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Ore 21.30 – (Il Piccolo) Agire senza fretta, ponderare bene le scelte, sia per quanto riguarda giocatori che staff tecnico, anche perché tanto fino a luglio nessuno potrebbe mettere nero su bianco. Sembra questa la road-map che vuole seguire Mauro Milanese per costruire la Triestina della prossima stagione. Il primo passo concreto è l’incontro con Roberto Bordin, il tecnico che ha conquistato la salvezza, seppur in modo non certo agevole. Milanese e Bordin avrebbero dovuto vedersi nel week-end, invece l’incontro è rinviato a domani. L’amministratore unico alabardato ha sempre detto di voler prima parlare con il tecnico che ha chiuso il campionato, prima di prendere qualsiasi altra decisione. La sensazione è che molto difficilmente Bordin sarà riconfermato, perché nonostante l’obiettivo sia stato raggiunto, i risultati sono stati inferiori alle attese. Ma Milanese non vuol sentire parlare di altri nomi prima di aver incontrato Bordin. «Ho letto e sentito tanti nomi in questi giorni – dice Milanese – ma io proprio per rispetto di Bordin non ho ancora contattato nessuno». Eppure di nomi radiomercato ne ha fatti tanti, da Zironelli che in questa stagione ha allenato l’Altovicentino, a Parlato che ha vinto diversi campionati di serie D, da Andreucci mister della sorpresa Campodarsego, a Gaburro tecnico del Pontisola, fino a Bettinelli per tanti anni al Varese. Che quella di Milanese sia solo voglia di viaggiare a fari spenti, ancora non si sa. Però su una cosa l’amministratore unico alabardato sembra deciso: scegliere con calma (il che non significa non lavorare già adesso per le scelte giuste), anche se questo significa tirare le somme e prendere decisioni definitive più avanti. «Per adesso si possono fare accordi solo sulla parola – spiega Milanese – ma cosa valgono visto che contrattualmente fino al primo luglio non si può firmare e non si può bloccare nessuno? Per questo sorrido quando leggo di giocatori già accasati . Il mercato di giugno è basato tutto sulla parola: certo bisogna lavorare tanto sulle idee, sulla eventuale disponibilità dei giocatori, su chi già escludere dai possibili obiettivi. Insomma un intenso pour parler che deve essere fatto con attenzione, altrimenti può rivelarsi un boomerang». Insomma, l’impressione è che a Milanese non spaventi l’idea di scegliere l’allenatore più avanti e non subito. In coerenza anche del fatto che nel suo progetto è la società a scegliere i giocatori e fare il mercato, mentre all’allenatore spetteranno le decisioni di campo. Il settore su cui si può invece lavorare già con una certa urgenza è quello degli under. Qui infatti le parole valgono di più, perché spesso sono le società di appartenenza a guidare i più giovani su una strada precisa. E a proposito di giovani, rivestirà grande importanza lo stage che si terrà dal 5 al 9 giugno per ragazzi dal 1996 al 2000, in cui si visioneranno una settantina di ragazzi, alcuni provenienti anche dall’estero. E sarà Milanese in persona a giudicare questi giovani e scegliere quelli che potranno eventualmente interessare.
Ore 21.00 – (Gazzettino, edizione di Belluno) Pescosta resta, uno tra Farinazzo e Solagna parte e uno tra Borghetto e Menegazzo arriva. Aggiungeteci che bisognerà presto trovare un sostituto di Paolo Pellicanò (addio certo, possibile destinazione Venezia) e il mercato del Belluno, partito con il botto relativo al ritorno di Gianmarco Brotto, nuovo compagno di reparto dell’amico Simone Corbanese, è quasi fatto. «Ho parlato con i tre ’96 – spiega Augusto Fardin al termine del primo weekend di colloqui con la rosa – e la prima certezza è che Pescosta resta con noi. A novembre dovrà sostenere i test di ingresso per l’università, ma ci penseremo a suo tempo. A oggi è e rimane al Belluno». Lo conferma anche l’esterno destro: «Ho scelto di rimanere prima ancora di eventuali altre chiamate, perché per me è motivo d’orgoglio vestire la maglia della squadra della mia città. Un’ottima piazza, con una società solida e un grande allenatore. Quanti agli altri classe ’96, «con Farinazzo e Solagna invece l’accordo è di sentirci alla fine della settimana prossima – spiega Fardin -. Devono pensarci e così ci siamo dati una settimana di tempo. Potrebbe restare uno dei due o andarsene entrambi. Di sicuro non rimarranno tutti e due, non avrebbe senso per gli equilibri dei fuoriquota, ma non posso sbilanciarmi di più in questo momento». Con Solagna si apre il capitolo portieri. Brino che fa? «Solito incastro a tre. Bisogna trovarsi insieme al giocatore e al Bassano, la sua società. Solo allora capiremo il suo e di conseguenza il nostro futuro». Le alternative tra i pali si chiamano Borghetto, Liventina classe ’99, e Menegazzo, Pordenone classe ’98. «Anche con loro sono in contatto, ci risentiremo la prossima settimana. Una cosa è certa: uno dei due va preso. Sono entrambi buoni, devo parlare anche con le società di appartenenza e capire a chi è più facile arrivare». Poi mancherà un difensore. «E giovane, pure quello. Pellicanò va via al 100 per cento, anzi è già libero. Credo andrà al Venezia. Per il sostituto bisogna trovare un giovane che conosca già la categoria e se possibile che abiti in zona. Non dico in provincia, ma sarebbe cosa gradita trovarlo tra Vittorio e Conegliano». Capitolo chiuso invece per i vecchi. «Sì. Certo, dobbiamo incontrarci per i dettagli, ma non mi preoccupano affatto. Acampora a parte restano tutti. D’Incà è in partenza? Io prima di dirlo voglio parlarci».
Ore 20.30 – (La Provincia Pavese) In attesa di novità sul futuro, che dovrebbero essere annunciate ufficialmente mercoledì in una conferenza stampa indetta dalla dirigenza dell’Ac Pavia, che si terrà a «Casapavia», per chiarire proprio la situazione societaria, è di queste ore la notizia della convocazione per il prossimo 18 giugno dei giocatori sotto contratto per riprendersi ad allenarsi. Via telegramma le comunicazioni stanno arrivando ai tesserati azzurri proprio in queste ore. Dopo il rompete le righe del 13 maggio scorso e il saluto alla città nell’ambito dell’inaugurazione di Casa Pavia, praticamente quasi tutti i calciatori azzurri hanno fatto immediatamente ritorno a casa. Molti di loro hanno lasciato liberi gli appartamenti in cui vivevano in affitto durante la stagione calcistica. Ora la società azzurra ha comunicato ai propri giocatori che il periodo di ferie contrattuale previsto dall’articolo collettivo nazionale numero 22, iniziato il 14 maggio, scadrà il prossimo 17 giugno. Per questo motivo è scattata la convocazione, in vista della ripresa ufficiale dell’attività agonistica 2016-17: appuntamento fissato per il 18 giugno alle ore 15 al centro sportivo Mascherpa. Convocazione che scatterà, quindi, per tutti i giocatori contrattualizzati, compresi quelli che sono a scadenza di contratto (30 giugno). Se dal punto di vista contrattuale non c’è nulla da eccepire e le regole vanno rispettate, sul piano pratico cosa può accadere per chi non si presenterà il 18 giugno al Mascherpa? Sicuramente il giocatore sottocontratto rischierebbe quantomeno una multa, anche se è anche possibile che qualcuno, pensiamo a chi il 30 chiuderà il suo legame con il Pavia, possa decidere di anticiparne la conclusione rinunciando alla parte conclusiva del suo accordo economico con il club di via Alzaia. Siamo nel campo delle ipotesi, non c’è nulla da certo. Intanto, bisogna aspettare che si chiariscano gli scenari sul futuro della società, anche questi ancora tutti da decifrare. Quello che è già stato preannunciato è almeno un disimpegno economico parziale del presidente Zhu, non più disposto a investire cifre così alte come nelle ultime due stagioni. Ma sarà più chiaro e dettagliato chi parlerà a nome della società azzurra dopodomani, nel corso di un incontro con i media che a questo punto diventa fondamentale per fare luce sulle voci contrastanti che si rincorrono in città, e non solo, a proposito del futuro del Pavia calcio.
Ore 20.00 – (Giornale di Vicenza) Questa è la settimana del pensatoio, proprietà e management a valutare la figura ideale a rilevare Sottili. Diversi i profili in lizza, quasi tutti di capacità riconosciute e qualità assodata, non tutti però prendibili perché la concorrenza è elevata. Ad esempio su Moreno Longo, il primo della lista di Seeber ci sono Carpi e Pro Vercelli in B e non è facilissimo agguantarlo. Ma ne restano di buonissimi ed è consigliabile stare sereni dinanzi a una società che ha azzeccato mirabilmente le ultime tre chiamate e attende qualche giorno in più pur di non toppare una scelta cruciale. Nel frattempo il digì lavora anche sulla costruzione dell’organico e anche qua ci sono delle certezze alla voce conferme e partenze. Rimarranno il portiere Rossi, capitan Bizzotto, l’altro centrale Barison, l’esterno di fascia Stevanin, il regista Proietti, le alette speedy Falzerano e Candido, il corazziere Maistrello, il laterale Laurenti e il velocista d’attacco Fabbro, tutti legati da contratto anche per il prossimo anno. A questi si aggiungerà il pitbull Cenetti che ha rinnovato l’accordo in scadenza a giugno. Saluteranno di sicuro (sempre che il nuovo tecnico non spinga con Seeber per trattenerli) molti di quelli in prestito o in scadenza: il difensore Soprano di ritorno al Genoa, il centrocampista Gargiulo al Chievo, l’ala Voltan al Crotone, Piscitella alla Roma e il centravanti Momentè al Mantova. Ci sono quelli in sospeso, ma destinati a congedarsi: il veterano Martinelli, i due della vecchia guardia Toninelli e Semenzato e chi, come Davì e Misuraca, ha già fatto i bagagli destinazione Venezia e Cittadella in B. E il portierino Costa, bassanese di proprietà dell’Inter che i nerazzurri vogliono far giocare con continuità altrove e altri come Pietribiasi per il quale il prolungamento sembra dietro l’angolo, magari con un ruolo da centravanti di scorta. A proposito di centrattacco pure Germinale è a scadenza. Però ha recuperato da un serio infortunio e, se integro, stanno valutando se rinnovargli l’accordo perché Bassano ha bisogno come il pane di un numero 9 che vada a far la guerra con tutti, quel tipo di finalizzatore che manca da troppo tempo al Soccer Team. Anche perché arrivare a Chinellato del Cuneo (ma controllato dal Genoa) è complicatissimo, anche la Cremonese è sul ragazzo. Ecco perché Germinale può diventare il miglior acquisto dell’estate. Eppoi uno che pur non convocato, sale in auto e si sciroppa al volante quasi 2 mila km tra andata e ritorno per stare vicino ai compagni a Lecce è uno che ci tiene davvero.
Ore 19.30 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) Pordenone, 4 agosto. Quando gli altri sono in vacanza, il Consiglio federale della Figc decide che il club presieduto da Mauro Lovisa può stare nel calcio professionistico. I 500 mila euro a fondo perduto ci sono, i membri dell’organo collegiale si fidano del Pordenone: ripescaggio, si riparte. Bruno Tedino in panchina, Giorgio Zamuner a setacciare il mercato. Una squadra da inventare. Il viaggio del ramarro inizia da lì. Obiettivo salvezza tranquilla, dicono. Non si vuole soffrire da cenerentola come l’anno prima. LA PRIMA CURVA – Il 31 ottobre, però, arriva la prima sveglia. Il Pordenone non è la matricola impaurita del 2014-15. Al Bottecchia c’è il Bassano, che l’anno prima aveva passeggiato. Ne prende tre, li segna tutti Caio De Cenco. È la prima vittoria di prestigio: lì Tedino capisce di avere il potenziale per vincere contro qualsiasi squadra. I tifosi se ne accorgeranno dopo. Neanche un mese più tardi ecco la vittoria esterna più bella della stagione. De Cenco, Pederzoli e un doppio Filippini sbancano il Mapei Stadium: 4-1 alla Reggiana e titoloni in tutti i giornali. LEZIONI – Dicembre è invece il mese delle botte. Il Pordenone ne prende due in piena faccia: Cittadella e Pavia passano al Bottecchia (resteranno le uniche due sconfitte interne della stagione) e la classifica torna a farsi minacciosa verso il basso. Si riparla di salvezza. LA SVOLTA – Il nuovo anno inizia senza Caio De Cenco e Gianni Careri. Il brasiliano va al Trapani in serie B, i tifosi pensano a un Pordenone indebolito. Contro la Giana giunge comunque una vittoria, l’ultima del girone d’andata. Nessuno può immaginare che si tratti della prima di una lunga serie. Pro Piacenza, Albinoleffe, Mantova, Renate, Pro Patria, Cremonese e Sudtirol: è il settebello che lancia i neroverdi in zona playoff. Esplode Filippini, Cattaneo segna gol pazzeschi che girano il web, il Pordenone diventa la squadra più nominata d’Italia. IL SOGNO – Da marzo, allora, inizia la corsa playoff. Ci credono tutti: la società, il gruppo, i tifosi che raddoppiano l’affluenza al Bottecchia. Due vittorie fondamentali: la prima contro il Padova, la seconda contro la FeralpiSalò. Match point, da quel momento la post-season diventa un periodo da programmare, non un miraggio nel deserto. Non fa male il ko di Cittadella, perché la squadra si riprende alla grande contro il Cuneo e si permette il lusso di sbancare Pavia alla penultima. Contro la Giana, poi, ecco il sigillo: i ramarri sono nella storia e chiudono secondi in classifica. Il resto è cronaca, non ancora Storia con la “esse” maiuscola, fino al 29 maggio. LE CHIAVI – Sono i nomi che rimarranno scritti nel libro del campionato. Il brasiliano De Cenco, protagonista dell’andata, l’esplosione di Luca Strizzolo e Alberto Filippini al ritorno, la costanza di Mirko Stefani e Alex Pederzoli, le parate decisive di Matteo Tomei e i gol inventati da Luca Cattaneo. Ma soprattutto le mani di Bruno Tedino, demiurgo che ha messo insieme un gruppo in cerca di rilancio, dandogli un volto da serie B.
Ore 19.20 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) Si sapeva da domenica scorsa (visto lo 0-3 da recuperare) che sarebbe stata difficilissima, ma i tifosi del Grande Ramarro ci hanno creduto lo stesso. Dal primo all’ultimo minuto. Anche quelli che ieri pomeriggio hanno assistito alla partita tra Pordenone e Pisa al Centro sportivo Bruno De Marchi, dove il Comune in accordo con la società aveva messo a disposizione un maxischermo. I supporter (inizialmente una manciata) si danno appuntamento già alle 15.30, nonostante la pioggia. Scendono dalle auto con l’ombrello aperto, auspicando che le condizioni meteo possano migliorare. Qualcuno protesta quando capisce che, anche in caso di maltempo persistente, sarà costretto ad assistere il match all’aperto. «Speravo che, viste le condizioni, si potesse accedere alla sala conferenze – borbotta l’anziano Piero -. Altrimenti sarei rimasto a casa a guardarmela in streaming con mio nipote al computer». Poi i nuvoloni, che sino a qualche minuto prima minacciavano ancora pioggia a catinelle, lasciano spazio a un timido sole. I tifosi lo prendono come un segno di buona sorte e sistemano le sedie una vicina all’altra, formando sette fila ordinate. Alla fine saranno oltre un centinaio, a seguire il Pordenone lontano dal Bottecchia. C’è la consapevolezza che sarà difficile recuperare il 3-0 dell’andata. Qualcuno però ci spera ugualmente. Confida in un miracolo: vedere scendere in campo le 11 belve annunciate da Bruno Tedino alla vigilia. Del resto nel calcio tutto è possibile.
Comincia la partita. I ritmi sono blandi e dovrebbe essere proprio la formazione di casa a calcare maggiormente sull’acceleratore. Più passa il tempo, minori sono le speranze di sottomettere il Pisa. Prima del 20’ il laterale De Agostini è costretto ad alzare bandiera bianca a causa di un infortunio. L’uscita dal rettangolo del mancino – Tedino ripone la sua fiducia su Marchi – è accompagnata da una serie di applausi. Scuote la testa anche il vicesindaco Renzo Mazzer che osserva la partita in seconda fila. A tenere monitorata la situazione dell’ordine pubblico ci sono due carabinieri e altrettanti agenti della Polizia di Stato. Non ci sarebbe motivo per preoccuparsi, se non fosse per l’arrivo di una quindicina di tifosi del Pisa che, giunti a Pordenone senza biglietto, decidono di scarpinare fino a Villanova. Nessun pericolo: in gruppo si piazzano alle spalle dei fan di casa, fraternizzando in fretta. Sul campo la partita ha poco da dire. L’arbitro sancisce la fine del primo tempo. Per attaccarsi al sogno resta la ripresa. Comincia il secondo tempo. Tra il 16′ e il 20′ i ramarri vanno vicini al gol, prima con Berrettoni e poi con Pasa, ma è solo un fuoco di paglia. Qualcuno scatta in piedi, pronto a esultare, ma è presto costretto a sedersi di nuovo. Che delusione. Stessa scena al 37′, quando Valente dà l’impressione del gol: un’altra opportunità mancata. Cominciano i minuti di recupero e il De Marchi si svuota pian piano. Arriva il triplice fischio, accolto dai supporter del Pisa con grande gioia. Nei naoniani traspare un pizzico di delusione, celato comunque dall’ondata di applausi convinti e da qualche sciarpa che, tolta dal collo, viene indirizzata alla squadra che – sul video – esce dal campo. Fine del sogno, si torna alla realtà. Grazie del sogno, vecchio cuore neroverde.
Ore 19.00 – (Messaggero Veneto) Un cronista sprovveduto potrebbe scrivere che il sogno è finito. Invece è appena cominciato. Sì, perché la stagione che si è conclusa ieri con l’eliminazione dai playoff non può essere un punto d’arrivo per questa squadra, questo pubblico, questa città. Tutti promossi a pieni voti, e non è piaggeria. La mesta retrocessione dell’anno scorso aveva fatto presagire un futuro plumbeo: dopo il ripescaggio ricevuto a suon di euro dal presidente Lovisa e dai suoi soci è andata invece benissimo, oltre le più rosee aspettative. Ok, niente finale playoff, niente serie B, per quest’anno. E non senza qualche rammarico. Ma l’ovazione del Bottecchia al termine del match di ieri col Pisa la dice lunga su che cosa è diventato il calcio a Pordenone, in così poco tempo. Secondo posto in campionato, playoff centrati al secondo posto – anche qui – tra le “magnifiche otto” qualificate, primo turno superato con merito e semifinale persa all’andata per colpa di un paio di errori individuali in una bolgia incredibile, dove undicimila tifosi assatanati hanno spinto la squadra nerazzurra come e più della proverbiale grinta di Gattuso, intimidendo i ramarri. Il tutto ottenuto con un budget ridotto rispetto alle “big” rimaste fuori dalla post-season, e per giunta con un gioco spumeggiante e a tratti spettacolare. Eppure qualche “vecchio saggio” s’è già affrettato a scendere dal carro. Che cosa volere di più? La serie B? Ok, arriverà, se la società saprà continuare sulla strada intrapresa. Tempo al tempo. La gente, i tifosi, adesso ci sono davvero. Quest’anno sono aumentati partita dopo partita, gli ultras si sono moltiplicati, le maglie neroverdi non si vedono più soltanto in campo, ma anche sugli spalti, in gradinata e in tribuna, ma pure in giro per le strade. Si sono finalmente gettate le basi per la nascita di un’identità, e questo patrimonio va assolutamente salvaguardato, è proprio da qui che bisogna ripartire. Altro che sogno finito, è stata riscritta la storia del club e di sogno ne è nato uno bellissimo, suggestivo: un Pordenone stabilmente nel calcio che conta. La strepitosa annata 2015-2016 è andata in archivio e ora si volta pagina. Nell’immediato futuro servirà la stessa oculatezza, ci vorranno scelte di uomini altrettanto competenti. Così si potrà continuare a sognare. E in grande.
Ore 18.50 – (Messaggero Veneto) Del futuro, lui, preferisce non parlare. Srotola invece il nastro dei ricordi: «Sono orgoglioso di essere stato il capitano di questa squadra: ringrazio uno a uno i miei compagni. Usciamo da questa stagione a testa alta». E’ il solito impeccabile Mirko Stefani quello che, per l’ultima volta nell’annata (fors’anche in generale) parla da condottiero in campo del Pordenone. «In questo match – attacca – abbiamo fatto ciò che siamo sempre riusciti a fare. La sorpresa è stata domenica scorsa, quando abbiamo commesso un passo falso non da noi. La gara di oggi (ieri, ndr) comunque è stata positiva, difficile fare meglio». Si ritorna poi su un concetto già battuto: gli infortunati. «Non è mai bello parlare di chi non c’era – spiega – ma se nel momento cruciale della stagione mancano 4 giocatori, per giunta nello stesso ruolo, si fa veramente dura. Alcune gare serve affrontarle al completo. E’andata così, ricordiamoci ciò che abbiamo fatto: difficilmente si vedrà un gruppo così, con questa alchimia».
Ore 18.40 – (Messaggero Veneto) E’ un Gattuso naturalmente soddisfatto quello che, al termine del match, si presenta in sala stampa: «Avevamo tutto da perdere e niente da guadagnare – afferma il tecnico del Pisa –. Mi aspettavo la gara che è stata, anche se potevamo ripartire meglio sfruttando alcune situazioni, ma la testa e le gambe erano concentrate soprattutto sulla fase difensiva. Non volevamo prendere gol per evitare poi di parlare di una gara diversa: il Pordenone ci ha messo in difficoltà, siamo stati anche fortunati, perché l’avversario ha sempre fatto molto bene di fronte al proprio pubblico». Il campione del mondo vuole poi lanciare un messaggio alla sua squadra: «Ringrazio tutti – afferma –: gestisco un gruppo straordinario. Adesso manca la ciliegina sulla torta, ma se 10 mesi fa qualcuno mi avesse detto che avremmo giocato la finale l’avrei preso per pazzo. Il mio merito? Credo di essere stato credibile ai loro occhi. E anche la piazza di Pisa – chiude – merita un grazie, questa non è una tifoseria, è vera fede».
Ore 18.30 – (Messaggero Veneto) Quel saluto alla gradinata, a fine partita, a molti è sembrato più un addio che un arrivederci. Perché è probabile che questa sia stata l’ultima gara a Pordenone anche per Bruno Tedino. Il tecnico, non è un mistero, è il desiderio di Giorgio Zamuner anche alla guida del Padova, club in cui il consulente di mercato dei neroverdi si è ormai praticamente accasato. L’allenatore, in conferenza stampa, è evasivo sul futuro. Afferma che «ne parlerà presto col presidente». Intanto preferisce parlare della stagione che è stata e del ritorno della semifinale playoff, giocata senza due prime punte di ruolo. «Se uno fa il muratore – esordisce con una battuta – non può fare l’idraulico. Abbiamo giocato con attaccanti molto bravi a supportare un centravanti, ma che come uomini d’area invece faticano: abbiamo fatto una partita meravigliosa, non abbiamo concesso neppure una ripartenza al Pisa. Purtroppo le assenze sono state determinanti». Era dura affrontare un avversario del genere senza Filippini e Strizzolo: «Abbiamo comunque cercato di fare un calcio propositivo: ci è mancato solo il gol – afferma Tedino –. Purtroppo la gara d’andata ha segnato il nostro destino, quelle due reti subite in due minuti hanno ingigantito i loro pregi. E’ andata così – continua –: a questo gruppo non mi sento di rimproverare proprio nulla, anzi. Abbiamo sbagliato una sola partita». Tedino, infatti, loda ogni elemento che ha avuto a disposizione. «Ci sentiamo comunque vincenti per quello che abbiamo fatto – afferma il tecnico pordenonese –. Abbiamo chiuso con orgoglio e dignità. Volevamo regalare una gioia dal punto di vista del risultato: non ce l’abbiamo fatta, ma ci abbiamo messo tanto cuore. Volevamo far vedere di che pasta era fatta questa squadra al Pisa: penso ci siamo riusciti». Il Pordenone, e il suo tecnico, chiudono così una stagione strepitosa, forse irripetibile. Da domani si comincerà a pensare al futuro, perché ci sarà molto da ricostruire. Già le perdite di Zamuner e del direttore operativo Mateos sono dure da smaltire.
Ore 18.20 – (Messaggero Veneto) L’amarezza è tanta, perché ieri è ufficialmente sfumata la serie B. Mauro Lovisa era già abbacchiato dopo il match di Pisa, ma la gara del Bottecchia ha chiuso ogni speranza e ha portato lo sguardo immediatamente al futuro. Il presidente del Pordenone, da ambizioso, però non molla. E afferma: «Abbiamo un progetto e vogliamo ricominciare puntando in alto». Lancia questo messaggio, in conferenza stampa, il numero uno dei neroverdi. «La priorità, ora, è rimboccarsi le maniche e rimettersi al lavoro – afferma –. Dobbiamo capire dove migliorare e di conseguenza agire. Abbiamo disputato una stagione nettamente al di sopra delle aspettative, anche se l’appetito è venuto mangiando e io credevo di poter fare il grande salto. Certo è che, questo match, era dura da giocarlo senza le due punte centrali. Rimane il rammarico per il match d’andata, anche se il Pisa ha qualcosa in più di noi e ha meritato il passaggio del turno». Uscire con un team così blasonato, a un passo della finale, dà comunque lustro e può essere un trampolino di lancio per la prossima stagione. In particolare se si pensa al tifo, decollato nel corso di questo campionato. A proposito Lovisa rilancia l’idea del nuovo stadio: «Se avessimo avuto un impianto più grande ci sarebbe stata molta più gente – afferma il presidente – ed è per questo che sostengo l’idea di una nuova struttura. L’interesse sta crescendo e noi, come società, vogliamo disputare altre partite di questo tipo». Su questo concetto interviene anche il vice-presidente della Regione, Sergio Bolzonello, immancabile pure ieri: «Dopo l’elezione del nuovo sindaco – afferma – bisogna sedersi attorno a un tavolo e ragionare su questo aspetto. Lo stadio è necessario, visto che i tifosi e l’interesse sono cresciuti». Bolzonello si sente di promettere anche un’altra cosa: che il Pordenone ripartirà puntando in alto. «Mi sento di rassicurare – spiega –. Lovisa è talmente convinto dei suoi mezzi e del progetto che ha in testa che la prossima stagione si potrà disputare nuovamente un campionato di spessore. C’è un piano preciso e io sono fiducioso». Il presidente del Pordenone, poi, interviene in relazione della prossima Lega Pro, che sarà organizzato con i gironi suddivisi in maniera verticale: «Domani (oggi, ndr) sarò in consiglio di Lega a Firenze e discutermo anche di questo. Saranno trasferte più lunghe? Sì, però se non si hanno le possibilità per sostenere queste spese è meglio lasciar perdere. Io credo che come Lega dobbiamo pensare a come fare per avere più introiti». Chiusura è su Tedino: «Lo incontrerò – afferma –. Ha ancora due anni di contratto, ma noi non tratteniamo nessuno controvoglia».
Ore 18.10 – (Messaggero Veneto) Addio playoff, addio serie B, almeno per quest’anno. I tifosi del Pordenone sanno però, oggi come non mai, che può essere un arriverderci. Sì, perché ancora una volta la strepitosa compagine neroverde ha dimostrato di aver meritato in pieno il secondo posto e di valere, ormai, la Lega Pro ad alti livelli. Consapevolezza che coincide con un grande rammarico: nella gara di ritorno disputata ieri contro il Pisa, è parso chiaro che la qualificazione alla finale sarebbe stata assolutamente possibile senza quei due maledetti minuti di black-out nel match d’andata. Rammarico. Con i se e con i ma non si fa la storia, certo, e comunque scendere in campo in quella bolgia di undicimila tifosi nerazzurri scatenati avrebbe fatto tremare le gambe a chiunque. Ma la sensazione che le assenze abbiano giocato un ruolo fondamentale in questa eliminazione, è fortissima. La si era avvertita sotto la torre, quando il buco lasciato da Ingegneri in difesa era costato carissimo, la si è provata nuovamente ieri, quando di fronte a un Pisa rinunciatario e contratto, la mancanza di un centravanti di ruolo e di peso come Strizzolo, per giunta su un campo reso pesante dal diluvio prepartita, ha reso impossibile la “remuntada” del pesante 0-3. Senza punte. E così di gol non se ne sono visti, e lo 0-0 ha premiato Gattuso e i suoi ragazzi, ora pronti a giocarsi il grande salto in B nella doppia finale della post-season. Peccato, perché il Pordenone ce l’ha davvero messa tutta, con Tedino che ha indovinato lo schieramento (inedito) superoffensivo, ma senza Strizzolo, Martignago e Filippini i tre davanti non sono riusciti a rendersi pericolosi, mancando una miriade di palle vaganti in piena area e non sfruttando una superiorità territoriale netta dal 1’ al 90’, con Tomei totalmente inoperoso. Superiorità. Il conto dei calci d’angolo, 9-1 per i neroverdi alla mezz’ora, rende bene l’idea dell’andamento del primo tempo, in cui i ramarri ci provano con Ingegneri di testa al 10’, reclamano un rigore per fallo di mano su tiro di Buratto al 14’ e ciccano la palla con Pasa solo davanti a Bindi al 17’ su un bello schema da calcio piazzato di Pederzoli. Il Pisa si vede dalla parte opposta al 19’ con Verna, che sfrutta un’indecisione di Pasa per rubargli palla e calciare di poco a lato in diagonale. Quindi si fa male anche De Agostini, che lascia il posto a Marchi dietro. Al 25’ doppia occasione con Pederzoli (Verna che devia in extremis), e con un colpo di testa da ottima posizione sfiorato da Pasa, prima dell’intervallo l’ennesimo cross dalla sinistra dell’indomito Berrettoni su cui un Beltrame davvero inconsistente e pure Buratto arrivano con un fatale attimo di ritardo. Testa alta. Si va alla ripresa e le speranze crollano. La montagna da scalare rimane infinitamente alta e il tempo stringe. Tedino tenta la carta Valente al posto di Buratto, Berrettoni ci prova dalla distanza al 17’ e poco dopo Pasa di prima intenzione da fuori area fa la barba alla traversa. Esce lo stesso Pasa, entra Cattaneo. Il Pisa? Non pervenuto, ma capitan Lisuzzo gestisce la fase difensiva senza alcun patema. I nerazzurri perdono tempo ogni volta che possono, il pubblico li becca. Altra botta di Berrettoni alla mezz’ora fuori misura, poi l’occasionissima al 37’, con Cattaneo che scappa a destra, mette in mezzo, Berrettoni “mastica” e da due passi Valente calcia alle stelle. Peccato, ma sarebbe comunque stato troppo tardi. Finisce con Marchi espulso per un fallo di frustrazione e lo stadio che al triplice fischio si alza tutto in piedi, per tributare un doveroso omaggio alla squadra rivelazione di questa Lega Pro.
Ore 17.40 – (Gazzettino, edizione di Venezia) Il calciomercato aprirà ufficialmente il 1. luglio, il ds Perinetti tuttavia ha già in canna i primi colpi e aspetta solo l’ok del presidente Tacopina. Il confronto tra i due dirigenti sarà particolarmente fitto, d’altra parte Perinetti per raccogliere quanto seminato vuole il via libera del patron lagunare (domani pomeriggio relatore al Coni con il dg Scibilia ad un convegno della Tonucci&Partners sulla rigenerazione degli stadi) in termini di budget. Al momento di certa c’è la permanenza in Lega Pro del fantasista Fabiano, dei difensori Modolo e Luciani e del terzo portiere Bortolin, ma la conferma è imminente anche per Soligo, Cernuto, Carbonaro, Volpicelli e Acquadro (da riscattare dal Borgosesia). Con il sì di Udinese, Cremonese e Genoa rimarranno i giovani Vicario, Galli (l’alternativa è Pellicanò dal Belluno) e Chicchiarelli. Un capitolo a parte merita il 38enne Serafini che il Venezia vedrebbe meglio come allenatore nel vivaio, mentre l’eventuale permanenza a completare l’attacco è tutta da verificare anche se l’undici titolare sarà particolarmente esperto. Per Serafini (e Calzi) si sarebbe già mossa la Triestina, già congedati Beccaro, Busatto, Cangemi, Ferrante, Gualdi, Marcolini, Innocenti, Lattanzio e Maccan, mentre i ’97 Andreatta, Boyadzhiev, Di Maio, Taddia e Callegaro andranno in prestito in D. Sul taccuino di Perinetti tanti nomi, i più verosimibili sembrano il mestrino Benussi (vincolato al Vicenza) o Facchin (Pavia) per la porta (irraggiungibile ad oggi il 37enne Gillet, agli Europei con il Belgio), l’asse Stefani-Pederzoli della sorpresa Pordenone, il regista Davì (Bassano), gli esterni Vassallo (Pistoiese) o Bariti (Rimini), infine Virdis (Savona) e Cesarini (Pavia) per l’attacco. La presenza in città di Tacopina servirà anche per lavorare con il Comune sul fronte della gestione del Penzo: lo stadio ha già l’agibilità per la Lega Pro, ma entro il 20 giugno per adempiere ai Criteri Infrastrutturali il Venezia dovrà presentare la convenzione d’uso dell’impianto (da rinnovare essendo stata sottoscritta la scorsa estate solo per la stagione 2015/16).
Ore 17.20 – (Gazzettino, edizione di Venezia) Joe Tacopina vuole riportare la bandiera arancioneroverde al più presto in serie A, Giorgio Perinetti gli ha regalato subito il primo passo avendo azzeccato tutte le mosse, ripagando con un Venezia vincente la «carta bianca» datagli dall’avvocato newyorkese. «Con Tacopina ci eravamo dati appuntamento nello scorso mese di luglio a Jesolo – ripercorre la stagione il 65enne dirigente lagunare -, un lungo incontro, cui ne sono seguiti poi molti altri a Roma nelle stanze dello Studio Tonucci, per spiegarmi il suo progetto. L’entusiasmo del presidente mi ha convinto, lui è uno che trasmette positività a tutti e ha conquistato anche me». Il nome di Perinetti, che dal 1972 al 2014 ha lavorato quasi esclusivamente in serie A, sembrava «eccessivo» per una realtà costretto a ripartire di nuovo dalla serie D. «Mi ha intrigato la possibilità di costruire qualcosa da zero proprio a Venezia, una città che per me ha sempre avuto un fascino assoluto. A 18 anni con i primi soldi messi da parte salii su un treno e venni a visitarla. Mi regalai un pranzo al Caffè Quadri, non l’avevo mai vista eppure già l’amavo. La novità di poter lavorare qui, molti anni dopo, poteva essere l’ideale per me anche perché ero reduce da un momento personale molto delicato». L’ex dirigente di Roma, Napoli, Juventus, Palermo, Bari e Siena ha sempre detto di aver premesso a Tacopina che «la serie D sarebbe stato lo scoglio più duro da superare». «Sembrava un paradosso ma così è stato, per difficoltà legati ad avversari, campi, ambienti e, non ultimo, al fatto di essere obbligati a vincere. Peraltro noi siamo partiti con un doppio handicap, per il ritardo sul piano tecnico, ma soprattutto per non aver potuto sbandierare subito l’effetto-Tacopina. Tutti si sono dovuti fidare solo di una stretta di mano: grazie a chi ci ha creduto, la promozione è stato un premio per tutti e anche per me da «esordiente» in serie D». Sulla più grande delusione Perinetti non ha dubbi. «L’epilogo della vicenda-Barreto è stata una coltellata, sul piano affettivo e pure dell’immagine. L’avevamo appena ricostruito e non mi sarei mai aspettato il suo addio. Un danno perché un giocatore del suo livello ce l’aveva solo il Venezia, abbiamo vinto bene comunque, ma con lui avremmo fatto meno fatica». Ovviamente il ds ha già avviato un progetto tecnico per la Lega Pro per consegnare a mister Favarin un Venezia pronto a vincere. «Già la scorsa estate Tacopina mi aveva chiesto quale budget servisse per passare subito dalla D alla Lega Pro alla serie B. Sappiamo che l’equazione «spendi tanto quindi vinci» non è vera, basta vedere Alessandria e Pavia mentre a salire in B è stato il Cittadella, con la sorpresa del Pordenone ripescato. Certo in Lega Pro il livello si alza e bisogna attrezzarsi. Ripartiremo da uno zoccolo duro, da uno spogliatoio forte, ma ugualmente sarà come ricominciare da zero. E mi terrò qualche finestra aperta per innesti importanti dell’ultima ora». La Lega Pro dovrebbe tornare a 60 squadre. «A oggi non ci sono regole certe, personalmente però sono cento volte favorevole ad una suddivisione verticale che oltre a qualificare il campionato, rendendolo molto più simile alla serie B, equilibrerà i valori sul piano tecnico».
Ore 17.00 – (La Nuova Venezia) Sarà una marcia di avvicinamento alla Lega Pro senza scossoni, senza timori, senza dubbi. Ripensando alle ultime stagioni, e non solo al 2015, è un punto di partenza straordinario a livello organizzativo. Il Venezia ha una società, un direttore sportivo già al lavoro, un allenatore riconfermato (Giancarlo Favarin) e una programmazione precampionato già ben definita. A Giorgio Perinetti sono serviti pochi giorni per delineare l’ossatura sulla quale allestire la rosa che proverà ad andare all’assalto della serie B. L’ultima volta ci riuscì il Venezia di Nello Di Costanzo nel 2007 fermandosi nella semifinale playoff al cospetto del Pisa (1-1 e 1-3). Squadra. Contratti già rinnovati a Modolo e Fabiano, trovato l’accordo con Bortolin, Cernuto e Luciani, vicino quello per Acquadro con il Borgosesia, da definire la posizione di Vicario, Galli e Chicchiarelli con Udinese, Cremonese e Genoa, programmati gli incontri con gli agenti di Soligo, Carbonaro e Volpicelli per la riconferma. Tutti gli altri ai saluti, dopo una cavalcata trionfale, rimane in stand-by la posizione di Matteo Serafini. Il Venezia si ritroverà domenica 17 luglio per partire per il ritiro di Piancavallo (fino al 24), poi due giorni (26-27) a Jesi, infine la seconda parte del ritiro (28 luglio-7 agosto) a Norcia. Mercato. Tanti i nomi abbinati al Venezia, e non potrebbe essere diversamente. L’ultimo è quello di Alex Pederzoli, impegnato nei playoff promozione con il Pordenone, figlio d’arte (il padre William giocò due anni in arancioneroverde) passato senza molta fortuna in laguna nell’estate del 2007 con Giancarlo Corradini in panchina e ceduto a fine agosto al Crotone, ultime tre stagioni a Sudtirol, Pavia e Pordenone. Giugno. Il “mese terribile”, nelle ultime stagioni, per il Venezia passerà serenamente. Il club ha già ottenuto il via libera per lo stadio Penzo, poi il presidente Tacopina dovrà provvedere a trasformare la società da dilettantistica in Srl, poi le scadenze tradizionali fino al 30 giugno. Scenari. La Lega Pro potrebbe ritornare a chiamarsi serie C e nelle intenzioni del presidente Gravina dovrebbe trasformarsi in un campionato nazionale con gironi che non rispecchieranno più il taglio geografico orizzontale. Scontato il ritorno alle 60 squadre con tre gironi da 20, quindi scontati i ripescaggi dai quali saranno esclusi i club che nelle ultime stagioni abbiano ricevuto penalizzazioni per illeciti amministrativi o sportivi. In prima fila per i ripescaggi le nove squadre che hanno vinto i playoff di serie D (con Coronnese, Lecco e Campodarsego in pole position), a scalare le 9 perdenti delle finali. Una data importante è martedì 7, in calendario il Consiglio Federale, l’obiettivo di Gravina è far togliere il “fondo perduto” per i ripescati.
Ore 16.30 – (Giornale di Vicenza) La carta d’identità dice 36. A quest’età molti calciatori hanno già appeso le scarpe al chiodo da un pezzo, oppure hanno deciso di tirare gli ultimi calci in categorie inferiori o in Paesi lontani. Se invece chiedete a Thomas Manfredini con quale spirito ha festeggiato il suo compleanno, lo scorso 27 maggio, la risposta è tutta un programma: «Come un nuovo inizio – dice, senza aver nemmeno bisogno di un secondo per rifletterci -. In genere non faccio chissà quali festeggiamenti, ma stavolta ho voluto prima stappare la bottiglia a mezzanotte con i miei compagni di squadra del Vicenza, e il giorno dopo ritrovarmi con i miei amici di sempre a Misano, a casa mia. Dopo un anno di sfiga che più sfiga di così non si può, era giusto idealmente voltare pagina e ripartire».Ripartire per tornare ad essere un calciatore, magari del Vicenza?Sono un testone, ormai mi dovreste conoscere. L’idea è esattamente quella, e devo ringraziare proprio il Vicenza che mi ha messo a disposizione una persona straordinaria come Luca Costa, che mi sta seguendo nel percorso di riabilitazione sia dal punto di vista fisico, sia da quello mentale. Il lavoro che stiamo facendo insieme dà ottimi riscontri sia nel corpo, perché riesco già a camminare normalmente senza alcun dolore, nella mia testa: ci voglio provare perché sento di potercela fare, anche se sono passati quattro mesi dall’intervento al tendine d’Achille e ce ne vorranno altri due o tre per capire se sarò nelle condizioni di provare a tornare il Manfredini vero.Ma con la nuova società ha già avuto modo di parlare?No, ma è giusto così: c’erano ben altre priorità, bisognava a tutti i costi salvare il Vicenza e si è ottenuto questo risultato straordinario. Faccio un applauso ai dirigenti, allo staff tecnico, e ai miei compagni: io non ho mai smesso di credere nelle qualità tecniche e soprattutto umane di questo gruppo, mi fa molto piacere che alla fine siano emerse proprio nel momento più difficile.Lerda ha dato un’accelerazione importante.I numeri parlano per lui, ha saputo trovare subito la chiave giusta per ridare convinzione e certezze al gruppo. Non era facile, visto che la stagione sembrava davvero disgraziata, considerando gli infortuni a ripetizione e tante partite andate storte: è riuscito subito a invertire la tendenza, poi ha viaggiato con una media-punti impressionante.In difesa è tornato alla grande il suo compagno di tante battaglie, Brighenti.Una garanzia assoluta e un capitano vero, che ha indossato la fascia al meglio dopo che l’ha ereditata da Cinelli. Il grave infortunio, anziché indebolirlo, lo ha reso ancora più forte e determinato: la sua presenza è stata fondamentale in campo e fuori.Intanto la “sua” Spal è tornata in serie B: contento?Me lo concedete da ferrarese? Era ora! Dopo anni tribolati, finalmente si è insediata una società seria, che ha saputo programmare bene e raggiungere in breve tempo risultati che mancavano da troppo tempo. Se penso che l’anno prossimo potrei ritrovarmi a giocare di nuovo una partita a Ferrara, la mia città, dove tutto è cominciato, dove ho imparato ad amare il calcio e ho spiccato il volo verso una lunga carriera in serie A, mi viene ancora più voglia di riuscire a recuperare a tutti i costi…E poi è una partita attesa anche dai tifosi vicentini, vista l’antica rivalità.Lo so bene, anche se ovviamente mi rendo conto che la partita dell’anno per ogni biancorosso sarà il derby con il Verona. Posso essere sincero? Se avrò il piacere di giocarle, saranno incontri fantastici anche per me, ma considerando quello che ho passato e che sto passando affronterei ogni partita come un derby in cui dare tutto me stesso con entusiasmo e gioia. Ovviamente per conquistare tre punti perché io, se gioco, gioco sempre per vincere…Chiudiamo con una riflessione sul Sassuolo, la sua ex squadra: si aspettava che potesse arrivare addirittura in Europa League?È il coronamento di un percorso progettuale in cui nulla è lasciato al caso. Il presidente Squinzi è un vincente, non lo ha dimostrato solo nel calcio, e ha avuto il merito di affidarsi ad una società gestita comunque per molti aspetti come una grande famiglia. Personalmente lì non ho vissuto una parentesi positiva, ma questo non cambia il giudizio sulle qualità tecniche della squadra, che ho sempre ritenuto la più forte in cui avessi mai militato, e sulla solidità di una società che ha anche il grande merito di valorizzare i giovani italiani: troppo spesso si pensa che gli stranieri siano più forti, quando la nostra Nazionale avrebbe un gran bisogno che anche i club più blasonati ragionassero così…E sul giovane italianissimo Thomas Manfredini, allora, possiamo ancora puntare?Io ce la metterò tutta, poi mi rendo conto che non dipenderà solo da me. Anche la società e il tecnico dovranno valutare se nei loro programmi può esserci spazio anche per me. Anzi, magari non scrivete che ho compiuto 36 anni: dite che sono 27, massimo 28, così ci fanno un pensierino più volentieri…
Ore 16.10 – (Giornale di Vicenza) Cambia la proprietà, rimane lo sponsor: sarà ancora la Banca Popolare di Vicenza a “firmare” le maglie della squadra biancorossa nel prossimo campionato; non si è concretizzata, quindi, l’ipotesi di sponsorizzazione principale da parte delle acciaierie Valbruna circolata nei giorni scorsi. L’accordo, che dovrebbe essere ufficializzato a breve, andrà così a prolungare per la settima stagione consecutiva la collaborazione tra il club di via Schio e l’istituto di credito vicentino, il cui logo a partire dal campionato 2010-2011 è stampato sul petto dei giocatori.E appartiene alla categoria del “già visto” anche il luogo individuato per il ritiro precampionato della squadra di Franco Lerda. Nei giorni scorsi tecnico e dirigenti si erano recati a Pieve di Cadore, nelle Dolomiti bellunesi, per valutare strutture e logistiche, non lontano da San Vito, dove si era svolto il ritiro dello scorso anno; in seguito un analogo sopralluogo è stato svolto anche ad Andalo, tra le Dolomiti trentine, e alla fine la scelta è caduta proprio su questa località. Come si diceva, per il Vicenza si tratterà di un ritorno. Proprio ad Andalo, infatti, nel luglio 2014 era salita in ritiro la squadra allenata da Giovanni Lopez per prepararsi al campionato di Lega Pro, che però non avrebbe mai affrontato, visto che in extremis ci fu il ripescaggio in serie B: un campionato destinato e diventare indimenticabile con l’arrivo in panchina di Pasquale Marino e l’inseguimento del sogno della serie A. A due anni di distanza i biancorossi nel prossimo luglio torneranno dunque ad allenarsi sullo stesso campo, mentre l’albergo sarà nella località di Fai della Paganella, a circa 5 chilometri.
Ore 15.50 – (Giornale di Vicenza) La rimonta in classifica che serviva davvero, per fortuna, l’hanno compiuta con successo il tecnico Franco Lerda e i giocatori biancorossi. Lo stesso però non si può dire per il manto erboso del Menti, da questo campionato messo “in competizione” dalla Lega di serie B con tutti gli altri terreni di gioco della categoria in una speciale classifica.Ricordate? Dopo un inizio lusinghiero (la valutazione novembrina dell’erba del Menti era stata di 3,69, quarto posto tra i manti naturali o misti), l’aggiornamento di febbraio aveva visto il prato vicentino declassato al quart’ultimo posto, con una media di 3,16. Adesso che il campionato si è concluso, è stata rivelata la classifica definitiva: la media-voto del Menti è un po’ migliorata (3,26) ma la posizione è peggiorata fino alla penultima; solo il campo di Lanciano, tra quelli naturali/misti, ha avuto una valutazione peggiore (2,81). Il miglior terreno naturale/misto in assoluto è stato ritenuto quello del Bari (3,81), mentre tra i sintetici quello di Trapani (3,51).A dire il vero, una bocciatura così pesante del Menti lascia parecchio perplessi: chiunque abbia frequentato con assiduità lo stadio quest’anno, infatti, può confermare che le condizioni del fondo, grazie al lavoro della ditta Rigoni di Maserà (Padova) e dell’agronomo Emilio Sinigaglia, sono visibilmente migliorate rispetto ai problemi riscontrati negli anni precedenti. E altri campi visti dal vivo in questo lungo campionato non sono certo sembrati biliardi… Il direttore generale del Vicenza, Andrea Gazzoli, spiega che in effetti questa classifica non è pienamente aderente alla realtà: «A livello di Lega si è fatto un primo passo importante, introducendo la valutazione dei terreni – premette – tuttavia, essendo la prima esperienza, si sono riscontrati dei difetti nei criteri di votazione. Nello specifico, oltre al voto tecnico assegnato dall’agronomo della Lega e da Sky, avevano un peso molto rilevante i giudizi dati dai capitani e dagli allenatori delle squadre. Purtroppo, però, alcuni sono stati smaccatamente “partigiani”, assegnando sempre il massimo dei voti a se stessi e il minimo agli avversari, magari soprattutto dopo una sconfitta. Le Lega stessa se n’è accorta, tanto che ha deciso di non assegnare le penalizzazioni previste per i terreni ultimi in classifica, premiando solo i migliori, mentre per l’anno prossimo saranno modificati i parametri, rendendo la valutazione assolutamente “terza”, quindi imparziale ed attendibile».In effetti, basta considerare due recenti partite del Vicenza al Menti per capire che qualcosa nei meccanismi di voto non ha funzionato: non può essere plausibile, infatti, che contro il Livorno il 2 aprile il campo si sia meritato un pessimo 2,06, quando la media degli ultimi tre mesi è stata di circa 3,5, con un picco di 4,1 all’ultima gara contro il Perugia. «Ci conforta il fatto che l’agronomo della Lega, parlandone, ci abbia detto che secondo lui il prato del Menti adesso è tra i migliori in assoluto per la regolarità e la rapidità con cui la palla ci scorre sopra: “funzionano” meglio solo i fondi di Salerno e Bari, che del resto sono molto aiutati dal clima». Franco Lerda, insomma, può stare tranquillo: le annaffiature frequenti che ha richiesto non hanno peggiorato l’erba di casa nostra. Sotto con l’acqua, allora, senza timore.
Ore 15.30 – (Giornale di Vicenza) Maremma, stavolta si fa… Già. Oggi, alle 18 nello studio notarile D’Ercole (Corso Palladio 204) Alfredo Pastorelli, maremmano di Orbetello, diventerà il numero uno del Vicenza calcio. O meglio: la finanziaria Vi. Fin., presieduta da Pastorelli, eserciterà il diritto d’opzione sulle azioni del club di via Schio detenute da Finalfa. Si tratta del 92 per cento del totale e Vi. Fin., che dall’aprile del 2015 supporta il Vicenza, diventerà proprietaria della società biancorossa.Si concluderà quindi l’era di Sergio Cassingena (che presiede Finalfa) e se ne aprirà una nuova. Felice? Si vedrà. Si spera di sì. Anche se la situazione debitoria è pesante e si dovrà passare attraverso un non facile risanamento. Di certo il cammino che ha portato all’epilogo odierno è stato lungo. Con poche gioie e parecchi dolori. Da Londra a Corso Palladio. Dal 2004 al 2016. 12 anni. Il 17 novembre 2004 Sergio Cassingena e Nicola Baggio, accompagnati da Gian Luigi Polato (attuale presidente del Vicenza) sottoscrivono a Londra l’acquisto del Vicenza dalla finanziaria inglese Enic. E poi? S’è visto un po’ di tutto: contestazioni, salvezze sofferte, retrocessioni, ripescaggi… Di sicuro il rapporto tra i Cassingena e i tifosi è stato pessimo. Al punto che oggi sono in programma (almeno) due momenti di festeggiamento. Il primo è un appuntamento davanti allo studio notarile alle 18, il secondo è sotto le gradinate del Menti alle 21.Quello di oggi è un passaggio formale. Perchè cominci la nuova era basta infatti che Sergio Cassingena firmi dei documenti che sono già pronti. Poi ci saranno degli altri passi. Il primo è in programma domani, con la convocazione dell’assemblea ordinaria e straordinaria del Vicenza. In quell’occasione verrà nominato il nuovo consiglio d’amministrazione, che sarà composto da Alfredo Pastorelli, Marco Franchetto, Gian Luigi Polato, Stelvio Dalla Vecchia, Antonio Mandato e Leonardo Adamo. Il rinnovato cda nominerà il nuovo presidente (che con ogni probabilità sarà Alfredo Pastorelli). Marco Franchetto diventerà invece presidente di Vi Fin. In un secondo momento dovrebbe entrare in società Savino Tesoro.
Ore 15.00 – (Gazzettino) È ancora tutto da decifrare il futuro della Luparense San Paolo. Fermo restando che Stefano Zarattini resterà al timone dei Lupi nel calcio a 5 per puntare allo scudetto nella prossima stagione e nel calcio a undici rafforzando gli investimenti riguardo al settore giovanile e alla compagine che è retrocessa quest’anno in Seconda categoria (sono già iniziate le operazioni per il ripescaggio in Prima) in linea con il suo impegno per il movimento sportivo sanmartinaro, per la squadra che ha chiuso al sesto posto il campionato di serie D potrebbe profilarsi un ritorno a Padova, per la precisione in capo al San Paolo dato che la sede ufficiale è sempre rimasta in via Canestrini. Quest’anno, infatti, la squadra ha potuto giocare a San Martino di Lupari solo grazie a una deroga per lo stadio che non soddisfa tutti i requisiti per l’agibilità nel campionato nazionale dilettanti, il che significa che per continuare a giocarci sarebbero necessari degli interventi con dispendio di risorse economiche. E appare evidente che se i rossoblù non potessero più scendere in campo a San Martino di Lupari, Zarattini si defilerebbe. È proprio questo il nodo da capire, ossia se il patron sarà sempre o meno in prima linea anche in serie D. Intanto, martedì sera nella cena di chiusura della squadra ha ringraziato tutti per l’onorevole sesto posto in classifica, e nell’occasione sono stati premiati Pittarello (migliore giovane) e Beccaro (migliore giocatore). Potrebbe essere stato l’ultimo suo atto, ma se ne saprà di più nei prossimi giorni. Quel che è certo invece è che al San Paolo si stanno già dando da fare per garantire un futuro alla squadra e a condurre le operazioni è uno dei soci di Zarattini, vale a dire Cristian Bozzato. Stando ai rumors sono stati già avviati i contatti con alcuni imprenditori tra i quali anche Gabriele Favero, attuale presidente dell’Arcella e che in passato è stato legato al club di via Canestrini. E anche il tecnico sarebbe già stato individuato: l’ex centrocampista biancoscudato Vincenzo Italiano che quest’anno ha allenato nel settore giovanile sanpaolino.
Ore 14.40 – (Gazzettino) È già entrato nel vivo il progetto dell’Abano in vista della prossima stagione, nel quale la strada maestra è stata tracciata dal presidente Gildo Rizzato: ringiovanimento della rosa. Ed è proprio in base a questo input che il direttore sportivo Andrea Maniero ha iniziato a muoversi sotto traccia, affiancato dal nuovo allenatore Luca Tiozzo. I due, tra l’altro, sabato erano insieme a Sassuolo per le Final Eight del campionato Primavera. Se il diesse ha già portato avanti un paio di trattative per un centrocampista e per un attaccante che domani o mercoledì potrebbero concretizzarsi, è anche sul fronte dei rinnovi che si prospetta una settimana intensa. Non tanto per quanto riguarda i giovani di proprietà che sono naturalmente confermati, ma piuttosto per gli elementi di maggiore esperienza. Insomma, faccia a faccia chiarificatori per capire chi continuerà a fare parte o meno degli aponensi: Thomassen, capitan Ballarin, Creati, Fusciello, Neagu, Bortolotto. Riguardo a quest’ultimo, nei giorni scorsi sarebbe stato avvistato nella sede dell’Arcella, compagine neopromossa in Promozione che punta a fare le cose in grande. Ecco Maniero: «Partiamo con un nuovo progetto e anche se la squadra sarà ringiovanita come ha chiesto il presidente, sia io e sia Tiozzo siamo persone ambiziose e deve esserlo anche l’Abano. Naturalmente prima ci salviamo e meglio è, ma il sogno è ottenere una buona classifica, il che vorrebbe dire arrivare nei primi cinque posti. Con l’allenatore, al di là dell’amicizia che ci lega, il rapporto è stupendo e molto sincero. E stiamo collaborando nella costruzione della squadra: lui mi indica le caratteristiche dei giocatori che vorrebbe, e io gli propongo i profili. Magari ci può essere qualche divergenza, ma è normale. Sono convinto che cresceremo insieme». L’idea di base sulla quale Tiozzo vuole disegnare l’Abano è il modulo 4-2-3-1, anche se poi sarà naturalmente suscettibile di eventuali adattamenti. Il tecnico veneziano è alla sua terza esperienza in panchina nel campionato nazionale dilettanti, dopo quelle vissute con il Delta Porto Tolle Rovigo e con il Mestre, squadre che hanno sempre segnato molti gol. E c’è da scommettere che questa sarà una peculiarità anche dell’Abano nella prossima stagione. Intanto, è stata fissata la data che segna l’inizio della preparazione: lunedì 25 luglio. I neroverdi si alleneranno agli impianti Ceron di Selvazzano e avranno come quartiere generale l’hotel Petrarca di Montegrotto.
Ore 14.20 – (Gazzettino) Un allenatore nuovo di zecca, due partenze eccellenti e una nave di scongiuri perché non se ne vada uno dei protagonisti dell’annata. A pochi giorni dalla fine del campionato l’Este riparte da Michele Florindo, cui è stata data ampia libertà di movimento. L’entusiasmo, sull’onda dei risultati di una stagione comunque sopra le righe, è alle stelle e per ora pare che siano in pochi a voler abbandonare la casacca giallorossa.
«Stiamo lavorando già per le riconferme e stiamo operando prima di tutto per far rimanere i giocatori più esperti – conferma il nuovo tecnico – Inoltre stiamo iniziando a muoverci anche per quanto riguarda i giovani, ma su questo versante non abbiamo ancora definito niente di preciso. Ho parlato con quasi tutti i giocatori, per capire la situazione». Per ora le uniche novità riguardano la partenza di Caporali e Guagnetti: i due se ne andranno con Pagan all’Alto Vicentino, lasciando altrettanti vuoti che risulteranno molto difficili da riempire. Ma la domanda che tutti – all’ombra della porta vecchia e in categoria – si stanno facendo riguarda il bomber del girone: cosa farà Mastroianni? «Ho parlato anche con lui – rivela Florindo – se non va in Lega Pro resta con noi di sicuro». Lo dice anche il vice presidente Stefano Marchetti: «Mastroianni andrà via da Este solamente se arriverà una proposta da una categoria superiore, in caso contrario rimarrà qui. E questo, devo dirlo, dà la dimensione dell’uomo oltre che del calciatore. Sono rimasto colpito da questo suo atteggiamento, è un giocatore che potrebbe andare davvero dove vuole e invece ha fatto questa scelta. Tanto di cappello». Nel frattempo la società sta lavorando per organizzare ritiro e preparazione, anche se mancano due mesi all’inizio della stagione vera e propria. «Ma posso già dire di trovarmi bene qui – ammette il nuovo allenatore – ho conosciuto tutti solo una quindicina di giorni fa, anche se alcuni giocatori li conoscevo già in precedenza. Ma mi hanno fatto subito sentire uno di loro. Sono persone positive e sembra davvero di stare una grande famiglia, ci auguriamo di fare molto bene perché questa società lo merita». Dalla dirigenza arrivano già segnali di fiducia nei confronti del successore di Pagan, che non ha lasciato un bellissimo ricordo dalle parti di via Monte Cero. «Degli ex preferisco non parlare, anche se il tecnico uscente ha fatto molto bene dal punto di vista dei risultati – taglia corto Marchetti – Per quanto riguarda Florindo, invece, c’è grande entusiasmo perché quello della serie D è un mondo che lui conosce bene». L’allenatore non sarà affiancato da un direttore generale e avrà ampia facoltà di manovra. «Lui ci sta già facendo i nomi dei giocatori che gli servono. Farà tutte le scelte – annuncia il vice presidente – e agirà anche da direttore sportivo. Noi gli metteremo a disposizione quel che possiamo. Comunque stiamo andando a rallentatore, tutti aspettano di vedere come si muove il mercato e noi aspettiamo che le cose si raffreddino per concludere le molte trattative che siamo portando avanti».
Ore 14.00 – (Gazzettino) «Abbiamo il 70-80 per cento di possibilità di accedere alla Lega Pro. Ma è fondamentale avere un incontro con il presidente Gravina per capire la situazione. Al più presto fisseremo un appuntamento». Le parole del presidente Daniele Pagin confermano che in casa Campodarsego si sta lavorando sodo per vedere coronato l’approdo nei professionisti dopo la vittoria dei play off, anche se resta da fare chiarezza su due questioni principali: se verrà tolto il versamento a fondo perduto (si parla di trecento o cinquecento mila euro) e se c’è la possibilità di giocare in un campo diverso da quello del comune di appartenenza visto che il “Gabbiano” non è agibile per i professionisti. Ed è proprio su questi aspetti che da Gravina ci si attende in anteprima delle risposte, in attesa del consiglio federale che si terrà martedì 7 giugno. «È chiaro che se fosse confermato il versamento a fondo perduto, non è il caso di procedere – continua Pagin – Quanto al campo di gioco, la nostra intenzione è emigrare per una stagione all’Euganeo e nel frattempo adeguare il Gabbiano per farci ritorno nella stagione successiva nell’auspicio di essere ancora in Lega Pro. Anche i nostri sponsor sono in attesa di capire in quale categoria giocheremo: sono tutti amici e sono al mio fianco, pur chiedendomi di stare attento a non fare il passo più lungo della gamba. In questo momento tutte le nostre forze sono rivolte per andare in Lega Pro, e se non dovesse essere così andremo avanti per raggiungere i professionisti». Naturalmente si è pensato anche a un budget di massima per allestire la squadra nel caso di Lega Pro, una cifra quantificabile in almeno un milione di euro. «Intanto stiamo cercando di consolidare la società che è la cosa più importante – spiega il direttore generale Attilio Gementi – Se fosse serie D, potremo avere un budget per disputare un campionato di vertice. Se ci sarà la possibilità di affrontare la Lega Pro, vedremo di fare un discorso per puntare a una salvezza miracolosa. Comunque vada, non ci faremo prendere dall’entusiasmo in caso di Lega Pro, e non ci demoralizzeremo nel caso di serie D. È innegabile però che questa situazione d’incertezza faccia ritardare le questioni relative agli aspetti tecnici». ALLENATORE. È il primo nodo da sciogliere. Giovedì si è tenuto un altro faccia a faccia tra la società e Antonio Andreucci, ma al momento si deve parlare di fumata grigia. Anche se le parole di Gementi qualcosa lasciano intuire: «Ho ribadito quelle che sono le mie perplessità su Andreucci. Si tratta di capire se dopo due stagioni di successi è terminato un ciclo, o se il tecnico ha da dare ancora qualcosa al Campodarsego. Lui ha manifestato la volontà di rimanere e di essere pronto a ripartire con massimo entusiasmo. Di sicuro il vantaggio è che ci conosciamo benissimo, ma ci sono anche altri aspetti da valutare». GIOCATORI. L’argomento ancora non è stato trattato, ma a prescindere dalla categoria due punti fermi anche nella prossima stagione sembrano essere il capitano e il suo vice, vale a dire Maurizio Bedin e Grasjan Aliù, quest’ultimo bomber con sedici sigilli. «Bedin rimarrà con noi perché al di là di ciò che ha fatto sul campo, è molto importante la sua presenza nello spogliatoio. Non abbiamo ancora parlato degli aspetti economici, ma credo che non ci siano problemi. Quanto ad Aliù, è un giocatore al quale siamo affezionati, e la nostra volontà è ripartire anche da lui. Cercheremo di tenerlo stretto», conclude il direttore generale Gementi.
Ore 13.40 – (Mattino di Padova) Tutto da decidere per le altre tre squadre padovane di Serie D. Con incombenze diverse, certo, perché se Abano ed Este devono solamente impostare il mercato in funzione del budget e delle rispettive ambizioni, ben altri pensieri sta facendo la dirigenza della Luparense. LUPARENSE. Il comunicato diffuso nella giornata di sabato ha lasciato qualche punto interrogativo sul futuro della compagine rossoblù in quarta serie. La società ha assicurato che «proseguirà l’impegno con la prima squadra rafforzando gli investimenti», riferendosi però alla cosiddetta Luparense “B”, che ha disputato l’ultimo campionato in Prima Categoria (retrocedendo) e che continuerà l’avventura nel dilettantismo regionale. Tutta un’altra storia, invece, per la Luparense San Paolo. «La squadra di Serie D, anche se si chiama Luparense, non ha la stessa matricola delle altre due, calcio a 5 e Prima Categoria, e ha sede legale in via Canestrini a Padova», chiarisce il patron Stefano Zarattini. «Per questo motivo non potremmo giocare un altro campionato in deroga a San Martino di Lupari». «Il ritorno a Padova potrebbe aprire, e così sta proprio accadendo, scenari che vedrebbero il ritorno del San Paolo nella sua città, con il sogno di giocare allo stadio Appiani», prosegue. «Quest’anno, grazie a Cristian Bozzato e a Fabio Luise è stato fatto un ottimo lavoro a livello giovanile e s’intende proseguire in questa direzione». Tradotto: il “nuovo” San Paolo (senza l’ala protettrice della Luparense) punterebbe sulla cantera e lascerebbe da parte l’iscrizione alla D. «Stiamo lavorando per sistemare le cose con i soci e con gli interessati al progetto, che non sono pochi», chiude Zarattini. «Da parte mia, posso solo dire che sono felice di questa esperienza in Serie D e sono orgoglioso di aver onorato gli impegni, anche economici, con la squadra». ESTE-ABANO. Tutti liberi, dunque, i giocatori della Luparense, che hanno raggiunto il sesto posto nella stagione appena conclusa. Calciatori di indiscusso valore, che farebbero comodo ai tecnici di Este e Abano Michele Florindo e Luca Tiozzo. Pare infatti che il nuovo mister dell’Este abbia messo gli occhi su Matteo Cavallini (che andrebbe a sostituire Carlo Caporali, pronto a lasciare via Monte Cero in compagnia dello stopper Andrea Guagnetti), mediano della Luparense. Nel mirino dell’ex allenatore della Piovese ci sarebbero inoltre alcuni classe 1998 di Bassano e Cittadella, visionati nel derby del campionato Berretti di sabato scorso. Sta vagliando altre ipotesi, rigorosamente sottotraccia, l’entourage aponense, anche se mercoledì dovrebbero essere annunciati due nuovi acquisti («Non fuori quota, ma pur sempre giovani», ha anticipato, senza sbilanciarsi troppo, il direttore tecnico Andrea Maniero). Nel frattempo, l’Abano vorrebbe riconfermare il difensore Dan Thomassen ed il fantasista Enrico Bortolotto: con i due c’è stata una prima chiacchierata con esito positivo. L’Abano potrebbe ripartire così dai suoi due “veci” più rappresentativi. Il “mercato” dei neroverdi, tuttavia, entrerà nel vivo da giovedì 2 giugno, dopo la festa finale in programma mercoledì sera a Monterosso
Ore 13.20 – (Mattino di Padova) Sette giugno. Manca poco più di una settimana alla data più importante della stagione del Campodarsego. Sarà il Consiglio Federale della Figc, infatti, a decidere quale criterio dovrà essere utilizzato per i ripescaggi dalla Serie D alla Lega Pro, decisivo per l’approdo dei biancorossi nel calcio professionistico. E si preannuncia un vero e proprio duello, in quella sede, tra i vertici della Federcalcio e gli esponenti dell’ex Serie C, questi ultimi pronti all’ennesima riforma per aumentarne la sostenibilità economica. La Lega Pro a 60 squadre è una certezza che fa crescere l’ottimismo delle varie Caronnese, Lecco e Campodarsego (prime tre nella classifica dei playoff), mentre i 500 mila euro a fondo perduto per il ripescaggio pesano (e non poco) sulle intenzioni delle potenziali neopromosse. In questo senso attendono novità – positive, ovviamente – il patron del “Campo” Daniele Pagin e il direttore generale Attilio Gementi. L’abolizione del fondo perduto è la condizione necessaria per l’iscrizione dei padovani. «Domani (oggi, ndr) dovremmo saperne qualcosa di più perché a Firenze si svolgerà l’assemblea di Lega Pro in cui verranno presentati progetti e strategie in vista della prossima stagione», spiega Gementi. «L’attuale presidente della Lega Pro, Gabriele Gravina, si è sempre detto contrario ai 500 mila euro e spero proprio che spinga per questo cambiamento, per noi fondamentale». Gli altri aspetti che tappano le ali al Campodarsego sono tanti ma non rappresentano barriere insormontabili – grazie all’aiuto dei nuovi sponsor, pronti a immettere denaro nel progetto – dallo stadio per le partite interne (il “Gabbiano” al momento non è a norma e per l’Euganeo ci vorrebbe una deroga, ma il regolamento non la prevede per le “ripescate”) ai costi per affrontare una stagione lunga e con l’obbiettivo salvezza, passando per le garanzie tecniche. Tuttavia, la fase di stallo in cui si trova il Campodarsego in questo momento potrebbe durare meno del previsto: «Il 7 giugno conosceremo il nostro futuro e non c’è alcun motivo per allungare i tempi», aggiunge il d.g. biancorosso. «Di sicuro adesso siamo impegnati su questo fronte, tant’è vero che abbiamo messo in stand by tutte le questioni tecniche». In primis l’allenatore. Antonio Andreucci, che ha portato il Campodarsego prima sul tetto dell’Eccellenza e poi della Serie D, ha dato la disponibilità per continuare l’avventura. Il mister toscano è apprezzatissimo nell’ambiente, ma la società preferisce la prudenza: «Con lui c’è un ottimo rapporto ma, come ho già detto, dobbiamo valutare bene le situazioni», continua Gementi. «Dobbiamo capire se è giusto chiudere un ciclo o se rinnovargli la fiducia. Stiamo temporeggiando perché non possiamo sbagliare: accorgersi a campionato in corso che un ciclo era finito sarebbe deleterio per tutti». Il Mestre attende il via libera per accaparrarsi l’allenatore, ma il Campodarsego sa bene che trovare una certezza per la panchina, di questi tempi, non è un gioco da ragazzi.
Ore 12.50 – (Gazzettino) La rivincita di Roberto Venturato. Nel calcio, si dice spesso, dare e avere si compensano quando arriva il momento di tirare le somme, e l’allenatore dopo aversi visto sfuggire la promozione in serie B nella finale di Cremona del 2008 (era il vice di Emiliano Mondonico) beffato dal Cittadella, si è rifatto con gli interessi proprio guidando la squadra granata al termine di una stagione strepitosa, condita dal record di vittorie consecutive. L’anno prossimo affronterà la serie B da protagonista, ne è certo Stefano Marchetti che l’ha detto chiaramente nei giorni scorsi. Uno dei pregi dell’allenatore è stato quello di aver amalgamato un gruppo e uno spogliatoio davvero uniti. «La nostra forza è stata questa, l’ho sempre detto. Il Cittadella è una squadra a tutto tondo, dove si sono coniugati lavoro, crescita individuale e qualità tecniche dei singoli. Il grande affiatamento collettivo, infine, ci ha permesso di vincere». Quanto tempo ha impiegato nel costruire una “macchina” quasi perfetta? «Tutto nasce giorno per giorno, ma la differenza alla fine la fa la qualità delle persone. Se c’è la disponibilità di tutti, riesci nei tuoi intenti». È stata la sua promozione più bella? «Quando vinci un campionato hai raggiunto il massimo obiettivo. L’ultimo risultato ottenuto è quello che resta più vivo, e la promozione in serie B rappresenta l’apice della mia carriera da allenatore, ho vinto in serie D e in C2, ma la cadetteria l’avevo finora soltanto sfiorata». Adesso è già tempo di programmare la serie B. Dopo Chiaretti sarà il momento di Bizzotto: quanti degli attuali giocatori vedremo l’anno prossimo? «Purtroppo non dipenderà soltanto da noi. Le dinamiche del mercato saranno determinanti nelle scelte societarie, poi ci sono i limiti di età imposti dal regolamento. Da parte nostra siamo orientati ad avere una base che ricalchi l’ultima». Il livello della categoria sarà ben più impegnativo: dove deve migliorare il Cittadella? «È una squadra che può crescere tanto, i coefficienti di difficoltà saranno molto più alti e noi dovremo porci obiettivi ben precisi. Ci sarà da migliorare sotto ogni aspetto, nella fase difensiva, al momento della costruzione della manovra, nella finalizzazione». Tanti degli attuali giocatori non si sono mai confrontati in serie B. Uno svantaggio? «L’entusiasmo della prima volta sarà molto importante, dovremo fare leva su questo, coniugando il tutto con l’esperienza di coloro che la serie B la conoscono bene. Il prossimo sarà un campionato lungo e logorante, con diversi turni infrasettimanali. Servirà l’aiuto di tutti». Venturato proseguirà con il 4-4-2 a rombo? «Dipenderà anche dai calciatori che avremo in rosa, dalle loro caratteristiche. L’idea di gioco ce l’ho, è quella di difenderci in undici, di coprire tutti gli spazi in campo, di essere sempre propositivi. Vedremo poi quale sarà la tattica migliore da praticare». Ogni tecnico ha il pallino per questo o quel giocatore. Ha fatto qualche nome a Marchetti? «Le idee ce le avrei, bisogna vedere se sono o meno fattibili per il Cittadella. Valuteremo tutto con calma e attenzione, perché vogliamo costruire una squadra con determinati valori, umani e tecnici, per affrontare al meglio il campionato cadetto». Non è ancora tempo di vacanza, quindi. «In questo periodo sicuramente no, c’è da plasmare il nuovo Cittadella. Vedrò di staccare la spina dopo metà giugno, andrò al mare a ricaricare le pile».
Ore 12.30 – (Mattino di Padova) Roberto Venturato, la vedremo a Cittadella oggi? «Non credo». Ma come, ci sono problemi sul rinnovo del contratto per la prossima stagione? «Nessun problema, ma sono alle prese con un impegno personale: sto ristrutturando casa a Cremona. Probabilmente passerò in sede a firmare mercoledì. E, se non sarà mercoledì, sarà entro la fine della settimana». Intanto c’è stata la prima mossa di “mercato”, con il rinnovo di Chiaretti, che ha firmato un triennale. Contento? «Lucas ha affrontato la questione prima degli altri perché doveva rientrare in Brasile. Ovviamente mi fa piacere sia per la società che per lui: ha mostrato di possedere qualità importanti, ma sono convinto che possa crescere ancora». Di quanti innesti ha bisogno il Cittadella per essere competitivo in Serie B? «Non trovo giusto parlare di innesti, dal momento che ancora non sappiamo quanti rimarranno. Per quanto riguarda gli obiettivi, da neo-promossi non possiamo che puntare a mantenere la categoria. Servirà umiltà e occorrerà azzerare tutto ciò che è stato fatto sin qui, con la consapevolezza che affronteremo un campionato molto più difficile». Farlo con un Litteri in più in attacco sarebbe un buon primo passo. «Gianluca è una punta di valore, che ha dato molto a questa squadra e che mi piacerebbe poter allenare ancora. Ma era in prestito dal Latina e, come sapete, ancora non è stata affrontata la sua situazione». Parliamo allora di un nome “caldo”, quello di Misuraca, in uscita dal Bassano. «Non conosco la sua posizione contrattuale. Posso dire che è bravo, ma, come ha chiarito il direttore, prima si valuteranno rinnovi e prestiti e poi si penserà agli arrivi». Nella costruzione del Cittadella 2016/17 bisognerà tener conto dei paletti posti dalla Lega di B, secondo la quale le rose avranno al massimo 18 giocatori over 21 e 2 calciatori “bandiera”, che abbiano militato per almeno 4 stagioni nella stessa squadra. Per assurdo, anche volendo, non sarebbe possibile confermare per intero la rosa della scorsa stagione, che presentava 21 over 18. «Indubbiamente queste regole condizioneranno le scelte. Personalmente ritengo che abbia poco senso che un giocatore del ’94 sia considerato a tutti gli effetti “vecchio”. Anche a 22 o 23 anni si è calciatori giovani. Si può non essere d’accordo, ma le norme vanno rispettate». Di sicuro, intanto, c’è che la preparazione ripartirà intorno al 12-13 luglio. «Ci ritroveremo al Tombolato alcuni giorni prima della partenza per Lavarone, per i consueti test fisici. Intanto è bene che i ragazzi “stacchino” dopo una stagione lunga e dispendiosa. Dopodiché, a tutti sarà consegnato un piano di lavoro elaborato con il preparatore Andrea Redigolo per farsi trovare pronti».
Ore 12.10 – (Mattino di Padova) Un calendario ufficiale degli incontri per i rinnovi dei contratti in scadenza ancora non c’è, anche perché quasi metà dei giocatori è appena tornata dalla vacanza di gruppo trascorsa a Mykonos. Di sicuro, oltre al tecnico Venturato, a passare in sede sarà Giulio Bizzotto, che, a breve, firmerà il suo primo contratto da professionista. Il d.g. Stefano Marchetti, che venerdì era a Modena a seguire la semifinale del campionato Primavera tra Inter e Palermo, in questi giorni sta anche affrontando la questione “prestiti”. Non c’è solo Litteri, ma pure Zaccagni e i tre del Chievo: Jallow, Bobb e Benedetti. «Ne parlerò a breve con Nember (ds gialloblù, ndr), conferma il direttore generale granata. Fra i nomi accostati al Citta quello di Misuraca («È un centrocampista che mi piace, ma prima occorre definire i rinnovi e il nostro budget»). Altro nome “caldo” quello di Brighenti, capocannoniere con la Cremonese in Lega Pro: ovviamente, prima di parlare di trattative occorrerà capire assieme al Latina quale sarà il futuro di Litteri. Varnier e Caccin azzurrini. Prosegue il lavoro della rappresentativa di Lega Pro Under 19, che domani e mercoledì sarà a Pontedera per la preparazione del Trofeo “Angelo Dossena”. Il tecnico Daniele Arrigoni ha convocato anche il difensore della Berretti granata Marco Varnier e il centrocampista Giacomo Caccin, entrambi più volte utilizzati in Coppa Italia.
Ore 11.40 – (Gazzettino, editoriale di Claudio Malagoli dal titolo “Oggi più che mai è il tempo della fiducia costruttiva”) Possiamo capire il dispiacere dell’ambiente per il divorzio da Pillon, ma non è con le critiche feroci o con le polemiche pretestuose nei confronti della società che si fa il bene del Padova. Mai come adesso è il tempo della fiducia costruttiva nei confronti di una proprietà che in questi due anni ha saputo raggiungere tutti gli obiettivi che si era prefissa, strappando il club biancoscudato dall’inferno e restituendogli un progetto condiviso che cammina sulle proprie gambe a livello finanziario. A Zamuner, l’uomo scelto da Bergamin e Bonetto per dare ancora più solidità alla struttura tecnica, e al nuovo allenatore vanno concessi tempo, creatività e coraggio. Poi sarà il campo a decretare il verdetto.
Ore 11.30 – (Gazzettino) All’ordine del giorno il tema dei diritti televisivi e della loro ripartizione, i progetti e le strategie per la prossima stagione e alcune possibili modifiche dello Statuto, ma in terra toscana i due soci biancoscudati non mancheranno di affrontare l’argomento Tedino con il patron dei friulani. Al tempo stesso, in una sorta di azione che viaggia su due differenti binari, Zamuner proporrà in maniera definitiva la soluzione padovana al tecnico neroverde che vive alle porte di Pordenone ad Azzano Decimo. Lui stesso, del resto, lo aveva scelto un anno fa. Così ieri si è espresso Tedino sul suo futuro al termine della gara con il Pisa: «Non è giusto parlare di cosa facciamo domani. Ci ritroveremo con società e proprietà per vedere i programmi futuri. So che qui sono stato benissimo, tutti insieme abbiamo dato un apporto importante e siamo orgogliosi di avere fatto conoscere la città in maniera positiva». A cascata verranno infine prese le scelte relative ai giocatori e in settimana, salvo contrordini, si parlerà del rinnovo del contratto di Fabiano e del prolungamento al 2018 di quello Diniz, nel mirino di varie società di serie B e straniere, senza dimenticare la trattativa in essere con Neto Pereira.
Ore 11.20 – (Gazzettino) C’è poi il capitolo allenatore e su questo fronte si vira nuovamente verso la città friulana, con primo obiettivo Bruno Tedino che però a febbraio ha rinnovato fino al 2018 il suo vincolo con il Pordenone. C’è dunque da superare la resistenza di Lovisa che, finché la sua squadra era in corsa per la promozione si era dimostrato tutt’altro che propenso a liberarlo, ma che ieri nel dopo gara è apparso decisamente più morbido. «Ora la priorità – ha dichiarato – è tirarsi su le maniche, dopo un cammino importante. Martedì ci incontreremo con il mister e sapete come la penso; non trattengo nessuno contro voglia. Vediamo se Tedino vuole partecipare al nostro progetto». In ogni caso già nella giornata di oggi sarà possibile avere maggiori indicazioni in tal senso, essendo in programma a Firenze alle 11.30 l’assemblea di Lega Pro a cui il Padova sarà rappresentato dal presidente Giuseppe Bergamin e dall’amministratore delegato Roberto Bonetto.
Ore 11.10 – (Gazzettino) Il pareggio a reti bianche allo stadio Bottecchia di Pordenone regala la finale promozione al Pisa e chiude la comunque ottima stagione dei friulani. Un risultato, quello maturato ieri, che di riflesso interessa anche il Padova che ora potrà portare avanti le proprie strategie sul fronte dell’area tecnica per le quali i destini biancoscudati s’incrociano più volte con quelli dei neroverdi. La settimana appena entrata vedrà infatti in primo luogo l’ingresso ufficiale di Giorgio Zamuner, nel torneo appena concluso consulente di mercato del Pordenone, che nei giorni scorsi aveva già comunicato al suo ormai ex presidente Mauro Lovisa la volontà di approdare all’ombra del Santo. Nelle prossime ore il nero su bianco e domani, con ogni probabilità la presentazione dell’ex procuratore che dovrebbe ricoprire, in attesa di ottenere il patentino per direttore sportivo, l’incarico di direttore generale e responsabile area tecnica.
Ore 11.00 – (Gazzettino) L’altro parametro che mette in parte dietro la lavagna i tifosi biancoscudati è il confronto con la precedente annata in serie D, campionato che aveva il vantaggio di proporre una programmazione stabile nel giorno e nell’orario e minori vincoli legati alla sicurezza, ma il cui appeal a livello tecnico era decisamente inferiore. In quella stagione la media per partita è stata più alta: 4.543 spettatori, con un totale di 77.081 presenze, a parità di numero di incontri. Considerati i 3.511 abbonati, solo cento in più dell’ultimo campionato, emerge dunque la presenza di un costante zoccolo duro che sfiora le quattromila unità, ma la difficoltà di allargare la platea di coloro che seguono dal vivo le vicende biancoscudate, nonostante l’ampia copertura e promozione dei media locali. La società sta alzando l’asticella, mettendo nel mirino per il prossimo anno la serie B, ma è chiaro che il salto di qualità deve necessariamente arrivare anche dall’esterno, per accompagnare e dare un senso agli sforzi dell’attuale proprietà, che in più occasioni ha chiamato a raccolta soprattutto la città capoluogo, e per incentivare chi in futuro, come socio o come semplice sponsor, potrebbe investire sul Padova. La promozione, insomma, va conquistata anche fuori dal campo.
Ore 10.50 – (Gazzettino) Aggiungendo tuttavia due ulteriori parametri di confronto, l’analisi diventa meno incoraggiante. Padova e provincia contano infatti circa 938 mila abitanti, cifre nettamente superiori alle realtà territoriali rappresentate nel girone A, con i 600 mila del cuneese e con solo Pavia, Cremona e Reggio Emilia a superare di poco il mezzo milione. Allargando l’analisi a livello nazionale, solo Catania (1.116.000 abitanti) in Lega Pro supera la città del Santo, avvicinata da Caserta (924 mila) e Lecce (805 mila). Va da sè, dunque, che nel rapporto tra spettatori e residenti si paghi decisamente dazio o quantomeno si capiscano le potenzialità inespresse della piazza. In pratica, una persona ogni 220 ha seguito quest’anno una partita del Padova, oppure ogni 210 se volessimo togliere i ventimila abitanti di Cittadella e altrettanti sportivi che vivono vicino alla citta murata e che scelgono di seguire la squadra granata per la quale la media è di un tifoso ogni 21 abitanti.
Ore 10.40 – (Gazzettino) Ottimo nella qualità, da migliorare nella quantità, nonostante il primo posto nel girone. Questa la risposta da parte del popolo biancoscudato nell’ultimo campionato, con una partecipazione appassionata e costruttiva, sempre vissuta, nel bene e nel male, con lo spirito giusto alla gesta sul campo della squadra, ma con numeri non ancora all’altezza della piazza. Alla resa dei conti, tra abbonati (3.411) e paganti, hanno seguito le 17 partite casalinghe del Padova 72.549 persone, per una media di 4.267 a gara. Il match con la maggiore cornice di pubblico è stato il derby con il Cittadella (6.144), escluso il quale, mai è stata raggiunta quota 5.000, solo avvicinata con il Bassano (4.759). A vedere il bicchiere mezzo pieno, tali dati regalano il primato nel girone – seconda la Reggiana con una media di 4.041 presenze e sesto il Cittadella a quota 1.919 – e il sesto posto nell’intera Lega Pro alle spalle di Lecce (9.431, play off esclusi), Foggia (9.206), Catania (8.722), Pisa (6.279) e Spal (5.183)
Ore 10.20 – (Mattino di Padova, editoriale di Stefano Edel dal titolo “Il diritto di critica è sacrosanto se non si è chiari”) Non saranno state poche decine di migliaia di euro a mandare tutto all’aria, suvvia. In realtà Pillon non rientrava più nei piani da tempo. Per il suo gioco e perché non aveva valorizzato alcuni giovani (più minutaggio avrebbe incrementato i contributi ricevuti dalla Lega). Perché non dirglielo subito, allora, invece di tenerlo sulla corda? Altro “distinguo”: non si va dal Pordenone, a playoff in corso, per portargli via consulente di mercato e (operazione per ora fallita) allenatore, non è una mossa signorile. 2) Il rispetto del Padova. Dopo l’8 maggio è calato il silenzio. Una nota per ufficializzare il rinnovo di De Risio, due per sancire i divorzi da ds e mister. In mezzo a tutto questo il tentativo, riuscito male, di far passare una linea di unitarietà, fra i soci storici, che è invece solo la logica conseguenza di una convivenza forzata per non farsi troppo male a vicenda. Quando parliamo di “rispetto”, ci riferiamo a qualche bugia di troppo, a dichiarazioni sopra le righe, ad aspettative coltivate con enfasi eccessiva (come si fa a dire “puntiamo alla Serie B” quando il budget a disposizione è meno di un milione di euro?). Il silenzio si giustifica quando c’è di mezzo una trattativa delicata, non su nomi e investimenti già sicuri. Invece la B&B si è dimenticata come si comunica nel 2016, sembra di essere piombati nel Medio Evo. 3) I programmi del Padova. È l’aspetto più delicato. Chi spende sono Bergamin, Bonetto e gli altri soci, e hanno tutto il diritto di agire a livello finanziario come credono, ma il Calcio Padova Spa non è la Sunglass o la Thema, dove ognuno fa ciò che vuole. No, il Padova è un’impresa diversa, oseremmo dire quasi pubblica, per cui una città e i suoi tifosi hanno il diritto di sapere cosa succede e come viene speso il denaro chiesto loro per abbonamenti e biglietti. Ora, fare i misteriosi (e, consentitecelo, pure i presuntuosi) non paga. A nessuna latitudine nè in qualunque categoria. Se Berlusconi vende il Milan ai cinesi lo fa sapere, e così dicasi per Thohir con l’Inter, Pallotta con la Roma e gli Agnelli con la Juve. Qui, invece, la chiarezza è un optional, anzi non esiste proprio. E allora la domanda è una sola: volete la Serie B? Cominciate a raccontare come ci volete arrivare, invece di prendervela con i presunti “nemici”. A buon intenditor…
Ore 10.10 – (Mattino di Padova, editoriale di Stefano Edel dal titolo “Il diritto di critica è sacrosanto se non si è chiari”) Il Padova ai padovani è uno slogan che ci è sempre stato caro, perché è la storia stessa a raccontarci che, in oltre un secolo di vita del Biancoscudo, i trionfi e le promozioni più importanti sono stati scritti quando c’erano imprenditori locali al vertice della società più amata in città e provincia. Con Bepi Bergamin e Roberto Bonetto, dopo le sciagure delle gestioni Cestaro (soprattutto nel suo ultimo anno) e Penocchio, questa piazza, che aveva rischiato la scomparsa dalla geografia del pallone, ha ritrovato entusiasmo e fiducia, (ri)guadagnando un palcoscenico più consono alla propria tradizione e al proprio blasone, con l’approdo in Lega Pro. In due campionati sono arrivati un salto di categoria (dalla D alla terza serie) ed un quinto posto, mancando di un soffio i playoff che valgono un posto in Serie B. Insomma, il bilancio sportivo è positivo, e pretendere di più, come ha fatto qualcuno, obiettivamente ci è sembrato e ci sembra tuttora una forzatura. Sin qui, dunque, ciò che è stato, e che nessuno potrà cancellare. Ma… C’è un “ma”, appunto. È l’obiezione che “il mattino” solleva nei confronti del modus operandi della proprietà nell’ultimo mese (diciamo da dopo la conclusione del campionato, l’8 maggio scorso, con il successo sull’Alessandria), e che ha provocato la reazione a dir poco stizzita dell’a.d. Bonetto nei confronti della nostra testata, sino al punto di parlare di stampa “amica” e di media non graditi. Abbiamo raccontato in queste settimane che cosa è successo dentro e fuori il club di viale Rocco. Rilievi ed osservazioni non nascono per caso. Allora, procediamo per punti. 1) Lo stile Padova. Non ce n’è più traccia, non almeno lo stile che ricordavamo, sia fra i dilettanti che all’inizio della stagione. Con De Poli il rapporto si è interrotto in modo brusco, con Pillon addirittura peggio, tant’è che l’allenatore ha dichiarato di essersi sentito “preso in giro” per il tira-e-molla con cui è stata condotta la trattativa. La differenza tra domanda e offerta si aggirava intorno ai 25 mila euro, e poi c’era il preparatore Tafuro (ottimo) da pagare.
Ore 10.00 – (Mattino di Padova) Molto, per la scelta finale, dipenderà dall’opera di persuasione di Zamuner nei confronti del presidente del Pordenone: se Tedino non verrà lasciato libero, bisognerà virare in altra direzione e a quel punto si potrebbe profilare il clamoroso ritorno di Parlato, molto amico di Edoardo Bonetto, il vice-presidente, figlio di Roberto, che dietro le quinte sta tirando le fila di molte operazioni. Diniz e Fabiano. Ma è anche sul fronte giocatori che bisognerà capire quali saranno i biancoscudati che rimarranno e quelli che, invece, non verranno confermati. Dopo il rinnovo con De Risio, si attende quello di Neto Pereira, con il quale i passi in avanti sono concreti, ma soprattutto di Fabiano, la cui riconferma non è affatto certa. Quanto a Diniz, non è in scadenza, avendo ancora 12 mesi di contratto, ma le “sirene” per lui sono insistenti, sia dalla Serie B che dalla stessa Lega Pro. Un allungamento dell’intesa appare probabile. I nomi dell’attuale rosa che dovrebbero essere confermati non supererebbero comunque le 12-13 unità.
Ore 09.50 – (Mattino di Padova) Tentativo incerto. Inserito, dunque, il primo tassello in una delle due caselle che risultano vuote, dopo l’esonero di Fabrizio De Poli e il mancato accordo con l’allenatore Giuseppe Pillon, il neo-dirigente potrà operare a tempo pieno – e non più barcamenandosi fra le due città – per il Padova, cercando di chiudere in tempi rapidi la partita del tecnico che guiderà la prima squadra nel prossimo campionato. Sul tavolo – anche questo è arcinoto – i nomi in ballo sono almeno quattro: c’è Bruno Tedino, l’attuale mister dei “ramarri”, ai quali è legato da un accordo che scadrà nel giugno 2018, e sul quale Lovisa non sembra disposto a trattare (ma nessuno può trattenere un allenatore se quest’ultimo vuole andarsene…); c’è Stefano Sottili, che lascerà il Bassano, ma che non sembra entusiasmare troppo la dirigenza; c’è Oscar Brevi, libero da gennaio dopo essere stato sulla panchina del Rimini (che l’ha mandato via); e c’è, nome spuntato a sorpresa negli ultimi giorni, Carmine Parlato, che ha portato i biancoscudati in Lega Pro dopo un solo anno di Serie D e che è e resta a libro-paga sino a giugno 2017.
Ore 09.40 – (Mattino di Padova) L’attesa è finita. Con il Pordenone fuori dai playoff, e con buona pace del suo presidente Mauro Lovisa, il Padova potrà finalmente ufficializzare in settimana il nuovo direttore generale, con delega alla gestione sportiva, il cui nome è noto da tempo: Giorgio Zamuner. Il 51enne procuratore di San Donà di Piave, consulente di mercato dei friulani, in realtà non potrà risultare ufficialmente nell’organigramma di viale Rocco, in quanto privo del patentino di direttore sportivo, che si ottiene solo al termine di uno specifico corso organizzato a Coverciano dall’Adise (l’Associazione a cui, appunto, fanno riferimento i ds iscritti regolarmente all’albo). A Pordenone ha agito sempre dietro le quinte, qui, probabilmente, avrà maggiore visibilità, ma non potrà rappresentare in alcun modo il club nelle sedi federali ed al “mercato” potrà agire solo con una delibera specifica del Cda biancoscudato.
Ore 09.30 – (Mattino di Padova) Nei giorni scorsi si è riunito per la prima volta il neo-eletto Consiglio Direttivo dell’Aicb (Associazione italiana club biancoscudati), sotto la presidenza di Ilario Baldon. Il presidente ha ringraziato i soci presenti per la fiducia accordata e ha sottolineato come un Aicb unito e forte dei suoi valori punti, oltre ad aumentare sempre di più i propri associati, a caratterizzarsi per un tifo sano anche a misura delle donne, delle famiglie e di appassionati di altre discipline sportive. Il nuovo direttivo è così composto: Ilario Baldon presidente, Gianfranco Borsatti e Marco Toso vice-presidenti, Giancarlo Agostini coordinatore dei club, Antonio Pastore segretario e cassiere, Enrico Tenan aiuto addetto-stampa, Alessandro De Gaspari e Flavio Turato addetti alle trasferte, Emanuele Longhin addetto alle coreografie e collaboratore del sito Aicb, Piero De Pieri e Giancarlo Menegolli consiglieri. Inoltre, sono stati scelti altri tre membri esterni a cui sono stati affidati compiti specifici:Giorgio Miola responsabile media e addetto-stampa, Giorgio Maistro addetto alle trasferte, Gabriella Zanchin coordinatrice degli eventi. L’ex presidente Giorgio Ferretti continuerà a collaborare nella veste di presidente onorario.
Ore 08.30 – Lega Pro girone A, la classifica finale: Cittadella 76, Pordenone 65, Bassano 62, Alessandria 57, Padova 54, Cremonese 53, Reggiana 52, FeralpiSalò 50, Pavia 49, SudTirol 44, Renate 43, Giana Erminio e Lumezzane 42, Pro Piacenza 39, Cuneo e Mantova 34, AlbinoLeffe 20, Pro Patria 7 (-3 punti di penalizzazione).
Ore 08.20 – Lega Pro girone A, la trentaquattresima giornata: Cremonese-Cuneo 2-1 (Sansovini (Cr) al 15′ st, Brighenti (Cr) al 22′ st, Cavalli (Cn) al 38′ st), FeralpiSalò-Pavia 1-3 (Manconi (Pv) al 9′ st, Ferretti (Pv) al 13′ st, Romero (Fs) al 35′ st, Ferretti (Pv) al 44′ st), Lumezzane-Pro Piacenza 0-0, Mantova-AlbinoLeffe 1-1 (Gonzi (Mn) al 25′ pt, Magli (Al) al 33′ pt), Padova-Alessandria 4-0 (Fabiano (Pd) al 4′ pt, Petrilli (Pd) al 23′ pt, Altinier (Pd) al 25′ pt e al 1′ st), Pordenone-Giana Erminio 3-1 (Bruno (Ge) al 12′ pt, Beltrame (Pn) al 16′ pt e al 2′ st, Valente (Pn) al 36′ st), Reggiana-Bassano 2-2 (Mignanelli (Re) al 47′ pt, Momenté (Ba) al 27′ st, Alessi (Re) su rigore al 37′ st, Cenetti (Ba) al 46′ st), Renate-Pro Patria 3-1 (Napoli (Re) al 3′ pt, Teso (Re) al 10′ pt, Santana (Pp) al 35′ pt, Ekuban (Re) al 20′ st), SudTirol-Cittadella 2-3 (Fink (St) al 5′ pt, Tait (St) al 11′ pt, Litteri (Ci) al 12′ pt, Paolucci (Ci) al 43′ pt, Coralli (Ci) al 25′ st).
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