Per avere risposte sull’operazione Portin-Galli e su quanto fatto in quel periodo il quesito va posto ad altre persone. È questo, in estrema sintesi, il punto di vista di Gianluca Sottovia, anche lui sotto la lente d’ingrandiomento della Procura federale insieme a Marcello Cestaro e, per condotte successive, a Diego Penocchio per presunte plusvalenze fittizie che avrebbero falsato i bilanci permettendo, secondo la tesi dell’accusa, l’iscrizione al campionato di serie B 2013-14 in assenza dei requisiti previsti dalla normativa federale, poco prima della cessione della società allo stesso Penocchio. Nello specifico a Sottovia, all’epoca amministratore delegato, è stato contestato di avere «sottoscritto e depositato in Lega le variazioni di tesseramento di Galli e Portin (il primo preso dal Parma in comproprietà, in cambio della seconda metà del finlandese il 22 giugno 2012, ndr) indicando un corrispettivo abnorme e strumentale per occultare le reali perdite dell’esercizio 2012 e 2013 del Padova». Il cartellino di ciascun giocatore era stato valutato 4 milioni. «Ho passato la pratica al mio legale Francesco Rossi – spiega Sottovia che nel frattempo ha abbandonato il mondo del calcio e gestisce una catena di gelaterie – senza chiedere l’audizione alla Procura perché su quelle operazioni non saprei proprio dire nulla». Poi aggiunge: «È vero che sul piano formale ero ancora amministratore delegato, ma da quando erano andati via il tecnico Dal Canto e il diesse Foschi, non mi occupavo più di quegli aspetti e i riferimenti societari erano ben altri».
Poi Sottovia, senza fare nomi, si lascia scappare una battuta: «A Parma di casa non ero certo io». Pur senza citarlo, si riferisce a Luca Baraldi, da gennaio 2012 consulente di Cestaro e da fine estate consigliere di amministrazione con delega all’area tecnica, mentre il direttore sportivo dal 6 giugno 2012 era Fabrizio Salvatori. «Basta guardare a chi venivano fatte le interviste sul mercato in quel periodo per capire quale era la reale situazione. Poi si sa che per i cambi di organigramma ufficiali ci vogliono tempi tecnici perché vanno approvati i bilanci e convocati i cda. Può starci dunque che il presidente Cestaro nel frattempo mi abbia chiesto di firmare qualcosa, ma di fatto l’amministratore delegato non ero più io». Poi Sottovia esprime qualcosa anche sul merito della vicenda: «Al di la della mia estraneità ai fatti, ricordo che ci sono società certificate che devono controllare proprio i bilanci e infatti in sede venivano per lungo tempo due o tre persone per visionare ogni documento. Relativamente alle plusvalenze fittizie, sul valore di un giocatore tutto è plausibile e con il senno di poi è facile parlare. Portin era comunque in odore di nazionale e in generale, a titolo di esempio, ci sta che chi esordisce in prima squadra possa avere nel bilancio un certo valore che poi scende se non riesce a confermarsi o in caso d’infortunio».
(Fonte: Gazzettino, Andrea Miola)