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Ore 21.20 – (La Provincia Pavese) Quale futuro per il Pavia? La proprietà cinese guidata da Xiadong Zhu chiuderà la stagione in corso liquidando le spettanze mancanti a calciatori e dipendenti e provvederà all’iscrizione al campionato di Lega Pro 2016/2017? Sono solo alcune delle domande che tifosi e addetti ai lavori si pongono in questi giorni per una situazione che sembra di stallo in casa azzurra. Se la programmazione organizzativa, a partire dal ritiro precampionato a Storo in Trentino, si era mossa in anticipo nei mesi scorsi, in quest’ultimo periodo sono più i dubbi che le certezze a trapelare dalla sede di via Alzaia. Non è un caso che dopo che sono circolati i nomi di alcuni tecnici, contattati dalla società, non si sia passati alla fase successiva con la chiusura delle trattative. Solo contatti anche con i giocatori, ma per ora, e non solo per tesseramenti possibili dall’1 luglio, nessuna definizione sicura ma solo promesse. Un semplice ridimensionamento dell’investimento da parte della proprietà e conseguentemente del budget a disposizione per la gestione sportiva 2016-17 sarebbe il male minore, per mantenere il club nel calcio professionistico di Lega Pro. I timori sono, però, altri. Si apre oggi un mese decisivo per le sorti del club azzurro. Occorre, nelle prossime settimane, provvedere a sanare quanto spettante a calciatori, staff tecnico e dirigenziale e dipendenti, per provvedere poi all’iscrizione al campionato 2016-17. Iscrizione per cui servirà presentare una garanzia fideiussoria di 350mila euro, e surplus da depositare se il monte ingaggi supererà 1.5, due o tre milioni di euro. Ma è anche necessario provare l’assenza di debiti per richiedere l’iscrizione, depositando la garanzia. Situazione a cui deve provvedere la proprietà. Un’altra strada è che mister Zhu possa adempiere a questo passaggio, per poi passare la mano cedendo il club a ipotetici investitori. La peggiore ipotesi, invece, è che le prime due soluzioni non trovino risposte concrete e il Pavia non si iscriva alla prossima Lega Pro. Scenari a 360 gradi che oggi i rappresentanti del Pavia (probabilmente sarà il direttore generale Nicola Bignotti a farlo) dovrebbero chiarire nel faccia a faccia con la stampa, dopo comunicazioni sul tema che sono arrivate in queste ultime settimane solamente attraverso il proprio sito. Soprattutto smentite a certe voci, o illazioni, in un clima che in queste ultime settimane si è fatto sempre più caldo. Tra le domande che ci si pone quelle relative all’interesse eventuale di imprenditori o cordate per salvare il Pavia: resta da capire se per mantenerlo in Lega Pro o per ripartire dai dilettanti.
Ore 20.50 – (Gazzetta di Reggio) «Questa stagione mi ha lasciato Un grande rammarico perché avevamo una squadra competitiva per arrivare ai play off, senza nulla da invidiare alle altre, ma purtroppo non sono arrivati i risultati. Dipendesse da me manterrei intatto il gruppo per riprovarci, magari con qualche innesto». Parola di Minel Sabotic, montenegrino scuola Sassuolo, con un passato al Rolo ed alla Correggese prima di approdare alla Reggiana. Secondo indiscrezioni il difensore centrale è nel mirino di alcune squadre di B, tuttavia per ora non esiste una pista concreta tanto che il giocatore è convinto di restare alla Reggiana, forte anche di un contratto fino a giugno 2018. Sabotic, sente le sirene della B? «Che sappia non ci sono novità perciò mi sento sempre un giocatore della Reggiana». E’ allettato da una Lega Pro con tante squadre in regione: dalle due di Piacenza al Parma, passando per Reggiana, Modena e Rimini? «Tutti questi derby sono affascinanti ed aumenterebbero la competizione anche se credo che faranno di tutto per toglierne alcuni». Si sente migliorato dopo un’altra stagione da protagonista? «Spero di sì anche se dovreste essere voi, che mi guardate da fuori, a giudicare». Due anni con la miglior difesa del girone: riconfermarsi sarà difficile? «Certo, però avrei preferito incassare cento gol e centrare i play off piuttosto che raggiungere risultati positivi nel mio reparto senza centrare l’obiettivo di squadra». Mister Colombo l’ha lanciato e valorizzato nel professionismo. Con la sua partenza cosa cambia per lei? «Adesso torniamo tutti in gioco, ripartendo da zero, dovendo metterci tutti in discussione visto che non conosciamo ancora i modi di lavorare del mister che arriverà. Purtroppo nel nostro mondo si va e si viene, giocatori come allenatori, perciò posso solo augurargli un grosso in bocca al lupo». Il futuro tecnico Leonardo Colucci: lo conosce predilige la difesa a quattro: sarà un problema per lei abbandonare quella a tre? «No, sarebbe il ritorno ad un sistema già collaudato». La partenza di Parola avrà peso nel reparto difensivo? «Perdiamo un pezzo importante, nonché capitano e trascinatore del gruppo, insomma una chioccia per tutti noi nello spogliatoio. Mi fa piacere averlo conosciuto». Se partisse il suo collega Spanò, altro pezzo da novanta che gode di stima in Cadetteria? «Magari parte uno e ne arriva uno più forte, oppure ne arriva uno più debole. E’ difficile a priori capire se un eventuale nuovo arrivato possa dare più o meno di chi c’era anche se toccare un pilastro della vecchia guardia potrebbe essere pericoloso». Nonostante la giovane età è ritenuto uno dei leader dello spogliatoio. Quali errori non devono essere ripetuti da luglio in poi? «Non si devono ripetere situazioni come quest’anno dove spesso ci siamo sentiti da soli, ma dobbiamo cercare tutti di collaborare per il bene della squadra evitando le polemiche». Con l’amico Berardi come va? «Ci sentiamo ogni tanto». E’ sempre del’idea che un giorno lo raggiungerà in Serie A? «Per forza, anzi, avendo il suo stesso procuratore gli prospetto sempre un mio imminente approdo in A».
Ore 20.20 – (Gazzetta di Mantova) Mentre il Mantova s’interroga ancora sul suo futuro, in molte altre piazze si parla già di mercato, di allenatori (a Cremona è stato ufficializzato l’ex Acm Attilio Tesser) e acquisti in vista del prossimo campionato. Così, qualche voce rimbalza anche per i tesserati biancorossi e innanzitutto per mister Luca Prina, al quale avrebbero fatto un pensierino Ternana e Latina, club che militano in serie B, nonché la FeralpiSalò. Radiomercato fornisce poi anche voci su sue giocatori che sono sotto contratto con il Mantova per la prossima stagione. L’attaccante Matteo Momentè, che rientrerà in biancorosso dopo il prestito al Bassano, sarebbe fra i centravanti messi nel mirino addirittura dal Parma neopromosso in Lega Pro. E un’altra matricola della serie C, la Sambenedettese, avrebbe invece messo gli occhi sull’attaccante Pietro Tripoli, che nella formazione marchigiana aveva giocato la sua prima stagione da professionista, nel 2006. Intanto in Viale Te prosegue il lavoro di ordinaria amministrazione in vista della prossima stagione. Ieri, ad esempio, c’è stato il primo atto formale per iscrivere il Mantova alla Lega Pro 2016/2017: la presentazione della certificazione Iva. Si tratta soltanto del primissimo step, visto che i più importanti dal punto di vista economico (pagamento di stipendi e contributi, nonché presentazione della fideiusione) arriveranno da metà giugno in poi. Al lavoro il Mantova è poi anche dal punto di vista sportivo. Negli ultimi giorni è stato pressoché chiuso l’accordo per il ritiro estivo. Se non ci saranno sorprese, il Mantova tornerà come l’estate scorsa a Masen di Giovo, all’Hotel Fior di Bosco, probabilmente con partenza attorno al 20 luglio.
Ore 20.00 – (Gazzetta di Mantova) Manuel Scalise lascia Mantova dopo due stagioni e tiene a salutare i tifosi e a raccontare quella salvezza che secondo lui è stata «un miracolo compiuto in condizioni impossibili». Il 34enne esterno destro si riferisce in particolare alla gestione societaria (sulla quale del resto lo stesso presidente Musso ha già fatto autocritica più volte) e riassume così il concetto: «C’è stata tanta confusione fin dall’inizio e si sono continuati a commettere gli stessi errori, uno dopo l’altro, per mesi. Gli allenatori arrivavano con entusiasmo e con un loro credo calcistico, giusto o sbagliato che fosse, poi finivano per andare in confusione a causa delle scelte societarie e di mercato. Se penso che a gennaio la squadra è stata cambiata quasi per intero, ribadisco che sfido chiunque altro a centrare una salvezza del genere». «Per fortuna – aggiunge Scalise -, con l’arrivo di Prina c’è stato finalmente un mister in grado di comandare da solo e di dare una guida certa a un gruppo che – bisogna ricordarlo – era formato anche da tanti ragazzi giovani. Negli ultimi due mesi si è fatto calcio come bisogna farlo e i risultati per fortuna si sono visti. Merito di uno spogliatoio che ha trovato la forza e l’orgoglio di rialzare la testa e di lottare per il bene del Mantova: vi assicuro che in altre squadre non sarebbero mai riusciti a venir fuori dalla situazione in cui eravamo noi a poche giornate dalla fine». A livello personale, poi, Scalise è rimasto molto deluso: «Già l’estate scorsa, parlando con la società, non avevo percepito grande fiducia in me e questa sensazione è rimasta per tutto l’anno. A dicembre mi hanno giurato che avremmo rinnovato il contratto, cosa che non è avvenuta. Ma soprattutto mi ha lasciato perplesso che qualcuno di loro facesse fatica perfino a salutarmi. Sul fronte calcistico i matrimoni possono anche finire, ma dal lato umano mi sarei aspettato qualcosa di diverso. Comunque non importa, ho capito che Mantova per me è un capitolo chiuso ma almeno posso andar via felice per aver evitato l’onta della retrocessione nei dilettanti. Il pubblico biancorosso, di cui capisco la rabbia, è fantastico e merita ben altri palcoscenici. Noi, quantomeno, siamo riusciti a dimostrare l’attaccamento alla maglia. Da parte mia, l’augurio che posso rivolgere agli sportivi mantovani – conclude Scalise – è che si trovi prima o poi una società che riesca a portare avanti un programma di 4-5 anni e a costruire nel tempo qualcosa di importante per far felice questa piazza».
Ore 19.40 – (Gazzetta di Mantova) Il futuro del Mantova resta tutto da scrivere e qualcosa di certo al riguardo si saprà probabilmente la prossima settimana. Ma ogni giorno al puzzle (difficilissimo da comporre) si aggiunge qualche tessera. E in questo caso si tratta di un avvicinamento fra il presidente Sandro Musso (che in precedenza aveva sempre storto il naso di fronte a tale ipotesi) e Claudio Dondi, il mantovano che vuole rilevare l’Acm a nome di una cordata di cui non intende rivelare pubblicamente la composizione: «Lo farò al momento opportuno – spiega lo stesso Dondi -, ma i dirigenti del Mantova hanno tutti i dati in mano». Sul tema Sandro Musso rivela: «Sappiamo che a entrare nel Mantova sarebbe l’azienza Clean Energy, che mi sembra abbia sede nel Bergamasco e che non è di Dondi. Stiamo facendo gli opportuni controlli: se tutto fosse a posto e l’imprenditore mantovano garantisse che nel gruppo non ci sono persone a noi non gradite (l’impressione, che resta tale, è che il riferimento sia a Piervittorio Belfanti, ndr), potremmo anche immaginare di fare un percorso insieme». E infatti Dondi conferma: «Ci siamo visti lunedì mattina e mi hanno proposto di tornare alle condizioni iniziali della discussione: rilevare il 50% del club e gestirlo insieme. Ci sto pensando e darò una risposta, anche se ormai ero nell’ottica di acquistare il 100% del Mantova». Al punto che Dondi ha già dietro tutta la sua “squadra”: «Stiamo già lavorando per allestire la squadra del prossimo anno, se la cosa andrà a buon fine non ci faremo trovare impreparati. Chi saranno i miei collaboratori? Non faccio nomi». Ma non è un segreto che al suo fianco avrebbe i due ex biancorossi Monelli e Turella, nonché il (quasi) ex presidente del Castiglione Ernesto Valerio. E sta tentando di coinvolgere Boninsegna: «Dondi mi ha chiamato – spiega il Bobo -, ma io ho risposto di comprare prima il Mantova e poi, eventualmente, ne riparleremo. A patto che in società ci siano a quel punto persone giuste». Dondi comunque spera di chiudere il discorso alla svelta: «Spero che domani (oggi per chi legge, ndr) o al massimo entro martedì saprete tutto: perché adesso bisogna arrivare a un sì o a un no definitivo. A quel punto non avrò problemi a presentare le 3-4 aziende che finanzieranno il Mantova e a presentare l’organigramma. Permettetemi soltanto di dire che, dopo aver visto il pubblico al Martelli nei playout, mi sento ancora più orgoglioso di essere mantovano. E farò di tutto per dare ai tifosi la società sana che meritano». Detto della pista Dondi, che in pochi giorni passa da “indesiderata” a ipotesi più accreditata (chi ci capisce qualcosa è bravo), restano in piedi tutte le altre percorse nelle ultime settimane. Patron Serafino Di Loreto, infatti, attende sempre novità dall’intermediario Nanni Meazza, che si è impegnato a far entrare nel Mantova l’imprenditore cinese Zhonghe Ye, presentato in pompa magna sabato al Martelli. Nel frattempo, lo stesso Di Loreto tiene come carta di scorta un’altra pista asiatica: quella che porterebbe – tramite un intermediario stavolta romano – a un gruppo malese. Resta poi in agenda l’imprenditore vicentino Roberto Masiero, “proposto” da Fabrizio Lori: «Ho sentito Lori e incontreremo questo imprenditore lunedì o martedì», spiega al riguardo Musso. Il quale non perde neppure la speranza di andare avanti in prima persona, grazie a un colpo di coda di Sdl e soci mantovani.
Ore 19.10 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) È stato zitto tutta la stagione. A giochi fermi, Giampaolo Zuzzi, presidente onorario, pater patriae e azionista del Pordenone, torna fare il grillo parlante. Giudica la stagione dei ramarri straordinaria. Ringrazia i tifosi e li attende a una nuova prova dei fatti. Professa la sua fede incondizionata verso Mauro Lovisa e, mai banale nelle sue esternazioni, scuote le coscienze assopite degli operatori economici pordenonesi. PORTAFOGLIO E CUORE – «Di più – esordisce Zuzzi – non potevamo fare. Né la società, né la squadra. Abbiamo dato tutti il massimo. Mi hanno sorpreso Stefani e compagni. Io vengo dai dilettanti e mi avevano detto che fra i pro i giocatori pensano solo ai soldi. Da noi non è stato così. Il senso d’appartenenza e la “maglia” sono stati fondamentali. Adesso – scuote la testa – leggo che altre società fanno loro ponti d’oro e che se ne andranno tecnico e mezza squadra. Io non credo: prima del ritorno con il Pisa, Tedino e i ragazzi hanno fatto un giuramento dettato anche dalla riconoscenza. Ma io – ironizza – che ne so, vengo dai dilettanti». SERIE B – Il grande salto è mancato di un soffio. «Da “malato” neroverde – premette Zuzzi – mi è dispiaciuto. Da imprenditore dico che forse è meglio così. Non eravamo pronti. La società c’è, mancano le strutture. Lo stadio in primis. Una cosa però è certa: re Mauro vuole non solo la B, ma anche la serie A e ha un programma per raggiungerle. Ci riuscirà, perché è un treno e non si ferma davanti a nulla». POPOLO NEROVERDE – Stefani e compagni hanno riportato i pordenonesi al Bottecchia: a vedere i ramarri contro il Pisa erano in 1600 (più 800 toscani) e tantissimi si sono lamentati per essere rimasti senza biglietto. «Sì – annuisce Zuzzi -, è stata una delle nostre soddisfazioni maggiori. Una rivincita verso chi diceva che più di mille tifosi non avremmo fatto. Ora però ci aspettiamo che restino e ci seguano anche in eventuali momenti meno esaltanti. Non vorrei rivedere lo stadio mezzo vuoto dopo un paio di risultati negativi». ECONOMIA E PORDENONE – Il vero grillo parlante esce però quando si comincia a parlare d’investimenti. «Pordenone – inizia – è piena di gente che vuole portarsi la cassaforte nella bara. È una frase che diceva sempre mio padre. Tanti imprenditori mi chiedono chi me lo fa fare. Se sondi la loro disponibilità a far parte del progetto, ti chiedono quali sarebbero riscontro e convenienza. Sorde – accusa il grillo – anche le associazioni. L’Ascom ha 4 mila iscritti. Basterebbero 100 euro a testa per aiutarci a fare le cose in grande. Abbiamo invitato sia Marchiori che l’Unindustria a vedere cosa facciamo. Gli industriali ci promisero di fare una seduta di Cda al De Marchi: mai più visti. Trovi persone che non tirano fuori un euro e ci criticano in piazza. I soldi a Pordenone non mancano. Conosco gente – sorride Zuzzi – che va a fare i fine settimana a Dubai e quando gli chiedi un minimo contributo risponde che la crisi è dura e si fa sentire. Senza condivisione economica e politica sarà difficile, ma restando nella scia di re Mauro – rirova entusiasmo -, il Pordenone arriverà comunque fra i grandi». Parola di grillo parlante.
Ore 18.50 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) Verso ovest oppure verso sud? Resta indeciso dove dovrà dirigersi, il Pordenone 2016-17, con tutti i supporter al seguito. Dipenderà da come saranno composti i gironi di LegaPro della prossima stagione. Vige ancora una doppia ipotesi. NUOVO CENTRO – Per chi sta nel profondo Nordest pallonaro, come i neroverdi, se ci fosse il rimescolamento dei gruppi la strada sarebbe diretta verso sud. Comunque fermandosi, con buona probabilità, al centro Italia. In particolare sul versante Adriatico, quindi fino all’Emilia Romagna e forse alle Marche. Questa è l’ipotesi paventata dallo stesso Mauro Lovisa dopo la semifinale di ritorno, aggiungendo che chi non vuole sostenere trasferte simili non può fare la LegaPro. Dopo il Consiglio di categoria, però, le posizioni non sono per nulla concilianti. VECCHIO NORD – Più di qualche dirigente, tra cui «l’avversario» padovano Giuseppe Bergamin, assicura invece che nella prossima stagione i gironi non saranno in verticale. La divisione resterebbe dunque quella consueta, spezzata fra nord, centro e sud. Il Pordenone si ritroverebbe a duellare con società posizionate nella fascia alta dello Stivale, andando fino al Piemonte. La decisione dovrebbe essere ufficializzata nel prossimo Consiglio federale, in agenda il 7 giugno. Insieme ad altre questioni, come il ritorno a tre gironi da 20 squadre in C, purché la cosa si dimostri economicamente sostenibile. Escluse al momento le seconde squadre di serie A.
Ore 18.30 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) Bruno Tedino è più vicino alla permanenza a Pordenone. I contatti fra Mauro Lovisa e il tecnico delle semifinali playoff sono costanti, anche senza il vertice ufficiale che era programmato ieri. Bruno aveva chiesto qualche giorno per smaltire i postumi di gara due con il Pisa. Ad accrescere le speranze di chi stima il tecnico sono pure le notizie che arrivano da Padova, una delle mete possibili mete. Bepi Bergamin, Roberto ed Edoardo Bonetto avrebbero riaperto la porta a Carmine Parlato, intenzionati a dare una nuova chance al mister partenopeo (ex Pordenone) che ha già guidato i biancoscudati nella prima parte del 2015-16, per poi lasciare la panca a Pillon. Parlato è legato al Padova da un biennale che scadrà nel giugno 2017: è dunque a libro-paga di Bergamin e soci per un’altra stagione. Si farebbe quindi strada la volontà di dargli un’altra possibilità. Il mister è amato dal popolo biancorosso, che non aveva apprezzato il suo siluramento, dopo la promozione in LegaPro. Non solo: alle dipendenze della società non ci sono più né il ds De Poli, che aveva caldeggiato il siluramento, né altre figure a lui contrarie. A fare mercato, da Pordenone è arrivato Zamuner, che stima Parlato. Questa nuova apertura verso Carmine può aiutare a mantenere Tedino sulla panca dei ramarri, sia per la sua volontà di continuare il progetto di Lovisa, magari con “poteri manageriali” allargati (e in sinergia con Fiorin), sia per il raffreddarsi della pista d’uscita principale. Comunque sia, il popolo neroverde sarebbe molto felice di vederlo ancora alla corte di re Mauro.
Ore 18.10 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) Si sogna un ritorno a casa che scalderebbe i tifosi. Quello che ci vuole, dopo l’eliminazione in semifinale subìta dal Pisa. Nome e cognome sono ben noti alla curva, di cui il profilo in questione era diventato un idolo dopo pochi mesi. Si parla di Federico Maracchi, triestino, ex Tamai, che ha ben giocato l’ultima stagione alla FeralpiSalò. La dirigenza neroverde ci vuole provare, convincendo la mezzala protagonista della prima LegaPro. C’è però un problema: la stessa Feralpi è pronta a offrirgli il rinnovo del contratto. A vincere, quindi, dovrebbe essere il cuore: solo così, passando sopra le richieste economiche, l’affare andrebbe in porto. Ma finalmente si parla anche di un possibile movimento in entrata per Tedino, il cui gruppo ieri al De Marchi ha celebrato la fresta di fine stagione. Il mercato neroverde fino a oggi aveva regalato solo voci relative a possibili uscite. La più consistente, come anticipato, riguarda Luca Strizzolo. Il Cittadella resta in vantaggio, ma sull’attaccante piomba pure il Padova. In seconda linea Vicenza e Trapani, altre due squadre di B che vorrebbero la punta. Sempre vivo il focus del Venezia su Alex Pederzoli. Ieri, intanto, l’ex consulente neroverde Giorgio Zamuner è stato presentato dal Padova. Il nuovo dg biancoscudato ha parlato di Mandorlini e Pasa come di «profili interessanti», ma ha anche aggiunto di non voler ricreare un Pordenone 2 all’ombra del Santo. Di certo i due centrocampisti (insieme a Tomei) piacciono eccome. «Il primo contatto con il Padova? A gennaio, discutendo con il ds De Poli in sede di mercato dell’eventuale cessione di De Cenco – ha ammesso Zamuner – Poi, nella partita di ritorno, abbiamo fatto una chiacchierata. Il primo vero incontro è stato tre settimane fa: hanno chiesto la mia disponibilità e io l’ho data, anche se volevo aspettare perché il Pordenone si stava giocando la promozione». Tesser allenerà la Cremonese, Asta vicino alla FeralpiSalò.
Ore 17.50 – (Messaggero Veneto) E’ iniziata l’era di Giorgio Zamuner a Padova. L’ormai ex consulente di mercato del Pordenone è stato presentato ieri alla stampa all’Euganeo: in biancoscudato ricoprirà il ruolo di direttore generale e responsabile dell’area tecnica. Era il suo sogno da giocatore, il club veneto; sogno che adesso si è realizzato nella sua seconda carriera, quella di dirigente. Molti gli argomenti toccati nel corso della conferenza, numerosi quelli che interessano ai tifosi neroverdi. Il primo: «Non voglio costruire a Padova il Pordenone-2», ha detto Zamuner, facendo capire che, almeno per ora, i giocatori reduci dell’annata al Bottecchia non saranno toccati. Poi, si sa, nel mercato può succedere di tutto. L’unico sforzo che il nuovo dg biancoscudato farà sarà per Tedino: «E’ lui l’allenatore in cima alla mia lista – ha ammesso – ma è una situazione particolare che non so se possa avere sviluppi positivi. Infatti sto valutando anche altri profili. Di certo sarà un tecnico a cui piace un calcio propositivo». Il concetto rimanda a ciò che si sostiene nel servizio principale, ovvero che Tedino può rimanere a Pordenone. Intanto a Padova Zamuner sarà raggiunto dal direttore operativo neroverde Marcelo Mateos, che ricoprirà in biancoscudato un ruolo simile a quello avuto al De Marchi.
Ore 17.30 – (Messaggero Veneto) Trentanove partite giocate, di cui due di coppa Italia e tre di playoff; ventuno vittorie, nove pareggi e altrettante sconfitte. Il secondo posto in campionato e un sogno serie B sfumato solo in semifinale post-season: quella appena andata in archivio rimarrà per molto tempo la miglior stagione in 96 anni di storia del Pordenone. Mai la società di via Stadio si era spinta così in alto. Difficilmente inoltre ha prodotto un gioco così spettacolare e al contempo efficace, valorizzando molti elementi della rosa (17 giocatori in gol) e segnando tanto (54 reti). Gli uomini chiave. Un cammino, quello dei neroverdi, iniziato alla fine dello scorso luglio. Rosa ancora incompleta e, inoltre, un passato terribile da cancellare: la retrocessione in D, con conseguente ripescaggio costato ben 500 mila euro. Per riscattarsi, la proprietà aveva deciso di dare fiducia a Giorgio Zamuner come consulente di mercato (alla prima esperienza in questo ruolo) con quest’ultimo che, in panchina, aveva deciso di chiamare Bruno Tedino, tecnico preparato, reduce da due anni in nazionale (under 17 e 16) ma a digiuno di serie C da quasi un decennio. Per il trainer si trattava inoltre di un ritorno a Pordenone 15 anni dopo la sua prima volta. Con un budget risicato, ma con molte idee, la coppia era riuscita ad allestire alla fine di agosto una squadra equilibrata tra scommesse, certezze e giovani da lanciare. L’avvio. E’ bastato superare il primo ko, quello col Mantova in coppa Italia, per capire di che pasta era fatto il gruppo: sette giorni dopo, il 30 agosto, i “ramarri” sbancarono Padova nel secondo match di Coppa per 1-0 (gol di Cattaneo). Un successo impensabile sino a pochi mesi prima. Quindi il debutto in Lega Pro e un’altra certezza: 1-1 a Piacenza con la Pro, dopo essere passati in vantaggio (Pederzoli) e aver subìto un rigore inventato. Conferme su conferme. Una settimana dopo la prima vittoria, 1-0 con l’Albinoleffe, e il primo gol di un giocatore che diventò protagonista: Caio De Cenco. Il Pordenone stava lentamente decollando. Ben guidato da Tedino, raccolse un pari prezioso a Mantova (1-1, giocando col 3-5-2 contro il volere del presidente), uno 0-0 in casa col Renate e la prima vittoria in esterna, il 4-1 con la Pro Patria. La forza. Gli ostacoli alla propria portata vennero superati tutti: ma è con l’Alto Adige, dopo l’1-1 con la Cremonese, che si capì la qualità del gioco e del lavoro di Tedino. Calcio-champagne per 80’ e la ciliegina della rovesciata-gol di De Cenco, rete-copertina dell’anno. La settimana successiva arrivò la prima sconfitta, il 2-0 a Lumezzane, che non intaccò le certezze del gruppo. Perché novembre fece capire che si poteva alzare l’asticella: non più salvezza, ma campionato tranquillo. Arrivò infatti la vittoria col Bassano – 3-0, tripletta di De Cenco – i pareggi con Padova e Alessandria e l’incredibile successo al Giglio con la Reggiana, un 4-1 che è ancora l’affermazione più prestigiosa in trasferta. Squadra matura per il grande salto? Non ancora, però: i ko con FeralpiSalò e subito dopo con Cittadella fecero scattare qualche campanello d’allarme. Si entrò in una fase delicata, perché era il primo momento duro, contraddistinto da molti infortuni (De Cenco su tutti) e la paura che tornassero gli spettri della stagione precedente. La svolta. A Cuneo la svolta: forte di principi di gioco ben saldi, di un’organizzazione precisa, il Pordenone espugnò il campo dei piemontesi in piena emergenza e capì di avere la statura per fare qualcosa di grande. Pensieri tramutati in realtà a gennaio, nonostante l’addio di De Cenco (al Trapani in B): otto successi di fila, una striscia pazzesca fatta partire da Gorgonzola con la Giana Erminio e chiusasi con l’Alto Adige a fine febbraio. Nel mezzo, le vittorie con Pro Piacenza, Albinoleffe, Mantova, Renate, Pro Patria e Cremonese: si cominciò a sognare la B, visto che la squadra si arrampicò sino al secondo posto. Dopo aver superato un momento duro, coinciso col primo pari (col Lumezzane, maturato in emergenza), e il ko con Bassano e Alessandria (inframezzati dalla vittoria col Padova), la squadra rientra dalla sosta e rimette il turbo. Il gran finale. E’ storia recente: sei vittorie nelle ultime sette gare, quelle pesantissime con la Reggiana, con la FeralpiSalò e quella valsa la qualificazione ai playoff col Cuneo, decisa da un gol di un gregario fantastico, Matteo Mandorlini. Il ko col Cittadella fa male solo all’onore. Col Pavia arriva l’allungo decisivo per blindare il secondo posto, matematico con i tre punti dell’ultima giornata con la Giana. Si arriva ai playoff: il successo con la Casertana e l’amara doppia sfida col Pisa in semifinale. Ripetersi non sarà facile.
Ore 17.10 – (Messaggero Veneto) L’incontro ancora non è avvenuto: potrebbe esserci nei prossimi giorni. Ma intanto prende quota un’ipotesi che sembrava molto improbabile: Tedino può rimanere a Pordenone. Proprio così: il contratto pluriennale – scadenza 2018 – è un freno per il Padova che lo vuole ma, in particolare, la proprietà sarebbe orientata a dare al trainer più poteri, tra cui quello di occuparsi a grandi linee del mercato. Insomma, potrebbe verificarsi questo scenario: un Tedino versione Ferguson, con incarichi di valutare e scegliere chi vestirà il neroverde l’anno prossimo. A dargli una mano, soprattutto per quanto riguarda i rapporti tra dirigenza e squadra, Denis Fiorin, che peraltro ha già ricoperto per tre stagioni il ruolo di direttore sportivo alla Sacilese in serie D. Cosa significherebbe l’apertura a questo tipo di ipotesi? Molte cose: in primis alcuni giocatori potrebbero rivalutare la loro posizione, scegliendo pure loro di rimanere in neroverde. Difficile, per chi ha disputato una grande stagione (Mandorlini, Pasa, Cattaneo, Pederzoli, Strizzolo), possibile per altri: sia chi rientra alla base per fine prestito, sia chi è in scadenza. Tedino per i calciatori è sinonimo di garanzia assoluta, anche se rimane sempre il dubbio legato alla possibilità che hanno di strappare contratti altrove più vantaggiosi dal punto di vista economico. A ogni modo, questa – al momento – si tratta solo di una possibilità: può succedere di tutto nel corso del mercato, quindi pure che Tedino non rimanga e segua così il suo braccio destro Zamuner a Padova. In quel caso il Pordenone dovrebbe trovare una figura da sistemare sia in panchina sia dietro una scrivania, perché sono in pochi che hanno la conoscenza del parco giocatori presenti in Italia di Tedino: da solo, a Sandonà (seppur in serie D) per 4 stagioni ha costruito e poi allenato la squadra ottenendo ottimi risultati, tra cui la finale di coppa Italia di categoria. Nei prossimi giorni se ne saprà di più. Intanto di certo c’è che la proprietà si sta muovendo sul fronte giocatori, tanto da aver già contattato Federico Maracchi, mezzala della FeralpiSalò, già in neroverde nel 2014-2015: difficile però che il giocatore triestino lasci il club del Garda, considerato che la dirigenza sembra intenzionata ad allungargli il contratto (in scadenza nel 2017). In uscita, invece, si aggiungono pretendenti per Strizzolo: oltre al Cittadella – in pole position – a desiderare il bomber neroverde sono anche Trapani e Vicenza, anch’essi due club attualmente in serie B. Il centravanti sembra comunque destinato a salire di categoria.
Ore 16.40 – (Corriere del Veneto, edizione di Vicenza) Radio-mercato nelle ultime ventiquattro ore insiste: Alessandro Dal Canto avrebbe ottime chance di allenare il Bassano. Sarà vero? Basterà attendere qualche giorno e poi si capirà tutto. Fatto sta che Moreno Longo sembra aver imboccato la via di Vercelli, scavalcando Antonino Asta, a sua volta segnalato in direzione Salò per guidare la Feralpisalò. Non è ancora fatta ma l’ex tecnico giallorosso ha buone chance, se deciderà di accettare la proposta del club lombardo, di diventarne l’allenatore. Le alternative a Dal Canto sono sempre le solite: Luca D’Angelo, Valerio Bertotto e Carlo Sabatini, che può vantare nel curriculum ben due promozioni dalla Lega Pro alla serie B. In attesa di conoscere le intenzioni della proprietà bassanese, ieri sono state ufficializzate le date della nuova stagione, con la conferma del ritiro di Asiago. Lunedì 11 luglio prenderà il via ufficialmente l’iter che conduce al prossimo campionato: i giallorossi infatti si raduneranno in sede e il giorno dopo, martedì 12 luglio, andranno in scena le consuete visite mediche. Mercoledì 13 si terranno i primi test atletici allo stadio Mercante, che proseguiranno poi nelle giornate di giovedì 14 e venerdì 15. Sabato 16 è prevista la partenza per il ritiro di Asiago dove la squadra si tratterrà fino al 29 luglio. Per il quinto anno consecutivo il Bassano avrà il Linta park hotel come sede del ritiro. Gli allenamenti si terranno presso le strutture sportive di via Zotti, messe a disposizione dal Comune di Asiago e dall’Unione calcio Settecomuni. Si rinforza così l’amicizia che lega il club di Renzo Rosso alla città di Asiago. Sono in corso di definizione le amichevoli di preparazione in vista del primo impegno ufficiale della nuova stagione sportiva che avverrà domenica 31 luglio, quando il Bassano scenderà in campo per il primo turno eliminatorio di Tim Cup. Il calendario dettagliato degli incontri verrà reso noto nelle prossime settimane.
Ore 16.20 – (Giornale di Vicenza) Per il quinto anno di fila il Bassano sarà in ritiro ad Asiago. La notizia era nota, ciò che non si conosceva ancora erano le date che sono state ufficializzate ieri. Il Soccer Team sarà in altura da sabato 16 luglio a venerdì 29 luglio facendo base come sempre al Linta Park Hotel. Tuttavia i virtussini saranno al lavoro già da lunedì 11 luglio col raduno allo stadio Mercante a cui seguiranno test fisici e atletici per i successivi quattro giorni, accompagnati anche dalle rituale visite mediche che si concluderanno venerdì 15 luglio. Poi la partenza verso l’Altopiano a conferma di un rapporto di amicizia consolidato non solo con l’Unione Calcio Settecomuni, ma anche con tutta la realtà asiaghese. In questi giorni la società sta definendo il programma di amichevoli precampionato in vista dell’esordio nella Tim Cup, la Coppa Italia dei big che ha in calendario il primo turno eliminatorio già domenica 31 luglio. Ad Asiago il Bassano svolgerà gli allenamenti quotidiani nello stadio cittadino di via Zotti, secondo piacevole consuetudine.
Ore 16.00 – (Giornale di Vicenza) Tutto a dritta verso Moreno Longo, strillerebbe l’impareggiabile Svicolone. Ottima idea se non fosse che su Longo ha posato entrambe le mani la Pro Vercelli che dopo un paio di colloqui col timoniere della Primavera granata ha capito che è lui il profilo giusto per guidare la gloriosa Pro in serie B. Tanto il presidente vercellese Massimo Secondo che il ds sono stati eloquenti in merito. L’annuncio slitterà soltanto per gli impegni del trainer impegnato in queste ore nella volata tricolore coi giovani del Toro. E nonostante il pressing incessante di Seeber, che l’aveva posto in cima alla lista e che l’altro giorno era a Modena a seguire proprio Toro-Atalanta con la vittoria dei virgulti di Longo approdati in semifinale tricolore, la preferenza di Longo sarebbe andata alla Pro Vercelli. Tra l’altro Longo ha bruciato allo sprint per la panchina piemontese Tonino Asta.Tuttavia il general manager virtussino ha in cartella altre figure di prima fascia in alternativa: da Luca D’Angelo a Carlo Sabatini, sino ad Alessandro Dal Canto. E da ieri c’è spazio per altre due candidature pregevoli: quella di William Viali, 41 anni, lombardo di Vaprio d’Adda, ex terzino di Venezia e Fiorentina che quest’anno ha guidato alla salvezza la Pro Piacenza e nel taccuino anche dell’Alto Adige e del Renate. È seguito pure Giovanni Colella, 50 anni, trevigiano di Breda di Piave, in testa alla classifica col Como 2 anni fa e brillante protagonista della salvezza del Renate quest’anno da subentrante. Lui però applica una linea difensiva a tre e l’orientamento di via Piave è affidarsi a un precettore che prediliga la retroguardia a quattro. Colella è anche nell’agenda di Feralpi Salò e Padova.SOTTILI GUARDA AL BASSANO. Un’occhiata l’aveva data anche Petrone che poi si è portato con sé ad Ascoli capitan Berrettoni e lo stopper Pelagatti, molto più di una sbirciata aveva lanciato anche Tonino Asta che avrebbe pagato di suo per avere al suo fianco a Lecce, Iocolano e Furlan, senza peraltro riuscirci.E adesso è anche fisiologico che sia Sottili a dare due dritte ai suoi nuovi dirigenti dell’Arezzo indicando un paio di suoi antichi soldati. Tra questi il più prendibile è certamente Dario Toninelli, 24 anni, in scadenza col Bassano e che per il momento il Soccer Team non ha ancora deciso se confermare o meno. Sul lato destro della difesa l’Arezzo è scoperto e cerca un numero 2 di ruolo. A dire il vero l’Arezzo avrebbe fatto un pensierino anche a Gianvito Misuraca e al portiere Gianmaria Rossi: nel primo caso il trequartista è promesso sposo al Cittadella in B. Quanto al numero uno, è legato da un contratto a scadenza 2017.
Ore 15.30 – (Gazzettino, edizione di Venezia) Il Regolamento agenti fa inciampare Perinetti, un mese di squalifica al direttore sportivo arancioneroverde. Il Venezia non c’entra ma di fatto subirà le conseguenze della sanzione che, fino al 30 giugno, limiterà l’operatività dell’uomo mercato lagunare. L’inibizione è stata inflitta dalla Federcalcio a conclusione di un’indagine della Procura federale nei confronti di oltre una decina tra dirigenti, calciatori e società, riferita, nel caso di Giorgio Perinetti, a circa cinque anni fa quando era dirigente con poteri di rappresentanza nel Bari e nel Siena. Alla base della squalifica c’è la violazione del Regolamento agenti (peraltro non più in vigore dal 1. aprile 2015) che ha generato un conflitto d’interessi nell’ambito della stipulazione di contratti tra calciatori e società, «per essersi avvalso dell’opera professionale dell’agente Giorgio De Giorgis, mentre l’agente Carlo Volpi rappresentava Simone Vergassola» e «dell’opera professionale dell’agente Maurizio De Giorgis, mentre l’agente Giorgio De Giorgis rappresentava Filippo Antonelli». «Purtroppo i rapporti con gli agenti erano regolati in maniera poco chiara ed è capitato a tutti i dirigenti di scivolare, non essendo sempre possibile verificare i mandati di chi diceva di rappresentare i calciatori – allarga le braccia Perinetti – Semmai la beffa è che la squalifica, pur avendo io patteggiato 50 giorni fa, è partita solo il 30 maggio e quindi ricade in piena fase operativa sul Venezia. Un disturbo fastidioso ma di poco conto, mi basterà trasmettere il mio pensiero ai miei collaboratori». Oggi in sede summit di mercato tra Perinetti e il presidente Joe Tacopina, relatore ieri a Roma col dg Dante Scibilia al convegno della Tonucci & Partners sulla «Realizzazione e «rigenerazione» degli stadi di calcio alla luce delle vigenti normative tecnico giuridiche». Sul fronte calciomercato il Venezia come portiere punta il 29enne Danilo Russo (ex Pro Vercelli) nonché il difensore Malomo e l’attaccante Cesarini del Pavia.
Ore 15.20 – È ufficiale. Il Pordenone Calcio 2016/2017 ripartirà da basi solidissime: mister Bruno Tedino e il suo staff tecnico. Dopo un approfondito confronto tra le parti, seguito alla conclusione della straordinaria e storica stagione 2015/2016, società e tecnico sono lieti di comunicare, con reciproca soddisfazione, la prosecuzione del rapporto di collaborazione. Il presidente Mauro Lovisa: «Mister Tedino agirà anche da manager, scegliendo i giocatori d’intesa con il sottoscritto. Persona seria, con valori tecnici e umani molto importanti, sarà il centro del nostro progetto sportivo. Persone così nel calcio – lo sto riscontrando – se ne trovano sempre meno. A breve daremo conferma di gran parte dell’ossatura della squadra: non ci sarà alcuna rivoluzione. I tifosi stiano sereni e tranquilli: sarà un Pordenone competitivo, che continuerà a divertire». Mister Bruno Tedino: «Allenare il Pordenone, casa mia, è speciale. L’annata da poco conclusa è stata molto intensa e ricca di emozioni indimenticabili. Ringrazio il presidente e i soci per la grande stima che mi hanno ribadito in questi giorni: sono orgoglioso di proseguire il progetto neroverde assieme a uno staff che tanto mi ha dato. Anche per la gente, che mi ha dimostrato un affetto incredibile». Lunedì alle 18 al centro sportivo Bruno De Marchi il presidente Mauro Lovisa terrà una conferenza stampa per illustrare i programmi della prossima stagione.
Ore 15.10 – (Corriere del Veneto, edizione di Venezia) «Siamo qui per partecipare a una gara importante e ricca di significati extra calcistici. Vogliamo onorare la memoria di Valeria, ma anche di tutte le vittime dell’attentato». Sono le parole di Simone Scuffet, portiere della Nazionale Under 21, che proprio ieri ha festeggiato il suo ventesimo compleanno. Gli Azzurrini si stanno allenando da sabato sui campi del Taliercio in vista dell’amichevole di domani sera (ore 21) al Penzo contro la Francia: un’iniziativa voluta fortemente dal Venezia per commemorare Valeria Solesin, la ricercatrice veneziana morta negli attentati terroristici dello scorso 13 novembre a Parigi. Oggi alle 16,30 la partita sarà presentata ufficialmente a Ca’ Farsetti, mentre domani prima del fischio d’inizio sarà scoperta una targa, con la quale sarà intitolato un settore del Penzo proprio alla memoria di Valeria. Ieri gli uomini di mister Gigi Di Biagio si sono allenati al mattino, mentre nel pomeriggio hanno visitato le vetrerie di Murano. Oggi la squadra si allenerà solo al pomeriggio e la seduta è prevista a partire dalle 18,30 al Penzo per un test sul campo di gioco. Sugli spalti dello stadio di Sant’Elena, insieme al presidente della Figc Carlo Tavecchio, ci sarà anche il presidente del Venezia Joe Tacopina che ieri ha partecipato a Roma al convegno dedicato alla realizzazione dei nuovi impianti sportivi e focalizzato soprattutto sugli aspetti tecnici e giuridici della questione. Intanto il direttore sportivo Giorgio Perinetti è stato inibito per un mese dall’attività federale a causa di un procedimento aperto quando era dirigente prima del Bari e poi del Siena, per essersi avvalso dell’operato di due agenti sportivi in conflitto di interessi e, in un caso, in assenza di mandato Figc. Si tratta degli agenti Giorgio De Giorgis e Carlo Volpi i quali, secondo il procedimento, «operavano in rapporto di collaborazione». Sul fronte mercato, ancora nessuna ufficializzazione, anche se Perinetti conferma un certo interessamento per alcuni giocatori del Pavia, in particolare per il difensore Alessandro Malomo, cresciuto nella Roma, e per l’attaccante Alessandro Cesarini.
Ore 14.50 – (La Nuova Venezia) Viaggio a Roma per il presidente Tacopina, che ha partecipato insieme al direttore generale Scibilia al convegno “La rigenerazione degli stadi di calcio e degli impianti sportivi. La possibile via italiana”, e che stamattina verrà relazionato dal direttore sportivo Giorgio Perinetti sulla situazione delle operazioni in entrata per il prossimo campionato di Lega Pro. Oggi saranno entrambi a Ca’ Farsetti per la presentazione dell’amichevole tra Italia e Francia under 21, in programma domani al Penzo (ore 21). Ieri la Procura Federale ha comunicato l’inibizione per un mese di Giorgio Perinetti per violazione dei rapporti con i procuratori quando lavorava per il Siena e per il Bari. «Sono fatti che risalgono al 2011, di cui nemmeno mi ricordavo, e per i quali avevo patteggiato già ad aprile. Strano che esca solo oggi. Purtroppo possono capitare situazioni del genere, mi è accaduto qualche anno fa ed eravamo una quarantina».
Ore 14.20 – (Corriere del Veneto, edizione di Vicenza) Tutto come previsto: Alfredo Pastorelli è il nuovo presidente del Vicenza calcio, il 45esimo della storia biancorossa. Il cda convocato dalla nuova proprietà ieri nel tardo pomeriggio, ha provveduto a nominare i consiglieri e per la massima carica, come era previsto, hanno scelto Alfredo Pastorelli che lascerà la carica di presidente di Vi. Fin. a Marco Franchetto, che ieri è stato eletto vice presidente e amministratore delegato della società biancorossa. I consiglieri saranno Antonio Mandato (con delega al settore giovanile), Leonardo Adamo (settore marketing e pubblicità), l’ex presidente Gian Luigi Polato e Stelvio Dalla Vecchia. Pastorelli ha ribadito il progetto della nuova proprietà, sottolineando l’importanza di risanare una situazione economica che non è più grave ma ancora difficile. «Il primo passo sarà quello di risanare la società — sottolinea — non possiamo promettere programmi faraonici nell’immediato ma già dalla stagione 2017/2018 potremo pensare in grande. Il prossimo sarà un campionato di transizione ma non per questo non proveremo a far bene, perché la serie B ci ha mostrato che spesso i pronostici vengono disattesi dal campo. La squadra sarà un giusto mix tra giovani ed esperti partendo dai punti fermi di chi come Brighenti e Giacomelli sono attaccati alla maglia. Il valore della squadra lo si vedrà strada facendo, è scontato che se comprendessimo di poter puntare più in alto delle nostre aspettative iniziali, faremo di tutto per ottenere il miglior risultato finale possibile». Un programma che punterà anche a migliorare lo stadio Menti e si lavorerà per riportare il Vicenza ad allenarsi in città. «Il progetto sarà sportivo e legato alle infrastrutture — conferma Pastorelli — per quanto riguarda il centro tecnico di Isola Vicentina credo che ci potrà ospitare fino a ottobre, poi la volontà è quella di avvicinarci alla città, perché vogliamo immergerci nel cuore pulsante della tifoseria. Per il Menti abbiamo la ferma volontà di renderlo più decoroso e presto ci confronteremo con B Futura, la società della Lega di serie B che fornisce alle società agli strumenti per la realizzazione e l’ammodernamento di stadi e impianti sportivi». Pastorelli ha accettato con grande piacere l’onere e l’onore di assumere la carica di presidente del Vicenza calcio, ma ci tiene a sottolineare che la sua attenzione sarà tutta rivolta alla gestione economica. «Quello è il punto cardine, ho sempre detto che avrei lasciato la carica principale anche ad altri a patto che fossi io a tenere sotto controllo le spese, il Vicenza necessita di una gestione attenta e scrupolosa per risanare i conti». Un aiuto dovrebbe arrivare da Savino Tesoro che a breve dovrebbe entrare in Vi.Fin. e di conseguenza nel Vicenza. «Con Savino Tesoro ci siamo sentiti quotidianamente – precisa Pastorelli – è entusiasta dei nostri progetti e ritengo naturale che possa darci una mano». L’ultima considerazione è per lo sponsor tecnico che sarà ancora la Banca Popolare di Vicenza. «Domani (oggi per chi legge, ndr ) verrà presentato il nuovo accordo: Banca Popolare di Vicenza e Vicenza calcio sono due realtà che hanno in comune la grande volontà di rilanciarsi».
Ore 14.00 – (Giornale di Vicenza) Un gemellaggio ancora più forte, stretto e visibile. Vicenza e Pescara, due squadre unite e amiche da sempre (nel 2017 ricorrerà il 40° anniversario) saranno da quest’anno ancora più legate. E avranno cucito addosso il segno della loro amicizia.L’idea del nuovo numero uno del Vicenza, Alfredo Pastorelli, ha fatto subito breccia nei tifosi biancorossi che lunedì pomeriggio, all’uscita dallo studio notarile D’Ercole, hanno interrogato Pastorelli sul futuro della società dopo il passaggio di proprietà (nel primo pomeriggio l’agenzia delle entrate aveva comunicato il via libera per la rateizzazione in 12 anni del debito tributario). Tra i vari argomenti trattati, sia per quel che riguarda gli aspetti tecnici e la costruzione quindi della nuova squadra, sia per quel che concerne il progetto di uno stadio ristrutturato e più decoroso, il futuro presidente biancorosso ha lanciato l’idea: «Da quest’anno, sulle maglie del Vicenza, saranno presenti dei tratti cromatici relativi al Pescara, una striscia biancazzurra in pratica; sulla maglia dei giocatori abruzzesi, viceversa, ci sarà una striscia biancorossa». L’entusiasmo è divampato in un attimo negli occhi di quei tifosi, una ventina, che circondavano Pastorelli al momento delle dichiarazioni. Di colpo espressioni note come “Pescara-Vicenza nessuna differenza”, “Vicenza-Pescara, nessuno ci separa” si sono arricchite di gusto. «Non è finita qui – ha continuato il nuovo proprietario – La terza maglia del Vicenza avrà i colori del Pescara e viceversa. Mi piacerebbe – ha concluso – organizzare un’amichevole a maglie invertite».L’iniziativa è sicuramente simpatica. Non servirà a saldare un’amicizia già solida e duratura. Per i tifosi, di Vicenza e Pescara, si tratta di un’idea che stuzzica e renderà ancora più frizzante il prossimo campionato. Sempre che, naturalmente, la squadra di Massimo Oddo non salga sul treno della serie A. Oggi, infatti, il Pescara (fischio d’inizio alle 20.30) disputerà la semifinale di ritorno contro il Novara partendo dal risultato di 0-2. In palio c’è l’accesso alla finale, sempre in gare di andata e ritorno.
Ore 13.40 – (Giornale di Vicenza) Ora che ne è diventato anche presidente Alfredo Pastorelli promette dedizione a tempo pieno per il Vicenza.” Per due mesi- ci ha detto – a iniziare da oggi sarò tutti i giorni, dalla mattina alla sera, in via Schio a dimostrazione del mio totale impegno, perchè il Vicenza diventi una società modello”. Pastorelli è consapevole di avere una grande responsabilità: “Lo so bene e farò del mio meglio perchè il Vicenza, che è un patrimonio di tutta la provincia, ne tragga il maggior beneficio”. Ma andiamo con ordine. La nuova proprietà, che dimostra di avere le idee chiare, non si è data nemmeno il tempo di dormirci su e svegliarsi al timone del club di via Schio dopo il passaggio, lunedì, del 92 per cento delle azioni da Finalfa a Vi.Fin., che già ieri sera ha tenuto l’assemblea ordinaria e straordinaria per dare al Vicenza un nuovo cda e un nuovo presidente, che è, appunto Alfredo Pastorelli.In 48 ore sono cambiati l’assetto proprietario e dirigenziale del club, una rivoluzione che consentirà alla società biancorossa di essere da subito operativa in vista delle scadenze, tecniche e amministrative, delle prossime settimane. Le decisioni dell’assemblea ordinaria, nella quale ovviamente i rappresentanti di Vi.Fin. erano in maggioranza dopo il passaggio di proprietà del club, hanno sancito la decadenza del precedente cda, già dimissionario, quello in cui Gian Luigi Polato era presidente, Dario Cassingena amministratore delegato, Antonio Mandato vicepresidente con delega al settore giovanile e Leonardo Adamo consigliere. Da ieri sera l’assetto del nuovo consiglio di amministrazione del Vicenza rispecchia com’è ovvio il cambio di proprietà. Così il nuovo presidente e amministratore delegato, è Alfredo Pastorelli. I nuovi ingressi sono due: Marco Franchetto con il ruolo di amministratore delegato e di vicepresidente e Stelvio Dalla Vecchia, consigliere. C’erano prima e sono rimasti nel consiglio l’ex presidente Gian Luigi Polato con la delega agli affari legali in ambito sportivo e Antonio Mandato, con la delega confermata al settore giovanile e ancora Leonardo Adamo, pure lui confermato al marketing.Esce di scena completamente la famiglia Cassingena dopo il passaggio di proprietà, anche se Dario, il figlio di Sergio, fino a ieri amministratore delegato, resta in società, ma solo come dipendente ricoprendo l’incarico di segretario generale. Insomma ora si può dire davvero che è nato il Vicenza di Pastorelli e Franchetto, espressione della Vi.Fin. e l’unica variazione significativa prevedibile nelle prossime settimane sarà determinata dall’entrata in società di Savino Tesoro: com’è noto l’accordo c’è già, è solo una questione di tempi. Quando diventerà socio è probabile che Savino Tesoro entri a far parte del consiglio di amministrazione del club biancorosso.Il Vicenza va di corsa. E infatti ieri sera dopo aver provveduto a deliberare sulle nuove cariche, i partecipanti hanno proseguito l’incontro, ma stavolta in sede di assemblea straordinaria, affrontando le questioni amministrative. Così si è deciso di ripianare le perdite relative all’esercizio chiuso il 30 giugno 2015 e quelle anche fino al 31 marzo 2016 e sono stati approvati i relativi adempimenti e infine si è provveduto ad un aumento di capitale. Tutte decisioni in qualche modo “obbligate”, cioè previste e necessarie per l’omologazione degli accordi sulla ristrutturazione dei debiti, in primo luogo quello più oneroso, e cioè il debito tributario. A questo proposito va segnalato che proprio lunedì è arrivato, nero su bianco, il via libera dell’Agenzia delle Entrate alla rateizzazione in 12 anni e l’iter formale si completerà con il deposito in tribunale del documento. La nuova proprietà è attesa ora da importanti appuntamenti: il primo il 16 giugno per il pagamento ai tesserati di stipendi e contributi delle mensilità previste, il secondo il 30 giugno per la chiusura del bilancio d’esercizio 2016, per la cui approvazione il cda avrà tempo fino al 30 settembre. Sono scadenze assolutamente decisive da onorare per rispettare nei tempi fissati le norme federali e ottenere così l’iscrizione al nuovo campionato senza incorrere in penalizzazioni.
Ore 13.10 – (Gazzettino) Sembra trapelare un cauto ottimismo nello stato maggiore del Campodarsego dopo il colloquio andato in scena ieri a Firenze. Una mezz’ora è durato il faccia a faccia del patron Daniele Pagin e del direttore generale Attilio Gementi con il presidente Gabriele Gravina della Lega Pro, occasione nella quale i dirigenti biancorossi hanno potuto raccogliere notizie più precise riguardo al ripescaggio nei professionisti. Due gli scogli principali, per i quali sarà decisiva la votazione del consiglio federale in programma martedì 7 giugno: il contributo a fondo perduto, che sarà comunque inferiore a cinquecentomila euro e probabilmente dilazionabile, e la possibilità di avere una deroga per giocare in uno stadio diverso dal Gabbiano, fermo restando l’impegno di un progetto per la messa a norma di quest’ultimo. Ostacoli con i quali invece non deve fare i conti la Caronnese che sarà riammessa di diritto in Lega Pro per la rinuncia del Bellinzago. Considerato però che il Lecco deve fare i conti con problemi extra calcistici legati al suo presidente, il Campodarsego si trova in cima alla graduatoria dei ripescaggi. Il che significa che se si registrasse la rinuncia all’iscrizione in Lega pro di un altro club, i padovani sarebbero riammessi di diritto. «È stato un incontro molto cordiale – afferma Gementi – anche se attualmente non sappiamo quante possibilità abbiamo di fare parte della Lega Pro. Noi abbiamo dato anche la disponibilità a sistemare il nostro stadio usufruendo intanto della deroga, ma ne sapremo di più quando si terrà il consiglio federale».
Ore 12.50 – (Mattino di Padova) Un’ora di colloquio per cominciare a sondare il terreno del professionismo, e un ritorno a casa con qualche speranza in più. Ieri mattina, nella sede fiorentina della Lega Pro, il presidente Gabriele Gravina ha ricevuto il presidente del Campodarsego Daniele Pagin e il direttore generale Attilio Gementi. La società è pronta a chiedere il ripescaggio in Lega Pro, dopo aver parlato con Gravina chiedendogli lumi anche su quanto potrebbe decidere il Consiglio federale del prossimo 7 giugno proprio in merito ai requisiti richiesti alle ripescate, e la delegazione è tornata a Campodarsego soddisfatta. «È stato un incontro positivo», dice Pagin, «Gravina voleva conoscerci di persona e ci ha svelato di aver seguito il nostro percorso nell’ultimo campionato. “Avete dimostrato voglia di fare, se ci sarà la possibilità di vedervi in Lega Pro farò il tifo per voi”, ci ha detto. Noi siamo fiduciosi, speriamo che tutto vada per il verso giusto. Da questo primo incontro usciamo con qualche fattore positivo in più». Le più grandi novità sono arrivate proprio dal presidente della Lega Pro: «Sarà decisivo il Consiglio del 7 giugno», dice Gementi, «Solo quando questo sarà avvenuto faremo le nostre valutazioni in merito al campo di gioco e al versamento da effettuare per chiedere il ripescaggio. Quest’ultimo verrà probabilmente confermato, ma potrebbe essere inferiore ai 500 mila euro della passata stagione. Gravina ci ha spiegato però che, partendo dalla nostra terza posizione in graduatoria, potremmo anche sperare in una riammissione: alcune formazioni vincitrici dei gironi della Serie D potrebbero non iscriversi alla Lega Pro, e dopo la Caronnese, prima in classifica, potremmo diventare noi i secondi in successione di riammissione, visto che il Lecco forse non presenterà la domanda (causa guai giudiziari del suo presidente, ndr)». Una differenza sostanziale: per il ripescaggio bisogna versare la supertassa e giocare all’interno del proprio Comune, per la riammissione (evidenziata dall’articolo 49, comma C, delle Noif) invece no. Se almeno due squadre neopromosse non presentassero l’iscrizione, il Campodarsego sarebbe “promosso” senza la necessità della fidejussione e con la possibilità di giocare all’Euganeo.
Ore 12.20 – (Gazzettino) Vacanze rimandate per Alessandro Salvi. Il terzino destro granata sarà operato questa mattina all’ospedale di Cittadella per la riduzione della frattura scomposta del quinto metacarpo della mano sinistra, rimediata durante l’ultima partita della stagione, la gara di Supercoppa con la Spal. La mano di Salvi in un’azione di gioco è rimasta impigliata nella maglietta di Zigoni, il giocatore ha portato a termine l’incontro, poi si è sottoposto alla radiografia che ha evidenziato la frattura. Dopo qualche giorno necessario per stabilire la miglior terapia da seguire, si è optato per l’intervento chirurgico. Salvi sarà comunque pronto per il raduno del Cittadella, presumibilmente a metà luglio, prima della partenza per il ritiro a Lavarone.
Intanto il diggì Marchetti continua nel giro di consultazioni per vecchi e nuovi calciatori: oggi in sede probabile l’incontro con Bizzotto o Coralli, altri due elementi dell’attuale rosa che devono discutere il rinnovo del contratto.
Ore 12.00 – (Mattino di Padova) Non siamo ancora agli addii, ma lui è consapevole che l’ipotesi non è poi così remota. Alessandro Sgrigna, con la schiettezza di sempre, non ha il timore di affrontare la realtà. «Se rimarrò nella prossima stagione? Non dipende da me, ma dal Cittadella», spiega il trequartista romano. «Sono in scadenza di contratto e rimarrei volentieri, ma se il direttore e l’allenatore prenderanno altre decisioni non mi resterà che accettarle». Ha più avuto modo di confrontarsi con loro dopo la festa di fine stagione dello scorso 23 maggio? «Personalmente no, ma il mio procuratore si è visto con Marchetti a Sassuolo nel corso delle finali del campionato Primavera e so che a breve s’incontreranno ancora». Sembra abbastanza fatalista. «Potrebbe essere difficile rimanere, il calcio è questo. Io sono integro fisicamente, ma ho 36 anni e in Serie B occorre tener conto che non si possono tesserare più di 18 giocatori sopra i 21 anni. In più, ha appena rinnovato Chiaretti, che gioca nel mio ruolo». Accetterebbe un altro campionato alle spalle del fantasista brasiliano? «Vivrei malamente la panchina. Io credo di poter giocare ancora per altre due stagioni. E questi ultimi due anni di carriera vorrei passarli giocando, altrimenti tanto vale finirla subito qua». Radiomercato ha accostato il suo nome a piazze non troppo lontane da Vicenza, dove i vive, come Pordenone e Venezia. «A me non risultano contatti, vedremo se ci saranno, ma è prematuro parlarne ora». Quindi cosa c’è nel futuro di Sgrigna? «Per adesso le vacanze. Aspetto che mia figlia affronti gli esami di terza media, poi ci trasferiremo nella casa al mare, a Rosolina». Per regolamento, il Cittadella dovrà avere in rosa almeno due giocatori “bandiera”: il primo con alle spalle quattro stagioni di militanza nella squadra, il secondo con tre. In casa granata, però, oltre a Sgrigna (due stagioni dal 2003 al 2005, condite da 25 gol, e due dal 2014 al 2016, con altre 9 reti), pure Coralli, Iori e Paolucci (l’unico sotto contratto per il prossimo campionato) rispondono a queste caratteristiche. Ci sarà una “bandiera” in meno nella prossima stagione?
Ore 11.30 – (Gazzettino, editoriale di Claudio Malagoli dal titolo “Risvegliare la passione dei tifosi con idee chiare e coraggio”) Il suo profilo di uomo dinamico, ambizioso e pronto a mettersi in gioco ha ricompattato la società dopo che le frizioni tra il diesse De Poli e l’amministratore delegato Bonetto avevano usurato la struttura tecnica della squadra. Ora la proprietà è tornata a ragionare con un’unica testa, affidando a Zamuner il compito di sviluppare una strategia di mercato in linea con gli obiettivi. La prima mossa del nuovo direttore generale sarà quella di scegliere l’allenatore, poi dovrà individuare i giocatori compatibili al progetto tattico. Il tutto valorizzando il budget economico a disposizione, riguadagnando in fretta il terreno del pragmatismo e provando a risvegliare la passione di una tifoseria sempre troppo inquieta e umorale. Una strada non facile, da affrontare con idee chiare e coraggio.
Ore 11.20 – (Gazzettino) «Adesso basta, stiamo esagerando. Anche l’anno prossimo vogliamo fare un campionato dignitoso, di sicuro non inferiore a quello del Padova. Entro due-tre anni voglio andare in serie B e realizzare un nuovo stadio». Insomma, la strada che porta a Tedino sembra proprio sbarrata. Il che significa che Zamuner si dovrà buttare a capofitto su altri profili, peraltro già individuati. E che devono sposare la sua idea di calcio, ossia quella di una squadra che faccia un calcio propositivo, che aggredisce alta e che vada al tiro con facilità. Della serie, meglio rifilare sei gol agli avversari, anche se si rischia di prenderne tre. Le alternative sul piatto sono quelle che circolano già da giorni, e tutte sono gradite al direttore biancoscudato. Petrone ha dalla sua il vantaggio di avere già ottenuto il salto in serie B con l’Ascoli, mentre D’Aversa si è messo in evidenza alla guida del Lanciano. Senza dimenticare Brevi che ha un rapporto quasi fraterno con Zamuner e che con il Catanzaro ha dato il meglio, prima di incappare in due esperienze poco felici con Spal e Rimini. Poi c’è Asta, anche se nelle ultime ore la sua candidatura potrebbe avere perso quota dato che sembra essere in pole position per la panchina del Feralpi Salò.
Ore 11.10 – (Gazzettino) «Se il Padova vuole Tedino deve venire da me con un assegno chilometrico che va da Padova fino a Pordenone e ci deve essere una cifra di almeno un milione di euro. Altrimenti Tedino fa per due anni il giardiniere se non vuole rispettare il contratto». È un fiume in piena il presidente Mauro Lovisa del Pordenone quando lo contattiamo al telefono nel tardo pomeriggio di ieri per chiedergli dell’eventualità di lasciare partire l’allenatore che ha guidato i friulani fino a un passo dalla finale play off. E se il patron manterrà fede alla sue parole, c’è da giurare che non sia andato a buon fine il tentativo fatto ieri sera da Giorgio Zamuner, fresco d’investitura biancoscudata, in occasione della cena di fine stagione dei friulani. «La mia posizione è molto ferma, decido io il futuro di Tedino. È sotto contratto e deve rispettarlo: ha rinnovato da poco per altri due anni e gli ho anche ritoccato le cifre sul contratto. Sono stufo di questo calcio che è malato: io vengo da una famiglia seria, e quando do una stretta di mano vale quella. Bisogna essere seri nella vita. Anche Strizzolo: avevamo raggiunto l’accordo per altri due anni, e mi è appena venuto a dire che ha cambiato idea».
Ore 11.00 – (Gazzettino) Tifosi, nuovi soci e budget. Sono tre i punti affrontati in sala stampa dai due azionisti di maggioranza del Padova durante la presentazione del nuovo diggì Zamuner. «Il nostro obiettivo è crescere nei risultati e come società in tutta la sua struttura per puntare a risultati ambiziosi – sottolinea il presidente Giuseppe Bergamin – Il prossimo campionato sarà ancora più difficile di quello di quest’anno e per favorire il risultato della squadra serve l’appoggio dell’ambiente. Non credo che ci sia una disaffezione del pubblico, ma mi sembra di percepire un minore entusiasmo. E con le nostre scelte, che sono ponderate, vogliamo risollevarlo». Il patron biancoscudato si è soffermato anche sull’eventualità dell’ingresso di nuovi soci. «Ci stiamo lavorando e ci sono buone possibilità». Quanto al budget, ecco l’amministratore delegato Roberto Bonetto: «Sarà importante per la categoria, in linea con quello dello scorso anno. Ma dobbiamo anche massimizzare i ricavi per poi investire magari qualcosa di più. È comunque un budget importante per allestire una squadra in grado di rispondere alle nostre ambizioni: se quest’anno siamo arrivati quinti, vuole dire partire dal quarto posto in su».
Ore 10.50 – (Gazzettino) Per quanto riguarda l’attuale rosa biancoscudata, è altrettanto eloquente: «Ci sono buone basi di partenza visto che Diniz, Favalli, Sbraga, De Risio, Altinier e Neto sono giocatori bravi. L’ideale sarebbe partire per il ritiro con gran parte della rosa, poi se ci sono occasioni dell’ultimo momento, ben vengano». Diniz ha un altro anno di contratto, ma è finito nel mirino di società in serie B. «Se vogliamo costruire una squadra competitiva non possiamo lasciare andare via i giocatori importanti. Se manifesterà qualche mal di pancia, cercheremo di farglielo passare». Le piacerebbe portare in biancoscudato qualche giocatore che aveva a Pordenone? «Ci sono ottimi elementi come Strizzolo, Pederzoli, Mandorlini, ma non voglio fare il “Pordenone 2” a Padova». Sarà affiancato da qualcuno? «Al momento no, ma contatterò una persona che lavorava con me quest’anno e che ho già proposto alla società». Si tratta di Marcelo Mateos, ex giocatore del Bassano, da un paio d’anni diesse dei friulani.
Ore 10.40 – (Gazzettino) Passando alle questioni di campo, il passo successivo è la scelta del tecnico. E Zamuner al riguardo è esplicito: «Non è una novità che mi piacerebbe Tedino e sto cercando di capire se c’è la possibilità di liberarlo o meno dal Pordenone. È una situazione un po’ particolare e non credo che possa avere sviluppi, ed è per questo che sto pensando anche ad altri profili». Che profilo vorrebbe? «Una persona di mia fiducia che condivida idee e progetto, per questo Tedino è il primo obiettivo». Sempre in tema di allenatori, con Bepi Pillon non si è trovata l’intesa. «Avendo fatto bene a Padova, volevo confrontarmi con lui sul nostro modo di intendere il calcio. Abbiamo avuto un paio di colloqui, nell’ultimo dei quali gli ho fatto una proposta generale, anche sul piano economico in linea con la categoria. Dovevamo vederci una terza volta, ma dopo due giorni mi ha chiamato dicendomi che non voleva aspettare e che non condivideva i programmi».
Ore 10.30 – (Gazzettino) E Zamuner dimostra subito di avere le idee chiare. «Sono onorato e orgoglioso della fiducia che ha riposto in me la società. Sono consapevole delle difficoltà che potrò incontrare, ma sono molto fiducioso conoscendo questo mondo pur avendo fatto un mestiere diverso fino a poco tempo fa (da inizio anno non è più iscritto all’albo dei procuratori di giocatori, ndr) e sono convinto di poter fare un buon lavoro. L’obiettivo è disputare un campionato importante e che i tifosi possano divertirsi nel venire allo stadio». Quando ha avuto il primo contatto con i biancoscudati? «A gennaio con De Poli e con la proprietà per il trasferimento di Finocchio, anche se inizialmente per una richiesta biancoscudata di un’eventuale disponibilità a cedere De Cenco. Poi mi sono visto spesso con la proprietà nei vari campi di calcio per una chiacchierata, e più o meno tre settimane fa c’è stata una sorta di abboccamento: mi hanno chiesto la disponibilità e l’ho data subito. Ne è seguito un altro incontro nel quale mi hanno spiegato i programmi, anche se per rispetto del Pordenone ho cercato di non dare pubblicità alla cosa».
Ore 10.20 – (Gazzettino) «È sempre stato il mio sogno poter giocare nel Padova, ma evidentemente non ero così bravo. Adesso ho questa possibilità da dirigente e per me è una sfida importante». Si presenta con queste parole Giorgio Zamuner nel suo esordio ufficiale come direttore generale con delega per la gestione dell’area tecnica (un anno di contratto più opzione per la stagione successiva). Intensa la sua prima giornata biancoscudata, iniziata di buon ora a Ferrara dove vive con la moglie Federica e i figli Roberto (nove anni) e Filippo (tre). Il nuovo dirigente biancoscudato ha portato i bambini a scuola e poco dopo mezzogiorno ha raggiunto Padova dove ha avuto un colloquio con Marco Cunico per capire quali prospettive si possono aprire per il capitano (38 anni): i due sono rimasti d’accordo che si risentiranno dopo che Zamuner avrà scelto l’allenatore. Poi il suo arrivo in sede all’Euganeo. Un caffè e due chiacchiere con il presidente Giuseppe Bergamin e l’amministratore delegato Roberto Bonetto, quindi il debutto in sala stampa dove ad attenderlo c’è il pienone di cronisti, come accade nelle grandi occasioni.
Ore 10.00 – (Mattino di Padova) Sottotraccia, però, si vocifera che si stia cercando di riportare in Friuli Carmine Parlato, con il Padova che contribuirebbe con parte dell’ingaggio (visto che il suo contratto scade tra un anno) al fine di agevolare la partenza di Tedino. Un discorso aperto e che già nelle prossime ore potrebbe avere sviluppi, visto che proprio ieri sera, alla cena di fine stagione del Pordenone, Zamuner ha avuto un faccia a faccia con il presidente friulano Lovisa. Certo è che, a parte il tecnico, gli arrivi da Pordenone dovrebbero limitarsi alla parte “esterna” al campo di gioco. «C’è una persona che lavorava con me in neroverde (Marcelo Mateos, ndr), l’ho già proposto alla proprietà. Per il resto non voglio fare il Pordenone-bis: cercherò giocatori diversi». «Abbiamo analizzato in queste settimane differenti profili», la chiusura di patròn Bergamin, «E abbiamo scelto Zamuner perché si sposa con la filosofia della società. Vogliamo crescere in termini di risultati, ma anche di struttura societaria, e spero che l’entusiasmo della tifoseria torni a salire». Chiaro e deciso, invece, l’obiettivo stagionale proclamato da Bonetto: «Dal quarto posto in su».
Ore 09.50 – (Mattino di Padova) È sempre stato il mio sogno poter giocare a Padova, in una società gloriosa, ambiziosa e con tanta gente intorno, ma da giocatore non ci sono mai riuscito. Mi si è presentata la possibilità di venirci come dirigente, e non me la sono fatta scappare». Un passo importante per la carriera di un ex agente (prossimo all’iscrizione al corso di abilitazione da diesse), che però porta con sé anche tutte le difficoltà del caso. «Conosco le avversità che potrei incontrare, ma sono molto fiducioso nelle mie capacità. Per anni ho fatto un altro tipo di lavoro, ma sono convinto di poter fare bene anche dall’altra parte della scrivania: spero di ripagare la fiducia della società, con un campionato importante e facendo divertire i tifosi allo stadio». LE IDEE. Nella testa del nuovo d.g. il primo pensiero è quello dell’allenatore. «Ho in mente un certo tipo di calcio: quello dei giocatori tecnici, delle squadre propositive e che sappiano giocare. Il profilo di allenatore ideale che cerco è quello di una persona che ami questo tipo di approccio alla partita. Per questo, sto cercando di capire se c’è la possibilità di liberare Bruno Tedino da Pordenone: nel caso, ho altri profili pronti».
Ore 09.40 – (Mattino di Padova) Ha scelto un profilo prudente per pronunciare le sue prime parole da direttore generale del Padova. Giorgio Zamuner, di San Donà di Piave, ex procuratore ed ora ex consulente di mercato del Pordenone, è al lavoro per costruire il Padova che verrà, e ieri pomeriggio, accompagnato dal presidente Giuseppe Bergamin e dall’amministratore delegato Roberto Bonetto, si è presentato per la prima volta come nuovo responsabile dell’area tecnica. E ha dato l’impressione di aver capito bene che il passo che si appresta ad affrontare può essere un trampolino di lancio per la sua carriera da dirigente, ma anche che la piazza non è facile e che il minimo errore potrebbe costar caro: da qui la decisione, fin troppo evidente, di misurare le prime parole. LA SCELTA. «Il primo contatto tra me e il Padova era nato a gennaio, quando mi chiesero De Cenco», ha spiegato Zamuner, «Il primo ammiccamento vero, però, c’è stato in occasione della gara di ritorno in campionato. Poi, quando tre settimane fa hanno chiesto la mia disponibilità, ho accettato subito, ancor prima di sapere se il Pordenone sarebbe salito in B o no.
Ore 09.30 – (Mattino di Padova) A margine della presentazione di Zamuner, una notizia inaspettata è emersa dalla viva voce del presidente Bergamin. «È probabile che a breve entrino nuovi soci nel Padova», ha ammesso il patròn biancoscudato. «Ci stiamo lavorando e speriamo che presto la cosa si realizzi». Ancora ignote le generalità dei possibili nuovi ingressi in società: si parla di un paio di potenziali investitori, uno dei quali potrebbe essere la famiglia Banzato, titolare di Acciaierie Venete e già coinvolta nello sport padovano nella compagine azionaria del Petrarca Rugby, del quale Alessandro Banzato (figlio del titolare storico, Gianfranco) è vicepresidente. Sul capitolo-budget, invece, l’a.d. Bonetto non si sbilancia in dettagli. «Mettiamo a disposizione di Zamuner un budget notevole per la categoria, in linea con quello dell’anno scorso, ma dovremo cercare di ottimizzare i ricavi, che potrebbero così permetterci di investire di più. Il direttore, in ogni caso, ritiene il budget sufficiente per allestire una squadra di prima fascia».
Ore 09.10 – (Corriere del Veneto) Zamuner racconta di «coronare il sogno mancato da giocatore di vestire la maglia del Padova, una piazza importante e che mi ha sempre affascinato» e sembra sincero. Non le solite stucchevoli frasi di circostanza spesso di prammatica nel calcio. Ecco perché, quando accenna al suo progetto, regala spunti importanti: «Se riesco a lavorare bene in questa piazza — dice — riuscirò a farlo ovunque». E ancora: «L’ideale sarebbe partire per il ritiro con la squadra fatta ma le leggi del mercato le conoscete. Vorrei una squadra propositiva e tecnica, che va spesso al tiro e che attacchi pressando alto. Voglio dare sei «pugni» all’avversario anche prendendone tre…». Un’incursione sul tema più caldo, quello dell’allenatore: «Non mi nascondo, stiamo provando a prendere Bruno Tedino. Ma ha due anni di contratto a Pordenone e non voglio aspettare troppo. Se capirò che non ci sono margini per liberarlo, cambierò strada». Oggi se ne dovrebbe sapere qualcosa di più, un’indicazione di massima da Pordenone arriverà. Capitolo alternative. Una (Antonino Asta, vicino alla Feralpisalò) sembra quasi tramontata, ne rimangono in ballo tre: Mario Petrone (sarebbe il favorito, ma ha un contratto con l’Ascoli e guadagna cifre importanti), Oscar Brevi e Roberto D’Aversa. Sorprese? Improbabili, ma uno spiraglio va lasciato aperto. E ci sono pure i rinnovi e gli adeguamenti, non proprio semplici da raggiungere. Come quello di Marcus Diniz, tentato dal Vicenza di Antonio Tesoro: «Se vogliamo costruire una squadra di vertice non possiamo mandare via i giocatori importanti. E se viene qualche mal di pancia cercheremo di farlo passare…».
Ore 09.00 – (Corriere del Veneto) Nuvole scure sopra l’Euganeo, ogni tanto spunta un raggio di sole, debole pioggerellina. Atmosfera perfetta, per definire il primo giorno da direttore generale del Padova con delega all’area tecnica Giorgio Zamuner. Tensione latente e fiducia, stati d’animo che si mescolano e s’intrecciano in un mix di sensazioni. A rompere il ghiaccio pensa il presidente Giuseppe Bergamin che, nonostante il sorriso d’ordinanza, tradisce un velato dispiacere per il clima che si respira a Padova da qualche settimana a questa parte dopo gli addii di Fabrizio De Poli e Giuseppe Pillon. «Stiamo guardando al futuro — evidenzia il numero uno di viale Nereo Rocco — vogliamo risollevare l’ambiente da una situazione un po’ difficile. Io non credo che ci sia disaffezione da parte del pubblico, ma forse un pizzico di entusiasmo in meno mi sembra di percepirlo. Vogliamo che la piazza si risollevi, credo che dare fiducia a chi ha motivazioni importanti sia un buon inizio. Abbiamo scelto Giorgio Zamuner proprio per questo, lo riteniamo la figura migliore possibile per puntare in alto. Poi chi è bravo spendendo poco merita ancora di più, perché gli impegni sono importanti, così come la nostra ambizione». E se l’ad Roberto Bonetto è di pochissime parole («Avremo un budget importante e vogliamo migliorarci, puntiamo dal quarto posto in su»), il diretto interessato spende parole importanti per la piazza.
Ore 08.30 – Lega Pro girone A, la classifica finale: Cittadella 76, Pordenone 65, Bassano 62, Alessandria 57, Padova 54, Cremonese 53, Reggiana 52, FeralpiSalò 50, Pavia 49, SudTirol 44, Renate 43, Giana Erminio e Lumezzane 42, Pro Piacenza 39, Cuneo e Mantova 34, AlbinoLeffe 20, Pro Patria 7 (-3 punti di penalizzazione).
Ore 08.20 – Lega Pro girone A, la trentaquattresima giornata: Cremonese-Cuneo 2-1 (Sansovini (Cr) al 15′ st, Brighenti (Cr) al 22′ st, Cavalli (Cn) al 38′ st), FeralpiSalò-Pavia 1-3 (Manconi (Pv) al 9′ st, Ferretti (Pv) al 13′ st, Romero (Fs) al 35′ st, Ferretti (Pv) al 44′ st), Lumezzane-Pro Piacenza 0-0, Mantova-AlbinoLeffe 1-1 (Gonzi (Mn) al 25′ pt, Magli (Al) al 33′ pt), Padova-Alessandria 4-0 (Fabiano (Pd) al 4′ pt, Petrilli (Pd) al 23′ pt, Altinier (Pd) al 25′ pt e al 1′ st), Pordenone-Giana Erminio 3-1 (Bruno (Ge) al 12′ pt, Beltrame (Pn) al 16′ pt e al 2′ st, Valente (Pn) al 36′ st), Reggiana-Bassano 2-2 (Mignanelli (Re) al 47′ pt, Momenté (Ba) al 27′ st, Alessi (Re) su rigore al 37′ st, Cenetti (Ba) al 46′ st), Renate-Pro Patria 3-1 (Napoli (Re) al 3′ pt, Teso (Re) al 10′ pt, Santana (Pp) al 35′ pt, Ekuban (Re) al 20′ st), SudTirol-Cittadella 2-3 (Fink (St) al 5′ pt, Tait (St) al 11′ pt, Litteri (Ci) al 12′ pt, Paolucci (Ci) al 43′ pt, Coralli (Ci) al 25′ st).
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