Il progetto relativo all’ampliamento dello stadio Plebiscito e alla sua trasformazione nella nuova casa del Calcio Padova, tanto caro al sindaco Massimo Bitonci e all’assessore allo Sport Cinzia Rampazzo, incontra un primo, sostanzioso ostacolo. Il parere del Comando provinciale dei vigili del fuoco, firmato dal comandante Francesco Notaro e dal funzionario tecnico Gaetano Pasquato, in merito alla richiesta del nulla osta di fattibilità presentata da Palazzo Moroni, infatti, non spiana la via al trasloco. Anzi. L’esito dello studio dei pompieri, almeno in questa prima fase, non è positivo. Nemmeno così negativo da bloccare tutta l’operazione, ma i vertici della centrale di via San Fidenzio, nelle sei pagine di esame sulla versione preliminare del piano elaborato dall’architetto Massimiliano Pagnin riscontrano non poche «anomalie» e «criticità» e indicano altrettante «misure di compensazione» necessarie. Secondo gli esperti dei vigili del fuoco, l’impianto, nato per il rugby, deve necessariamente essere oggetto di un restyling generale perché le norme di sicurezza valide per il calcio professionistico sono molto più restrittive rispetto a quelle in vigore per la palla ovale. Altro elemento di criticità concerne la capienza dello stadio che dagli attuali 7.715 dovrebbe passare a 12mila posti tutti a sedere, con relative poltroncine oggi assenti. L’aumento di 4.285 unità dovrà necessariamente comportare una lunga serie di accortezze in più per garantire l’incolumità degli spettatori. Il problema più significativo rilevato dai vigili del fuoco, scritto nero su bianco nella loro relazione inviata in Comune lo scorso 19 gennaio ed emersa soltanto nelle ultime ore, riguarda praticamente il fatto che il Plebiscito, così com’è ora e così come risulta ancora essere nel progetto commissionato dal Comune all’architetto Pagnin, non presenta un adeguato sistema di vie di fuga in caso di pericolo. Per quale motivo? Per la presenza, ad Ovest, del PalaGhiaccio e, ad Est, della palazzina dove ci sono gli uffici del centro sportivo e le strutture delle altre discipline (nuoto e tennis su tutte). In sostanza, secondo i pompieri, tutt’attorno allo stadio andrebbe creata un’area larga almeno 12 metri libera da qualsiasi tipo d’impedimento: cosa che, data la situazione attuale, non sarebbe possibile fare. «La presenza di altri impianti nelle zone circostanti – si legge nel parere dei vigili del fuoco – impedisce un ottimale sviluppo delle citate aree nelle direzioni radiali rispetto al baricentro della struttura, che dovrebbero allargarsi progressivamente a mano a mano che ci si allontana dalla stessa». Quindi, il comandante Notaro e il funzionario Pasquato sottolineano che «l’andamento avvolgente lo stadio di queste aree determina due tipi di criticità. Riduzione della rapidità di allontanamento del pubblico dalla struttura ed impedimento della possibilità di avvicinamento all’impianto, su gran parte del suo perimetro, dei mezzi di soccorso in caso di emergenza». Tradotto: in caso di disastro da là non si scappa. Proprio per questo motivo, raccomandano i pompieri, andrebbe appunto creato un nuovo percorso pedonale-carrabile, largo almeno 12 metri intorno al perimetro dell’impianto. Insomma, un restyling radicale dello stadio. Che non sarà possibile ignorare.
(Fonte: Corriere del Veneto, Davide D’Attino)
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Forse non saranno gli espropri, né i comitati dei cittadini a stoppare il progetto di Bitonci di portare il calcio al Plebiscito, ma una relazione tecnica dei vigili del fuoco. Il comando provinciale dei pompieri di Padova, infatti, al quale, per legge, l’amministrazione ha chiesto il nullaosta di fattibilità per procedere con il progetto, ha riscontrato diverse anomalie e criticità, tali da costringere il sindaco Massimo Bitonci a far rivedere il progetto (non ancora definitivo) per inserire le «misure di compensazione» indicate nella relazione tecnica. Ma di che si tratta? Anomalie e criticità riguardano soprattutto la sicurezza. E la soluzione è tutt’altro che semplice. Le vie di fuga dello stadio – si legge nelle osservazioni dei vigili del fuoco – devono consentire l’allontanamento del pubblico e il successivo sfollamento in maniera agevole e rapida in caso d’emergenza: «Di conseguenza le direzioni ottimali di tali vie non possono che essere quelle radiali rispetto al baricentro dell’impianto stesso», si legge sul documenti redatto su carta intestata del ministero dell’Interno. «Per garantire maggiore affidabilità che l’allontanamento possa avvenire è stata prevista dalle norme di sicurezza “un’area di servizio annessa”, distanziata almeno sei metri dal perimetro della struttura e delimitata per mantenerla sgombra da ostacoli». In sostanza non ci sono gli spazi per le uscite di sicurezza né per realizzarle. Questo perché lo stadio si troverebbe a ridosso delle altre strutture già presenti, come specifica la relazione: «La presenza di altri impianti nelle zone circostanti impedisce un ottimale sviluppo delle aree di servizio nelle zone radiali, rispetto al baricentro della struttura in oggetto, che dovrebbero allargarsi progressivamente, a mano a mano che ci si allontana dalla stessa». Quali potrebbero essere le conseguenze se il progetto venisse realizzato così com’è? Sono sempre i vigili del fuoco a rispondere definendole «criticità»: «Un andamento avvolgente dello stadio determina due principali criticità: la riduzione della rapidità di allontanamento del pubblico dalla struttura, addirittura con riavvicinamenti a questa, ovvero accostamenti ad altri impianti, e l’impedimento della possibilità di avvicinamento all’impianto dei mezzi di soccorso su gran parte del perimetro in caso di emergenza». Praticamente se ci fosse un allarme e i tifosi dovessero abbandonare lo stadio in fretta, rischierebbero di finire in un labirinto e avrebbero difficoltà a raggiungere le aree che ospitano le ambulanze. Soluzioni? La relazione consiglia anche come compensare i problemi, innalzando muri di due metri resistenti al fuoco che proteggano le aree di servizio esterne, e realizzando un percorso carrabile attorno allo stadio largo sei metri accessibile ai mezzi di soccorso attraverso varchi di 3,5 metri. Spazi che però non ci sarebbero proprio per via della presenza degli altri impianti (piscine e campo da baseball). Oltre a quello dei vigili del fuoco, a Palazzo Moroni sono arrivati anche i pareri di AcegasApsAmga, del Consorzio di Bonifica Bacchiglione e della Telecom, che non hanno riscontrato particolari problemi di fattibilità. Mancano ancora quelli fondamentali del Coni e della Questura. Ma l’assessore allo sport Cinzia Rampazzo un mese fa aveva giustificato così la mancanza: «I progetti sugli stadi possono essere approvati dal Coni nazionale solamente con la presentazione di elaborati progettuali definitivi in cui vengono precisati gli accorgimenti necessari per l’adeguamento dell’impianto, per tutelare al massimo i cittadini». I tre milioni però sono già stanziati, con o senza pareri.
(Fonte: Mattino di Padova, Luca Preziusi)