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Ore 21.20 – (Il Piccolo) L’esperimento del sabato sera non ha avuto successo. Rispetto agli oltre 900 spettatori della sfida con il Cordenons giocata di domenica sera, con il Tamai non si sono raggiunti nemmeno i 600 paganti (compresi i tifosi ospiti che non erano pochissimi). Per fortuna da domenica prossima inizia il campionato e si tornerà al canonico pomeriggio (si inizierà alle ore 15). Adesso per il tifoso alabardato, se davvero vuol essere vicino alla nuova società, è ora di fare sul serio. Anche sul piano degli abbonamenti, che restano ancora sotto le 900 tessere. Indubbiamente una spinta in questo senso potrà arrivare anche dalla Festa dell’orgoglio alabardato, che si svolgerà venerdì 2 e sabato 3 settembre nel sotto tribuna Pasinati: sarà una due giorni ricchissima fra musica, chioschi enogastronomici, stand di vendita abbonamenti e merchandising, iniziative con tanti ospiti e le presentazioni della prima squadra della Triestina, del settore giovanile e della squadra femminile alabardata.
Ore 21.10 – (Il Piccolo) Al di là dell’eliminazione dalla Coppa Italia arrivata ai rigori, la sfida di sabato sera contro il Tamai ha dato interessanti spunti tattici su quella che sarà la Triestina del campionato. Sabato, per la terza volta consecutiva (le altre erano state l’amichevole con il San Luigi e la prima sfida di Coppa Italia con il Cordenons), la Triestina ha mutato pelle in corso d’opera, passando dal 4-3-1-2 iniziale al 4-2-3-1, e risultando sempre in quest’ultima versione più pericolosa ed efficace. Al di là della bontà dei moduli, che può dipendere dalla vena dei singoli, dall’attuale condizione atletica e anche dagli inevitabili spazi in più che si aprono nella ripresa, tirando le somme si può dire che saranno questi i due schieramenti tattici a cui presumibilmente si affiderà mister Andreucci. Nel primo caso, si è sempre visto Serafini agire dietro alle due punte França e Dos Santos. Si tratta di tre attaccanti dalle indubbie qualità tecniche, ma nel complesso un po’ statici, che abbisognano di un centrocampo che li supporti adeguatamente. Un centrocampo che finora però non si è mai potuto vedere nella sua veste, diciamo così, titolare. È un modulo nel quale il sacrificato potrebbe essere spesso Bradaschia, ma sotto questo aspetto Andreucci assicura che non ci sono titolari fissi: «Non c’è nessun tridente titolare designato – afferma il tecnico – noi abbiamo quattro giocatori davanti che si giocano il posto, e anche stavolta quando è entrato, Bradaschia ha fatto il suo dovere. Inoltre ho insistito ancora su Dos Santos perché vista la sua fisicità adesso ha bisogno di giocare per migliorare la sua condizione. Ma vedremo di domenica in domenica». Come dire che Bradaschia è un attaccante da giocare anche in questo schieramento, o come una delle due punte o magari come trequartista. Nel 4-2-3-1 visto finora nei secondi tempi o nelle parti finali di partita, invece, a fare l’unica punta davanti resta França o Dos Santos, con Serafini sempre trequartista centrale e Bradaschia e Turea nel ruolo dei due esterni. «Sì – conferma Andreucci – l’assetto iniziale è quello visto nel primo tempo, ma anche stavolta poi abbiamo cambiato in un 4-2-3-1 con largo Turea, che può saltare l’uomo e ha più caratteristiche offensive». Insomma dopo aver lavorato ai fianchi gli avversari, può essere che questa soluzione con due uomini di maggior movimento come Bradaschia e Turea possa essere utilizzata per dare il colpo di grazia quando gli spazi si aprono. Certo questo presuppone una scelta attenta degli under: come sappiamo, a centrocampo se la giocano proprio Carraro e Turea, con il primo interditore e il secondo portato ad offendere, ma proprio questa varietà di caratteristiche fornisce ad Andreucci maggiori opzioni per far male. Ci saranno partite in cui serve maggior copertura ed altre in cui bisognerà andare all’assalto di fortini difensivi. ma sotto questo aspetto le frecce non mancano all’arco di Andreucci.
Ore 20.50 – (Corriere delle Alpi) Bravo Belluno. Nonostante le due reti di svantaggio a fine primo tempo il tecnico del Belluno Roberto Vecchiato è felice della rimonta, per di più con un uomo in meno: «La premessa che bisogna fare è che il Montebelluna è una buona squadra. È anche vero però che nel primo tempo abbiamo sbagliato tre gol, poi ne abbiamo presi due e credo che il risultato di 0-2 fosse ingeneroso per quello che si era visto. Le reti le abbiamo subite per due nostri errori diversi, nella ripresa però abbiamo tirato fuori orgoglio e carattere. Cosa ci siamo detti negli spogliatoi tra un tempo e l’altro? Che potevamo creare le stesse palle gol e continuare a fare bene come nella prima parte di gara cercando di spingere ancora di più. E’ venuto fuori lo spirito del gruppo che non vuole mai perdere. La qualificazione per me è meritata». Marco Duravia nel finale di primo tempo ha lasciato i compagni con un uomo in meno per un rosso diretto per un’esclamazione che non ha digerito il direttore di gara di Legnago e che ha provocato l’espulsione: «Ho parlato con Marco ed è ovvio che non può fare queste cose, perché mette in difficoltà la squadra. Della partita dobbiamo tenerci strette alcune cose positive e imparare dagli errori. Abbiamo visto che se siamo superficiali prendiamo gol ma dall’altra parte abbiamo dimostrato che quando giochiamo come sappiamo possiamo creare anche cinque o sei occasioni da gol. Sono convinto che questa situazione si ripeterà anche in campionato perché siamo una squadra che attacca tanto e può succedere di prendere gol in ripartenza. La prima rete? E’ stato un malinteso tra portiere e difensore, sono cose che succedono. Borghetto però si è riscattato alla grande parando il rigore decisivo per il passaggio del turno. E’ più grave la seconda rete, siamo rientrati male in difesa sulla loro ripartenza e siamo anche usciti male sull’uomo che poi ha segnato. Per quanto riguarda Brotto, l’ho tenuto in panchina all’inizio perché si è allenato cinque volte dopo essere rimasto fermo dieci giorni per il ginocchio. E’ un giocatore che fa salire la squadra e che può fare giocate importanti».
Ore 20.40 – (Corriere delle Alpi) Il Belluno rimonta il doppio svantaggio e supera il turno di Coppa Italia ai calci di rigore contro il Montebelluna. Dopo essersi trovato sotto di due reti, e con un uomo in meno, i gialloblù hanno giocato un super secondo tempo raggiungendo il pareggio con le reti dei centrocampisti Masoch e Bertagno. Il rigore decisivo è stato calciato da Pescosta che ha infilato la quinta rete e ha regalato così la qualificazione ai compagni. Sembrava una missione impossibile quella del Belluno recuperare due reti con un uomo in meno per il rosso diretto nel finale di primo tempo a Duravia, ma i ragazzi di Vecchiato, dopo una buona prima frazione caratterizzata però da alcuni errori, sono tornati in campo determinati e hanno schiacciato l’avversario, trovando la bella incursione di Masoch e il tiro dalla distanza di Bertagno. Il Montebelluna nel secondo tempo si è dimostrato troppo rinunciatario e ha subìto il Belluno che ha trovato meritatamente il 2-2. Mister Vecchiato deve rinunciare allo squalificato Sommacal, mentre nell’undici titolare l’unica vera novità rispetto alla scorsa stagione è il portiere Borghetto. Il modulo iniziale scelto dal tecnico gialloblù è il 4-3-1-2 con Mosca e Pescosta sulle la coppa difensiva è formata da Calcagnotto e Franchetto. A centrocampo Bertagno va in cabina di regia supportato da Masoch e Miniati. In attacco Duravia gioca alle spalle di capitan Corbanese e Marta Bettina. Prima del fischio di inizio viene rispettato il minuto di silenzio per le vittime del terremoto di mercoledì. Il match inizia con sette minuti di ritardo, la giornata è soleggiata e caratterizzata da un caldo afoso. La prima mezz’ora di partita è dominata dal Belluno che dà l’idea di poter segnare da un momento all’altro con uno scatenato Duravia e con un’occasione ghiotta con capitan Corbanese. Il Montebelluna invece si fa vedere con un lancio lungo per Savi che si incunea nella retroguardia gialloblù e a tu per tu con Borghetto spara di potenza ma il portierino del Belluno con una mano respinge la conclusione. Al 19′ Duravia dai 25 metri mostra tutte le proprie doti balistiche su calcio piazzato colpendo la parte superiore della traversa Nonostante il buon avvio, caratterizzato da diverse occasioni per i padroni di casa, la formazione di Vecchiato al 26′ si ritrova sotto per un errore in difesa tra Franchetto e Borghetto che non si intendono. Su un lancio lungo il portiere gialloblù chiama la sfera, Franchetto, in vantaggio su Baggio, si ferma ma tra i due si inserisce proprio l’attaccante che si avventa sul pallone, salta Borghetto, e deposita in rete. Al 38′ i padroni di casa rischiano di subire il secondo gol in contropiede con il passaggio da dimenticare di Franchetto che in attacco regala la ripartenza agli avversari che sfiorano il gol, sventato da Bertagno in copertura. Il raddoppio però arriva poco dopo e a segnare è proprio il bellunese Savi che al limite dell’area punta Calcagnotto e calcia sul primo palo fulminando Borghetto. Nel finale di primo tempo Duravia si becca un rosso diretto e Borghetto di piede salva i suoi dal tracollo. Nell’intervallo Vecchiato lascia negli spogliatoi Miniati e prova a ribaltare la partita inserendo Brotto. Il Montebelluna appare subito rinunciatario e il Belluno fa la partita. Masoch al 7′ avanza palla al piede e dal limite dell’area lascia partire un sinistro a fil di palo che beffa Cont e accorcia le distanze. Proprio il centrocampista agordino alla mezzora sfiora il pareggio con un’incursione personale in area, supportata dal neo entrato Salvadego, ma davanti alla porta calcia incredibilmente alto. Il 2-2 però è nell’aria e arriva grazie al gol di pregiata fattura del “prof” Bertagno che dalla distanza fa partire un missile che si insacca sotto il sette senza lasciare scampo a Cont. Al duplice fischio si va ai rigori dove esulta il Belluno con le reti di Bertagno, Corbanese, Brotto, Mosca e Pescosta. Decisivo l’errore per il Montebelluna di Fabbian.
Ore 20.20 – (Il Centro) Falsa partenza in campionato per il Teramo. La sconfitta di Lumezzane ha fatto suonare un piccolo campanello d’allarme. Non tutti i mali, però, vengono per nuocere. Dopo il ko in terra bresciana c’è il tempo per analizzare ciò che ancora non va e per rimettersi subito in carreggiata. Gli ultimi tre giorni di mercato possono rappresentare un appiglio a cui aggrapparsi per fare qualche aggiustamento alla rosa, magari non solo a centrocampo (c’è da sopperire alla partenza di Amadio) ma anche in attacco e sull’out destro difensivo (manca un vice-Scipioni di ruolo). Per la mediana, dopo il no di Vastola (approdato al Racing Club Roma), uno dei profili seguiti è quello di Loris Damonte (Pistoiese). Il ds Fabio Lupo, all’indomani della sconfitta di Lumezzane, non fa drammi: «C’è grande dispiacere per come è andata», dice il dirigente di origini pescaresi, «ci tenevamo molto a partire con il piede giusto. Nel primo tempo se avessimo segnato non ci sarebbe stato nulla da dire. Le due reti prese in avvio di secondo tempo, invece, ci hanno tagliato le gambe. La condizione fisica non ancora ottimale ha un po’ limitato i nostri tentativi di reazione. Non va dimenticato che ci siamo presentati a questa gara dopo aver fatto una sola partita ufficiale, in Tim Cup, quasi un mese fa (ad Alessandria, ndc). Ci vuole calma, quindi, nel dare giudizi. Proveremo a rifarci sabato, contro il Bassano». Sul fronte mercato, nel sentire le parole di Lupo, i piani non dovrebbero cambiare più di tanto entro il 31 agosto. Strategia o reali intenzioni societarie? «Cerchiamo il sostituto di Amadio. Nelle ultime ore di mercato», puntualizza il ds, «può succedere di tutto, ma escludo cose eclatanti. Una sconfitta non può cancellare ciò che di buono si è visto nel precampionato». Il ko di sabato ha fatto un po’ storcere il naso al patron Luciano Campitelli, che sperava in un esordio diverso. Anche al tecnico Lamberto Zauli è rimasto l’amaro in bocca. Nel dopo partita l’allenatore biancorosso non ha cercato alibi, rimproverando alla squadra la mancanza di personalità per il secondo tempo disputato. Da rivedere la tenuta difensiva, in particolare sul lato di centro-destra. Sul piano della forma, poi, sono apparsi in ritardo il capitano Ivan Speranza, il centrale Nebil Caidi, la mezzala Carlo Ilari (calato alla distanza) e il bomber Marco Sansovini. Un passo indietro è arrivato dal trequartista Federico Carraro, che era stato tra i più brillanti nelle amichevoli estive e in Tim Cup. Bene, invece, il terzino Tommaso D’Orazio (vicino al gol nel primo tempo) e il baby Alessandro Fratangelo, il cui ingresso ha dato vitalità all’attacco biancorosso. Verso il Bassano. La squadra di Zauli inizierà a preparare la gara di sabato (ore 16.30) nel pomeriggio di oggi. Da valutare la disponibilità di Croce, costretto a saltare la trasferta di Lumezzane a causa di improvvisi problemi familiari. I biancorossi ospiteranno il Bassano, allenato dal pescarese Luca D’Angelo. Nel match d’esordio, contro la Reggiana, la formazione veneta ha vinto 2-1 grazie alla rete, in pieno recupero, firmata dal giovane Michael Fabbro, attaccante di scuola Milan. D’Angelo farà al Bonolis il suo esordio in panchina dopo aver saltato la prima di campionato per squalifica. Il tecnico del Bassano, ex Fidelis Andria, dovrà fronteggiare diverse assenze per infortunio: contro il Teramo, infatti, mancheranno i portieri Gian Maria Rossi e Ilario Guadagnin; il terzino Filippo Stevanin; il mediano Giacomo Cenetti; il fantasista Roberto Candido e l’esterno Gaetano Sciancalepore. Il modulo adottato da D’Angelo è abitualmente il 4-4-2. Servirà un Teramo all’altezza della situazione per riscattare la falsa partenza di Lumezzane.
Ore 20.00 – (Gazzetta di Mantova) Quella odierna dovrebbe essere una giornata cruciale per il mercato del Mantova. Il presidente Musso e il vice De Sanctis saranno infatti a Milano per chiudere alcune trattative. Tutti danno per scontata la firma del 24enne esterno Paolo Regoli del Latina, ma ci sarebbero anche ottime speranze di vedere in biancorosso il 24enne centrocampista ghanese del Benevento Daniel Kofi Agyei. Il terzo acquisto in programma (e questo è un pallino del patron Di Loreto) è quello del 36enne ex Juventus Marco Marchionni, che dovrebbe rescindere il suo contratto con il Latina. Per contro, il Mantova deve cedere l’attaccante Matteo Momentè dopo che è saltato il suo trasferimento al Melfi. Il vicepresidente De Sanctis sta trattando con il presidente dell’Ancona Ranieri, che conosce personalmente visto che erano entrambi soci alla Canottieri: «Abbiamo quasi chiuso». In tal caso il Mantova potrebbe acquistare anche una punta. Fra i nomi caldi c’è quello del 19enne Drilon Cenaj della Salernitana.
Ore 19.50 – (Gazzetta di Mantova) Gli acquirenti romani, dopo aver assistito al debutto in campionato ad Ancona, sono impegnati sul fronte mercato per definire la cessione di Momentè alla stessa società dorica e per chiudere altri acquisti. Nel contempo, il vicepresidente Marco Claudio De Sanctis assicura che procede l’iter per presentare in Figc la documentazione necessaria per ottemperare ai requisiti di solidità finanziaria e onorabilità richiesti a chi acquista il 10% o più di un club calcistico professionistico. «Entro i tempi previsti (la scadenza è domenica 4 settembre e non è chiaro se si debba anticipare a venerdì o se si possa andare a lunedì 5, ndr) presenteremo tutte le comunicazioni del caso – afferma De Sanctis -, sotto questo profilo non c’è nessun problema». Per quanto riguarda i versamenti economici, poi, il vicepresidente – sollecitato in merito – aggiunge: «Per ottemperare ai nostri obblighi il termine sappiamo tutti che è il 16 settembre, quando ci saranno da pagare gli stipendi dei giocatori. Noi vorremmo comunque provvedere in anticipo, per dare un bel segnale alla città e alla tifoseria. Ora non so dirvi se pagheremo il 3, il 5 o in un altro giorno, ma ci siamo prefissati di fare i versamenti in anticipo». «Per ora – va avanti De Sanctis -, la priorità è completare la rosa, in modo da avere un Mantova altamente competitivo e ci stiamo impegnando a fondo su questo fronte. Vorrei ricordare, ad esempio, che il reintegro di Tripoli, rivelatosi decisivo ad Ancona, è stato fortemente voluto dalla nuova proprietà. E vedrete che con l’arrivo di Regoli e quello probabile di Agyei, nonché con l’entrata in forma di Gargiulo e Skolnik, il Mantova avrà una squadra di tutto rispetto, molto più forte di quella che ha già dimostrato di essere competitiva nel debutto ad Ancona».
Ore 19.40 – (Gazzetta di Mantova) Dopo lo striscione appeso venerdì al Martelli («Ci siamo rotti il c… di questa situazione, bata speculare sulla nostra passione!»), gli ultrà della curva Te hanno contestato la dirigenza anche ad Ancona, dove è tornato a riecheggiare il coro «società, società, società del c… Mantova Calcio società del c…». La cosa ha ferito profondamente il presidente Sandro Musso, che da un lato capisce le preoccupazioni della piazza ma dall’altro rivendica quanto fatto finora per l’Acm. «Io credo che la piazza dovrebbe riconoscerci di aver salvato la società l’anno scorso, di aver sempre ottemperato ai nostri impegni e di averci sempre messo la faccia, pur commettendo errori – spiega Musso -. Sparare così su di noi adesso non aiuta, anche perché personalmente mi sento molto responsabile, per aver covinto altre persone a investire qui e a esporsi al mio fianco in questa difficile avventura». La “premessa” continua con un’altra precisazione: «Vorrei che la gente capisse che la nostra intenzione non è mai stata quella di liberarci del Mantova. Se avessimo voluto cedere il 100% del club, disinteressandoci di ciò che sarebbe accaduto dopo, avremmo potuto farlo. Ma non l’abbiamo fatto. Abbiamo sempre cercato qualcuno con cui condividere un percorso ed è per questo che siamo arrivati all’accordo con gli acquirenti romani». E qui si arriva al punto. Questa cessione resta avvolta da un velo di mistero e da troppi dubbi sulla sua concretezza economica: «La realtà, anche se qualcuno poi l’ha smentito – assicura Musso – è che il primo incontro con questi signori io l’ho fatto in Lega, a Firenze. E su di loro ho avuto rassicurazioni di massima affidabilità in quella sede e anche successivamente, da parte di primarie figure del calcio (tutti gli indizi portano al presidente della Lazio Lotito, ma Musso non conferma, ndr) che non sto ovviamente qui a citare. L’obiettivo che abbiamo con questa operazione è di fare un Mantova più competitivo, non altro». I dubbi sull’operazione nascono (oltre che da alcuni precedenti non esaltanti dei protagonisti) anche dalle strane modalità della cessione. Al momento, tanto per capirsi, il 75% del Mantova è nelle mani della Zoldan Srl, il cui amministratore unico è tale Sergio Casseri. Almeno lei, Casseri lo conosce? È vero che è un pilota dell’Alitalia? «Certo, lo conosco e vi confermo che è un pilota dell’Alitalia. Ma di lui so anche, per averlo verificato di persona, che è vicinissimo a imprenditori di primo piano che operano nel calcio». Insomma, la vicenda è complessa. Ma la garanzia nei confronti della piazza restano Musso e Di Loreto: «Abbiamo già detto che è così e lo ribadisco – risponde Musso -. Ci sono preoccupazioni, è inutile negarlo, ma il nostro impegno è fortissimo: la squadra l’ha capito ed è tranquillissima. Stiamo operando bene sul mercato, restando nel budget e formando una rosa competitiva per una salvezza senza troppi patemi. Chiedo alla piazza di avere ancora fiducia in noi – è l’appello di Musso – e di ricordarsi che, nei fatti concreti, noi questa fiducia non l’abbiamo mai tradita». Per quanto riguarda poi la cessione del club, Musso conferma che siamo alla stretta finale: «In settimana ci aspettiamo atti concreti da parte degli acquirenti – conclude -, perché in un modo o nell’altro bisognerà tirare le somme».
Ore 19.10 – (Gazzetta di Modena) Pablo Granoche è in attesa. E’ in attesa di una chiamata da un club di serie B e, anche se il mercato si chiude ufficialmente tra qualche giorno, il Diablo, essendo svincolato avrà un’appendice importante per trovare sistemazione. Che lui spera sia in serie B. Granoche, 32 anni, è stato nel mirino della Salernitana e del Benevento, trattative che non hanno trovato soluzione per la distanza tra la domanda e l’offerta. Ora si è fatto sotto il Vicenza che ha difficoltà a trovare l’intesa con Ardemagni. Il Modena ha pronto il contratto e lo tiene nel cassetto in attesa. Non è ancora stato ceduto Wilfred Osuji, centrocampista gialloblù. La sua assenza col Parma aveva lasciato intendere che potesse aver trovato una nuova sistemazione, ma, in realtà, pare che il forfait sia stato dettato da un problema fisico. Osuji è comunque sul mercato. In arrivo Simon Laner, 32 anni, mediano, che il Modena dovrebbe abbracciare a inizio settimana e il suo ingaggio è svincolato dall’opzione che il Verona ha su Besea: il club veneto oltre a soldi darebbe anche un giocatore. Un acquisto in sede: Antonio Vistocco ha ripreso il suo posto di addetto stampa.
Ore 19.00 – (Gazzetta di Modena) Si respirerà sicuramente un’aria diversa oggi allo Zelocchi, quando il Modena tornerà a mettersi al lavoro per iniziare a preparare la prima trasferta della stagione sul campo della FeralpiSalò. Merito della prova convincente fornita dai canarini al debutto, strappando un ottimo pareggio nel derby contro un Parma costruito per centrare la promozione in serie B. Il clima di fiducia dovrà essere supportato dalle ultime operazioni di mercato, sperando che possano aggiungere e non togliere pedine importanti alla rosa a disposizione di mister Pavan. Tra i tifosi, però, c’è soprattutto tanta curiosità, perché oggi si potrà vedere per la prima volta all’opera Balint Bajner, l’attaccante ungherese 25enne pescato a sorpresa proprio in terra magiara; un gigante alto quasi due metri che ha già assistito alla sfida con il Parma e che ha alle spalle una storia tutta da raccontare. Bajner vanta infatti esperienze di ogni genere, a partire da quelle nelle serie minori tedesche ed inglesi: ha vestito per due stagioni la maglia del Borussia Dortmund II, la squadra riserve del blasonato club giallonero, togliendosi pure la soddisfazione di essere convocato da Jurgen Klopp in prima squadra, collezionare una presenza in Bundesliga, segnare in amichevole contro l’Albacete e sfiorare pure una clamorosa chiamata in panchina nella finale di Champions League del 2013 con il Bayern, ma è anche stato capace di diventare un beniamino dei tifosi del Notts County (con tanto di coro “No Bajner no party”) nei sei mesi vissuti in League One dopo averne trascorsi altrettanti in Championship con l’Ipswich. In Inghilterra era già stato a 18 anni per giocare nella Primavera di uno dei club più gloriosi di Londra, il West Ham. La stagione più prolifica, però, Bajner l’ha vissuta proprio in Italia, quando nel 2011 firmò con un club abruzzese per provare a sfondare. Fu Ivano Bonetti, allora dirigente del Sulmona, ad offrirgli una chance in Eccellenza su consiglio del fratello ed ex calciatore Dario, che lo aveva allenato in Ungheria nel Sopron. Stagione conclusa con 11 gol in 18 gare di campionato e la vittoria della Coppa Italia di categoria. Anziché vedersi aprire le porte del calcio professionistico italiano, a sorpresa Bajner si trovò conteso dai due Borussia, con il Dortmund che la spuntò sul Mönchengladbach. Il suo giro d’Europa, contraddistinto da ritorni più o meno fortunati in patria, fa tappa nuovamente nel nostro Paese, sperando possa permettergli di trovare quella consacrazione sin qui non ancora raggiunta. Sul fatto che l’attaccante ungherese abbia mezzi e voglia di emergere non si discute, ma per compiere il grande salto servirà migliorare sotto l’aspetto realizzativo, a maggior ragione perché al Modena in questo momento servono i gol. Solo così, anche dalla Curva Montagnani, potrà alzarsi il coro “No Bajner no party”.
Ore 18.40 – Qui Guizza: termina l’allenamento.
Ore 18.20 – Qui Guizza: partitella finale.
Ore 18.00 – Qui Guizza: lavoro tattico per i Biancoscudati.
Ore 17.40 – Qui Guizza: Petrilli lascia il Centro Sportivo e conferma l’accordo con la Maceratese!
Ore 17.20 – Qui Guizza: lavoro atletico, si allena a parte Sbraga mentre Filipe si reca ad effettuare un controllo causa problema al tallone. Presente alla seduta anche Armando Madonna, allenatore e padre di Nicola.
Ore 17.10 – Qui Guizza: Petrilli parla al telefono, vicina la sua cessione alla Maceratese.
Ore 17.00 – Qui Guizza: Biancoscudati in campo per il primo allenamento settimanale.
Ore 16.50 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) Mal comune, mezzo gaudio. Non c’era un pareggio con la matricola Gubbio (ottenuto oltre a tutto al 92′ e su calcio di rigore) nei sogni della vigilia del popolo neroverde. Il Pordenone comincia con il freno a mano tirato. Non è però che le avversarie, le grandi in particolare, abbiano fatto molto meglio. LE ALTRE – Il predestinato Parma è stato fermato (0-0) dal Modena nel derby emiliano e ha addirittura rischiato di restare a secco. La Reggiana, come il Pordenone, ha agguantato il pareggio a Bassano al 92′, ma 2′ dopo si è fatta infilare di nuovo e ha lasciato l’intera posta alla Virtus. Il Teramo di Lamberto Zauli si è fatto battere (0-2) a Lumezzane (secondo gol del suo ex pupillo Barbuti). In definitiva fra le grandi, o supposte tali, è andata bene solo al Venezia e al Sudtirol. I lagunari hanno incassato i primi 3 punti con il Forlì (prossima tappa dei ramarri) grazi a un golletto di Fabiano (1-0) e alla decisione del signor Zingarelli di Siena che ha annullato un gol a Parigi per un fallo nemmeno commesso dall’autore. Gli altoatesini hanno battuto il Fano per 2-0. La gara del Padova a San Benedetto del Tronto è stata rinviata a data da destinarsi. NIENTE SCONTATO – «I risultati della prima giornata – commenta Bruno Tedino – confermano che in questo girone non ci sarà nulla di scontato. Quando alla vigilia avevo previsto una partita difficile con il Gubbio a qualcuno era scappato un sorrisetto. Conoscevamo Magi e la sua squadra molto organizzata e rapida nelle ripartenze. Inoltre, in questo momento della stagione i valori non sono ancora chiari e definiti e anche le grandi, vedi Parma e Reggiana, tanto per fare qualche nome, possono soffrire. Io – Bruno torna a guardare in casa – sono soddisfatto di quanto ha fatto la mia squadra. Non è facile tirare in porta 10 volte alla prima gara di campionato. Noi lo abbiamo fatto. Certo, ci sono dei problemi da risolvere. Potremo farlo solo lavorando. Noi dello staff per primi». ARMA LETALE – Ancora una volta Rachid Arma ha dimostrato di poter essere determinante in questa stagione grazie al suo fisico che gli permette di difendere bene la palla e ai suoi 190 centimetri che gli permettono di andare a impattare la sfera di testa dove pochi difensori arrivano. Per sfruttare le sue doti c’è bisogno però che qualche centrocampista si inserisca al momento opportuno e che gli esterni arrivino sul fondo e spediscano palloni al centro. Per il momento rifornimenti e appoggi per il maghrebino arrivano con continuità solo da Cattaneo. CENTROCAMPO – Come nel precampionato, anche la prima in casa ha confermato che il reparto sul quale Tedino deve lavorare maggiormente è il centrocampo. Misuraca non si è fatto notare quasi mai. Burrai (per altro squalificato a Forlì) comanda solo con la voce. Non ancora con l’esempio. Meglio Buratto che però non ha il carisma del leader. Suciu è ancora tutto da scoprire. Tedino dice che è questione di condizione per Suciu e Misuraca così come per Semenzato (in ritardo rispetto agli altri 3 compagni del reparto difensivo). Vogliamo credergli e attendiamo fiduciosi la trasferta a Forlì. TRIBUNETTE – Prosegue intanto l’operazione tribunette. I due settori prefabbricati dovrebbero essere disponibili non più tardi del 17 settembre, quando al Bottecchia arriverà il Parma che ha forte seguito in trasferta e che ha già venduto 8mila abbonamenti. A Pordenone sarebbe un successo arrivare a quota 400.
Ore 16.40 – (Messaggero Veneto) Nessuno dei membri del Caffè Nogaredo ha partecipato al coro “Udine, Udine”. La precisazione arriva da Moreno Burlina, che con Silvia Gustapane è il responsabile dell’unico fan club affiliato al Pordenone. «Nessuno di noi sapeva della presenza di alcuni tifosi dell’Udinese nel nostro settore, cosa tra l’altro gradita – afferma sulla pagina Facebook del sodalizio –. Molto probabilmente bastava comunicare che si sarebbe fatto un coro in loro onore e non sarebbe successo nulla. Ricordo infatti che il settore appartiene a tutti i tifosi e che tutti i hanno il diritto di esprimere le proprie opinioni sia con i cori sia con i fischi. Probabilmente dovremo lavorare di più sulla coordinazione e sulla comunicazione – chiude – visto che sugli spalti siamo sempre di più e nessuno e’ il proprietario del settore». La nota polemica è relativa al gruppo dei Lords, che non hanno gradito per nulla il coro e manifestato il proprio disappunto».
Ore 16.30 – (Messaggero Veneto) Qualcuno ha storto il naso, perché pensava che il Gubbio fosse un avversario facile da superare. Ma non è così. Il calcio d’agosto non ha gerarchie ben definite e, per com’è maturato, il Pordenone può sentirsi soddisfatto per il punto ottenuto con la squadra umbra, ottenuto nella prima giornata di Lega Pro. Come ha detto anche Bruno Tedino, ci sono aspetti positivi e negativi e bisogna capire che è normale sia così: non esiste una squadra con meccanismi rodati già adesso. Ancor più se la squadra è come quella neroverde, rinnovata per gran parte. Precedente. Quindi non è vero che il pari col Gubbio è da buttare. Basta anche guardare la prima gara della scorsa stagione. Con la Pro Piacenza, all’esordio, il Pordenone ottenne lo stesso risultato, 1-1. Diversa la dinamica: al Garilli andò in vantaggio, al Bottecchia è stato costretto a rincorrere. Poco cambia. Era comunque l’alba di un progetto vincente come lo può essere anche questo. C’è di più: non tutte le squadre accreditate a un gran torneo hanno vinto. La FeralpiSalò ha perso male col Santarcangelo, il Parma ha faticato col Modena e ha rimediato solo un punto, la Reggiana si è fatta battere dal Bassano al 94’. Insomma, non sempre il più forte sulla carta vince. E perché certi progetti funzionino serve avere pazienza e sperare che vada tutto bene: a volte può bastare poco per mandare fuori giri una stagione, anche con una rosa a livello di nomi sulla carta di maggior qualità. Pericolosa. Questo Pordenone però promette bene. La produzione offensiva col Gubbio è stata notevole. Se il primo tempo fosse finito coi neroverdi in vantaggio non ci sarebbe stato nulla da dire. Invece Volpe ha parato, Arma ha centrato una traversa e la partita – già in salita per l’atteggiamento difensivo dell’avversario – si è fatta ancora più difficile. Non è un caso se, nella ripresa, è arrivata la rete del Gubbio, viziata peraltro da un fallo di mano. Per fortuna del Pordenone Azzi ha trovato il rigore e la partita si è conclusa con un pari (trasformazione di Arma). Naturalmente c’è da lavorare, se si vuole crescere, e su questo i tifosi possono dormire tranquilli considerato che in panchina c’è uno stakanovista come Tedino. Ripresa. Un Pordenone che, va detto, sabato era privo di Berrettoni, il suo uomo di maggior classe. Non è poco. Proprio il fantasista, che comunque era andato in panchina e ha dato il suo apporto dal punto di vista del carisma, oggi rientrerà in gruppo e si spera recuperi per la gara di sabato col Forlì (in trasferta alle 16.30). Assenti in Romagna Burrai (squalificato) e Marchi. La squadra riprende oggi a lavorare (alle 16 al De Marchi). Domani doppio (10-16), mercoledì e giovedì alle 16 e venerdì rifinitura a porte chiuse.
Ore 16.10 – (Gazzetta di Reggio) La sfida disputata a Bassano dalla Reggiana ha evidenziato la necessità da parte del tecnico Leonardo Colucci di avere un elemento in grado di costruire gioco come perno centrale di centrocampo, poiché Bovo ha altre caratteristiche e, per esprimersi al meglio deve essere schierato come mezz’ala. La tensione dell’esordio può aver giocato un brutto scherzo ai granata, ma pare evidente l’esigenza di fosforo nel ruolo di playmaker davanti alla difesa. La soluzione “interna” è sicuramente quella di tornare a dare fiducia a Dario Maltese, come avvenuto a Salò nel primo turno di Tim Cup, ora che il centrocampista palermitano ha recuperato dall’infortunio al ginocchio, anche se la società sembra non avere piena fiducia nelle doti del giocatore, tanto che lo stesso Colucci negli ultimi allenamenti l’ha sempre provato come alternativa ad Angiulli come mezz’ala sinistra. Il principale obiettivo di Andrea Grammatica sembrava essere Cristian Agnelli del Foggia, ma nelle ultime ore il giocatore sembra aver deciso di provare a giocarsi le sue carte in Puglia. Una valida alternativa che il Ds granata conosce bene è Jadid della Virtus Entella, sabato nemmeno in panchina nella sfida persa dalla formazione ligure contro il Frosinone. Non è chiusa nemmeno la pista che porta a Pirrone.
Ore 16.00 – (Gazzetta di Reggio) La Reggiana è tornata da Bassano con un rimpianto enorme. Quello di aver smesso di giocare dopo aver raggiunto il pareggio al 93’: in quel momento la squadra è andata negli spogliatoi ma purtroppo l’arbitro non aveva ancora fischiato la fine e così si è mollemente arresa ai veneti. Mister Leonardo Colucci e la società questa estate hanno lavorato prima di tutto per avere una squadra forte dal punto di vista caratteriale e fisico e dunque quel blackout allo scadere ha fatto suonare un campanello d’allarme. Non è il caso di fare tragedie, ma l’allenatore foggiano si sarà sicuramente fatto sentire negli spogliatoi. Perdere si può sempre perdere, soprattutto con avversari di valore, smettere di giocare invece no. La partita del Mercante non consente di trarre alcuna conclusione perentoria, ci mancherebbe, ma si può ragionare su quello che non ha funzionato e quello che invece è andato bene. Il primo dato che emerge è che la squadra ha sofferto negli esterni di difesa. Ghiringhelli ha giocato fuori ruolo per l’assenza di Pedrelli mentre Mogos anche l’anno scorso era più utile in avanti che in fase di contenimento. Non sarebbe certo una sorpresa se nella prossima sfida Ghiringhelli fosse schierato a destra. A centrocampo si è sentita l’assenza di Maltese, che non ha ancora i 90’ nelle gambe, mentre Bovo ha occupato una posizione non sua. Sulla mediana il solo Bonetto si è guadagnato la sufficienza con una gara di contenimento e di spinta, mentre Angiulli non è ancora in forma. In avanti Marchi non è stato servito a dovere e Nolè e Manconi non sono stati capaci d’incidere. Va comunque detto che la prima punta ha già i movimenti giusti e non gli mancano grinta e corsa. In questo momento Guidone, che ha giocato gli ultimi 30’, sembra uno dei più in forma: aveva già ben figurato nelle gare precedenti e ieri si è avuta la conferma che è molto utile alla causa. Non è dunque escluso che mister Colucci dalla prossima decida di giocare con Marchi e Guidone avanti e un rifinitore alle spalle. Un altro elemento positivo è stato il difensore centrale Rozzio: ha aggiunto centimetri in mezzo all’area e ha catturato i palloni che passavano dalle sue parti di testa e di piede. Con Spanò forma una bella coppia centrale. È giusto sottolineare che la squadra di Colucci è molto cambiata rispetto all’anno scorso e nessuna formazione all’esordio ha impressionato,tantomeno quelle sulla carta più attrezzate, come il Parma, che ha pareggiato a Modena, e il Venezia, che ha vinto di misura sul Forlì (anche se i lagunari hanno mostrato subito una buona forma fisica). La Reggiana ha le potenzialità per fare un buon campionato e anche a Bassano si è vista una buona base. C’è bisogno di tempo, ma non troppo, per trovare l’amalgama giusto e nel frattempo bisogna evitare amnesie come quella dello stadio Mercante. Inutile nascondere che sarà una settimana impegnativa per Colucci e i suoi uomini: sabato con l’Ancona servono i tre punti per ripartire di slancio.
Ore 15.30 – (Giornale di Vicenza) Un minuto, l’ultimo, dentro una centrifuga. All’inferno e ritorno. Bassano-Reggiana è un film, nemmeno trascendentale per 93 minuti, salvo la perla di Minesso, eppoi si trasforma in un corto mozzafiato. Dove la prospettiva del dopo partita a pizza e birra diventa all’improvviso una cena di rimpianti e mugugni serviti sul piatto finchè il lampo sul gong di Fabbro rivoluziona umori e stati d’animo ribaltando il risveglio domenicale a mezza città. Tu chiamale se vuoi, emozioni. Ed è proprio così che le definisce Riccardo Taddei che per bagnare la sua prima panchina in assoluto da officiante capo al posto dello squalificato D’Angelo avrebbe anche preferito una partenza meno movimentata e tumultuosa. «Ma no, queste scariche di adrenalina sono il bello del nostro sport – sorride – eppoi il pari sarebbe stata un’ingiustizia. Semmai, questo sì, in taluni frangenti siamo stati esageratamente contratti e timorosi, a volte volevamo un po’ strafare e ci ha fregato un filo di emozione per l’esordio, tuttavia la prestazione è ugualmente positiva. Quanto alla sofferenza è da mettere in conto se affronti una big come la Reggiana». Piuttosto è il man of the match Michael Fabbro che a ventiquattro ore di distanza ha ancora i brividi sottopelle. «Tutte le volte che vado dentro cerco di metterci una determinazione inaudita, son fatto così, ancora di più se da subentrante – argomenta il furlano -. Ma avevo proprio bisogno di un gol da tre punti, di quelli che pesano. Reti del genere, anche se di semplice realizzazione sono fondamentali per carica, fiducia e autostima. E io ora ne ho a pacchi. E con me la squadra che ha dato prova straordinaria di capacità di rimettersi in piedi alla grandissima e di voler vincere sino all’ultimo pallone». Sicchè Mattia Minesso, per il quale era già in stampa la copertina da risolutore, si è visto costretto a cedere la prima pagina al socio d’attacco. «Vincere in questo modo è stato un sussulto – conviene l’esterno – di buono c’è che abbiamo dimostrato di saper soffrire e reggere a qualunque difficoltà. Meno positiva invece, a mio avviso, la gestione dei possessi. Lì si può crescere e progredire ancora un bel po’. Però in questo gruppo c’è una qualità diffusa e allora lavoreremo per migliorare su questo aspetto e non solo. Dai, è solo la prima gara…». A Reggio se la passano di gran lunga peggio: erano reduci dalla passerella trionfale di due giorni prima col nuovo proprietario Mike Piazza a promettere scenari hollywoodiani e si sono ritrovati sempre al Mercante a buscarle come da copione. È sognare Monica Bellucci e aprire gli occhi con a fianco la signorina Silvani. «Noi ci saremmo anche stancati di perdere sempre a Bassano», sfilavano mesti l’altra sera i cronisti reggiani. Più che altro è qua che non si sono ancora stufati di vincere. Ma l’happy hour è finito. A Teramo torna il pane duro e nero della C.
Ore 15.00 – (Gazzettino, edizione di Venezia) Un anno fa aveva firmato il secondo dei tre gol nel 3-0 di Dro, l’altro ieri invece contro il Forlì ha regalato la prima vittoria a Pippo Inzaghi. La partita d’esordio porta particolarmente bene a Gianni Fabiano, ma anche ai tifosi più o meno scaramantici che nel gol del fantasista milanese possono leggere un segnale benaugurante considerato che l’ambizione del Venezia è di conquistare un’altra promozione. «Ci ero riuscito nella stagione scorsa in serie D, ma tra i professionisti è la prima volta in assoluto che riesco a segnare di testa «svettando» in area – si schernisce il numero 10 arancioneroverde (167 centimetri di altezza) -. Sembrava uno schema preparato? Lavoriamo molto sulle palle inattive perché la maggior parte dei gol nascono in queste situazioni, assolutamente decisive per vincere i campionati». Il Venezia è partito con il piede giusto in un Penzo caloroso con duemila spettatori. «Un bel segnale, ce lo aspettavamo e speriamo che i tifosi siamo sempre di più al nostro fianco. Gli sforzi e i sacrifici della società sono davanti agli occhi di tutti e sappiamo che questa stagione può essere determinante per il futuro e le prospettive del Venezia. Bello vedere di nuovo la gente nei distinti, noi ce la metteremo tutta perché la partecipazione cresca gara dopo gara». La classifica dopo la prima giornata vede gli arancioneroverdi a +2 sul Parma, fermo sullo 0-0 nel derby di Modena. «Noi pensiamo solo a noi, prendiamo la buona prestazione col Forlì sapendo di dover imparare a chiudere prima le partite. Se il risultato resta in bilico gli avversari rimangono «vivi», nel finale si buttano in avanti e la stanchezza può fare brutti scherzi. Il nostro è un gioco dispendioso, nell’ultimo quarto d’ora abbiamo dato una prova di compattezza stringendo i denti da squadra, senza peraltro concedere palle gol». Il 32enne Fabiano è già un riferimento in avanti per un Venezia quasi tutto rinnovato. «Corriamo tutti moltissimo, anche i terzini e in generale noi esterni puntiamo spesso la linea di fondo per l’uno contro uno e i cross. Stavolta è capitato a me trovarmi a occupare il centro area, di testa o di piede l’importante è il gol».
Ore 14.50 – (Gazzettino, edizione di Venezia) Grazie Pippo Inzaghi. Per aver riportato l’entusiasmo al Penzo e per aver dato un gioco frizzante e piacevole al Venezia. Sono bastati 90 minuti per far vedere al ritrovato pubblico lagunare – duemila entusiasti i presenti nel debutto contro il Forlì – trame di gioco e far vivere emozioni che da tanto tempo mancavano. È presto per sbilanciarsi? Di certo non sulla qualità. Questa si è vista subito – con grande piacere – ed è segnale più che incoraggiante in apertura di una stagione che vuole il Venezia impegnato a contendere al Parma lo scettro di sovrano del proprio girone di Lega Pro. Contano i punti – oltre al bel gioco – e il Venezia ne ha già incamerati tre contro uno solo degli emiliani. È prestissimo – si è appunto appena iniziato – ma partire con il piede giusto e mettere subito dietro l’avversario dello scontro diretto – per quanto per ora solo a distanza – è indubbiamente incoraggiante. Centrocampo che gira a dovere, con elementi che assicurano interdizione ma anche idee e spinta adeguata a un attacco che si dimostra già efficace. Di gol ne è arrivato uno solo ma i presupposti per farne di più sono stati creati: un po’ la bravura di Turrin, portiere romagnolo, un po’ la forma migliore non ancora raggiunta dagli arancioneroverdi, non hanno consentito di concretizzarne altri. A completare uno scenario già di per sè apprezzabile c’è anche il reparto arretrato – mai impegnato seriamente a livello di chiusura – che ha saputo dar man forte alle avanzate, con delle discese sulle fasce particolarmente efficaci. Se un appunto si può muovere alla compagine lagunare in questa prima uscita è quello della caduta di ritmo e di rendimento nell’ultima parte di gara, ma anche in quel frangente non si sono corsi pericoli particolari. Fiducia e positività sono gli elementi già presenti e indispensabili in un cammino che non può che veder crescere questo Venezia: le basi – sia societarie, sia di organico – sono state create con grande volontà e oculatezza. Sarà il campo, al solito, a emettere il verdetto. Ma i presupposti sono già più che buoni.
Ore 14.30 – (La Nuova Venezia) La squadra ritorna questa sera in laguna, non per una partita, ma per far festa con sponsor e tifosi. Il bacino di San Marco, e più precisamente la Riva Sette Martiri, è stata scelta come location per la presentazione ufficiale. «È il luogo migliore scelto dopo un’attenta analisi con gli altri soggetti interessati» spiega il direttore generale Dante Scibilia, «volevamo una spazio aperto: il bacino con San Marco, Palazzo Ducale e San Giorgio fungeranno da scenario ideale». Sarà anche l’occasione per presentare il nuovo pullman, da società di serie A, che il Venezia userà nel corso della stagione e che ha già debuttato nella trasferta a Santarcangelo di Romagna. Il pullman arriverà in bacino San Marco proveniente da Marghera su una chiatta, che ormeggerà in Riva Sette Martiri all’altezza di via Garibaldi, a due passi dall’Arsenale. Dirigenti, staff e giocatori partiranno invece da San Giuliano e saliranno successivamente a bordo per la presentazione. «Sulla chiatta ci sarà spazio anche per i tifosi, ovviamente non tutti, per motivi di sicurezza, gli altri potranno seguire la presentazione dalla riva». La scaletta prevede gli interventi del presidente Joe Tacopina e del direttore sportivo Perinetti, del direttore generale Scibilia e di Filippo Inzaghi. I giocatori, che alle 16 riprenderanno la preparazione al Taliercio in vista della trasferta di sabato (ore 20.30) a Mantova, saranno presentati a uno a uno. Si parte alle 18.30, minuto più, minuto meno. «Il tutto durerà un’ora e mezza» aggiunge Scibilia «sorprese? abbiamo tentato un “colpo”, ma non ci è riuscito». Il colpo era Recoba, nei giorni scorsi in Italia. Ma il Chino è già rientrato in Uruguay.
Ore 14.20 – (La Nuova Venezia) Uomo-gol a Santarcangelo in Coppa Italia dopo una manciata di secondi, uomo-assist per Fabiano con il Forlì in campionato: Nicola Ferrari mette lo zampino nelle reti del Venezia. «Sì, è vero, come una settimana fa, ho avuto tra i piedi il pallone per chiudere la partita, purtroppo la conclusione è uscita» sottolinea l ‘attaccante arrivato dalla Virtus Lanciano. Tanta corsa, tanto impegno in ogni zona del campo, un giocatore utile come finalizzatore, ma prezioso anche sul piano tattico. «Non mi piace stare fermo e aspettare» aggiunge il bomber che si è “impossessato” della maglia numero 9 lasciata libera da Francesco Virdis dopo essere partito inizialmente con il 20, «credo che il Venezia contro il Forlì abbia disputato una buona partita, creando molte occasioni. Vero che nel finale siamo un po’ calati, però andando a vedere la prestazione di Facchin, non mi ricordo parate del nostro portiere». Solo nel finale su Bardelloni, ma l’azione è stata azzerata dal fuori gioco fischiato all’ex attaccante del Venezia. «Possiamo essere soddisfatti della nostra prestazione. Volevamo partire con un risultato positivo anche in campionato, ci siamo riusciti. Se vogliamo trovare un appunto, si può individuare proprio nel non aver realizzato il secondo gol, a quel punto la partita era chiusa in tutti i sensi. Quando la differenza è minima, basta veramente poco per subire la beffa. La lezione di Santarcangelo l’abbiamo assorbita bene, il Forlì nell’ultimo quarto d’ora ha tenuto il pallone tra i piedi più del Venezia, ma siamo sempre stati concentrati, abbiamo contenuto senza subire. Siamo un bel gruppo, compatto, e di partita in partita possiamo solo migliorare». Più che positiva anche la sua prestazione personale, soprattutto nel primo tempo Ferrari ha cercato in tutti i modi di superare Turrin. «Tutto il Venezia ha giocato una buona partita, e non solo io. La botta al ginocchio? Niente di particolare, basta un po’ di ghiaccio». L’assist per Fabiano è stato perfetto. «Lavoriamo molto in settimana per trovare tante soluzioni sui palloni inattivi, ha ragione il mister quando sostiene che nel calcio moderno, con quasi tutte le squadre organizzate, la maggior parte dei gol segnati o incassati arrivano su calci da fermo. Fabiano è stato molto abile a inserirsi all’interno dell’area».
Ore 14.10 – (La Nuova Venezia) Mano sinistra “steccata” per un infortunio subito in settimana ma il presidente del Venezia Joe Tacopina non perde l’entusiasmo e si gode i primi tre punti stagione a spese del Forlì sapendo che la strada è lunga. «Quest’anno siamo in Lega Pro» dice «e sappiamo che ci sarà sempre da soffrire. Per 70’ siamo stati nella metà campo avversaria, forse bisognava capitalizzare al meglio le occasioni. Comunque il Venezia mi diverte». Dunque per Filippo Inzaghi arriva il primo voto positivo dell’anno, sapendo che c’è tutto il tempo per crescere e arrivare nella seconda parte della stagione con più birra in corpo possibile. Intanto c’è margine per analizzare sia le presenze di pubblico (sabato quasi duemila presenti ndr) e il mercato, ormai agli sgoccioli. Altri colpi in canna? «Abbiamo già una rosa molto forte, con giocatori che faticano a trovare spazio. Andremo avanti con questa rosa. Sulle presenze allo stadio «è stato un buon inizio…».
Ore 14.00 – (La Nuova Venezia) Qualcuno brontolava, l’altro ieri sera all’uscita dello stadio. Un “sì”, quello della vittoria, e tanti “ma”: tante occasioni e un solo gol, qualche giocatore non ancora pronto, la sofferenza nel secondo tempo di fronte a un Forlì che ha qualche magagna da curare, insomma buoni e tre punti e nient’altro. Una visione troppo esigente, che prima di tutto non considera che siamo ancora in agosto. Il Venezia di Pippo Inzaghi nella prima uscita di campionato ha mostrato pregi e difetti, ma soprattutto ha ricordato alla gente che non si può vincere 3-0 o 4-0 ogni partita. Succedeva l’anno scorso, ma nel pianeta Serie D. Adesso la musica è diversa. Già i risultati del primo turno – nonostante sia presto per delineare i valori – la dicono lunga: il super Parma femo sullo 0-0 nel derby, la Reggiana che perde a Bassano, il Pordenone che pareggia in casa su rigore nei minuti di recupero, le tre sberle che il Feralpi Salò prende in faccia a Santarcangelo, citate a fine partita anche da Inzaghi. Detto questo, è logico e legittimo che dal Venezia si ci si possa aspettare qualcosa in più. In attacco, per esempio, dove l’ottimo Ferrari ha fatto bene parecchie cose ma non sempre con la mira giusta, anche a centrocampo visto che l’alta velocità della prima ora di gioco è calata all’improvviso come quella di una automobile che sta per arrivare all’autovelox. Inzaghi aspetta il vero Geijo, visto che l’ex udinese non ha ancora minutaggio per il campionato. E in questo quadro va tenuto conto di alcune assenze importanti, Baldanzeddu e Fabris hanno un peso specifico dentro la squadra, mancava anche Malomo ma qui va detto che la coppia Modolo-Domizzi offre garanzie assolute. Il resto è positivo. Una squadra più veloce, anche se il tecnico giura che la vorrebbe ancor più veloce (ci sta il mostrare di non accontentarsi…), un gioco più offensivo, la cura dei particolari sui calci piazzati, Fabiano che segna di testa e poi i nomi stessi messi in campo. Si parla di un Venezia sicuro protagonista, ma che la squadra abbia già vinto il campionato questo è un azzardo che nessuno tenta. Venezia in cantiere, insomma, Inzaghi lo sa e non lo nasconde nelle dichiarazioni rapide della prassi di fine partita. Mantova, sabato prossimo, rappresenta già un bel banco di prova, prima di affrontare Reggiana in casa e prima Parma e poi Ancona fuori. Tra un mese avremo già un’idea del valore del Venezia.
Ore 13.30 – (Giornale di Vicenza) Lascia giocare gli altri e riparti in maniera letale. Il Carpi di Fabrizio Castori ha fatto di quest’arma il proprio marchio di fabbrica, e continua ad utilizzarla in maniera molto efficace: così gli emiliani hanno vinto il campionato cadetto due stagioni fa; così lo scorso anno sono riusciti a giocarsi fino all’ultimo la possibilità concreta di ottenere la salvezza in serie A; così sono ripartiti dal primo incontro stagionale sabato sera al Menti. Sarebbe sufficiente il dato del possesso palla per averne conferma: 62% del Vicenza, appena il 38% per il Carpi. La squadra di Lerda quindi ha gestito il gioco molto più a lungo di quella avversaria, come certificano coerentemente anche il numero sensibilmente maggiore di palle giocate (595 contro 378), e i minuti di permanenza nella metà campo d’attacco (11 e 36 secondi per i padroni di casa contro appena 4 e 38 secondi per gli ospiti).LA CHIAVE. Ma nel calcio, alla fine, conta tirare efficacemente in porta. Ed è qui che i dati cominciano a spiegare i perché della vittoria emiliana. Il Vicenza infatti complessivamente ci ha provato più volte (14 conclusioni a fronte delle 10 del Carpi), ma con meno precisione (6 tiri nello specchio, il 43%, contro 5 degli ospiti, il 50%), e soprattutto con meno efficacia: due gol imparabili e un intervento importante di Benussi su Lasagna, mentre il Vicenza ha veramente impegnato il portiere emiliano solo con la stoccata sottoporta di Galano nel finale (e proprio il numero 11 biancorossi ha tirato più di tutti, con 4 conclusioni complessive). E allora non stupisce che l’indice riassuntivo della “pericolosità” diffuso dalla Lega di B, parametro ottenuto incrociando occasioni da rete, verticalizzazioni, tiri e possesso palla, veda nettamente prevalere il Carpi: valori di 46,9 in una scala da 1 a 100, contro il 36,3 del Vicenza che quindi ha gestito la palla molto più a lungo, anche in attacco, ma in maniera molto più sterile.IN EVIDENZA. Piace sottolineare la valida prestazione del ventenne terzino destro Davide Bianchi: il premio ricevuto a fine partita dallo sponsor e gli applausi del Menti sono meritati anche alla luce delle statistiche di rendimento individuale. È stato proprio lui infatti il miglior “rubapalloni” dell’incontro (31 palle recuperate, seguito da Rizzo con 27) e di gran lunga il più costante nell’avviare e alimentare l’azione: 64 i suoi passaggi riusciti, secondo Pucino con 55, a riprova di una squadra che per ora non dispone di un regista difensivo e deve necessariamente affidarsi subito ai terzini o al mediano arretrato (Rizzo terzo con 45) per far ripartire il gioco.
Ore 13.20 – (Giornale di Vicenza) Volata finale di questo lungo mercato estivo. Mercoledì sera alle 23 si chiude. E meno male. Solo dopo si potrà avere un’idea più chiara sugli effettivi valori di tante squadre. Anche il Vicenza deve sistemare alcune cose e non di poco conto. Lo stesso tecnico Lerda ad esempio ha detto chiaro, dopo la gara con il Carpi, di volere due, e non uno, difensori centrali. Ma la trattativa delle trattative, così come a gennaio, è quella relativa a Filip Raicevic.IL MONTENEGRINO. Quella col Carpi, come si è scritto più volte, potrebbe essere stata l’ultima gara di Raicevic con la maglia biancorossa. La trattativa che da sabato ha preso il sopravvento su tutte le altre è quella che ha visto scendere in campo lo Standard Liegi. Il club belga è interessato all’attaccante montenegrino ma ora c’è da trovare l’accordo sulle cifre. Il Vicenza non vuole scendere sotto i 2 milioni e mezzo di euro, lo Standard Liegi la trova richiesta esagerata. Si potrebbe uscire dall’impasse seguendo la strada della cessione a titolo di prestito oneroso con diritto di riscatto a favore della società belga. Le cifre, da prendere indicativamente, sarebbero 500 mila euro subito e 1 milione e 700 al riscatto. Tutto a posto? No. Il Vicenza vuole il prolungamento del contratto con Raicevic per tutelarsi qualora lo Standard Liegi non esercitasse il diritto di riscatto tra un anno, perchè rischierebbe di trovarsi sulle spalle un ingaggio davvero al di sopra delle proprie possibilità. Oppure si potrebbe inserire il riscatto obbligatorio. Attenzione però, non è detto che il Bari non si rifaccia sotto e non decida magari di seguire la stessa strada del prestito oneroso facendo un clamoroso sorpasso. Il procuratore del giocatore, Gabriele Savino, ha detto: «La nostra disponibilità c’è tutta, è ovvio che si tratta di un club titolato e storico, fa l’Europa League, insomma un’opportunità unica per Filip che ne sarebbe contento, così come è normale che sia». Sempre Savino ha sottolineato: «Sia chiaro è stato il Vicenza a darci il via libera ad iniziare la trattativa, così come è risaputo che si dovrà riconoscere una percentuale alla Lucchese, società da cui è stato prelevato il ragazzo. Una cosa ci tengo a ribadire: Filip si è sempre impegnato al massimo».SE PARTE RAICEVIC. Piace molto Matteo Ardemagni, classe ’87, alto 1.85 per 82 kg., in scadenza di contratto con l’Atalanta. Il problema è rappresentato non solo dall’ingaggio alto dell’attaccante, ma anche dal fatto che il giocatore vorrebbe un contratto pluriennale. Ma si potrebbe anche puntare su di un giovane come Andrea Favilli, classe ’97, di proprietà del Livorno ed ex Primavera della Juventus. Pare scemare l’interesse per Robert Acquafresca, ’87, del Bologna.GLI ARRIVI. Oggi sarà a Vicenza Ismail H’Maidat, classe ’95, centrocampista della Roma che arriva in prestito con diritto di riscatto e controriscatto per la società giallorossa. Purtroppo Lerda nemmeno lo vedrà perchè il giocatore è stato convocato con la nazionale under 23 marocchina per uno stage ed alcune amichevoli dal 29 agosto al 6 settembre, appunto in Marocco. In giornata invece ci sarà a Milano, dove da oggi saranno impegnati il presidente Alfredo Pastorelli, il figlio Nicola e il direttore sportivo Antonio Tesoro, l’incontro, che dovrebbe essere definitivo, per portare a Vicenza il difensore, Cristian Zaccardo, classe ’81.POSSIBILI TRATTATIVE. Potrebbe trovare sbocco uno scambio col Modena: a Vicenza verrebbe il centrocampista Wilfred Osuji, classe ’90, 1.75 per 67 kg., e in Emilia finirebbero Francesco Urso e Andrea Beduschi. Bisogna vedere se Urso accetterà di scendere in Lega Pro. Possibile anche uno scambio di difensori col Latina: là andrebbe Marco Pinato e a Vicenza arriverebbe Andrea Esposito. Infine il Foggia ha sondato il terreno per Matteo Di Piazza.
Ore 12.50 – (Gazzettino) «Siamo pronti, non vediamo l’ora d’iniziare questo campionato». Maurizio Bedin indica la rotta ai compagni in vista dell’atteso esordio in programma domenica sul campo veronese del neopromosso Vigasio. Non c’è più tempo per gli esperimenti, si comincia a fare sul serio. «Abbiamo iniziato molto presto la preparazione dato che eravamo impegnati nella Tim Cup, da allora abbiamo disputato tante amichevoli, ma è innegabile che nelle partite ufficiali c’è tutta un’altra atmosfera e vogliamo cominciare. Ci attende subito una trasferta dura: abbiamo affrontato due anni fa il Vigasio, più o meno sono gli stessi e si conoscono da tempo. Tra l’altro le neopromosse danno all’inizio sempre qualcosa in più, come abbiamo fatto noi l’anno scorso. Sarà una bella partita, siamo preparati a livello fisico e mentale». Calendario, tra l’altro, che nelle prime cinque giornate vi porta ad affrontare altrettanti ossi duri come Belluno, Abano, Mestre e Virtus Vecomp, oltre appunto il Vigasio. «Sono formazioni attrezzate per disputare un campionato di vertice, un vero e proprio tour de force. Ripeto, c’è da farsi trovare subito pronti». Anche perché dopo l’exploit della stagione passata, il Campodarsego è chiamato a confermarsi nonostante la concorrenza agguerrita. «Dobbiamo dimenticare quello che abbiamo fatto un anno fa. Sono arrivati tanti compagni nuovi che si stanno ambientando bene. Siamo una squadra con qualità importanti, ma bisogna capire che se non vengono accompagnate da carattere, cuore e attaccamento a questa maglia, diventa dura poter competere con Triestina, Mestre e Altovicentino». A 37 anni si accinge a iniziare con i galloni di capitano la terza stagione al Campodarsego. «Sto bene fisicamente e mentalmente sono sereno dato che sono a casa. Sarà un’altra bella annata da vivere». Crede che questo Campodarsego sia più forte rispetto a quello della stagione scorsa? «Senza togliere nulla ai compagni della passata stagione che sono stati strepitosi, questo gruppo ha qualcosa in più sul piano della qualità. Il presidente Daniele Pagin e il direttore generale Attilio Gementi hanno allestito una rosa importante, ma è fondamentale mantenere quell’umiltà che ha consentito a questa squadra di vincere due anni fa il campionato di Eccellenza e l’anno scorso i play off di serie D». Nuovo è anche l’allenatore, Enrico Cunico. «Una brava persona ed è molto preparato. Stiamo cercando di assimilare le sue idee, e per noi giocatori è sempre una crescita quando trovi persone così. Analogie con Andreucci? Sono due martelli nel lavoro sul campo, guardano anche le sfumature. Poi nella gestione dello spogliatoio ciascuno ha il suo carattere: Cunico è più diretto, Andreucci smussava alcune cose».
Ore 12.40 – (Gazzettino) L’Abano si fa trovare subito pronto al debutto in Coppa Italia annichilendo il Legnago, con tanto di passaggio del turno in Coppa Italia. Non fa una piega il successo degli aponensi, superiori sul piano tattico e del gioco rispetto ai veronesi, che pur sono una realtà ormai consolidata in serie D. Due volte avanti, e due volte raggiunti i padovani. Che sul 2-2 però, complice anche l’uomo in più, hanno messo il turbo dilagando. E i sigilli avrebbero potuto anche essere di più, tanto che in avvio sullo 0-0 la squadra ha avuto a disposizione un penalty (fallo di Baldrocco) che Russolillo ha però parato a Busetto. Errore che non ha demoralizzato i neroverdi, capaci comunque di portarsi in vantaggio: assist di Fracaro a tagliare il campo per Nobile che controlla con il petto e infila il portiere. Tutto molto bello. Pochi minuti, e però i veronesi aggiustano il risultato. Sugli sviluppi di un angolo Formuso viene dimenticato all’altezza del secondo palo e non ha difficoltà ad appoggiare in rete. È una svista che non pregiudica la prestazione della squadra, pronta a farsi ancora minacciosa. Nobile non trova per poco la porta, poi lo stesso Nobile indossa i panni del rifinitore in occasione del nuovo sorpasso firmato da Pagan che piazza con il piatto. La ripresa non si apre nel migliore dei modi, se è vero che Barone con un diagonale riporta in parità i veronesi. Ma passano pochi minuti e matura la svolta della gara: Pagan in profondità per Fracaro, che salta il portiere ed è atterrato da Chiarini (espulso). Rigore ineccepibile e dal dischetto proprio Fracaro firma il nuovo vantaggio. Questa volta è l’allungo decisivo, perché la squadra gestisce bene la situazione e in ripartenza fa male. Così nel finale tutta la scena è per Ferrante, entrato da pochi minuti al posto di Baldrocco. Sui due sigilli che mettono l’ipoteca sulla vittoria, è pesante anche lo zampino di Nobile. È proprio lui a propiziare gli ultimi gol aponensi che Ferrante finalizza prima con un tocco di piatto, e qualche istante più tardi con un colpo di testa. Un biglietto da visita niente male quello sfoderato dall’Abano in vista del campionato, che parte domenica tra le mura amiche con il Montebelluna.
Ore 12.30 – (Gazzettino) Debutto con i fiocchi per la Vigontina San Paolo che supera ai rigori il quotato Delta Rovigo e accede al turno successivo della Coppa Italia. Una prestazione da applausi per i padovani, che hanno bene impressionato per la personalità con la quale hanno tenuto il campo, tenendo a lunghi tratti in pugno la gestione della gara. È Topao, entrato da pochi minuti, a siglare il momentaneo vantaggio dei bianconeri, raggiunti pochi istanti più tardi da Alessandro. E a fare la differenza nei penalty è stato Rossi, protagonista nel neutralizzare i tiri di Ferrari e Lo Perfido. Italiano vara il consueto 4-3-3, già visto in occasioni delle amichevoli. La cerniera difensiva, davanti a Rossi, è formata da Rigon, Thomassen, Rumjeneaschi e Favero; in mezzo al campo Antonello ha compiti di regia e interdizione davanti al pacchetto arretrato, supportato da Pelizzer ed Episcopo che agiscono come interni. Michelotto e Cacurio sulle corsie esterne, e Masiero al centro, sono le frecce pronte a portare insidie. Nella prima fase di gara si mette in luce Rossi, abile a deviare con il pugno in angolo la conclusione di Fortunato, e pochi minuti più tardi a opporsi in uscita all’ex biancoscudato Sentinelli. La squadra comunque non va mai in affanno trovando le giuste contromisure per controllare i rodigini. Rumjeneaschi rischia quasi l’autogol sul cross al centro di Caraccio, mentre davanti ecco l’occasione d’oro con Pelizzer che si vede neutralizzare il possibile vantaggio dal portiere di casa. In avvio di ripresa stesso piglio e stessi interpreti per i padovani, che rischiano di capitolare quando sul traversone di Lo Perfido, Ferrari colpisce la traversa. Il pericolo non fa però barcollare la Vigontina San Paolo, che dimostra di avere acquisito già una buona maturità. E appena ha l’occasione graffia: Michelotto si vede ribattuto il tiro ravvicinato da Tarantino, ma gli sforzi sono premiati qualche minuto più tardi: la firma è di Topao con un colpo di testa. A questo punto il Delta si butta avanti con la forza della disperazione e agguanta il pareggio con un diagonale di Alessandro. Il risultato non si schioda più, e così si va ai rigori che premiano la Vigontina San Paolo. Comprensibile la soddisfazione di Vincenzo Italiano, al debutto in panchina in una gara ufficiale: «Sono davvero molto contento. Avevo qualcosa che non mi era piaciuto nell’amichevole disputata a Chioggia, in questa occasione invece i ragazzi hanno risposto alla grande. Davanti avevamo una squadra costruita per vincere il campionato, abbiamo concesso poco e creato diverse occasioni dimostrando anche una buona gestione della partita».
Ore 12.20 – (Gazzettino) Comincia male la stagione dell’Este. I giallorossi escono subito dalla Coppa e lasciano il bottino pieno all’Adriese nel “derby dei Paleoveneti”: l’undici padovano gioca bene per gran parte del match, dimostrando di avere stoffa e grinta da vendere. Ma in area gli atestini non concretizzano l’enorme mole di lavoro prodotta dalla squadra e a lungo andare questa carenza premia la caparbietà dei polesani. L’Adriese si rende pericolosa già all’8′ con un cross dalla destra di Dall’Ara che Lorello toglie dalla testa di un attaccante con un colpo di reni. Sugli sviluppi dell’azione un difensore salva di testa sul tentativo sottomisura di Marangon. La risposta dell’Este arriva immediata e al 10′ Munarini manca di un niente l’appuntamento con il gol, mentre un minuto dopo Ferrara sfiora la traversa con una bordata da fuori. I ragazzi di Florindo prendono rapidamente il possesso del campo e si fanno spesso vivi dalle parti di Milan, senza però riuscire a sfondare. Va molto vicino al gol invece Roveretto, che si defila troppo e perde il tempo del tiro da ottima posizione al 18′. I rodigini prendono rapidamente le misure ai padroni di casa e giocano di rimessa, tentando di trovare impreparati gli uomini della retroguardia avversaria. Al 35′ Marangon si porta a spasso mezza difesa e conclude una pregevole azione personale con un tiro debole e centrale che viene abbrancato facilmente da Lorello. La prima frazione di gioco si chiude con una bella punizione di Longato che viene messa in corner dall’estremo ospite. Nella ripresa i locali si presentano subito concentrati e decisi in campo, e al 4′ sfiorano il vantaggio: Ferrara soffia la sfera a Bonilla e mette sottoporta per Dovico, che tocca piano tra le braccia del portiere. Per vedere un’altra azione da gol bisogna aspettare il 20′, quando Bernardes lascia partire un missile da fuori area che si perde a un millimetro dal palo. Poco dopo Faggin schianta un pallone sull’incrocio dei pali da tre metri, ma la partita non si sblocca. A rompere gli equilibri è Bernardes al 27′, che viene imbeccato verticalmente e riesce a scartare anche Lorello in uscita prima di insaccare in rete. Nel finale l’Este si mangia due occasioni colossali con Cavallini.
Ore 12.00 – (Mattino di Padova) Ultima domenica di relax per il Campodarsego, già qualificato alle fasi finali di Coppa Italia. Con l’amichevole giocata sabato a Noale con la Calvi (1-1 il finale), però, i biancorossi hanno chiuso il pre-campionato. In terra veneziana ha segnato Igor Radrezza, ma tra i protagonisti – ancora una volta – della “nuova” corazzata di Enrico Cunico c’è stato Fabio Lauria, arrivato dal Parma nell’ultima sessione di mercato. Il fantasista 30enne ha portato qualità, gol e mentalità vincente: «Questa società ha un’identità ben precisa» spiega Lauria. «Noi giocatori ci sentiamo in una grande famiglia che si diverte giocando a pallone ma gli obbiettivi sono chiari a tutti: puntiamo a vincere il campionato e dobbiamo dare il massimo per riuscirci». Per la Lega Pro sarà una corsa a quattro con Mestre, Triestina e Altovicentino: «Sì, le avversarie saranno tre o quattro anche se pure l’ArzignanoChiampo ha costruito una rosa competitiva. Conosco l’allenatore del Mestre Zironelli e so che fa giocare benissimo le sue squadre», prosegue Lauria, 25 presenze e 7 gol nell’ultima trionfale stagione a Parma. «In più ha a disposizione giocatori di grande talento come Pettarin, Gritti e Kabine, che qui a Campodarsego conoscono molto bene». Lauria ha già segnato il suo primo gol con la maglia del “Campo”, in Coppa Italia contro la Maceratese. «La partita di Coppa e l’amichevole col Cittadella sono state prove importanti. La squadra è forte, c’è intesa. Siamo un reparto completo e sono sicuro che faremo bene, a prescindere dalla coppia d’attacco titolare».
Ore 11.50 – (Mattino di Padova) La Vigontina San Paolo soffre fino ai calci di rigore ma riesce nell’impresa di eliminare il Delta Rovigo al secondo turno preliminare dalla Coppa Italia, dopo che i tempi regolamentari si erano conclusi sull’1-1. Parte forte la Vigontina ma senza concretizzare. Poi i ritmi calano e le squadre pensano a gestire le energie. Oliveira al 10′ riceve a sinistra da Miotto, tiro sul primo palo fuori di pochissimo. Occasionissima per il Delta al 19′ su calcio d’angolo: Sentinelli conclude a botta sicura ma trova Rossi a sbarrargli la via del gol. Al 31’ gol annullato a Masiero per fuorigioco di Cacurio. Al 35′ sul traversone di Caraccio il disimpegno di Thomasse per poco non diventa un autogol. Altra buona occasione per la Vigontina al 40′, Cacurio trova libero in area Episcopo, colpo di testa clamorosamente oltre la traversa. Allo scadere della frazione svarione in area di Dukic, si avventa sulla sfera Masiero ma Boccanera rimedia con un’uscita prodigiosa. Dopo l’intervallo è la Vigontina a scendere in campo con maggior risolutezza. Ma in avanti le occasioni non si vedono. Sono invece Oliveira e Ferrari a sfiorare la rete per il Delta. Il Vigontina passa con un colpo di testa di Topao al 30′: il terzino sale dalla sinistra e trova la rete del vantaggio su cross di Zuin. Il Delta reagisce e Alessandro si avventa su una palla vagante in area: diagonale di sinistro e pareggio. Gli ospiti si rendono ancora pericolosi al 38′, Michelotto fa la sponda per Episcopo che si coordina ma calcia alto. Prevale la stanchezza e non succede più niente, così si arriva ai calci di rigore. Masiero per gli ospiti sbaglia il primo tiro calciando fuori, Ferrari si fa parare la sua conclusione e così anche Lo Perfido mentre tutti gli altri segnano, la Vigontina passa quindi il turno.
Ore 11.40 – (Mattino di Padova) Colpaccio dell’Abano che fa fuori dalla Coppa Italia il Legnago espugnando il “Sandrini” con un sonoro 5-2. In una giornata caldissima (due i time-out concessi ai giocatori) davanti a circa 150 spettatori la partita di Coppa si è svolta con continui capovolgimenti. Dopo 8′ rigore per l’Abano per un intervento di Chiarini su Baldrocco. Batte il penalty Busetto e Russolillo para. Dall’altra Barone ha la palla-gol per portare portare in vantaggio il Legnago, ma Cottignoli in uscita devia. Un minuto dopo Nobile approfitta di uno sbandamento difensivo e con un rasoterra fa lo 0-1 per l’Abano. Al 19′ il pareggio del Legnago con Formuso che inzucca in rete un corner battuto da Viviani. Al 40′ l’1-2 per l’Abano dopo combinazione Fracaro-Pagan. Al 43′ punizione per il Legnago (fallo su Tresoldi): finta di Bigolin e gran botta di Falchetto deviata sulla traversa. Nella ripresa Taylor subentrato a Falchetto lancia al 5′ Barone che con un rasoterra pareggia. Al 13′ altro rigore per l’Abano per un fallo di Chiarini su Baldrocco. Chiarini è espulso per doppia ammonizione, mentre dal dischetto Fracaro non perdona. È 2-3. Dopo due conclusioni di Viviani e Barone, senza esito, l’Abano trova il quarto e il quinto gol dopo due spunti in profondità di Nobile concretizzati da Ferrante. Negli spogliatoi Chiarini non vuol commentare i due rigori, mentre Orecchia assolve i suoi: «Partita episodica, sul 2-2 avevamo in mano il pallino del gioco, poi il rigore e l’espulsione di Chiarini, ma anche in dieci abbianmo avuto la palla del 3-3 con Barone. Ottima la nostra partita e risultato oltre i nostri demeriti, con due affondi di Nobile». Così mister Luca Tiozzo: «Il Legnago era il cliente più scomodo per noi. Ma l’Abano ha dimostrato di avere buone frecce al suo arco con 5 gol e un rigore sbagliato».
Ore 11.30 – (Mattino di Padova) Se è vero che nel calcio vincere aiuta a vincere e che la Coppa Italia di Serie D è il giro di lancio del campionato (che inizierà domenica prossima) l’Este deve subito correre ai ripari. I giallorossi incassano la prima sconfitta ufficiale fra le mura amiche, cedendo il passaggio del turno a un’Adriese bruttina ma puntigliosa. L’Este, come del resto si è detto più volte nel corso della pre-season, mostra ancora qualche difetto di gioventù. I giocatori di talento non mancano, il gioco (seppure a sprazzi) nemmeno, ma la squadra di Michele Florindo paga un po’ di leggerezza nei momenti clou della partita. E poi c’è quello “zero” alla voce dei gol segnati, visto di frequente tra l’altro, che deve far riflettere un po’. Eppure Ferrara & co. di occasioni ne creano, soprattutto dalle fasce dove l’attaccante campano sulla sinistra e il collega Dovico dall’altra parte, riescono spesso a pungere. A creare la prima vera occasione da gol, però, è l’Adriese che impegna Lorello dopo cinque minuti con un cross di Roveretto sul quale l’estremo di casa smanaccia per evitare l’intervento a botta sicura di Marangon. Al 6’, invece, il cross di Gilli rinfresca il taglio di capelli a Munarini, prima che Marangon imbecchi ancora una volta Roveretto, lento nella conclusione (16’). Lo stesso fa Ferrara con Munarini, ma l’ex attaccante di Abano e Legnago non ha grande fortuna. Munarini dice la sua pure su punizione, ma Milan non ha problemi ad accennare il volo per la deviazione in corner (42′). Nella ripresa l’ingresso di Bernardes rinvigorisce l’Adriese. Al 49′ c’è spazio per una percussione sulla sinistra di Ferrara che trova Dovico, fermato da Milan. Bernardes fa le prove generali al 58′ con un tiro improvviso dalla distanza, a lato di un soffio. L’Este risponde ma non riesce a sfruttare l’erroraccio di Di Bari, saccheggiato da Munarini, abile nel servire Faggin: l’esterno atestino, tuttavia, cerca la potenza e colpisce il palo. L’Adriese sospira e poi esulta al 71′, grazie al filtrante di Marangon che esalta la capacità d’inserimento di Bernardes. È 0-1. Lo stesso Bernardes, all’82′, tenta la doppietta di tacco su suggerimento di Matei: la difesa atestina si salva. Nel finale l’Este tenta l’assalto e a tempo scaduto viene pure annullato un gol a Volpato per fuorigioco. Non va a segno, invece, il destro di Faggin, salvato in angolo da Milan.
Ore 11.00 – (Gazzettino) Bari-Cittadella sarà ricordata per le tante “prime volte”. Per il primo successo granata al San Nicola, per la prima di Roberto Venturato che mai aveva allenato in serie B, per l’esordio nella nuova categoria di tanti giocatori. Fra questi anche Manuel Pascali che, tra l’altro, ha siglato anche il suo primo gol tra i cadetti. Ed è stato proprio il difensore centrale uno degli assoluti protagonisti della serata, con una prova maiuscola a dispetto del cartellino giallo rimediato dopo pochi minuti che ne poteva condizionare l’intera partita. Invece, oltre a confermarsi insuperabile in fase difensiva, si è rivelato il giocatore più pericoloso nell’area avversaria. Il portiere Micai, dopo avergli sbarrato la strada due volte nel primo tempo, al terzo tentativo è capitolato. «Avevo un conto in sospeso con lui…», se la ride Pascali. Che rivela: «Per me vincere a Bari ha un sapore particolare. Ho origini leccesi e al sorteggio dei calendari quand’avevo visto l’esordio al San Nicola ho pensato a una specie di derby, una gratificazione personale per un debutto in serie B alla mia età, dopo tanti sacrifici e una lunga carriera da calciatore». E dopo il gol il bacio verso la tribuna dove c’era la moglie Chiara e i genitori di lei. La “sua” partita Pascali l’ha vinta in lungo e in largo, ma è stato tutto il Cittadella ad offrire una prova di spessore. Merito di una squadra che si conosce a memoria. «È un vantaggio soprattutto all’inizio della stagione. Pensiamo al Bari, che ha cambiato tanto, compreso l’allenatore: ci vuole tempo per assimilare concetti nuovi. Il Cittadella sotto questo punto vista parte meglio di tante altre realtà e dobbiamo approfittarne». Anche i nuovi, così, possono integrarsi al meglio, senza fretta. Tanto in un campionato lungo come quello cadetto prima o poi giocano tutti. «Certamente. Le grandi cose non si fanno mai in undici – prosegue il difensore – l’abbiamo visto anche l’anno scorso. Pascali come gli altri dovranno tirare il fiato prima o poi». Bene tutto il Cittadella, dicevamo, ma siamo solo all’inizio. «Godiamoci il successo di Bari, ma pensiamo già al prossimo incontro. Nel calcio ogni partita è un episodio in sè, diverso dal precedente, quindi guai a crederci fenomeni per aver vinto la prima, perché se non ci siamo con la testa, rischiamo di perdere con tutti».
La strada per continuare a stupire Pascali l’ha trovato. «Lavorare duro, ma sempre divertendoci. Abbiamo la fortuna di aver creato uno spogliatoio unito, dove tutti si vogliono bene: è il segreto di ogni successo». Negli ultimi anni di B le neopromosse hanno sempre fatto bene: il Cittadella può essere la sorpresa della stagione? «Tutti lo speriamo ovviamente, ma è meglio non pensarci. Il nostro compito è di proseguire sulla strada tracciata un anno fa, abbiamo iniziato un cammino con Venturato e lo stiamo portando avanti con risultati positivi e gratificazioni, sempre basandoci sul lavoro. Io ne sono l’esempio: chi si impegna ogni giorno viene premiato, ho raggiunto la B dopo tanti anni, lavorando sodo. Di sicuro se il Cittadella fa il suo, seguendo le direttive dell’allenatore, possiamo davvero diventare fastidiosi per tutti: non siamo fenomeni né brocchi, è tutto nelle nostre mani». Il successo di Bari ha sorpreso gli addetti ai lavori, che alla vigilia non avevano dubbi su chi dovesse vincere il confronto del San Nicola, ma non Stefano Marchetti: «Vi stupite dei tre punti? Io no, perché conosco il valore del Cittadella, di una rosa di giocatori all’altezza della categoria, che può far bene». Il diggì granata nei giorni scorsi ha già parlato di «mercato chiuso», a pochi giorni dallo stop alle trattative l’idea è la stessa: «Bari mi ha confermato di aver costruito una squadra con i giusti criteri, siamo a posto così. Probabilmente andrò lo stesso a Milano al mercato, ma lo farò da semplice spettatore».
Ore 10.40 – (Mattino di Padova) «Not a bad debut». Manuel Pascali conosce la nobile arte del prendersi poco sul serio e così sabato, verso mezzanotte, rientrato in albergo ha postato questo «Non un cattivo esordio» in inglese sul suo profilo Twitter, rispondendo anche ai tanti amici dalla Scozia che non lesinavano complimenti. «Avere tifosi che mi seguono ancora da Kilmarnock mi riempie d’orgoglio, vuol dire che nelle sette stagioni trascorse lì ho lasciato una traccia, al di là dei risultati raccolti in campo. L’anno scorso alcuni di quei “pazzi” sono anche venuti a vedermi a Cittadella un paio di volte e probabilmente torneranno in questa stagione», racconta il difensore centrale granata, a bordo del treno che lo sta riportando a casa da Bari. Ha scritto sui social a notte inoltrata, avete fatto festa sino a tardi? «Macché, siamo subito tornati in albergo, anche perché il mattino dopo avevamo in programma una seduta defaticante e poi il rientro in treno. La festa è stata potermi concedere un bagno freddo in camera, perché non riuscivo a prendere sonno». Dormire, d’altra parte, non vi serve per sognare, dopo un debutto così. «Non potevo chiedere di meglio. Sul piano personale potevo dire di aver giocato in tutte le categorie, ma in B ancora no, e iniziare subito con un gol è il massimo, anche perché tenevo a rifarmi dopo le due occasioni del primo tempo, specie per quel colpo di testa, quando ho colpito troppo bene la palla mandandola addosso al portiere. E poi già il solo fatto di giocare in uno stadio di quell’impatto, che a lungo ha masticato la Serie A, di fronte a tutta quella gente… Per me era quasi un derby, perché mia moglie Chiara è di Lecce e in tribuna, oltre a lei, a tifare c’erano i suoi genitori, mentre i miei mi hanno seguito da casa su Sky, con un gruppo di amici». In fondo, avete “soltanto” tenuto fede all’impegno di giocare con la stessa aggressività della scorsa stagione… «Credo che il momento-chiave sia arrivato dopo il rigore subìto. Gli ingressi di De Luca e Ivan ci hanno messo un po’ in difficoltà e a quel punto immagino che più di qualcuno si aspettasse un nostro crollo. Invece lo sbandamento non è durato più di una decina di minuti, siamo stati bravi a non disunirci e non si è sofferto più di tanto». Quanta soddisfazione c’è nel sovvertire i pronostici? «Tanti a livello nazionale ci davano per spacciati, io nell’intimo avevo sensazioni diverse, ma le tenevo per me. Essendo ormai un vecchietto, alcune partite come questa le ho vissute in carriera e so che capita spesso che la “grande” compia l’errore di sottovalutare la “piccola”. È accaduto anche al Bari. Il colpo a sorpresa poteva starci, noi siamo stati bravi a sfruttare l’opportunità». E ora cambia qualcosa? «Adesso arriva il difficile. Sono convinto che saremo seguiti con più attenzione da tutti gli avversari e in casa, domenica contro la Ternana, avremo già più responsabilità e il dovere di riscattare l’eliminazione dalla Coppa patita dalla Cremonese nell’ultimo incontro interno. L’errore più grave sarebbe quello di pensare di aver già realizzato qualcosa, quando mancano ancora 41 partite. Per cui bello ricevere elogi, ma ora tappiamoci gli occhi e le orecchie». La scorribanda pugliese potrebbe rilanciare gli abbonamenti, al momento fermi a quota 1.200. Già oggi la società dovrebbe ufficializzare il prolungamento della campagna di sottoscrizione sino al secondo turno casalingo, prima del match con il Novara del 17 settembre. «So che l’obiettivo è quello di tornare alle 1.500 tessere dell’ultimo anno in B e spero che il 2-1 di Bari possa regalare entusiasmo all’ambiente, che forse ne aveva perso un po’ in seguito all’eliminazione in Coppa. Lo sapete, ci contiamo: per noi è bello poter giocare in uno stadio caldo».
Ore 10.30 – (Mattino di Padova) Sono arrivati in stazione ferroviaria a Padova verso le 21.30 di ieri, capitan Iori e soci, poi in pullman hanno raggiunto Cittadella. Oggi è previsto il giorno di riposo dagli allenamenti, che riprenderanno domani pomeriggio al Tombolato, iniziando così a preparare il match contro la Ternana, in cartellone domenica 4 settembre alle 20.30 (la Serie A è ferma per la Nazionale). Per l’occasione torneranno a disposizione di Venturato Martin e Pelagatti, assenti a Bari perché chiamati a scontare un turno di squalifica rimediato nella scorsa stagione. Intanto, si mobilitano i tifosi. Mercoledì sera, alle 20.15, la sede del “Salf Granata Club Ristorante Bar da Godi-Fontaniva Presente” ospiterà la riunione del Centro Coordinamento Club Granata-CCCG, con la cena al prezzo-convenzionato di 10 euro a persona. Nell’occasione sarà definita la lista delle trasferte in pullman, in particolare le due di sabato 10 settembre al “Piola” di Vercelli e di sabato 24 settembre al “Rigamonti” di Brescia. Giovedì 1 settembre si riunirà invece il direttivo del “Club Angelo Gabrielli-Granata X Sempre” che ha in programma una prossima serata “pasta all’amatriciana” al bar Stadio, cucinata dallo chef Zita per raccogliere fondi in favore dei terremotati.
Ore 10.00 – (Gazzettino) Un giorno prima, mercoledì alle 23, si chiuderà il mercato. «Non possiamo dimenticare cosa hanno fatto Dionisi, Ilari e Petrilli, ma sono professionisti, il calcio gira in una certa maniera, troveranno una nuova destinazione e ci potranno essere di conseguenza nuovi innesti. Si è fatto uno sforzo economico non da poco e queste cessioni sul piano finanziario erano già state preventivate». Entro un mese arriveranno pure novità societarie. «Nella prima decade di settembre approveremo il bilancio 2015-16 che coincide con la scorsa stagione sportiva, gli attuali soci verseranno quanto dovuto per chiudere i conti e poi si ragionerà su quelli nuovi. Se sono due? Sì, Verso fine settembre dovremmo concretizzare». E non manca un cenno alla questione stadio, con la recente presentazione da parte del Comune del progetto relativo al Plebiscito. «Vedo che l’amministrazione va avanti e noi siamo a sua disposizione. Dove ci farà giocare noi giocheremo»
Ore 09.50 – (Gazzettino) Sensazioni? «In tempi recenti ho visto un bel Padova, in crescita secondo i programmi dell’allenatore e dunque sono fiducioso. La squadra per trequarti è nuova, come Brevi stesso, per cui occorre pazientare un po’, anche perché i campionati non si vincono ad agosto e settembre». Circostanza dimostrata dai risultati di sabato che hanno visto le “big” non ancora tali: successo per 1-0 del Venezia con il Forlì, un punto per il Parma a Modena e il Pordenone con il Gubbio, oltre ai ko di Feralpi e Reggiana (a Bassano). «Non è facile per nessuno, ma riparliamone a inizio novembre. Ora molto dipende dalla preparazione e chi è meno attrezzato limita i carichi per essere più fresco all’inizio». Poi Bonetto riprende a guardare a casa propria: «C’è un bel clima nello spogliatoio e in società dove ogni componente rema nella stessa direzione. Abbiamo cercato di operare meglio possibile, ogni scelta è stata fatta in buona fede e spero possa essere ripagata». Anche in termini di abbonamenti (a ieri sono 2.470 le tessere sottiscritte), con la relativa campagna che si chiuderà giovedì. «Se Padova aspira a essere una grande piazza servono una grande tifoseria e numeri importanti, non solo per un discorso strettamente finanziario. Più abbonamenti significano maggiore visibilità, più attenzione dei media, più sponsor e anche un maggiore peso in Federazione. Per questo abbiamo bisogno di tutti».
Ore 09.40 – (Gazzettino) «Giusto così. Come ha detto il presidente Bergamin, di fronte a una simile disgrazia, pensare all’organizzazione di un evento sportivo era fuori luogo». Così Roberto Bonetto sul rinvio di Samb-Padova a causa del terremoto che ha colpito l’Italia centrale. Mercoledì scorso l’amministratore delegato ha compiuto 63 anni e si sarebbe aspettato come regalo di compleanno un successo nelle Marche in passato mai arrivato in otto sfide e in un lasso di tempo (62 anni) che praticamente coincide con la sua età. «Per la legge dei grandi numeri – replica Bonetto – poteva essere la volta giusta, ma il presente nei miei confronti è solo rinviato e spero arrivi già sabato prossimo con l’Albinoleffe». Per effetto di questo rinvio, altra cosa senza precedenti, il Padova potrà iniziare il torneo con due impegni di fila in casa. «È importante partire con il piede giusto, ma per disputare un campionato di vertice va vinta quasi ogni gara, indipendentemente dal fattore campo».
Ore 09.20 – (Mattino di Padova) L’eliminazione prematura dalla Coppa Italia ha scombussolato il vostro piano di agosto? «È spiaciuto uscire così, anche perché ci ha impedito di disputare un’altra gara di livello in più. Ma per il resto è cambiato poco. Società e staff hanno lavorato bene, non vediamo l’ora di dimostrarlo sul campo. Ci vorrà qualche gara per entrare a regime, ma ci piacerebbe partire subito forte». L’esordio avverrà anche a mercato chiuso. Si aspetta qualcosa da qui al 31? «Sono convinto di avere tra le mani un ottimo potenziale, per questo lavoro sereno. Sono arrivate tutte le prime scelte che cercavamo, si è creato entusiasmo e la squadra è completa. Potrebbero esserci delle cessioni e in base a quelle valuteremo se operare ancora in entrata. Ma io sono molto contento anche così». Dell’esordio rinviato ha parlato anche il d.g. Zamuner, che da domani sbarcherà a Milano per provare a chiudere le ultime trattative: «Un’altra settimana di lavoro senza poi giocare è naturale che faccia crescere la tensione», il suo parere. «Debutteremo in casa, c’è tanta attesa e non vogliamo deludere le aspettative».
Ore 09.10 – (Mattino di Padova) E così saranno passati quasi 4 mesi, la bellezza di 118 giorni, tra l’ultima partita della scorsa stagione contro l’Alessandria e il ritorno in campo di sabato prossimo con l’Albinoleffe. «In effetti abbiamo iniziato prima del solito, anche perché tanti giocatori avevano terminato presto il torneo precedente», il commento del tecnico Oscar Brevi. «Non giocare gare ufficiali per così tanto tempo è un’anomalia, una squadra ha bisogno di un confronto vero, da tre punti». Giovedì sera eravate pronti a scendere in campo, quindi è arrivato il rinvio. Che vi porta ad un’altra settimana di attesa. Logorante? Cambierà qualcosa nella preparazione? «Come detto, abbiamo bisogno di giocare, ma una settimana fortunatamente cambia poco. Appena saputo del rinvio, abbiamo variato l’allenamento di rifinitura e sabato abbiamo disputato un’amichevole tra di noi cercando di riprodurre l’intensità di novanta minuti veri. Da domani (oggi, ndr) lavoreremo per dare alla squadra la miglior brillantezza possibile. Guardando il lato positivo, abbiamo più chance di recuperare meglio gli acciaccati».
Ore 09.00 – (Mattino di Padova) Il Padova è la squadra più… preparata d’Italia. O forse del mondo. In attesa di misurare sul campo il reale valore della formazione costruita da Giorgio Zamuner e Oscar Brevi, i biancoscudati hanno battuto un piccolo ma particolare record. Tra la data del primo allenamento stagionale e quella della prima partita di campionato, infatti, saranno passati la bellezza di 57 giorni. Quasi due mesi di preparazione per arrivare a disputare il campionato di Lega Pro, con in mezzo un’unica partita ufficiale, la gara persa ai rigori contro il Seregno il 31 luglio (ormai un mese fa) nel primo turno di Coppa Italia. Nessuno in Italia è stato costretto ad una preparazione così lunga per il campionato, nemmeno il Sassuolo chiamato ai turni preliminari di Europa League, visto che i neroverdi hanno iniziato la preparazione una decina di giorni prima del Padova (27 giugno, contro 8 luglio), ma hanno esordito in Serie A con due settimane d’anticipo. Un’estate anomala per il Padova, che rispetto ai piani originari ha anticipato di una settimana la preparazione visto l’impegno in Coppa Italia di fine luglio, e si è vista posticipare, per i tragici fatti del terremoto, l’esordio in campionato.
Ore 08.30 – Lega Pro girone B, la classifica aggiornata: Santarcangelo, Lumezzane, SudTirol, Bassano e Venezia 3, Pordenone, Gubbio, Ancona, Mantova, Modena e Parma 1, FeralpiSalò, Teramo, Fano, Reggiana, Forlì, Sambenedettese*, Padova*, AlbinoLeffe* e Maceratese* 0 (* una partita in meno).
Ore 08.20 – Lega Pro girone B, i risultati della prima giornata: Lumezzane-Teramo 2-0 (Bacio Terracino (Lu) al 5′ st, Barbuti (Lu) al 7′ st), SudTirol-Fano 2-0 (Gliozzi (St) al 3′ st, Tulli (St) al 25′ st), Pordenone-Gubbio 1-1 (Ferretti (Gu) al 36′ st, Arma (Pn) su rigore al 47′ st), Santarcangelo-FeralpiSalò 3-1 (Rossi (Sa) al 4′ pt, Valentini (Sa) al 41′ pt, Gatto (Sa) al 8′ st, Bracaletti (Fs) su rigore al 20′ st), Venezia-Forlì 1-0 (Fabiano (Ve) al 21′ pt), Ancona-Mantova 1-1 (Marchi (Mn) al 27′ st, Samb (An) al 49′ st), Bassano-Reggiana 2-1 (Minesso (Ba) al 4′ st, Guidone (Re) al 45′ st, Fabbro (Ba) al 50′ st), Modena-Parma 0-0. Rinviate: AlbinoLeffe-Maceratese, Sambenedettese-Padova.
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