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Ore 21.20 – (Il Centro) È la vigilia, per il Teramo, dell’esordio stagionale al Bonolis. Domani (ore 16,30) i biancorossi, reduci dallo scivolone di Lumezzane, ricevono la visita del Bassano di Luca D’Angelo. Potrebbe già esserci spazio per l’ultimo arrivato, l’attaccante brasiliano Jefferson, colpo di fine mercato del club di via Oberdan. Il tecnico Lamberto Zauli, intanto, prepara eventuali novità tattiche: il modulo è pronto a passare dal 4-3-1-2 al 4-3-3 (o 4-3-2-1) per sfruttare al meglio il potenziale offensivo. «Darei un bel 7 al mercato del Teramo», dice il patron Luciano Campitelli, «perché la squadra l’avevamo già fatta per l’inizio del ritiro e necessitavamo solo di un ritocco. Abbiamo allestito una rosa importante, facendo il massimo». A proposito del mancato arrivo di un centrocampista che potesse sostituire numericamente Amadio, il presidente sottolinea: «Se fosse arrivata una mezzala qualcuno sarebbe dovuto partire o restare in panchina. Si è preferito, pertanto, aggiungere un attaccante come Jefferson per garantrci fisicità e abilità nel far salire la squadra. Non sono previsti, per ora, interventi sul mercato degli svincolati nel reparto di centrocampo. C’è totale fiducia negli elementi a disposizione». Poi il patron parla del modulo. «Il 4-3-3 è un modulo fattibile», sottolinea Campitelli, «e avendo tanti attaccanti di qualità si possono esaltare le doti di Petrella, Sansovini e Forte. C’è poi Carraro, che può ricoprire tutti i ruoli del centrocampo. Spetta a mister Zauli fare le scelte più opportune. Voglio un gioco d’attacco e creare occasioni da rete. Quest’anno le punte ci sono e vanno assolutamente sfruttate». Il Diavolo è chiamato a riscattare la falsa partenza in campionato. «A Lumezzane, con il passare dei minuti, siamo mancati sul piano fisico e dell’approccio», fa notare Campitelli, «ma ho già detto ai ragazzi che non voglio più vedere superficialità e arrendevolezza. Con il Bassano mi aspetto un Teramo determinato e arrabbiato». Non può mancare, da parte del patron biancorosso, un accenno sulla questione ancora irrisolta della gestione del campo dell’Acquaviva: «Urge fare chiarezza quanto prima, altrimenti diventerà sempre più problematico fare calcio a Teramo. C’è bisogno di strutture idonee per il settore giovanile», spiega Campitelli, «e, per permettere questo, sarei anche pronto a ristrutturare il vecchio stadio comunale a mie spese». Ufficializzate le cessioni in prestito, in serie D, di tre baby della Berretti: il portiere Cannella va all’Agnonese; il difensore Frezzi al Campobasso e l’esterno Calderaro al Manfredonia. Niente presentazione. È stata definitivamente annullata la presentazione della squadra in piazza Martiri, in segno di lutto per le vittime del terremoto del 24 agosto. Domani, nella sala convegni del Bonolis (ore 12), verranno invece presentate alla stampa le maglie ufficiali della stagione. Termina oggi, alle 19, la campagna abbonamenti: superata quota 450 di tessere vendute.
Ore 21.00 – (Gazzetta di Mantova) Tra fallimenti e repentine rinascite, il Venezia alla fine si presenta sempre al via della stagione come una delle squadra da battere. In particolare quest’anno, dopo l’ingresso dell’americano Joe Tacopina, ex presidente del Bologna, i lagunari non fanno mistero di voler salire di categoria e in breve tempo arrivare anche in serie A. Avevamo lasciato il Venezia nel 2014-15 in Lega Pro in mano a una dirigenza russa: in estate però la società fu lasciata al proprio destino e la mancata iscrizione comportò la sparizione dal calcio. In breve venne ricostituita una nuova società (Venezia Football Club Società Dilettantistica) con a capo lo statunitense James A. Daniels, che partecipò subito alla serie D: con l’avvento di Tacopina a ottobre 2015 le ambizioni sono aumentate in misura esponenziale e il Venezia è riapprodato in Lega Pro sotto la guida di Favaretto prima e di Favarin poi. In estate la squadra è stata rinforzata con 15 acquisti, alcuni di categoria (Facchin, Pederzoli, Fabris e Tortori), altri dalla serie B o addirittura dalla A come Baldanzeddu (Latina), Domizzi (Udinese), l’ex Bentivoglio (Modena), Ferrari (dal Lanciano) e le due punte Gejio e Marsura, entrambi dal Brescia. Il tutto messo nelle mani di Filippo Inzaghi, reduce dall’esperienza negativa col Milan ma intenzionato a farsi largo nella sua nuova carriera di allenatore. Il Venezia gioca con un 4-3-3 e si presenta come una vera corazzata. Al momento però, pur vincendo, fatica a segnare: solo 1-0 nell’esordio contro il Forlì e uguale successo in Coppa Italia contro un Mantova imbottito di giovani.
Ore 20.50 – (Gazzetta di Mantova) Ieri mattina il Mantova si è allenato agli ordini di Luca Prina al Martelli a porte chiuse. Tutti i biancorossi sono in buone condizioni fisiche e gli unici dubbi riguardano il difensore Cristini, che ha lavorato a parte a causa di un affaticamento muscolare e che comunque stamani (altra seduta al Martelli a porte chiuse) dovrebbe riaggregarsi al gruppo. Il neoacquisto Salifu, invece, è arrivato a Mantova ieri in tarda mattinata e si è allenato nel pomeriggio con il preparatore atletico Disderi, ma da stamani sarà a piena disposizione di Prina. Il mister come sempre attenderà l’ultima seduta per sciogliere eventuali riserve sulla formazione, ma è molto probabile che domani (ore 20.30) contro il Venezia darà fiducia all’undici che ha ben figurato al debutto ad Ancona, magari con un paio di variazioni. In attacco, infatti, sembra scontato l’utilizzo dal primo minuto di Tripoli al posto di Boniperti, che in settimana ha avuto anche un lievissimo acciacco fisico ma che è comunque disponibile. In difesa, poi, saranno da valutare le condizioni di Cristini, al posto del quale potrebbe essere utilizzato il nuovo acquisto Romeo, che ha già debuttato nel finale di gara ad Ancona. Sulla fascia, infine, dovrebbe trovare subito spazio il neoacquisto Regoli, al quale cederebbe il posto Di Santantonio. Riassumendo, nel consueto modulo tattico 3-4-3 Prina dovrebbe proporre davanti al portiere Bonato una linea difensiva composta da Cristini (o Romeo), Siniscalchi e Carini; Bandini (a destra) e Regoli (a sinistra) agiranno sulle fasce, mentre in mediana saranno confermati Zammarini e Raggio Garibaldi; in attacco, infine, il tridente sarà composto da Tripoli, Marchi e capitan Caridi. In panchina, poi, Prina avrà finalmente tante soluzioni per provare eventualmente a cambiare il match in corsa.
Ore 20.40 – (Gazzetta di Mantova) In volata, ma le cose in casa Mantova sembrano sistemarsi. Gli acquirenti romani oggi depositeranno infatti in Lega e in Figc la documentazione necessaria per chi rileva almeno il 10% di un club calcistico professionistico, pena «il mancato riconoscimento, ai fini sportivi, del trasferimento delle quote e/o azioni all’acquirente e l’impossibilità per la società sportiva di associarsi alla Lega per la stagione sportiva immediatamente successiva all’Acquisizione». Per farlo, però, si è preferito ricorrere a un’altra cessione del Mantova Fc: la Zoldan Costruzioni Generali Srl (dell’unico socio Sergio Casseri, che esce di scena), infatti, ha trasferito il suo 75% a Enrico Folgori (48%), Marco Claudio De Sanctis (9%), Andrea Barberis (9%) e al Gruppo Odp Pubblicità Srl (9%), azienda che è sempre di proprietà di Andrea Barberis e che dovrebbe curare il marketing del club di Viale Te, assicurando sponsor di buon livello. In sostanza, a presentare le garanzie in Lega e Figc sarà dunque Enrico Folgori, l’unico acquirente di un pacchetto superiore al 9%. Materialmente lo farà stamani (ultimo giorno utile dei 30 previsti dalle norme), ma in realtà il patron Serafino Di Loreto ha già ricevuto la documentazione in via preventiva. «E, per non correre rischi – spiega lo stesso Di Loreto -, l’abbiamo girata all’ufficio legale della Lega Pro, che in via ufficiosa ci ha già dato l’ok sulla regolarità della pratica. Che, per quanto riguarda la parte finanziaria, arriva da un primario istituto bancario nazionale, il Credito Valtellinese». Il nuovo passaggio di proprietà, apprezzabile quantomeno perché impegna in prima persona gli acquirenti romani, è stato necessario anche per un aspetto tecnico. Le norme per l’acquisizione delle società calcistiche, infatti, prevedono che le garanzie bancarie riguardino soggetti o società «con cui (gli istituti di credito) abbiano rapporti economici da almeno un anno». Cosa impossibile ovviamente con la Zoldan Costruzioni Generali Srl, che è stata costituita soltanto lo scorso maggio. Da qui la decisione di non correre rischi e di ovviare al problema ricorrendo a un altro atto notarile, per trasferire le quote del Mantova. «Sinceramente – afferma al riguardo il presidente Sandro Musso – anch’io avevo suggerito a De Sanctis e a Folgori di impegnarsi in prima persona nel Mantova, per dare un segnale preciso della loro volontà di fare le cose nel migliore dei modi. E mi fa piacere che abbiano seguito questo consiglio». Ovviamente, il restante 25% del Mantova resta nelle mani dei soci di minoranza nella stessa misura in cui lo è dal 5 agosto scorso: Sandro Musso 9%, Serafino Di Loreto 6%, Giambattista Tirelli 4%, Bruno Bompieri 3%, Carlo Giovanardi 3%. «Adesso possiamo finalmente concentrarci sul campo – dice Serafino Di Loreto – e non vedo l’ora di andare allo stadio per assistere alla partita con il Venezia». Nella circostanza faranno il loro “debutto” al Martelli anche i soci romani, a partire dal vicepresidente Marco Claudio De Sanctis e dall’amministratore delegato Enrico Folgori. Di certo il contributo di De Sanctis – come più volte sottolineato da Sandro Musso – è stato prezioso sul fronte mercato, dove alla fine è stata allestita una rosa (vedi tabella sopra) ben più solida di quanto preventivato (il progetto iniziale parlava di 5-6 elementi esperti e una nidiata di giovani), in grado sulla carta di lottare per una tranquilla salvezza. «Il tutto – sottolinea il presidente Musso – restando di 150mila euro al di sotto del budget previsto, che è un risultato ottimo. Ottenuto grazie alle conoscenze di De Sanctis e anche grazie alle tante cessioni, per le quali sono stati molto bravi il dg Togni e il ds Pelliccioni». Insomma, per il momento la parola passa al campo. Di società si tornerà a parlare (poco, si spera), quando ci saranno da onorare le scadenze degli stipendi, il 16 settembre. Nel frattempo pare che i soci romani abbiano anche intenzione di subentrare nella fideiussione presentata in Lega da Musso (addirittura alzandola a 500mila euro) e di ricapitalizzare l’Acm, portando il capitale sociale da 10mila e 2-300mila euro. Ma anche di questo si parlerà più avanti.
Ore 20.20 – (Alto Adige) Si torna a giocare nella “città dei Ceri”, si torna a giocare a Gubbio nella speranza che questa volta il “giro di giostra” (che la millenaria tradizione eugubina dedica il 15 maggio a Sant’Ubaldo, San Giorgio e Sant’Antonio Abate) questa volta non abbia le sembianze di quel pesante 4 a 0 che, nella stagione 2010-2011, la squadra umbra rifilò all’Alto Adige. Vittoria che rappresentò una delle pietre miliari di un campionato che il Gubbio seppe coronar con la conquista della serie cadetta. Serie B che, nella sua storia ultracentenaria, il Gubbio ha conquistato due volte: la prima nell’immediato dopoguerra (46-47) con Masetti in panchina e la seconda, quella già citata, conquistata dalla compagine diretta da mister Torrente. La storia del Gubbio ha tradizioni antiche, risalenti al 1910 e grazie a don Bosone Rossi che firma il primo atto ufficiale della “Società per Esercizi Sportivi di Gubbio”. Il calcio fu “adottato” il 25 marzo del 1913, quando i dirigenti eugubini affidarono il pallone di cuoio alla prima compagine vestita con i colori rossoblù. Il primo campo da gioco fu quello di “San Benedetto” e ribattezzato “Fossa dei Leoni”, per mezzo secolo l’epicentro del calcio eugubino. Centro di gravità che dal 1977 è diventato il “Piero Barbetti”, impianto dedicato alla memoria dello storico presidente. Dopo oltre vent’anno trascorsi ai margini del calcio nazionale, durante i quali il Gubbio conosce soltanto la quarta serie, nella città dei Ceri si torna a respirare aria di grande calcio nel 1987 quando con il contributo dell’esperto Massimo Cacciatori, i rossoblù tornano a calcare il palcoscenico del professionismo, risalendo in C2 conquistata nello spareggio del “Renato Curi”. Il Gubbio conosce ancora altri momenti di scarsa brillantezza, precipitando negli anni 90 negli inferi prima dell’Interregionale e, successivamente, dell’Eccellenza. Non è solo il risultato calcistico a far soffrire l’appassionata tifoseria eugubina, ma anche le vicissitudini societarie che in quegli anni rischiarono di far fallire il progetto di Don Bosone, scongiurato soltanto grazie all’intervento di una cordata di imprenditori locali. Da qui in avanti il Gubbio riesca a darsi una diversa struttura che gli consente di tornare per la seconda volta in cadetteria. Il resto è storia recente, la compagine rossoblù, nel 2014-2015, precipita in serie D, rientrando nel grande giro nello scorso maggio con la conquista del campionato. E quest’anno già all’esordio con il Pordenone, gli eugubini dimostrano di fare sul serio, alla luce del pareggio. Gubbio e Alto Adige si affronteranno domani in un match che si preannuncia davvero interessante, nel frattempo entrambe annunciano nuovi arrivi: a Maso Ronco ha disfatto le valige il ventiseienne portiere Stefano Fortunato, mentre nella città dei Ceri è arrivato il trentaseienne estremo Antonio Narciso.
Ore – (Gazzetta di Modena) Nella seduta pomeridiana di ieri è tornato in gruppo Manfredini, rimasto a riposo mercoledì, mentre Laner ha lavorato a parte e sarà difficile vederlo titolare a Salò, con la conferma di Salifu in una linea mediana completata da Giorico e Olivera. Osuji, sempre presente a bordo campo, sta valutando la clinica nella quale effettuare l’intervento chirurgico necessario per risolvere il problema tendineo al muscolo della coscia sinistra. Già finita l’avventura del centrocampista bulgaro Tsonev: «Pur essendo un buon prospetto, abbiamo valutato di non tesserarlo», ha dichiarato Pavarese.
Ore 20.00 – (Gazzetta di Modena) Sin dall’inizio del ritiro, il Modena ha scelto di puntare su Stefan Popescu come titolare sulla corsia sinistra della difesa, dopo aver esercitato l’opzione per il rinnovo biennale del contratto suo e di Daniele Giorico. Il terzino rumeno, nella passata stagione chiuso da Rubin ed incapace di mostrare le qualità grazie alle quali in B era diventato titolare inamovibile a Terni solo pochi mesi prima, ha tanta voglia di riscattare la retrocessione e il carisma da trascinatore. Non è un caso se proprio lui, al termine della seduta di allenamento di ieri, sia stato al centro di una gag che ha coinvolto tutta la squadra e lo staff tecnico, in un clima davvero positivo dopo un’ora e mezza di fatica. Il terzino rumeno è il classico giocatore capace di fare gruppo ed è proprio sull’importanza del collettivo che ha voluto concentrare la propria attenzione nella penultima conferenza stampa prima della trasferta di Salò: «Come valori tecnici – ha raccontato – questa Lega Pro non mi sembra così inferiore rispetto alla serie B, perché ci sono davvero tante squadre molto ben attrezzate. Dal mio punto di vista, però, in un questa categoria non fanno la differenza i nomi ma il gruppo: più si è uniti, più ci si possono togliere soddisfazioni. Possiamo e vogliamo fare un buon campionato, credo che già nel derby con il Parma siamo riusciti a fare emergere quanto siamo squadra: il mister ci aveva motivato, in campo abbiamo lottato ed avremmo potuto vincere. È stata una bella gara, che ci ha dato ulteriore fiducia. I nuovi acquisti si sono inseriti alla grande, ma la cosa più importante è che possano subito dare una mano al Modena in campo. A Salò non sarà facile, perché affronteremo una squadra tosta ed esperta della categoria, ma scenderemo in campo per vincere. Abbiamo lavorato tutta la settimana per fare una battaglia, con l’atteggiamento giusto riusciremo a ripetere il nostro ottimo debutto. Contro il Parma i tifosi sono stati il dodicesimo uomo in campo, speriamo di continuare così e che ci sia sempre più gente al nostro fianco».
Ore 19.50 – (Gazzetta di Modena) «Ero un uomo fermo in stazione ad aspettare un treno che non passava mai. Quel treno è passato e ora non voglio più scendere». «Nella maglia conta lo stemma sul cuore, non il nome che c’è scritto dietro». «Quando in sede o nello spogliatoio vedo le vecchie foto del Modena, capisci quanta storia c’è qui e il rispetto che dobbiamo a chi l’ha costruita. Dovremo dare il 150%: per noi, per la storia, per i nostri tifosi». Frasi che potrebbero essere di rito, studiate ad hoc per imbonirsi una città ferita come Modena, soprattutto se chi le pronuncia è anche giornalista pubblicista esperto nel mondo della comunicazione. Ma Gigi Pavarese, direttore sportivo del Modena, non è un Alessio Secco, per capirci, non ha la frase giusta da dire al momento giusto. Le attinge dal cuore, dalla passione e dalla consapevolezza di chi sa di giocarsi una nuova sfida professionale decisiva in una carriera interrotta da una squalifica. Il Modena gli ha offerto una mano, Pavarese, 51 anni, l’ha presa e vuole ricambiare. Ha ereditato una situazione scomodissima: gestire un post retrocessione in una piazza imbufalita con Antonio Caliendo, disillusa e scollata dalla propria squadra. Una piazza che negli ultimi due anni ha avuto un ds solo di nome e non di fatto. Ricostruire autofinanziandosi con le cessioni non era facile. Ma una squadra c’è e col Parma, pure in Coppa Italia, ha bene impressionato. E gli innesti di Laner, Basso e di Big Bajner, il possente centravanti ungherese, potrebbero anche darle un aspetto interessante. Contento del mercato? «Ho fatto la squadra che volevamo costruire e in base alle nostre possibilità. Cercavamo gente che sposasse la filosofia mia e di Pavan: cucirsi la maglia addosso, andare nell’arena e combattere. Non pongo limiti, se gli altri saranno migliori complimenti: daremo filo da torcere a tutti. Sono convinto del lavoro che ho fatto e lo consegno al giudizio del campo. Ma tanto per capirci: io voglio vincere anche a rubamazzetto con mia nipotina». La conferma di Giorico è il miglior acquisto. «No, è stato Pavan. Non lo conoscevo, ma Caliendo mi disse di tenerlo in considerazione. Dopo aver sentito altri tecnici, ho parlato con lui e ho visto che aveva quella scintilla che agli altri mancava. Lui ha voglia di emergere, io di riemergere: ci siamo capiti al volo. In lui rivedo Massimo Rastelli che ho lanciato io, ma Pavan ha una qualità in più: la modenesità e un’appartenza alla città che lo rendono ancora più responsabile. Questo è un aspetto che dobbiamo ricostruire assieme alla squadra e ai nostri tifosi. Che spero ci diano un po’ di fiducia: l’applauso della curva piena dopo la partita col Parma per noi è stato importantissimo. Finora abbiamo servito un buon antipasto, ora dobbiamo cucinare il pranzo che Modena merita». È una squadra legata a tante scommesse, alcune calcolate, ma scommesse. «L’importante è che queste scommesse abbiamo deciso di giocarsele prima di tutto a livello personale. Come Diakite e Bajner, che mi ricordano il primo Amauri e Aldo Serena, come Tulissi, Accardi, gli stessi Laner e Basso. Qui c’è la giusta fame per ridare dignità al Modena e a ogni tifoso». Occasioni mancate? Da dove spunta Bajner? «Volevo un italiano, ma ingaggi come quello di Curiale o di super punte di categoria non sono da Modena. Bajner? Me lo aveva segnalato un amico esperto di calcio ungherese. Avevo il suo nome sul taccuino e ho seguito la pista. È convinto di giocarsi una grande chance e sa che se fa bene alla fine guadagnerà di più». Caliendo come sta? «Quando ci siamo incontrati la prima volta schiumava di rabbia e voglia di riscatto. Era a terra per la retrocessione, ma ancor più dispiaciuto per l’ostilità dell’ambiente. Se lo conosci sai che non lo merita. Poi non c’è nessuno dietro di lui».
Ore 19.30 – (Gazzetta di Reggio) Si è conclusa la campagna abbonamenti della Reggiana per la stagione 2016/17 e l’ha fatto con numeri da record per la storia granata, non solo per la Serie C. Il dato finale è, infatti, di 4.767 abbonamenti sottoscritti e, rappresenta il 5° miglior risultato nella storia della Reggiana, alle spalle solo delle tre stagioni in Serie A (’94/’95, ’93/’94, ’96/’97) e della stagione in Serie B del ’95/’96. La società all’inizio della campagna abbonamenti ha usato come filosofia quella di portare il maggior numero di persone possibili allo stadio, abbassando anche i prezzi rispetto alla stagione scorsa, per dare seguito all’entusiasmo venutosi a creare in città dopo l’arrivo di Mike Piazza e, questa politica ha pagato, perché i sostenitori granata hanno risposto presente. E’ vero, l’obiettivo dei 5.000 dichiarato ad inizio campagna abbonamenti non è stato raggiunto, per poco, ma questo rappresenta un ottimo risultato e, sarà uno stimolo ulteriore per tutta la squadra.
Ore 19.20 – (Gazzetta di Reggio) Come arriva l’Ancona all’appuntamento con i granata? «Discretamente bene», ragguaglia il suo allenatore, Fabio Brini. Che però mette le mani avanti: «Sappiamo di dover affrontare una squadra importante, con giocatori di qualità, che ha fatto un mercato ambizioso. Dovremo fare una partita intelligente ed è quello per cui ci siamo preparati». L’Ancona è stata una delle società più attive nell’ultima giornata di mercato, con ben 4 arrivi (Momentè, Zampa, Agyei e Scuffi): possibilità di vederne qualcuno a Reggio? «Abbiamo completato la rosa con quel che ci serviva a livello quantitativo e qualitativo. Difficile, però, che qualcuno possa giocare subito, dipende dalle loro condizioni e poi debbono inserirsi in un sistema collaudato». Le vostre ambizioni? «Un posto nella griglia allargata dei play off, entrare nelle prime dieci sarebbe un buon risultato, arrivarci lontano una mezza delusione». La Reggiana l’ha studiata? «E’ una squadra di valore, non nasconde di essersi strutturata per una stagione di vertice. Mi pare che Colucci abbia un organico che consente diverse opzioni, è tra le favorite e per noi non sarà facile, ma proviamo a giocarcela». Venezia e Parma sono così fuori gara o ci può essere spazio per altre? «Quelle sono squadre importanti, con grandi disponibilità, ma non sempre nel calcio vince chi investe di più. E poi ci sono altre squadre che possono dire la loro: Reggiana, Modena, Padova, Bassano». Lei a Pavia , ha allenato Ghiringhelli, Manconi e Casarini, che ricordo ne ha? «Di tre bravi giocatori, importanti per la categoria. Da un lato mi spiace che Casarini sia ancora fuori, dall’altro, onestamente, è un vantaggio non avere di fronte un avversario da proscenio superiore».
Ore 19.10 – (Gazzetta di Reggio) Oggi Leonardo Colucci, nella rifinitura prevista alle 17 in via Agosti – sperimenterà il suo undici ideale, senza stravolgere comunque la formazione vista a Bassano, da mandare in campo domani (18.30) contro l’Ancona. Tra l’altro, gli ultimi arrivati del mercato, ossia Sbaffo e Falcone, difficilmente saranno tra i convocati contro i marchigiani perché il primo ieri ha lavorato molto al differenziato, quindi potrebbe avere una forma atletica non ancora ideale, mentre l’altro solo oggi raggiungerà Reggio per problemi di trasloco. L’unico dubbio rispetto a sabato scorso è Mogos perchè non si allena da una settimana mentre Trevisan è ancora fermo a scopo precauzionale e per lui servirà una risonanza magnetica nei prossimi giorni per capirà l’entità del suo problema muscolare. Al posto del romeno andrebbe Ghiringhelli mentre Giron avrebbe la sua grande chance debuttando sulla fascia sinistra. Maltese verso il rientro a centrocampo mentre davanti tutto confermato.
Ore 19.00 – (Gazzetta di Reggio) «Non vogliamo fare proclami, ma questa Reggiana è ambiziosa e vuole essere competitiva. I tifosi vogliono il salto di categoria e noi abbiamo lo stesso obiettivo». Al direttore generale Maurizio Franzone, da pochi giorni anche amministratore delegato del club, il lavoro non manca. La Reggiana è un cantiere aperto sotto tutti i punti di vista e nel quartier generale di via Mogadiscio i progetti non mancano. Non si tratta di libri dei sogni perché alcuni passi importanti si sono già concretizzati e il mercato di queste settimane lo dimostra. La campagna acquisti e cessioni, diretta dal ds Andrea Grammatica, è andata oltre le più rosee aspettative dei tifosi. «È stato fatto un ottimo lavoro. – dice Franzone -. È stata costruita una squadra molto competitiva e completa, che ci consentirà eventualmente anche di cambiare modulo, anche se in proposito voglio chiarire che le questioni tecniche non sono di mia competenza. La Reggiana si è data una struttura importante, con ruoli ben definiti». Franzone, una carriera da portiere in Italia e poi da consulente negli Stati Uniti, dove ha conosciuto il presidente Mike Piazza, in questi mesi ha visto crescere l’interesse intorno alla squadra. «Reggio ha subito mostrato passione per questo progetto, dal primo giorno in cui Mike si è presentato. Ma ho notato una cosa recentemente: ho visto un cambiamento d’atteggiamento nei calciatori che abbiamo contattato. Negli ultimi 10 giorni mi sono reso conto che siamo diventati una squadra molto ambita. Abbiamo preso giocatori che avevano offerte dalla B. Vuol dire che molti hanno capito che qui c’è un progetto valido». Un progetto che non ha un solo pilastro. «La prima squadra è solo una parte di questo lavoro. Il settore giovanile è fondamentale e per questo anche avere un centro sportivo che sia attraente per i ragazzi». Da quando Piazza è arrivato a Reggio molti si sono chiesti in che modo pensi di fare business dove tutti hanno sempre perso. «Il business non si fa in Lega Pro ovviamente, ma in serie B e serie A. Gli investimenti attuali servono per creare la struttura adeguata a questo salto di categoria al quale puntiamo. Poi sappiamo che sarà difficile». Oggi Mike Piazza sarà in città e rimarrà fino alla sfida con il Venezia, anch’esso di proprietà americana. «Domenica compie gli anni e speriamo di fargli un bel regalo. La sconfitta con il Bassano gli è dispiaciuta per il modo in cui è arrivata, si è rivisto la partita un paio di volte, però dal giorno dopo pensava solo alla sfida successiva». La presenza dell’americano in Emilia non sarà comunque un fatto episodico. Piazza tornerà già per la trasferta contro il Lumezzane alla settima giornata. Da un campione come l’ex stella del baseball ci si aspetta un’iniezione di cultura sportiva americana, che dovrà però fare i conti con la nostra. «L’idea del presidente è quella della partita come un evento che coinvolge le famiglie e dura più dei 90’. in Italia non è sempre facile per il modo in cui sono organizzati gli stadi». Quanto accaduto con la partita tra Sassuolo e Stella Rosa è quanto di più lontano si possa immaginare rispetto a quanto accade negli Stati Uniti (e non solo). Piazza fin da subito è rimasto colpito dallo stadio di Reggio. «Anche se non è di nostra proprietà è lo stadio dove giochiamo. Poi vediamo cosa accadrà in futuro, anche su questo aspetto stiamo lavorando». In poche settimane Franzone ha toccato con mano il nervosismo che serpeggia tra i tifosi nei confronti del Sassuolo. «Conosciamo queste cose. Ma vogliamo guardare avanti e a quello che serve alla Reggiana. Abbiamo bisogno di uno stadio importante, come quello nel quale giochiamo, e abbiamo un progetto sui campi di via Agosti, e il Comune ci sta aiutando. Lavoriamo insieme per il bene di questo club».
Ore 18.40 – Qui Guizza: termina l’allenamento.
Ore 18.20 – Qui Guizza: provate soluzioni da palla inattiva.
Ore 18.00 – Qui Guizza: provato il 3-5-2, nella probabile formazione titolare compaiono Cappelletti, Mazzocco, Filipe ed Alfageme, che vincerebbero dunque i rispettivi ballottaggi con Russo, De Risio, Mandorlini ed Altinier. Semplice pretattica e carte mischiate da parte di mister Brevi?
Ore 17.40 – Qui Guizza: Biancoscudati in campo da mezz’ora per l’allenamento, alle prese col lavoro atletico.
Ore 17.20 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) Due nuovi acquisti per il Forlì, che si è ufficialmente presentato in grande stile a città e tifosi nell’auditorium di CariRomagna. Presenti tutte le formazioni giovanili con relativi mister, accompagnatori e dirigenti. Il clou della serata è stato raggiunto quando è sfilata la prima squadra, reduce dalla onerovole sconfitta (0-1) di Venezia. Nell’occasione sono stati presentati anche i due neoacquisti che saranno disponibili per la sfida di domani alle 16.30 con il Pordenone. Sono il trequartista 25enne Nicola Capellini, cavallo di ritorno a Forlì dopo le esperienze con Cesena e Fidelis Andria, e il 22enne centravanti macedone Alimi Isnick, arrivato in prestito dall’Atalanta. Nel corso della serata mister Massimo Gadda ha ribadito la sua soddisfazione per la prestazione dei biancorossi nella gara d’esordio e affermato che i suoi ragazzi «sono pronti per misurarsi con il Pordenone, una realtà importante del girone B di Terza serie».
Ore 17.10 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) Bruno Tedino dedica un “capitolo” particolare del post-mercato a Luca Cattaneo, all’indomani della permanenza di «Veleno» a Pordenone. Lo aveva cercato la Reggiana, ma l’affare non è andato in porto. «Luca – spiega il tecnico del Pordenone – è un giocatore molto importante per la nostra squadra e per il nostro campionato. E io, personalmente, gli devo molto». Poi il discorso esce dal campo per arrivare al lato umano: «Con lui – assicura Tedino – ho un ottimo rapporto. È un ragazzo con cui ho condiviso e condivido tantissimo ogni giorno. È una persona molto seria e si è sempre allenato bene con tutta la squadra, sia sotto l’aspetto tecnico che dal punto di vista morale». Ora Cattaneo, trequartista o esterno offensivo, è pronto a giocarsi un posto alla pari dei colleghi d’attacco. «Si conquisterà il posto come gli altri – assicura il tecnico neroverde -, sapendo che è tenuto assolutamente in considerazione dal suo allenatore e da tutto lo staff». La prima risposta arriverà già domani alle 16.30, nella trasferta di Forlì che il Pordenone spera di completare con la prima vittoria stagionale in campionato.
Ore 17.00 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) Se c’è uno veramente contento che agosto se ne sia andato, costui è Bruno Tedino. Lo vedi più sereno già il giorno dopo la chiusura del mercato estivo. «Sì – sorride disteso -. Sino all’ultimo temi sempre che arrivi la chiamata da qualche club importante per un giocatore che ritieni importante per il tuo club. È successo – rivela -, ma non erano proposte irresistibili e le abbiamo respinte al mittente, mantenendo con mia grande soddisfazione l’organico completo». FELICI PER ALE – In verità una cessione c’è stata: quella di Alessandro Zavan, classe ’99, difensore dal fisico imponente, passato al Perugia in B. Se n’è andato forse il prospetto più interessante del settore giovanile neroverde. «Vero – annuisce il mister -, ma quella era un’opportunità troppo importante per Alessandro per sottrargliela. Va in serie B ed è subito stato aggregato alla rosa di prima squadra del Perugia. Anche per noi è una soddisfazione. Significa che abbiamo lavorato bene e siamo riusciti a dargli visibilità». NESSUN RIMPIANTO – Sera d’agosto da calma piatta. Non c’è stato alcun botto da ultima ora in entrata, tipo quello che ha portato l’ex ramarro Boniotti dal Brescia al Padova. «Ovvio – risponde Tedino -, ci eravamo mossi per tempo e costruito un organico completo in ogni reparto. Ripeto – enfatizza -: sono contento di averlo mantenuto». Proprio nessun rimpianto? Nessuna trattativa fallita? Nessun giocatore mancato nella lista dei desideri? «Niente e nessuno – garantisce -: stiamo benissimo così». SUCIU PER BURRAI – Se ha un rimpianto, è quello di non poter utilizzare Burrai domani a Forlì. Il regista è stato squalificato dopo essere stato espulso (per un errore di persona) sabato scorso nel match con il Gubbio. «In regia – anticipa Tedino – giocherà probabilmente Suciu o, in alternativa Gerbaudo, con Misuraca dentro dall’inizio». Non dovrebbero esserci altre varianti, almeno al momento, rispetto all’undici che ha pareggiato con il Gubbio. BERRETTONI IN CORSA – Sulla corriera che questo pomeriggio partirà per la Romagna salirà anche Berrettoni. «Emanuele – conferma il tecnico – sarà con noi, anche se non mi sembra al top della condizione dopo lo stop per l’infortunio alla caviglia. Probabilmente partirà in panca. Sicuramente entrerà in corsa». La matricola Forlì all’esordio sabato scorso al Sant’Elena ha fatto sudare le proverbiali sette camicie al super Venezia, per poi arrendersi solo a un gol di Fabiano.
Ore 16.50 – (Messaggero Veneto) Il mercato professionisti si è chiuso ufficialmente mercoledì notte, ma in un certo senso è ancora aperto in Lega Pro. Si possono infatti tesserare ancora i giocatori svincolati, che continuano a essere parecchi. Tra loro ci sono numerosi calciatori ex neroverdi, che da luglio sino a oggi non sono riusciti a trovare squadra. Il caso più clamoroso riguarda Alberto Filippini (classe ’87). “Pippo” è ancora senza contratto: non gli è bastata la scorsa buona stagione – condita da 8 gol complessivamente –, i lampi di classe dimostrati, la generosità in campo e la sua capacità di fare gruppo. Non è stato riconfermato tra i ramarri e da allora ha ricevuto solamente proposte ritenute poco allettanti. L’attaccante bresciano è stato richiesto dal Lumezzane, che gli aveva offerto un biennale: lui ha rifiutato. Ora pare ci sia il Taranto sulle sue tracce (sempre in Lega Pro). Dei neroverdi della scorsa stagione sta a spasso anche un ottimo giocatore come Eros Castelletto (’95): il mediano soffre la situazione legata ai giovani di proprietà dei club di A e B, che vengono spediti in Lega Pro e pagati in toto dalle società di provenienza. Lui era del Pordenone, che non gli ha rinnovato il contratto. A casa anche Axel Gulin (’95), attaccante, Andrea Cosner (’88), terzino, e i due portieri Andrea De Toni (’94) e Gianni Careri (’82), questi ultimi legati a un ruolo che prevede pochi spostamenti. Delicato il caso di Matteo Dionisi (’85), terzino della promozione dalla D alla Lega Pro. Il Padova, il suo club, l’ha messo fuori lista. La società biancoscudata ha cercato di cederlo, senza però trovare acquirenti in categoria – la serie C – l’unica considerata dal giocatore. A quest’ultimo è stata proposta la rescissione, che gli avrebbe dato la possibilità di accasarsi in Lega Pro entro il 16 dicembre. Ipotesi rifiutata. Adesso può solo sperare in una chiamata dalla serie D, categoria che però attualmente non vuole prendere in considerazione. Di quell’annata è ancora a spasso Matteo Nichele (’81) – c’era stato un abboccamento col Cordenons – mentre della prima stagione in Lega Pro, tra gli altri, rimangono senza contratto i difensori Daniele Rosania (’91), Riccardo Fissore (’80) e Davide Bertolucci (’88), reduci rispettivamente da un torneo con Juve Stabia, Maceratese e FeralpiSalò.
Ore 16.40 – (Messaggero Veneto) Quattro gare in quindici giorni: da domani, con la trasferta di Forlì, inizia la prima salita del campionato di Lega per il Pordenone. Si inizia in Romagna, quindi il Teramo sabato 10 in casa, poi Mantova mercoledì 14 e infine il Parma al Bottecchia sabato 17 per il big match della quinta giornata. Un ciclo di partite di ferro, che daranno alcune, prime indicazioni di massima sul tipo di torneo che la squadra neroverde potrà disputare. Berrettoni e soci sono pronti, determinati a rifarsi dopo il pareggio col Gubbio della giornata inaugurale. Tour de force. In ballo dodici punti nel giro di due settimane. In altre parole, ci si gioca già qualcosa d’importante in questa prima metà di settembre. I ramarri cominciano il loro tour de force con una trasferta sulla carta abbordabile: il Forlì è una squadra costruita per salvarsi, riammessa a sorpresa dopo l’allargamento dell’organico della serie C a 60 società (era arrivato in finale nei playoff di D). Dopodiché arriva il Teramo dell’ex tecnico Lamberto Zauli, che ha le stesse ambizioni del Pordenone: entrare nei playoff, magari nel gruppo tra la seconda e la settima classificata. Il match di Mantova, in infrasettimanale, rappresenta un’incognita, in quanto i virgiliani sono stati rivoluzionati e vivono ancora con problemi legati alla proprietà della società. Infine il Parma, sabato 17: si ospita la prima, vera, grande del calcio italiano, formazione costruita per vincere il campionato. Insomma, due team che lottano per salvarsi, uno per i playoff, l’altro per salire in B direttamente: si vedrà qual è il vero Pordenone, dove può arrivare. Ciclo. L’ultima volta in cui i neroverdi hanno affrontato un ciclo del genere è stato nel primo anno di Lega Pro. Il primo a inizio stagione: pari col Venezia in casa (1-1), quindi i ko con Feralpi (l’incredibile 4-5) e Bassano (0-3 al Bottecchia), infine il pari con la Giana (0-0). Il poker di partite costò la panchina a Lamberto Zauli, sostituito poi da Luciano Foschi. Al ritorno l’altro quartetto di sfide, a febbraio: vittoria con Torres per 2-0, la sconfitta con la Giana a Monza nel recupero (2-0), il pari con la Cremonese allo Zini (0-0) e per chiudere la vittoria con l’Arezzo al Bottecchia (1-0, in 10 per 90′). Non è facile, come si vede, vincere sempre, ma chiudere il ciclo con 9-10 punti sarebbe a dir poco positivo e benaugurante. Le ultime. Rifinitura a porte chiuse stamattina per la squadra al De Marchi (inizio alle 10). Si va verso il 4-3-3 con Misuraca play al posto di Burrai e Buratto-Suciu mezzali. Davanti Berrettoni e uno tra Cattaneo e Martignago ai fianchi di Arma. Dovrebbe partire ancora dalla panchina Pietribiasi: deve ancora crescere di condizione ed è giusto che lo faccia per gradi. Ci sarà bisogno anche di lui in così tanti match ravvicinati e insidiosi.
Ore 16.20 – (Giornale di Vicenza) In un perfetto equilibrio tra arrivi e partenze (13 a testa) e con un organico più omogeneo del precedente, il nuovo Bassano ieri sera all’ora dell’aperitivo si è presentato alla cittadinanza nel salotto buono di Piazza Garibaldi. Dinanzi a una corposa cornice di pubblico sono sfilati uno a uno tutti gli effettivi della prima squadra di Lega Pro accompagnati dallo staff tecnico, in primis il capoallenatore Luca D’Angelo e dalle figure dirigenziali con in testa il presidente Stefano Rosso. Ognuno ha ricevuto la sua brava dose di applausi e nell’hit parade del battimani, gettonatissimi i veterani del gruppo e alcuni delle new entry che si sono messe più in evidenza in questo primo scorcio di stagione. È stata soprattutto l’occasione per chi è appena rientrato dalle vacanze o per quelli che si sono persi Tim Cup e ouverture di campionato con la Reggiana di conoscere da vicino gli ultimi acquisti e per fare un brindisi con loro.
Ore 16.10 – (Giornale di Vicenza) Marco Sansovini, sì proprio lui. Quello che ha segnato caterve di gol in serie B prima col Pescara eppoi con lo Spezia. Beh, adesso è il fiore all’occhiello dell’estate teramana, la punta di diamante a cui mercoledì sera hanno affiancato pure il brasiliano Jefferson prelevato dal Latina al piano superiore. Ecco Jefferson è un anima lunga lunga di un metro e 91 che col Latina bollava spesso e volentieri e che il Bassano l’ha già affondato 5 anni fa al Mercante in C1. Il pennellone carioca e il saettante Sansovini con la Lega Pro non c’entrano una mazza, questa è una coppia d’attacco almeno da media cadetteria ed è infatti su di loro che il Teramo mira per tornare protagonista. La sbandata alla prima curva di Lumezzane sabato scorso (2-0 maturato all’alba della ripresa) ha indispettito la tifoseria e infuocato il presidente Campitelli. E per il principe Zauli, che da luglio sovrintende alle operazioni sulla panchina teramana, sono già giorni di pressione totale: un risultato diverso dalla vittoria domani pomeriggio non sarà tollerato. Del resto il Teramo non nasconde ambizioni d’alta classifica, gli arrivi dell’esterno offensivo Ilari (ex Padova) o della mezzala Petermann, ex Novara e Palermo, sono lì a legittimare comprensibili velleità di risalita per i padroni di casa che la B l’avevano agguantata sul campo 12 mesi fa e che poi gli è stata sfilata sotto il naso per illecito sportivo all’ultima giornata. Zauli srotola i suoi attraverso un 4-3-1-2 con diversi interpreti dello scorso torneo (i due prodotti del territorio D’Orazio e Di Paolantonio sono tra i più pericolosi della vecchia guardia). Ma nel viaggio più distante della stagione Bassano dovrà gonfiare i pettorali per uscire indenne o.Intanto conforta sapere che Cenetti dopo il lungo stop per la distorsione al ginocchio ha ripreso a lavorare a pieno regime. È rientrato in città anche il portiere Gianmaria Rossi dopo l’intervento di giugno al tendine rotuleo del ginocchio, rivedrà il campo ad ottobre. Candido infine, tornerà a fine mese.
Ore 16.00 – Queste le dichiarazioni rilasciate da Oscar Brevi alla vigilia di Padova-AlbinoLeffe: “Siamo pronti per iniziare il nostro campionato domani sera. E ieri abbiamo visto tanto entusiasmo e tanto attaccamento, è stato bellissimo! L’AlbinoLeffe? Dobbiamo essere determinati e consapevoli dei nostri mezzi. Anche loro non hanno giocato la prima partita e hanno acquistato alcuni giocatori negli ultimi giorni, quindi non lo conosciamo molto ma dobbiamo come sempre pensare a noi stessi. Gli acciaccati? Oggi verificheremo le condizioni di De Risio e Filipe, che sono reduci da infortuni “fastidiosi”, mentre Altinier e Sbraga sono pienamente recuperati. Faremo tutte le valutazioni del caso, ma anche se ci fossero delle defezioni siamo coperti in ogni ruolo quindi non sarei e non sono preoccupato. Germinale? Credo che lo porterò in panchina. Che atteggiamento avremo domani? Dobbiamo giocare pensando che la gara dura novanta minuti e dunque dovremo gestirci a livello fisico nonché gestire tutte le situazioni, sia in fase di possesso palla che quando non ce l’abbiamo. Calendario dalla nostra parte? L’obiettivo è quello di partire bene, ed avendo tre partite su quattro davanti al nostro pubblico dobbiamo sfruttare al meglio il fattore campo. Il Venezia? Io penso solo all’AlbinoLeffe al momento…”.
Ore 15.40 – (Gazzettino, edizione di Venezia) «Possiamo e vogliamo vincere a Mantova, ma servirà un grande Venezia». Dopo quelli conquistati al Penzo battendo 1-0 il Forlì, Pippo Inzaghi chiede subito altri tre punti ai suoi, domani sera (ore 20.30) nella prima trasferta di campionato. «Sarebbe molto importante trovare continuità con un’altra vittoria – rimarca il tecnico arancioneroverde – Il nostro obiettivo è continuare a far bene, però sappiamo che sarà tutto diverso dalla partita del 13 agosto (1-0 firmato Pederzoli, ndr) in Coppa Italia. Il Mantova giocherà in casa, ha inserito 7-8 giocatori e ci vorrà il miglior Venezia. Un bel banco di prova, mi aspetto progressi un pò sotto tutti gli aspetti». L’ultimo giorno del calciomercato estivo ha portato da Inzaghi l’attaccante Stefano Moreo. «Ho visto vari filmati, avevamo bisogno di un elemento con le sue caratteristiche, giovane di 23 anni ma che già conosce la Lega Pro. Ringrazio la società per avermi accontentato, con Moreo, Ferrari e Geijo ho tre punte centrali importanti e più alternative tra il 4-3-3 e il 4-4-2. Dispiace per la partenza di Basso ma sugli esterni eravamo coperti». L’ultimo arrivato a Mantova andrà in panchina, ancora out Baldanzeddu e Fabris (oltre allo sloveno Stulac, in Nazionale under 21). «Ho fatto tutta la preparazione con l’Entella e sono già pronto – assicura Moreo – Fino agli Allievi nazionali sono cresciuto nel Milan, anche con Castellazzi (oggi nello staff di Inzaghi, ndr) come mister. Con 191 centimetri di testa so farmi valere, mi dicono che assomiglio a Caracciolo del Brescia, i miei idoli sono Kakà e Ibrahimovic». Lo scorso anno per il neo veneziano 5 gol in 33 presenze a Teramo.
«Tra problemi e penalizzazioni ho fatto esperienza sul campo conquistando una salvezza di spessore. Il Venezia è un bel salto, nelle ultime settimane mi avevano avvicinato diverse squadre ma io non ho avuto dubbi. Il dirigente Rinaudo, mio compagno all’Entella, è stato molto convincente, la presenza di Inzaghi poi ha fatto il resto. Cerchiamo la B, ho voglia di riscatto e darò tutto». L’ex portiere arancioneroverde Stefano Fortunato si è accasato al Sudtirol.
Ore 15.30 – (Gazzettino, edizione di Venezia) Tacopina attento, eccessiva enfasi può «caricare» i tifosi violenti. La bacchettata al presidente del Venezia Joe Tacopina, arriva dal prefetto Domenico Cuttaia. Ieri, alla luce delle polemiche seguite al «calcione» promesso da Tacopina al Padova, Cuttaia ha scritto un’accorata lettera «di richiamo» al patron newyorkese del club arancioneroverde. Destinatari anche il sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro, e il suo collega padovano Massimo Bitonci, il quale sul suo profilo Facebook ha commentato: «Sono stato spesso in disaccordo con il prefetto «dei profughi» di Venezia. Oggi però apprezzo il suo richiamo ai valori della lealtà sportiva!». «Gentile signor presidente – scrive Cuttaia – leggo sugli organi di stampa di alcune sue «colorite» dichiarazioni in ordine agli esiti delle gare che metteranno di fronte le squadre del Venezia e del Padova e della replica del primo cittadino patavino. Ovviamente non entro nel merito della «querelle» che mi auguro comunque rientri lasciando sullo sfondo la sana e schietta rivalità sportiva che accomuna due squadre dal passato glorioso e meritevoli delle migliori fortune». Dopo la premessa ecco la stoccata del prefetto: «Ritengo doveroso richiamare la sua attenzione sul fatto che, pur essendo le due tifoserie composte da persone animate da autentico spirito sportivo, c’è sempre, però, qualche sparutissimo gruppuscolo che potrebbe cogliere l’occasione da una, per così dire, «carica» fuori le righe, per mettere in atto comportamenti che con lo sport nulla hanno a che fare». Un timore quello espresso da Cuttaia a Tacopina, legato a questioni di ordine pubblico. «A questi soggetti (pochissimi, ma purtroppo sempre pronti all’assalto) dobbiamo sempre pensare, per non fornire loro alibi o, sia pur inconsapevolmente, occasioni che da goliardiche possano trasformarsi in episodi di violenza. Mi rimetto alla sua sensibilità che so essere di elevato spessore, come quando in diverse occasioni lei e il suo staff ha saputo scaldare i cuori delle persone, tifose e non, rendendo omaggio alla memoria della cara Valeria Solesin».
Ore 15.20 – (Corriere del Veneto, edizione di Venezia) Prima trasferta di campionato per il Venezia, che domani sera farà visita al Mantova (ore 20,30) già affrontato e battuto in Coppa Italia. Mister Inzaghi dovrà fare a meno ancora di Fabris e Baldanzeddu, mentre ritrova Malomo che rientra dalla squalifica e potrà contare sul nuovo innesto Stefano Moreo. L’attaccante ventireenne, in prestito dalla Virtus Entella, è stato l’ultimo colpo del mercato. A richiederlo espressamente è stato lo stesso Inzaghi, che cercava un’opzione diversa da quelle già disponibili, con l’obiettivo di poter passare dal 4-3-3 al 4-4-2. «Sono felice e ringrazio la società che mi ha nuovamente accontentato. Moreo — commenta Inzaghi — è un giocatore che mi piaceva. Con le sue caratteristiche va a sommarsi a Ferrari e Geijo e quando staranno tutti bene potremo giocare anche con le due punte». Moreo ha iniziato ad allenarsi con i compagni e, se domani sarà convocato, ritroverà l’ex allenatore Luca Prina che ora siede sulla panchina del Mantova, ma che nel 2013-2014 guidava l’Entella. E, proprio con l’Entella, Moreo segnò al Penzo il gol del raddoppio nella sfida tra il Venezia e la squadra ligure, poi promossa in serie B. «Mi farò perdonare per quel gol — promette il neo acquisto arancioneroverde, che vanta trascorsi nelle giovanili del Milan — ho fatto con loro gli anni giovanili, poi sono stato girato alla Caronnese in serie D». Con il passaggio all’Entella è iniziata la sua esperienza in Lega Pro, dove ha collezionato numerose presenze e 11 gol (con Entella e Teramo), mentre nell’anno della serie B è stato a lungo fermo per un infortunio al ginocchio. «Sono qui per riscattarmi — afferma — avevo avuto molte richieste, ma quando mi è stato prospettato di venire al Venezia non ho avuto alcun dubbio. Appena arrivato ho trovato un gruppo molto disponibile e unito. Tra l’altro — aggiunge — conosco Baldanzeddu, con cui ho giocato l’anno della serie B all’Entella e mi sta dando una mano a inserirmi. Conosco anche il collaboratore tecnico di mister Inzaghi, Angelo Castellazzi, è stato uno dei miei allenatori ai tempi delle giovanili del Milan». Alto ma anche veloce, Moreo si ispira a Ibrahimovic: «Da piccolo il mio idolo era Kakà, ma ora che ho cambiato ruolo guardo a Ibra e a Caracciolo del Brescia, perché dicono che gli somiglio. Il mio colpo migliore — conclude — è di testa». Sta intanto per avvicinarsi a quota mille la campagna abbonamenti, che proseguirà fino al 9 settembre, vigilia della prossima partita in casa contro la Reggiana.
Ore 15.10 – (Corriere del Veneto, edizione di Venezia) Il sindaco di Venezia ha preso posizione solo nella tarda serata di ieri: «Lo sport è passione e trasporto — ha detto in una nota ufficiale — non lasciamo però che l’adrenalina del campionato appena iniziato rischi di far pronunciare frasi di forte impatto mediatico. Pur comprendendo la passione sportiva, non siamo disponibili ad accettare dichiarazioni che possono offendere la sensibilità dei tifosi». E ancora: «Siamo un grande territorio metropolitano in grado di accomunare sempre più sportivi e sappiamo sostenere le squadre senza per questo dover offendere l’avversario». Poi la mano tesa al Padova: «Rivolgo al sindaco Massimo Bitonci, a tutti i tifosi padovani e veneziani e alle squadre di calcio il mio più sincero in bocca al lupo augurandomi che queste spiacevoli situazioni non si ripetano». «Visto che siamo in clima derby – ha scherzato l’assessore Maurizio Saia durante la presentazione dei biancoscudati – faremo in modo che il settore ospiti si allaghi, così si sentiranno a casa propria
Ore 15.00 – (Corriere del Veneto, edizione di Venezia) I «calci nel sedere» promessi dal Venezia al Padova finiscono sul tavolo del prefetto. Il derby calcistico tra le due città manca da sette anni e tornerà a fine novembre, ma il clima è già infuocato. Merito, o forse sarebbe il caso di dire colpa, di un’uscita gergale del presidente del Venezia Football Club, Joe Tacopina, all’indirizzo del Padova. La frase è stata stigmatizzata dal prefetto di Venezia, Domenico Cuttaia, che ieri ha spedito a Tacopina una lettera, arrivata per conoscenza anche ai sindaci delle due città. Una «tirata d’orecchie» ufficiale, nonostante la sensibilità dimostrata dal presidente Usa, sottolineata dal prefetto, ad esempio nel rendere omaggio alla memoria di Valeria Solesin. Obiettivo: evitare che certe espressioni facciano da alibi a quei tifosi che potrebbero tramutare «occasioni goliardiche in episodi di violenza». Tutto ha inizio lunedì scorso nella spettacolare cornice del bacino di San Marco, scelto dal Venezia Fc come location per la presentazione della squadra. A bordo di una chiatta galleggiante, al tramonto, sfilano i giocatori, l’allenatore Filippo Inzaghi e i dirigenti e interviene in veste ufficiale pure il sindaco Luigi Brugnaro. Tacopina è l’idolo dei tifosi, colui che ha salvato il Venezia dall’ennesimo fallimento promettendo la risalita in serie A. Il feeling è totale e ai cori della curva sud all’indirizzo dei rivali del Padova, il presidente risponde con la battuta incriminata: «We’ll kick Padova’s ass», che più o meno suona così: «Prenderemo a calci nel c. il Padova». L’ambiente biancoscudato non la prende affatto bene. Piovono i commenti sui social e a parlare non sono solo i tifosi, ma anche la dirigenza padovana. Il presidente Giuseppe Bergamin definisce la frase «un’uscita poco elegante», che però rischia di «essere pericolosa» perché provocatoria verso i tifosi, mentre l’ad Roberto Bonetto accusa Tacopina di non essere un signore, a dispetto dei soldi. Nella querelle si inserisce il sindaco di Padova, Massimo Bitonci, che chiama in causa l’omologo veneziano Luigi Brugnaro. A Tacopina, Bitonci rinfaccia di aver «buttato in laguna i valori della lealtà sportiva» e gli chiede di scusarsi, mentre Brugnaro prende posizione nella tarda serata di ieri. A tornare subito sulla questione è stato invece Tacopina con una precisazione diramata mercoledì che, da un lato, cerca di far chiarezza sulla frase incriminata, dall’altro finisce per gettare ulteriore benzina sul fuoco. Spiega il presidente americano che quell’espressione detta in inglese non è offensiva, perché è «un modo di dire normale in America quando utilizzato in un contesto sportivo». Fin qui tutto bene, ma poi rinfaccia a quelli del Padova un video nel quale, durante la presentazione della squadra, dal palco partono «frasi offensive per i veneziani». Un botta e risposta di cui non si vede la fine, visto che a stretto giro di posta il sindaco Bitonci stigmatizza il comportamento del presidente Tacopina, che «ha responsabilità dirette su quanto avviene fuori e dentro gli stadi». Ed è proprio questo a preoccupare il prefetto. Si arriva così alla lettera indirizzata dal prefetto di Veenzia, Domenico Cuttaia, a Tacopina. Pur augurandosi che tutto rimanga «sullo sfondo di una sana e schietta rivalità sportiva», il prefetto ritiene doveroso richiamare l’attenzione del presidente sul rischio che una «carica fuori le righe», come risulta essere la frase galeotta, diventi occasione per qualche «gruppuscolo» di tifosi di «mettere in atto comportamenti che con lo sport nulla hanno a che fare». Cuttaia lo invita a non fornire «alibi o occasioni che possano tramutarsi in violenza». Il finale di tutto questo potrebbe rivelarsi amaro, con i due derby probabilmente vietati alle rispettive tifoserie ospiti.
Ore 14.50 – (La Nuova Venezia) Ventitre anni, milanese, cresciuto nel settore giovanile del Milan, Stefano Moreo ritorna al Penzo tre anni dopo aver segnato la rete del 2-0 con la Virtus Entella. È l’ultimo innesto i nella rosa allestita per Inzaghi. «Ho giocato in rossonero fino agli Allievi Nazionali» spiega Moreo, «poi sono andato in serie D alla Caronnese, tre anni e il trasferimento al Varese, in compartecipazione con l’Entella. Il colpo di testa è il mio colpo migliore, considerando anche la statura, ma sono anche veloce. Al Milan il mio idolo era Kaka, poi giocando da centravanti ho pensato a Ibrahimovic, ma anche a Caracciolo, che mi assomiglia come fisionomia». Ultimo giorno di mercato, eccolo al Venezia. «Avevo tante offerte, ma il Venezia è sempre stato in testa alla lista. Ritrovo il mio allenatore nel Milan, Castellazzi, e poi Baldanzeddu, che era all’Entella». Un altro personaggio è stato di fondamentale importanza per agevolare l’arrivo di Moreo. «Sono stato in contatto con Rinaudo in questi ultimi giorni, è stato anche lui un mio compagno. Mi ha spiegato il progetto del Venezia, e poi un attaccante può solo essere felice di poter avere un allenatore come Filippo Inzaghi, che avrà moltissimo da insegnarmi e io da imparare». Moreo a Sant’Elena, tre anni fa fece “piangere” i tifosi arancioneroverdi. «Entrai nel secondo tempo e misi a segno il gol del raddoppio. Al primo anno tra i professionisti centrare la promozione in serie B è stato il massimo». Una serie B solo assaporata due anni fa e che Moreo vuole riprendersi. «A novembre mi sono infortunato al ginocchio, una stagione intera persa. Uno stimolo in più, le motivazioni non mi mancano…». Ultima stagione in Lega Pro al Teramo. «Ho imparato molto, annata complicata perché non è semplice partire con una penalizzazione» conclude Moreo, «inoltre nel girone d’andata non riuscivamo a fare punti in trasferta. Comunque alla fine ci siamo salvati».
Ore 14.40 – (La Nuova Venezia) «Sarà un’altra partita rispetto a quella di Coppa Italia, il Mantova si è rinforzato negli ultimi giorni, gioca la prima gara in casa e vorrà farci lo sgambetto. Dopo i risultati di sabato scorso, non sarebbe male per il Venezia aggiungere un’altra vittoria». Filippo Inzaghi non si fida del Mantova, ma intanto si coccola Stefano Moreo, il nuovo innesto nel pacchetto offensivoi. «È un giocatore che mi piaceva» aggiunge il tecnico del Venezia, «ci serviva un’altra punta centrale, quando abbiamo saputo che avrebbe lasciato l’Entella, ci siamo lanciati su di lui. Mi dispiace per Basso, ma qua era un po’ chiuso negli esterni e ha bisogno di giocare. Gli auguro tanta fortuna a Modena perché si è sempre comportato correttamente. Moreo mi consente di avere un’alternativa a Ferrari e Geijo, ho sempre detto che non sono fossilizzato su un unico schema. Se servirà, il Venezia potrà anche giocare con due punte centrali». Per la trasferta di Mantova il tecnico ha qualche pensiero in più in mezzo al campo. «Fabris sta abbastanza bene, come del resto Baldanzeddu, ma è inutile rischiarli dopo dieci giorni di allenamenti a scartamento ridotto. Lunedì torneranno in gruppo e saranno disponibili per la Reggiana. Inoltre non ci sarà Stulac, che in serata giocherà in Irlanda del Nord con l’under 21 della Slovenia. In mezzo al campo ha quattro giocatori per tre maglie». In difesa rientra invece Malomo, che ha scontato il turno di squalifica residuo della passata stagione. «Può giocare sia da centrale che da terzino» spiega Inzaghi, «Modolo e Domizzi hanno fatto bene con il Forlì, come del resto Luciani. Vediamo». Oggi la Lega Pro dovrebbe ufficializzare gli orari delle partite fino al termine di novembre, ieri comunicati i gironi Berretti: arancioneroverdi nel girone B con Ancona, Bassano, Fano, Forlì, Maceratese, Mantova, Padova, Pordenone, Reggiana, Samb, Santarcangelo e Sassuolo.
Ore 14.30 – (La Nuova Venezia) La questione sembrava chiusa. Tacopina che chiarisce il senso della frase ormai celebre, il Padova che non replica, i tifosi stessi che nonostante qualche schermaglia sui social concordano sul fatto che – felice o infelice – quella dei “calci in c…” sia stata una battuta, chi addirittura suggerisce una cena tra presidenti per metterci la pietra sopra. La cronaca tuttavia fa registrare una nuova puntata, la lettera che il prefetto di Venezia, Domenico Cuttaia, ha inviato al presidente Tacopina e, per conoscenza, ai due sindaci, Brugnaro e Bitonci. E poi, in tarda serata, una dichiarazione del sindaco Brugnaro «Gentile signor presidente » scrive Cuttaia «leggo sugli organi di stampa di alcune sue “colorite” dichiarazioni in ordine agli esiti delle gare che metteranno di fronte le squadre del Venezia e del Padova, e della replica del pri mo cittadino patavino. Ovviamente non entro nel merito della “querelle” che mi auguro comunque rientri e rimanga sullo sfondo di quella sana e schietta rivalità sportiva che accomuna due squadre dal passato glorioso e che meritano entrambe le migliori fortune. Ritengo, tuttavia, richiamare la sua attenzione sul fatto che, pur essendo le due tifoserie composte da persone animate da autentico spirito sportivo, c’è sempre però qualche sparutissimo gruppuscolo che potrebbe cogliere l’occasione da una, per così dire, “carica” fuori le righe, per mettere in atto comportamenti che con lo sport nulla hanno a che fare. A questi soggetti (pochissimi, ma purtroppo sempre pronti all’assalto) dobbiamo sempre pensare, per non fornire loro alibi o, sia pur inconsapevolmente, occasioni che da goliardiche possano tramutarsi in episodi di violenza. In tal senso» conclude la lettera del prefetto «mi rimetto alla sua sensibilità che so essere di elevato spessore, come quando in diverse occasioni Lei, con il suo staff e i giocatori del Venezia, ha saputo scaldare i cuori delle persone, rendendo omaggio alla memoria della cara Valeria Solesin. Un cordiale saluto. Domenico Cuttaia» . Questo è quanto. In serata, l’intervento di Brugnaro. «Lo sport è passione e trasporto» fa sapere il sindaco di Venezia «non lasciamo però che l’adrenalina del campionato appena iniziato rischi di far pronunciare frasi di forte impatto mediatico. Pur comprendendo la passione sportiva non siamo disponibili ad accettare dichiarazioni che possono offendere la sensibilità dei tifosi. Queste non si devono rilasciare. Da persona che ha sempre investito nello sport e creduto nella sua potenzialità di veicolare messaggi educativi ai giovani rivolgo al sindaco di Padova Massimo Bitonci, a tutti i tifosi padovani e veneziani e alle squadre il mio più sincero e sportivo in bocca al lupo per questo campionato augurandomi che queste spiacevoli situazioni non si ripetano ancora».
Ore 14.00 – (Corriere del Veneto, edizione di Vicenza) Dopo più di tre mesi di voci, indiscrezioni e trattative impostate sugli scambi — perché, almeno in serie B, di soldi ce n’erano pochi — la campagna trasferimenti si è chiusa con un Vicenza che si è molto rinforzato in difesa, il reparto che aveva mostrato le lacune più evidenti. «Servono due difensori centrali e un centrocampista», aveva precisato Franco Lerda al termine della gara contro il Carpi, parole che la dirigenza ha ascoltato perché nelle ultime ore del mercato in maglia biancorossa sono arrivati Cristian Zaccardo ed Andrea Esposito, l’ex mediano del Brescia Ismail H’Maidat, oltre al giovane Renny Smith, una scommessa che in via Schio si augurano ovviamente di vincere. «Siamo soddisfatti delle operazioni condotte — ha spiegato il presidente Pastorelli — in difesa abbiamo acquistato un giocatore importante come Zaccardo e scambiato Pinato con Esposito, un centrale di esperienza che va a rinforzare un reparto ora ben assortito. In mediana abbiamo molta fiducia nelle qualità di H’Maidat e Smith sarà una piacevole sorpresa. In attacco abbiamo confermato tutti, dicendo di no alle offerte per Raicevic e confermando Di Piazza per il quale il Foggia era disposto a mettere sul tavolo un buon gruzzolo. La squadra ha tutte le possibilità per centrare il nostro obiettivo dichiarato fin da subito, cioè la salvezza. La parola passa al campo, ma noi siamo assolutamente fiduciosi». In difesa adesso Lerda può disporre di un quartetto formato da Zaccardo, due tra Adejo, Fontanini ed Esposito come centrali e D’Elia a sinistra, più Pucino. Con l’arrivo di H’Maidat e il recupero di Bellomo, il centrocampo acquisirà un maggior tasso tecnico, con Signori e Rizzo che contribuiranno a livello agonistico. In attacco l’uomo che può spostare gli equilibri è Raicevic, che dovrà dimostrare sul campo e con i gol di meritare la valutazione di 2,5 milioni dategli dalla società berica. È quindi facile prevedere che se l’attaccante montenegrino tornerà ai livelli del girone d’andata dello scorso campionato, sarà molto meno difficile per il Vicenza centrare l’obiettivo della salvezza senza soffrire.
Ore 13.40 – (Giornale di Vicenza) Partenze ed arrivi, come da prassi. Ma anche molti transiti, decisamente più numerosi del solito. Il calciomercato che ha chiuso i battenti martedì sera alle 23 è stato piuttosto trafficato dalle parti della “stazione” Vicenza Calcio.Come noto, il budget a disposizione del direttore sportivo Antonio Tesoro era sensibilmente ridotto, perché la maggior parte delle risorse sono state destinate alla riduzione del debito che la nuova proprietà (Vi.Fin.) ha ereditato dalla precedente (Finalfa). Difficile, in queste condizioni, acquistare a titolo definitivo giocatori appartenenti ad altre società, specialmente se di valore: si spiega così l’unica vera acquisizione di rilievo (Fabinho dal Perugia), affiancata da quelle del ventenne Smith dagli inglesi del Burnley e del difensore Esposito dal Latina, la cui trattativa però è stata caratterizzata dalla contemporanea cessione di Pinato alla società laziale.Molti dei nuovi arrivi, pertanto, sono stati “pescati” dal mercato degli svincolati: da Fontanini a Siega, passando per Bogdan, Di Piazza, Cernigoi e Zivkov; a questi si aggiungono i prestiti di Vita, Pucino, Rizzo, H’Maidat e Zaccardo (per quest’ultimo c’è un obbligo di riscatto legato ad un numero minimo di presenze in questo campionato).Lo stesso Tesoro ha spiegato che aveva già messo nel conto che, tra i vari giovani giunti a Vicenza a parametro zero, alcuni sarebbero dirottati altrove, se ritenuti non adatti al progetto tecnico dopo l’iniziale periodo di prova: ecco spiegati gli arrivi con partenza quasi immediata di Madrigali, Giusti e Beduschi, oltre alla chiusura del rapporto con Corticchia, Maritato e Bianconi che erano rientrati dal prestito nella scorsa stagione. In più sono stati ceduti temporaneamente i giovani centrocampisti Piccinocchi (al Lugano, dove aveva militato già l’anno scorso) e Coulibaly (all’Aversa Normanna).Anche sul fronte delle cessioni sono state più numerose le rescissioni contrattuali rispetto alle vendite effettive, concentrate tutte nel reparto difensivo con Sampirisi al Crotone, Brighenti al Frosinone e Pinato al Latina.Il Vicenza che esce da questa sessione di mercato è una squadra senz’altro molto giovane, con la composta da dieci Under 21, affiancati ai 18 “Over” e ai due giocatori-bandiera, capitan Giacomelli e D’Elia; oltre a loro, sono appena quattro (Urso, Signori, Vigorito e Vita) i giocatori che abbiano già militato per almeno due stagioni in biancorosso. Servirà quindi prima di tutto cementare un gruppo profondamente rinnovato, che dovrà trovare in elementi d’esperienza come Benussi e Zaccardo i punti di riferimento essenziali per diventare squadra vera, in grado di rimanere compatta anche nei momenti di difficoltà di un campionato interminabile e faticoso (fisicamente e mentalmente) come la serie B. Numerazione. Zaccardo avrà la maglia numero 9; a Smith va il 14, a Esposito il 17. Per H’Maidat si deciderà successivamente.Azzurrino. Il difensore Matteo Anzolin è stato convocato per l’Under 17 impegnata nel “Quattro Nazioni”. Si gioca in Germania e l’Italia è attesa da tre impegni: venerdì 9 con Israele, domenica 11 con i padroni di casa e martedì 13 con l’Olanda.
Ore 13.30 – (Giornale di Vicenza) Lerda ha impostato il “navigatore”. E adesso toccherà a Zaccardo, pronto a scendere in campo domenica sera contro la Spal, guidare la difesa e un po’ tutta la squadra.Subito leader. Al suo secondo allenamento a Isola, Zaccardo, colpo del mercato biancorosso, ha dimostrato di aver già conquistato i gradi del trascinatore. Ieri mattina le condizioni atletiche del giocatore sono apparse molto buone. Zaccardo ha svolto per intero la seduta, partecipando alle esercitazioni tattiche per la difesa che l’hanno visto alternativamente in coppia con Bogdan e Fontanini. Zaccardo, motivato e spesso a colloquio con il tecnico, ha disputato poi la partitella con i titolari e con lui ha sempre fatto coppia il giovane centrale croato; Lerda sembrerebbe preferirlo a Fontanini. Ovviamente bisognerà anche tener conto dell’arrivo dell’altro volto nuovo della difesa, Andrea Esposito, che sarà in campo oggi con i nuovi compagni. Il centrocampista Ismail H’Maidat arriverà invece il 6 settembre perchè è impegnato con l’Under 23 del Marocco.Il “bimbo”. La curiosità gravitava sì attorno a Zaccardo, ma anche al baby classe ’96 Smith, che di nome non fa né Will, come l’attore, né Adam, come l’economista e filosofo. Il neobiancorosso Renny, si è fatto apprezzare per un buon controllo di palla e una certa velocità di gioco. Impiegato come esterno, Lerda ha osservato il “bimbo” – come l’ha chiamato un paio di volte – con attenzione. Stop Cernigoi. Una mezz’ora in campo e poi il rientro negli spogliatoi. Il motivo? Lieve affaticamento, parola del dottor Enrico Ligabue. Il centravanti biancorosso, chiamato domenica a fare le veci di Raicevic, impegnato con la nazionale, non ha svolto per intero la seduta con i compagni. Come ha confermato il responsabile medico della squadra, comunque, dovrebbe trattarsi di un problema di poco conto. «Solo gestione interna – ha spiegato Ligabue, che poi ha voluto farsi conoscere al pubblico – Sono un portafortuna, con me le squadre vanno o ai playoff o ottengono la promozione». Anti Spal. In vista della trasferta di Ferrara (dove arbitrerà Nasca di Bari, coadiuvato dagli assistenti Prenna e Sechi), Lerda può avere soltanto un dubbio al centro della difesa. Bogdan o Fontanini accanto a Zaccardo? E ci sarà spazio per Esposito? Per il resto non ci sono interrogativi. Davanti a Benussi giocheranno Bianchi, terzino destro, e Pucino terzino sinistro. A centrocampo verrà riproposta la linea con Siega, Rizzo (davanti alla difesa), Signori. In attacco Galano a destra e Vita a sinistra giocheranno a supporto della punta centrale: Cernigoi. Sì, l’ex Virtus Vecomp, salvo problematiche più gravi, sarà del match. Se non ce la facesse scalpita Di Piazza, che ieri ha preso il suo posto nella partitella. A parte si sono allenati Adejo, Zivkov, Urso: per loro solo corsa. Si è visto anche Giacomelli, che prima di palleggiare col preparatore ha fatto sapere a che punto è. «Lunedì – ha detto – riprendo a correre – spero di tornare in campo tra un mese». Oggi, altra seduta al Morosini al mattino.
Ore 13.00 – (Gazzettino) L’Este ha ingaggiato ieri il portiere classe 1996 Maicol Murano. Reduce da un’annata poco fortunata con la Luparense San Paolo, in serie D ha militato anche con l’Abano, senza dimenticare che è cresciuto nel settore giovanile del Padova. Adesso è pronto a mettersi in gioco con i giallorossi. «Sono contento perché ho trovato una società seria e un ambiente tranquillo. So di avere come collega il capitano della squadra, ma ci metterò il massimo impegno in tutte le occasioni che sarò chiamato in causa». Queste le dichiarazioni del vice presidente Stefano Marchetti. «Da tempo eravamo alla ricerca di un altro portiere e si è presentata l’opportunità di tesserare Murano. Il ragazzo si è presentato con grande umiltà ed essendo un fuoriquota ci dà anche l’alternativa di poter impiegare un over in più in mezzo al campo. È un profilo che dà garanzie per la categoria, anche se è consapevole che il suo collega è Lorello, il portiere più forte del campionato». Intanto lunedì alle 20 al ristorante “Da Franco” a Lovertino si terrà la presentazione ufficiale della squadra alla presenza dell’amministrazione comunale e degli sponsor.
Ore 12.30 – (Gazzettino) L’ultimo arrivato ha già stupito tutti. Paolo Bartolomei è a Cittadella da neppure un mese, ma a Bari è sceso titolare nel centrocampo disegnato da Roberto Venturato, scavalcando tutte le gerarchie, passando davanti a vecchi e nuovi granata. «Sono sincero, prima di Bari erano appena quindici giorni che mi trovavo a Cittadella, non avrei mai pensato di essere subito chiamato in causa. Invece Venturato mi ha subito dato importanza, e io mi sono messo al suo servizio. Sono molto felice, spero di trovare una certa continuità durante la stagione». L’allenatore cosa le ha detto prima di scegliere l’undici titolare? «Niente. Come mi avevano anticipato i compagni di squadra, Venturato non svela mai la formazione sino all’ultimo minuto, è giusto così per tenere alta la tensione nello spogliatoio». È stato uno dei tre privilegiati tra i volti nuovi della campagna acquisti nel debutto del San Nicola, dove ha giocato quasi tutto il «vecchio» Cittadella. È facile, però, per un calciatore ambientarsi nella realtà granata: «Sono arrivato da poco ma mi sono subito trovato bene, sia con lo staff tecnico che con i nuovi compagni. Ci vuole poco a capire come mai questa squadra abbia stravinto il campionato di Lega Pro: oltre alle evidenti qualità tecniche, c’è un gruppo, uno spogliatoio davvero unito, che fa la differenza. C’è una grande famiglia, un gruppo di amici dentro e fuori da campo, molto affiatati tra loro». Era come se l’immaginava? «Sì, perché per vincere un campionato, con avversarie importanti come quelle che c’erano l’anno scorso, significa che la squadra è davvero forte». L’idea di sposare la causa granata non si è sviluppata all’improvviso, come spiega Bartolomei: «Con il direttore Marchetti era da un mese e mezzo che avevamo raggiunto un accordo. Ci tenevamo in contatto quasi tutti i giorni per far maturare il tutto, c’era però da attendere il via libera da parte della Reggiana, che non mi voleva cedere. Quando infine ha capito che la mia volontà era quella di andare a Cittadella, tutto si è risolto in breve tempo. Ci tenevo tantissimo a confrontarmi con questa categoria, in una piazza che permette ai calciatori di lavorare bene e crescere». Le sue caratteristiche migliori, la sua posizione ideale in mezzo al campo? «Negli ultimi anni ho giocato dappertutto in mediana, ho fatto la mezz’ala a destra e a sinistra, il mediano basso. Dove l’allenatore mi dice di stare, cerco di offrire il miglior contributo possibile». Il Cittadella potrebbe essere la mina vagante della B? «Certo, abbiamo tanta voglia di stupire, c’è fame di risultati nel gruppo».
Ore 12.10 – (Mattino di Padova) A leggere la distinta delle formazioni, sabato scorso, più di qualcuno ha strabuzzato gli occhi. Ma come, Paolo Bartolomei, praticamente l’ultimo arrivato, è in campo? Proprio così. Roberto Venturato l’aveva provato spesso in allenamento nell’undici-base del Cittadella e, a Bari, non ha avuto paura di schierarlo dall’inizio. Risultato? La presenza di questa mezzala di Lucca, all’esordio assoluto nella categoria, si è sentita. Eccome! «Il mister rivela solo poco prima della partita quali saranno i titolari, per tenerci tutti sulle spine», confessa ora Bartolomei, «ma in fondo un po’ ci speravo, perché nelle amichevoli mi aveva concesso molta fiducia». E così si è tolto anche lo sfizio di debuttare in Serie B. «Con un anno di ritardo. Avrei dovuto farlo con il Teramo, poi retrocesso d’ufficio in Lega Pro per le faccende del calcioscommesse. Avevo una clausola nel contratto che mi permetteva di annullarlo e così sono finito alla Reggiana. Ma la B è un sogno che avevo sin da bambino». Al San Nicola abbiamo visto un centrocampista capace di recuperare molti palloni. Cosa non abbiamo invece ancora potuto scoprire di lei? «Che ho un buon tiro dal limite dell’area. Mi sono tolto qualche soddisfazione in passato con le conclusioni da fuori, ma a Bari non sono riuscito a propormi. E poi che non mi risparmio, ma questo credo si sia capito». Vorrà dire che ci proverà con la Ternana domani sera (arbitro Fabrizio Pasqua di Tivoli). «Ma sarà una sfida diversa da quella in Puglia. Intanto per la disposizione tattica degli umbri, che ci aspettiamo con un 3-5-1-1 abbastanza coperto. E poi perché per loro sarà l’esordio stagionale, dopo il rinvio del match con il Pisa, e m’immagino abbiano studiato attentamente la sfida di Bari». Pro terremotati. C’è un motivo in più per assistere a Cittadella-Ternana: la società granata devolverà il 50% dell’incasso alle popolazioni del Centro Italia colpite dal sisma. Sgrigna, futuro da allenatore. Ci si aspettava che il suo nome prima o poi spuntasse, mercoledì notte a Milano, invece Alessandro Sgrigna non ha trovato squadra. E adesso il 36enne fantasista romano pensa a cambiare veste. «Da svincolato posso aspettare ancora qualche giorno, ma non me ne prenderò più di 4 o 5. Poi, se non arriveranno proposte, lascerò il calcio giocato e proverò a prendere il patentino da tecnico», rivela l’ex granata. «Mi piacerebbe continuare per altre due stagioni, ma allo stesso tempo non voglio allontanarmi dalla famiglia a Vicenza, per questo ho interrotto la trattativa con l’Arezzo. Sarei stato disposto anche a scendere di categoria (ci sono stati contatti con Campodarsego e Vigontina, ndr), ma non si è concretizzato nulla. E di sicuro non attenderò gennaio, perché non potrei permettermi di perdere questi mesi di allenamento».
Ore 11.40 – (Gazzettino) «Oltre alle mie idee di calcio – gli ha fatto eco il tecnico Oscar Brevi – cercherò di trasmettere ai ragazzi quelle caratteristiche che io avevo in campo come il cuore la determinazione e la cattiveria agonistica». «Onoreremo questa maglia fino in fondo» la promessa di capitan Neto Pereira, mentre il diggi Giorgio Zamuner ha così descritto il gruppo da lui costruito: «Giocatori che ritengo forti, ma soprattutto degli uomini». Sul palco, oltre che alla squadra femminile e quella di calcio a 5, è stato pure dedicato un meritato spazio ai protagonisti in biancoscudato della promozione in C1 nella stagione 2000-01 agli ordini di Franco Varrella. Oltre ad Andrea Bergamo, ideale trait d’union tra quella squadra, di cui era capitano, e l’attuale che lo vede in panchina come vice di Oscar Brevi, hanno così fatto capolino Daniele Gastaldello, Dan Thomassen e il portiere Mauro Bacchin, tutti ancora nel cuore dei supporter padovani. La loro presenza ha permesso di coniugare i ricordi alla solidarietà, grazie all’asta della magliette replica di quella stagione, con i proventi ricavati (1.320 euro) devoluti all’ospedale pediatrico di Padova. E sempre in tema di solidarietà, negli stand di «Appiani in Festa» che proseguirà fino a domenica, verranno raccolti, su iniziativa Associazione Magico Padova, del club Fossa dei Leoni e dei ragazzi della Fattori materiale didattico (libri, materiale di cancelleria) e piccoli giochi da inviare ai i bambini terremotati del centro Italia.
Ore 11.30 – (Gazzettino) Al presidente americano del Venezia Joe Tacopina e ai supporter neroverdi ieri sera saranno sicuramente fischiate le orecchie, ma la risposta del popolo biancoscudato alla sua infelice frase dei giorni scorsi è stata comunque soft e all’insegna dell’ironia. La presentazione del Padova, nell’ambito della kermesse «Appiani in Festa» organizzata dagli ultras, era infatti il primo appuntamento pubblico dopo il botta e risposta polemico dei giorni scorsi e l’argomento non è passato completamente nel dimenticatoio. E così l’amministratore delegato Roberto Bonetto ha ricordato e parafrasato la scena del film «Un americano a Roma» in cui Alberto Sordi si mangia i maccheroni perché «lo hanno provocato». Sulla medesima falsariga ha così dichiarato: «Venezia mo te magno». L’assessore alla sicurezza Maurizio Saia, presente insieme ai colleghi comunali Rampazzo e Luciani e al capo di gabinetto Recaldin, ha invece scherzato sul nuovo stadio Plebiscito, dichiarando che la curva ospiti avrà un meccanismo che permetterà di allagarla quando arriveranno i tifosi veneziani «così si sentiranno a casa». Dagli ultras solo un paio di cori quando Gaiola, ora in prima squadra, ha ricordato il giorno in cui faceva il raccattapalle in un derby vinto dal Padova per 4-1. Circa un migliaio i tifosi presenti, in un clima di festa ed entusiasmo, con Lady Hellen e Gianluca Di Marzio a guidare le danze. «In un calcio che è tanto cambiato – ha dichiarato il presidente Giuseppe Bergamin – noi crediamo ancora in certi valori e sappiamo che si supera ogni ostacolo se si è convinti di quello che si fa e si riconoscono i propri limiti».
Ore 11.20 – (Gazzettino) Sulle sue caratteristiche: «Sono un difensore centrale destro, abbastanza bravo tecnicamente e dicono che sono forte di testa. Anche se l’anno scorso ho giocato poco alla Ternana, è stata un’esperienza che mi ha maturato. A chi mi ispiro? Barzagli mi piace moltissimo». A margine della presentazione di Boniotti e Monteleone, Zamuner si è soffermato sulla posizione di Dionisi, ormai un separato in casa. Tanto che il suo nome non sarà inserito nella lista dei giocatori che oggi sarà depositata in Lega. «Finirà fuori lista perché non ci serve. Tengo un posto libero tra gli over nel caso in cui ci sia un’opportunità particolare, anche se non credo. Mercoledì gli ho proposto la risoluzione perché avrebbe potuto accordarsi entro il 16 dicembre con un’altra squadra di Lega Pro, ma non abbiamo raggiunto un accordo. Dispiace perché è uno dei ragazzi che ha contribuito a riportare il Padova in Lega Pro, ma si è impuntato nel non volere scendere in serie D. Io e il suo agente abbiamo provato in tutti i modi a trovare una soluzione, però non è arrivata. Mi auguro che riveda la sua posizione e decida di rescindere per prendere in considerazione una delle squadre di serie D che lo hanno cercato». Contento del mercato? «Sì, abbiamo una rosa completa e competitiva in tutti i reparti. Sono ragazzi che lavorano con entusiasmo e voglia di sovvertire i pronostici che danno favorite Venezia e Parma». Intanto, il giovane Bottalico è passato in prestito al Latina con diritto di riscatto a favore dei laziali, mentre a stretto giro di posta sarà perfezionato il passaggio di Ilari al Delta Rovigo.
Ore 11.10 – (Gazzettino) «Il Padova è una squadra forte che punta in alto, cercheremo di fare il nostro dovere». Suonano così le prime parole biancoscudate di Alberto Boniotti e Davide Monteleone, presentati ieri all’Euganeo. Entrambi classe 1995, arrivano con la formula del prestito: Boniotti dal Brescia, Monteleone dal Palermo. «Purtroppo non sono di nostra proprietà – sottolinea Giorgio Zamuner – e non c’è stato concesso alcun diritto di riscatto, però sono molto forti. Anche se sono giovani, li considero dei titolari». Boniotti è stato ingaggiato come alternativa a Madonna. «È un grande giocatore, sarà difficile conquistarmi il posto. Dipende tutto da me: darò il massimo e poi deciderà l’allenatore. Il mio idolo? Dani Alves, ma è impensabile poter diventare come lui». Con il Brescia ha effettuato tutta la preparazione… «In teoria dovevano tenermi, ma hanno fatto altre scelte e ho deciso di venire al Padova, sono molto contento. Oltre a essere impiegato come esterno, posso fare anche il terzo in difesa». Monteleone va a completare il pacchetto di difensori centrali: Zamuner l’aveva già preso a inizio mercato, ma il suo approdo all’ombra del Santo è slittato dato che ha effettuato la riabilitazione al ginocchio con il Palermo. «Mi sono infortunato a febbraio e inizialmente è stata attuata una terapia conservativa, poi con la risonanza si è scoperto che il crociato era rotto e sono stato operato a marzo. Adesso ho recuperato e a giorni arriverà il via libera del medico che mi ha operato, conto di essere a disposizione tra due-tre settimane».
Ore 11.00 – (Gazzettino) Seduta video per studiare l’Albinoleffe, e tanta tattica sul campo per testare le contromosse. Questi gli ingredienti dell’allenamento effettuato alla Guizza con i biancoscudati già in clima partita per la sfida con i bergamaschi in programma domani alle 20.30 all’Euganeo, che rappresenta anche il debutto della squadra in campionato. Come di consueto confermata la matrice tattica (3-5-2), con Brevi prodigo di suggerimenti ai giocatori nell’interpretazione dei movimenti corretti. Si è visto anche il possibile undici di partenza con Bindi tra i pali, difesa a tre formata da Sbraga, Emerson e Russo, cerniera di centrocampo con Madonna e Favalli sugli esterni supportati in mezzo da De Risio, Mandorlini e Dettori, davanti spazio a Neto Pereira e Alfageme. Non sono mancate però anche alcune variazioni con riguardo agli interpreti: Cappelletti per Sbraga, Filipe per Mandorlini e Altinier per Alfageme. Ancora corsa a parte invece per Germinale che difficilmente sarà a disposizione per la partita. Oggi pomeriggio la rifinitura per curare gli ultimi dettagli.
Ore 10.50 – (Gazzettino) Sono stati 176 i tifosi che hanno sottoscritto l’abbonamento ieri, giornata di chiusura della campagna “Lascia il segno” che va in archivio toccando una quota totale di 2.890 tessere. Un dato inferiore a quello fatto registrare un anno fa, quando ad abbonarsi erano stati 3.511 tifosi. «Prima di tutto ci tengo a ringraziare i tifosi che hanno sottoscritto l’abbonamento dando fiducia alla nostra società – sottolinea il presidente Giuseppe Bergamin – e speriamo di ripagarli con i risultati. L’auspicio è che quest’ultimi ci diano ragione in modo da creare ulteriore entusiasmo attorno alla squadra e incrementare così il numero dei tifosi allo stadio». Con riguardo alla contrazione nel numero di abbonati, una chiave di lettura può essere fornita dal fatto che quest’anno i biancoscudati giocheranno sempre al sabato, in fasce orarie diverse, nei primi tre mesi del campionato e tra i tifosi c’è anche chi è impegnato a lavoro. Inoltre può avere influito l’eliminazione dalla Tim Cup con una squadra di serie D, quando invece andare avanti nella competizione avrebbe potuto invogliare di più i tifosi.
Ore 10.30 – (Mattino di Padova) «Ma sono anche convinto che il Padova, così come gli altri club, sia stato penalizzato dal fatto di dover giocare fino a dicembre sempre di sabato: sapendolo già adesso, credo che molti tifosi aspetteranno un’eventuale riapertura della campagna sotto Natale per abbonarsi, invece di fare una tessera adesso, che fino ad allora sarà inutilizzabile per vari impegni. I campionati spezzettati hanno ragione di esistere in A e in B, non di certo in Lega Pro, dove gli introiti da diritti televisivi per i club sono pari a zero». Radio. Da domani sera, con Padova-Albinoleffe, riprendono le radiocronache di Antonio Ammazzagatti su Radio Sportiva. I tifosi potranno ascoltare le partite dei biancoscudati sintonizzandosi sui 107.7 Mhz o sui 94.6, oppure anche via web cliccando su http://www.radioitalia60nordest.it/
Ore 10.20 – (Mattino di Padova) È da questo punto, però, che i dati cominciano a farsi preoccupanti: nonostante una promozione immediata, e un primo campionato di Lega Pro condotto, seppure con qualche patema iniziale, ad un passo dai playoff, il tasso di abbonamenti ha continuato a scendere. In maniera lieve l’anno scorso (solo 100 in meno rispetto all’anno dell’Interregionale), ma molto più marcato quest’anno. Le reazioni. «Il calo degli abbonati? Ce lo aspettavamo». Questa l’ammissione dell’amministratore delegato del Biancoscudo, Roberto Bonetto. «La ragione è da ricercare in un insieme di fattori. Credo che, avendo cambiato molto rispetto alla passata stagione, i tifosi prima vogliano vedere come andrà la nuova squadra, per poi eventualmente decidere se venire allo stadio. È una scelta che ci può stare: io ringrazio chi si è abbonato, e spero che il tempo premi i nostri sforzi con tanta gente, che verrà comunque allo stadio pagando il biglietto».
Ore 10.10 – (Mattino di Padova) Con un unico balzo all’indietro proprio nella stagione iniziata da Calori e conclusa da Dal Canto con la finale di Novara, che però va necessariamente circostanziata: a quei soli 2.917 abbonati del 2010/11 va aggiunta la quasi totalità degli ultras della Tribuna Fattori, che decise di non abbonarsi in segno di protesta contro l’introduzione della Tessera del Tifoso. E infatti il numero – basso – degli abbonamenti può ingannare: quell’anno, complice anche la risalita della squadra da febbraio in poi, il Padova chiuse la stagione con una media di spettatori a partita superiore alle seimila unità. In picchiata. Da allora, però, è cominciata l’inesorabile discesa. Lieve, almeno all’inizio, quindi più marcata con l’addio di Cestaro e l’avvento di Diego Penocchio: per la prima volta dal ritorno in Serie B la società di viale Rocco registrò meno di quattromila abbonati (3.888) nell’estate del 2013, calati ulteriormente nell’anno successivo, quando, dopo il fallimento, il nuovo sodalizio di Bonetto e Bergamin si ritrovò costretto a ripartire dalla Serie D, e fisiologicamente anche l’interesse della piazza – almeno all’inizio, prima che iniziasse a delinearsi la trionfale cavalcata – diminuì.
Ore 10.00 – (Mattino di Padova) Chiamarlo “flop” sarebbe ingeneroso, e valutarlo solamente in relazione ai dati della passata stagione non sarebbe corretto. Di certo c’è, però, che il numero di tessere staccate ieri sera, alla chiusura della campagna abbonamenti, non può lasciare indifferenti. Il Padova, nel prossimo campionato di Lega Pro, conterà su 2.890 abbonati: 521 in meno rispetto all’ultima stagione, quando invece le tessere staccate erano state 3.411. Un calo inaspettatamente marcato, ma che non fa che confermare una netta tendenza: per il quinto anno consecutivo i biancoscudati perdono tifosi affezionati. E gli abbonati di oggi, numeri alla mano, sono tornati quasi sui livelli di dieci anni fa. In crescita. Dieci anni fa gli abbonati furono 2.411: in cinque stagioni, passando per una promozione in Serie B, una salvezza conquistata a Trieste nella prima stagione tra i cadetti undici anni dopo l’ultima volta, e una finale playoff per la massima serie, il Padova era riuscito quasi a raddoppiare il suo pubblico abbonato, arrivando ai 4.607 aficionados della stagione 2011/12, ovvero quella successiva al raggiungimento della finale per la Serie A.
Ore 09.50 – (Mattino di Padova) Quest’ultima pista sarà quella che seguirà Marco Ilari, che per il momento si allena con i biancoscudati ma a breve dovrebbe firmare con il Delta Rovigo. Ieri sono stati presentati anche gli ultimi due acquisti, i classe 1995 Alberto Boniotti e Davide Monteleone, entrambi arrivati in prestito. «Il Padova mi aveva cercato anche ad inizio mercato, ma sembrava dovessi restare a Brescia», le parole dell’esterno destro. «Solo negli ultimi giorni hanno deciso di cedermi. So di aver davanti un grande giocatore come Madonna, darò il massimo e spero di far bene. Il mio idolo? Dani Alves». Monteleone, giunto dal Palermo, è reduce da un infortunio al ginocchio: «Sto bene, tra due o tre settimane sarò a disposizione di Brevi. Mi ispiro a Barzagli». Oggi rifinitura alle 17, Sbraga e Filipe ieri hanno lavorato in gruppo, il difensore è recuperato, mentre il regista è in dubbio.
Ore 09.40 – (Mattino di Padova) Il “mercato” del Padova si è chiuso come previsto. Nessun botto dell’ultima ora, rosa completata con i giovani e cessioni per chi non rientrava più nel progetto. Tutti tranne uno. Matteo Dionisi, infatti, è rimasto, ma verrà messo fuori lista. Il d.g. Giorgio Zamuner non farà un passo indietro: «Mi sono messo a disposizione del giocatore, ma, non avendo trovato una squadra in Lega Pro e non volendo scendere in Serie D, gli avevo proposto la rescissione contrattuale. Così avrebbe avuto tempo anche fino a metà dicembre per accasarsi in terza serie. Non abbiamo raggiunto l’accordo nemmeno per la rescissione del contratto, così verrà messo fuori lista. La motivazione è semplice: in difesa siamo già coperti e ci teniamo ancora un posto libero nel caso in cui avessimo imprevisti che ci dovessero costringere a tornare sul mercato degli svincolati». Ora Dionisi ha due strade: restare fuori lista fino a gennaio, quando riaprirà il mercato, o rescindere con il Padova e trovare squadra in D.
Ore 09.30 – (Mattino di Padova) La questione sembrava chiusa. Joe Tacopina che chiarisce il senso della frase ormai celebre, puntando sul fatto che in America sia quasi un modo di dire, prettamente sportivo, nel rispetto dell’avversario, il Padova che replica morbidamente, i tifosi stessi che, nonostante qualche schermaglia sui social, concordano sul fatto che – felice o infelice – quella dei “calci in c…” sia stata una battuta, chi addirittura suggerisce una cena tra presidenti per metterci la pietra sopra. La cronaca, tuttavia, fa registrare una nuova puntata del derby fra Venezia e Padova, la lettera che il Prefetto della città lagunare, Domenico Cuttaia, ha inviato al presidente Tacopina e, per conoscenza, ai due sindaci, Brugnaro e Bitonci. «Gentile signor presidente», scrive Cuttaia, «leggo di alcune sue “colorite” dichiarazioni in ordine agli esiti delle gare che metteranno di fronte le squadre del Venezia e del Padova, e della replica del Primo Cittadino patavino. Ovviamente non entro nel merito della “querelle”. Ritengo, tuttavia, doveroso richiamare la sua attenzione sul fatto che, pur essendo le due tifoserie composte da persone animate da autentico spirito sportivo, c’è sempre però qualche sparutissimo gruppuscolo che potrebbe cogliere l’occasione da una, per così dire, “carica” fuori le righe, per mettere in atto comportamenti che con lo sport nulla hanno a che fare. A questi soggetti (pochissimi, ma purtroppo sempre pronti all’assalto) dobbiamo sempre pensare, per non fornire loro alibi o, sia pur inconsapevolmente, occasioni che da goliardiche possano tramutarsi in episodi di violenza. In tal senso», conclude il Prefetto, «mi rimetto alla sua sensibilità, che so essere di elevato spessore».
Ore 09.10 – (Corriere del Veneto) Le notizie del giorno sono due: la prima è che Matteo Dionisi verrà messo fuori lista, come annunciato dal dg Giorgio Zamuner. «Il giocatore era stato avvisato, così come il suo procuratore – spiega – da parte dell’agente c’è stata massima collaborazione nel tentare di trovare una soluzione, ora al 99% Dionisi andrà fuori lista. Se avesse firmato la risoluzione che gli proponevamo, avrebbe avuto tempo fino al 16 dicembre per trovarsi una squadra professionistica, così, invece, potrà andare solo in D, altrimenti se ne riparlerà a gennaio». Dionisi aveva ricevuto offerte dalla Folgore Caratese e dal Rieti. La seconda potrebbe anche essere accettata nei prossimi giorni dal giocatore. Ieri, intanto, sono stati presentati i neoacquisti Alberto Boniotti e Davide Monteleone: «A Brescia ho fatto tutto il ritiro – spiega Boniotti – ma non c’era spazio e sono molto contento della scelta». Monteleone è un difensore molto quotato nel giro della Nazionale Under 19, ma è reduce da un infortunio: «Spero in due settimane di essere a disponibile, la preparazione l’ho fatta».
Ore 09.00 – (Corriere del Veneto) Ci si aspettano i cori contro Joe Tacopina, invece Andrea Danieletto, uno dei rappresentanti della Tribuna Fattori, la serata la comincia così: «Noi non dobbiamo rispondere a nessuno. Le polemiche dei giorni scorsi non ci interessano, a noi interessa solo il Padova e ci facciamo un bell’applauso». E via un coro, quello che tutti conoscono, quello che lancia la sfida a tutta la Lega Pro. Sul palco con Lady Hellen e Gianluca Di Marzio, sfilano tutti, a cominciare dagli ex calciatori. Come Andrea Bergamo, Mauro Bacchin, Dan Thomassen e Daniele Gastaldello. E con una nobile causa, perché l’incasso delle magliette degli ex va all’ospedale pediatrico e l’asta non tradisce le attese. Si arriva a 150 euro per la maglia di Gastaldello, fra gli applausi dei presenti quando il vicepresidente Edoardo Bonetto piazza l’ultimo rilancio e per quella di Felice Centofanti, assente perché il padre non sta bene, si arriva a 210 euro. Il picco sono i 400 euro per quella di Bergamo, con tanto di applausi e n totale fa 1210 euro messi insieme. Il momento più toccante è quando viene messa all’asta la maglia di Massimiliano Ossari, meteora del Padova dell’ultima serie A e tragicamente scomparso in un incidente d’auto mentre rientrava dalla festa per la promozione del Thiene. Salgono sul palco i rappresentanti dell’amministrazione comunale, con gli assessori Maurizio Saia e Cinzia Rampazzo, che annuncia l’inizio dei lavori allo stadio Plebiscito a gennaio. Poi ecco i giocatori, quando l’orologio segna le 22.03 e sul palco sale Giacomo Bindi, già amatissimo dai tifosi che gli dedicano subito un coro: «Voi volete vincere il campionato – spiega l’ex portiere del Pisa – e lo voglio anche io. Ci proviamo». Tocca a Emerson, che sorride: «Questa piazza mi ha già conquistato, basta vedere quanta gente c’è qui stasera». E via tutti gli altri con Gaiola e Marcandella che raccontano quando erano raccattapalle all’Euganeo e adesso vestono il biancoscudo. A quel punto ecco i cori contro il Venezia, ma niente che travalichi il clima derby che riaccende gli entusiasmi. Chiude Neto Pereira, il capitano: «Questi cori per me e per noi mi rendono orgoglioso di vestire questi colori». C’è pure un volto triste, quello di Marco Ilari, che non ha ancora firmato la risoluzione per trasferirsi al Delta Rovigo. Anzi due, anche Matteo Dionisi, apprezzato dai tifosi per l’impegno e per quanto dato nel recente passato, ma che finirà fuori lista destinato all’addio. I tempi cambiano, il Padova vuole tornare in alto. Anche senza gli «eroi» della D.