Come volevasi dimostrare: dopo Fabrizio De Poli, l’ormai ex direttore sportivo con il quale il rapporto si chiuderà, in anticipo di un anno, il 30 giugno prossimo, anche l’allenatore Bepi Pillon lascia il Padova. Era arrivato a dicembre scorso dopo l’esonero di Carmine Parlato, legato ancora alla società biancoscudata da un accordo che scadrà fra 13 mesi. È stato lo stesso mister trevigiano ad ufficializzare una scelta che era già nell’aria, ma di cui ha rivendicato la paternità, e che comporta di fatto l’azzeramento dell’attuale area tecnica: «Con la società non abbiamo trovato unità d’intenti, e dunque vengono meno i presupposti per continuare insieme il percorso seguito in questi sei mesi. Sono cose che possono succedere», ha detto ieri mattina. Nel pomeriggio, il comunicato del club: «Dopo le già avvenute anticipazioni del sig. Giuseppe Pillon, il Calcio Padova conferma che non sarà rinnovato il rapporto di collaborazione con il tecnico trevigiano e con il preparatore atletico sig. Giacomo Tafuro. La società ringrazia Pillon per il lavoro svolto con impegno, professionalità e competenza, e per il risultato raggiunto in linea con gli obiettivi societari.
Auguriamo a Pillon un prosieguo di carriera luminoso e ricco di soddisfazioni. Allo stesso tempo la Società ringrazia il prof. Giacomo Tafuro, che ha contribuito con qualità ed efficacia al raggiungimento degli obiettivi». Troppi punti di vista diversi. Il tono di voce dimesso, ma anche piuttosto incazzato, Pillon ha ripercorso velocemente al telefono gli ultimi 20 giorni, da quando si è giocata Padova-Alessandria (8 maggio, gara conclusiva della stagione) sino a ieri: «Ho avuto due incontri con Giorgio Zamuner (il futuro responsabile della gestione sportiva, ndr) e, nonostante avessimo valutato insieme diversi aspetti che ci trovavano in sintonia, non si è giunti alla fumata bianca». Il motivo? «A Padova ho percepito lo stipendio fin qui più basso di tutta la carriera (intorno ai 30 mila euro, ndr). Ho chiesto un adeguamento, mi è parso giusto per il lavoro svolto e per quello che ha fatto il mio staff. Morale? C’è stata distanza fra domanda ed offerta. Ma anche a livello di garanzie tecniche, sulla costruzione della squadra, non ci siamo trovati. E mi fermo qui».
Una pausa, poi il congedo: «Ringrazio comunque la società per l’esperienza condivisa insieme e anche i tifosi, straordinari. In queste tre settimane ho dato priorità assoluta al Padova, adesso mi rimetto sul mercato. Mi sono sentito un po’ preso in giro perché ho perso del tempo prezioso…». Mistero sul budget. Pillon, sei mesi fa, fu chiamato dal ds De Poli, di cui era stato compagno di squadra a fine anni Settanta, per “tirar su” il Padova, scivolato ai margini della zona playout. Accettò, portando con sè il figlio Jacopo e il preparatore atletico Giacomo Tafuro, ma, proprio per fare un favore all’amico, firmò per un ingaggio molto basso. Nel primo colloquio con Zamuner, la settimana scorsa ha giocato a carte scoperte: aumento dello stipendio e valutazione della rosa attuale, dove, a suo giudizio, sarebbero necessari almeno 3-4 giocatori esperti per un salto di qualità.
Mercoledì, al secondo incontro, successivo alla relazione fatta dallo stesso Zamuner ai soci di maggioranza, Giuseppe Bergamin e Roberto Bonetto, si è visto formulare una proposta che l’ha lasciato sconcertato: ingaggio al di sotto dei 60 mila euro per l’intera annata e, soprattutto, disponibilità di meno di un milione, euro più euro meno, per la gestione della stagione 2016/17, con un tetto di 700 mila euro per gli stipendi, partendo dai 12-13 biancoscudati riconfermati. Insomma, ci sarebbero fra i 250 e i 300 mila euro per gli acquisti. Ma quanti e quali? Impossibile avere risposte, va da sè che, se i soldi investiti per il “mercato” sono questi, non si va molto lontano. Ad esempio, si è saputo che all’allenatore piaceva assai l’esterno del Bassano, Gianluca Falzerano, obiettivo però costoso, dunque inarrivabile. Il toto-allenatore. Pillon, adesso, potrebbe finire in Serie B (su di lui ci sarebbero due società). La sua uscita di scena spiana, di fatto, la strada a Bruno Tedino, alla guida del Pordenone impegnato ancora nei playoff (domani il ritorno con il Pisa) e legato ai friulani sino al 30 giugno 2018. Se patron Mauro Lovisa non lo lasciasse andare, le alternative sarebbero quelle di Stefano Sottili (Bassano) e di Oscar Brevi (a Rimini sino a gennaio e poi esonerato).
(Fonte: Mattino di Padova, Stefano Edel)
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«Ho deciso di interrompere il rapporto perché non c’erano più i presupposti per andare avanti insieme. Non vedevo la possibilità di raggiungere un accordo sul piano economico e su quello tecnico». Esordisce così Bepi Pillon nelle sue prime dichiarazioni da ormai ex allenatore del Padova. Si chiude dopo sei mesi la sua seconda avventura sulla panchina del Padova (l’altra nella stagione 1997-1998): subentrato a Carmine Parlato dopo il pareggio incolore con la Pro Patria, il tecnico di Preganziol ha dato via a una scalata in classifica che ha portato la squadra a chiudere il campionato al quinto posto, ai margini dei play off. «Era diventato un tira e molla che non mi piaceva più. Il campionato è terminato l’8 maggio, siamo quasi a primi di giugno e vedevo che le cose non andavano come avrei voluto. Quindi ho preferito chiudere qualsiasi tipo di trattativa per mettermi sul mercato e trovare una soluzione diversa».
Una decisione comunque sofferta la sua, considerato il legame che ha con i colori biancoscudati. «In questo periodo ho dato sempre la priorità al Padova, ma non abbiamo raggiunto l’intesa. Mi dispiace molto perché lascio un lavoro di sei mesi che è stato fatto in maniera ottimale, e sono state poste delle basi solide per il futuro della squadra. Abbiamo raggiunto la salvezza con due-tre mesi d’anticipo, siamo arrivati a un passo dai play off, siamo stati la seconda migliore difesa del campionato. Ripeto, lascio con grande rammarico, anche perché sono stato sempre legato al Padova: quattro anni da giocatore, due esperienze come allenatore. Quest’anno sono venuto anche perché dovevo rifarmi della precedente esperienza, e ci sono riuscito. Ma adesso non vedevo più la possibilità e la volontà di andare avanti insieme, e per questo ho preso una strada diversa». Il suo futuro? «Contatti ne ho avuti, ma finora non ho parlato ancora con nessuno proprio perché ho sempre aspettato il Padova. Adesso comincerò a valutare le altre situazioni». Non manca un flash di Pillon rivolto al popolo biancoscudato. «Rivolgo a tutti i tifosi un caloroso saluto e posso garantire che seguirò sempre con un occhio di riguardo il Padova nel prossimo campionato».