La conferma ancora una volta arriva da Padova. «Marcelo Mateos – ha dichiarato ieri il neo dg biancoscudato Giorgio Zamuner – sarà al mio fianco. Ha il patentino da direttore sportivo e farà il team manager». Lui, Marcelo, aveva soltanto ammesso di aver incontrato Bergamin e soci. In attesa della comunicazione ufficiale del divorzio da parte del Pordenone. Troppo signore per anticipare i tempi. Come sempre: da quando arrivò in punta di piedi per mettere la sua esperienza a disposizione del Pordenone di Carmine Parlato, a quando non seppe dire di no a Lovisa che lo voleva come consulente personale, a quando fu «promosso» direttore di campo, sino a ora che se ne va. Sempre in punta di piedi. Senza polemiche. Anzi, professando la sua gratitudine per re Mauro. «Una grande persona – conferma -. Mi ha trattato come uno di famiglia. Gli sono molto riconoscente». Tace anche di essere stato lui a portare Giorgio Zamuner a Pordenone. Si limita a dire: «Credo di avere qualche merito nella grande stagione dei ramarri». Poi si sa com’è il mondo, anche quello del calcio. Se le cose vanno male la colpa è di pochi, spesso di uno solo. Se vanno bene non è difficile trovare chi si attribuisce, anche da solo, il merito. «Lascio il Pordenone – racconta Mateos – per questioni personali. Avevo già deciso di farlo in aprile. Ringrazio la dirigenza, lo staff tecnico, i giocatori e in particolare gli addetti ai lavori. Gente che mette a disposizione tutto il suo entusiasmo. Un gruppo fantastico. Così come il popolo neroverde, fondamentale nei successi ottenuti». Il momento migliore? «Da giocatore – ricorda – la promozione e lo scudetto dei dilettanti della stagione 2013-14. Come dirigente non c’è stato un momento unico, ma la soddisfazione di vedere una crescita continua e costante». Il Pordenone saprà ripetersi? «Lo auguro a tutti coloro che amano il ramarro, anche se – negli occhi ha già un velo di malinconia – sarà difficile ripetere un girone di ritorno come quello appena concluso».
(Fonte: Gazzettino, edizione di Pordenone)