Simone Pasa, possiamo dirle “benvenuto al Cittadella”? «Direi proprio di sì», e ride il 22enne di Montebelluna, nella scorsa stagione fra le colonne del Pordenone in Lega Pro. «Credo che martedì o mercoledì, prima di partire per la Spagna, passerò a firmare per le prossime due stagioni. Ma lo posso già confermare: vestirò granata». Nel corso dell’ultimo anno ha mostrato di poter giocare egregiamente sia in mezzo al campo che come centrale della linea arretrata: per quale ruolo è stato contattato? «Principalmente per completare il reparto difensivo, anche se all’occorrenza potrò, appunto, spostarmi più avanti». Mister Tedino ha speso parole importanti nei suoi confronti, definendola un elemento di grande intelligenza tattica e piedi buoni, lo sa? «Lo ringrazio, anche per l’esperienza vissuta assieme. Ero a Pordenone in prestito dall’Inter e il contratto che mi lega ai nerazzurri scadrà a fine mese: Tedino ha provato a trattenermi ed era dispiaciuto per la mia partenza, ma ha capito che il richiamo della B è troppo forte. E comunque, alla fine, mi ha detto “in bocca al lupo”». Che idea si è fatto del Cittadella? «È noto che questo è un ambiente sano. Da un punto di vista tecnico, le due partite dello scorso campionato in cui ho giocato contro i granata mi hanno lasciato l’impressione di una squadra molto organizzata: era sicuramente la più forte del girone, anche se nella sfida di ritorno il 3-1 è stato troppo severo per noi». E papà Daniele, dall’alto della sua esperienza di centrocampista che ha militato pure in Serie A, oltre che di allenatore, cosa le ha detto? «Che certi treni passano una volta sola e bisogna salirci al volo. Ha parlato con il d.g. Marchetti, che conosce bene, e ha spinto perché prendessi questa decisione». Conosce qualcuno dei nuovi compagni? «Con Iori ho giocato assieme nei sei mesi che ho trascorso al Padova. Conosco Zaccagni, anche se mi sa che rientrerà al Verona per fine prestito, e poi “Pippo” Lora: quando ero nelle giovanili dell’Inter e lui in quelle del Milan ci siamo affrontati in diversi derby». Già, l’Inter. Stramaccioni, a suo tempo, la lanciò in prima squadra quand’era ancora 19enne. Le è rimasta un po’ di amarezza per aver concluso presto quell’avventura? «Al contrario. È stata un’esperienza fantastica, che porterò sempre dentro di me. Non l’ho mai vissuta come un punto d’arrivo, piuttosto come una tappa, che mi ha permesso di mettere piede in campo anche in Serie A. Magari un giorno tornerò a farlo, ma, comunque vada, non tutti hanno la fortuna di riuscirci». Viste le premesse, a ripercorrere la sua carriera si ha come l’impressione che abbia perso un paio d’anni, tra Varese, Padova e Prato. «Il rammarico più grosso è per il periodo in Serie B a Varese: non mi è mai stata concessa l’opportunità di giocare. Poi c’è stato il passaggio al Padova, a cui sono approdato in un momento sbagliato: era una squadra ricca di elementi validi, che però stava vivendo un momento difficile. Al Prato, poi, ho avuto modo di tornare a giocare con regolarità, guadagnandomi l’attenzione del Pordenone». Con il trasferimento in granata rimarrà vicino alla sua Montebelluna. «È una quarantina di minuti d’auto, il che non guasta. Ma mi trasferirò comunque a Cittadella».
(Fonte: Mattino di Padova)