi. Si pensa già al Bari».Lerda, per troppo poco tempo il Vicenza è rimasto a galla…I primi cinque, sei minuti, la squadra li aveva interpretati bene. So che è poco parlare di un arco temporale così ridotto, ma la partenza era stata positiva: pressing alto e aggressivi. Andava bene.Poi l’episodio che ha spezzato l’equilibrio.Sì, purtroppo l’espulsione di Benussi ci ha penalizzati fortemente. Lì le cose sono cambiate ahi noi.Ma anche in dieci la sua squadra ha continuato ad imbarcare acqua. Quali sono stati gli errori?I ragazzi non mi sono piaciuti dal sesto minuto al trentesimo circa. Si è perso equilibrio ed è stato impiegato troppo tempo per l’assestamento, così la Spal prima è passata in vantaggio, successivamente ha raddoppiato e si è spianata la strada verso il successo.Com’è cambiato tatticamente il Vicenza dopo l’espulsione?Centrocampo a tre e due punte vicine, sta di fatto che anche in dieci bisogna trovare compattezza ed equilibrio e questo a noi non è successo. Dobbiamo migliorare.Dal punto di vista dell’impegno è soddisfatto?Non posso rimproverare nulla ai miei giocatori, sono usciti sfiniti, hanno dato tutto quello che potevano sul campo nelle condizioni in cui erano. Io per primo sono rammaricato per come è andata la partita.Il risultato è 3-0 ma mancano diversi gol alla Spal, che ha pure colpito due pali…Abbiamo incontrato una formazione forte, con ottime individualità. Se poi la affronti in 10 uomini per 85 minuti è davvero dura.Ha detto che la squadra non le è piaciuta soprattutto dal sesto al trentesimo minuto. Precisamente, cosa non l’ha convinta?Galano rientrava poco, Rizzo ha compiuto diverse uscite e dietro eravamo sempre uno contro uno. Comunque, su tutto, l’errore principale è stato continuare a giocare ragionando come se fossimo ancora in undici contro undici. Come avevate preparato la gara?L’avevamo impostata con un atteggiamento offensivo e aggressivo. E ribadisco, l’inizio era stato buono.Ieri hanno esordito in maglia biancorossa Zaccardo ed Esposito. Un giudizio sulla loro prova?Una gara giocata quasi per intero in inferiorità numerica diventa doppiamente difficile per la retroguardia. Abbiamo sollecitato troppo il due contro due.Come mai dopo l’espulsione di Benussi ha tolto Siega?Sono passato a fare il 4-4-1 con due esterni. Volevo mantenere viva la gara, tenere, per così dire, alta l’attenzione.Poi è passato anche al 4-3-2…Esatto. Sapevo che Vita era in grado di fare bene la mezzala. Ho provato così.Tanti tifosi biancorossi vi hanno seguiti a Ferrara, ma sono tornati con una grande delusione addosso. Vuole dire loro qualcosa?Sono stati grandissimi, li ho visti in quello spicchio di stadio, erano davvero tanti e voglio ringraziarli, ripetere che i giocatori sul piano dell’impegno e della voglia hanno dato tutto. Sono il primo a dispacermi.

Ore 13.50 – (Giornale di Vicenza) Tutto nero. Con una macchiolina di rosso. Quello mostrato a Benussi dopo appena cinque minuti. Ecco, detto che giocare in dieci per quasi tutto l’incontro è una rogna grossa, il Vicenza di ieri sera è stato inguardabile. Soprattutto nel primo tempo, durante il quale è stato letteralmente preso a pallate dalla Spal. Nella ripresa le cose sono andate leggermente meglio, ma ormai la partita si era incanalata in un certo modo. Il Vicenza resta a zero dopo due partite. Zero punti, zero gol fatti, cinque subiti. Non è il caso di fare drammi, ma i motivi per preoccuparsi non mancano.INDIFESI. La musica non è cambiata. Gli innesti subitanei dei due nuovi arrivati, Zaccardo ed Esposito, non hanno dato l’auspicata solidità alla difesa. Anzi, i due centrali sono stati protagonisti in negativo nelle tre azioni che hanno portato ai gol della Spal. La matricola ferrarese ha avuto la possibilità di giocare in scioltezza, trascinata anche dal calore di un catino vecchio ma colmo d’entusiasmo per una Serie B che mancava da quasi un quarto di secolo. I biancorossi, dal canto loro, potevano contare sul sostegno di mille appassionatissimi tifosi. Ma bastasse questo il Lane sarebbe in A da un pezzo…DIECI SENZA LODE. Ci sono partite che si mettono subito in un certo modo. E Spal-Vicenza è una di queste. Minuto numero cinque: un errore di misura di Zaccardo dà al via libera ad Antenucci che si invola sulla sinistra. L’attaccante ha campo, è solo e Benussi esce dall’area per affrontarlo. L’intervento è falloso e il cartellino rosso è inevitabile. Ora lasciamo ai telesalottisti e agli arguti opinionisti il piacere di stabilire se sia meglio subire un gol o giocare in 10 per 85′. Resta il fatto che Benussi saluta e si rivede Vigorito dopo vari mesi di assenza.ED É SUBITO GOL. Il portiere già all’8′ fa vedere che l’infortunio è alle spalle: Schiattarella batte una punizione bassa da sinistra e Vigorito si allunga per deviarla. Un minuto dopo, però, Vigorito nulla può. Antenucci si fa largo sul lato destro dell’area, con un imbelle Esposito che gli dà strada con troppa facilità. La punta mette in mezzo e da lì Arini batte una specie di rigore in movimento che non lascia scampo al portiere. Spal in vantaggio.ASSEDIO. Il Vicenza non dà segni di vita. Lerda ridisegna la squadra con un 4-4-1 che vede Di Piazza da solo a far la guerra davanti. Ma il problema per l’attaccante non si pone perchè di fatto si gioca solo nella metà campo biancorossa. Al 14′ Mora tira da fuori e Vigorito non trattiene. Due minuti dopo Antenucci conclude dal limite di interno sinistro e il suo diagonale colpisce il palo alla destra del portiere. Tre minuti dopo il figlio d’arte Zigoni si gira bene in area e spedisce fuori di poco.RADDOPPIO. Il 2-0 è nell’aria è arriva al 23′: Cremonesi salta in area su Esposito – nell’occasione di nuovo inefficace – e segna di testa. La partita è lontana dalla fine ma è sostanzialmente finita. Al 28′ Zigoni viene fermato da Vigorito dopo aver seminato avversari in area; tre minuti dopo la stesso attaccante colpisce di testa e il portiere è bravissimo a dirgli di no. Il tempo si conclude con il secondo palo di Antenucci (42′) e i primi segnali… di Vita: tiro da fuori che non trova lo specchio della porta (43′).LA RIPRESA. Nel secondo tempo va un po’ meno peggio. Il Vicenza si schiera con un 4-3-2 un po’ più efficace (Galano viene spostato in avanti e Vita va a destra). La Spal dal canto suo un po’ si siede e così all’8′ un tiro da fuori di Rizzo viene respinto dal portiere. Al 23′ il vicentino Lazzari replica con un tiro da destra neutralizzato da Vigorito, poi un colpo di testa di Cremonesi esce di poco (28′). Al 35′ ci riprova Vita dalla distanza, ma Branduani gli dice di no. Siamo ai titoli di coda, ma al 45′ Zigoni vuol dire la sua: va via a Zaccardo e batte Vigorito con una botta angolata dal limite. Niente, non ne va bene una. É pure pieno di zanzare. Ma i becconi che fanno davvero male sono altri…

Ore 13.20 – (Gazzettino) La Vigontina San Paolo regge per quasi un’ora con la corazzata Altovicentino, poi deve sventolare bandiera bianca. Va così in archivio con una sconfitta il debutto in serie D dei padovani, che si trovano ad affrontare subito una gara in salita a causa del sigillo dopo quattro minuti di Carbonaro. Nonostante la partenza ad handicap, la truppa di Italiano tiene il campo a testa alta. Il raddoppio di casa firmato da Trinchieri allo scadere del primo tempo potrebbe rappresentare una mazzata, ma in avvio di ripresa i bianconeri trovano con Cacurio il sigillo che riaccende le speranze. Vanificate però definitivamente pochi minuti più tardi quando Favero rimedia il secondo cartellino giallo per un intervento in area sanzionato con il penalty, che Trinchieri trasforma. Italiano conferma lo stesso undici collaudato con il Delta Rovigo in Coppa Italia, anche se a metà frazione Masiero deve lasciare il posto a Busatta per un infortunio muscolare. Le cose si mettono subito male perché Carbonaro, imbeccato da Melchiori, buca Rossi Chauvenet sul primo palo. Anche se la reazione non è veemente, due volte Michelotto riesce ad andare alla conclusione: la prima è deviata in corner da Belogravic, la seconda esce per questione di centimetri. Ma se la squadra resta in partita è anche merito di Rossi Chauvenet che in due circostanze è provvidenziale neutralizzando altrettante insidie portate da Simoncelli. Il raddoppio vicentino è comunque rimandato di pochi minuti: proprio Simoncelli se ne va sulla sinistra, pennellata per la testa di Trinchieri che non sbaglia. Nella ripresa la Vigontina San Paolo ha la forza di accorciare le distanze, merito di Cacurio che in scivolata insacca l’assist di Michelotto. A spegnere gli entusiasmi, ecco però il tris di casa: l’arbitro punisce un fallo di Favero che viene espulso, e dal dischetto Trinchieri timbra la doppietta personale spiazzando Rossi. Sotto di due sigilli e con un uomo in meno, i padovani non trovano la reazione, tanto più che con i minuti affiora la stanchezza. E l’Altovicentino conduce in porto la vittoria senza affanni. Così a fine gara Vincenzo Italiano: «La partita si è messa subito in salita subendo gol al loro primo calcio d’angolo. Abbiamo cercato di giocare, mentre loro puntavano sulle ripartenze e abbiamo preso il secondo gol. Nella ripresa siamo stati bravi a riaprire la partita e nel momento in cui stavamo prendendo campo è arrivato l’episodio negativo del rigore con tanto di espulsione che ha chiuso la gara. L’Altovicentino ha dimostrato il suo valore, noi dobbiamo lavorare».

Ore 13.10 – (Gazzettino) Appare soddisfatto ma non del tutto Luca Tiozzo, allenatore dell’Abano. «La prestazione è stata buona – dichiara il nuovo allenatore aponense – dispiace non avere centrato i tre punti ma ci abbiamo provato. Nel primo tempo dovevamo fare di più, ci voleva più cattiveria negli ultimi venti metri. Li bisognava fare la differenza, perché siamo partiti forte come intensità e aggressività, abbiamo tenuto i nostri avversari sotto pressione ma senza finalizzare. Poi nella ripresa il caldo, che non è una giustificazione perché c’era per noi come per i nostri avversari, ha influito nel senso che ci siamo allungati troppo e non siamo riusciti a mantenere la stessa pressione del primo tempo. Ora dobbiamo pensare subito alla prossima sfida in trasferta contro la Vigontina San Paolo, quest’anno – chiude Tiozzo – per tutti affrontarci sarà molto difficile e dobbiamo mantenere la stessa filosofia sia in casa, sia fuori. Tutti dovranno sudare contro di noi e noi ancora di più degli avversari».

Ore 13.00 – (Gazzettino) Risultato ad occhiali tra Abano e Montebelluna. Nella prima giornata di campionato vince il caldo che lascia giocare per un tempo le due squadre prima di spegnere quasi completamente lo spettacolo. Anche senza i gol è stata una gara piacevole, con l’Abano che ha cercato di fare la partita per tutti i novanta minuti, ma è mancato negli ultimi venti metri. Il Montebelluna è stato perfetto in difesa, positive anche le ripartenze, ma anche per i trevigiani è mancata la precisione nei momenti decisivi. Fin dai primi minuti sono i neroverdi che partono forte, rispecchiando i dettami del nuovo allenatore. L’aggressività paga perché il Montebelluna in avanti non si vede mai. Al 9′ c’è la prima azione degna di nota: angolo dalla destra di Pagan per il colpo di testa di Busetto, sfera alta sulla traversa. Si vede il Montebelluna, grazie a un errore di Frison che perde palla in uscita, ne approfitta Fasan che arriva dentro l’area, ma incrocia male con il sinistro, Cottignoli para facile. Ci prova Fracaro con un tiro di controbalzo da fuori area, Milan è attento e blocca. Insiste sempre l’Abano che prova qualche timida conclusione. Al 27′ dalla destra dell’area calcia di destro Rampin, palla alta che finisce non lontano dall’incrocio dei pali opposto. Il primo tempo in termini di occasioni si esaurisce: meglio gli aponensi che però sbattono contro un Montebelluna messo bene in campo. In avvio di ripresa il tema è lo stesso. Al 5′ Baldrocco apre sulla fascia sinistra per la corsa di Pagan, palla dentro arretrata sui piedi di Fracaro che dal centro dell’area incrocia con il sinistro, ma non inquadra la porta. Pregevole l’azione, pessima la conclusione. Insiste l’Abano sulla corsia di sinistra, questa volta prova lo sfondamento solitario Nobile, dentro l’area riesce a tirare ma viene rimpallato da Dal Compare (6′). Alla mezz’ora ci provano i trevigiani con un calcio piazzato di Tonizzo dai 25 metri. Il potente destro del centrocampista scheggia il palo alla sinistra di Cottignoli e termina sul fondo. De Martin conclude da dentro l’area di rigore, ma il suo tiro ad incrociare viene deviato in corner (35′). Poi non succede più nulla tranne l’ingenuo doppio giallo rimediato da De Martin nel giro di un minuto. L’Abano ha fatto intravedere buone trame di gioco e anche la grande intensità (caldo permettendo) voluta dal nuovo allenatore Tiozzo: migliorando la precisione in area di rigore arriveranno anche le vittorie.

Ore 12.50 – (Gazzettino) Finisce con un pareggio a reti inviolate la “prima” del nuovo Este: i ragazzi di Florindo escono indenni dalla tana dell’Union ArzignanoChiampo, che gli addetti ai lavori hanno già investito da tempo del ruolo di papabile per la promozione. L’Este si presenta all’esordio con un bottino di pareggi e sconfitte nel pre-campionato. Dove, tra amichevoli e gare ufficiali, i giallorossi hanno dimostrato di avere una gran bella difesa e un centrocampo invidiabile. Ma dall’attacco non arrivano fuochi d’artificio e anche nel match d’apertura del torneo l’avanguardia padovana resta a secco. A dire il vero la prima partita del campionato, nonostante il punto messo in cascina da entrambe le contendenti, non è un granché nemmeno dal punto di vista del divertimento. Nel tabellino finiscono pochissime azioni da gol e le emozioni latitano per gran parte dei 90 minuti. Ai punti, volendo essere pignoli, la vittoria andrebbe agli ospiti. I locali, infatti, appaiono per lunghi tratti molto meno quadrati rispetto alla squadra estense. La quale sforna più di qualche azione pregevole nella zona nevralgica del campo e appare anche avanti nella preparazione rispetto ai berici. L’Este parte comunque grintoso e già al 16′ potrebbe portarsi in vantaggio: Munarini beffa la difesa avversaria su un lancio lungo dalla mediana e solamente un’uscita di Kerezovic, che deve intervenire di testa fuori area, evita la frittata ai padroni di casa. Passano una decina di minuti e Dovico vede il pertugio dalla distanza, ma l’estremo vicentino è ancora una volta attento e sventa la minaccia. Il tabellino della prima frazione di gioco si esaurisce qui, con buona pace dei 200 spettatori che sfidano caldo e afa per vedere la partita. E nella ripresa, complici le temperature equatoriali che anche ieri hanno trasformato il “Dal Molin” in un forno a cielo aperto, c’è pure meno. Giusto il tempo di vedere Munarini che viene stoppato sottorete da un avversario, poi il nulla. Certo, gli atestini non rischiano mai niente e la difesa riesce sempre a sbrogliare le timide incursioni dell’Arzignano. Ma dall’altra parte del campo si verifica la medesima situazione e il match scivola via senza sussulti, finendo in archivio nella sezione dedicata alle gare più noiose.

Ore 12.40 – (Gazzettino) Il Campodarsego sta pensando a un rinforzo di lusso per la difesa, vale a dire l’ex biancoscudato Fabiano. Non trovato in estate l’accordo con il Padova, il brasiliano è attualmente senza squadra e da qualche giorno ha fatto ritorno in città. Nelle prossime ore avrà un incontro con il direttore generale Attilio Gementi, e se le parti troveranno un accordo l’affare andrà in porto. Fabiano non è l’unico giocatore sul taccuino del dirigente del Campodarsego, dato che tra i candidati figurano anche Fissore e Lebran. Ma se l’ipotesi Fabiano dovesse concretizzarsi, sarebbe un affare per l’ambizioso club biancorosso che punta a recitare un ruolo da protagonista in questa stagione. Nella passata annata, come noto, il difensore carioca ha giocato ventisei partite con i biancoscudati siglando anche quattro gol, senza dimenticare quanto importante sarebbe la sua presenza all’interno del gruppo anche in termini di esperienza. Nel Campodarsego potrebbe essere una guida anche per i colleghi più giovani, affiancando un altro ex biancoscudato che da tre anni ha sposato la causa del Campodarsego, vale a dire Maurizio Bedin.

Ore 12.30 – (Gazzettino) Il Campodarsego non fallisce al debutto e raccoglie un successo in rimonta sul campo del neopromosso Vigasio. Tre punti d’oro per i biancorossi, anche complice un pizzico di fortuna se si considera che a metà ripresa Filippini ha sbagliato il rigore del possibile 2-2. Penalty, tra l’altro, che ha comportato anche l’espulsione di Sanavia con la squadra che ha retto in inferiorità numerica fino al triplice fischio. Cunico vara il 4-3-1-2 con Lauria che ha il compito di spaziare alle spalle di Aliù e Meloni. Proprio il bomber sardo ha sui piedi subito la palla buona, favorito da un’indecisione di Baah, ma davanti a Maragna non riesce a finalizzare. Sul versante opposto ecco invece il vantaggio di casa. La retroguardia biancorossa non legge bene un lancio lungo che favorisce il taglio di Guccione e davanti a Brino lo infila con un rasoterra sul secondo palo. Svantaggio che però dura poco, perché a rimettere le cose a posto ci pensa Lauria con il suo mancino vellutato. Bedin si procura una punizione al limite, e il fantasista ex Parma pennella una punizione deliziosa che non lascia scampo al portiere. Rimesse le cose a posto, il Campodarsego prova a mettere la freccia per il sorpasso, senza però successo con Meloni, Aliù e Sanavia. La ripresa comunque riserva subito una gioia. Sul calcio d’angolo di Lauria, Meloni è appostato al limite dell’area e calcia di prima verso la porta, la difesa respinge in qualche modo, ma la palla arriva a Severgnini che calcia sulla ribattuta e supera il portiere. La gara sembra in discesa, ma al 22′ rischia di complicarsi terribilmente: Sanavia trattiene un avversario in area, rimedia il doppio giallo e regala un calcio di rigore al Vigasio. Sul dischetto va Filippini, che grazia incredibilmente Brino calciando a lato. Nel finale non bastano ai veronesi nemmeno nei sei interminabili minuti di recupero: il Campo conserva il vantaggio e porta a casa la prima vittoria della stagione. Sugli sviluppi di un angolo di Lauria, Meloni calcia di prima verso la porta, la difesa respinge con sfera che arriva a Severgnini, abile a insaccare il 2-1. A questo punto il Campodarsego sembra padrone della situazione, invece Sanavia perde l’uomo, e prova a rimediare con una trattenuta in area sanzionata con rigore e secondo cartellino giallo. Dal dischetto Filippini che calcia incredibilmente a lato. A questo punto Cunico cambia assetto: dentro Gal al centro della difesa, con Beccaro dirottato a destra. La squadra regge, e porta a casa l’intero bottino. Così a fine gara il tecnico Enrico Cunico: «Sono contento per il risultato, partire bene era importante anche perché aiuta a fare crescere amalgama e autostima. Dovevamo chiuderla però nel primo tempo dato che ne abbiamo avuto la possibilità, e poi abbiamo commesso l’ingenuità nell’episodio del rigore, anche se alla fine è andata bene».

Ore 12.00 – (Gazzettino) «È un Cittadella che piace alla gente». Sono le parole di Andrea Gabrielli, che di fatto interpreta il pensiero di tutti coloro che hanno visto all’opera la squadra di Venturato nelle prime due giornate. Già, i granata finora hanno fatto bottino pieno, ma prima ancora della vetta della classifica – un inedito per il Cittadella in serie B – a stupire è il gioco espresso, esaltato da interpreti come Litteri che finalizzano al meglio l’azione corale. Ma il presidente granata si immaginava un avvio di campionato così esaltante? «Dopo la prestazione offerta al San Nicola non mi ha stupito rivedere un grande Cittadella contro la Ternana. Vedo un ambiente pieno di entusiasmo, volitivo, i ragazzi lavorano con il massimo impegno, quindi non sono meravigliato dai sei punti raccolti in due partite. Ci sono tanti segnali durante la settimana che ti fanno intuire che le cose girano per il verso giusto». Cosa sta facendo la differenza in questo momento: l’entusiasmo, una squadra che si conosce a memoria, gli interpreti di grande qualità, il lavoro dell’allenatore e del suo staff? «Direi tutte queste componenti, che hanno creato una mentalità vincente. Quella che ci ha permesso di primeggiare in Lega Pro e che sto rivedendo anche in serie B». Non vorrà mica dirci che coltiva il grande sogno della A? «Certo che no, abbiamo giocato soltanto due partite, non abbiamo ancora conquistato nulla. Però ci ritroviamo nel sacco già sei punti, che ragionando in ottica salvezza ci fanno molto comodo. Intanto mi sento di dire che questo è un Cittadella che gioca, divertendo la gente. E i tifosi hanno cominciato a capirlo, lo si è visto dall’impennata degli abbonamenti registrata negli ultimi giorni. È una squadra da applausi, sabato sera ne ho sentiti davvero tanti provenire dalle tribune. Evidentemente stiamo offrendo un buono spettacolo, che appaga lo spettatore. Abbiamo ritrovato un tesoro a Cittadella rappresentato dalla serie B, al Tombolato possono venire famiglie intere con i bambini, l’ambiente è tranquillo». Adesso poi ci sono state migliorìe che agevolano lo spettatore. «Abbiamo arretrato le panchine, il campo sembra ancora più grande, la visibilità dalla tribuna ovest è migliorata. Il manto erboso è davvero bello nonostante il gran secco e il clima degli ultimi tempi. C’è sempre da fare, da spendere per la serie B, il prossimo passo sarà l’hospitality riservato ad alcuni settori, pronto per la gara con il Novara». Ha toccato il tasto abbonamenti, dove vuole arrivare? «Le prestazioni positive del Cittadella ci faranno sicuramente superare quota 1.600, il nostro record, e di questi tempi non è facile». Il primo posto in classifica e i riflettori che inevitabilmente cominceranno a puntare i colori granata, le mettono un po’ di apprensione oppure vive il tutto come una nuova, grande responsabilità? «Io preferivo ancora restare in disparte, mantenere un basso profilo, ma non credo proprio che due partite possano stravolgere i pronostici degli addetti ai lavori. È ancora presto perché questo possa accadere, non avverto aria di cambiamento, piuttosto continuare su questa strada è un fine che ci poniamo per noi stessi, poi vedremo». Cos’ha detto alla squadra al termine della partita con la Ternana? «Mi sono complimentato con tutti, giocatori, allenatore e Marchetti, che ha costruito una rosa che è plasmata benissimo tra vecchi e nuovi. C’è un pizzico di competitività nello spogliatoio che non guasta affatto, anzi: è il sale necessario per esaltare le qualità di ognuno».

Ore 11.40 – (Mattino di Padova) “Lu bomber pacio” è diventato il “bomber” e basta. Ci sono attimi che per la loro rilevanza simbolica acquistano un sapore speciale: sabato sera Gianluca Litteri ha vissuto uno di questi momenti. Perché proprio con la maglia della Ternana il centravanti granata si fece conoscere nel calcio che conta, guidando le “fere” alla promozione in Serie B, nella stagione 2011/12, e guadagnandosi dai tifosi rossoverdi l’appellativo di “pacio”, che significa pazzo, per le sue esultanze. Con il gol agli umbri, frutto di una straripante cavalcata di classe e potenza, Litteri ha in fondo chiuso del tutto quella pagina, diventando il simbolo di questo Cittadella che stupisce e può guardare tutti dall’alto nel campionato cadetto. E la sua gioia non è stata “pazza”, ma autentica, con quella corsa a scalciare la bandierina con un colpo da taekwondo. L’esultanza. «Ma non voleva esserci alcuna mancanza di rispetto, mi sentivo di esultare così e non penso ci fosse nulla di sbagliato», racconta il diretto interessato. «Né c’era alcun desiderio di rivalsa da parte mia, perché a Terni sono stato bene. Certo, nell’ultima stagione, lì nei primi sei mesi sono rimasto praticamente fuori rosa, poi, al cambio di allenatore (Tesser ha preso il posto dell’esonerato Toscano, ndr), sono tornato a giocare con regolarità, ma a fine campionato non ho rinnovato il contratto e sono andato all’Entella». L’invenzione. Non ci sarebbe altro da aggiungere, se non fosse che reti come quella di sabato in pochi sono in grado di realizzarle. Non solo per il dribbling secco sulla corsia mancina, ma anche perché, arrivato sul fondo, un altro giocatore avrebbe pensato a scodellare il pallone in mezzo, senza neanche prendere in considerazione una conclusione ad incrociare. «In quel frangente, onestamente, ho pensato solo a tirare. Mi sono immaginato che il portiere, Di Gennaro, si aspettasse il cross e così ho preferito cercare la porta. È andata bene». Obiettivo doppia cifra. Due centri in due giornate. A questo ritmo si può pensare in grande. Ma a quante reti punta il numero 9 catanese? «Sto giocando partita per partita, cercando di essere quanto più incisivo possibile, e se ci riesco, poi i gol arrivano automaticamente. La mia miglior stagione in Serie B è stata proprio a Terni, annata 2012/13, quando mi sono fermato a quota 9. L’obiettivo è quello di migliorare quel mio risultato e raggiungere almeno la doppia cifra. Ma è il traguardo di ogni attaccante, no? E comunque, oltre che per il gol, sono contento per la prestazione, bellissima, da parte di tutta la squadra: ci è riuscito tutto quello che abbiamo preparato in settimana. E sono soprattutto soddisfatto della voglia che abbiamo dimostrato». Ma se lo sarebbe immaginato un inizio come questo? «Perché no? Io sono convinto del potenziale di questa squadra e so che, se affrontiamo tutte le partite mantenendo lo stesso atteggiamento, ci toglieremo grandi soddisfazioni». Parole da leader. Un esempio. Che cos’è un attaccante moderno? Uno che si fa valere in area, ma che sa anche giocare per la squadra, sa arretrare – vedere per credere come Gianluca si è trovato più volte a svettare in difesa sui calci d’angolo avversari – e sa propiziare gli inserimenti dei compagni. A tale riguardo si possono citare i numerosi palloni spizzati o l’assist, semplicemente delizioso, che, nel finale, ha messo Strizzolo di fronte a Di Gennaro. E qui le qualità personali si integrano con il lavoro svolto in allenamento – Iori & C. si ritroveranno al Tombolato oggi pomeriggio per cominciare a preparare la trasferta di Vercelli – come spiega lui stesso: «Abbiamo studiato l’avversario pensando che avremmo potuto attaccare la profondità e prendere in mezzo l’ultimo difensore centrale, per poi creare occasioni pericolose. Ci siamo riusciti molte volte, già nel primo tempo. L’unico difetto è chi siamo stati poco concreti: ci saremmo potuti presentare al riposo già sul 3-0, o almeno avanti di due reti, per chiudere prima la partita». Non ci piove. Ma davvero qualcuno si sente di rimproverare per questo gli uomini di Venturato?

Ore 11.30 – (Mattino di Padova) Quota 1.500 non è più così lontana. L’esaltante vittoria di Bari ha già dato uno scossone importante alla campagna abbonamenti granata e c’è da ipotizzare che il convincente esordio casalingo contro la Ternana riuscirà a persuadere anche chi era ancora titubante a sottoscrivere la tessera stagionale. Sabato sera al Tombolato gli spettatori erano 2.120, quasi tutti di casa, e, fra questi, 1.459 gli abbonati. Se l’obiettivo del presidente Andrea Gabrielli, espresso prima dell’esordio, quando le tessere sottoscritte erano meno di 1.200, era di raggiungere la cifra tonda, ormai si è vicini al traguardo, specie considerando che la campagna #nonsostaresenzate è stata prolungata per altre tre settimane e proseguirà fino a sabato 24 settembre alle ore 12, in concomitanza con la terza gara casalinga, contro il Brescia. E se sembrano poche in confronto alle oltre 9.000 del Verona o alle 5.500 del Bari, va considerato come sia ben diverso il rapporto fra gli abitanti e gli abbonati, con il Cittadella al quinto posto della classifica correlata alle rispettive popolazioni, contando tutte le città e le società partecipanti alla Serie B. Intanto, i tifosi sono molto attivi per stare vicini alla squadra e non solo. Tra le iniziative più lodevoli, quella del Club “Angelo Gabrielli – Granata X sempre”, che ha organizzato per venerdì una serata di beneficenza a sostegno delle popolazioni colpite dal sisma, dando la possibilità, dalle ore 19.30 alle 20.30, di mangiare un piatto di “amatriciana” al Bar Stadio al costo di 8 euro, 3 dei quali devoluti ai terremotati, con iscrizioni sino a giovedì, sempre al Bar Stadio. Il Club sta organizzando anche la trasferta a Vercelli di sabato, con iscrizioni entro mercoledì al costo di 25 euro (20 per i soci), comprensivi di viaggio in pullman (partenza alle 7.45), pranzo e biglietto per la partita allo stadio Piola, anticipata da una visita alle risaie.

Ore 11.00 – (Gazzettino, editoriale di Claudio Malagoli dal titolo “Previsioni tendenti al bello”) Volano i granata, che hanno iniziato il campionato di slancio. Ancora non decollano i biancoscudati, ma i segnali arrivati dall’Euganeo sono incoraggianti. Confermarsi dopo la bella vittoria di Bari non era facile, tanto più sfidando la tensione emotiva di giocare davanti ai propri tifosi. Invece il Cittadella ha spazzato via le resistenze della Ternana quasi in scioltezza, senza mai cali di attenzione e soprattutto, come ha sottolineato lo stesso presidente Gabrielli nell’intervista al nostro giornale, divertendo i tifosi. Quanto al pareggio del Padova, un po’ di amaro in bocca è innegabile. Va detto però che la prestazione è stata complessivamente positiva, soprattutto in ragione di un secondo tempo coraggioso e determinato nel quale la truppa di Brevi ha saputo alzare i ritmi e far girare la palla in velocità. Di sicuro servono ancora tempo e pazienza per vedere la squadra al top. Ma è giusto avere fiducia.

Ore 10.50 – (Gazzettino) Ripensando alla gara, il bicchiere mezzo vuoto è legato a un successo che pareva scontato e che invece non è arrivato, ma al tempo stesso le tante occasioni create parlano di un Padova comunque in buona salute. «Il rammarico è un po’ di tutti. Ci tenevamo molto a vincere la prima, ma è inutile piangere sul latte versato e pensiamo alle cose positive. Ho visto una squadra vivace, con margini di miglioramento e questo fa ben sperare. Si sa che spesso a decidere sono gli episodi, ma se avessimo vinto proprio per un episodio, non giocando bene, sarei stato più preoccupato perché la fortuna non ti bacia per tutta la stagione». E comunque tutte le grandi ora fanno fatica. «Ci stanno in questa fase dei risultati strani, con squadre non ancora collaudate e in un campionato equilibrato in cui ogni gara è rognosa». E dunque anche la prossima in casa (sabato alle 20.30) con il Forlì, ancora a quota zero. «Inutile fare i soliti discorsi legati ai valori sulla carta. Conta il campo e lì si deve dare tutto, qualcosina in più di sabato se quello non è bastato». Che aria respirate dal campo? «Buona. C’è entusiasmo e anche sugli spalti c’era tanta gente che alla fine ci ha applaudito. Sta a noi non fare cambiare l’aria».

Ore 10.40 – (Gazzettino) Nel primo episodio Coser gli ha detto no sul suo tap-in a due passi dalla porta, un minuto dopo il gol con la punta delle dita ha deviato una sua girata. «Non so cosa avrei potuto fare di meglio perché tutte e due le volte l’impatto con la palla era stato perfetto. Nel primo caso ho calciato a botta sicura dall’area piccola ed evidentemente la palla era a sua portata di braccio. Ha avuto grande riflesso, chissà se l’avessi colpita un po’ sporca. Se poi mi fosse andata meglio sul secondo episodio, avrei realizzato due gol in un minuto, cosa che mai mi è capitata». E se un Altinier non ancora al meglio arriva a tanto, si può solo pensare positivo. «Alle resa dei conti ho perso tre settimane per il problema al piede e questo un po’ pesa sulla condizione. Sabato sono entrato con il Padova che attaccava per cui ho cercato di stare vicino alla porta, ma nell’arco della gara ci sono pure momenti in cui devi dare una mano e lì avrei faticato maggiormente». Con Altinier in campo Brevi ha optato per il tridente, al fianco di Alfageme e Neto che svariavano sul fronte offensivo. «Mi sono trovato bene. Ho fatto spesso il 4-3-1-2, con Cunico dietro le punte (soprattutto a Portogruaro, ndr) e questa è una soluzione in più per l’allenatore. Abbiamo dimostrato che si può fare».

Ore 10.30 – (Gazzettino) Parte dalla panchina, entra nella ripresa e segna di testa sugli sviluppi di un angolo calciato dalla medesima bandierina dell’Euganeo contro un avversario lombardo. Il copione di sabato, con Cristian Altinier a siglare al debutto la rete del definitivo 1-1 con l’Albinoleffe, riporta con incredibili similitudini alla partita disputata un anno fa di quest’epoca con il Lumezzane, alla terza di campionato in cui l’incornata vincente dell’ex Mantova aveva però regalato i tre punti. «Ci ho pensato anch’io – replica Altinier – e avevo notato tante coincidenze con quella gara in cui, come sabato, ero praticamente all’esordio, dato che avevo collezionato solo quattro minuti nella gara precedente con il Pro Piacenza». Risultato a parte, c’è un’unica variazione sul tema, con la soddisfazione personale che in questa occasione è stata in parte limitata dalle due incredibili parate di Coser che, prima e dopo il suo sigillo, gli hanno impedito di festeggiare ancora. Non è che questa notte se lo è pure sognato? «No – replica – ma ricordo che anche l’anno scorso a Bolzano, tra le fila del Sudtirol, aveva fatto un mezzo miracolo su di me, rimediando con i piedi. Tra l’altro l’ho conosciuto pure, tramite amici in comune a Biella dove ero arrivato poco dopo la sua partenza e abbiamo giocato insieme con la nazionale di serie C».

Ore 10.20 – (Gazzettino) Oggi alle 17 la squadra si ritroverà agli impianti della Guizza per la ripresa della preparazione che porterà alla seconda sfida casalinga consecutiva in programma sabato alle 20.30 con il Forlì. Da monitorare le condizioni di Filipe, uscito anzitempo con l’Albinoleffe per il riacutizzarsi del dolore al tallone. Nel frattempo resta da definire la posizione di Marco Ilari che non ha ancora rescisso con il Padova per poi accasarsi in serie D al Delta Rovigo. Dietro questo ritardo un accordo ancora non raggiunto su una buonuscita al giocatore per risolvere il quale oggi è previsto un contatto tra le due società. Nessuna novità invece per Dionisi, ancora in biancoscudato, ma fuori lista. NAZIONALI. Due stage in settimana all’Appiani per le nazionali giovanili agli ordini del commissario tecnico Daniele Arrigoni. Domani toccherà all’under 17, con convocati i padovani Andrea Aspergh, Giancarlo Gamba, Marco Ruggero, Nicolò Telesi, Matteo De Bastiani e Vincenzo Rizzelli. Si replica mercoledì con l’under 15 che vedrà in campo i biancoscudati Davide Rosso, Giacomo Fornasaro, Gabriele Tiepolato, Enrico Biancon, Marco Polazzon e Antonio Sattin.

Ore 10.00 – (Mattino di Padova, editoriale di Stefano Edel dal titolo “Davanti a tutti non per caso. Il Padova? Mah…”) Una categoria più sotto c’è il Padova. Atteso con curiosità all’esordio casalingo contro l’Albinoleffe, assemblato in poco più di 15 giorni dopo il secondo ripescaggio consecutivo. La sua prova è stata in chiaroscuro, nonostante una quantità industriale di occasioni da gol create nell’area bergamasca, e sventate da un portiere (Coser) in stato di grazia. Bene per l’impegno, per la reazione mostrata dopo il cambio di modulo nella seconda parte della sfida, ma è anche vero che il 3-5-2 di mister Brevi non è stato applicato come logica avrebbe richiesto: affondi solo a sinistra, fascia destra quasi ignorata, ancora un’eccessiva lentezza nello sviluppo della manovra, con tendenza al lancio lungo dalle retrovie per gli attaccanti, e questi ultimi spesso spalle alla porta. E poi la difesa: due-tre affondi degli avversari hanno messo i brividi, e buon per Bindi e compagni che il palo alla fine li abbia salvati da una sconfitta beffarda. Ma sulla retroguardia a tre ci permettiamo di avanzare dei dubbi: Emerson, un (ottimo) centrocampista adattato a fare il centrale, va supportato di più. Nè Sbraga nè Russo ci sono parsi esemplari in tal senso. E se davanti non ci pensa Altinier, come la mettiamo? Insomma, bisogna lavorare. Tanto. Su velocità di esecuzione e concretezza a ridosso e dentro l’area. Del resto, quando si stravolge tutto, non si può pretendere di avere subito la quadratura del cerchio. I miracoli li fa uno solo, e di ben altro tipo…

Ore 09.50 – (Mattino di Padova, editoriale di Stefano Edel dal titolo “Davanti a tutti non per caso. Il Padova? Mah…”) Alzi la mano chi avrebbe scommesso un euro sul primato del Cittadella dopo due giornate dal via del campionato di Serie B: nessuno. Quattro gol fatti contro uno subìto, peraltro su rigore (a Bari): giù il cappello davanti ai granata di Venturato, che magari tra qualche settimana tireranno il freno, ma che per il momento incantano tutti, esibendo un calcio piacevole, essenziale, di personalità, tradendo persino lo stesso difetto dell’anno passato in Lega Pro, ovvero l’incapacità di chiudere prima le partite, considerate le occasioni che creano davanti al portiere avversario. Ma ci sta anche questo, sennò che sorpresa sarebbe? Di partenze così, in passato, ne abbiamo viste tante, con squadre che non si sono più fermate, anzi hanno preso entusiasmo e convinzione proprio sull’onda dei risultati positivi in serie andando dritte sull’obiettivo sino alla fine, e altre che, dopo l’exploit dell’avvio, si sono via via ridimensionate, raggiunte e scavalcate da formazioni più attrezzate e di maggiore qualità.Vada come vada ,il Citta merita titoloni e prime pagine del momento perché gioca, vince e convince. Pagano il lavoro di Marchetti – un direttore che sa perfettamente ciò che vuole e non sbaglia un colpo – la serietà del gruppo dirigente, che sarebbe ora contasse di più nel Palazzo milanese, dato che Abodi non può sempre pensare di strizzare l’occhio ai club più blasonati, e un allenatore che non vende fumo. Il filone dei tecnici che qui si fanno le ossa per poi spiccare il volo garantisce ricchezza di risultati: senza dimenticare Glerean, artefice della prima, storica promozione in B, da Maran a Foscarini e sino a Venturato, appunto, è stato un succedersi di personaggi in panchina che hanno dato molto alla causa granata. Non occorrono i grandi nomi, come la storia insegna, per piantare radici 8 anni su 9 in Serie B e dominare in lungo e in largo l’unica stagione di Lega Pro in un arco di tempo così lungo. Al Citta, che – ne siamo certi – non commetterà l’errore di montarsi la testa, proprio perché la “filosofia” sin qui seguita è sempre stata quella del pragmatismo e del passo proporzionato alla lunghezza della gamba, va la simpatia di una provincia padovana che si scopre inattesa protagonista ai vertici del secondo campionato italiano. Un po’ di orgoglio non guasta, una volta tanto…

Ore 09.40 – (Mattino di Padova) Il mercato dei professionisti si è chiuso il 31 agosto, ma molti giocatori sono liberi e possono ancora accasarsi, anche in Lega Pro. Un “ex” del Padova, Fabiano, è in città e, secondo indiscrezioni, potrebbe trovare presto squadra in Serie D. Oggi – il condizionale è d’obbligo – il difensore brasiliano, che ha 34 anni, e si è svincolato dal club di viale Rocco a fine giugno, dovrebbe incontrarsi con il direttore generale del Campodarsego, Attilio Gementi, per sondare il terreno su un possibile approdo in maglia biancorossa. Sarebbe la prima volta per lui in Serie D, dunque con lo “status” di dilettante, ma, considerata la sua esperienza, per la squadra di Enrico Cunico si tratterebbe di un innesto di enorme qualità. Il “Campo” sta cercando infatti un giocatore di esperienza che possa guidare con personalità la retroguardia, in una stagione che il presidente Pagin considera fondamentale per tentare il salto diretto in tra i professionisti. Al “Gabbiano”, per la verità, da qualche giorno si allena con il gruppo Fabio Lebran, 29 anni, nativo di Camposampiero,svincolatosi dal Savona, ma con una carriera alle spalle molto significativa (Carrarese, Carpenedolo, Venezia, Parma, Rimini, Albinoleffe, Perugia, Spal, Crotone e Como). In più c’è anche Riccardo Fissore, 36enne ex Vicenza, nella passata stagione alla Maceratese. Le ambizioni del “Campo” si misureranno ancora di più proprio in base alla scelta che farà il d.g., d’intesa con il patron: uno tra Fabiano, Lebran e Fissore sarà il prescelto per il reparto arretrato. Da un “ex” biancoscudato all’altro: nella recente amichevole disputata all’Euganeo con il Carpi, il portiere Lazar Petkovic ha accusato un guaio alla spalla. Gli esami approfonditi a cui è stato sottoposto nei giorni a seguire hanno rivelato, purtroppo per lui, un problema serio, che lo terrà lontano dai campi di gioco 4 mesi. Davvero sfortunato l’estremo difensore serbo, costretto a saltare gran parte del girone di ritorno, nella passata stagione in Lega Pro con il Padova, per un problema muscolare alla gamba.

Ore 09.30 – (Mattino di Padova) Il bicchiere, quindi, è mezzo vuoto? «No, per me è mezzo pieno, sarei più preoccupato se avessimo giocato male. I risultati iniziali possono essere più o meno veritieri, ma alla lunga le prestazioni pagano. Il rammarico è grande, ma non ha senso buttarsi giù dopo soli 90’». Dal campo. La ripresa degli allenamenti è fissata per oggi alle 17, alla Guizza. Si preparerà la seconda sfida casalinga di fila: sabato, sempre alle 20.30, all’Euganeo arriverà il Forlì, unica squadra (insieme al Fano) ad aver perso le prime due gare. La prevendita dei biglietti è già attiva attraverso il circuito Ticketone.

Ore 09.20 – (Mattino di Padova) E come mai, nonostante una decina di palle-gol, è arrivata solo una rete? «Sono il primo a fare autocritica quando i gol non arrivano, ma sabato è stata più la bravura di Coser che la nostra mancanza di precisione in area di rigore. Non siamo del tutto esenti da colpe, ma ce l’abbiamo messa davvero tutta. Siamo un attacco bene assortito: mi sono trovato molto bene con Neto e Alfageme, che con i loro movimenti mi lasciano libero di gettarmi in area per raccogliere l’ultimo passaggio. Ora, però, devono arrivare i gol». Che cosa vi ha insegnato questo esordio in campionato? «Personalmente quello che mi porto via dal match con l’Albinoleffe è la necessità di una maggiore attenzione in fase difensiva. Possiamo anche non riuscire sempre a fare gol, per diversi motivi, ma dobbiamo stare più attenti dietro, perché la beffa è sempre dietro l’angolo. E un discorso che riguarda tutta la squadra, non solo la retroguardia: anche giocando sempre nella loro metà campo, non deve mai mancare la giusta concentrazione, perché pensare che la gara sia facile è sempre un errore».

Ore 09.10 – (Mattino di Padova) Cominciamo dal suo gol: a cosa erano dovute le proteste dell’Albinoleffe? «Ho rivisto anch’io le immagini per capire: ho saltato molto scoordinato per effetto di una trattenuta del difensore, e può sembrare che tocchi la palla con il braccio invece che di testa. Ma sono sicuro di averla solo spizzata di nuca, non l’ho di deviata con la mano». Un gol importante, anche se alla fine avete rischiato di perdere. «Una gara strana, in tutti i sensi. Abbiamo giocato bene sin dai primi minuti, costringendo l’Albinoleffe a buttare via la palla o a provare qualche sporadica ripartenza. Al primo tiro in porta hanno pescato il jolly, la partita si è complicata, ma siamo stati bravi a non disunirci e a proporre gioco anche dopo il cambio di modulo: alla fine era più la voglia di vincere che non il pensiero di evitare di prestare il fianco ai loro contropiedi. Non avrebbe avuto senso fare calcoli, dovevamo ottenere il massimo, anche rischiando un po’».

Ore 09.00 – (Mattino di Padova) Ad alcuni tifosi il pareggio con il modesto Albinoleffe proprio non è andato giù, ad altri lo spirito del primo Padova della stagione è comunque piaciuto. E meno male che a rendere l’avvio di campionato di Lega Pro meno amaro ci ha pensato il solito Cristian Altinier, che inizialmente si era dovuto accomodare in panchina: è stato il suo ingresso, unito al passaggio al tridente, a dare una svolta alla gara. «Vedendo il primo tempo dalla panchina, avevo comunque avuto la sensazione di un Padova vivace, che potesse segnare da un momento all’altro», le parole del bomber mantovano. «Nella ripresa, dopo lo svantaggio, è emersa la nostra voglia di recuperare il risultato: è stata quella, più che il cambio di modulo, a fare la differenza».




Commenti

commenti

About Gabriele Fusar Poli


WP2Social Auto Publish Powered By : XYZScripts.com