Queste le dichiarazioni rilasciate da Giacomo Bindi e Michele Russo alla conferenza stampa di presentazione andata in scena oggi all’Euganeo
GIACOMO BINDI
Vengo qui non perché mi abbiano mandato via da Pisa, Padova è una prima scelta e questa è una piazza che ho sempre invidiato. Il contesto mi è sempre piaciuto, e spero che sia lo stesso adesso che lo vivrò in prima persona. Credo di essere nell’anno decisivo della mia carriera, spero di far bene e di vincere anche quest’anno.
La ritengo la più importante perché in questi anni c’è sempre stato un percorso personale in crescendo, e mi sento di essere a livello più maturo di quello che potrebbe essere il mio status di calciatore. Mi impegnerò e ho fatto questa scelta per non aver alcun ruolo marginale, la possibilità che mi si è presentata l’ho colta.
Il mister non l’ho sentito, ma il fatto che lui fosse qui è stato un altro motivo per cui la scelta di Padova è stata la più giusta. So come lavora, mi piace che sia molto carismatico e riesca a trasmettere questa cosa ai ragazzi, cercando di fare un buon gruppo che è un requisito alla base di qualunque vittoria.
Latina e Pisa sono state le vittorie dei campionati della mia carriera: chi è riuscito a vincere in carriera sa l’importanza del gruppo, dipende molto dai ragazzi ma anche dal lavoro della società, se qualcuno gioca un po’ meno venga all’allenamento e sia pronto per fare un gran lavoro. Permette loro di rimanere in forma e a quelli che giocano di essere sempre sul pezzo e in tensione e concentrazione. L’allenatore ha questa caratteristica, e penso che punteremo innanzitutto su di lui, poi c’è la qualità dei giocatori che è ottima, la squadra di adesso è più che valida.
Perin? Grandissimo tifoso del Latina, nelle ultime partite lì è sempre stato presente e alla festa promozione è stato il primo a venire. Mi sono presentato come se lo conoscessi da anni, era così felice che è nato un rapporto per cui ci sentiamo tutt’ora. Magari la prossima volta mi farà l’in bocca al lupo.
Portiere molto concreto? Credo di ritrovarmi in questa descrizione, è un po’ il mio carattere, sono più per la concretezza che per l’apparire. Credo che sia più funzionale per la squadra, anche se meno sicuramente lo è stato per me: nella mia carriera ho coltivato poco l’aspetto personale, preferendo quello collettivo.
A Pisa è successo tutto molto velocemente, non mi aspettavo che dopo una vittoria del genere e tanti impegni verbali ci sarebbe stato un discorso del genere, e quando ho capito che le promesse rimanevano tali senza concretizzarsi ho preferito prendere un’altra strada. Quello che ho ottenuto è sempre dipeso da me e non da altri, e voglio che riomanga tale”
MICHELE RUSSO
Ho tanto entusiasmo, questa è un’occasione che ho voluto sfruttare sin dall’inizio, chiudendo questa operazione prima possibile vista l’importanza della società. A Cremona mi sono trovato molto bene, ma Padova è Padova e c’è poco da dire. Vorrei che si creasse intorno alla squadra il mio stesso entusiasmo.
Pur se difensore, ho sempre segnato molto anche se non nell’ultimo anno. A Chiavari ero anche rigorista, e questo dato ha influito molto.
Qualcosa di 3-5-2 all’Entella l’avevo fatto, mentre l’anno scorso a Cremona l’abbiamo adottato per tutta la stagione, io ho giocato in tutte e tre le posizioni nei tre dietro. È un modulo che personalmente mi piace molto, ho conquistato una doppia promozione con l’entella: creare un’unità d’intenti un gruppo di ragazzi che vada d’accordo all’interno del rettangolo di gioco come fuori è la base. E poi bisogna dare tutto.
Reality? Esperienza positiva dal punto di vista umano, forse meno da quello professionale. Io sono andato lì a dicembre con la speranza che avrebbe potuto darmi visibilità come calciatore e non come uomo televisivo. Invece poi non è stato così, perché quella era una realtà costruita non tanto per il calcio quanto per lo spettacolo. L’anno dopo sono ripartito dalla serie D e mi sono rimboccato le maniche, ma professionalmente quella è stata la prima esperienza in una difesa a tre che mi porto dietro ancora adesso.
Cesar? Siamo stati tre anni insieme, due in C1 e uno in B: siamo diventati quasi fratelli, abbiamo un rapporto che va al di là del campo. L’ho sentito, l’ho visto prima di partire e mi ha detto di venire qui assolutamente perché sarebbe stata una scelta di cui non mi sarei mai pentito, mi ha parlato benissimo della città e della società.