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Ore 20.30 – (Il Piccolo) Il progetto illustrato da Mauro Milanese per il settore giovanile della Triestina, ovvero ricostruire il vivaio dal basso partendo (oltre alla squadra degli Juniores nazionali che è obbligatoria) dai primi calci, dai pulcini e dagli esordienti, in modo da evitare attriti con le altre società dilettantistiche, trova proprio in queste realtà calcistiche molta prudenza e qualche perplessità. Gli altri sodalizi infatti si dichiarano aperti al confronto, ma allo stesso tempo dicono che in questa fase la Triestina dovrebbe pensare soprattutto alla prima squadra e alla ristrutturazione societaria. E se proprio c’è la volontà di ripartire dai piccoli, evitare allora la categoria Esordienti che qualche attrito potrebbe crearlo. È il pensiero ad esempio di Alex De Bosichi, direttore sportivo del Trieste Calcio: «Per la Triestina non avrebbe avuto comunque senso fare la prossima stagione Allievi e Giovanissimi, visto che avrebbero preso parte ai campionati provinciali. Per fare un passo avanti l’Unione deve arrivare prima in Lega Pro. Poi capisco la volontà di partire dai più piccoli, ma io partirei dai Piccoli Amici e al massimo dai Pulcini, farlo con gli Esordienti potrebbe creare qualche problema perchè società come la nostra con quei ragazzi stanno già svolgendo un lavoro da 4-5 anni, sono stati già avviati dei programmi. Ed è un discorso – continua Alex De Bosichi – che comprende anche l’ultimo anno dei Pulcini. Per il resto mi piacerebbe prima avere un confronto, noi come già detto siamo aperti al dialogo, ma vogliamo vedere i programmi. Anche sugli Juniores, dove noi abbiamo fatto molto bene, può esserci una collaborazione, ma vogliamo prima capire i pro e i contro». Forse ancora più drastico l’ex alabardato Maurizio Costantini, ora responsabile del settore giovanile del Domio: «A parte gli Juniores, a mio parere la Triestina in questa fase il settore giovanile non lo dovrebbe fare per niente. Neanche con i piccolissimi, almeno per questa stagione. Sono cose che portano via energie e per le quali ora non ci sono le strutture. Comunque capisco ancora voler partire con i più piccoli, ma già gli Esordienti andrebbero a creare dei problemi, perché si va a incocciare con i programmi già in essere delle altre squadre. È giusto che la Triestina debba esser un punto di riferimento per tutti, ma con un percorso più lineare. Per me adesso tutte le energie vanno indirizzate alla riorganizzazione della società, alla prima squadra e alla juniores». Più o meno sulla stessa lunghezza d’onda anche Spartaco Ventura, presidente del San Giovanni: «La città ha bisogno di certezze e non di promesse, per cui credo che la Triestina debba portare avanti tutte le forze per la prima squadra. Poi per carità, una collaborazione con le altre squadre ci sta, al dialogo siamo aperti. Però va detto che da quando la Triestina non ha il settore giovanile, molte grandi società professionistiche sono entrate a Trieste in cerca di qualità, che esiste e sta emergendo. Ora i giovani sanno che con un certo percorso possono anche provare a diventare calciatori, mentre mi viene il dubbio che finché esistevano le giovanili della Triestina, questo processo era in qualche modo frenato».
Ore 20.00 – (Gazzettino, edizione di Belluno) Ciao Totò, bentornato Gianmarco. Non è ufficiale, ma poco ci manca. Nel giorno del rompete le righe, con la classica partitella di fine anno tra squadra e dirigenti giocata ieri nell’ultimo ritrovo della stagione (a cui è seguita una pastasciutta di gruppo al chiosco dello stadio), Augusto Fardin ammette le prime mosse di mercato, in uscita e in entrata. «Acampora ci ha comunicato anche l’altro giorno che lascerà Belluno – ammette il direttore sportivo gialloblù – probabilmente per tornare a Monfalcone, dove ha anche ricevuto un’offerta di lavoro. Scelta sua insomma, che ovviamente rispettiamo». Su siti internet (Venetogol per esempio) è stato accostato al Belluno il nome dell’ex Union Ripa Santi «ma come potremmo pensare di prenderlo avendo Corbanese? – replica Fardin -. Confermo piuttosto il ritorno di Brotto. Siamo in dirittura d’arrivo, manca qualche dettaglio facilmente sormontabile e poi chiudiamo. Già adesso invece posso dirvi e assicurarvi che tutti gli altri vecchi rimarranno». CHE DERBY… – In una ventina di giorni dunque Belluno e Union Feltre hanno già chiuso il capitolo attacco: Corbanese e Brotto da una parte, Madiotto e Vianello (per quest’ultimo il club di Giusti ha bruciato sul tempo il Lia Piave) dall’altra. FUORIQUOTA – Per Fardin a questo punto si spalancherà il capitolo dei fuoriquota classe 1996. «Oggi ne abbiamo tre: Farinazzo, Solagna e Pescosta – spiega il direttore – e poiché del ’96 l’anno prossimo per la regola dei fuoriquota basta che ne giochi uno (con due ’97 e un ’98, ndr), di tre potremo tenerne al massimo due. Tutto sta nel capire chi. Parlerò con tutti e tre poi, a seconda di chi potrà e vorrà restare anche al netto delle scelte universitarie, vedremo come muoverci di conseguenza e chi dover cercare sul mercato. Se un difensore, un portiere o altro». Il Belluno però a questo punto potrebbe trovarsi con entrambi i portieri in bilico, vista la situazione instabile di Brino. «Infatti ci stiamo guardando in giro – confessa Fardin – non possiamo permetterci di ritrovarci senza portieri tra un mese. Brino è legato al Bassano, dunque potrebbe succedere di tutto. Borghetto della Liventina (classe ’99, ndr) e Menegazzo del Pordenone (classe ’98, ndr)? Sono i due che stiamo seguendo. Ci siamo parlati, quando e se sarà il momento di stringere, definiremo».
Ore 19.30 – (La Provincia Pavese) Dall’A. C. Pavia trapela un certo ottimismo per quelli che saranno i prossimi passi per la stagione calcistica 2016/17. In un clima dove ai silenzi fanno da contrapposizione a voci contrastanti, da via Alzaia non ci si sbilancia nei particolari, ma arrivano conferme su quella che dovrebbe essere la regolare iscrizioni al prossimo campionato da parte della proprietà cinese. Quello che nelle ultime ore è altrettanto chiaro è che il presidente Xiadong Zhu, e soprattutto il suo vice David Wang, starebbero valutando partnership, sponsorizzazioni, aiuti per essere affiancati in questo progetto calcistico alla guida del Pavia. Non necessariamente nuovi soci, ma collaborazioni che li legherebbero più al territorio. Ben diversa, invece, l’ipotesi di un interessamento, di un gruppo svizzero che potrebbe entrare nel Pavia. Ipotesi che la società non conferma, nè smentisce Tra i tanti dubbi, resta la certezza della data spartiacque del 24 giugno: scadenza entro la quale onorare gli impegni economici – stipendi – trimestrali (marzo-maggio) nei confronti dei tesserati per non incorrere in ulteriori penalizzazioni (visto che un deferimento è già in arrivo per un mancato, o ritardo, nel pagamento dei contributi di gennaio e febbraio per i cosiddetti incentivi all’esodo nei confronti dei giocatori in prestito) e proseguire nelle formalità di regolare iscrizione al torneo di Lega Pro. Per questo occorrerà un ingente bonifico dalla Cina per poter regolarizzare gli stipendi: per i calciatori in primis, ma anche dello staff dirigenziale. Sarebbero, già, pronti i documenti da presentare poi per l’iscrizione alla prossima stagione di Lega Pro, che dovranno essere corredati da una garanzia fideiussoria. Potrebbe, quindi, rientrare il “disinnamoramento” o la grande delusione di mister Zhu dopo aver assistito a Pavia-Alessandria? Sicuramente, anche perché i contratti pluriennali che rimangono in essere sono pesanti per le casse societarie, si devono ridurre i costi e sacrifici sono necessari anche sul parco giocatori. In questo clima rimane da decidere chi sarà mr X, ovvero l’allenatore che guiderà il Pavia nella prossima stagione. Tra i tanti litiganti delle scorse settimane alla fine dal cilindro potrebbe uscire un nome a sorpresa che otterrebbe l’avallo, e rimotiverebbe, la proprietà cinese. Intanto lunedì prossimo 30 maggio alle 11,30 è in programma, presso la sede della Lega Pro a Firenze l’Assemblea dei club.L’incontro prevede tra i temi anche l’approvazione dei criteri di ripartizione degli introiti derivanti dalla cessione dei diritti audiovisivi stagione sportiva 2015/2016 e l’approvazione delle linee- guida di cessione dei diritti audiovisivi stagione sportiva 2016/2017 che prevedrebbero un progetto in streaming.
Ore 19.00 – (Gazzetta di Reggio) «Ho parlato con la società ma attendo la fumata bianca: per quanto mi riguarda posso solo dire che sedere sulla panchina della Reggiana sarebbe un grande onore». Leonardo Colucci, mister della Primavera del Bologna, rispetta le regole del gioco e attende che sia la società a ufficializzare la sua investitura come erede di Alberto Colombo. In via Mogadiscio però sembravano avere molte cose a cui pensare, considerata la delicata fase di transizione in corso che dovrebbe portare all’ingresso di Mike Piazza nella compagine societaria. Il presidente Stefano Compagni in questi giorni è in Cina per impegni di lavoro ed eventuali annunci importanti non ci saranno prima del suo rientro. Mister Colucci, è pronto per questa avventura granata? «Che dire, speriamo che inizi. Ho parlato con la società e da parte mia ho manifestato il mio grande apprezzamento per questa possibilità. Poi tocca agli altri». Ci dica dei suoi ricordi di calciatore alla Reggiana. «Una stagione fantastica quella del 1995-1996. Eravamo partiti male e c’era il rischio che Ancelotti fosse esonerato perché tutti si aspettavano che fossimo protagonisti fin da subito. La società fu brava a tenerlo e alla fine i risultati arrivarono sul campo: alla fine del campionato conquistammo la promozione in serie A. Allo stadio Giglio c’era quasi sempre il pienone: una grande emozione giocare in quello stadio». Per lei Reggio sarebbe una svolta nella sua carriera da allenatore. E’ stato vice al Cesena e allenatore degli Allievi e della Primavera al Bologna. Le motivazioni non le mancheranno ma sarà anche un banco di prova. «Come giocatore posso dirle che non era un problema giocare di fronte a 5mila persone o 50.000. Come allenatore, che sia la Primavera o la prima squadra, conta se hai la stoffa per fare le cose. Metto sempre lo stesso impegno quando faccio le cose, che sia una squadra con il blasone della Reggiana o meno». Come valuta la sua stagione alla guida della Primavera del Bologna? «Nelle giovanili ogni anno va bene se contribuisci alla crescita umana, tattica e tecnica dei ragazzi. Questa è la vittoria che si cerca quando alleni la Primavera. Alcuni nostri giovani hanno esordito in serie A. Dunque sono soddisfatto». Alla Reggiana però i tifosi cercano da troppo tempo soddisfazioni di altra natura… «Lo so. Sono aggiornato su quanto accaduto in questi anni a Reggio. I tifosi vogliono i risultati».
Ore 18.30 – (Corriere del Veneto, edizione di Vicenza) Tutto come previsto. Si era capito nei giorni scorsi che Stefano Sottili e il Bassano si sarebbero separati e ieri è arrivata la conferma ufficiale. L’incontro andato in scena nella tarda serata di giovedì con il presidente Stefano Rosso e Werner Seeber ha portato alla decisione che nell’ambiente tutti si aspettavano. Sottili adesso andrà ad Arezzo, con cui è stato raggiunto un accordo per una stagione, nonostante il tentativo in extremis del Pavia e ha scelto un approdo sicuro, quello di un club che gli ha dato fiducia sin dall’inizio, offrendogli una copertura a 360 gradi. «Sul mio futuro preferisco non dire nulla fino a quando non sarà ufficiale e non avrò firmato il contratto – spiega il tecnico toscano – al Bassano dico solo grazie per l’esperienza comune che abbiamo portato a termine. Credo di aver raggiunto un ottimo risultato arrivando ai playoff e terzi nella regular season, a Lecce siamo stati sfortunati e la partita ha preso una brutta piega dopo appena dieci minuti con l’espulsione di Rossi». Cosa accadrà adesso sulla panchina giallorossa? Detto che è curioso che per il terzo anno consecutivo tecnici che raggiungono comunque ottimi risultati (Petrone, Asta e Sottili) non vengano confermati, adesso Seeber dovrà scegliere il nuovo allenatore. Moreno Longo è il profilo che piace di più, ma ha proposte dalla serie B (Carpi e Pro Vercelli, incontrata ieri), le alternative sono svariate: Carlo Sabatini, Alessandro Dal Canto, Luca D’Angelo, Giuseppe Scienza e Valerio Bertotto i nomi più caldi.
Ore 18.10 – (Giornale di Vicenza) La separazione più annunciata dell’estate matura nella tarda serata di giovedì, dopo la cena ufficiale con la proprietà, davanti a un tavolo dei Trenti di Pove, location per i saluti prima delle vacanze. Non c’è neanche un incontro vero e proprio ma soltanto una presa d’atto da ambo le parti. Una stretta di mano in serenità e ognuno per la sua strada, senza acredine, nel nome di un divorzio sancito di fatto ad aprile dopo il secondo rovinoso ko interno di fila (l’1-3 col Pro Piacenza, successivo all’1-4 col Pavia e solo stemperato dal sacco di Cittadella nell’intermezzo). Lì qualcosa si è incrinato nel rapporto esclusivamente tecnico tra Stefano Sottili e la famiglia Rosso (la stima per l’uomo non è mai stata in discussione), qualche sbuffo di tensione col digì Seeber alla vigilia di Lecce non ha aiutato a ricomporre le smagliature ma in ogni caso il divorzio era già tracciato. E i giudizi non sempre lusinghieri espressi dallo stesso Renzo Rosso un mese e mezzo fa hanno fatto scorrere in anticipo i titoli di coda.Al netto delle singole valutazioni, resta la certezza di un campionato da protagonista nell’anno più complicato, quando raccogliere l’eredità di due giganti come Petrone e Asta poteva essere rischioso e controproducente. Invece Sottili, pur non godendo di unanime consenso tra la tifoseria e dovendo rinunciare a metà del guado al leader Iocolano ha pilotato ugualmente Bassano ai playoff per la B. Dovendosi inchinare al Lecce in virtù di un episodio dispari che ha spaccato la partita del Soccer Team dopo una partenza a razzo. Il tecnico fiorentino ora è atteso a braccia aperte ad Arezzo mentre qua sono abituati a sostituire il manovratore, anche se referenziato, con un nuovo timoniere altrettanto reputato. A conferma che il tesoro della Virtus abita nella stanza nei bottoni e nella pianificazione societaria. Così adesso comincia un articolato casting alla ricerca del successore con diversi candidati autorevoli e di qualità e altri invece più spinti da qualche procuratore amico che realmente sondati da Seeber.Sono certamente di livello Moreno Longo (a un passo però dall’accordo con la Pro Vercelli in B), Alessandro Dal Canto, Carlo Sabatini, lo stesso Luca D’Angelo, ex Rimini ed Alessandria, oppure Valerio Bertotto, l’ex bandiera dell’Udinese, ex selezionatore della Lega Pro, sino a 15 giorni fa alla Pistoiese che ha salvato da subentrante. Questi sono tutti profili di prima fascia come sono rimbalzate le figure di Beppe Scienza o Giovanni Stroppa. Altri sono meno credibili e plausibili. E il sogno Petrone? Pare destinato a rimanere tale.
Ore 17.40 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) Il Pisa si presenterà domani con la miglior formazione possibile. I nerazzurri toscani non si sentono ancora in finale ed hanno intenzione di giocare, anche al “Bottecchia”, una gara ricca di sostanza. Nessun calcolo: Gennaro “Ringhio” Gattuso schiererà regolarmente a centrocampo il diffidato Di Tacchio e in attacco – salvo sorprese – l’altro giocatore in diffida Çani (in vantaggio nella corsa per una maglia da titolare su Eusepi). Ieri, prima della partenza per Pordenone, l’allenatore del Pisa ha incontrato i giornalisti per la classica conferenza stampa della vigilia. «In settimana – ha detto Gattuso – ho trovato una squadra vogliosa. Nessuno ha mollato la presa. Ho rivisto la partita di domenica scorsa e sono convinto che abbiamo raccolto il massimo, con il Pordenone che ha però costruito qualche buona occasione. Nel match di ritorno dovremo stare molto attenti perché i nostri avversari sanno giocare a calcio; forse daranno un po’ più di pressione con gli attaccanti». I nerazzurri confermeranno il 4-3-3. Rispetto a domenica scorsa, probabili due novità: Fautario per Golubovic in difesa e Ricci per Tabanelli nella zona mediana. Due cambi che, pur non snaturando il modulo, dovrebbero garantire maggior copertura ed un baricentro più basso. Questo dunque il probabile undici nerazzurro (4-3-3): Bindi; Fautario, Crescenzi, Lisuzzo, Avogadri; Verna, Di Tacchio, Ricci; Varela, Çani, Mannini.
Ore 17.20 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) In questi casi, ci si aggrappa a tutto. Per ribaltare il mezzo disastro dell’Arena Garibaldi servono tre gol, e da qui non si scappa. Ma ci sono giocatori con più esperienza rispetto ad altri, che in settimana hanno dato la carica alla squadra e che possono tracciare la via verso la finale. Sembra un miraggio, ma tecnicamente è ancora possibile. Uno di questi giocatori ce l’ha il Pordenone e si chiama Emanuele Berrettoni. L’ex Ascoli, infatti, ha giocato per ben sei volte la post season, vincendola però in una sola occasione, quando indossava la maglia del Verona. Allora l’Hellas fu promosso in serie B grazie alla vittoria sulla Salernitana. In semifinale, invece, Berrettoni andò anche in gol, colpendo il Sorrento. Stavolta sarà più dura, perché anche lui, come Pederzoli, si trova in una situazione mai vissuta prima. Ma le sue parole spronano il Pordenone verso la remuntada. «Sicuramente – ha detto uno dei giocatori che ha meno sfigurato all’Arena Garibaldi – sarà una partita completamente diversa da quella giocata in Toscana. È il nostro stadio e ci proveremo a tutti i costi. Adesso siamo consci di quello che è successo: tanti di noi erano alla prima esperienza in un campo come quello di Pisa e sicuramente abbiamo pagato un po’ di inesperienza dopo il secondo gol nerazzurro. Tedino però ci sta facendo lavorare sodo e la cosa non si ripeterà. Al Bottecchia suonerà un’altra musica. In casa siamo diversi». Parole che caricano, come del resto quelle pronunciate ieri da Gennaro Gattuso. Il tecnico del Pisa, arrivato ieri sera con la squadra nel ritiro di San Vito (alcuni fan ne hanno approfittato per chiedere un autografo a Ringhio), ha parlato a Tuttopisa: «Pensavo di dover usare l’estintore – ha detto Gattuso – e invece ho trovato una squadra vogliosa che ha fatto una settimana come tutte le altre e questo vuol dire che siamo cresciuti come mentalità. Dovremo stare molto attenti perché è una squadra che sa giocare a calcio; forse daranno un po’ più di pressione con gli attaccanti. Quest’anno in avanti è l’unica cosa che hanno cambiato». Così sul possibile effetto Bottecchia: «Se dovessimo preoccuparci di 2.500 tifosi – ha detto senza mezzi termini l’ex centrocampista del Milan – dovremmo cambiare mestiere. Loro avranno un pubblico caloroso, ma non ho visto mai nessun tifoso fare gol. Anzi sì, domenica scorsa la nostra curva ha fatto un gol. Sappiamo che ci sarà da soffrire e mi aspetto che la mia squadra non faccia calcoli, giocando col coltello tra i denti per 95 minuti con grande rabbia agonistica. Preservare i diffidati? No. Dobbiamo pensare che per noi sia l’ultima partita perché il calcio è questo».
Ore 17.00 – (Gazzettino, edizione di Pordenone) La Puglia nel mirino. Con il cuore oltre l’ostacolo. Perché il massimo del fine settimana non è solo sbarazzarsi del Pisa, ma trovarsi come poli distanti che si possano calcisticamente attrarre. Non importa se Foggia o Lecce, se la vedano loro, Puglia sia per il Pordenone. P COME PASSAGGIO – Non c’è il due senza il tre, recita il famoso adagio. A Gattuso è già successo due volte, da giocatore, di non andare oltre, pur con un vantaggio iniziale di tre gol. La terza potrebbe trovarlo con la veste di allenatore. La prima volta è stata la semifinale di Coppa del 2004, contro il Deportivo La Coruña (4-1 all’andata, 4-0 il ritorno). La seconda e più famosa è stata la finale di Champions League 2005 di Istanbul, fra Milan e Liverpool. Con il triplice vantaggio del primo tempo dissoltosi fino ai calci di rigore. La terza “sberla”, perché negare, potrebbe pigliarsela domani allo stadio Bottecchia. P COME PREFERITI – Sui quotidiani locali sia di Lecce che di Foggia, auspicando il rispettivo passaggio in finale, viene espressa la preferenza per l’impresa del Pordenone nella semifinale di ritorno. La presunzione è quella di trovarsi poi di fronte la compagine più appetibile, per le due grandi piazze del sud. Ci fosse l’eventualità, la loro preferenza potrebbe però tramutarsi in doveroso rispetto, se non timore. P COME PARTENZE – Di quelle dal De Marchi s’è detto e altro sarà. Chissà se c’azzecca qualcosa in riva al Noncello, ma ieri Padova e Bassano hanno ufficializzato i saluti ai mister Pillon e Sottili. Per le partenze, comunque, ci riferiamo a quelle previste da Pisa, dove società e forze dell’ordine hanno esortato i tifosi senza biglietto a non recarsi a Pordenone. Gli 800 tagliandi della tribuna ospiti sono stati polverizzati in un lampo. P COME PETRONI – Chi era costui? Non proprio un Carneade qualsiasi, bensì Fabio, il patron del Pisa. Che in settimana ha avuto uno scontro a distanza con il proprio allenatore, Gattuso (pure lui dato in uscita a giugno), per faccende extra campo ma sempre riguardanti la società nerazzurra. Nel dettaglio, un college estivo promosso dalla dirigenza, da cui il tecnico ha preso le distanze tramite i propri avvocati. Una situazione che tange la gara di ritorno, le cui conseguenze potranno essere soppesate domani. Anche nelle “migliori” famiglie non è detto che regni la quiete. P COME POTENZIALE – Comunque vada, il maggio 2016 consegna un Pordenone di prima fascia. Non ci si dimentichi del secondo posto nel girone. Non si cancelli la semifinale. Si consideri che, se la società neroverde confermasse il budget impegnato in questa stagione (compresi i 500 mila euro a fondo perduto per il ripescaggio), al mercato oramai aperto il Pordenone si presenta come club di alto borgo e con capacità di spesa da fascia superiore. Non c’è solo “il creatore”, alias Giorgio Zamuner, che può oculatamente spendere i danari della proprietà. Anche altri possono fare in modo che la maglia non la indossino più certuni visti, in particolare, la scorsa stagione. P COME PROVARCI – Ci proverà il pubblico neroverde a farsi valere nella propria arena, che sarà pure un quinto di quella pisana, ma la prevalenza di tifo farà l’ondata principale. Ci proverà la squadra, recuperando tutti i recuperabili, perché o si passa o a casa. Mentre c’è la Puglia nel mirino. Ci proverà l’intera città ad evitare disordini, soprattutto a rispondere come fosse una finale con maglie azzurro nazionale in campo raccogliendosi di fronte al maxi schermo. Anche questa sarebbe una “p”, come prima volta.
Ore 16.40 – (Messaggero Veneto) Evidentemente le clamorose rimonte subite da calciatore, e da lui stesso evocate subito dopo la gara d’andata, gli hanno insegnato che la prudenza non è mai troppa. E così, Gennaro Gattuso, memore di quanto capitatogli con Liverpool e Deportivo La Coruna col Milan, non considera affatto il 3-0 dell’Arena Garibaldi un’ipoteca definitiva sul passaggio in finale. «Dovremo stare molto attenti – avverte “Ringhio” –, anche perchè il Pordenone è una squadra che gioca un ottimo calcio, capace sul proprio terreno di metterti grande pressione. Guai se ci sentissimo già qualificati. Sappiamo che ci sarà da soffrire e mi aspetto che la squadra non faccia calcoli, giocando col coltello tra i denti per 95 minuti, con grande rabbia agonistica». Niente paura. L’ambiente, che si annuncia quantomai caldo, del Bottecchia spaventa relativamente il tecnico nerazzurro, abituato a numeri ben più cospicui sugli spalti: «Se dobbiamo preoccuparci di 2.500 tifosi, allora meglio che cambiamo mestiere. Loro avranno pure un pubblico caloroso, ma non ho mai visto i tifosi fare gol. Anzi sì – aggiunge con ironia e orgoglio – domenica scorsa la nostra curva l’ha fatto». Il riferimento è alla spettacolare coreografia allestita dai tifosi pisani, con l’ex idolo Berggreen che calcia e segna. Gattuso entra quindi nei meandri tattici ed emotivi del match: «Pensavo di dover usare l’estintore, ma invece ho trovato una squadra vogliosa che ha trascorso una settimana come tutte le altre e questo vuol dire che siamo cresciuti come mentalità. Abbiamo sicurezze e non dobbiamo perderle. Continuando a esprimere un buon calcio». Accoglienza. Nella serata di ieri l’arrivo a San Vito, all’Antico Borgo Torriccella, dove la squadra nerazzurra ha scelto di pernottare sino al match col Pordenone. All’arrivo del pullman diversi supporter milanisti ad attendere il loro idolo, che nonostante le 5 ore di pullman non si è sottratto ad autografi e foto di rito. Un’emozione pure per alcuni tifosi del Pisa che vivono in provincia. Fabio abita a Pordenone da circa 20 anni, ma la fede nerazzurra è rimasta intatta: «Non diamo per scontato il risultato di domenica – afferma – ma ovviamente sono fiducioso. E in finale meglio il Lecce del Foggia». Enrico è un ex arbitro della sezione Guarini. Nel 2004 era seduto sugli spalti dello stadio di Bergamo quando davanti a oltre 10 mila tifosi il Pisa si arrese in una storica finale playoff con l’Albinoleffe. «Siamo abituati a soffrire – commenta il fischietto pordenonese –, ma una piazza come Pisa non può rimanere in Lega Pro».
Ore 16.20 – (Messaggero Veneto) Mentre continua l’apprensione legata alle condizioni di Luca Strizzolo – neppure ieri il bomber s’è allenato – sembra comunque arrivare una buona notizia dal De Marchi. Luca Cattaneo dovrebbe essere recuperato per la gara col Pisa, in programma domani alle 16 al Bottecchia. Il fantasista, nella seconda seduta di fila a porte chiuse della settimana, si è allenato col gruppo e sarebbe pronto per mettersi a disposizione di mister Tedino. Non sarà al top, ma potrà far comodo magari a gara in corso per dare brillantezza e velocità. Un recupero importante, quello di Cattaneo, soprattutto perché dà un’alternativa in più allo staff tecnico, costretto nell’ultimo periodo a dosare gli uomini in attacco. Irrecuperabili invece per la sfida coi nerazzurri sia Filippini sia Martignago, ormai assenti rispettivamente da quattro e tre incontri. Per quanto riguarda Strizzolo, invece, si farà di tutto per averlo in campo dall’inizio: è l’unico centravanti della rosa e un giocatore con le sue caratteristiche serve in una gara così tosta. Visto che, salvo sorprese, Ingegneri sarà della partita, è probabile dunque Tedino riproponga la squadra capace di centrare i playoff: davanti a Tomei, la solita difesa a quattro con Boniotti, Stefani, Ingegneri e Martin; la mediana a tre con Mandorlini, Pederzoli e Pasa; l’attacco con Beltrame, Strizzolo e Berrettoni. Non dovrebbero esserci grossi stravolgimenti, anche se si tratta di un incontro in cui bisogna forzare: nello staff c’è la consapevolezza che, se il Pordenone fa il Pordenone, il match dell’andata può essere ribaltato. Tedino chiederà così la solita partenza aggressiva, i primi 15’ ad altissima velocità che, spesso, hanno dato molto al Pordenone: 8 reti sono state segnate nel primo scampolo di gara. La squadra cercherà di andare a “prendere alto” l’avversario, sporcando linee di passaggio e rubando gli appoggi. Per 35 gare la tattica ha funzionato, domenica scorsa due black-out hanno permesso al Pisa di segnare altrettanti gol e incanalare la gara a proprio favore.
Ore 16.00 – (Messaggero Veneto) Poche ore e sarà il momento di Pordenone-Pisa, ritorno della semifinale playoff di Lega Pro, in programma domani alle 16 al Bottecchia. Sarà una giornata speciale per la città, oltre che per il club neroverde. Di certo l’attenzione sarà alta: l’impianto di via Stadio sarà blindato, in quanto dalla città toscana, oltre agli 800 tifosi muniti di biglietto, ne arriverà un altro centinaio senza ticket, che seguiranno il match sul maxischermo che – probabilmente – sarà allestito. Nessuno si sbilancia, a questo riguardo: la decisione sarà presa oggi da parte delle Questure di Pisa e Pordenone. Attesa. Per la seconda volta in stagione il Bottecchia registrerà il tutto esaurito. La prima volta fu per Pordenone-Padova, nel marzo scorso, quando ai 1.600 supporter locali si aggiunsero gli 800 di fede biancoscuata. Una gara che terminò2-1 a favore dei neroverdi. Per il sold-out di domani servizio d’ordine pubblico rinforzato rispetto al solito, sia all’interno sia all’esterno dello stadio, con reparti provenienti anche da altre città. Non ci sono rivalità tra le due tifoserie, anzi, ma non si vogliono correre rischi. Da Pisa partiranno nove pullman, alcuni con all’interno anche anche dei tifosi sprovvisti di biglietto. Non ci sarà il temuto maxi-esodo di cuori nerazzurri: quello ci sarebbe stato soltanto se ci fossero vecchie ruggini con la curva locale. Solo in quel caso gli ultras si sarebbero mossi, rischiando oltretutto di farsi identificare e denunciare. La maggior parte dei supporter nerazzurri, dunque, seguirà la partita da casa, su 50 Canale (tv locale) o su Sportube.tv. Maxischermo. Non ci sarà un maxischermo a Pisa. Potrebbe esserci invece a Pordenone. «Una decisione in tal senso sarà presa domani (oggi, ndr) – afferma a riguardo il vicesindaco, Renzo Mazzer –. Si aspetta ancora qualche ora per scegliere il da farsi. Pare che, al momento, ci siano buone possibilità. Noi attendiamo indicazioni dalla Questura, poi agiremo». L’amministrazione comunale non vuole sbilanciarsi, anche per non dare informazioni utili affinché da Pisa si possano muovere ulteriori tifosi. A ogni modo, se il maxischermo si allestirà, si dovrà stabilire nel giro di poco tempo la sua ubicazione: potrebbe essere il centro città (piazza XX settembre) oppure il centro sportivo De Marchi. Ricadute e scommesse. A ogni modo è solo un beneficio per l’economia locale il fatto che, da Pisa, si muovano circa mille persone. Molti ristoranti hanno già segnato diverse prenotazioni dalla città della torre. Anche dal punto di vista turistico si tratta di un’opportunità, perché Pordenone si mostrerà a molte persone per la prima volta. Un aspetto che può richiamare in futuro altri visitatori. Sullo sfondo, ci sarà la gara: Snai vede favoriti i neroverdi quotando 2,25 l’1 con l’X a 3,30 e il 2 a 3. Si abbassa un po’ la quota dell’over a 2 mentre l’under è a 1,72. Il goal è fissato a 1,75 mentre il nogoal a 1,95. Interessante a 1,57 la doppia chance X2. Il risultato esatto più probabile è invece l’1-1 a 6 seguito dall’1-0 a 7 dallo 0-1 a 8, dallo 0-0 a 9, dal 2-1 a 9,50 fino al 3-0 a 25. Per il passaggio del turno, invece, non è quotata la gara: la Snai non dà chance al Pordenone.
Ore 15.30 – (Gazzetta di Mantova) Il Mantova scende in campo oggi al Martelli per giocarsi in novanta minuti tutta la sua tribolatissima stagione. Dopo lo 0-0 di sabato scorso a Cuneo, i biancorossi nella gara di ritorno dei playout hanno a disposizione due risultati su tre per centrare la salvezza. Che potrebbe arrivare vincendo ma anche pareggiando con qualsiasi tipo di punteggio (e non sono previsti tempi supplementari), in virtù del miglior piazzamento in classifica ottenuto dell’Acm in campionato rispetto ai piemontesi. A spingere i biancorossi verso la meta ci sarà un pubblico davvero numeroso per uno spareggio salvezza. Fino a ieri sono stati infatti acquistati ben 2.012 biglietti (soltanto 12 ai tifosi ospiti), il che lascia immaginare che il totale degli spettatori oggi potrebbe attestarsi fra le 2.500 e le 3mila unità. Magari non proprio come ai tempi della B, ma di certo con una curva Te in formato “Bombonera”. Mister Luca Prina alla vigilia riassume perfettamente, con poche parole, il senso della giornata: «Stavolta dobbiamo mettere in campo tutte le nostre energie, sapendo che esiste soltanto questa partita e che non c’è un domani. Conta soltanto salvarsi, è l’unica cosa bella che mi aspetto da questo pomeriggio». L’allenatore biancorosso non svela la formazione che manderà in campo, ma è probabile che – rispetto alla gara di andata – Sereni e Caridi prenderanno il posto di Scalise e Tripoli. Prina non fa invece mistero del tipo di match che si aspetta dai suoi: «Sarà una gara diversa rispetto a quella di Cuneo, abbiamo lavorato per difenderci bene come in Piemonte ma 30 metri più avanti. Cercheremo la vittoria e soprattutto un gol, che potrebbe pesare tantissimo a livello psicologico. Anche perché poi i piemontesi dovrebbero segnarne due a una squadra che ha subìto una sola rete nelle ultime sei partite…». Il tecnico biellese tiene però soprattutto all’atteggiamento della squadra: «In settimana abbiamo lavorato bene e a questa sfida arriviamo preparati a dovere. Siamo pronti. E dovremo essere anche convinti, rabbiosi, feroci, determinati e consapevoli che dobbiamo scalare ancora il Mortirolo ma che abbiamo le possibilità per farcela. Tra noi e il Cuneo ci sono differenze minime, ma quel minimo che ci può far passare dalla sofferenza alla gloria noi ce l’abbiamo». Prina archivia poi con poche parole le polemiche sull’arbitraggio seguite al mach di andata: «A me non è sembrato che il direttore di gara abbia inciso sul risultato e le proteste del Cuneo mi sono sembrate un segnale di debolezza. Ma lo dico con il massimo rispetto per le legittime opinioni altrui e per una società serissima, che conosco bene e che stimo». Il mister per questo match punta molto anche sull’aiuto che potrà arrivare dagli spalti: «L’ho detto già più volte e ne sono sempre più convinto con l’avvicinarsi della partita: a mio avviso il nostro pubblico può essere una componente importante. Credo che i miglioramenti fatti dalla squadra negli ultimi due mesi e la spinta che ci daranno i tifosi costituiranno un mix che farà la differenza». Se tutto questo poi non dovesse bastare, Prina si tiene pronte anche alcune “armi” di riserva: «Abbiamo preparato la gara sotto ogni aspetto, anche pensando a ciò che può succedere in corsa. So per esperienza, ad esempio, che uno spareggio si può anche risolvere negli ultimi venti minuti, quando non ci sono più calcoli da fare. E allora stavolta dovremo tenerci pronti e avere qualche soluzione offensiva in più nel caso dovesse servire nel finale di partita».
Ore 15.00 – (Gazzettino, edizione di Venezia) Venezia, dopo le conferme dei senior l’obiettivo è puntato sui giovani da Lega Pro. Ieri il ds Giorgio Perinetti ha ufficializzato la permanenza del terzino Luigi Luciani (classe ’96), mentre l’accordo non è ancora stato raggiunto ma è molto vicino per il centrocampista Alberto Acquadro (’96), tra le sorprese più liete della stagione, per il quale è in corso la trattativa per il riscatto dal Borgosesia. Inoltre Perinetti vuole confermare anche il portiere Guglielmo Vicario (’96), l’esterno sinistro Leonardo Galli (’97) e la seconda punta Samuele Chicchiarelli (’97) per i quali saranno decisivi i colloqui con Udinese, Cremonese e Genoa che detengono la proprietà dei giocatori. Per quanto riguarda gli altri giovani classe 1997 il Venezia vincolerà i portieri Andreatta e Boyadzhiev (’97), i difensori Di Maio e Taddia più il centrocampista Callegaro, ma tutti verranno girati in prestito in serie D per favorirne la crescita, visto che rientrando ancora in fascia under potranno disputare un’annata da titolari. Tutti i contratti verranno sottoscritti dal 1. luglio con l’inizio della stagione 2016/17, compresi quelli dei già riconfermati Modolo, Fabiano e dei «papabili» Cernuto, Bortolin, Soligo, Carbonaro e Volpicelli. A RIJEKA – Venezia in semifinale in Croazia nel «Kvarnerska Rivijera», prestigioso torneo internazionale giovanile giunto alla 64. edizione. I ragazzi di Andrea Turato oggi alle 18.30 a Kostrena cercano la rivincita contro il Rijeka, formazione che aveva battuto all’esordio gli arancioneroverdi poi vittoriosi contro i croati dell’Nk Omisalj, i moldavi dello Sheriff Tiraspool e l’Nk Osijek. Il Venezia Juniores è integrato da vari Allievi classe 2000 e da sei giocatori nuovi: tra loro non figurano però i portoghesi Francisco Pacheco e Alexandre Pimenta, il cui provino è saltato per infortunio. I due giovani portoghesi degli Allievi della Portimonense il 22 marzo scorso si trovavano all’aeroporto di Bruxelles nel momento degli attentati terroristici pronti ad imbarcarsi per raggiungere il Venezia. L’altra semifinale è Dinamo Zagabria-Academy Abuja, domani la finalissima.
Ore 14.40 – (Corriere del Veneto, edizione di Venezia) Il giro delle «consultazioni» è terminato e sono in arrivo altri rinnovi. Ieri il ds Giorgio Perinetti ha trovato l’accordo con il difensore Luigi Luciani , mentre è molto vicina la firma per Alberto Acquadro : la società arancioneroverde è in trattativa con il Borgosesia, ma ormai sembra fatta e per il centrocampista cresciuto nelle giovanili del Palermo si prospetta un triennale. Sono ancora in corso invece le trattative con le rispettive società per confermare Guglielo Vicario (Udinese), Leonardo Galli (Cremonese 1903) e Samuele Chicchiarelli (Genoa), ma anche in questo caso la sensazione è che si vada verso la fumata bianca. Inoltre sono stati confermati i giovani Lorenzo Andreatta , Matteo Callegaro , Filippo Di Maio , Stamen Boyadzhiev e Marco Taddia , che saranno però girati in prestito a società di serie D per favorire il loro processo di crescita. Il Venezia, dunque, riparte da Fabiano, Modolo, Cernuto, Luciani, Bortolin già confermati, più il probabile rinnovo per Acquadro, Soligo, Carbonaro, Volpicelli, Vicario, Galli e Chicchiarelli. Con il punto di domanda su Matteo Serafini per il quale si riaprirà una finestra di trattativa più avanti. Ma a stretto giro di posta arriveranno gli annunci dei nuovi acquisti, a cominciare da quelli di Guido Davì e Francesco Virdis , per i quali il Venezia ha già raggiunto l’accordo. Così come per l’arrivo del difensore Paolo Pellicanò dal Belluno e per il portiere belga Jean Francois Gillet . Oggi intanto arriverà in città il presidente Joe Tacopina che si confronterà con il ds Giorgio Perinetti sull’allestimento della squadra, anche se c’è già un’indicazione di massima sul budget che servirà a costruire un organico in grado di competere ai vertici della Lega Pro. E oggi è in programma il primo allenamento (a porte chiuse) dell’Italia under 21 al Taliercio, in vista della partita del 2 giugno al Penzo contro la Francia.
Ore 14.20 – (La Nuova Venezia) Il diesse Perinetti sistema la “questione giovani”: il primo accordo è con il difensore Luigi Luciani, che si è guadagnato nel corso della stagione la maglia da titolare vincendo la concorrenza di Ferrante: Vicinissimo quello con il centrocampista Alberto Acquadro, che Perinetti aveva già anticipato a Pasqua, per il quale il Venezia è deciso al trasferimento a titolo definitivo dal Borgosesia, la società piemontese che detiene il cartellino. Il club arancioneroverde punta anche alla riconferma del portiere Guglielmo Vicario, del terzino sinistro Leonardo Galli e dell’attaccante Samuele Chicchiarelli per i quali Perinetti, dopo aver trovato l’accordo, sta adesso trattando il trasferimento con le società di appartenenza, ovvero Udinese, Cremonese e Genoa. Il Venezia ha riconfermato anche altri giovani: Lorenzo Andreatta, Matteo Callegaro, Filippo Di Maio, Stamen Boyadzhiev e Marco Taddia, che saranno girati in prestito a società di Serie D per consentire il loro processo di crescita. Se non ci saranno sorprese nei prossimi giorni il Venezia ripartirà quindi da con Vicario, Bortolin, Modolo, Cernuto, Luciani, Galli, Fabiano, Soligo, Acquadro, Carbonaro, Volpicelli e Chicchiarelli, riconfermati dell’ultima stagione. Ovviamente i contratti saranno formalizzati e depositati secondo i tempi e le modalità previsti dai regolamenti. Adesso si passa al capitolo acquisti, i primi dovrebbero essere quelli del centrocampista Guido Davì, in scadenza di contratto con il Bassano, dell’attaccante Francesco Virdis, sceso in serie D con il Savona, e del difensore Paolo Pellicanò del Belluno. Stamattina ritorna in Italia il presidente Joe Tacopina che resterà in sede nella settimana che porta all’amichevole di giovedì 2 giugno al Penzo tra Italia e Francia under 21. E proprio l’arrivo di Tacopina potrebbe dare il via all’ufficializzazione dei primi innesti per la Lega Pro. Ieri mattina, intanto, si è chiusa ufficialmente la stagione del Venezia con l’ultimo allenamento al Taliercio, che sarà occupato adesso dall’Italia Under 21 di Gigi Di Biagio. Giovanili. Sul fronte giovanile grande impresa per la formazione del Venezia che ha centrato la semifinale della 64ª edizione del torneo internazionale “Città di Rjieka”, uno degli appuntamenti più importanti a livello giovanile, dopo il torneo di Viareggio e di Bellinzona. Dopo un avvio complicato contro la squadra di casa, i ragazzi di Andrea Turato hanno superato il girone di qualificazione piegando i croati dell’NK Omisalj e i moldavi dello Sheriff Tiralspol . Nei quarti di finale il Venezia avrebbe dovuto affrontare lo Spezia, invece nei quarti ha incrociato l’Osjiek battendolo (2-0) con grande disinvoltura. Un gruppo con sei giocatori in prestito e altri quattro nati nel 2000. «Un risultato eccezionale» sottolinea il responsabile del settore giovanile Mattia Collauto, «siamo davvero orgogliosi di quanto fatto finora». Stasera (ore 18.30), a Krostena, il Venezia ritroverà il Rjieka in semifinale, l’altra sfida sarà tra Dinamo Zagabria e Academy Abuja.
Ore 13.50 – (Corriere del Veneto, edizione di Vicenza) Lunedi alle ore 18, nello studio del notaio D’Ercole, il Vicenza calcio cambierà proprietà. L’assemblea dei soci di Vi.Fin. ieri ha, come previsto, dato il via libera al passaggio delle quote di maggioranza detenute da Finalfa. I soci della finanziaria vicentina hanno deciso di esercitare il diritto d’opzione sull’acquisizione della società di via Schio, che sarebbe scaduto il 31 dicembre. Tra due giorni quindi si concluderà l’era biancorossa di Sergio Cassingena che lascia, dal punto di vista del bilancio, un defict molto importante. Una situazione finanziaria pesantissima che Vi. Fin. si è accollata il 14 aprile dello scorso anno, finanziando la società berica e riuscendo a mantenerla in vita superando non poche difficoltà. «Prima di arrivare alla decisione di esercitare il diritto di riscatto delle quote di maggioranza di Finalfa — spiega l’amministratore delegato di Vi. Fin. Marco Franchetto — siamo stati costretti percorrere un lungo cammino in cui abbiamo lavorato sulla ristrutturazione del debito, abbiamo ottenuto la rateizzazione dei circa sette milioni di debito Iva a dodici anni e siamo riusciti a centrare la permanenza in serie B. Lunedì ci sarà l’atto che sancirà il passaggio delle quote a Vi. Fin. ma è bene precisare che da lunedì prossimo il Vicenza calcio è un malato che esce dal reparto di rianimazione e comincia così un percorso di riabilitazione, che anche noi non sappiamo quanto potrà durare». E Franchetto tiene a precisare bene la situazione attuale del Vicenza, perché vuole che sia la più chiara possibile per i tifosi biancorossi. «Non vorrei che qualcuno sminuisse quanto fatto finora e che potesse pensare che con l’acquisizione della società da parte di Vi. Fin. tutto sia risolto — sottolinea — per usare un paragone medico il Vicenza è un malato che adesso può essere trasportato in reparto perché non c’è più pericolo di morte… Però deve essere ben chiaro che la società deve essere risanata, molte situazioni devono essere sistemate e per farlo ci vorrà del tempo. Per questo è bene sottolineare che non siamo certo nelle condizioni di fare la squadra per puntare alla serie A, dovremo costruire un organico controllando attentamente i costi pur prestando la dovuta attenzione a non correre il rischio di scendere di categoria perché per noi sarebbe molto grave». Un progetto chiaro, che non chiude la porta ad ambizioni importanti. «I primi ad essere ambiziosi e a voler puntare a traguardi importanti siamo noi — sottolinea il leader di Pulitalia e Caffè Vero — ma noi vogliamo che sia ben chiaro che subito non siamo in grado di poterlo fare. Questo per non creare false illusioni, e per dire ai tifosi le cose come stanno veramente». Quello che verrà sarà quindi un Vicenza con giocatori giovani, con grandi motivazioni e voglia di mettersi in evidenza. «Non sono un tecnico — precisa Franchetto — e le scelte le farà chi di dovere, ma abbiamo deciso di puntare a questa caratteristica di giocatori. Poi è chiaro che nell’organico ci saranno anche giocatori di esperienza, quelli che dovranno dare un contributo importante anche fuori dal campo». Franchetto, che con Alfredo Pastorelli futuro presidente del Vicenza assumerà la massima carica in Vi. Fin., apre al possibile ingresso di Savino Tesoro. «Domani mattina (oggi per chi legge, ndr ) Tesoro si vedrà con Pastorelli e dopo l’incontro sapremo di più sulle sue intenzioni. Ed è scontato che se verrà per dare una mano sarà il benvenuto».
Ore 13.30 – (Giornale di Vicenza) Marco Franchetto nel ruolo di amministratore delegato di Vi.Fin ha percorso in prima fila la lunga marcia di avvicinamento al momento del passaggio delle azioni del Vicenza calcio. «La comunicazione dell’Agenzia delle entrate sulla rateizzazione del debito tributario non è arrivata, ma ci è stato assicurato che la riceveremo lunedì mattina e a questo punto – spiega – si è deciso di deliberare l’esercizio del diritto di opzione per l’acquisto delle azioni del Vicenza».Dunque si chiude un iter iniziato dall’aprile 2015.Si, un iter complicato perché Vi.Fin si è affiancata al Vicenza nel momento forse più difficile della sua storia e oggi possiamo dire di essere arrivati all’obiettivo che ci eravamo prefissi: salvare un patrimonio qual è la società biancorossa per città e provincia. Vorrei che la gente capisse che se non fossimo intervenuti, oggi il Vicenza non esisterebbe.Un salvataggio in piena regola.Non lo dico io – continua Marco Franchetto – ma i numeri, senza i soldi freschi immessi di continuo dalla Vi.Fin in questi dodici mesi il Vicenza avrebbe chiuso, ma non si poteva gettare un patrimonio che ha cento e passa anni di storia, ci siamo riusciti ma mi creda abbiamo dovuto superare mille ostacoli, non solo di tipo economico.Una trattativa che metteva paura soprattutto per i tanti debiti che il club biancorosso ha accumulato.Ci sarà un motivo se tutti coloro che negli anni si sono avvicinati per rilevare la società poi sono scappati, evidentemente la situazione era pesante e peraltro è sempre peggiorata. Però è ora di girare pagina: noi non compriamo per stare un anno o due e vedere come va, abbiamo fatto una programmazione seria per dare un futuro al Vicenza.Non vi siete mai sbilanciati in proclami.Ci mancherebbe altro, guai farne, sarebbe da persone poco intelligenti perché qui si tratta anzitutto di mettere in sicurezza il Vicenza. Non si possono fare pazzie e quindi ci siamo dati tre obiettivi: mantenere la categoria, lanciare qualche giovane interessante e conservare l’affetto dei tifosi, con i quali proprio per questo vogliamo essere chiari.Perciò cosa potete dir loro?Intanto niente promesse per avere l’applauso facile, però possiamo senza dubbio dire che le cose più difficili sono state affrontate e che ora si deve tenere la barra dritta.Il primo tassello è stato la conferma di Franco Lerda.Sì e ora, nell’ottica di cui parlavo prima, dovremo per forza liberarci di quei contratti onerosi che il Vicenza non può permettersi. Quello ancora in essere del tecnico Marino pesa come un macigno, o come quello di Pozzi che l’anno scorso ci è costato 600 mila euro lordi e che il prossimo costerebbe 750 mila lordi, così come è molto pesante quello di Galano. Poco da fare punteremo su giovani di prospettiva, come è stato fatto per Raicevic, il risanamento passa pure per questa strada.Una squadra di soli giovani può essere un rischio.Ma no, ovvio che giocatori come Brighenti e Giacomelli, legati ai colori biancorossi e al territorio, disposti a fare sacrifici per il Vicenza e che magari hanno già accettato di farne, sono gli elementi su cui costruire il gruppo.La prossima scadenza di pagamenti sarà il 16 giugno.Tutto a posto, ma solo perché anche stavolta i soci di Vi.Fin tireranno fuori i soldi, e sono tanti, che serviranno.Alla fine Savino Tesoro entrerà in società?Se lo farà saremo felici di accoglierlo, chiaro che dovrà condividere il nostro progetto e appoggiarlo.
Ore 13.10 – (Giornale di Vicenza) Adesso è ufficiale: si apre una nuova era. Lunedì alle 18 nello studio notarile D’Ercole di Vicenza, Vi. Fin. eserciterà il diritto di opzione sulle azioni del Vicenza calcio detenute da Finalfa diventando quindi la proprietaria della società di via Schio. L’incontro non richiederà molto tempo, visto che tutti i documenti sono depositati. Perchè si materializzi il passaggio di proprietà basterà che Sergio Cassingena, presidente di Finalfa (che detiene il 92 per cento delle azioni del Vicenza) apponga la sua firma sui documenti.È fatta. Come si è arrivati a questo? Ieri mattina c’è stata la prosecuzione dell’assemblea di Vi. Fin. che non si era conclusa giovedì 19 perchè non era ancora arrivata l’ufficialità dell’accoglimento della richiesta di rateizzazione in 12 anni del debito tributario da parte dell’Agenzia delle entrate. E propro ieri mattina i soci di Vi. Fin. hanno avuto l’assicurazione che lunedì prossimo arriverà l’atteso documento. A questo punto l’assemblea ha deliberato di esercitare il diritto di opzione già nel pomeriggio di lunedì. A tal proposito è importante ricordare che il Vicenza sarà acquistato a un prezzo simbolico: il vero sforzo di Vi Fin., infatti, è quello di accollarsi i tanti debiti della società biancorossa. La finanziaria presieduta da Alfredo Pastorelli, inoltre, da aprile del 2015, quando ha cominciato a sostenere il Vicenza, ha tirato fuori circa 6 milioni che hanno garantito la sopravvivenza del club.E adesso? Gli altri passi importanti dei prossimi giorni saranno la decadenza dell’attuale consiglio di amministrazione del Vicenza e la convocazione dell’assemblea ordinaria e straordinaria della società biancorossa, prevista per martedì 31. In quell’occasione verrà nominato il nuovo cda, che sarà composto da Alfredo Pastorelli, Marco Franchetto, Gian Luigi Polato, Stelvio Dalla Vecchia, Antonio Mandato e Leonardo Adamo. Il nuovo consiglio d’amministrazione nominerà il presidente (che – pare scontato – sarà Alfredo Pastorelli). Marco Franchetto diventerà invece presidente di Vi. Fin.I passi di Tesoro. In questi giorni si capirà anche se Savino Tesoro deciderà di entrare nel Vicenza calcio.A breve dovrebbe esserci un incontro tra l’imprenditore pugliese e Alfredo Pastorelli; sarà un appuntamento molto importante, se non decisivo, perchè con ogni probabilità sarà in quell’occasione che Tesoro farà la sua scelta. E se decidesse di entrare nella compagine biancorossa andrebbe a far parte del nuovo cda della società di via Schio.Stipendi & contributi. Una conseguenza positiva di quel che sta accadendo in queste ore è che la prossima scadenza economica, prevista per il 16 giugno, potrà essere affrontata senza patemi d’animo. Per quella data dovranno essere pagati stipendi e contributi relativi all’ultimo periodo, per un ammontare di circa un milione e 700mila euro. L’impegno, come si vede, non è certo di poco conto, ma le risorse per affrontarlo ci sono.
Ore 12.40 – (Mattino di Padova) Lunedì 30 il Campodarsego conoscerà il suo futuro. Probabilmente solo in parte, ma le prime certezze arriveranno. A Roma, nella sede della Figc, andrà in scena l’atteso Consiglio Federale che stabilirà i criteri per i ripescaggi nei campionati professionistici. A Campodarsego la società sta lavorando alacremente per fissare i primi budget previsionali nel caso in cui ci sia effettivamente la possibilità di chiedere l’ammissione alla prossima Lega Pro. «La risposta del paese è stata buona», spiega il direttore generale Attilio Gementi, «e c’è stato un buon interesse anche da parte di alcuni sponsor. Ci stiamo preparando ad ogni evenienza: siamo pronti, nella peggiore delle ipotesi, per un altro campionato di vertice in Serie D. Se invece ci sarà la possibilità di approdare tra i “pro”, potremo fare il nostro con le forze a disposizione». Ma i problemi non sono pochi, e a risolverli alla radice potrà essere, per l’appunto, solo il Consiglio Federale. Attualmente le norme per i ripescaggi prevedono il versamento di 500 mila euro a fondo perduto per l’iscrizione alla terza serie, e il cavillo – tutt’altro che trascurabile – che le squadre ripescate giochino nel loro comune di appartenenza. Il Campodarsego si è già mosso con il Padova per disputare le gare interne all’Euganeo: un’evenienza subordinata alla cancellazione della prima, e ad una deroga della seconda. Altrimenti bisognerà studiare le non facili operazioni di messa a norma del “Gabbiano”. «Se ci venisse imposto di giocare nel nostro comun», prosegue Gementi, «verificheremmo i lavori che eventualmente andrebbero fatti e la possibilità di effettuarli: dovremmo migliorare l’illuminazione, portare la capienza ad almeno 2.000 spettatori, installare videosorveglianza e tornelli». Negli ultimi giorni, in attesa di conoscere il futuro, il presidente Daniele Pagin e il d.g. hanno avuto un colloquio interlocutorio anche con il tecnico Antonio Andreucci: «Abbiamo parlato un po’, ci siamo confrontati nella massima armonia, condividendo alcuni passaggi della stagione appena conclusa. Per noi gli ultimi due anni sono stati molto importanti, abbiamo stilato un bilancio delle ultime stagioni e ci siamo ripromessi di riaggiornarci: aspettiamo la settimana prossima prima di prendere una decisione, in questi giorni la scelta dell’allenatore non è la nostra priorità».
Ore 12.10 – (Gazzettino) Lucas Chiaretti e il Cittadella continueranno assieme anche in serie B. Come avevamo anticipato ieri, il giocatore con i suoi agenti ha trovato l’accordo per proseguire l’avventura in maglia granata. Dopo la firma sul contratto il brasiliano ha salutato i tifosi sui social network: «Carissimi tifosi ed amici di Cittadella, prima di partire per le vacanze, sento il dovere di scrivervi un piccolo pensiero. Spero con tutto il cuore che abbiate apprezzato il mio rigoroso impegno… Convinto di aver dato tanto a questa stimata società e a tutta la tifoseria! Vorrei ringraziare il presidente Andrea Gabrielli, il direttore Stefano Marchetti, e tutto lo staff tecnico per l’opportunità datami, credendo fortemente in me per questo meraviglioso progetto! Grazie di cuore a voi tifosi del “Citta” che sin dall’inizio della stagione non mi avete fatto mai mancare il vostro affetto, calore e sostegno. Grazie alla società, l’anno prossimo sarò di nuovo un calciatore del “Citta” e sono lusingatissimo per questo grande onore che mi è stato concesso». Questi i passaggi più significativi, con Chiaretti che spiega: «Sono convinto di avere fatto la scelta giusta, a Cittadella mi trovo bene e volevo affrontare la serie B con questi colori. Nella mia vita di calciatore ne ho passate e viste tante: l’anno scorso sono arrivato qui e mi sono ambientato subito, aiutato da una società seria, importante, e da un gruppo meraviglioso con il quale abbiamo centrato l’obiettivo della promozione. Con Venturato, poi, c’è un feeling particolare: a Cittadella mi hanno fatto sentire importante, spero di aver ricambiato con il mio impegno». Non è stato difficile trovare l’intesa. «Ringrazio la società che mi è venuta incontro, c’era la volontà di chiudere positivamente il rinnovo, il “matrimonio” era la cosa che volevamo tutti».
Ore 11.50 – (Mattino di Padova) Lucas Cossenzo Chiaretti c’è. Non solo non lascia la società che gli ha consentito di rilanciarsi, ma addirittura triplica. Ieri pomeriggio, accompagnato in sede dai procuratori Lodovico Spinosi e Lucio Di Cesare, il 28enne fantasista carioca ha firmato davanti al direttore generale Stefano Marchetti il contratto che lo legherà al Cittadella per le prossime tre stagioni. In premio, al termine di un campionato condito da 32 presenze, 6 gol e 3 assist, un adeguamento dell’ingaggio. «Questo triennale mi pare un bel segnale, no? Sia da parte mia che da parte della società c’era tutta la voglia di continuare questo progetto». Negli scorsi giorni giravano “voci” di un interessamento nei suoi confronti del Benevento, in Serie B, e pure di Parma, Alessandria e Catania, in Lega Pro. «Confermo che mi avevano cercato, ma ho sempre voluto rimanere qui. Abbiamo cominciato a parlare del rinnovo una quindicina di giorni fa, ma soltanto giovedì ci siamo trovati a discuterne più seriamente». Con il direttore avete definito anche quali saranno gli obiettivi della prossima stagione? «Secondo me il Cittadella, dopo un campionato come quello appena concluso, ha il dovere di puntare in alto, sfruttando le grandi qualità di questo gruppo e l’entusiasmo che si è creato. Ma non dobbiamo dimenticare che in B saremo una neopromossa e che, come tale, dovremo tenere i piedi ben ancorati a terra, inquadrando nel mirino, come prima cosa, la salvezza». Per lei, che a suo tempo Zeman avrebbe voluto con sé al Pescara, e che più volte è sembrato pronto a calcare palcoscenici più prestigiosi della Lega Pro, l’opportunità è ghiotta. «Sono stato molto sfortunato in carriera, perché ho dovuto fare i conti con una serie di problemi al ginocchio, tant’è che sono stato in Serie A senza mai scendere in campo. Ora voglio recuperare il tempo perduto». Nel suo futuro più immediato, intanto, c’è il Brasile. Proprio per questo il suo rinnovo era il primo nell’agenda di Marchetti. «Partirò con un volo da Venezia lunedì mattina, destinazione Belo Horizonte, assieme a mia moglie Samira, per rientrare in Italia a luglio, prima del raduno. Non vedo l’ora di riabbracciare la mia famiglia e mia figlia Ana Luisa, avuta dalla mia precedente compagna. Nel frattempo mi terrò in forma: seguirò il piano di lavoro del professor Redigolo, il nostro preparatore atletico, e poi credo che parteciperò a più tornei di calcio che potrò. Amo troppo questo sport!». Intanto, ieri sera, maxi festa di fine stagione al Tombolato per i ragazzi dell’attività di base granata, coordinata dal tecnico Claudio Conte. Circa 400 i partecipanti, tra genitori, accompagnatori, allenatori e, ovviamente, i 250 ragazzi tesserati nel settore giovanile (annate dal 2002 al 2010), che si sono ritrovati già nel pomeriggio per giocare.
Ore 11.20 – (Gazzettino) A questo punto la palla passa dunque a Giorgio Zamuner (sarà presentato martedì o mercoledì) che è chiamato a intensificare le operazioni per sciogliere il nodo del tecnico. È arcinoto che se potesse, punterebbe dritto su Bruno Tedino riformando la coppia che al Pordenone ha fatto tanto bene questa stagione, ma il contratto di altri due anni dell’allenatore e la posizione irremovibile del presidente Mauro Lovisa appaiono al momento ostacoli quasi insormontabili. Probabilmente il tentativo decisivo sarà fatto lunedì, all’indomani della semifinale di ritorno con il Pisa che, salvo clamorosi colpi di scena, dovrebbe decretare l’uscita di scena del Pordenone dai play off. Naturalmente non mancano le alternative, con l’ormai prossimo nuovo direttore generale biancoscudato che si è già mosso in altre direzioni. E anche in questo caso le situazioni scandagliate sono almeno quattro: Petrone che si è messo in luce con l’Ascoli, Asta che ha dato il meglio al Bassano, D’Aversa che ha ben figurato con il Lanciano e Brevi che ha lavorato al meglio a Catanzaro ed è legato da un rapporto di amicizia strettissima con Zamuner. Tedino a parte, è dalla rosa di questi nomi che dovrebbe uscire il profilo giusto per il Padova, senza scartare comunque l’ipotesi di un eventuale outsider. E già la prossima settimana potrebbe essere svelato il prescelto.
Ore 11.10 – (Gazzettino) Così il presidente Giuseppe Bergamin: «A me sarebbe piaciuto che Pillon fosse rimasto, però ci volevano le condizioni sotto tutti i punti di vista. In massima serenità e tranquillità ciascuno fa le proprie scelte. Sotto certi aspetti quelle di Pillon sono condivisibili, dato che è un allenatore esperto che sa quello che vuole, ma anche noi sappiamo quello che possiamo fare. E se le cose non coincidono non solo sotto l’aspetto economico, ma anche sotto quello tecnico, tra persone intelligenti e di buon senso ci si lascia da buoni amici. Non ci sono state spaccature». Non è un mistero che la società si sia già esposta in vista della prossima stagione affermando di ambire a un campionato da protagonista, stando però al pensiero di Pillon che voleva determinate garanzie tecniche non sembrerebbe così. «Noi abbiamo un punto di vista tecnico che può essere condiviso o meno, ma ciò non significa che non faremo una squadra per le ambizioni che ci poniamo. Ciascuno ha le proprie opinioni. Nel calcio poi non ci sono garanzie, dipende da tante cose: oltre alla qualità dei singoli, conta la capacità di creare un gruppo votato al sacrificio e con lo spirito giusto nel quale tutti devono lavorare nella stessa direzione. Noi poniamo gli obiettivi e la disponibilità economica, poi saranno il nuovo direttore e il nuovo allenatore a doversi prendere le responsabilità per le scelte che andranno a fare».
Ore 11.00 – (Gazzettino) Le strade del Padova e di Bepi Pillon si separano. Niente rinnovo del contratto per il tecnico trevigiano e per il preparatore atletico Giacomo Tafuro, che era spalleggiato da Jacopo Pillon, figlio dell’allenatore. La notizia, già trapelata nella tarda mattinata di ieri, è stata confermata nel pomeriggio dalla società di viale Nereo Rocco con un comunicato nel quale «il Padova ringrazia Pillon per il lavoro svolto con impegno professionalità e competenza, e per il risultato raggiunto in linea con gli obiettivi societari. Auguriamo a Pillon un prosieguo di carriera luminoso e ricco di soddisfazioni». E naturalmente non mancano i ringraziamenti anche per Tafuro. A due settimane di distanza dal divorzio con il direttore sportivo Fabrizio De Poli, si consuma così anche la separazione con Pillon al termine di una trattativa che negli ultimi dieci giorni si era intensificata (il tecnico ha avuto tre faccia a faccia con Zamuner), senza però evidentemente arrivare ad un punto d’incontro.
Ore 10.50 – (Gazzettino) Una decisione comunque sofferta la sua, considerato il legame che ha con i colori biancoscudati. «In questo periodo ho dato sempre la priorità al Padova, ma non abbiamo raggiunto l’intesa. Mi dispiace molto perché lascio un lavoro di sei mesi che è stato fatto in maniera ottimale, e sono state poste delle basi solide per il futuro della squadra. Abbiamo raggiunto la salvezza con due-tre mesi d’anticipo, siamo arrivati a un passo dai play off, siamo stati la seconda migliore difesa del campionato. Ripeto, lascio con grande rammarico, anche perché sono stato sempre legato al Padova: quattro anni da giocatore, due esperienze come allenatore. Quest’anno sono venuto anche perché dovevo rifarmi della precedente esperienza, e ci sono riuscito. Ma adesso non vedevo più la possibilità e la volontà di andare avanti insieme, e per questo ho preso una strada diversa». Il suo futuro? «Contatti ne ho avuti, ma finora non ho parlato ancora con nessuno proprio perché ho sempre aspettato il Padova. Adesso comincerò a valutare le altre situazioni». Non manca un flash di Pillon rivolto al popolo biancoscudato. «Rivolgo a tutti i tifosi un caloroso saluto e posso garantire che seguirò sempre con un occhio di riguardo il Padova nel prossimo campionato».
Ore 10.40 – (Gazzettino) «Ho deciso di interrompere il rapporto perché non c’erano più i presupposti per andare avanti insieme. Non vedevo la possibilità di raggiungere un accordo sul piano economico e su quello tecnico». Esordisce così Bepi Pillon nelle sue prime dichiarazioni da ormai ex allenatore del Padova. Si chiude dopo sei mesi la sua seconda avventura sulla panchina del Padova (l’altra nella stagione 1997-1998): subentrato a Carmine Parlato dopo il pareggio incolore con la Pro Patria, il tecnico di Preganziol ha dato via a una scalata in classifica che ha portato la squadra a chiudere il campionato al quinto posto, ai margini dei play off. «Era diventato un tira e molla che non mi piaceva più. Il campionato è terminato l’8 maggio, siamo quasi a primi di giugno e vedevo che le cose non andavano come avrei voluto. Quindi ho preferito chiudere qualsiasi tipo di trattativa per mettermi sul mercato e trovare una soluzione diversa».
Ore 10.20 – (Mattino di Padova) Mercoledì, al secondo incontro, successivo alla relazione fatta dallo stesso Zamuner ai soci di maggioranza, Giuseppe Bergamin e Roberto Bonetto, si è visto formulare una proposta che l’ha lasciato sconcertato: ingaggio al di sotto dei 60 mila euro per l’intera annata e, soprattutto, disponibilità di meno di un milione, euro più euro meno, per la gestione della stagione 2016/17, con un tetto di 700 mila euro per gli stipendi, partendo dai 12-13 biancoscudati riconfermati. Insomma, ci sarebbero fra i 250 e i 300 mila euro per gli acquisti. Ma quanti e quali? Impossibile avere risposte, va da sè che, se i soldi investiti per il “mercato” sono questi, non si va molto lontano. Ad esempio, si è saputo che all’allenatore piaceva assai l’esterno del Bassano, Gianluca Falzerano, obiettivo però costoso, dunque inarrivabile. Il toto-allenatore. Pillon, adesso, potrebbe finire in Serie B (su di lui ci sarebbero due società). La sua uscita di scena spiana, di fatto, la strada a Bruno Tedino, alla guida del Pordenone impegnato ancora nei playoff (domani il ritorno con il Pisa) e legato ai friulani sino al 30 giugno 2018. Se patron Mauro Lovisa non lo lasciasse andare, le alternative sarebbero quelle di Stefano Sottili (Bassano) e di Oscar Brevi (a Rimini sino a gennaio e poi esonerato).
Ore 10.10 – (Mattino di Padova) Una pausa, poi il congedo: «Ringrazio comunque la società per l’esperienza condivisa insieme e anche i tifosi, straordinari. In queste tre settimane ho dato priorità assoluta al Padova, adesso mi rimetto sul mercato. Mi sono sentito un po’ preso in giro perché ho perso del tempo prezioso…». Mistero sul budget. Pillon, sei mesi fa, fu chiamato dal ds De Poli, di cui era stato compagno di squadra a fine anni Settanta, per “tirar su” il Padova, scivolato ai margini della zona playout. Accettò, portando con sè il figlio Jacopo e il preparatore atletico Giacomo Tafuro, ma, proprio per fare un favore all’amico, firmò per un ingaggio molto basso. Nel primo colloquio con Zamuner, la settimana scorsa ha giocato a carte scoperte: aumento dello stipendio e valutazione della rosa attuale, dove, a suo giudizio, sarebbero necessari almeno 3-4 giocatori esperti per un salto di qualità.
Ore 10.00 – (Mattino di Padova) Auguriamo a Pillon un prosieguo di carriera luminoso e ricco di soddisfazioni. Allo stesso tempo la Società ringrazia il prof. Giacomo Tafuro, che ha contribuito con qualità ed efficacia al raggiungimento degli obiettivi». Troppi punti di vista diversi. Il tono di voce dimesso, ma anche piuttosto incazzato, Pillon ha ripercorso velocemente al telefono gli ultimi 20 giorni, da quando si è giocata Padova-Alessandria (8 maggio, gara conclusiva della stagione) sino a ieri: «Ho avuto due incontri con Giorgio Zamuner (il futuro responsabile della gestione sportiva, ndr) e, nonostante avessimo valutato insieme diversi aspetti che ci trovavano in sintonia, non si è giunti alla fumata bianca». Il motivo? «A Padova ho percepito lo stipendio fin qui più basso di tutta la carriera (intorno ai 30 mila euro, ndr). Ho chiesto un adeguamento, mi è parso giusto per il lavoro svolto e per quello che ha fatto il mio staff. Morale? C’è stata distanza fra domanda ed offerta. Ma anche a livello di garanzie tecniche, sulla costruzione della squadra, non ci siamo trovati. E mi fermo qui».
Ore 09.50 – (Mattino di Padova) Come volevasi dimostrare: dopo Fabrizio De Poli, l’ormai ex direttore sportivo con il quale il rapporto si chiuderà, in anticipo di un anno, il 30 giugno prossimo, anche l’allenatore Bepi Pillon lascia il Padova. Era arrivato a dicembre scorso dopo l’esonero di Carmine Parlato, legato ancora alla società biancoscudata da un accordo che scadrà fra 13 mesi. È stato lo stesso mister trevigiano ad ufficializzare una scelta che era già nell’aria, ma di cui ha rivendicato la paternità, e che comporta di fatto l’azzeramento dell’attuale area tecnica: «Con la società non abbiamo trovato unità d’intenti, e dunque vengono meno i presupposti per continuare insieme il percorso seguito in questi sei mesi. Sono cose che possono succedere», ha detto ieri mattina. Nel pomeriggio, il comunicato del club: «Dopo le già avvenute anticipazioni del sig. Giuseppe Pillon, il Calcio Padova conferma che non sarà rinnovato il rapporto di collaborazione con il tecnico trevigiano e con il preparatore atletico sig. Giacomo Tafuro. La società ringrazia Pillon per il lavoro svolto con impegno, professionalità e competenza, e per il risultato raggiunto in linea con gli obiettivi societari.
Ore 09.40 – (Mattino di Padova) Week end di calma, in società come sul mercato. Solo quando, la prossima settimana, arriveranno le ufficializzazioni di Zamuner come direttore generale e del nuovo allenatore, si scatenerà un effetto domino che potrebbe portare, anche dal punto di vista delle trattative in entrata e in uscita, diverse novità. Se, per esempio, sarà Bruno Tedino il successore di Pillon, tra i pali l’obiettivo numero uno diventerà Matteo Tomei, esperto estremo difensore del Pordenone, congeniale per caratteristiche al gioco dell’allenatore. Con la conseguenza, a quel punto, che la partenza di Lazar Petkovic potrebbe diventare ancora più probabile: il serbo, nonostante il lungo infortunio che gli ha fatto saltare l’ultima parte di stagioni, ha addosso gli occhi del Genoa e di almeno tre squadre di Serie B, e potrebbe essere per il Padova un patrimonio da monetizzare. Anche la mancata permanenza in panchina di Pillon, ormai decisa, potrebbe cambiare alcune carte in tavola: l’allenatore di Preganziol, infatti, aveva chiesto a Zamuner la conferma di Fabiano, che ora andrà nuovamente vagliata da colui che guiderà il collettivo nella prossima stagione.
Ore 09.30 – (Mattino di Padova) Ritorno all’antico per il Calcio Padova? In attesa di comunicazioni ufficiali, sembrerebbe proprio di sì, con la società intenzionata a riesporre già dalla prossima stagione lo storico scudo. Il logo del campionato 2016/17 dovrebbe essere molto simile, praticamente identico, a quello sfoggiato negli ultimi anni di Serie B e la prova viene da alcuni oggetti di merchandising già disegnati e pronti ad essere messi in commercio. D’altra parte, in questi primi due anni di vita, dopo la rifondazione dell’estate 2014, il Padova non poteva usufruire del logo storico. La prima stagione non poteva nemmeno portare il nome Calcio Padova e così fu disegnato lo scudetto della Biancoscudati. Nell’annata appena conclusa, nonostante il ritorno al nome originario, il logo è stato una prosecuzione di quello della Biancoscudati Padova, visto che ancora non c’era l’accordo ufficiale tra il vecchio club di Penocchio e Cestaro e i creditori. L’intesa è giunta solo a fine 2015, con il Comune che ha riacquisito logo e memorabilia storica in cambio di uno sconto sul debito da pagare. Il logo è stato dato in comodato d’uso alla nuova società, e così il Padova ha deciso subito di ritornare a percorrere le orme originarie. Lo stemma, che s’ispira a quello degli anni ’50 con la scritta A.C.P, è praticamente lo stesso utilizzato dal 2011 al 2014.
Ore 09.10 – (Corriere del Veneto) Del resto, quando cambia il direttore sportivo, è quasi automatico che accadano situazioni simili e anche in questo caso lo scenario previsto è stato rispettato. Occhio, adesso, agli eventi dei prossimi giorni. Domani il Pordenone affronta il Pisa nella finale di ritorno dei playoff e, salvo cataclismi, terminerà qui la propria stagione dopo il 3-0 incassato all’andata. A quel punto, nel giro di due o tre giorni, dopo l’annuncio ufficiale dell’ingaggio, lo stesso Zamuner busserà alla porta del patron Mauro Lovisa e cercherà di ottenere l’ok per Bruno Tedino, legato da un contratto biennale al club neroverde. Se la situazione non si sbloccherà a stretto giro di posta, Zamuner virerà sulle alternative, dopo aver compreso nel dettaglio su quanto potrà contare nel budget messo a disposizione dalla proprietà. E le alternative sono sempre le stesse: Mario Petrone (sotto contratto con l’Ascoli), Roberto D’Aversa, Oscar Brevi e Antonino Asta. Dalla scelta dell’allenatore dipenderanno poi tutte le strategie sul mercato e conseguentemente i rinnovi o le cessioni.
Ore 09.00 – (Corriere del Veneto) Tanto tuonò che piovve e Giuseppe Pillon dice addio al Padova. E lo fa con un pizzico di malcelata delusione, perché nella conferma lui ci aveva creduto e, in qualche modo, era anche convinto di averla meritata.Il tecnico trevigiano ha rotto gli indugi ieri mattina con una telefonata al neo dg in pectore, Giorgio Zamuner, comunicandogli la propria intenzione di non proseguire il rapporto, senza attendere l’evoluzione degli eventi dopo i due incontri dei giorni scorsi. «Non ci siamo trovati d’accordo su molti aspetti — spiega Pillon — sia tecnici, che economici. Per questo motivo ho deciso di non aspettare più, questa storia andava avanti da venti giorni ed era ora di chiuderla. Ringrazio la società e i tifosi, sono tornato in questa piazza perché avevo un debito da saldare e penso di aver fatto il mio dovere». E a stretto giro di posta è arrivato anche il comunicato della società. Pillon ha evitato di alzare i toni, ma l’addio non è stato indolore. L’impressione è che la decisione di non confermare il tecnico fosse stata presa da tempo e che ci fosse un po’ di imbarazzo a formalizzarla, vista l’opposizione di buona parte del tifo, che ieri sul web ha reagito negativamente alla news.
Ore 08.30 – Lega Pro girone A, la classifica finale: Cittadella 76, Pordenone 65, Bassano 62, Alessandria 57, Padova 54, Cremonese 53, Reggiana 52, FeralpiSalò 50, Pavia 49, SudTirol 44, Renate 43, Giana Erminio e Lumezzane 42, Pro Piacenza 39, Cuneo e Mantova 34, AlbinoLeffe 20, Pro Patria 7 (-3 punti di penalizzazione).
Ore 08.20 – Lega Pro girone A, la trentaquattresima giornata: Cremonese-Cuneo 2-1 (Sansovini (Cr) al 15′ st, Brighenti (Cr) al 22′ st, Cavalli (Cn) al 38′ st), FeralpiSalò-Pavia 1-3 (Manconi (Pv) al 9′ st, Ferretti (Pv) al 13′ st, Romero (Fs) al 35′ st, Ferretti (Pv) al 44′ st), Lumezzane-Pro Piacenza 0-0, Mantova-AlbinoLeffe 1-1 (Gonzi (Mn) al 25′ pt, Magli (Al) al 33′ pt), Padova-Alessandria 4-0 (Fabiano (Pd) al 4′ pt, Petrilli (Pd) al 23′ pt, Altinier (Pd) al 25′ pt e al 1′ st), Pordenone-Giana Erminio 3-1 (Bruno (Ge) al 12′ pt, Beltrame (Pn) al 16′ pt e al 2′ st, Valente (Pn) al 36′ st), Reggiana-Bassano 2-2 (Mignanelli (Re) al 47′ pt, Momenté (Ba) al 27′ st, Alessi (Re) su rigore al 37′ st, Cenetti (Ba) al 46′ st), Renate-Pro Patria 3-1 (Napoli (Re) al 3′ pt, Teso (Re) al 10′ pt, Santana (Pp) al 35′ pt, Ekuban (Re) al 20′ st), SudTirol-Cittadella 2-3 (Fink (St) al 5′ pt, Tait (St) al 11′ pt, Litteri (Ci) al 12′ pt, Paolucci (Ci) al 43′ pt, Coralli (Ci) al 25′ st).
Ore 08.10 – Se non lo hai ancora fatto, regalaci un “mi piace” e diventa fan della pagina facebook di Padovagoal a questo link. Per te tante foto esclusive e tanti contenuti imperdibili dall’universo Padova e dal mondo Cittadella lungo tutto il corso della giornata.
Ore 08.00 – Ringraziamo anche oggi i nostri sponsor Maglietteveloci.it, Box Uomo, Studio Pignatelli Netstore, Birra Antoniana, Piccolo Teatro Padova, Padovanuoto e Columbus Thermal Pool perché rendono possibile questa diretta.