Lo scorso 13 maggio Beppe Pillon guidava quello che poi si sarebbe rivelato il suo ultimo allenamento del Padova e veniva annunciato il divorzio con il direttore sportivo Fabrizio De Poli, il tutto cinque giorni dopo l’ultimo atto del campionato chiuso da Diniz e colleghi al quinto posto. Oggi in casa biancoscudata si festeggia Sant’Antonio, con una pelle quasi completamente cambiata nello staff tecnico-dirigenziale e con il futuro nelle mani del nuovo direttore generale Giorgio Zamuner che ha chiamato per la panchina Oscar Brevi. È passato un mese esatto, ma per quanto successo, il lasso di tempo trascorso sembra ben più ampio. «Sicuramente sono stati trenta giorni molto intensi – conferma il presidente Giuseppe Bergamin – perché c’era tanto da fare. Eravamo attesi da scelte importanti, c’erano da sistemare alcuni equilibri oltre alla ricerca di sponsor e possibili nuovi soci. Spero che il prossimo mese lavorino bene gli altri (il riferimento è a Zamuner e Brevi, ndr) e noi si possa godere di maggiore libertà e riposo dopo un periodo un po’ teso».
In effetti, dopo due anni al timone del Padova in cui gli obiettivi prefissati sono sempre stati raggiunti, questi sono stati i giorni in cui dall’esterno è emerso il maggiore scetticismo. «Bisogna capire i momenti, la successione delle cose e valutare a 360 gradi. Io cerco pure i risvolti più nascosti e in questi ho trovato elementi positivi». C’è qualcosa che le ha dato maggiore fastidio? «Esistono diverse opinioni e punti di vista, è giusto che ognuno le esprima. Dentro la società non credo ci saranno problemi, siamo in un equilibrio che va bene e anche i risultati potranno aiutare da ogni punto di vista. Non mi preoccupo, lavoriamo in positivo, non certo per fare male; forse da fuori si vede diversamente. Penso che un atto di fiducia debba esserci rivolto». In realtà puntando a migliorare il quinto posto di quest’anno c’è anche il rischio che aumentino le pressioni della piazza. «Ho sentito parlare di progetto interrotto, ma quello triennale a cui ci riferiamo è societario e ci sta che alcuni attori possano cambiare. Sappiamo che le nostre aspettative di arrivare più in alto possibile, le stesse dei tifosi, non sono di facile realizzazione, ma le vedo più come un auspicio, per cui metteremo comunque tutti i nostri mezzi, che non come un impegno che può poi ritorcersi contro».
Da un mese appena trascorso a quello che porterà al ritiro di Mezzano. «Un periodo per creare i presupposti per fare bene e ci sono tutti i requisiti. È importante partire con il piede giusto. Lasceremo lavorare Zamuner, persona che, pur da una posizione prima diversa, frequenta il calcio da tanto tempo, conosce i giocatori e ha relazioni importanti. Partiamo da una base solida della rosa, mi aspetto da lui una gestione economica equilibrata e auspico che con sagacia e intuizione sappia scegliere sia gli elementi maturi che i giovani adatti al Padova. Gente con lo spirito giusto perché, aldilà dei nomi, i risultati arrivano con il gruppo». Tra le critiche arrivate in questi giorni, quelle legate a uno staff tecnico-dirigenziale, tra nuovi e vecchi sotto contratto, un po’ troppo affollato. «Abbiamo cambiato molto – replica Bergamin – ma lo sapevamo in partenza, lo avevamo messo in preventivo e la cosa rientra nel budget previsionale». Capitolo entrate: arriveranno nuovi soci? «Ci sono buone possibilità che nelle prossime settimane la cosa si concretizzi e questo ci darebbe maggiore tranquillità. Il discorso è impostato ed è giusto che anche qualcun’altro si esponga insieme a noi». C’è poi il discorso tifosi. Se la società alza l’asticella, lo stesso si auspica succeda dall’esterno. «I risultati portano il pubblico e anche il bel gioco aumenta l’affluenza. Quanti abbonamenti ci aspettiamo? Questa settimana affronteremo l’argomento, coinvolgendo la tifoseria per confrontarci su iniziative e suggerimenti per un maggiore seguito».
(Fonte: Gazzettino, Andrea Miola)