Il capitano ritorna a casa, anche se sarebbe meglio dire che non se n’è mai andato. Perché in tutti questi anni, dal ritiro fino alla prima esperienza sulla panchina dell’Euganeo, come vice di Maurizio Pellegrino, quindi quelli dal 2008 ad oggi, nonostante il lungo viaggio per l’Italia e i capelli che a poco a poco diventati bianchi, la sua casa è sempre stata Padova. Andrea Bergamo ritorna biancoscudato: sarà il vice del nuovo tecnico Oscar Brevi sulla panchina del Padova. Un compito accettato senza nemmeno pensarci, senza attendere neanche la proposta economica: sarebbe arrivato anche a piedi, pur di tornare. «Anche perché ho sempre vissuto qui, col cuore non me ne sono mai andato», ammette Bergamo. «Al Padova ho fatto il settore giovanile, sono stato giocatore, capitano e allenatore, vivendo questa squadra nella sua pienezza. Non potevo dire di no». Se la ricorda la canzone? Ma quando torno a Padova… «Sono felice, davvero. Ma non mi direi emozionato: è da tanti anni che sono in questo mondo, ormai sono vaccinato per questo tipo di esperienze. Non sono uno che ama le cose sdolcinate, sono molto più sul pratico».
Qual è il sentimento che sente, a pochi giorni dal raduno, e dal suo nuovo inizio? «Sono carico. Penso a prepararmi bene, al lavoro da fare, essere un professionista è anche questo». È sempre rimasto molto legato alla tifoseria e all’ambiente: davvero non le fa un effetto particolare pensare di tornare su quella panchina? «C’ero tornato anche con altre squadre, e l’accoglienza nei miei confronti è sempre stata incredibile. Credo sia per quel che ho dato in campo, e penso soprattutto anche per quello che ho dato al di fuori di esso come uomo: mi fa piacere, significa aver fatto le cose giuste, e penso che la gente me lo riconosca». Quando ha saputo che c’era la possibilità di tornare? «Mi ha chiamato il direttore Zamuner, una persona che conosco da più di trent’anni: facemmo il primo ritiro con la Pievigina in C/2 insieme, quando avevamo vent’anni, poi ci ritrovammo a Modena in B, il nostro rapporto è sempre rimasto lo stesso. Quando mi ha chiesto se ero disponibile a venire a Padova, era come se avessi già deciso».
Ha accettato subito? «Di più, gli ho detto che non volevo nemmeno sentir parlare di soldi. Dopo aver conosciuto Oscar Brevi, Zamuner mi ha richiamato dicendomi che aveva scelto me. Gli ho detto: Dammi quello che puoi, i soldi non mi interessano. Lui era quasi in imbarazzo, aveva paura di offendermi con un’offerta troppo bassa, ma io adesso potrò stare vicino alla mia famiglia e a mia figlia, e per questo i soldi non sono mai stati la prima preoccupazione». Il ballottaggio per la panchina era tra Brevi e Petrone, di cui lei era il vice ad Ascoli l’anno scorso. In un modo o nell’altro, era destino che lei tornasse qui… «In realtà con Petrone probabilmente non ci sarei stato. Ad Ascoli fui scelto direttamente dalla società, e anche se con Mario Petrone è nato un buonissimo rapporto, sapevo che ovunque fosse andato si sarebbe portato con sé Cristian La Grotteria, che voleva da quando era a Bassano». Conosceva già Oscar Brevi? «No, l’ho conosciuto quel lunedì in cui ci siamo visti in sede. Abbiamo avuto un incontro per capire se c’era modo di poter lavorare assieme, ed è andato tutto bene: ho trovato una bella persona, molto disponibile, l’empatia è arrivata subito».
(Fonte: Mattino di Padova, Francesco Cocchiglia)
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Uno staff tecnico praticamente rivoluzionato, ma pure un gradito ritorno all’ombra del Santo e non solo perché lui è padovano. Andrea Bergamo nella stagione che sta per iniziare sarà infatti il vice del tecnico Oscar Brevi e insieme al confermato preparatore dei portieri Adriano Zancopè rappresenterà la cosiddetta «patavinitas» in panchina e dintorni. L’ex centrocampista di Bologna e Modena, aveva già ricoperto analoghe mansioni a Padova dieci anni fa, tra gennaio e dicembre 2006 al fianco di Maurizio Pellegrino. Poi un lungo girovagare per l’Italia, prima nello staff del Ravenna e successivamente seguendo il tecnico dei romagnoli Atzori nelle esperienze con Reggina, Sampdoria e Spezia. Ultima tappa nello scorso campionato di B ad Ascoli dove è stato il vice di Petrone. E ora si torna a casa.
«A farmi questa proposta – racconta Bergamo – è stato Giorgio Zamuner con cui avevo fatto il mio primo ritiro da professionista nella Pievigina in C2 e poi giocato in B a Modena agli ordini di Ulivieri nel 1990. Ci si conosce, ma tra noi non c’era un contatto costante per cui la sua offerta mi ha inorgoglito. I riconoscimenti verso la persona per me contano più del campo e sono fiero del fatto che, ovunque sia andato, sono sempre stato cercato da altri». E la risposta era scontata: «Ho detto sì pensando a varie componenti, da quella sportiva a quella degli affetti familiari, visto che ho girato tanto, ma non a quella economica che a me meno interessava». E poi è Padova: «Non mi piace essere scontato e sdolcinato, ma è ovvio che dentro di me sia molto contento. In questa città ho iniziato a giocare, sono tornato a fine carriera, vincendo un campionato (da capitano in C2, nella stagione 2000-01, con serie B sfiorata ai play off due anni dopo, ndr), ho allenato e ci vivo. Sono tutti elementi oggettivi». La sua padovanità in quali aspetti potrà rivelarsi più utile? «Brevi non ha bisogno di suggerimenti, ma conoscendo la città, la piazza e le sue dinamiche, qualche mio consiglio può essere utile. Poi magari c’è bisogno di una persona pacata in panchina dato che lui è un allenatore piuttosto focoso e bello carico in panchina, come piace al pubblico ed è giusto che sia».
Da giocatore ha vinto tre tornei di C1 (con Bologna, Modena e Perugia), oltre a quello di C2 con il Padova. Cosa serve per spuntarla? «Non è mai facile vincere, ma si parte dalla testa e tra presidente, direttore e allenatore devono esserci un pensiero e una linea comune e un rapporto granitico senza crepe in cui possano infilarsi i giocatori. Serve poi un pò di fortuna perché alla fine restano solo i punti, al di là di come si è giocato, cosa un pò frustrante per chi allena». Quest’anno non si riparte da zero: «C’è un buon gruppo, con buone individualità, gente esperta e intelligente. Come in tutte le realtà conta l’atteggiamento; se c’è la giusta determinazione, qualcosa che ti senti dentro, i tifosi daranno sempre il loro sostegno». Nessuna novità intanto sul fronte del mercato, ma in settimana si dovrebbe chiudere con uno o due difensori.
(Fonte: Gazzettino, Andrea Miola)